SlideShare a Scribd company logo
Teologia e Psichiatria

Dalla distanza alla collaborazione
Lo spirito con cui la teologia
              affronta il dibattito
• Negli ultimi decenni la teologia si è confrontata con diverse
  problematiche essenziali:

• Ermeneutica (Gadamer)
• Sociologica ((Habermas)
• Epistemologica (Popper)

  Presentandosi come scienza della fede, la teologia si è trovata - in questi dibattiti - a
  dover fondare la propria identità e motivare il proprio statuto di sapere critico della
  fede;
  ne è venuto un ampio sforzo teso a garantire alla teologia una fondazione teoretica,
  una metodologia di ricerca ed un apparato concettuale coerenti da una parte con il
  carattere storico della rivelazione cristiana e dall'altra con il dibattito critico delle
  scienze.
Lo spirito … 2
• Anche se non ha che pochi decenni, questo cammino aperto e costruttivo
  ha inevitabilmente portato la teologia ad affrontare temi inconsueti.

• Il dibattito con le diverse teorie di neurofisiologia della mente si colloca su
  questo sfondo; per il teologo si tratta di misurarsi con i profondi
  cambiamenti in atto nella immagine del mondo e dell'uomo:
  ovviamente, non si tratta solo di recepire quanto le scienze affermano ma di
  aprire con loro un proficuo confronto.

• Per il teologo, infatti, la legittimazione di una conclusione dovrà sempre
  essere una legittimazione teologica e non una resa sotto la spada di
  Damocle della espulsione dall’arengo della modernità.
I. Teologia e mente
• La teologia non ha un suo discorso sul cervello e sul suo
  funzionamento

• La teologia ha invece una sua prospettiva circa la persona e la
  sua coscienza intelligente e libera

• Esistono diversi modelli interpretativi della persona umana,
  che convergono su due elementi essenziali:
I. 1. L’anima

• Il primo elemento tradizionalmente indicato nell'anima è
  ereditato dal mondo greco ed è la convinzione che la persona
  umana ha un centro che regola i nessi strutturali delle parti
  con l'intero;

• è l'unità dell'intero a dare senso alle parti ed a costituire
  l'insieme multiforme della persona come un unico
  organismo e, solo in rapporto a questa unità strutturante, le
  singole parti trovano il loro senso.
L’anima e il cristianesimo

• Nonostante il suo legame con l'anima interiore e spirituale, il
  cristianesimo - con l'incarnazione di Cristo - porrà le basi per
  un superamento di questo spiritualismo assoluto

• e per una concezione dello spirituale come realtà umana che
  opera nel corpo e si esprime attraverso la realtà materiale.
  Saranno le scelte dell'epoca moderna.
MORTE DELL’ANIMA?
• Questa posizione greco - cristiana viene oggi contestata, fino a
  parlare di morte dell’anima.
• Con la conseguente riduzione delle funzioni spirituali a
  qualcosa di fisico o di chimico (BARRETT 1987;
  GALIMBERTI 1987).

• Tale riduzione è inaccettabile sia nel contenuto sia nel
  metodo:
• Nel contenuto perché è incapace di comprendere il significato
  della spiritualità umana
• Nel metodo perché si assolutizza il cervello dimenticando che
  esso è parte di una realtà più ampia e unitaria che è l’uomo.
I. 2. La relazione con il Dio vivente
• Il secondo elemento dell’antropologia cristiana viene dalla Bibbia
  ed è indicato con leb – cuore o ruah – spirito. Si tratta della
  relazione con Dio. Perciò la tradizione cristiana ha concepito la
  ratio in termini processuali: essa si costituisce in rapporto a quella
  Verità al cui servizio sta.

• In poche parole, la mente non è una realtà completa in se stessa e
  quasi isolabile da tutto il resto ma - per usare questo linguaggio – è
  una "facoltà", una facoltà dell'anima rivolta a Dio, somma Verità e
  sommo bene.

• Una simile prospettiva processuale non permette di considerare
  la mente e, men che meno, il cervello come realtà irrelate: essi
  rimandano oltre se stessi, ad una totalità di senso, alla Verità.
La definizione di Tommaso

• Tommaso definisce l’uomo come sostanza intelligente o
  anima razionale, ma non cade nello spiritualismo che
  concepisce l’intelligenza come superiore o staccata da ogni
  altro aspetto dell’uomo.

• Egli afferma che la materia corporea è come co-principio
  metafisico in grado di permettere l'autodispiegamento
  della intelligenza.
  In tal modo afferma una profonda relazione tra l'intelletto e la
  realtà materiale che, pur fuori dell'uomo, appartiene al
  processo del comprendere.
Le indicazioni della teologia 1

• Quindi la teologia ha sempre
• valorizzato l'intelligenza come garanzia e baluardo di un umano colto in
  chiave di autotrascendenza
• e, da Tommaso in poi, ha integrato anche la corporeità materiale
  all'interno del suo progetto.

•   Il suo problema è stato ed è la relazione tra la dimensione universale di una intelligenza alla ricerca di senso e la concretezza della figura storica di
    Gesù, nel quale riconosce l'anticipazione di questo senso ultimo; di conseguenza, il suo compito è quello di dar vita ad una circolarità di fede e
    ragione tale da fondare un sapere critico e scientifico.
Le indicazioni della teologia 2
• In questo senso, il cervello non è pensabile - teologicamente - come una
  realtà definita e conchiusa, come lo strumento di una ragione
  totalizzante, indipendente da Dio e padrona del senso della vita e delle
  cose;
• non è nemmeno pensabile come una realtà materiale, indagabile nelle
  sue componenti neurochimiche e frammentabile a piacere sotto la spinta
  delle scoperte scientifiche:
• in quanto "organismo" unitario, la persona non rimanda ad un hardware
  cerebrale ma ad un senso comprensivo di tutti gli aspetti della vita che
  nella coscienza trova il luogo del suo concreto darsi.
Le indicazioni della teologia 3
• La persona è più del suo cervello e questo, pur importante anche per le
  dinamiche spirituali, non è sufficiente a spiegarne tutti gli aspetti.

• Nello stesso senso, l'evidenza della verità non può essere ridotta ad una
  "evidenza sperimentale," di stampo positivista, incapace di un rimando
  umano ad una ulteriorità che la sorpassi.

