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L'edificio è composto da un corpo centrale,
fiancheggiato da gallerie allungate che
finiscono in baldacchini quadrati, il suo
interno ospita le rotonde. Il corpo centrale si
distingue in una costruzione di sei colonne
in ordine tuscanico, una trabeazione una
cornice ed un attico. Le due gallerie laterali si
estendono per due piani: quello inferiore con
finestroni profondi ed allungati che finiscono
in un arco a mezzo punto ,e quello superiore
costituito da una galleria di colonne ioniche.
facciata nord ha un portico con colonne
ioniche sovrastate da una trabeazione.
Questa facciata corrisponde alla seconda
pianta dell'edificio.
Quando questo venne costruito, la prima pianta si
trovava, da questo lato, sotto il livello del terreno,
che a quell'epoca scendeva in una piccola costa
fino alla passeggiata del Prado. Più tardi il
dislivello venne distrutto fino a ridurlo alla stessa
altezza del suolo reale del monumento, per cui fu
necessario costruire una scalinata per l'accesso.
All'esterno, sulla facciata che dà sul Paseo del
Prado si trova la Porta di Velázquez, con un
frontone di ordine dorico che incorpora il rilievo
dell'attico, le statue ed i medaglioni allegorici del
re Fernando VII protettore delle scienze, delle arti
e della tecnica. Di fronte a questa porta si trova la
statua di Velázquez.
Francisco Goya nacque nel 1746 in un piccolo
villaggio dell'Aragona nei pressi di Saragozza.
Molto giovane intraprese un viaggio di
formazione in Italia che si rivelò fondamentale
per la sua crescita come pittore in quanto
approfondì le fonti del classicismo che, allora,
costituiva il modello di riferimento di tutta la
cultura accademica. Egli lavorò molto al servizio
dei reali e degli aristocratici come ritrattista e
Carlo IV lo nominò “pittore di camera” del re.
Colpito da una malattia molto grave diventò
quasi completamente sordo. Questo evento e la
sua avversione che maturò nei confronti delle
classi regnanti modificarono nel tempo il suo
carattere che diventò sempre più cupo e
pessimista
Anche l'invasione napoleonica del 1808 e
il martirio del popolo spagnolo, lasciarono
un segno indelebile sull'artista che
espresse la sua ribellione contro ogni
forma di oppressione in alcune delle sue
opere più importanti. Caduto in disgrazia
a corte, Goya si ritirò nella sua casa di
campagna e successivamente in Francia, a
Bordeaux, dove morì nel 1828.
Il volto del soggetto è sorridente, senza alcun tipo di
trucco eccessivo, i capelli realistici e morbidi, e il corpo,
anche se sembra leggermente non combaciante con la
testa, è comunque ben fatto. Si può notare che tutta la
luce che viene riversata sul corpo del soggetto per darvi
ancora maggiore importanza, è in netta contrapposizione
con l’oscurità dell’ambiente; attraverso il saggio utilizzo di
colori attraverso le varie pennellate, creando un colore
unico per il divano, ma anche per la stessa pelle, Goya
riesce a fare in modo che il corpo della donna, che può
essere inteso come il vero e proprio soggetto del quadro,
viene messo in primo piano con una forte luce rispetto a
tutto il circondario che è completamente oscurato e privo
di importanza.
Questo quadro, è particolare soprattutto
per il tema che viene rappresentato qui: per
la prima volta infatti viene rappresentata
una donna nuda che esibisce le proprie
grazie senza dover essere una vera e
propria dea o qualche altro personaggio
mitico, senza dover incorrere in qualche
accusa da parte della chiesa.
Francisco Goya
«Duello Rusticano»
Duello rusticano è un dipinto a olio su muro
trasportato su tela (123x266 cm) realizzato tra il
1820 e il 1821 dal pittore spagnolo Francisco Goya.
Egli è considerato il più grande dei pittori spagnoli
dell'età illuminista. La sua arte costituisce il
superamento dello stile neoclassico, basato sulla
rappresentazione della bellezza ideale dedotta dai
modelli classici, e propone un'originale apertura
verso il Romanticismo e il realismo, con la
raffigurazione di scene tratte dalla vita reale, ma
anche di immagini fantastiche frutto della sua
immaginazione. I temi adottati sono numerosi, dal
ritratto, al dipinto religioso, alle scene di genere, di
vita popolare o aristocratica, alle invenzioni legate
al mondo del soprannaturale.
Duello rusticano fa parte delle ‘’Pitture Nere’’,
celebri ritratti realizzati sulle mura interne
dell’abitazione dell’artista, in cui prevalgono
colori scuri e le cui pennellate sono molto rapide.
