13. snapchat
Il social network basato su messaggi
e video che si autodistruggono è il
più seguito tra gli adolescenti.
[fonte: internazionale n. 1149]
14. snapchat
“Abbiamo reso molto difficile ai genitori
mettere in difficoltà i loro figli”, ha spiegato
Spiegel a gennaio durante un convegno.
“Snapchat serve più a condividere momenti
personali che a essere visto da tutti”
[fonte: internazionale n. 1149]
15. snapchat
Perché è spontaneo, perché è leggero, perché
tanto scompare tutto dopo 24 ore, e senza
rimpianti, per gli altri. Perché in realtà puoi
conservare tutto, per te.
[fonte:
http://www.minimarketing.it/2016/03/snapchat-
spiegato-ai-marketing-manager.html ]
16. snapchat
Perché Snapchat ha creato una grammatica
digitale nativa: non è un adattamento mobile/
social dalla scrittura o dalla fotografia o dagli
SMS, ma è qualcosa di diverso, che solo gli
smartphone potevano creare, in combutta con
una generazione keyboardless, che nasce con lo
smartphone e non con la TV o il PC
[fonte:
http://www.minimarketing.it/2016/03/snapchat-
spiegato-ai-marketing-manager.html ]
17. snapchat
È su Snapchat che nasce quella che chiamo frittura
(foto + scrittura), una meravigliosa sbobba, perfetta per
qualcuno che è sintonizzato nativamente sulla pazienza
mobile (da uno a dieci secondi).
Il video, la foto, durano solo e soltanto il tempo che chi
guarda ha voglia e la pazienza di dedicargli: un tap, e
passi oltre. Dopo 24 ore, tutto scompare.
[fonte:
http://www.minimarketing.it/2016/03/snapchat-
spiegato-ai-marketing-manager.html ]
18. snapchat
E perché è spontaneo?
Perché non c’è l’effetto “sei in onda”, esattamente come
quando parliamo di persona a un amico.
L’effetto “sei in onda”, online, è più percepito che reale,
perché poi anche gli altri social non hanno davvero passato:
chi legge i tweet di tre ore prima? Nessuno, ma ci sembra di
scrivere la storia nella pietra, e ci irrigidiamo.
Abbiamo paura di pubblicare qualcosa per cui un giorno
potremmo essere giudicati o licenziati.
[fonte:
http://www.minimarketing.it/2016/03/snapchat-spiegato-ai-
marketing-manager.html ]
24. LE 3 D
• Le 3 D è l’espressione che ha coniato un giovane
studioso americano, che coglie questa discrasia nel
modo di interpretare la rete tra gli adulti, che la
vedono come la torta che è buona ma fa male, e i
nativi che la vedono come la sedia dove ci si siede
per stare con altri e che è reale, non virtuale.
• due sono gli elementi di errore e la terza è la
conseguenza
[fonte: @nathanjurgenson e @GiaccardiChiara]
26. REALTA’ AUMENTATA (o mista)
• realtà sia organica che tecnologica
• atomi e bit
• una dimensione non toglie necessariamente
tempo e ruolo all’altra
• esempio: cyberattivismo e attivismo
27.
28. DETERMINISMO TECNOLOGICO
• Le tecnologie ci rendono stupidi/socievoli/
bulli/ecc… ecc…
• Nessuna tecnologia è così forte da
determinarci
29. DIVARIO GENERAZIONALE
• Incomprensioni tra nativi e immigrati
• Idealizzazione della dimensione materiale
• Nostalgia del vecchio: “quando non c’erano
gli smartphone…”
• Il dualismo va abbandonato perché non
serve, non serve a capire, non serve a
ridurre i rischi, anzi.
31. i nostri ragazzi
• identità “debole”
• identità in formazione
• identità misteriosa a loro stessi
• il giudizio fa paura, opprime
• la competizione è stressante
32. l’identità è relazione
• La cosa bella dei social network è che il principio è “mai senza
l’altro”, che è il contrario dell’individualismo (chi fa da sé fa per
tre).
• La nostra vita è bella perché la viviamo con altri.
• Io so chi sono perché la mia identità me la restituiscono gli altri.
• È come se noi lasciassimo tante tracce dietro di noi, nei profili,
negli status, come se noi sperassimo che qualcun altro sia in
grado di fare la sintesi che noi non riusciamo a fare.
• La mia identità la ricevo come dono dagli altri che hanno
ascoltato, raccolto, messo insieme le mie tracce.
• L’identità è relazione, io so chi sono perché vengo da altri.
[fonte: TAG THE BOY, Chiara Giaccardi]
33. invece
• un’arena mediatica popolata in gran parte
da adulti
• un mondo online “patinato”
• adulti che spesse volte online dimostrano di
non essere adulti, figuriamoci se sono buoni
educatori/maestri
34. come capi educatori
• esplorare con loro nuovi “territori”
• stare e farsi coinvolgere
• accogliere, ascoltare
• ancora di più:
– testimoniare [con coerenza nei diversi “territori”]
– aiutare a costruire un senso
Insomma: niente di nuovo.
35. attenzioni ed emergenze
• contenuti inadatti
• dipendenza
• cyberbullismo
• privacy
• sexting
• grooming
• video giochi
• gioco d’azzardo
• pedopornografia
36. iniziative: #supererrori
• l’incredibile URL
• chat woman
• tempestata
• l’uomo taggo
• postatore nero
• silver selfie
• la ragazza visibile
www.generazioniconnesse.it
i video
37. Theuth, inventore dell’alfabeto, si presenta al faraone e gli illustra la
scoperta della scrittura, «una medicina per la sapienza e la memoria».
Ma il faraone obietta che l’alfabeto «non è una ricetta per la memoria, ma
per richiamare alla mente», e che gli Egizi, una volta alfabetizzati,
«cesseranno di esercitarsi la memoria, perché, fidandosi dello scritto,
richiameranno le cose alla mente non più dall’interno di se stessi, ma
dal di fuori, attraverso segni estranei».
39. È vero che se ti viene il desiderio di sapere chi fosse Carlo Magno non hai
che da premere qualche tasto e Internet te lo dice subito.
[...]
Il rischio è che, siccome pensi che il tuo computer te lo possa dire a ogni
istante, tu perda il gusto di mettertelo in testa.
Sarebbe un poco come se, avendo imparato che per andare da via Tale a
via Talaltra, ci sono l’autobus o il metro che ti permettono di spostarti
senza fatica (il che è comodissimo e fallo pure ogni volta che hai fretta)
tu pensi che così non hai più bisogno di camminare.
41. Secondo me, infatti, la tecnologia della memoria artificiale è la causa
prima dell’appiattimento sul presente o almeno una delle cause
principali. La conoscenza artificiale esonera i frequentatori della Rete
da ogni responsabilità: non hanno nessun bisogno di ricordare, il clic sul
computer gli fornisce ciò di cui in quel momento hanno bisogno. C’è chi
ricorda per te e tanto basta e avanza.
Il numero delle parole usate è ormai al minimo e poiché tra il pensiero e il
linguaggio c’è una interazione, ne deriva che il pensiero si è anchilosato
come il linguaggio. La malattia è estremamente preoccupante e segna
un passaggio di epoca.
43. «L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente
virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte
persone, specialmente dei più giovani».
Lo spazio digitale non è inautentico, alienato, falso o
apparente, ma è un’estensione del nostro spazio vitale
quotidiano, che richiede «responsabilità e dedizione alla
verità».