• La persona, insomma, comprende una pluralità di dimensioni che non
  possono essere dimenticate od emarginate, senza esserne impoverita.
• In una parola, la pluralità dei livelli di conoscenza intenzionale e conscia
  e la loro articolazione nei diversi ambiti di significato mette in evidenza
  come in tutte le operazioni sia insito un movimento di
  autotrascendimento che conduce logicamente, anche se non
  necessariamente, ad un bisogno di assoluto. È quanto B. Lonergan ha
  provato a mostrare nelle sue opere (1961, 1975, 1993).
Le indicazione della teologia 4

• È Eddington (EDDINGTON 1935, 9-11 ) nella sua descrizione dei due
  tavoliquanto, in fondo, richiama anche : uno solido e rotondo, con una
  superficie liscia, e l'altro come un ammasso di elettroni. Solo una
  consapevolezza dei diversi livelli della realtà permette di arrivare a
  conclusioni riportabili ad un autentico sapere.

•    Al di là delle differenze tra i diversi autori, la teologia insiste su una
    concezione aperta e processuale della mente che rappresenta il criterio
    ultimo della dignità e della identità personale; una simile visione approda
    ad una concezione dell'intelligenza come attività aperta, da verificare
    continuamente nelle sue dinamiche e nei suoi esiti.
Le indicazioni della teologia 5
•   Questa veloce presentazione permette di capire l'atteggiamento proprio della
    teologia:

•   essa guarda al cervello come all'ambito di processi neurofisiologici nei quali
    prende corpo una determinata forma di appropriazione della realtà, nei quali
    prendono forma dinamiche esistenziali ed autotrascendenti che permettono una
    costruzione dell'umano e gli danno volto come ricerca di senso, quel senso che la
    fede indica in Cristo. Quindi per il teologo - l'attività intelligente della "mente" è
    una attività aperta coinvolta nella costruzione dell'umano perché ne fa
    strutturalmente parte; ridurla ad una semplice sommatoria dei processi neuronali
    sarebbe un interpretarla riduttivamente.

•   Quello che questo dibattito ripropone è una ripresa della questione epistemologica dal punto di vista della neurofisiologia della mente.
II. Teologia e dibattiti moderni
•   Che cosa ha imparato la teologia?

•   1. che l'elaborazione di un processo conoscitivo non è mai una fotografia della realtà: un
    metodo insegna sempre a selezionare ciò che è importante ed a tralasciare ciò che è
    irrilevante, insegna a distinguere tra fatti significativi e realtà trascurabili. Ciò che diciamo
    essere essenziale è tale, cioè essenziale, per la costruzione di una determinata teoria
    interpretativa; non è detto che lo sia sempre in realtà.

•   Un processo conoscitivo ha una struttura euristica che procede per ipotesi e verifiche e che,
    per il suo carattere probabilistico, rappresenta un progressivo e significativo avvicinamento
    alla struttura del reale. In altre parole, ogni scienza è portatrice di dati, di indicazioni, di
    risultati che anticipano una comprensione completa; con questi dati, e con le teorie che li
    interpretano, tutte le altre branchie del sapere dovranno bene o male fare i conti. Ma le
    teorie non sono mai assolute, e restano sempre discutibili.
Confronto filosofia teologia

• Confronti storici precedenti della teologia: filosofia, psicologia e
  psicanalisi.

• In filosofia ci si è confrontati con Cartesio e la su proposta di risolvere la
  mente in una rappresentazione del mondo che comprende il soggetto e
  nella quale non ha posto la realtà materiale.

• La teologia non ha mai accolto questa rappresentazione, in quanto la
  coscienza intelligente è strutturalmente aperta al mondo e a Dio.
Confronto con la psicologia

•   Mettendo a fuoco il concreto divenire della persona, queste scienze hanno chiarito
    vuoi la storicità del soggetto intelligente vuoi il carattere secondo e non originario
    della autocoscienza. Intesa come risultato di una interazione con i dati della vita e
    della storia, la coscienza si costituisce in base ai suoi processi e, per non dissolversi
    in un puro divenire, dovrà comporre la sua storicità con la sua stabilità.

•   Vi provvederanno le nozioni del «sé» e dell'«io». Questa autocoscienza, plasmata
    dalla storia e dalla vita, è al tempo stesso portatrice di una intenzionalità che si
    autocostruisce; la teologia vi ha colto la base di una responsabilità che qualifica la
    persona di fronte a sé ed agli altri e, soprattutto, di fronte a Dio.
•
Confronto con la psicanalisi

• Con Freud, la psicanalisi ha visto l'autocoscienza non come dato
  originario ma come il risultato di un conflitto tra le potenze
  istintuali della persona e la pressione condizionante della società:
  ne è venuta una grande attenzione alla dialettica di conscio e
  inconscio, di intenzionale e non-intenzionale.

• La teologia ha rifiutato di risolvere la coscienza intelligente e libera
  in questo solo conflitto e, pur riconoscendone la serietà, ha provato
  ad inserire queste dinamiche in un contesto più vasto che
  mantenesse ragione alla intenzionalità dell'agire umano ed alla
  libertà della persona.
E con la neurofisiologia? 1
• il confronto con i dati della neurofisiologia cerebrale ha una sua specificità.

• Bisogna prendere atto, al riguardo, che la neurofisiologia mette sul
  tappeto un insieme di dati, di osservazioni, di indicazioni che non possono
  venir disattesi e che non ho la preparazione per dibattere e verificare.
  Come osservavo prima, però, ritengo che questi dati – per formulare una
  teoria completa ed organica - vengano necessariamente uniti ad altri
  concetti;

• in questo modo lo studio del cervello in un quadro di funzionamento
  neuronale giunge a porre interrogativi basilari circa la vita, la coscienza,
  l'intenzionalità e la libertà.
E con la neurofisiologia? 2

• Disattendere questi interrogativi sarebbe disonesto e nessun
  uomo di scienza può accettarlo;
• assumerli senza distinguere tra dati e concezioni generali che
  danno loro una inquadratura plausibile sarebbe ingenuo.
• La gravita della sfida è evidente ma questo non è una buona
  ragione per evitarla;

• la consapevolezza che, una volta che queste interpretazioni fossero
  accolte, l'enfasi sulla libertà e sulla responsabilità non avrebbe più
  alcun senso e questi stessi valori dovrebbero venir lasciati alla
  immediatezza popolare del linguaggio comune, esige dagli scienziati
  grande attenzione e impegno critico ma non deve condurre ad
  abbandonare il proprio particolare e limitato percorso di ricerca
  della verità.
Le prospettive 1

•   La teologia non discute i dati ma vuole interrogarli a fondo.