I due soggetti che si trovano leggermente a
sinistra sono semplicemente due uomini che
combattono tra loro con delle armi improvvisate,
che sembrerebbero dei veri e propri bastoni; oltre
al combattimento però, è interessante notare che
i due combattono in condizioni estreme in quanto
le loro gambe sono bloccate all’interno del fango
o delle sabbie mobili. Le ‘’Pitture Nere’’ non sono
facilmente comprensibili. Secondo alcune ipotesi,
Goya con quest’opera mostra come gli uomini
siano mossi da un ancestrale meccanismo di
distruzione reciproca.
Francisco Goya
“3 Maggio 1808”
Sulla sinistra sono
presenti gli ostaggi, i
quali sono
rappresentati in
momenti diversi e
stanno per essere
eliminati.
Sulla destra ci sono di spalle le
truppe di Napoleone, che stanno
per fare fuoco sugli innocenti.
L’unica fonte di luce
proviene dalla lanterna che
si trova ai piedi dei soldati,
altrimenti tutto il resto del
quadro è abbastanza buio.
Un uomo vestito di bianco, ed è l’unico
vestito così, il quale ha le braccia verso
l’alto, bloccato dalle guardie; ma il suo
movimento ricorda moltissimo quello di
Gesù in croce e quindi potrebbe indicare
che quest’ultimo si stia sacrificando per
il proprio popolo
Una vittima già uccisa dal plotone,
con le braccia proprio come quelle
dell’uomo vestito di bianco.
un uomo che invece
ha il pugno chiuso,
gesto che
tradizionalmente
rappresenta la rabbia,
e in questo caso
indica la frustrazione
e l’ira da parte del
popolo costretto ad
essere eliminato.
Un’altra persona
invece si inchina a
terra, quasi
piangendo, ed indica
invece coloro che si
sono arresi
all’invasione.
Rubens nacque a Siegen nel 1577. Egli
viaggiò in Italia, centro dell’arte
europea e soggiornò a Venezia,
Mantova, a Firenze, a Genova e a
Roma. Fu per circa nove anni presso
Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova,
per il quale, oltre a eseguire opere
originali, copiò alcuni dipinti
rinascimentali della collezione privata
e svolse funzioni diplomatiche presso
Filippo III di Spagna. Tornato nelle
Fiandre, Rubens, che in Italia aveva
dato vita a una delle prime espressioni
del barocco, divenne pittore di corte
dell’arciduca Alberto, viceré dei Paesi
Bassi.
Molte opere gli vennero commissionate
dalla Chiesa fiamminga proprio per le
emozionanti interpretazioni che sapeva
dare degli eventi religiosi. Inviato a
Madrid dal viceré dei Paesi Bassi,
ricevette dal re di Spagna Filippo IV
incarichi di corte e diverse commissioni.
In occasione di una successiva missione
a Londra fu nominato cavaliere da Carlo I,
per il quale eseguì diversi dipinti.
Nell’ultimo decennio della sua vita lavorò
intensamente per gli Asburgo, oltre a
ritrarre la famiglia e la campagna.
Rubens
«Diana e
Callisto»
Tecnica : Olio su
Tela(202x305 cm).
Disegno: Penna e inchiostro
La scena si svolge in una radura; Diana si trova a sinistra con le braccia aperte e protese verso Callisto, mentre
di quest’ultima si vede solo il braccio destro quasi ad esprimere difesa. Quattro ninfe sono intente a togliere i
vestiti a Callisto, mentre altre due sono sedute vicino alla vasca di una fontana nella quale cade l’acqua da una
maschera di satiro. Callisto è rappresentata mentre viene spogliata a forza dalle ninfe. Ma se Rubens copia il
soggetto da Tiziano, ne cambia però la struttura formale pittorica ed anche il contenuto. Nel dipinto del Prado,
a differenza di quello di Tiziano, Callisto è una bella dama di corte, ornata di gioielli e di abiti e sta in piedi di
fronte a Diana. Forse voluto da Filippo IV di Spagna per poterlo collocare ne la “Torre della Parada”, un castello
di caccia; ma non si trova nell’elenco che registra la ricca decorazione del castello eseguita da Rubens. Colpisce
la maschera di Satiro sopra la vasca della fontana. Esiste un quadro dipinto da Rubens per la Torre della Parada
intitolato Saturno che mangia uno dei suoi figli dipinto negli stessi anni delDiana e Callisto, in cui in Saturno
viene riconosciuto un autoritratto del vecchio Rubens; autoritratto di Rubens che si nasconderebbe anche
nella maschera del Satiro sulla fontana.
