2. L’autore
Fëdor Michajlovič Dostoevskij è stato uno scrittore e filosofo,
considerato, assieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri
russi di tutti i tempi.
Nacque a Mosca nel 1821.
1839: il padre morì, probabilmente ucciso dai contadini che maltrattava; alla notizia, a diciassette
anni l’autore ebbe il suo primo attacco di epilessia, malattia che lo tormentò per tutta la vita.
1849: a causa delle sue convinzioni socialiste, venne condannato a
morte.
Nei suoi romanzi tratterà più volte il tema della pena di morte,
dimostrandosi contrario ad essa. La sua pena venne infine
commutata in quattro anni di lavoro forzato in Siberia e nell’esilio.
1881: morì a San Pietroburgo, nello stesso appartamento in cui ora si
trova il museo di San Pietroburgo a lui dedicato.
3. Viene inizialmente pubblicato a puntate a partire dal 1868 sulla rivista Russkij
vestnik; viene pubblicato in forma unica l’anno seguente.
L’idiota – Introduzione
1867: l’autore enuncia l’idea da cui parte il romanzo ("rappresentare un uomo
pienamente buono").
Buono: traduzione dell’aggettivo russo prekrasnyj, ovvero lo splendore dellla
bellezza vuole narrare di un uomo splendido.
Aggiunge, inoltre, che nulla poteva essere più difficile di raffigurare un uomo del
genere.
La stesura dell’opera avvenne contemporaneamente al suo
esilio, cheterminò nel 1869 a Firenze, in cui permase per quasi
un anno.
Insieme a Delitto e Castigo (1866), I demoni (1873) e I fratelli
Karamazov (1880), L’idiota è considerato uno dei grandi
romanzi dostoevskiani.
4. Personaggi Principali
Parfen Rogožin
Nastas’ja Filippovna
Aglaja Epančin
Protagonista dell’opera, si
dimostra sempre buono e
pronto a perdonare, in qualsiasi
occasione; viene chiamato più
volte idiota per questo, ma
sembra non esserne affatto
scosso.
Scampata all’incendio della sua
proprietà in campagna all’età di
sette anni e rimasta orfana, viene
aiutata e «mantenuta» da Tockij,
amico del padre, che le permette
di vivere in una tenuta che egli
visita d’estate.
Figlio «squattrinato» di
un ricco mercante morto
di recente, torna a San
Pietroburgo per
reclamare la propria
eredità.
Figlia del generale e della
generalessa Epančin, ha una
bellezza che il principe
descrive come
«straordinaria», «così bella
che si ha paura di
guardarla».
Principe Myškin
5. L’idiota – PARTE 1
Scena iniziale: su un treno diretto da Varsavia a San Pietroburgo si trovano
tre uomini, che discorrono. Ognuno racconta la propria storia e provenienza: il
principe Myškin proviene dalla Svizzera e dovrà reclamare un’eredità di un
milione e mezzo di rubli; Parfen Rogožin è il figlio di un mercante morto da
poco, ed è follemente innamorato di Nastas’ja Filippovna; l’impiegato
Lebedev, che spesso interrompe la conversazione tra i due.
Non sapendo dove andare, il protagonista si reca da colei che pensa sia una sua parente – la generalessa
Epančina –, dove incontra Gavrila Ardalionovic, («Ganja»), che pur amando Aglaja, la figlia del generale,
vorrebbe sposare Nastas’ja per impossessarsi delle sue ricchezze, offrendole in dote 75.000 rubli.
Successivamente il protagonista affitta una camera a casa di Ganja, dove
quel giorno si presenta Nastas’ja: in seguito ad un insulto da parte della
sorella Varvara, Ganja fa per tirarle uno schiaffo, venendo tuttavia bloccato
dal principe.
La sera stessa, tutti si recano a casa di Nastas’ja per scoprire se ella deciderà di
maritare Gavrila oppure no: deciderà di non farlo, e nonostante il principe confessi
che la ama, ella, ubriaca, preferisce scappare a Mosca assieme a Rogožin, che nel
frattempo si era catapultato a casa sua e le aveva offerto, in dote, centomila
rubli.
6. L’idiota – PARTE 2
Mentre il principe si trova a Mosca a riscuotere ciò che gli spetta, sente la forte
mancanza e, quasi, il bisogno di Aglaja; spedisce una lettera a Kolja chiedendo di
recapitarla alla ragazza, che inserirà il biglietto in un volume di Don Chisciotte.
Quando il principe torna a San Pietroburgo, in estate, va a trovare sia Lebedev che
Rogožin, il quale gli spiega come Nastas’ja non sia in grado di sposarlo e si sia
tirata indietro proprio sull’altare. L’uomo è eccessivamente geloso, e un giorno è
arrivato persino a picchiarla.
Durante questo incontro, il principe e Rogožin parlano della religione e si
scambiano le croci; nello studio, il principe teme il peggio, alla vista di un coltello.
Il principe si ritira presso una locanda, dove tuttavia Rogožin cerca di
pugnalarlo; un attacco epilettico del principe gli salva la vita.
Il periodo di convalescenza il principe lo trascorre a Pavlovsk, in una villa
affittata da Lebedev: qui propone al signor Burdovskij, figlio non legittimo di
Pavliščev, diecimila rubli, che tuttavia l’uomo rifiuta.
La generalessa Epančina chiede spiegazioni riguardo al biglietto che l’uomo ha
spedito ad Aglaja, ma egli la rassicura sostenendo che la ami soltanto come un
fratello, nonostante fosse innamorato quando l’ha scritto.
