Introduzione
Il concetto di SMART city va finalmente prendendo connotazioni più nette. Sono alle spalle le sia visioni
più utopiche, sia quelle tecnicistiche. Prendono sempre più corpo quelle che puntano a piattaforme
flessibili e aperte all’innesto dei più diversi servizi. Sono essenziali per dare respiro alle iniziative e,
soprattutto, per fare entrare i gioco tutti gli stakeholder.
E l’M2M cresce, anche perché ha molto da dire in quest’ambito, come mostrano le esperienze a Milano,
Trento, Venezia e in vista di Expo 2015.
Competenze e professionalità digitali per la digitalizzazione di imprese e PA
Smart city (M2M) L’una tira l’altra.
1. Smart citySmart citySmart citySmart city ---- M2MM2MM2MM2M
LLLL’una tira l’altra.’una tira l’altra.’una tira l’altra.’una tira l’altra.
Introduzione
Il concetto di SMART city va finalmente prendendo connotazioni più nette. Sono alle spalle le sia visioni
più utopiche, sia quelle tecnicistiche. Prendono sempre più corpo quelle che puntano a piattaforme
flessibili e aperte all’innesto dei più diversi servizi. Sono essenziali per dare respiro alle iniziative e,
soprattutto, per fare entrare i gioco tutti gli stakeholder.
E l’M2M cresce, anche perché ha molto da dire in quest’ambito, come mostrano le esperienze a Milano,
Trento, Venezia e in vista di Expo 2015.
Tutti gli analisti concordano che l’ambito delle Smart City è molto promettente. Lo è sulla base di
esigenze ineludibili di governo del territorio, di qualità della vita e di economie di sistema. Ma ancora oggi
e in tutto il mondo, i progetti di smart city sono a carico della Amministrazioni pubbliche per più del 70%
(fonte IDC). Ed è così un fatto che quelle attese si concretizzeranno tanto prima quanto prima si creerà la
convenienza a investire per i più diversi soggetti economici.
Il riferimento non è tanto agli operatori telco e IT, ma soprattutto a tutti i potenziali provider di servizi su
reti fisse e mobili tramite l’infrastruttura smart: dalle utility alle banche, dalle aziende di trasporto locale
agli esercizi turistici e commerciali e così via, sino alla stessa PA.
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Questa visione è anche quella lascia intravedere un intreccio spinto tra smart city e tecnologie machine-
to-machine (M2M).
E’ infatti solo facendo in modo che i più diversi dispositivi parlino tra di loro senza intervento umano che è
possibile tenere il passo con la “fame istantanea” di dati che caratterizza le applicazioni smart: da quelle
informative a quelle di controllo del traffico, di pagamento (nfc) e di ticketing.
In più la stessa evoluzione dell’M2M, anche in Italia, promette bene.
Milioni di oggetti già connessi
Secondo il Politecnico di Milano (marzo 2013) il mercato italiano dell’M2M ha valso 810 milioni di euro
nel 2012, con già 5 milioni di oggetti connessi e una crescita del 25% sull'anno prima.
Ci sono poi altre stime ancora, come quelle di Assinform-NetConsuting, con valori diversi, ma concordi
sulla buona crescita e sul fatto che fatto che oggi gli ambiti trainanti sono l’automotive, la logistica, il
fleet management, lo smart metering e l’energy management.
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M2M: 5 milioni di oggetti connessi
Per il Politecnico di Milano, a fine 2012 erano già più di 2 milioni i veicoli connessi con moduli M2M Gps e
Gprs per localizzare i mezzi, registrare i parametri di guida con finalità assicurative, fornire e ricevere
informazioni sulla situazione del traffico.
Erano poi 1,4 milioni gli oggetti connessi nell’ambito delle utility: contatori e device intelligenti per
ottimizzare i consumi (es. sistemi di illuminazione o di climatizzazione capaci di allinearsi alle condizioni
ambientali), bilanciare la disponibilità e la produzione di energia di energia in ragione delle variazioni
della domanda e dell’immissione da fonti alternative diautoproduzione.
E fra 1,6 milioni di oggetti M2M rimanenti, per arrivare i 5 indicati complessivamente, spiccavano gli oltre
500 mila per applicazioni di Smart Asset Managment: dal controllo degli accessi, delle slot machine del
funzionamento di impianti civili (es. ascensori).
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M2M: fattore abilitante
Il peso assunto da taluni ambiti applicativi è proprio quello che dà conferma del ruolo abilitante delle
tecnologie M2M in ambito smart city.