Tiziano
«Diana e Atteone»
Rubens:
«Il giardino dell’amore»
Quest’ opera è la fedele copia del dipinto di Rubens dipinta
ad olio su tela grana medio-fine, verniciato con patina a
goccia d’ambra. Il dipinto è completo nella sua cornice in
stile d’epoca barocca.Il dipinto è inoltre munito di imballo su
misura con rinforzi interni, adatto alla spedizione e
conservazione.In quest’opera troviamo anticipati molti temi
che saranno in seguito sviluppati dalla pittura rococò del
Settecento. In particolare il convegno amoroso, di più
uomini e donne intente a corteggiarsi e flirtare. Ma vediamo
anticipato anche quel gusto per il paesaggio pittoresco che
sarà molto sfruttato dall’arte del secolo successivo. Le figure
si intrecciano in uno spazio segnato da sontuose
architetture. I colori sono squillanti come non mai, creando
una sensazione di grande vivacità e allegria.
Luca Giordano nacque a Napoli. Le
prime opere risalgono agli
anni ’50 del XVII secolo, segnate da
una profonda influenza che la pittura
napoletana subì dopo il passaggio di
Caravaggio. Successivamente, i
biografi del tempo riferiscono che il
padre lo mandò a disegnare le opere
più rare delle chiese e gallerie
di Napoli e che poi lo condusse con sé
a Roma per fargli studiare le opere
antiche e degli uomini insigni.
Dopo il soggiorno a Firenze,
chiamato da Carlo II alla corte
di Madrid . Il Monastero dell’Escorial
, il Palazzo di Madrid, il Palazzo reale
di Aranjuez, la Chiesa di
Sant’Antonio de los
Alamanes (Madrid) e Todelo
conservano parte dell'eredità
artistica del pittore. Luca Giordano
fu popolare alla corte tanto che il re
gli concesse il titolo di «caballero".
Luca Giordano
«Disfatta di Sisera»
Questo dipinto fa parte di una coppia di
bozzetti che l'artista eseguì in previsione
della decorazione della chiesa di Santa
Maria Donnaromita a Napoli. Lasciati
questi incompiuti a causa della partenza per
la Spagna nel 1692, furono poi terminati da
due suoi allievi: Simonelli e Cenatempio
.L'iconografia dell'opera è tratta
dal Vecchio Testamento (Libro dei Giudici
4:7-24) in cui si narra delle lotte fra gli
israeliti e Sisera, o Sisara, generale delle
truppe di Canaan, e di come la profetessa
Deborah accompagnata dal comandante
Barac grazie alla guida di Dio condusse alla
vittoria il suo popolo mettendo in
fuga Sisara . Successivamente egli sarà
ucciso dall'eroina Giaele che gli conficcherà
un chiodo nella testa.
Il dipinto riprende il momento in cui Sisera
fugge e abbandona le proprie truppe
presso il fiume Kison.
Cette peinture fait partie d'une paire de
croquis que l'artiste peint en prévision
de la décoration de l'église de Santa
Maria Donnaromita à Naples. Ces
croquis ont été terminée par deux de
ses élèves: Simonelli et Cenatempio
.L'iconografie du travail est tiré par
l'Ancien Testament qui raconte les
luttes entre les Israélites et Sisera,
général les troupes de Canaan, et
comment la prophétesse Deborah
accompagné par le commandant Barak,
grâce à la direction de Dieu conduit son
peuple à la victoire en mettant Sisera
fuir. Puis il sera tué par l'héroïne Jaël
qui conficcherà un clou dans la tête.
La peinture prend le temps où Sisera
fuit et abandonne ses troupes à la
rivière Kishon.
Nel 1629 Velázquez partì da Barcellona per Genova; trascorse quindi due anni in
viaggio per l’Italia, visitando Milano, Venezia, Parma, Roma e Napoli, dove poté
studiare da vicino e assimilare l’arte del Rinascimento e del barocco italiano. Ricevette
alcuni incarichi come architetto ed ebbe la commissione di decorare le nuove stanze
nei palazzi reali. Tornato a Madrid nel 1651, realizzò gli ultimi capolavori, che risentono
dell’evoluzione stilistica maturata nel corso degli anni, sotto l’influsso anche della
pittura italiana. L’opera di Velázquez ebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo
dell’arte spagnola dopo la morte dell’artista, esercitando particolare influenza, circa un
secolo più tardi, sulla pittura di Francisco Goya.
E’ il massimo esponente dello stile barocco. Egli lavorò
come apprendista presso Francisco Pacheco ed assimilò
gli stili pittorici più diffusi dell’epoca, in gran parte
influenzati dal realismo italiano e fiammingo. Bene
introdotto nella ristretta cerchia intellettuale di Siviglia,
entrò in contatto con letterati e poeti famosi i quali
stimolarono in lui l’interesse per la cultura classica, che
costituirà in seguito la base per numerose composizioni di
soggetto mitologico, ricche di significati e simbologie
nascoste. Dopo un primo viaggio a Madrid nel 1622,
Velázquez tornò nella capitale l’anno seguente, nominato
pittore ufficiale di Filippo IV. Nel 1623 iniziò un periodo di
intensa attività come ritrattista, prediletto dai membri della
famiglia reale e della corte.
