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STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 5
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.5-10
È difficile riassumere in poche righe quella che in un libro
del 2007 abbiamo definito La meravigliosa avventura del-
la Pesistica italiana. Cominciamo ricordando che il primo
campionato nazionale di sollevamento pesi si disputò nel-
la palestra del Club Atletico Milanese il 2 maggio 1897,
ma la Federazione Atletica Italiana fu fondata a Milano il
18 gennaio 1902 dal marchese Luigi Monticelli Obizzi.
La FAI, che agli esordi gestiva la lotta greco-romana e il
sollevamento pesi, conquistò il primo successo interna-
zionale 110 anni fa, ai cosiddetti “Giochi intermedi” di-
sputati ad Atene nel 1906. Fu il friulano Tullio Camillotti
a classificarsi 2° nella gara di sollevamento pesi con un
braccio.
Partecipammo per la prima volta alle Olimpiadi nel 1920
ad Anversa, vincendo una medaglia d’oro nei massimi
con Filippo Bottino e una d’argento nei medi con Pietro
Bianchi. Quattro anni dopo la pesistica italiana colse a
Parigi il più bel successo della sua storia, conquistando
3 medaglie d’oro: nei piuma con Pierino Gabetti, nei medi
con Carlo Galimberti e nei massimi con Giuseppe Tonani.
La Nazionale esordì il 6 novembre 1921 al Veloce Club
di Milano, sconfitta dalla Svizzera, che poi battemmo 3
volte: nel 1926 a Genova, nel 1938 a Ginevra e nel 1942
a Pavia. Nel 1935 a Parigi fummo superati dalla Francia.
Dobbiamo precisare che, all’epoca, la vittoria non veniva
assegnata tenendo conto dei confronti tra gli atleti, ma
sommando i kg sollevati da ciascuno di loro.
Torniamo ai campionati italiani per osservare che fino al
1906 si disputarono in categoria unica e l’atleta più de-
corato fu il pavese Enrico Scuri, che si aggiudicò 5 titoli.
Nel 1907 vennero introdotte 3 categorie (minimi fino a
70 kg, medi fino a 80 kg, massimi oltre 80 kg) e un giro-
ne “assoluto” cui prendevano parte i primi 3 classificati
in ogni categoria. Si procedette così fino al 1921, anno
in cui le categorie passarono a 5: piuma fino a 60 kg,
S&C
reve storia della
pesistica italiana
Livio Toschi
B
LIVIO TOSCHI
architetto,
s’interessa anche
d’impianti sportivi
e di storia dello
sport.
È consulente
storico e artistico
della Federazione
Italiana Judo
Lotta Karate e
Arti Marziali, della
Federazione
Italiana Pesistica,
della Federazione
Sammarinese
Lotta Pesi
Judo, nonché
dell’European
Weightlifting
Federation.
Docente di
Storia alla Scuola
Nazionale
FIJLKAM e alla
Scuola Nazionale
Sammarinese di
Judo.
Nel campo dello
sport ha scritto 15
libri e innumerevoli
articoli; ha inoltre
organizzato
svariate mostre
sullo sport nell’arte.
Enrico Scuri, il primo campione italiano.
Si classificò terzo al mondiale di Milano nel
1899, quando la FAI non era ancora nata.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 11
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.11-15
Il punto di vista e l’approccio innovativo
di un fisico di fama, per comprendere
la complessità e per studiarla in diversi
fenomeni caratteristici della società
moderna. Ed anche nello sport.
5. APPROFONDIRE LA COMPLESSITÀ
ED ARRIVARE ALLO SPORT
5.1 Dove si vede che la complessità è davanti ai
nostri occhi. Possiamo un po’ approfondire i con-
cetti di complessità, perché la complessità è una
scienza relativamente recente. Alcune cose com-
plesse sono sotto i nostri occhi da sempre: per
esempio, a nessuno può sfuggire che la struttura
di un albero sia una tipica struttura complessa,
nessuna figura geometrica semplice riproduce ne-
anche lontanamente un albero; invece, una strut-
tura frattale, tipicamente complessa, le si avvici-
na molto. Perché, avendo gli alberi sotto gli occhi
da sempre, non li abbiamo considerati nella loro
problematica scientifica? Perché ci mancavano i
concetti matematici per definirli in modo scientifi-
co. La natura crea sempre strutture complesse;
ad esempio, in fisiologia ha creato la struttura
dei nostri polmoni, in cui l’ossigeno vi entra, con
un volume di circa 5 litri/min, il quale però si deve
spalmare sugli alveoli polmonari, ovvero su una
superficie enorme, per cui la superficie polmo-
nare dove avviene lo scambio sangue-ossigeno è
davvero assai grande: grande come due campi da
tennis. Se noi avessimo soltanto un palloncino, la
superficie disponibile sarebbe forse di mezzo me-
tro quadrato e non scambieremmo granché. Inve-
ce, l’aria entra dentro i nostri polmoni, va in tutti
gli anfratti degli alveoli, la cui superficie effettiva è
grandissima, con la conseguenza di poter dispor-
re di un’area assai estesa per lo scambio neces-
sario. Possiamo perciò affermare che la fisiologia
ha creato una geometria che dispone di un pic-
colo volume di 5 litri, che si distribuisce su una
grandissima superficie, appunto una equivalente,
per dimensioni, a due campi da tennis. Tornando
all’esempio dell’albero, che è stato ed è sempre
sotto i nostri occhi, possiamo affermare che fin-
ché non è stato sviluppato il concetto di dimen-
sione frattale da diversi Autori (un concetto che
|
Luciano Pietronero
LUCIANO
PIETRONERO
Fisico, Professore
di Teoria
della Struttura
della Materia
nell’Università degli
Studi La Sapienza
di Roma.
Campi di
attività: Teoria
della Struttura
della Materia,
Superconduttività,
Fisica Statistica,
Fisica dei Sistemi
Complessi,
Complessità
Economica.
Nel 2004, ha
fondato l’Istituto
dei Sistemi
Complessi del CNR
(200 persone), che
ha diretto fino al
2014.
Nel 2008, ha
ricevuto il Premio
Fermi, il principale
riconoscimento
della Società
Italiana di Fisica.
