3. Questa esperienza ci ha condotto alla riflessione su
alcuni temi integranti della didattica di ogni disciplina
e alla realizzazione di percorsi che hanno visto come
protagonisti i nostri alunni e la loro creatività.
Il tema “Citta di chi?” è stato affrontato da diversi
punti di vista. Le classi prime hanno affrontato il
tema sull‟accoglienza in modo originale.
4. “L‟accoglienza” attraverso la fotografia…
•
Attraverso bellissimi scatti di
fotografia, la classe I E ha elaborato un
La fotografia: guardare con gli occhi
percorso che ha condotto i ragazzi alla
conoscenza del sé e dell‟altro. Una
dell‟altro
narrazione interna: la storia di ognuno di
questi alunni che intraprendono un
nuovo percorso scolastico, fatto di
nuove esperienze e conoscenze.
5. Classe I G
• Incontriamo le parole…
La ricerca delle origini e della storia delle parole come
coesione, diversità, uguaglianza, ha contribuito a
rendere più consapevoli gli alunni della I
G, sull‟importanza e l‟uso che si fa della lingua
italiana, una lingua viva ed in continua evoluzione.
6.
7.
8. • L‟accoglienza attraverso l‟arte
Le classi I A, IC e I D hanno focalizzato l‟attenzione
sul tema dell‟accoglienza attraverso l‟arte;
riproduzioni artistiche finalizzate al lavoro di
gruppo e all‟accoglienza, cogliendo le dinamiche che
continuamente si creano nella formazione di nuovi
gruppi.
9.
10.
11.
12. Classe III A
• La solidarietà nelle pagine della Costituzione:
l‟esperienza della scuola in ospedale.
Sempre ispirati dal progetto EDUC, le classi terze
hanno, invece, affrontato il tema della convivenza e della
partecipazione civica attraverso la lettura di alcuni articoli della
nostra Costituzione.
E partendo da questo lavoro, la classe III A ha affrontato il tema
della solidarietà nelle pagine della Costituzione. Un tema che questi
ragazzi conoscono attraverso l‟esperienza diretta e la
partecipazione alle iniziative della “Scuola in ospedale”
13.
14.
15. • Ogni cittadino ha il diritto al lavoro,il
cittadino ha il dovere di svolgere secondo le
proprie possibilita’ e che sia utile alla
comunita’ materialmente e spiritualmente.
16. Classe III F
Intervista alla Costituzione
Nella classe terza F, la Costituzione si personifica
in un personaggio a cui i ragazzi rivolgono
un’intervista e affrontano alcuni articoli attuali della
nostra carta costituzionale.
17.
18. Classe I B
La poesia, le parole e le immagini…
La poesia è il tema con cui la classe I B ha
realizzato un percorso di scrittura creativa.
Attraverso la manipolazione della parola, i
ragazzi hanno affrontato il tema
dell‟amicizia, della paura, dell‟angoscia e della
gioia.
19.
20. Piccole sceneggiature e la successiva
creazione di fumetti attorno ad alcuni
articoli della Costituzione, sono gli
ingredienti scelti dagli alunni della classe III
E. .Spiegare la costituzione attraverso i
fumetti ha permesso ai ragazzi di capirne e
apprezzarne i valori, attraverso un testo
scorrevole e che – attraverso l‟uso delle
immagini – rende concetti complessi più
espliciti e chiari.
21.
22. La classe terza D trasforma le
aule scolastiche in uno studio
televisivo, in cui l‟insegnante e
i ragazzi improvvisano il
programma “ l‟Eredità” :
attraverso la messa in scena i
ragazzi dimostrano un‟ottima
preparazione sui contenuti della
nostra Costituzione.
23.
24. Un contributo di alcune
bravissime alunne della classe
terza C: una profonda e
attenta riflessione sul tema
della Costituzione...
25. Classe III C:
a lezione di Costituzione
La Costituzione è un documento fondamentale per la convivenza. Ma a cosa
serve in concreto?
Essa è la legge delle leggi che ispira e regola tutte le altre e cerca di garantire il
reale vivere comune. La Costituzione è relativamente recente, essendo la prima
vera e propria costituzione italiana, non può infatti essere considerato tale lo
Statuto Albertino di emanazione monarchica. E‟ stata scritta tra il 1946 e il 1948
e promulgata esattamente in quest‟ultimo anno…….