Il “Cristo crocifisso”, carico di valore emotivo, spirituale e
simbolico tipico dell'epoca. Una diceria popolare vuole
che questo quadro fosse stato commissionato da Filippo
IV come ex voto di penitenza per il suo amore sacrilego
verso una giovane religiosa. Il dipinto fu allungato per
adattarlo allo spazio che gli era stato assegnato in un
oratorio, ma l'aggiunta è stata ora rimossa riportandolo
alle dimensioni originali. Nonostante il soggetto
drammatico, il dipinto nella sua totalità infonde quasi un
senso di serenità: a ciò contribuiscono le scarse gocce di
sangue e i piedi appoggiati su una mensola; il corpo
crocifisso rispetta i canoni classici. Una ciocca di capelli
scende dalla corona di spine; si dice che il pittore,
irritato, abbia realizzato velocemente questo ciuffo per
coprire una parte del viso mal venuta. Si notano anche le
ferite inferte dalla lancia di San Longino, ancora
gocciolanti di sangue, e la scelta di quattro chiodi,
tipicamente medievale . La luce, sempre su ispirazione
caravaggesca, è molto chiara e non riporta le ombre. È
da notare l'iscrizione estesa (Gesù Nazareno Re dei
Giudei) nelle tre lingue ebraica, greca e latina.
Diego Velàzquez
«Trionfo di Bacco»
Un Bacco seminudo, dall'incarnato chiaro e luminoso,
è raffigurato mentre pone una corona d‘edera sul
capo di un popolano inginocchiato di fronte a lui.
La compostezza indolente dei due membri della corte
del dio, posti a sinistra della scena, contrasta col
ridanciano e irriverente omaggio dei popolani
ubriachi che prorompe dalla destra e che ben si
accorda con la scelta del titolo originale: Los
bebedores (I bevitori) o Los borrachos (Gli ubriachi).
Una contrapposizione, quella fra Arcadia e realismo,
che si pone ancora con più nettezza
nell'accostamento fra l'espressione sconcertata e un
po' sfuggente di Bacco e il franco sorriso dell'ubriaco
che ci guarda direttamente negli occhi.
Per la scelta dei colori che si allontanano dai toni
terrosi dei dipinti giovanili, l'opera è uno dei primi
esempi dello stile pittorico di Velázquez.
A half-naked Bacchus is represented while he is setting a crown
of ivy on a canter's head knelt in front of him.
The indolent composure of the two members of the court of
the god, sets to the left some scene, it opposes with the
ridanciano and disrespectful homage of the canters.
An opposition, that among Arcadia and realism, that it is still
set with more clearness in the approach between the puzzled
expression and some fleeing of Bacchus and the frank smile of
the drunk one that it directly looks us in the eyes.
For the choice of the colors that they estrange from the earthy
tones of the juvenile paintings, the work is one of the first
examples of the pictorial style of Velázquez
Caravaggio nasce a Milano. E' chiamato Caravaggio dal
nome della cittadina in provincia di Bergamo dove
trascorse l'infanzia. Ragazzo con canestro e frutta Pittore,
grande colorista e potente interprete della realtà,
Caravaggio si compiacque di efficaci contrasti d'ombra e
luci, mentre conduceva una vita avventurosa e
vagabonda, lavorando un po' in tutta Italia e
particolarmente a Roma, in Sicilia e a Malta. Dai pittori
lombardi del Cinquecento ereditò il naturalismo e
l'attenzione al dato reale. Caravaggio trascorre un anno in
prigione per un crimine inconfessato.
L'opera è documentata nelle collezioni
reali spagnole nel 1781, all'epoca di
re Carlo III. Venne trasferita nel Museo
del Prado dalla regina Maria . Il volto di
Golia è un autoritratto del pittore. Il
pittore conosce abilmente gli effetti
della luce e sa giocare con essa; non
ritrae fedelmente il chiaroscuro
naturale ma evidenzia con i suoi giochi
di ombre solo ciò che ritiene
importante. Il Caravaggio si ritrae nelle
vesti del gigante decapitato perché è
un peccatore angosciato, avvezzo ad
ogni tipo di vizio ma tutto invaso da un
forte senso di colpa cristiano. L'autore
tornerà a ritrarsi nelle sembianze di
Golia quasi tutte le volte che dipingerà
lo stesso soggetto. Isabella di Braganza
, moglie di Ferdinando VII .
Ringraziamo la nostra professoressa
Potenza per averci permesso di realizzare
questo lavoro di gruppo al fine di mettere in
pratica lo studio effettuato a scuola con
l’esperienza vissuta a Madrid.
In modo particolare, abbiamo scelto di descrivere
più precisamente il Museo del Prado perché ci ha colpito
la ricchezza,l’eleganza e la storia delle sue opere.