•    Se collochiamo questo problema su uno fondo storico più ampio, possiamo dire
    che la teologia vi ha colto il nodo dell'intreccio tra spirito e materia, due concetti
    spesso utilizzati nel linguaggio cristiano e del magistero ma che questo ultimo non
    ha mai definito nel loro specifico contenuto.
•   La stessa teologia, che nella spiegazione della persona ha abbandonato il primato
    di uno spirito ed ha provato ad integrare il valore della corporeità, non può non
    avvertire questa sfida come una occasione opportuna per precisare il suo quadro
    di pensiero e la sua più generale concezione della vita e della libertà.

•   Ogni comprensione della vita umana portata avanti a scapito della sua concretezza
    materiale non renderebbe ragione né alla tradizione cristiana né a quella
    integrazione di livelli diversi che, sola, permette di avvicinarsi meglio alla realtà.
Prospettive 2
•  A questo scopo, appartengono al patrimonio teologico alcune prime
  puntualizzazioni sulla unità e differenza tra spirito e materia; sorte per
  chiarire il senso dell'unità dell'anima umana - tradizionalmente creata da
  Dio - non solo con il corpo ma con la totalità personale di una vita che
  nasce dai genitori, possono essere di qualche utilità per pensare
  globalmente anche i dati riguardanti il cervello (RAHNER 1984a, 29-84;
  1984b, 119-137; 1984c, 139-150; 1969).
• La prima cosa è mantenere una basilare distinzione tra la spiritualità di
  Dio e quella dell'uomo; mentre quella divina è fondamento di tutto
  quanto esiste ed in questo senso è presente al mondo intero quella umana
  comporta una insopprimibile relazione alla corporeità.
• Se questo è vero, si dovrà riconoscere che l'unità umana di spirito e
  materia, di intenzionalità e corporeità, di mente e cervello esige una
  intima rapportabilità di queste realtà: pensate come due realtà del tutto
  disparate, non sarebbero in grado di costituire una vera realtà (RAHNER
  1989).
Prospettive 3
• Per questo la mente umana va pensata come quella realtà
  spirituale che si comprende come relativa al corpo mentre,
  viceversa, il cervello umano va pensato come quella realtà
  corporea che si comprende come relativa alla dimensione
  spirituale del soggetto.

• La singolarità del composto umano non permette di interpretare il
  senso personale del corpo umano attraverso una identificazione
  funzionale con le dinamiche similari degli animali o la composizione
  chimica di altri esseri viventi;
• per rispettare la singolarità umana, l'analogia andrà sempre
  composta con la differenza.
•   La teologia come la filosofia e come la scienza dovranno tenerne conto. Cogliere la loro differenza senza cogliere insieme la loro
    profonda relazione, significa trascurare un aspetto decisivo sia dell'antropologia sia di quel conoscere che parte sempre dalla realtà
    materiale e sensibile.
Prospettive 4

• La realtà materiale e le dinamiche cerebrali appaiono coefficienti
  diversi ma indispensabili dell'attuarsi dello stesso soggetto
  spirituale.
• Per questo l'unità della conoscenza ci porta a ritenere che ogni
  enunciato sulle sue parti e sulla loro attuazione comprenda, in una
  certa misura, l'essenza stessa della conoscenza così che,

• se da una parte è legittimo risalire dalle dinamiche cerebrali alla
  natura del conoscere, dall'altra è altrettanto legittimo retrocedere
  dal tutto al significato dei singoli aspetti.
• In una simile prospettiva, il cervello non può essere analizzato e
  compreso come indipendente ed a se stante ma solo all'interno della
  globalità della vita personale.

• Infine, la teologia introduce l'incontro tra la ricerca umana di senso e la
  pienezza di senso anticipata dalla fede come un incontro che non può mai
  lasciare indifferente la ragione.

• È proprio della teologia collegare questa dimensione cognitiva della
  pienezza del senso non solo alla intelligenza ma anche alla decisione, ad
  un impegno cioè di libertà.
• Là dove la Verità è una persona e non una categoria generale del
  pensiero, la verità non può essere accolta che nella libertà di una positiva
  scelta.
•   Si intuisce così meglio il carattere di scandalo e di follia che la fede possiede sempre e che la teologa non può che ribadire; l'evidenza
    simbolica della fede si fonda su dei "segni" più che su delle "prove" e questi segni, palesi agli occhi di tutti, risultano suscettibili di
    diverse interpretazioni.
Conclusioni
• Provando ad applicare questi criteri, si può dire che l'unità della
  conoscenza comporta insieme una interpretazione "corporea" del
  pensiero ed una "intenzionale" del cervello:

• nella misura in cui ogni elemento è considerato nella sua totalità, il tutto
  rappresenta un fattore di compiutezza per ciascuna delle sue parti.

• Come la distinzione non deve impedire la totalità così la permanenza
  dell'io cosciente non deve impedire il mutamento.

• Si arriva a questo risultato non già identificando stato fisico e stato
  mentale ma integrando entrambi in una dimensione più alta in cui il lavoro
  cerebrale si apre a quella intenzionalità conoscitiva che rappresenta un
  perfezionamento della persona.
Conclusioni

• In questo senso una nuova organizzazione cerebrale non
  rappresenta solo un punto di equilibrio della rete neurale
  ma, come base di una ulteriore funzione intenzionale,
  rimanda ad un perfezionamento dello spirito e non a
  qualcosa che avviene a fianco ed indipendentemente da esso
  (BASTI 1991).

• È un poco quanto l'antica scolastica, sia pure in una forma
  ontologicamente costringente, indicava con il processo di
  eductio e potentia materiae.
Conclusioni
•   Ne viene una concezione duale del processo conoscitivo e della identità personale che, rifacendosi all'anima e al corpo, allo spirito e alla
    materia, alla libertà, al soggetto ed alle sue dinamiche, offre le basi per integrare in modo più ampio ma più vero mente e cervello.