Recentemente
ha sviluppato il
tema di Economic
Complexity
che consiste in
un approccio
radicalmente
nuovo e il più
possibile scientifico
all’economia
fondamentale.
Recentemente
la World Bank,
il cui compito
dichiarato è
di eliminare la
povertà dal
mondo entro il
2030,
ha deciso di
adottare questi
nuovi metodi
per i suoi studi
sulle strategie
per il successo
industriale ed
economico dei
Paesi in via di
sviluppo.
A COMPLESSITÀ E LA
MANIERA DI STUDIARLA
E DI RICAVARNE
UTILI INFORMAZIONI
L SECONDA PARTE
SECONDA PARTE
Al Prof. Pietronero, la Redazione di S&C ha rivolto una serie di domande delle quali
egli ha preso buona nota e alle quali egli ha puntualmente risposto, in una prima
parte (cfr. Strength & Conditioning. Per una Scienza del movimento dell’uomo, Anno
V, n.16, aprile-giugno 2016, pp. 5-8). Riportiamo in questo numero il testo della
seconda parte, con modifiche minimali, del discorso fatto, nel corso di un incontro con
diversi partecipanti nel Dipartimento di Fisica, dal Prof. Pietronero. Abbiamo, come
il Lettore vedrà, preferito conservare, anche per questa seconda parte, il carattere
dell’immediatezza e della vivacità che hanno caratterizzato l’intervista e l’incontro.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 17
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.17-20
INTRODUZIONE
Dall’analisi degli studi epidemiologici nell’am-
bito degli infortuni sportivi, emerge costante-
mente come le lesioni degli ischiocrurali siano
una delle cause prevalenti di assenza dall’atti-
vità sportiva (Orchard, 2001; Ekstrand e coll.,
2012; Eirale e coll., 2013). È comunque diffi-
cile quantificare la reale incidenza delle lesioni
dei flessori in ciascuno sport a causa delle dif-
ferenti definizioni utilizzate nei vari studi. Sem-
brerebbe quindi universalmente riconosciuto
che le lesioni degli ischiocrurali rappresentino
una parte sostanziale di tutte le lesioni acute
nello sportivo, con una percentuale compresa
tra il 6 e il 25% a seconda dello sport conside-
rato (Heiderscheit e coll., 2010). Tra le attività
sportive considerate a rischio, possiamo ricor-
dare il football australiano (Orchard e Seward,
2000), il rugby (Brooks e coll., 2006), ed il cal-
cio (Woods e coll., 2004). Nel football austra-
liano, le lesioni agli hamstring rappresentano il
16% di tutte le lesioni muscolari, nel basket il
6%, nel cricket l’11%, nel calcio il 12% e nel
rugby dal 6 al 15% (Orchard e coll., 2002; Me-
euwisse e coll., 2003; Brooks e coll., 2005a;
2005b). Nel football australiano, le lesioni degli
hamstring sono responsabili del 20% di tutte
le competizioni perse a causa d’incidente mu-
scolare (Orchard e Verral 2000).
Bisciotti GN.1
, Rizzi M2
1. Lead Physiologist Qatar Orthopedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center of Excellence, Doha. 2. Ideatore Powersprint
GIAN NICOLA
BISCIOTTI
Physiologist
Lead c/o Qatar
Orthopaedic and
Sport Medicine
Hospital, FIFA
Center, Doha (Q).
A SPECIFICITÀ DEI
PROGRAMMI RIABILITATIVI
COME MEZZO DI
RIDUZIONE DI
RECIDIVA LESIONALE
L
MIRKO RIZZI
Milanese di
nascita, è
tecnico di
laboratorio presso
il Politecnico
di Milano,
Dipartimento
di Ingegneria
Aerospaziale.
Da 15 anni,
Preparatore
Atletico di
squadre come
Pergocrema
Cremonese e
Novara.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 21
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.21-27
In un precedente articolo riguardante la possibili-
tà di prolungare il carico sul tratto lombare della
colonna, caratteristica della tirata russa, sono
state sollevate alcune questioni. Ci si chiedeva,
tra l’altro, se le tecniche di allenamento e del sol-
levamento pesi, che erano il prodotto della ricerca
in un’epoca in cui veniva attuato un potenziamen-
to speciale, avessero bisogno di essere riviste
alla luce degli attuali protocolli per l’esecuzione
dei test.
Inoltre, ci si poneva la domanda se la metodica
della tirata asiatica, caratterizzata da uno spo-
stamento eccessivamente ampio delle articola-
zioni delle spalle e da un notevole e prematuro
sollevamento sulle punte dei piedi nella fase della
tirata, non rappresentasse un errore significativo
della tecnica.
Con tutta probabilità, la carenza più significativa
nelle nostre conoscenze sul sollevamento pesi,
soprattutto per quel che riguarda la nostra ac-
cettazione del protocollo della tirata russa, è
rappresentata dal ruolo assegnato alla funzione
di leva svolta dai piedi e alla muscolatura della ca-
viglia. Questo non sorprende, poiché il ruolo com-
binato del piede, dell’articolazione della caviglia e
della connessione delle strutture muscolari, ten-
dinee e legamentose è uno degli aspetti (o forse
l’aspetto) meno compresi della pesistica.
Sportivnypress.com©
“L’arco del piede è collegato da legamenti elastici in grado di
immagazzinare energia elastica quando vengono deformati,
per poi riutilizzarla successivamente come lavoro meccanico”
(Alexander, 1988).
a caviglia e la tirata
secondo lo stile asiatico
Andrew Charniga, Jr.
L
ANDREW “BUD”
CHARNIGA
Scienziato del
sollevamento pesi
e allenatore.
Laurea in Scienze
Motorie alla
Eastern Michigan
University (USA) e
Master in
Kinesioterapia alla
Università di
Toledo (SPA).
Fondatore, nel
1980, di Sportivny
Press. Ha editato
15 libri tradotti
dal russo e molte
decine di articoli
sull’allenamento
nel sollevamento
pesi, sulla
biomeccanica, sul
recupero, ecc.