Questo è da aggiungere al nostro bagaglio
culturale ricordando sempre i momenti belli e divertenti
trascorsi insieme ai nostri compagni di classe.
Power Point effettutato da : Fabiana de Martino, Chiara
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Sgritto e Elena Rosati.

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Museo del Prado Madrid

  • 1.
  • 2.
  • 3. L'edificio è composto da un corpo centrale, fiancheggiato da gallerie allungate che finiscono in baldacchini quadrati, il suo interno ospita le rotonde. Il corpo centrale si distingue in una costruzione di sei colonne in ordine tuscanico, una trabeazione una cornice ed un attico. Le due gallerie laterali si estendono per due piani: quello inferiore con finestroni profondi ed allungati che finiscono in un arco a mezzo punto ,e quello superiore costituito da una galleria di colonne ioniche. facciata nord ha un portico con colonne ioniche sovrastate da una trabeazione. Questa facciata corrisponde alla seconda pianta dell'edificio. Quando questo venne costruito, la prima pianta si trovava, da questo lato, sotto il livello del terreno, che a quell'epoca scendeva in una piccola costa fino alla passeggiata del Prado. Più tardi il dislivello venne distrutto fino a ridurlo alla stessa altezza del suolo reale del monumento, per cui fu necessario costruire una scalinata per l'accesso. All'esterno, sulla facciata che dà sul Paseo del Prado si trova la Porta di Velázquez, con un frontone di ordine dorico che incorpora il rilievo dell'attico, le statue ed i medaglioni allegorici del re Fernando VII protettore delle scienze, delle arti e della tecnica. Di fronte a questa porta si trova la statua di Velázquez.
  • 4. Francisco Goya nacque nel 1746 in un piccolo villaggio dell'Aragona nei pressi di Saragozza. Molto giovane intraprese un viaggio di formazione in Italia che si rivelò fondamentale per la sua crescita come pittore in quanto approfondì le fonti del classicismo che, allora, costituiva il modello di riferimento di tutta la cultura accademica. Egli lavorò molto al servizio dei reali e degli aristocratici come ritrattista e Carlo IV lo nominò “pittore di camera” del re. Colpito da una malattia molto grave diventò quasi completamente sordo. Questo evento e la sua avversione che maturò nei confronti delle classi regnanti modificarono nel tempo il suo carattere che diventò sempre più cupo e pessimista Anche l'invasione napoleonica del 1808 e il martirio del popolo spagnolo, lasciarono un segno indelebile sull'artista che espresse la sua ribellione contro ogni forma di oppressione in alcune delle sue opere più importanti. Caduto in disgrazia a corte, Goya si ritirò nella sua casa di campagna e successivamente in Francia, a Bordeaux, dove morì nel 1828.
  • 5. Il volto del soggetto è sorridente, senza alcun tipo di trucco eccessivo, i capelli realistici e morbidi, e il corpo, anche se sembra leggermente non combaciante con la testa, è comunque ben fatto. Si può notare che tutta la luce che viene riversata sul corpo del soggetto per darvi ancora maggiore importanza, è in netta contrapposizione con l’oscurità dell’ambiente; attraverso il saggio utilizzo di colori attraverso le varie pennellate, creando un colore unico per il divano, ma anche per la stessa pelle, Goya riesce a fare in modo che il corpo della donna, che può essere inteso come il vero e proprio soggetto del quadro, viene messo in primo piano con una forte luce rispetto a tutto il circondario che è completamente oscurato e privo di importanza. Questo quadro, è particolare soprattutto per il tema che viene rappresentato qui: per la prima volta infatti viene rappresentata una donna nuda che esibisce le proprie grazie senza dover essere una vera e propria dea o qualche altro personaggio mitico, senza dover incorrere in qualche accusa da parte della chiesa.
  • 6. Francisco Goya «Duello Rusticano» Duello rusticano è un dipinto a olio su muro trasportato su tela (123x266 cm) realizzato tra il 1820 e il 1821 dal pittore spagnolo Francisco Goya. Egli è considerato il più grande dei pittori spagnoli dell'età illuminista. La sua arte costituisce il superamento dello stile neoclassico, basato sulla rappresentazione della bellezza ideale dedotta dai modelli classici, e propone un'originale apertura verso il Romanticismo e il realismo, con la raffigurazione di scene tratte dalla vita reale, ma anche di immagini fantastiche frutto della sua immaginazione. I temi adottati sono numerosi, dal ritratto, al dipinto religioso, alle scene di genere, di vita popolare o aristocratica, alle invenzioni legate al mondo del soprannaturale. Duello rusticano fa parte delle ‘’Pitture Nere’’, celebri ritratti realizzati sulle mura interne dell’abitazione dell’artista, in cui prevalgono colori scuri e le cui pennellate sono molto rapide. I due soggetti che si trovano leggermente a sinistra sono semplicemente due uomini che combattono tra loro con delle armi improvvisate, che sembrerebbero dei veri e propri bastoni; oltre al combattimento però, è interessante notare che i due combattono in condizioni estreme in quanto le loro gambe sono bloccate all’interno del fango o delle sabbie mobili. Le ‘’Pitture Nere’’ non sono facilmente comprensibili. Secondo alcune ipotesi, Goya con quest’opera mostra come gli uomini siano mossi da un ancestrale meccanismo di distruzione reciproca.