• La materia, il corpo e, quindi, il cervello - indispensabili per pensare la
  vita - sono il dato di base di un insieme superiore.
• Un teologo fatica a comprendere la mancanza di attenzione a questi
  diversi livelli di conoscenza e di realtà, fatica a comprendere come la
  riconduzione di forme di vita complessa a basi neurofisiologiche comuni
  spieghi effettivamente unità e diversità, stabilità e cambiamento intesi in
  quella forma ricca e multiforme che si da nell'ambito della vita.
• Al riguardo il triplice schema di Popper sui tre mondi di oggetti risulta del
  tutto formale e, per questo, largamente inadeguato per comprendere
  veramente la realtà del mondo.
•   Mondo 1 o degli oggetti e delle relazioni di tipo fisico; mondo 2 o dei processi di pensiero e delle relazioni di tipo psicologico; mondo 3 o
    dei prodotti del pensiero e delle relazioni di tipo logico. Si vedano POPPER- ECCLES (1987); POPPER (1987, 1974).
•
Conclusioni

• Mi sembra che solo la convinzione che in tutte le operazioni è insito un
  movimento di autotrascendenza che fa avanzare la coscienza verso livelli
  più alti, sviluppando così il dato materiale in un modo intenzionale,
  renda davvero ragione alla realtà.
• Spero che queste riflessioni, presentate dall'interno del sapere teologico,
  possano favorire uno base di scambio fruttuoso. Il conoscere va
  considerato come un processo materiale e spirituale nel quale il cervello e
  la mente interagiscono in un quadro antropologico che fa della rete
  neurale la base per una intenzionalità e, perciò, per una responsabilità e
  per un'etica.
• Perché considerare questa molteplicità di livelli come affermazioni spurie
  invece che come un contributo per una migliore comprensione della
  persona e per un più efficace dialogo tra scienza e teologia?

More Related Content

What's hot

Johann Fichte - presentazione schematica del pensiero
Johann Fichte - presentazione schematica del pensieroJohann Fichte - presentazione schematica del pensiero
Johann Fichte - presentazione schematica del pensierogiovanni quartini
 
Hegel
HegelHegel
Critica Della Ragion Pura
Critica Della Ragion PuraCritica Della Ragion Pura
Critica Della Ragion Pura
robertnozick
 
Tutto Hegel sintesi by Lucia Gangale
Tutto Hegel sintesi by Lucia GangaleTutto Hegel sintesi by Lucia Gangale
Tutto Hegel sintesi by Lucia Gangale
reportages1
 
Hegel: i capisaldi del sistema
Hegel: i capisaldi del sistemaHegel: i capisaldi del sistema
Hegel: i capisaldi del sistema
maxilprof
 
Tutto Aristotele by lucia gangale
Tutto Aristotele by lucia gangaleTutto Aristotele by lucia gangale
Tutto Aristotele by lucia gangale
reportages1
 
HEGEL - Fenomenologia dello Spirito
HEGEL - Fenomenologia dello SpiritoHEGEL - Fenomenologia dello Spirito
Hegel - le tesi di fondo del Sistema
Hegel - le tesi di fondo del SistemaHegel - le tesi di fondo del Sistema
Hegel - le tesi di fondo del Sistemagiovanni quartini
 
Kant-le-3-critiche
 Kant-le-3-critiche Kant-le-3-critiche
Kant-le-3-critiche
evanilla
 
Hegel (1770 - 1831)
Hegel (1770 - 1831)Hegel (1770 - 1831)
Hegel (1770 - 1831)
Giorgio Spano
 
Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'
Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'
Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'Ambrogio Pennati
 
HEGEL
HEGEL HEGEL
HEGEL
Aleeee95
 
Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)
Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)
Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)
Giorgio Spano
 

What's hot (20)

4. kant 4
4. kant 44. kant 4
4. kant 4
 
3. hegel 3
3. hegel 33. hegel 3
3. hegel 3
 
Johann Fichte - presentazione schematica del pensiero
Johann Fichte - presentazione schematica del pensieroJohann Fichte - presentazione schematica del pensiero
Johann Fichte - presentazione schematica del pensiero
 
Hegel
HegelHegel
Hegel
 
Critica Della Ragion Pura
Critica Della Ragion PuraCritica Della Ragion Pura
Critica Della Ragion Pura
 
2. hegel 2
2. hegel 22. hegel 2
2. hegel 2
 
1. kant 1
1. kant 11. kant 1
1. kant 1
 
Tutto Hegel sintesi by Lucia Gangale
Tutto Hegel sintesi by Lucia GangaleTutto Hegel sintesi by Lucia Gangale
Tutto Hegel sintesi by Lucia Gangale
 
Hegel
HegelHegel
Hegel
 
Hegel: i capisaldi del sistema
Hegel: i capisaldi del sistemaHegel: i capisaldi del sistema
Hegel: i capisaldi del sistema
 
Tutto Aristotele by lucia gangale
Tutto Aristotele by lucia gangaleTutto Aristotele by lucia gangale
Tutto Aristotele by lucia gangale
 
HEGEL - Fenomenologia dello Spirito
HEGEL - Fenomenologia dello SpiritoHEGEL - Fenomenologia dello Spirito
HEGEL - Fenomenologia dello Spirito
 
Hegel - le tesi di fondo del Sistema
Hegel - le tesi di fondo del SistemaHegel - le tesi di fondo del Sistema
Hegel - le tesi di fondo del Sistema
 
Kant-le-3-critiche
 Kant-le-3-critiche Kant-le-3-critiche
Kant-le-3-critiche
 
Kant analitica
Kant analiticaKant analitica
Kant analitica
 
Hegel (1770 - 1831)
Hegel (1770 - 1831)Hegel (1770 - 1831)
Hegel (1770 - 1831)
 
Le Categorie
Le CategorieLe Categorie
Le Categorie
 
Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'
Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'
Del perche' l'ipnosi possa essere psicoterapia in se'
 
HEGEL
HEGEL HEGEL
HEGEL
 
Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)
Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)
Hegel - fenomenologia dello spirito (1807)
 

Similar to Michele Aramini

John Locke
John LockeJohn Locke
John Locke
robertnozick
 
Berkeley
BerkeleyBerkeley
Berkeley
robertnozick
 
1 introduzione
1 introduzione1 introduzione
1 introduzioneimartini
 
1 introduzione v
1 introduzione v1 introduzione v
1 introduzione vimartini
 
Teologia Morale Fondamentale
Teologia Morale FondamentaleTeologia Morale Fondamentale
Teologia Morale Fondamentale
Paola Barigelli-Calcari
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologiaiva martini
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologiaimartini
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologiaiva martini
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologiaimartini
 
Te sp psican
Te sp psicanTe sp psican
Te sp psicanimartini
 
Te sp psican c
Te sp psican cTe sp psican c
Te sp psican cimartini
 
Tempo e spazio in psicanalisi
Tempo e spazio in psicanalisiTempo e spazio in psicanalisi
Tempo e spazio in psicanalisiimartini
 
Parte ix sostegno c
Parte ix sostegno cParte ix sostegno c
Parte ix sostegno cimartini
 