Purtroppo non sono ancora agevolmente reperibili analisi quantitative che diano il quadro complessivo
dei casi più specificamente legati all’M2M in Italia.
Questo avverrà probabilmente a breve sotto la regia dell’Agenzia per l’Italia Digitale e con l’evolvere
delle attività d’osservatorio in materia condotte da Anci, Politecnico di Milano, Assinform, Confindustria
Digitale, Smau e altri ancora.
Ma intanto così è, e a questo si aggiunge poi che le realizzazioni più legate all’M2M sono parte di progetti
più articolati, con componenti e applicazioni molto diverse.
Ci sono però casi faro, che vale la pena di richiamare.
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Da Milano a Trento
Nell’area urbana di Milano - 800 mila i veicoli pubblici e privati circolanti ogni giorno, 680 milioni di
corse annue nel sistema dei trasporti pubblici, 1,2 milioni di tessere conctact-less, 15 mila i clienti di bike
sharing e 3000 di car sharing – l’azienda locale di trasporto (ATM) ha sviluppato un’interessante
piattaforma integrata per il trasporto pubblico.
È basata sulla gestione unificata dei dati raccolti direttamente dai mezzi di trasporto (circa 1780)
attraverso canali radio dedicati.
Su di essa sono già innestate applicazioni per un monitoring continuo delle flotte e l’analisi preventiva di
eventuali guasti; sistemi per il controllo del traffico e del territorio (videosorveglianza) la gestione
intelligente della sosta e dei parcheggi riguardante 18 strutture dedicate per una capienza totale di
15mila posti auto.
E poi, ancora, sistemi di infomobilità basati su web e display per i mezzi di superficie e metro e mobilità
alternativa come bike sharing (103 stalli per 1400 bici) e car sharing (80 stalli per 120 auto).
La Provincia autonoma di Trento ha sviluppato, in collaborazione la locale Arpa, un sistema di
monitoraggio capillare della qualità dell’aria. I device di rilevazione dialogano in rete con sistemi remoti
non solo per segnalare i livelli delle principali emissioni nocive , ma anche meglio calibrare le rilevazioni.
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Da Venezia a Bologna
Il Comune di Venezia ha dato corso a un progetto per rendere disponibili nuovi servizi con il supporto di
Vodafone e Venis (Venezia Informatica e Sistemi Spa).
Di esso fanno parte non solo iniziative per fare arrivare ovunque la banda larga e sistemi per il
pagamento dei parcheggi via smartphone e SMS (Telepago) o per la segnalazione, via pannelli luminosi
o sms, di messaggi gli alert per le maree, ma anche sistemi basati sull’M2M.
Tramite Sim inserite nelle telecamere poste ai varchi delle ZTL (zone a traffico limitato), sugli autobus e
sulle imbarcazioni in servizio rilevano quanto serve a comunicare poi in tempo reale cittadini e turisti
eventuali ritardi o variazioni di percorso dei mezzi pubblici.
A Bologna, prima città a libera la wifi dalla password e Smart City d'Italia 2013 secondo la graduatoria
elaborata da Between, le iniziative in tema di smart city sono numerose, e meriterebbero una disamina
ad hoc.
Fra le tante e fra quelle riferibili all’M2M è quella partita a giugno che a breve consentirà, con l’apporto
di Enel Sole, di ridurre i consumi energetici per l’illuminazione pubblica per oltre il 30%, attraverso
l’installazione su tutti i nuovi lampioni e apparecchi illuminanti di sensori per il controllo da remoto in
base alle effettive esigenze.
Il progetto costerà circa 21 milioni di euro e permetterà di sostituire 45.000 vecchi lampioni e 5.000
semafori.
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Nell’area Expo 2015
Ancora a Milano, sotto il coordinamento scientifico del Cefriel del Politecnico di Milano si guarda ad Expo
2015.
Protagonisti ancora ATM e poi InfoBlu, Sea, Serravalle, Ferrovie dello Stato e Trenord, per un approccio
integrato in cui anche l’M2M assume rilevanza.
Le applicazioni poggeranno su un’unica piattaforma tecnologica in capace di far comunicare tra loro
oggetti e sistemi e denominata Expo Service Delivery Platform.
Pur diverse anche per modalità di fruizione (l’output avverrà da pannelli, email, app mobili, sms, ed è
potenzialmente estensibile a tutti i device comunicanti) raccoglieranno, aggiorneranno e restituiranno
informazioni sempre aggiornate sul traffico stradale, treni e voli in partenza o in arrivo, circolazione dei
mezzi pubblici disponibilità di posti nei parcheggi di raccordo fra le strade extraurbane e i capolinea della
metropolitana.