La Costituzione è formata da 139 articoli suddivisi in quattro sezioni:
PRINCIPI FONDAMENTALI (art. 1-12)
DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI (art. 13-54)
ORDINAMENTO DELLA REPUBBLICA (art. 55-139)
DISPOSIZIONI TRANSITORIE E FINALI
26. «E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una
realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un
programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere.
Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi! (…)
Ma non è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è
una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire
rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende
qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione
rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società.
(…)
Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in
moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere
e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il
combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di
mantenere queste promesse, la propria responsabilità. (…)
27. Parole lanciate al vento in un luogo in cui la vita veniva strappata dalle dolci
membra del più debole.
Ecco, i nostri coraggiosi partigiani combatterono per questo, per dare ai
propri discendenti una reale libertà!
Fu nel dopoguerra che la situazione politica italiana cambiò
radicalmente, ormai non vi era più né il fascismo, né la monarchia e il
“riassemblaggio” della popolazione e la ricostruzione di un panorama
culturale ormai inesistente, crollato e scomparso come un‟intera città dopo
un forte terremoto, spettava al Comitato di Liberazione Nazionale che nel
marzo-aprile del 1945 indusse le prime elezioni comunali, anche se l‟Italia fu
formalmente libera solo il 25 Aprile dello stesso anno.
28. Ora leggo nell‟articolo 4: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al
lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni
cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria
scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale
della società»; così comprendo che solo quando ciò sarà raggiunto si potrà dire
che l‟articolo 1: «L‟Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La
sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della
Costituzione» corrisponderà alla verità.
Scorro con gli occhi di qualche riga, giro le pagine per essere “ispirata” da quel
dolce rumore di foglio che viene mosso, mi immagino i costituenti riuniti per
decidere le sorti della loro nazione, penso nella mente ai lori discorsi e alle mie
orecchie pare quasi di sentirli.
Ed è proprio adesso che davanti ai miei occhi capita l‟articolo 22, che mi colpisce
per le sue parole, brevi, ma di grande effetto: «Nessuno può essere privato, per
motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome».
29. E ora, quando ormai giungo alla fine, comprendo quanto sia stata
difficile per me questa “revisione interiore”. I miei occhi fluttuano
nel bianco delle pagine che sembrano avere una storia da
raccontare, una lunga storia che in pochi hanno voglia di sentire.
Mi soffermo in particolare sulla disposizione transitoria XII: «È
vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto
partito fascista. In deroga all'articolo 48, sono stabilite con
legge, per non oltre un quinquennio dall'entrata in vigore della
Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla
eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista».
E proprio nel momento in cui credevo di aver capito tutto, sento
un odore amaro che non mi fa allontanare dal triste
passato, troppo recente per essere dimenticato.
30. Questa era l‟Italia dei nostri nonni e dei loro genitori, l‟Italia che noi giovani abbiamo
forse dimenticato o che, per paura di dover rivivere quella difficile situazione, cerchiamo
di scordare.
Era l‟Italia delle vivide riprese cinematografiche, l‟Italia dei comizi che si tenevano per
strada, in mezzo alle persone, l‟Italia di quei giovani che erano costretti a rifarla.
L‟Italia, sì, erano costretti a ricostruirsela loro, erano costretti a ricostruire il proprio
paese.
Ed erano in qualche modo felici che fossero stati fatti passi avanti verso una reale
emancipazione, tremendamente contenti di poter urlare le proprie idee, ma anche
sorprendentemente afflitti dall‟idea di non essere all‟altezza dei loro “predecessori”.
Era questa l‟Italia degli anni ‟50, un‟Italia che c‟era, anche se ridotta a brandelli, che
pareva polvere, che sembrava sgretolarsi.
Era questa l‟Italia degli anni „50, quella che cercava in tutti i modi di rinnovarsi.
Oggi non abbiamo il diritto di giudicarla con la mentalità attuale o senza considerare
attentamente il passato; al contrario dobbiamo sempre ricordare che le persone di
quell‟epoca hanno reso grande il nostro Paese.
(Giulia Lanzafame – Classe 3ªC)