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 29
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.29-34
S&C
INTRODUZIONE
Ogni esercizio di pesistica può essere
descritto in base a quattro fasi principali
di movimento (16
): (a) posizione di parten-
za, (b) tirata (accelerazione), (c) turno-
ver, (d) incastro e recupero della posizio-
ne eretta. La tirata è una delle fasi più
importanti per ottenere un buon solle-
vamento e svolge un ruolo centrale nel
sollevamento di carichi pesanti. L’esecu-
zione tecnica dipende sia dalla distribu-
zione dell’accelerazione lungo la distanza
di propulsione che dall’entità dell’accele-
razione (10
). Entrambe le caratteristiche
contribuiscono alla velocità del bilanciere
alla fine della fase di accelerazione. Ri-
spetto al processo di accelerazione, del-
la velocità e del movimento del corpo dei
pesisti, la tirata può essere suddivisa a
sua volta in tre fasi distinte: (b1) prima
tirata, (b2) transizione e (b3) e seconda
tirata (4,5,7,16
). Un’esecuzione della fase
di accelerazione senza alcuna diminuzio-
ne della velocità durante la transizione è
considerata la tecnica migliore e più effi-
ciente (9,16
).
La perdita della velocità verticale del bi-
lanciere durante la fase di transizione
determina un’ampia estensione delle gi-
nocchia o una velocità eccessiva del bi-
lanciere alla fine della prima tirata (2,4
).
L’elevata velocità del bilanciere porta
a una riduzione della velocità, persino
quando le ginocchia non sono molto este-
se, poiché l’atleta non riesce, nella fase
di transizione, a riallineare il corpo ab-
bastanza rapidamente da produrre una
forza attiva sul bilanciere.
INGO SANDAU
È assistente alla
ricerca nel Gruppo
di ricerca sul
sollevamento pesi
all’Istituto per la
scienza applicata
all’allenamento
di Lipsia, in
Germania.
Possiede
una laurea
specialistica
(Master’s Degree)
in Scienze dello
sport e lavora
sin dal 2010 nel
campo della
pesistica e
dell’allenamento
della forza.
È dottorando
nel campo della
biomeccanica
sportiva
all’Università di
Lipsia. È allenatore
di livello A nel
sollevamento pesi
e allenamento
della forza,
insegnante per
la formazione
degli allenatori
del sollevamento
pesi e capo della
formazione della
Federazione di
pesistica della
Bassa Sassonia.
Ingo Sandau1
, Jürgen Lippmann1
, Ilka Seidel
Istituto per la scienza applicata all’allenamento di Lipsia, Germania, Dipartimento degli sport orientati alla forza
e degli sport tecnico acrobatici, 1.Gruppo di ricerca sul sollevamento pesi, Lipsia, Germania
ECNICA DELLO STRAPPO
NELLA PESISTICA MASCHILE
DI LIVELLO INTERNAZIONALE:
UN’ANALISI A LUNGO TERMINE
T
Indirizzo per la corrispondenza:
Ingo Sandau
Istituto per la scienza applicata
all’allenamento
Dipartimento degli sport orientati alla
forza e degli sport tecnico-acrobatici
Gruppo di ricerca sul sollevamento pesi
Lipsia, Germania
Email: sandau@iat.uni-leipzig.de
Telefono: +49 0341 4945 317
Fax +49 0341 4945 400
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 53
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.53-63
re-correre i tempi
Dalla teoria delle idee all’esercizio dei movimenti.
SECONDA PARTE
P
S&C
Alberto Andorlini
ALBERTO
ANDORLINI
Dopo una lunga
esperienza come
Insegnante di
Educazione Fisica,
è oggi Preparatore
Atletico e
Riabilitatore. La
sua attività si
lega da sempre
all’interesse per
l’evoluzione del
Movimento e per
lo sviluppo della
Performance.
Ha lavorato per
A.C. Fiorentina,
A.C. Siena, Al
Arabi Sports
Club, Chelsea
f.C. e Nazionale
femminile Calcio in
qualità di Terapista
e Preparatore
Atletico.
Attualmente è
Riabilitatore presso
l’U.S.Palermo.
Collabora con
il Training Lab di
Firenze e svolge
attività didattica
nel corso di
Laurea in Scienza
e Tecnica dello
Sport e delle
Attività Motorie
Preventive e
Adattative
dell’Università di
Firenze.
Alberto Andorlini
continua a collaborare
con S&C, con una
nuova originale serie di
articoli sul movimento e
sull’allenamento
QUINTA PARTE
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 65
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.65-74
Gli esercizi di squat, panca e stacco da terra co-
stituiscono, insieme agli esercizi della pesistica
olimpica (slancio e strappo), le fondamenta di un
buon programma di allenamento con i sovraccari-
chi, qualunque sia il vostro obiettivo.
Riuscire ad impostare le sedute di allenamento e
somministrare in modo adeguato volume ed inten-
sità in ognuno di questi esercizi, conoscere le pro-
blematiche e le criticità inerenti alla loro tecnica
esecutiva, saper correggere i difetti e sviluppare
“un occhio” critico all’alzata ed al suo approccio,
fa la differenza tra un buon allenatore/personal
trainer ed un semplice appassionato di pesi.
L’utilizzo in modo specifico di movimenti multiar-
ticolari complessi risulta, nell’allenamento mo-
derno, la chiave di volta per l’aumento di forza,
sviluppo delle abilità di base e massa muscolare;
più muscoli utilizzate in un esercizio, più coordi-
nazione richiedete alle catene cinetiche coinvolte
in un movimento, maggiori saranno le secrezioni
ormonali corrispondenti e le unità motorie che an-
drete a reclutare con un unico gesto.
Riteniamo che l’insegnamento dei tre “big” non
debba essere precluso a nessuno, ma le difficoltà
cui un personal trainer si trova di fronte nel mo-
mento in cui gli stessi vengono insegnati ad una
eterogeneità di soggetti, non sono le stesse a cui
ci si trova di fronte quando alleniamo un atleta
agonista.
L’obiettivo di questo articolo nasce proprio dalla
considerazione che la maggior parte della lettera-
tura disponibile in materia è orientata all’insegna-
mento degli esercizi multiarticolari, considerando
le problematiche tipiche dell’atleta agonista come
trasmutabili anche in contesti diversi, mentre la
pratica giornaliera sul campo ci avvisa che non è
proprio così.
ALLENAMENTO
S&C
Enrico Bomboletti, Valerio Vaccaro
ENRICO
BOMBOLETTI
Personal trainer
FIPE 2° livello.