7. L’idiota – PARTE 3
Natas’ja, preoccupata per la felicità del principe, decide che vuole far sì che egli sposi
Aglaja, la quale tuttavia è troppo orgogliosa per ammettere di amarlo.
Nel frattempo, la residenza estiva degli Epančin è frequentata anche da un gruppo di
«nichilisti» che si fanno beffe della bontà d’animo del principe; tra loro c’è anche
Ippolit, la cui salute già compromessa a causa della tisi è aggravata anche da un suo
tentativo di suicidio, fortunatamente non portato a termine. Egli cerca, difatti, dopo
aver letto una lettera di addio, di uccidersi con una pistola, che tuttavia risulta
scarica; stanco cade a terra, privo di sensi.
Dopodiché il principe incontra Aglaja, che vuole fuggire all’estero poiché
si vergogna della propria famiglia.
L’uomo le parla del suo amore per Nastas’ja che è, in realtà, soltanto
pietà; le rivela anche il turbamento da lei causatogli durante il periodo a
Mosca.
Aglaja confessa al principe le intenzioni di Nastas’ja nei loro confronti,
ma l’uomo si adopera per far sì che la donna smetta di tentare questo
e la convince.
8. L’idiota – PARTE 4
Le ambiguità createsi nel rapporto tra il principe, Nastas’ja e Aglaja si risolvono
una sera, quando le due donne chiedono al principe di fare una scelta
definitiva. Non sapendo bene come comportarsi, il principe si mostra dubbioso
nei confronti di Aglaja, la quale, ferita, scappa; l’uomo fa per fermarla, ma
Nastas’ja sviene, ed egli si blocca. Al suo risveglio, la donna lo abbraccia e
accetta di sposarlo.
Rogožin è presente alla scena, ma se ne va; tuttavia, la donna è ossessionata
dall’idea di essere uccisa dal vecchio amante.
Dopo due settimane si organizza il matrimonio tra i due, che tuttavia non avviene
poiché Nastas’ja, vedendo Rogožin nei pressi della chiesa, fugge in preda al
panico, essendo consapevole del fatto che la sua vita è in pericolo a causa della
gelosia dell’uomo.
Il principe si reca a San Pietroburgo per rintracciare la giovane, ma viene
contatto da Rogožin stesso; egli gli confessa di aver ucciso a pugnalate
Nastas’ja, e per una notte intera i due vegliano sul suo cadavere.
9. Conclusione
Rogožin, in seguito all’omicidio della giovane Nastas’ja
Filippovna, viene processato e condannato a trascorrere
quindici anni in Siberia nei campi Katorga.
Il principe Myškin, riprecipitato senza possibilità di guarigione
nella sua malattia mentale, soprattutto in seguito all’omicidio di
Nastas’ja, viene ricondotto nella clinica Svizzera dove aveva già
trascorso cinque anni della sua vita.
Il giovane Ippolit, ormai in condizioni gravissime, muore due settimane dopo l’omicidio di
Nastas’ja.
Aglaja, infine, avendo anche rifiutato la dichiarazione di Gavriila, si sposa con un emigrato
polacco, finto conte, che la abbandona poco dopo.
10. Temi trattati
Pena di morte e tortura: in un colloquio con il cameriere di casa Epančin, il
principe si esprime riguardo la pena di morte, sperimentata (e poi scampata)
dall’autore stesso, che la definisce una «tortura infernale».
«Non uccidere, è detto nei comandamenti. E perché, dunque, per punire un
uomo di avere ucciso, lo uccidono? No, no, è un’infamia. […] A me, però, durante
l’esecuzione venne un sospetto: e se fosse proprio questo il colmo della
sofferenza?»
Afferma di essere anche contrario alla tortura, durante la quale la vittima ha la
certezza «spaventosa» che «l’anima si staccherò dal corpo e che tu, uomo,
cesserai irrevocabilmente di essere un uomo».
Religione: in un colloquio con Rogožin, il principe risponde alla
domanda «Tu credi in Dio, sì o no?» porgendogli degli esempi di
come le persone credenti e non credenti si comportino,
nominando Dio nelle azioni da loro svolte; infine, conclude
affermando che «il sentimento religioso è la caratteristica più
importante del cuore russo: questa è la mia conclusione, una
delle prime idee che mi sono fatto sulla Russia».
11. Temi trattati
Katorga: nonostante non ne parli in modo particolarmente
approfondito, Dostoevskij cita più volte nell’opera la Siberia
e i campi di lavoro penale istituiti dall’Impero russo. L’autore
in primis ne ha fatto esperienza, dopo essere stato graziato
dallo Zar Nicola I, il quale commuta la sua condanna a morte
in lavori forzati a tempo indeterminato.
Epilessia: questa malattia, che colpisce l’autore all’età di diciassette anni, è anche la
malattia di cui soffre il principe Myškin, che descrive gli attimi prima di un attacco
epilettico. «Il cervello gli s’infiammava e tutte le energie vitali esplodevano con
estrema violenza. La sensazione di essere vivo, in quei momenti che passavano con la
velocità del lampo, si moltiplicava e la mente e il cuore venivano inondati di luce: le
ansie, i dubbi e le amarezze si dileguavano, anzi, svanivano in una calma suprema,
fatta di gioia, di speranza e di armonia. Ma questi istanti […], non erano altro che il
preludio a quel secondo (non di più) che precedeva il vero proprio attacco.» Afferma,
inoltre: «Voi non potete immaginare la felicità che noi epilettici proviamo il secondo
prima di avere una crisi. Non so quanto possa durare nella realtà ma tra tutte le gioie
che potrei avere nella vita, non farei mai scambio con questa.»