La discesa degli ideali pietro ubaldi - ita
La discesa degli ideali   pietro ubaldi - itaLa discesa degli ideali   pietro ubaldi - ita
La discesa degli ideali pietro ubaldi - ita
Pippo
 
Comportamento del gregge
Comportamento del greggeComportamento del gregge
Comportamento del gregge
Matteo Aluigi
 
Introduzione psicologia
Introduzione psicologiaIntroduzione psicologia
Introduzione psicologia
Marco Buttolo
 
Citazioni sul costruttivismo
Citazioni sul costruttivismoCitazioni sul costruttivismo
Citazioni sul costruttivismo
icpitalia
 

Similar to Michele Aramini (20)

John Locke
John LockeJohn Locke
John Locke
 
Berkeley
BerkeleyBerkeley
Berkeley
 
1 introduzione
1 introduzione1 introduzione
1 introduzione
 
1 introduzione v
1 introduzione v1 introduzione v
1 introduzione v
 
Teologia Morale Fondamentale
Teologia Morale FondamentaleTeologia Morale Fondamentale
Teologia Morale Fondamentale
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologia
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologia
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologia
 
2003 1 psicologia
2003 1 psicologia2003 1 psicologia
2003 1 psicologia
 
Te sp psican
Te sp psicanTe sp psican
Te sp psican
 
Te sp psican c
Te sp psican cTe sp psican c
Te sp psican c
 
Tempo e spazio in psicanalisi
Tempo e spazio in psicanalisiTempo e spazio in psicanalisi
Tempo e spazio in psicanalisi
 
Piaget 1
Piaget 1Piaget 1
Piaget 1
 
Filosofia
FilosofiaFilosofia
Filosofia
 
La filosofia cristiana
La filosofia cristianaLa filosofia cristiana
La filosofia cristiana
 
Parte ix sostegno c
Parte ix sostegno cParte ix sostegno c
Parte ix sostegno c
 
La discesa degli ideali pietro ubaldi - ita
La discesa degli ideali   pietro ubaldi - itaLa discesa degli ideali   pietro ubaldi - ita
La discesa degli ideali pietro ubaldi - ita
 
Comportamento del gregge
Comportamento del greggeComportamento del gregge
Comportamento del gregge
 
Introduzione psicologia
Introduzione psicologiaIntroduzione psicologia
Introduzione psicologia
 
Citazioni sul costruttivismo
Citazioni sul costruttivismoCitazioni sul costruttivismo
Citazioni sul costruttivismo
 

More from agrilinea

Massimo Cocchi
Massimo CocchiMassimo Cocchi
Massimo Cocchiagrilinea
 
Donald Mender
Donald MenderDonald Mender
Donald Menderagrilinea
 
Alessandra Bordoni
Alessandra  BordoniAlessandra  Bordoni
Alessandra Bordoniagrilinea
 
Jack Tuszynski
Jack TuszynskiJack Tuszynski
Jack Tuszynskiagrilinea
 
Cesare Bellantuono
Cesare BellantuonoCesare Bellantuono
Cesare Bellantuonoagrilinea
 
Giovanni Broggi
Giovanni BroggiGiovanni Broggi
Giovanni Broggiagrilinea
 
Lucio Tonello
Lucio TonelloLucio Tonello
Lucio Tonelloagrilinea
 
Andrea Peracino
Andrea PeracinoAndrea Peracino
Andrea Peracinoagrilinea
 
Massimo Cocchi
Massimo CocchiMassimo Cocchi
Massimo Cocchiagrilinea
 
Annarita Mastrogiacomo
Annarita MastrogiacomoAnnarita Mastrogiacomo
Annarita Mastrogiacomoagrilinea
 
Sabina Bucciarelli
Sabina BucciarelliSabina Bucciarelli
Sabina Bucciarelliagrilinea
 
Stella Colomba
Stella ColombaStella Colomba
Stella Colombaagrilinea
 
Johanna Assies
Johanna AssiesJohanna Assies
Johanna Assiesagrilinea
 
Raimondo Venanzini
Raimondo VenanziniRaimondo Venanzini
Raimondo Venanziniagrilinea
 
Serena Benedetti
Serena BenedettiSerena Benedetti
Serena Benedettiagrilinea
 
Paavo Pylkkänen
Paavo PylkkänenPaavo Pylkkänen
Paavo Pylkkänenagrilinea
 
Massimo Pregnolato
Massimo PregnolatoMassimo Pregnolato
Massimo Pregnolatoagrilinea
 

More from agrilinea (20)

Massimo Cocchi
Massimo CocchiMassimo Cocchi
Massimo Cocchi
 
Bernroider
BernroiderBernroider
Bernroider
 
Donald Mender
Donald MenderDonald Mender
Donald Mender
 
Alessandra Bordoni
Alessandra  BordoniAlessandra  Bordoni
Alessandra Bordoni
 
Jack Tuszynski
Jack TuszynskiJack Tuszynski
Jack Tuszynski
 
Cesare Bellantuono
Cesare BellantuonoCesare Bellantuono
Cesare Bellantuono
 
Giovanni Broggi
Giovanni BroggiGiovanni Broggi
Giovanni Broggi
 
Lucio Tonello
Lucio TonelloLucio Tonello
Lucio Tonello
 
Peled
PeledPeled
Peled
 
Andrea Peracino
Andrea PeracinoAndrea Peracino
Andrea Peracino
 
Massimo Cocchi
Massimo CocchiMassimo Cocchi
Massimo Cocchi
 
Annarita Mastrogiacomo
Annarita MastrogiacomoAnnarita Mastrogiacomo
Annarita Mastrogiacomo
 