Atleta e allenatore
di powerlifting.
Preparatore
atletico.
Presenter FIPE
(Convention 2015).
VALERIO
VACCARO
Laureato in
Scienze Motorie,
tecnico di 2° livello
FIPE e docente per
i corsi FIPE.
Atleta FIPE e tre
volte Campione
Nazionale di
distensione su
panca.
Lavora a
Roma come
Personal trainer
e Preparatore
atletico di diverse
discipline: beach
volley, pallavolo,
rugby, tuffi.
Panca piana
Inquadra il
QR-code per
vedere i video
degli esercizi
proposti in
questo articolo.
L’INSEGNAMENTO DELLA
PANCA PIANA NEL NON AGONISTA
Si
e la
izio.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 81
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.81-88
Introduzione
La sfida con cui dobbiamo confrontarci quando ci
occupiamo di Educazione, e di Educazione del cor-
po in particolare, è assicurare alle persone che
prepariamo la salute lungo tutto l’arco della vita.
Ciò sia in considerazione dei dati allarmanti sull’in-
cremento delle malattie in età adulta, i cui fat-
tori di rischio provengono da stili di vita dannosi
già a partire dall’età pediatrica (ad es. assenza
di movimento, alimentazione scorretta), sia in
considerazione dell’habitat in cui viviamo e del-
le condizioni ambientali, ecologiche e strutturali
che non contrastano sufficientemente i compor-
tamenti sedentari, anzi li inducono e li favoriscono
(Veitch et al., 2007). Altri fattori legati a influen-
ze socioculturali, che stimolano l’abitudine a fare
uso delle tecnologie informatiche, invece che della
pratica di attività di gioco, libera o strutturata,
in ambiente naturale o sportivo, condizionano lo
stile di vita degli adolescenti e indirizzano le scelte
degli adulti nei confronti dei bambini (Pesce et al.,
2015b
).
Durante gli anni di insegnamento di Educazione Fi-
sica nelle Scuole medie superiori e di Ginnastica
Ritmica nella Facoltà di Scienze Motorie, nostro
malgrado, abbiamo avuto modo di constatare, sia
GiocosaMente
IN QUESTO NUMERO:
ALLENIAMO OGGI,
GUARDANDO AL DOMANI.
Strategie didattiche
per un’attività
ludico-motoria di qualità.
Claudia Crova, Rosalba Marchetti
CLAUDIA CROVA
Diplomata all’ISEF
di Roma. Laureata
in Scienze Motorie
e in Scienze
dell’Educazione e
della Formazione
all’Università “La
Sapienza” - Roma,
è Dottore di
ricerca in “Scienze
dello Sport,
dell’esercizio fisico
e dell’ergonomia”
all’Università degli
Studi di Roma -
Foro Italico.
Dagli anni
’80 si occupa
dell’insegnamento
della Ginnastica
Ritmica.
ROSALBA
MARCHETTI
Psicologa e
psicoterapeuta,
ha dedicato la
vita al movimento
e allo sport
da atleta, da
insegnante di
Educazione fisica
e da coordinatore
del Servizio di
Educazione Fisica
di Roma (MIUR).
Diplomata all’ISEF
di Bologna, è
specializzata in
Psicocinetica,
laureata in
Pedagogia presso
l’Università degli
Studi di Bologna
e in Scienze
motorie presso lo
IUSM, è dottore di
ricerca in “Scienze
dello Sport,
dell’esercizio fisico
e dell’ergonomia”.
S&C
STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 89
S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.89-90
Quando incontri i dirigenti sportivi e si discute
di forme costitutive di sodalizi sportivi, le opzioni
sul tavolo sono sempre e solo due: rimango asso-
ciazione o mi trasformo in società sportiva dilet-
tantistica a responsabilità limitata? Tale limitata
scelta sembrava avesse trovato consenziente an-
che il legislatore. Infatti, la finanziaria del 2003
(legge 289/02), nel recare nel suo art. 90 “dispo-
sizioni per l’attività sportiva dilettantistica” ave-
va, al comma 17, indicato le forme costitutive del-
le associazioni e società sportive dilettantistiche,
identificandole esclusivamente con le associazioni,
riconosciute e non, di cui al primo libro del codice
civile, e le società di capitali. Aveva completamen-
te omesso di citare le cooperative che, per la loro
natura, non sembravano, invece, incontrare nes-
sun ostacolo ad ottenere detto riconoscimento e
che erano (come sono) ricomprese nel medesimo
quinto libro del codice civile.
Possibilità, invece, che non avrebbero mai potu-
to ottenere, ad esempio, le società di persone
o le società in accomandita in quanto, la confu-
sione tra il patrimonio sociale e quello dei singoli
soci o di alcune categorie di essi, impedisce di
verificare il rispetto della norma sull’assenza di
scopo di lucro. Per mero tuziorismo, preciso che
il problema non si pone per le associazioni spor-
tive non dotate di personalità giuridica, in quanto
il loro patrimonio è comunque distinto da quello
degli associati (tant’è che il creditore del singolo
socio non può rivalersi sul patrimonio sociale). Si
arriva, per rimediare alla dimenticanza, alla legge
n. 128/2004 (legge di conversione del D.L. 22
marzo 2004, n. 72), che integra le forme co-
stitutive delle società sportive dilettantistiche,
introducendo la possibilità di utilizzare anche la
forma della società cooperativa.
Si era ritenuto, poi, che il mancato inserimento
della cooperazione nello sport nascesse dal fatto
che la disciplina codicistica impone la devoluzio-
ne ai fini mutualistici dei beni residui in caso di
scioglimento, in contrasto con la previsione del
comma 18 dell’art. 90 della citata legge 289/02
che, invece, ne impone la destinazione per fina-
lità sportive. La tesi, poi, emersa è quella che
la norma della finanziaria 2003, essendo norma
speciale successiva, fosse in deroga alla previ-
sione del codice e, pertanto, legittima e compa-
tibile con il quadro della fattispecie delineata dal
legislatore.
Analogo ragionamento è stato fatto per l’istituto
del ristorno. La sua previsione potrebbe far rite-
nere non rispettato il principio del divieto di scopo
di lucro anche indiretto. Pertanto si ritiene, e ciò
appare del tutto legittimo, che nulla osti alla pre-
visione di eliminare l’istituto del ristorno.
