2. Il padre Adamo Levi era un ingegnere
elettronico, la mamma, Adele
Montalcini, era una pittrice.
Rita aveva un fratello maggiore, Gino
(1902-1974 – è stato uno dei più
famosi architetti italiani ed ha
insegnato presso l’Università di Torino)
e due sorelle: Anna (1905- 2000) e una
gemella, Paola (1909 – 2000) una
famosa pittrice.
3. Adamo Levi pensava (come tutti in quei tempi) che per la donna una carriera professionale
avrebbe potuto interferire con la famiglia e quindi decise che Rita e le sorelle non si sarebbero
iscritte l’università. A 20 anni però Rita capì di non poter accettare la decisione del padre e,
avuto il suo permesso, in pochi mesi riuscì a terminare gli studi superiori e ad iscriversi alla
facoltà di Medicina presso l’Università di Torino.
A vent’anni entrò nella scuola medica di Giuseppe Levi (padre di Natalia Ginzburg) dove
cominciò gli studi sul sistema nervoso.
4. Nel1936 si laureò con 110 e lode e iniziò a frequentare un corso di specializzazione in
neurologia e psichiatria. Suoi colleghi universitari furono gli scienziati Lauria e Dulbecco
(premi Nobel).
Fino al 1940 Rita fu ospite dell’istituto di neurologia dell’Università di Bruxelles dove continuò
gli studi sul differenziamento del sistema nervoso con Giuseppe Levi.
Nella primavera del 1940 tornò a Torino dove raggiunse la famiglia. In casa installò un piccolo
laboratorio di ricerca nella sua stanza; ispirata da un articolo di Viktor Hamburger del 1934
iniziò la sua ricerca aiutata da Giuseppe Levi (anch’esso costretto a lasciare Bruxelles per
l’invasione tedesca).
5. Nel 1938 Mussolini pubblicò il “Manifesto per la difesa della razza”, sottoscritto da dieci
“scienziati” italiani. I suoi effetti immediati furono lo sbarramento delle carriere accademiche
e professionali ai cittadini italiani di “razza non ariana”.
Nel 1941 iniziarono i bombardamenti che costrinsero la famiglia Levi ad abbandonare la città.
Inizio
Carriera
6. Nel 1943 l’invasione dell’Italia da parte
dell’esercito tedesco rese necessario alla
Montalcini nascondersi a Firenze. Qui
strinse diversi contatti con i partigiani del
Partito d’Azione;
nel 1944 i tedeschi
furono cacciati da
Firenze dagli alleati e
la Montalcini diventò medico presso il
Quartier Generale anglo-americano.
7. Finita la guerra tornò dalla famiglia a
Torino e riprese gli studi accademici.
Allestì un laboratorio in casa e continuò,
con il maestro Giuseppe Levi, la ricerca
utilizzando embrioni di pollo.
Nel 1947 venne invitata a St Louis dal
professor Viktor Hamburger che le assegnò la
cattedra di docente del corso di Neurobiologia
al Dipartimento di zoologia della Washington
University e qui riprese gli esperimenti sugli
embrioni di gallina iniziati molti anni prima.
8. Nel 1954 col suo allievo biochimico S. Choen, giunse all’identificazione di una proteina (NGF).La
scoperta è stata di fondamentale importanza per la comprensione della crescita delle cellule e
organi e svolge un ruolo significativo nella comprensione del cancro e di malattie come
l’Alzheimer e il Parkinson. Nel 1956 divenne professore associato nell’Università della città
americana e, due anni dopo, professore ordinario di zoologia presso la Washington University
di St. Louis dove lavorò e insegnò fino al suo pensionamento nel 1977
9. Dal 1969 al 1979 rivestì la
carica di Direttrice del
Laboratorio di Biologia
cellulare del Consiglio
Nazionale delle Ricerche
(CNR).
Nel 1983 fu chiamata a
ricoprire anche la posizione
di presidente
dell’Associazione Italiana
Sclerosi Multipla.
Per circa trent’anni fece le
ricerche sull’NGF e sul suo
meccanismo d’azione.
Durante questi anni lavorò anche in Italia:
fondò un gruppo di ricerche, dal 1961 al
1969 diresse il Centro di Ricerche di
neurobiologia creato dal Consiglio
Nazionale delle Ricerche (Roma) presso
l’Istituto Superiore di Sanità (in
collaborazione con l’Istituto di Biologia
della Washington University).
10. Nel 1986 ricevette il Premio Nobel per la medicina insieme al suo studente
biochimico Stanley Cohen.
Nella motivazione del Premio si legge: «La scoperta dell’NGF all’inizio degli
anni cinquanta è un esempio affascinante di come un osservatore acuto
possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i
neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta
innervazione degli organi e tessuti dell’organismo».
11. Dal 1989 al 1995 lavorò
presso l’Istituto di
neurobiologia del CNR
come “superesperto”,
concentrandosi sullo
spettro di azione dell’NGF.
Dal 1993 al 1998
presiedette l’Istituto
dell’Enciclopedia Italiana,
istituzione che è riuscita a
rilanciare in quegli anni.
Nel 1999 è stata nominata
ambasciatrice
dell’Organizzazione per
l’Alimentazione e
l’Agricoltura (FAO) dal
direttore generale Jacques
Diouf,
per contribuire alla sua
campagna contro la fame
nel mondo.
12. Rita levi Montalcini e stata membro delle maggiori accademie scientifiche internazionali (come
l’Accademia Nazionale dei Lincei per la classe delle Scienze Fisiche, la Pontificia Accademia delle
Scienze – prima donna ammessa-, l’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, la National
Academy of Sciences statunitense e la Royal Society).
È stata Presidente onoraria
dell’Associazione Italiana
Sclerosi Multipla.
Ha collaborato con
l’Istituto Europeo di Ricerca sul Cervello
(Fondazione EBRI, European
Brain Research Institute),
da lei fondato nel 2001 e presso
il quale ha proseguito
la sua attività di ricerca,
affiancata da un costante
impegno in campo
sociale e politico.
meglio
aggiungere vita ai
giorni che giorni
alla vita
13. – Il futuro del pianeta dipende dalla
possibilità di dare a tutte le donne
l’accesso all’istruzione e alla
leadership. È alle donne, infatti, che
spetta il compito più arduo, ma più
costruttivo, di inventare e gestire la
pace.
– Tutti dicono che il cervello sia
l’organo più complesso del corpo
umano, da medico potrei anche
acconsentire. Ma come donna vi
assicuro che non vi è niente di più
complesso del cuore, ancora oggi non
si conoscono i suoi meccanismi. Nei
ragionamenti del cervello c’è logica, nei
ragionamenti del cuore ci sono le
emozioni.
– Ho perso un po’ la vista, molto
l’udito. Alle conferenze non vedo le
proiezioni e non sento bene. Ma penso
più adesso di quando avevo vent’anni.
Il corpo faccia quello che vuole. Io non
sono il corpo: io sono la mente.