  • 7. Francisco Goya “3 Maggio 1808” Sulla sinistra sono presenti gli ostaggi, i quali sono rappresentati in momenti diversi e stanno per essere eliminati. Sulla destra ci sono di spalle le truppe di Napoleone, che stanno per fare fuoco sugli innocenti. L’unica fonte di luce proviene dalla lanterna che si trova ai piedi dei soldati, altrimenti tutto il resto del quadro è abbastanza buio. Un uomo vestito di bianco, ed è l’unico vestito così, il quale ha le braccia verso l’alto, bloccato dalle guardie; ma il suo movimento ricorda moltissimo quello di Gesù in croce e quindi potrebbe indicare che quest’ultimo si stia sacrificando per il proprio popolo Una vittima già uccisa dal plotone, con le braccia proprio come quelle dell’uomo vestito di bianco. un uomo che invece ha il pugno chiuso, gesto che tradizionalmente rappresenta la rabbia, e in questo caso indica la frustrazione e l’ira da parte del popolo costretto ad essere eliminato. Un’altra persona invece si inchina a terra, quasi piangendo, ed indica invece coloro che si sono arresi all’invasione.
  • 8. Rubens nacque a Siegen nel 1577. Egli viaggiò in Italia, centro dell’arte europea e soggiornò a Venezia, Mantova, a Firenze, a Genova e a Roma. Fu per circa nove anni presso Vincenzo Gonzaga, duca di Mantova, per il quale, oltre a eseguire opere originali, copiò alcuni dipinti rinascimentali della collezione privata e svolse funzioni diplomatiche presso Filippo III di Spagna. Tornato nelle Fiandre, Rubens, che in Italia aveva dato vita a una delle prime espressioni del barocco, divenne pittore di corte dell’arciduca Alberto, viceré dei Paesi Bassi. Molte opere gli vennero commissionate dalla Chiesa fiamminga proprio per le emozionanti interpretazioni che sapeva dare degli eventi religiosi. Inviato a Madrid dal viceré dei Paesi Bassi, ricevette dal re di Spagna Filippo IV incarichi di corte e diverse commissioni. In occasione di una successiva missione a Londra fu nominato cavaliere da Carlo I, per il quale eseguì diversi dipinti. Nell’ultimo decennio della sua vita lavorò intensamente per gli Asburgo, oltre a ritrarre la famiglia e la campagna.
  • 9. Rubens «Diana e Callisto» Tecnica : Olio su Tela(202x305 cm). Disegno: Penna e inchiostro La scena si svolge in una radura; Diana si trova a sinistra con le braccia aperte e protese verso Callisto, mentre di quest’ultima si vede solo il braccio destro quasi ad esprimere difesa. Quattro ninfe sono intente a togliere i vestiti a Callisto, mentre altre due sono sedute vicino alla vasca di una fontana nella quale cade l’acqua da una maschera di satiro. Callisto è rappresentata mentre viene spogliata a forza dalle ninfe. Ma se Rubens copia il soggetto da Tiziano, ne cambia però la struttura formale pittorica ed anche il contenuto. Nel dipinto del Prado, a differenza di quello di Tiziano, Callisto è una bella dama di corte, ornata di gioielli e di abiti e sta in piedi di fronte a Diana. Forse voluto da Filippo IV di Spagna per poterlo collocare ne la “Torre della Parada”, un castello di caccia; ma non si trova nell’elenco che registra la ricca decorazione del castello eseguita da Rubens. Colpisce la maschera di Satiro sopra la vasca della fontana. Esiste un quadro dipinto da Rubens per la Torre della Parada intitolato Saturno che mangia uno dei suoi figli dipinto negli stessi anni delDiana e Callisto, in cui in Saturno viene riconosciuto un autoritratto del vecchio Rubens; autoritratto di Rubens che si nasconderebbe anche nella maschera del Satiro sulla fontana. Tiziano «Diana e Atteone»
  • 10. Rubens: «Il giardino dell’amore» Quest’ opera è la fedele copia del dipinto di Rubens dipinta ad olio su tela grana medio-fine, verniciato con patina a goccia d’ambra. Il dipinto è completo nella sua cornice in stile d’epoca barocca.Il dipinto è inoltre munito di imballo su misura con rinforzi interni, adatto alla spedizione e conservazione.In quest’opera troviamo anticipati molti temi che saranno in seguito sviluppati dalla pittura rococò del Settecento. In particolare il convegno amoroso, di più uomini e donne intente a corteggiarsi e flirtare. Ma vediamo anticipato anche quel gusto per il paesaggio pittoresco che sarà molto sfruttato dall’arte del secolo successivo. Le figure si intrecciano in uno spazio segnato da sontuose architetture. I colori sono squillanti come non mai, creando una sensazione di grande vivacità e allegria.