ACOOPERATIVASPORTIVA:
QUESTASCONOSCIUTA
L
Guido Martinelli
GUIDO MARTINELLI
avvocato,
consulente della
FIPE, professore
aggregato di
legislazione
sportiva presso
l’Università degli
studi di Ferrara,
docente nazionale
della Scuola
Centrale dello
sport del CONI,
è autore di diverse
pubblicazioni in
materia di diritto
sportivo.
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  • 1. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 5 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.5-10 È difficile riassumere in poche righe quella che in un libro del 2007 abbiamo definito La meravigliosa avventura del- la Pesistica italiana. Cominciamo ricordando che il primo campionato nazionale di sollevamento pesi si disputò nel- la palestra del Club Atletico Milanese il 2 maggio 1897, ma la Federazione Atletica Italiana fu fondata a Milano il 18 gennaio 1902 dal marchese Luigi Monticelli Obizzi. La FAI, che agli esordi gestiva la lotta greco-romana e il sollevamento pesi, conquistò il primo successo interna- zionale 110 anni fa, ai cosiddetti “Giochi intermedi” di- sputati ad Atene nel 1906. Fu il friulano Tullio Camillotti a classificarsi 2° nella gara di sollevamento pesi con un braccio. Partecipammo per la prima volta alle Olimpiadi nel 1920 ad Anversa, vincendo una medaglia d’oro nei massimi con Filippo Bottino e una d’argento nei medi con Pietro Bianchi. Quattro anni dopo la pesistica italiana colse a Parigi il più bel successo della sua storia, conquistando 3 medaglie d’oro: nei piuma con Pierino Gabetti, nei medi con Carlo Galimberti e nei massimi con Giuseppe Tonani. La Nazionale esordì il 6 novembre 1921 al Veloce Club di Milano, sconfitta dalla Svizzera, che poi battemmo 3 volte: nel 1926 a Genova, nel 1938 a Ginevra e nel 1942 a Pavia. Nel 1935 a Parigi fummo superati dalla Francia. Dobbiamo precisare che, all’epoca, la vittoria non veniva assegnata tenendo conto dei confronti tra gli atleti, ma sommando i kg sollevati da ciascuno di loro. Torniamo ai campionati italiani per osservare che fino al 1906 si disputarono in categoria unica e l’atleta più de- corato fu il pavese Enrico Scuri, che si aggiudicò 5 titoli. Nel 1907 vennero introdotte 3 categorie (minimi fino a 70 kg, medi fino a 80 kg, massimi oltre 80 kg) e un giro- ne “assoluto” cui prendevano parte i primi 3 classificati in ogni categoria. Si procedette così fino al 1921, anno in cui le categorie passarono a 5: piuma fino a 60 kg, S&C reve storia della pesistica italiana Livio Toschi B LIVIO TOSCHI architetto, s’interessa anche d’impianti sportivi e di storia dello sport. È consulente storico e artistico della Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali, della Federazione Italiana Pesistica, della Federazione Sammarinese Lotta Pesi Judo, nonché dell’European Weightlifting Federation. Docente di Storia alla Scuola Nazionale FIJLKAM e alla Scuola Nazionale Sammarinese di Judo. Nel campo dello sport ha scritto 15 libri e innumerevoli articoli; ha inoltre organizzato svariate mostre sullo sport nell’arte. Enrico Scuri, il primo campione italiano. Si classificò terzo al mondiale di Milano nel 1899, quando la FAI non era ancora nata.
  • 2. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 11 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.11-15 Il punto di vista e l’approccio innovativo di un fisico di fama, per comprendere la complessità e per studiarla in diversi fenomeni caratteristici della società moderna. Ed anche nello sport. 5. APPROFONDIRE LA COMPLESSITÀ ED ARRIVARE ALLO SPORT 5.1 Dove si vede che la complessità è davanti ai nostri occhi. Possiamo un po’ approfondire i con- cetti di complessità, perché la complessità è una scienza relativamente recente. Alcune cose com- plesse sono sotto i nostri occhi da sempre: per esempio, a nessuno può sfuggire che la struttura di un albero sia una tipica struttura complessa, nessuna figura geometrica semplice riproduce ne- anche lontanamente un albero; invece, una strut- tura frattale, tipicamente complessa, le si avvici- na molto. Perché, avendo gli alberi sotto gli occhi da sempre, non li abbiamo considerati nella loro problematica scientifica? Perché ci mancavano i concetti matematici per definirli in modo scientifi- co. La natura crea sempre strutture complesse; ad esempio, in fisiologia ha creato la struttura dei nostri polmoni, in cui l’ossigeno vi entra, con un volume di circa 5 litri/min, il quale però si deve spalmare sugli alveoli polmonari, ovvero su una superficie enorme, per cui la superficie polmo- nare dove avviene lo scambio sangue-ossigeno è davvero assai grande: grande come due campi da tennis. Se noi avessimo soltanto un palloncino, la superficie disponibile sarebbe forse di mezzo me- tro quadrato e non scambieremmo granché. Inve- ce, l’aria entra dentro i nostri polmoni, va in tutti gli anfratti degli alveoli, la cui superficie effettiva è grandissima, con la conseguenza di poter dispor- re di un’area assai estesa per lo scambio neces- sario. Possiamo perciò affermare che la fisiologia ha creato una geometria che dispone di un pic- colo volume di 5 litri, che si distribuisce su una grandissima superficie, appunto una equivalente, per dimensioni, a due campi da tennis. Tornando all’esempio dell’albero, che è stato ed è sempre sotto i nostri occhi, possiamo affermare che fin- ché non è stato sviluppato il concetto di dimen- sione frattale da diversi Autori (un concetto che | Luciano Pietronero LUCIANO PIETRONERO Fisico, Professore di Teoria della Struttura della Materia nell’Università degli Studi La Sapienza di Roma. Campi di attività: Teoria della Struttura della Materia, Superconduttività, Fisica Statistica, Fisica dei Sistemi Complessi, Complessità Economica. Nel 2004, ha fondato l’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR (200 persone), che ha diretto fino al 2014. Nel 2008, ha ricevuto il Premio Fermi, il principale riconoscimento della Società Italiana di Fisica. Recentemente ha sviluppato il tema di Economic Complexity che consiste in un approccio radicalmente nuovo e il più possibile scientifico all’economia fondamentale. Recentemente la World Bank, il cui compito dichiarato è di eliminare la povertà dal mondo entro il 2030, ha deciso di adottare questi nuovi metodi per i suoi studi sulle strategie per il successo industriale ed economico dei Paesi in via di sviluppo. A COMPLESSITÀ E LA MANIERA DI STUDIARLA E DI RICAVARNE UTILI INFORMAZIONI L SECONDA PARTE SECONDA PARTE Al Prof. Pietronero, la Redazione di S&C ha rivolto una serie di domande delle quali egli ha preso buona nota e alle quali egli ha puntualmente risposto, in una prima parte (cfr. Strength & Conditioning. Per una Scienza del movimento dell’uomo, Anno V, n.16, aprile-giugno 2016, pp. 5-8). Riportiamo in questo numero il testo della seconda parte, con modifiche minimali, del discorso fatto, nel corso di un incontro con diversi partecipanti nel Dipartimento di Fisica, dal Prof. Pietronero. Abbiamo, come il Lettore vedrà, preferito conservare, anche per questa seconda parte, il carattere dell’immediatezza e della vivacità che hanno caratterizzato l’intervista e l’incontro.