Sabina Bucciarelli
Sabina BucciarelliSabina Bucciarelli
Sabina Bucciarelli
 
Stella Colomba
Stella ColombaStella Colomba
Stella Colomba
 
Johanna Assies
Johanna AssiesJohanna Assies
Johanna Assies
 
Guerracino
GuerracinoGuerracino
Guerracino
 
Raimondo Venanzini
Raimondo VenanziniRaimondo Venanzini
Raimondo Venanzini
 
Serena Benedetti
Serena BenedettiSerena Benedetti
Serena Benedetti
 
Paavo Pylkkänen
Paavo PylkkänenPaavo Pylkkänen
Paavo Pylkkänen
 
Massimo Pregnolato
Massimo PregnolatoMassimo Pregnolato
Massimo Pregnolato
 

Michele Aramini

  • 1. Teologia e Psichiatria Dalla distanza alla collaborazione
  • 2. Lo spirito con cui la teologia affronta il dibattito • Negli ultimi decenni la teologia si è confrontata con diverse problematiche essenziali: • Ermeneutica (Gadamer) • Sociologica ((Habermas) • Epistemologica (Popper) Presentandosi come scienza della fede, la teologia si è trovata - in questi dibattiti - a dover fondare la propria identità e motivare il proprio statuto di sapere critico della fede; ne è venuto un ampio sforzo teso a garantire alla teologia una fondazione teoretica, una metodologia di ricerca ed un apparato concettuale coerenti da una parte con il carattere storico della rivelazione cristiana e dall'altra con il dibattito critico delle scienze.
  • 3. Lo spirito … 2 • Anche se non ha che pochi decenni, questo cammino aperto e costruttivo ha inevitabilmente portato la teologia ad affrontare temi inconsueti. • Il dibattito con le diverse teorie di neurofisiologia della mente si colloca su questo sfondo; per il teologo si tratta di misurarsi con i profondi cambiamenti in atto nella immagine del mondo e dell'uomo: ovviamente, non si tratta solo di recepire quanto le scienze affermano ma di aprire con loro un proficuo confronto. • Per il teologo, infatti, la legittimazione di una conclusione dovrà sempre essere una legittimazione teologica e non una resa sotto la spada di Damocle della espulsione dall’arengo della modernità.
  • 4. I. Teologia e mente • La teologia non ha un suo discorso sul cervello e sul suo funzionamento • La teologia ha invece una sua prospettiva circa la persona e la sua coscienza intelligente e libera • Esistono diversi modelli interpretativi della persona umana, che convergono su due elementi essenziali:
  • 5. I. 1. L’anima • Il primo elemento tradizionalmente indicato nell'anima è ereditato dal mondo greco ed è la convinzione che la persona umana ha un centro che regola i nessi strutturali delle parti con l'intero; • è l'unità dell'intero a dare senso alle parti ed a costituire l'insieme multiforme della persona come un unico organismo e, solo in rapporto a questa unità strutturante, le singole parti trovano il loro senso.
  • 6. L’anima e il cristianesimo • Nonostante il suo legame con l'anima interiore e spirituale, il cristianesimo - con l'incarnazione di Cristo - porrà le basi per un superamento di questo spiritualismo assoluto • e per una concezione dello spirituale come realtà umana che opera nel corpo e si esprime attraverso la realtà materiale. Saranno le scelte dell'epoca moderna.
  • 7. MORTE DELL’ANIMA? • Questa posizione greco - cristiana viene oggi contestata, fino a parlare di morte dell’anima. • Con la conseguente riduzione delle funzioni spirituali a qualcosa di fisico o di chimico (BARRETT 1987; GALIMBERTI 1987). • Tale riduzione è inaccettabile sia nel contenuto sia nel metodo: • Nel contenuto perché è incapace di comprendere il significato della spiritualità umana • Nel metodo perché si assolutizza il cervello dimenticando che esso è parte di una realtà più ampia e unitaria che è l’uomo.
  • 8. I. 2. La relazione con il Dio vivente • Il secondo elemento dell’antropologia cristiana viene dalla Bibbia ed è indicato con leb – cuore o ruah – spirito. Si tratta della relazione con Dio. Perciò la tradizione cristiana ha concepito la ratio in termini processuali: essa si costituisce in rapporto a quella Verità al cui servizio sta. • In poche parole, la mente non è una realtà completa in se stessa e quasi isolabile da tutto il resto ma - per usare questo linguaggio – è una "facoltà", una facoltà dell'anima rivolta a Dio, somma Verità e sommo bene. • Una simile prospettiva processuale non permette di considerare la mente e, men che meno, il cervello come realtà irrelate: essi rimandano oltre se stessi, ad una totalità di senso, alla Verità.
  • 9. La definizione di Tommaso • Tommaso definisce l’uomo come sostanza intelligente o anima razionale, ma non cade nello spiritualismo che concepisce l’intelligenza come superiore o staccata da ogni altro aspetto dell’uomo. • Egli afferma che la materia corporea è come co-principio metafisico in grado di permettere l'autodispiegamento della intelligenza. In tal modo afferma una profonda relazione tra l'intelletto e la realtà materiale che, pur fuori dell'uomo, appartiene al processo del comprendere.
  • 10. Le indicazioni della teologia 1 • Quindi la teologia ha sempre • valorizzato l'intelligenza come garanzia e baluardo di un umano colto in chiave di autotrascendenza • e, da Tommaso in poi, ha integrato anche la corporeità materiale all'interno del suo progetto. • Il suo problema è stato ed è la relazione tra la dimensione universale di una intelligenza alla ricerca di senso e la concretezza della figura storica di Gesù, nel quale riconosce l'anticipazione di questo senso ultimo; di conseguenza, il suo compito è quello di dar vita ad una circolarità di fede e ragione tale da fondare un sapere critico e scientifico.
  • 11. Le indicazioni della teologia 2 • In questo senso, il cervello non è pensabile - teologicamente - come una realtà definita e conchiusa, come lo strumento di una ragione totalizzante, indipendente da Dio e padrona del senso della vita e delle cose; • non è nemmeno pensabile come una realtà materiale, indagabile nelle sue componenti neurochimiche e frammentabile a piacere sotto la spinta delle scoperte scientifiche: • in quanto "organismo" unitario, la persona non rimanda ad un hardware cerebrale ma ad un senso comprensivo di tutti gli aspetti della vita che nella coscienza trova il luogo del suo concreto darsi.
  • 12. Le indicazioni della teologia 3 • La persona è più del suo cervello e questo, pur importante anche per le dinamiche spirituali, non è sufficiente a spiegarne tutti gli aspetti. • Nello stesso senso, l'evidenza della verità non può essere ridotta ad una "evidenza sperimentale," di stampo positivista, incapace di un rimando umano ad una ulteriorità che la sorpassi. • La persona, insomma, comprende una pluralità di dimensioni che non possono essere dimenticate od emarginate, senza esserne impoverita. • In una parola, la pluralità dei livelli di conoscenza intenzionale e conscia e la loro articolazione nei diversi ambiti di significato mette in evidenza come in tutte le operazioni sia insito un movimento di autotrascendimento che conduce logicamente, anche se non necessariamente, ad un bisogno di assoluto. È quanto B. Lonergan ha provato a mostrare nelle sue opere (1961, 1975, 1993).