  • 11. Luca Giordano nacque a Napoli. Le prime opere risalgono agli anni ’50 del XVII secolo, segnate da una profonda influenza che la pittura napoletana subì dopo il passaggio di Caravaggio. Successivamente, i biografi del tempo riferiscono che il padre lo mandò a disegnare le opere più rare delle chiese e gallerie di Napoli e che poi lo condusse con sé a Roma per fargli studiare le opere antiche e degli uomini insigni. Dopo il soggiorno a Firenze, chiamato da Carlo II alla corte di Madrid . Il Monastero dell’Escorial , il Palazzo di Madrid, il Palazzo reale di Aranjuez, la Chiesa di Sant’Antonio de los Alamanes (Madrid) e Todelo conservano parte dell'eredità artistica del pittore. Luca Giordano fu popolare alla corte tanto che il re gli concesse il titolo di «caballero".
  • 12. Luca Giordano «Disfatta di Sisera» Questo dipinto fa parte di una coppia di bozzetti che l'artista eseguì in previsione della decorazione della chiesa di Santa Maria Donnaromita a Napoli. Lasciati questi incompiuti a causa della partenza per la Spagna nel 1692, furono poi terminati da due suoi allievi: Simonelli e Cenatempio .L'iconografia dell'opera è tratta dal Vecchio Testamento (Libro dei Giudici 4:7-24) in cui si narra delle lotte fra gli israeliti e Sisera, o Sisara, generale delle truppe di Canaan, e di come la profetessa Deborah accompagnata dal comandante Barac grazie alla guida di Dio condusse alla vittoria il suo popolo mettendo in fuga Sisara . Successivamente egli sarà ucciso dall'eroina Giaele che gli conficcherà un chiodo nella testa. Il dipinto riprende il momento in cui Sisera fugge e abbandona le proprie truppe presso il fiume Kison. Cette peinture fait partie d'une paire de croquis que l'artiste peint en prévision de la décoration de l'église de Santa Maria Donnaromita à Naples. Ces croquis ont été terminée par deux de ses élèves: Simonelli et Cenatempio .L'iconografie du travail est tiré par l'Ancien Testament qui raconte les luttes entre les Israélites et Sisera, général les troupes de Canaan, et comment la prophétesse Deborah accompagné par le commandant Barak, grâce à la direction de Dieu conduit son peuple à la victoire en mettant Sisera fuir. Puis il sera tué par l'héroïne Jaël qui conficcherà un clou dans la tête. La peinture prend le temps où Sisera fuit et abandonne ses troupes à la rivière Kishon.
  • 13. Nel 1629 Velázquez partì da Barcellona per Genova; trascorse quindi due anni in viaggio per l’Italia, visitando Milano, Venezia, Parma, Roma e Napoli, dove poté studiare da vicino e assimilare l’arte del Rinascimento e del barocco italiano. Ricevette alcuni incarichi come architetto ed ebbe la commissione di decorare le nuove stanze nei palazzi reali. Tornato a Madrid nel 1651, realizzò gli ultimi capolavori, che risentono dell’evoluzione stilistica maturata nel corso degli anni, sotto l’influsso anche della pittura italiana. L’opera di Velázquez ebbe un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’arte spagnola dopo la morte dell’artista, esercitando particolare influenza, circa un secolo più tardi, sulla pittura di Francisco Goya. E’ il massimo esponente dello stile barocco. Egli lavorò come apprendista presso Francisco Pacheco ed assimilò gli stili pittorici più diffusi dell’epoca, in gran parte influenzati dal realismo italiano e fiammingo. Bene introdotto nella ristretta cerchia intellettuale di Siviglia, entrò in contatto con letterati e poeti famosi i quali stimolarono in lui l’interesse per la cultura classica, che costituirà in seguito la base per numerose composizioni di soggetto mitologico, ricche di significati e simbologie nascoste. Dopo un primo viaggio a Madrid nel 1622, Velázquez tornò nella capitale l’anno seguente, nominato pittore ufficiale di Filippo IV. Nel 1623 iniziò un periodo di intensa attività come ritrattista, prediletto dai membri della famiglia reale e della corte.