  • 3. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 17 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.17-20 INTRODUZIONE Dall’analisi degli studi epidemiologici nell’am- bito degli infortuni sportivi, emerge costante- mente come le lesioni degli ischiocrurali siano una delle cause prevalenti di assenza dall’atti- vità sportiva (Orchard, 2001; Ekstrand e coll., 2012; Eirale e coll., 2013). È comunque diffi- cile quantificare la reale incidenza delle lesioni dei flessori in ciascuno sport a causa delle dif- ferenti definizioni utilizzate nei vari studi. Sem- brerebbe quindi universalmente riconosciuto che le lesioni degli ischiocrurali rappresentino una parte sostanziale di tutte le lesioni acute nello sportivo, con una percentuale compresa tra il 6 e il 25% a seconda dello sport conside- rato (Heiderscheit e coll., 2010). Tra le attività sportive considerate a rischio, possiamo ricor- dare il football australiano (Orchard e Seward, 2000), il rugby (Brooks e coll., 2006), ed il cal- cio (Woods e coll., 2004). Nel football austra- liano, le lesioni agli hamstring rappresentano il 16% di tutte le lesioni muscolari, nel basket il 6%, nel cricket l’11%, nel calcio il 12% e nel rugby dal 6 al 15% (Orchard e coll., 2002; Me- euwisse e coll., 2003; Brooks e coll., 2005a; 2005b). Nel football australiano, le lesioni degli hamstring sono responsabili del 20% di tutte le competizioni perse a causa d’incidente mu- scolare (Orchard e Verral 2000). Bisciotti GN.1 , Rizzi M2 1. Lead Physiologist Qatar Orthopedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center of Excellence, Doha. 2. Ideatore Powersprint GIAN NICOLA BISCIOTTI Physiologist Lead c/o Qatar Orthopaedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center, Doha (Q). A SPECIFICITÀ DEI PROGRAMMI RIABILITATIVI COME MEZZO DI RIDUZIONE DI RECIDIVA LESIONALE L MIRKO RIZZI Milanese di nascita, è tecnico di laboratorio presso il Politecnico di Milano, Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale. Da 15 anni, Preparatore Atletico di squadre come Pergocrema Cremonese e Novara.
  • 4. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 21 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.21-27 In un precedente articolo riguardante la possibili- tà di prolungare il carico sul tratto lombare della colonna, caratteristica della tirata russa, sono state sollevate alcune questioni. Ci si chiedeva, tra l’altro, se le tecniche di allenamento e del sol- levamento pesi, che erano il prodotto della ricerca in un’epoca in cui veniva attuato un potenziamen- to speciale, avessero bisogno di essere riviste alla luce degli attuali protocolli per l’esecuzione dei test. Inoltre, ci si poneva la domanda se la metodica della tirata asiatica, caratterizzata da uno spo- stamento eccessivamente ampio delle articola- zioni delle spalle e da un notevole e prematuro sollevamento sulle punte dei piedi nella fase della tirata, non rappresentasse un errore significativo della tecnica. Con tutta probabilità, la carenza più significativa nelle nostre conoscenze sul sollevamento pesi, soprattutto per quel che riguarda la nostra ac- cettazione del protocollo della tirata russa, è rappresentata dal ruolo assegnato alla funzione di leva svolta dai piedi e alla muscolatura della ca- viglia. Questo non sorprende, poiché il ruolo com- binato del piede, dell’articolazione della caviglia e della connessione delle strutture muscolari, ten- dinee e legamentose è uno degli aspetti (o forse l’aspetto) meno compresi della pesistica. Sportivnypress.com© “L’arco del piede è collegato da legamenti elastici in grado di immagazzinare energia elastica quando vengono deformati, per poi riutilizzarla successivamente come lavoro meccanico” (Alexander, 1988). a caviglia e la tirata secondo lo stile asiatico Andrew Charniga, Jr. L ANDREW “BUD” CHARNIGA Scienziato del sollevamento pesi e allenatore. Laurea in Scienze Motorie alla Eastern Michigan University (USA) e Master in Kinesioterapia alla Università di Toledo (SPA). Fondatore, nel 1980, di Sportivny Press. Ha editato 15 libri tradotti dal russo e molte decine di articoli sull’allenamento nel sollevamento pesi, sulla biomeccanica, sul recupero, ecc.