  • 13. Le indicazione della teologia 4 • È Eddington (EDDINGTON 1935, 9-11 ) nella sua descrizione dei due tavoliquanto, in fondo, richiama anche : uno solido e rotondo, con una superficie liscia, e l'altro come un ammasso di elettroni. Solo una consapevolezza dei diversi livelli della realtà permette di arrivare a conclusioni riportabili ad un autentico sapere. • Al di là delle differenze tra i diversi autori, la teologia insiste su una concezione aperta e processuale della mente che rappresenta il criterio ultimo della dignità e della identità personale; una simile visione approda ad una concezione dell'intelligenza come attività aperta, da verificare continuamente nelle sue dinamiche e nei suoi esiti.
  • 14. Le indicazioni della teologia 5 • Questa veloce presentazione permette di capire l'atteggiamento proprio della teologia: • essa guarda al cervello come all'ambito di processi neurofisiologici nei quali prende corpo una determinata forma di appropriazione della realtà, nei quali prendono forma dinamiche esistenziali ed autotrascendenti che permettono una costruzione dell'umano e gli danno volto come ricerca di senso, quel senso che la fede indica in Cristo. Quindi per il teologo - l'attività intelligente della "mente" è una attività aperta coinvolta nella costruzione dell'umano perché ne fa strutturalmente parte; ridurla ad una semplice sommatoria dei processi neuronali sarebbe un interpretarla riduttivamente. • Quello che questo dibattito ripropone è una ripresa della questione epistemologica dal punto di vista della neurofisiologia della mente.
  • 15. II. Teologia e dibattiti moderni • Che cosa ha imparato la teologia? • 1. che l'elaborazione di un processo conoscitivo non è mai una fotografia della realtà: un metodo insegna sempre a selezionare ciò che è importante ed a tralasciare ciò che è irrilevante, insegna a distinguere tra fatti significativi e realtà trascurabili. Ciò che diciamo essere essenziale è tale, cioè essenziale, per la costruzione di una determinata teoria interpretativa; non è detto che lo sia sempre in realtà. • Un processo conoscitivo ha una struttura euristica che procede per ipotesi e verifiche e che, per il suo carattere probabilistico, rappresenta un progressivo e significativo avvicinamento alla struttura del reale. In altre parole, ogni scienza è portatrice di dati, di indicazioni, di risultati che anticipano una comprensione completa; con questi dati, e con le teorie che li interpretano, tutte le altre branchie del sapere dovranno bene o male fare i conti. Ma le teorie non sono mai assolute, e restano sempre discutibili.
  • 16. Confronto filosofia teologia • Confronti storici precedenti della teologia: filosofia, psicologia e psicanalisi. • In filosofia ci si è confrontati con Cartesio e la su proposta di risolvere la mente in una rappresentazione del mondo che comprende il soggetto e nella quale non ha posto la realtà materiale. • La teologia non ha mai accolto questa rappresentazione, in quanto la coscienza intelligente è strutturalmente aperta al mondo e a Dio.
  • 17. Confronto con la psicologia • Mettendo a fuoco il concreto divenire della persona, queste scienze hanno chiarito vuoi la storicità del soggetto intelligente vuoi il carattere secondo e non originario della autocoscienza. Intesa come risultato di una interazione con i dati della vita e della storia, la coscienza si costituisce in base ai suoi processi e, per non dissolversi in un puro divenire, dovrà comporre la sua storicità con la sua stabilità. • Vi provvederanno le nozioni del «sé» e dell'«io». Questa autocoscienza, plasmata dalla storia e dalla vita, è al tempo stesso portatrice di una intenzionalità che si autocostruisce; la teologia vi ha colto la base di una responsabilità che qualifica la persona di fronte a sé ed agli altri e, soprattutto, di fronte a Dio. •
  • 18. Confronto con la psicanalisi • Con Freud, la psicanalisi ha visto l'autocoscienza non come dato originario ma come il risultato di un conflitto tra le potenze istintuali della persona e la pressione condizionante della società: ne è venuta una grande attenzione alla dialettica di conscio e inconscio, di intenzionale e non-intenzionale. • La teologia ha rifiutato di risolvere la coscienza intelligente e libera in questo solo conflitto e, pur riconoscendone la serietà, ha provato ad inserire queste dinamiche in un contesto più vasto che mantenesse ragione alla intenzionalità dell'agire umano ed alla libertà della persona.
  • 19. E con la neurofisiologia? 1 • il confronto con i dati della neurofisiologia cerebrale ha una sua specificità. • Bisogna prendere atto, al riguardo, che la neurofisiologia mette sul tappeto un insieme di dati, di osservazioni, di indicazioni che non possono venir disattesi e che non ho la preparazione per dibattere e verificare. Come osservavo prima, però, ritengo che questi dati – per formulare una teoria completa ed organica - vengano necessariamente uniti ad altri concetti; • in questo modo lo studio del cervello in un quadro di funzionamento neuronale giunge a porre interrogativi basilari circa la vita, la coscienza, l'intenzionalità e la libertà.
  • 20. E con la neurofisiologia? 2 • Disattendere questi interrogativi sarebbe disonesto e nessun uomo di scienza può accettarlo; • assumerli senza distinguere tra dati e concezioni generali che danno loro una inquadratura plausibile sarebbe ingenuo. • La gravita della sfida è evidente ma questo non è una buona ragione per evitarla; • la consapevolezza che, una volta che queste interpretazioni fossero accolte, l'enfasi sulla libertà e sulla responsabilità non avrebbe più alcun senso e questi stessi valori dovrebbero venir lasciati alla immediatezza popolare del linguaggio comune, esige dagli scienziati grande attenzione e impegno critico ma non deve condurre ad abbandonare il proprio particolare e limitato percorso di ricerca della verità.
  • 21. Le prospettive 1 • La teologia non discute i dati ma vuole interrogarli a fondo. • Se collochiamo questo problema su uno fondo storico più ampio, possiamo dire che la teologia vi ha colto il nodo dell'intreccio tra spirito e materia, due concetti spesso utilizzati nel linguaggio cristiano e del magistero ma che questo ultimo non ha mai definito nel loro specifico contenuto. • La stessa teologia, che nella spiegazione della persona ha abbandonato il primato di uno spirito ed ha provato ad integrare il valore della corporeità, non può non avvertire questa sfida come una occasione opportuna per precisare il suo quadro di pensiero e la sua più generale concezione della vita e della libertà. • Ogni comprensione della vita umana portata avanti a scapito della sua concretezza materiale non renderebbe ragione né alla tradizione cristiana né a quella integrazione di livelli diversi che, sola, permette di avvicinarsi meglio alla realtà.