  • 14. Il “Cristo crocifisso”, carico di valore emotivo, spirituale e simbolico tipico dell'epoca. Una diceria popolare vuole che questo quadro fosse stato commissionato da Filippo IV come ex voto di penitenza per il suo amore sacrilego verso una giovane religiosa. Il dipinto fu allungato per adattarlo allo spazio che gli era stato assegnato in un oratorio, ma l'aggiunta è stata ora rimossa riportandolo alle dimensioni originali. Nonostante il soggetto drammatico, il dipinto nella sua totalità infonde quasi un senso di serenità: a ciò contribuiscono le scarse gocce di sangue e i piedi appoggiati su una mensola; il corpo crocifisso rispetta i canoni classici. Una ciocca di capelli scende dalla corona di spine; si dice che il pittore, irritato, abbia realizzato velocemente questo ciuffo per coprire una parte del viso mal venuta. Si notano anche le ferite inferte dalla lancia di San Longino, ancora gocciolanti di sangue, e la scelta di quattro chiodi, tipicamente medievale . La luce, sempre su ispirazione caravaggesca, è molto chiara e non riporta le ombre. È da notare l'iscrizione estesa (Gesù Nazareno Re dei Giudei) nelle tre lingue ebraica, greca e latina.
  • 15. Diego Velàzquez «Trionfo di Bacco» Un Bacco seminudo, dall'incarnato chiaro e luminoso, è raffigurato mentre pone una corona d‘edera sul capo di un popolano inginocchiato di fronte a lui. La compostezza indolente dei due membri della corte del dio, posti a sinistra della scena, contrasta col ridanciano e irriverente omaggio dei popolani ubriachi che prorompe dalla destra e che ben si accorda con la scelta del titolo originale: Los bebedores (I bevitori) o Los borrachos (Gli ubriachi). Una contrapposizione, quella fra Arcadia e realismo, che si pone ancora con più nettezza nell'accostamento fra l'espressione sconcertata e un po' sfuggente di Bacco e il franco sorriso dell'ubriaco che ci guarda direttamente negli occhi. Per la scelta dei colori che si allontanano dai toni terrosi dei dipinti giovanili, l'opera è uno dei primi esempi dello stile pittorico di Velázquez. A half-naked Bacchus is represented while he is setting a crown of ivy on a canter's head knelt in front of him. The indolent composure of the two members of the court of the god, sets to the left some scene, it opposes with the ridanciano and disrespectful homage of the canters. An opposition, that among Arcadia and realism, that it is still set with more clearness in the approach between the puzzled expression and some fleeing of Bacchus and the frank smile of the drunk one that it directly looks us in the eyes. For the choice of the colors that they estrange from the earthy tones of the juvenile paintings, the work is one of the first examples of the pictorial style of Velázquez
  • 16. Caravaggio nasce a Milano. E' chiamato Caravaggio dal nome della cittadina in provincia di Bergamo dove trascorse l'infanzia. Ragazzo con canestro e frutta Pittore, grande colorista e potente interprete della realtà, Caravaggio si compiacque di efficaci contrasti d'ombra e luci, mentre conduceva una vita avventurosa e vagabonda, lavorando un po' in tutta Italia e particolarmente a Roma, in Sicilia e a Malta. Dai pittori lombardi del Cinquecento ereditò il naturalismo e l'attenzione al dato reale. Caravaggio trascorre un anno in prigione per un crimine inconfessato.
  • 17. L'opera è documentata nelle collezioni reali spagnole nel 1781, all'epoca di re Carlo III. Venne trasferita nel Museo del Prado dalla regina Maria . Il volto di Golia è un autoritratto del pittore. Il pittore conosce abilmente gli effetti della luce e sa giocare con essa; non ritrae fedelmente il chiaroscuro naturale ma evidenzia con i suoi giochi di ombre solo ciò che ritiene importante. Il Caravaggio si ritrae nelle vesti del gigante decapitato perché è un peccatore angosciato, avvezzo ad ogni tipo di vizio ma tutto invaso da un forte senso di colpa cristiano. L'autore tornerà a ritrarsi nelle sembianze di Golia quasi tutte le volte che dipingerà lo stesso soggetto. Isabella di Braganza , moglie di Ferdinando VII .
  • 18. Ringraziamo la nostra professoressa Potenza per averci permesso di realizzare questo lavoro di gruppo al fine di mettere in pratica lo studio effettuato a scuola con l’esperienza vissuta a Madrid. In modo particolare, abbiamo scelto di descrivere più precisamente il Museo del Prado perché ci ha colpito la ricchezza,l’eleganza e la storia delle sue opere. Questo è da aggiungere al nostro bagaglio culturale ricordando sempre i momenti belli e divertenti trascorsi insieme ai nostri compagni di classe. Power Point effettutato da : Fabiana de Martino, Chiara Cosentino,Martina Megna, Gemma Giordano , Marika Sgritto e Elena Rosati.