  • 5. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 29 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.29-34 S&C INTRODUZIONE Ogni esercizio di pesistica può essere descritto in base a quattro fasi principali di movimento (16 ): (a) posizione di parten- za, (b) tirata (accelerazione), (c) turno- ver, (d) incastro e recupero della posizio- ne eretta. La tirata è una delle fasi più importanti per ottenere un buon solle- vamento e svolge un ruolo centrale nel sollevamento di carichi pesanti. L’esecu- zione tecnica dipende sia dalla distribu- zione dell’accelerazione lungo la distanza di propulsione che dall’entità dell’accele- razione (10 ). Entrambe le caratteristiche contribuiscono alla velocità del bilanciere alla fine della fase di accelerazione. Ri- spetto al processo di accelerazione, del- la velocità e del movimento del corpo dei pesisti, la tirata può essere suddivisa a sua volta in tre fasi distinte: (b1) prima tirata, (b2) transizione e (b3) e seconda tirata (4,5,7,16 ). Un’esecuzione della fase di accelerazione senza alcuna diminuzio- ne della velocità durante la transizione è considerata la tecnica migliore e più effi- ciente (9,16 ). La perdita della velocità verticale del bi- lanciere durante la fase di transizione determina un’ampia estensione delle gi- nocchia o una velocità eccessiva del bi- lanciere alla fine della prima tirata (2,4 ). L’elevata velocità del bilanciere porta a una riduzione della velocità, persino quando le ginocchia non sono molto este- se, poiché l’atleta non riesce, nella fase di transizione, a riallineare il corpo ab- bastanza rapidamente da produrre una forza attiva sul bilanciere. INGO SANDAU È assistente alla ricerca nel Gruppo di ricerca sul sollevamento pesi all’Istituto per la scienza applicata all’allenamento di Lipsia, in Germania. Possiede una laurea specialistica (Master’s Degree) in Scienze dello sport e lavora sin dal 2010 nel campo della pesistica e dell’allenamento della forza. È dottorando nel campo della biomeccanica sportiva all’Università di Lipsia. È allenatore di livello A nel sollevamento pesi e allenamento della forza, insegnante per la formazione degli allenatori del sollevamento pesi e capo della formazione della Federazione di pesistica della Bassa Sassonia. Ingo Sandau1 , Jürgen Lippmann1 , Ilka Seidel Istituto per la scienza applicata all’allenamento di Lipsia, Germania, Dipartimento degli sport orientati alla forza e degli sport tecnico acrobatici, 1.Gruppo di ricerca sul sollevamento pesi, Lipsia, Germania ECNICA DELLO STRAPPO NELLA PESISTICA MASCHILE DI LIVELLO INTERNAZIONALE: UN’ANALISI A LUNGO TERMINE T Indirizzo per la corrispondenza: Ingo Sandau Istituto per la scienza applicata all’allenamento Dipartimento degli sport orientati alla forza e degli sport tecnico-acrobatici Gruppo di ricerca sul sollevamento pesi Lipsia, Germania Email: sandau@iat.uni-leipzig.de Telefono: +49 0341 4945 317 Fax +49 0341 4945 400
  • 6. STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 53 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.53-63 re-correre i tempi Dalla teoria delle idee all’esercizio dei movimenti. SECONDA PARTE P S&C Alberto Andorlini ALBERTO ANDORLINI Dopo una lunga esperienza come Insegnante di Educazione Fisica, è oggi Preparatore Atletico e Riabilitatore. La sua attività si lega da sempre all’interesse per l’evoluzione del Movimento e per lo sviluppo della Performance. Ha lavorato per A.C. Fiorentina, A.C. Siena, Al Arabi Sports Club, Chelsea f.C. e Nazionale femminile Calcio in qualità di Terapista e Preparatore Atletico. Attualmente è Riabilitatore presso l’U.S.Palermo. Collabora con il Training Lab di Firenze e svolge attività didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattative dell’Università di Firenze. Alberto Andorlini continua a collaborare con S&C, con una nuova originale serie di articoli sul movimento e sull’allenamento QUINTA PARTE
  • 7. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 65 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.65-74 Gli esercizi di squat, panca e stacco da terra co- stituiscono, insieme agli esercizi della pesistica olimpica (slancio e strappo), le fondamenta di un buon programma di allenamento con i sovraccari- chi, qualunque sia il vostro obiettivo. Riuscire ad impostare le sedute di allenamento e somministrare in modo adeguato volume ed inten- sità in ognuno di questi esercizi, conoscere le pro- blematiche e le criticità inerenti alla loro tecnica esecutiva, saper correggere i difetti e sviluppare “un occhio” critico all’alzata ed al suo approccio, fa la differenza tra un buon allenatore/personal trainer ed un semplice appassionato di pesi. L’utilizzo in modo specifico di movimenti multiar- ticolari complessi risulta, nell’allenamento mo- derno, la chiave di volta per l’aumento di forza, sviluppo delle abilità di base e massa muscolare; più muscoli utilizzate in un esercizio, più coordi- nazione richiedete alle catene cinetiche coinvolte in un movimento, maggiori saranno le secrezioni ormonali corrispondenti e le unità motorie che an- drete a reclutare con un unico gesto. Riteniamo che l’insegnamento dei tre “big” non debba essere precluso a nessuno, ma le difficoltà cui un personal trainer si trova di fronte nel mo- mento in cui gli stessi vengono insegnati ad una eterogeneità di soggetti, non sono le stesse a cui ci si trova di fronte quando alleniamo un atleta agonista. L’obiettivo di questo articolo nasce proprio dalla considerazione che la maggior parte della lettera- tura disponibile in materia è orientata all’insegna- mento degli esercizi multiarticolari, considerando le problematiche tipiche dell’atleta agonista come trasmutabili anche in contesti diversi, mentre la pratica giornaliera sul campo ci avvisa che non è proprio così. ALLENAMENTO S&C Enrico Bomboletti, Valerio Vaccaro ENRICO BOMBOLETTI Personal trainer FIPE 2° livello. Atleta e allenatore di powerlifting. Preparatore atletico. Presenter FIPE (Convention 2015). VALERIO VACCARO Laureato in Scienze Motorie, tecnico di 2° livello FIPE e docente per i corsi FIPE. Atleta FIPE e tre volte Campione Nazionale di distensione su panca. Lavora a Roma come Personal trainer e Preparatore atletico di diverse discipline: beach volley, pallavolo, rugby, tuffi. Panca piana Inquadra il QR-code per vedere i video degli esercizi proposti in questo articolo. L’INSEGNAMENTO DELLA PANCA PIANA NEL NON AGONISTA Si e la izio.