  • 22. Prospettive 2 • A questo scopo, appartengono al patrimonio teologico alcune prime puntualizzazioni sulla unità e differenza tra spirito e materia; sorte per chiarire il senso dell'unità dell'anima umana - tradizionalmente creata da Dio - non solo con il corpo ma con la totalità personale di una vita che nasce dai genitori, possono essere di qualche utilità per pensare globalmente anche i dati riguardanti il cervello (RAHNER 1984a, 29-84; 1984b, 119-137; 1984c, 139-150; 1969). • La prima cosa è mantenere una basilare distinzione tra la spiritualità di Dio e quella dell'uomo; mentre quella divina è fondamento di tutto quanto esiste ed in questo senso è presente al mondo intero quella umana comporta una insopprimibile relazione alla corporeità. • Se questo è vero, si dovrà riconoscere che l'unità umana di spirito e materia, di intenzionalità e corporeità, di mente e cervello esige una intima rapportabilità di queste realtà: pensate come due realtà del tutto disparate, non sarebbero in grado di costituire una vera realtà (RAHNER 1989).
  • 23. Prospettive 3 • Per questo la mente umana va pensata come quella realtà spirituale che si comprende come relativa al corpo mentre, viceversa, il cervello umano va pensato come quella realtà corporea che si comprende come relativa alla dimensione spirituale del soggetto. • La singolarità del composto umano non permette di interpretare il senso personale del corpo umano attraverso una identificazione funzionale con le dinamiche similari degli animali o la composizione chimica di altri esseri viventi; • per rispettare la singolarità umana, l'analogia andrà sempre composta con la differenza. • La teologia come la filosofia e come la scienza dovranno tenerne conto. Cogliere la loro differenza senza cogliere insieme la loro profonda relazione, significa trascurare un aspetto decisivo sia dell'antropologia sia di quel conoscere che parte sempre dalla realtà materiale e sensibile.
  • 24. Prospettive 4 • La realtà materiale e le dinamiche cerebrali appaiono coefficienti diversi ma indispensabili dell'attuarsi dello stesso soggetto spirituale. • Per questo l'unità della conoscenza ci porta a ritenere che ogni enunciato sulle sue parti e sulla loro attuazione comprenda, in una certa misura, l'essenza stessa della conoscenza così che, • se da una parte è legittimo risalire dalle dinamiche cerebrali alla natura del conoscere, dall'altra è altrettanto legittimo retrocedere dal tutto al significato dei singoli aspetti.
  • 25. • In una simile prospettiva, il cervello non può essere analizzato e compreso come indipendente ed a se stante ma solo all'interno della globalità della vita personale. • Infine, la teologia introduce l'incontro tra la ricerca umana di senso e la pienezza di senso anticipata dalla fede come un incontro che non può mai lasciare indifferente la ragione. • È proprio della teologia collegare questa dimensione cognitiva della pienezza del senso non solo alla intelligenza ma anche alla decisione, ad un impegno cioè di libertà. • Là dove la Verità è una persona e non una categoria generale del pensiero, la verità non può essere accolta che nella libertà di una positiva scelta. • Si intuisce così meglio il carattere di scandalo e di follia che la fede possiede sempre e che la teologa non può che ribadire; l'evidenza simbolica della fede si fonda su dei "segni" più che su delle "prove" e questi segni, palesi agli occhi di tutti, risultano suscettibili di diverse interpretazioni.
  • 26. Conclusioni • Provando ad applicare questi criteri, si può dire che l'unità della conoscenza comporta insieme una interpretazione "corporea" del pensiero ed una "intenzionale" del cervello: • nella misura in cui ogni elemento è considerato nella sua totalità, il tutto rappresenta un fattore di compiutezza per ciascuna delle sue parti. • Come la distinzione non deve impedire la totalità così la permanenza dell'io cosciente non deve impedire il mutamento. • Si arriva a questo risultato non già identificando stato fisico e stato mentale ma integrando entrambi in una dimensione più alta in cui il lavoro cerebrale si apre a quella intenzionalità conoscitiva che rappresenta un perfezionamento della persona.
  • 27. Conclusioni • In questo senso una nuova organizzazione cerebrale non rappresenta solo un punto di equilibrio della rete neurale ma, come base di una ulteriore funzione intenzionale, rimanda ad un perfezionamento dello spirito e non a qualcosa che avviene a fianco ed indipendentemente da esso (BASTI 1991). • È un poco quanto l'antica scolastica, sia pure in una forma ontologicamente costringente, indicava con il processo di eductio e potentia materiae.
  • 28. Conclusioni • Ne viene una concezione duale del processo conoscitivo e della identità personale che, rifacendosi all'anima e al corpo, allo spirito e alla materia, alla libertà, al soggetto ed alle sue dinamiche, offre le basi per integrare in modo più ampio ma più vero mente e cervello. • La materia, il corpo e, quindi, il cervello - indispensabili per pensare la vita - sono il dato di base di un insieme superiore. • Un teologo fatica a comprendere la mancanza di attenzione a questi diversi livelli di conoscenza e di realtà, fatica a comprendere come la riconduzione di forme di vita complessa a basi neurofisiologiche comuni spieghi effettivamente unità e diversità, stabilità e cambiamento intesi in quella forma ricca e multiforme che si da nell'ambito della vita. • Al riguardo il triplice schema di Popper sui tre mondi di oggetti risulta del tutto formale e, per questo, largamente inadeguato per comprendere veramente la realtà del mondo. • Mondo 1 o degli oggetti e delle relazioni di tipo fisico; mondo 2 o dei processi di pensiero e delle relazioni di tipo psicologico; mondo 3 o dei prodotti del pensiero e delle relazioni di tipo logico. Si vedano POPPER- ECCLES (1987); POPPER (1987, 1974). •
  • 29. Conclusioni • Mi sembra che solo la convinzione che in tutte le operazioni è insito un movimento di autotrascendenza che fa avanzare la coscienza verso livelli più alti, sviluppando così il dato materiale in un modo intenzionale, renda davvero ragione alla realtà. • Spero che queste riflessioni, presentate dall'interno del sapere teologico, possano favorire uno base di scambio fruttuoso. Il conoscere va considerato come un processo materiale e spirituale nel quale il cervello e la mente interagiscono in un quadro antropologico che fa della rete neurale la base per una intenzionalità e, perciò, per una responsabilità e per un'etica. • Perché considerare questa molteplicità di livelli come affermazioni spurie invece che come un contributo per una migliore comprensione della persona e per un più efficace dialogo tra scienza e teologia?