Fra queste è già l’app per Android (anche fruibile dal sito Web) lanciata da InfoBlu, società del gruppo
Autostrade per l’Italia.
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Oltre le prime incertezze
La via italiana alla Smart City sta ancora prendendo forma.
Non è facile ricondurre all’M2M progetti che seguono logiche pubblicizzazione non sempre omogenee e
con diversi accenti.
Del resto anche lo stesso M2M, secondo Assinform (Rapporto 2013) è in tutto il mondo ancora allo stadio
embrionale, distante dal paradigma del “tutto interconnesso” che promette 50 miliardi di device
comunicanti tra loro nel 2020.
Resta il fatto che l’M2M cresce e che conta sempre più per realizzare approcci smart, anche se alcuni fra
gli ambiti potenzialmente più promettenti mancano ancora all’appello.
Come quell’dell’e-health, che soffre ancora della scarsa consapevolezza di come e quanto la tecnologia
possa aiutare proprio sul fronte del contenimento della spesa sanitaria.
Sono poi fatti incoraggianti, anche se di contesto, la massiccia adesione dei comuni italiani al Patto dei
Sindaci, il seguito avuto dai due bandi in tema di smart city lanciati dal Miur lo scorso anno per un totale
di circa un miliardo di euro, i 162 progetti si smart city censiti da Smau-Politecnico lo scorso autunno,
attesi attestarsi su valori più elevati quest’anno.
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Patto dei Sindaci: emissioni ed energia in chiave smart
Il patto dei Sindaci è un’iniziativa lanciate dalla Commissione UE nell’ambito del programma Europa
2020, che declina gli obiettivi di abbattimento delle emissioni e di ottimizzazione dei consumi energetici
in chiave di progettualità smart city.
Su gli oltre 4400 comuni che hanno aderito, bel il 54% sono comuni italiani. Un fatto che si spiega solo in
parte con la minor dimensione media dei comuni italiani.
La marcia in più? Aggregazioni
Le crescita dell’M2m in chiave smart city è certa.
Meno certa è semmai la velocità con cui potrà concretizzarsi. C’è infatti ancora molto da migliorare sul
fronte della connettività. C’è ancora immaturità sul fronte della gestione e dell’integrazione di grandi
moli di dati, ciò che rimanda ai progressi che si faranno sul fronte del cloud computing e dei big data.
Ma ad oggi le risorse e le competenze tecniche non mancano per quanto appare realizzabile a breve e
nei centri urbani più strutturati; quelli destinati a creare effetto volano anche altrove. Il punto chiave è di
portare al successo i programmi destinati ad aggregare i più diversi investitori, superando il problema
della partnership pubblico-privato.
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Smart City: i top trend secondo IDC
E’ del gennaio scorso lo studio di IDC sui top trend delle smart city nel mondo per i prossimi 12-18 mesi.
Lo studio è intitolato “Worldwide Smart City 2013 Top 10 Predictions”.
Per gli ambiti applicativi, a primi posti si confermeranno energia, trasporti e sicurezza: nel 2013 il 70%
delle risorse sarà destinato a queste aree.
Il 90% degli investimenti sarà ancora a carico delle Amministrazoni Pubbliche, centrali e locali. Tutto
quanto riguarda l’ambito dei big data, centrale per la raccolta e il trattamento dei crescenti volumi di
informazioni legate agli ambiti smart city, è destinato ad avere spinta.
E lo stesso è atteso per tutto quanto ruota attorno all’M2M, anche se a partire da valori ancora contenuti
e limitatamente ai centri urbani di medio-grandi dimensioni.
Vivacità è prevista anche per le iniziative open data, che determineranno la nascita di nuove
applicazioni mobili sfruttate dalla PAL per comunicare con cittadini e imprese. Oltre alla rete mobile
saranno sempre più utilizzati i social network, su cui lavoreranno intensamente le smart community.
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Nessuno potrà fare da solo
Le soluzioni ICT consentiranno il lancio di progetti e iniziative di
qualsiasi tipo e la gran parte delle aziende ICT proporranno al
mercato servizi dedicati.
Nessuno potrà comunque fare da solo: già in a partire dal 2013 il 70%
dei programmi presentati sarà dominato da joint venture e
partnership pubblico/privato sempre più grandi e preferite per il modello di sostenibilità offerto.
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