  • 8. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 81 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.81-88 Introduzione La sfida con cui dobbiamo confrontarci quando ci occupiamo di Educazione, e di Educazione del cor- po in particolare, è assicurare alle persone che prepariamo la salute lungo tutto l’arco della vita. Ciò sia in considerazione dei dati allarmanti sull’in- cremento delle malattie in età adulta, i cui fat- tori di rischio provengono da stili di vita dannosi già a partire dall’età pediatrica (ad es. assenza di movimento, alimentazione scorretta), sia in considerazione dell’habitat in cui viviamo e del- le condizioni ambientali, ecologiche e strutturali che non contrastano sufficientemente i compor- tamenti sedentari, anzi li inducono e li favoriscono (Veitch et al., 2007). Altri fattori legati a influen- ze socioculturali, che stimolano l’abitudine a fare uso delle tecnologie informatiche, invece che della pratica di attività di gioco, libera o strutturata, in ambiente naturale o sportivo, condizionano lo stile di vita degli adolescenti e indirizzano le scelte degli adulti nei confronti dei bambini (Pesce et al., 2015b ). Durante gli anni di insegnamento di Educazione Fi- sica nelle Scuole medie superiori e di Ginnastica Ritmica nella Facoltà di Scienze Motorie, nostro malgrado, abbiamo avuto modo di constatare, sia GiocosaMente IN QUESTO NUMERO: ALLENIAMO OGGI, GUARDANDO AL DOMANI. Strategie didattiche per un’attività ludico-motoria di qualità. Claudia Crova, Rosalba Marchetti CLAUDIA CROVA Diplomata all’ISEF di Roma. Laureata in Scienze Motorie e in Scienze dell’Educazione e della Formazione all’Università “La Sapienza” - Roma, è Dottore di ricerca in “Scienze dello Sport, dell’esercizio fisico e dell’ergonomia” all’Università degli Studi di Roma - Foro Italico. Dagli anni ’80 si occupa dell’insegnamento della Ginnastica Ritmica. ROSALBA MARCHETTI Psicologa e psicoterapeuta, ha dedicato la vita al movimento e allo sport da atleta, da insegnante di Educazione fisica e da coordinatore del Servizio di Educazione Fisica di Roma (MIUR). Diplomata all’ISEF di Bologna, è specializzata in Psicocinetica, laureata in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Bologna e in Scienze motorie presso lo IUSM, è dottore di ricerca in “Scienze dello Sport, dell’esercizio fisico e dell’ergonomia”.
  • 9. S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno V - Numero 17 / Luglio-Settembre 2016 89 S&C(Ita)n.17,Luglio-Settembre2016,pp.89-90 Quando incontri i dirigenti sportivi e si discute di forme costitutive di sodalizi sportivi, le opzioni sul tavolo sono sempre e solo due: rimango asso- ciazione o mi trasformo in società sportiva dilet- tantistica a responsabilità limitata? Tale limitata scelta sembrava avesse trovato consenziente an- che il legislatore. Infatti, la finanziaria del 2003 (legge 289/02), nel recare nel suo art. 90 “dispo- sizioni per l’attività sportiva dilettantistica” ave- va, al comma 17, indicato le forme costitutive del- le associazioni e società sportive dilettantistiche, identificandole esclusivamente con le associazioni, riconosciute e non, di cui al primo libro del codice civile, e le società di capitali. Aveva completamen- te omesso di citare le cooperative che, per la loro natura, non sembravano, invece, incontrare nes- sun ostacolo ad ottenere detto riconoscimento e che erano (come sono) ricomprese nel medesimo quinto libro del codice civile. Possibilità, invece, che non avrebbero mai potu- to ottenere, ad esempio, le società di persone o le società in accomandita in quanto, la confu- sione tra il patrimonio sociale e quello dei singoli soci o di alcune categorie di essi, impedisce di verificare il rispetto della norma sull’assenza di scopo di lucro. Per mero tuziorismo, preciso che il problema non si pone per le associazioni spor- tive non dotate di personalità giuridica, in quanto il loro patrimonio è comunque distinto da quello degli associati (tant’è che il creditore del singolo socio non può rivalersi sul patrimonio sociale). Si arriva, per rimediare alla dimenticanza, alla legge n. 128/2004 (legge di conversione del D.L. 22 marzo 2004, n. 72), che integra le forme co- stitutive delle società sportive dilettantistiche, introducendo la possibilità di utilizzare anche la forma della società cooperativa. Si era ritenuto, poi, che il mancato inserimento della cooperazione nello sport nascesse dal fatto che la disciplina codicistica impone la devoluzio- ne ai fini mutualistici dei beni residui in caso di scioglimento, in contrasto con la previsione del comma 18 dell’art. 90 della citata legge 289/02 che, invece, ne impone la destinazione per fina- lità sportive. La tesi, poi, emersa è quella che la norma della finanziaria 2003, essendo norma speciale successiva, fosse in deroga alla previ- sione del codice e, pertanto, legittima e compa- tibile con il quadro della fattispecie delineata dal legislatore. Analogo ragionamento è stato fatto per l’istituto del ristorno. La sua previsione potrebbe far rite- nere non rispettato il principio del divieto di scopo di lucro anche indiretto. Pertanto si ritiene, e ciò appare del tutto legittimo, che nulla osti alla pre- visione di eliminare l’istituto del ristorno. ACOOPERATIVASPORTIVA: QUESTASCONOSCIUTA L Guido Martinelli GUIDO MARTINELLI avvocato, consulente della FIPE, professore aggregato di legislazione sportiva presso l’Università degli studi di Ferrara, docente nazionale della Scuola Centrale dello sport del CONI, è autore di diverse pubblicazioni in materia di diritto sportivo.
  • 10. Visitailnostrosito Cosa troverai sul nostro sito: CATALOGO ON-LINE - Collegandoti al sito puoi visionare nel dettaglio e acquistare gli articoli (libri, video, dvd, riviste), grazie ad un sistema di ricerca semplice ed intuitivo. APPROFONDIMENTI - Il sito è inoltre sempre aggiornato con sezioni specifiche di approfondimento su tutti gli argomenti più interessanti legati allo sport, come eventi, convegni e corsi di aggiornamento. NEWSLETTER - Iscrivendoti e dando la preferenza alla disciplina sportiva che più ti interessa potrai ricevere tutte le news al tuo indirizzo e-mail. www.calzetti-mariucci.it