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G G G 6 FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005
L’ARGOMENTO
la superficie originale. Un vecchio intona-
co, sia esso anche d’edilizia minore, rac-
chiude in se la testimonianza materiale di
lavorazioni tradizionali ormai abbandonate
che devono essere tutelate, perseguendo
l’atteggiamento generale di recupero e di
mantenimento che si riserva a tutto il co-
struito. La decisione di conservare o sosti-
tuire un vecchio intonaco non può dipen-
dere esclusivamente da una valutazione
economica, si deve infatti tener presente
che le qualità apprezzabili di un vecchio in-
tonaco non sono quasi mai garantite da al-
cun tipo d’intonaco moderno.
In definitiva la decisione di rimuovere e
sostituire il vecchio intonaco dev’essere
presa in considerazione solo quando non
esistono le possibilità del suo manteni-
mento, verificando invece, attraverso le
L’APPROCCIO ALLE SUPERFICI INTONACATE
SI È PROFONDAMENTE MODIFICATO. ATTUALMENTE
SI TENDE A PRIVILEGIARE, ANCHE PER LA COSIDDETTA
EDILIZIA MINORE, IL RECUPERO CONSERVATIVO CHE FINO
AGLI ANNI NOVANTA ERA RISERVATO AI SOLI EDIFICI
STORICI VINCOLATI DALLE SOVRINTENDENZE
L’intonaco in facciata
Q 1A 1B. LA
FACCIATA ESTERNA
DEL CONDOMINIO
DI VIA CANALETTO
PRIMA E DOPO
L’INTERVENTO
DI RICOLORITURA
DEI PROSPETTI
MEDIANTE
APPLICAZIONE DI
TINTE AI SILICATI
bbandonata definitivamente la
vecchia abitudine mentale di
considerarle “superfici di sacri-
ficio”, le superfici intonacate
sono ormai oggetto di un’at-
tenta rivalutazione, finalmente ricono-
sciute quali fonti insostituibili d’importan-
tissime informazioni storiche, soprattutto
per i palazzi antichi.
Fino agli anni ’90 l’intervento conservati-
vo era circoscritto ai soli interventi monu-
mentali o ad edifici vincolati dalle Sovrin-
tendenze, unico organo di controllo che
da sempre richiede precise verifiche sugli
intonaci tradizionali. In tutti gli altri casi la
demolizione e il completo rifacimento
degli intonaci era la prassi.
Oggi nei confronti delle superfici intona-
cate si registra un diverso e nuovo atteg-
giamento, che tende a privilegiare la con-
servazione rispetto alla sostituzione. Le
cause di questo diverso approccio sono
da ricercarsi innanzitutto nel forte svilup-
po delle tecnologie di consolidamento in
situ e di ritinteggiatura, sempre più scien-
tifiche ed affidabili, ma anche nella ormai
raggiunta consapevolezza del basso livello
qualitativo degli intonaci moderni: il ricor-
so a prodotti non ancora sufficientemente
sperimentati e l’uso indiscriminato delle
malte cementizie a discapito dell’elasticità
e della permeabilità delle superfici ha da-
to pessimi risultati.
È bene ricordare inoltre che un edificio
storico è tanto più apprezzabile se conser-
va la disomogeneità e la discontinuità del-
A
1.a
FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 7 G G G
numerose indagini diagnostiche che la
cultura scientifica oggi ci mette a dispo-
sizione, le condizioni indispensabili per la
sua conservazione.
LE INDAGINI DIAGNOSTICHE
Attraverso queste indagini si può identi-
ficare esattamente la tipologia del sup-
porto e si possono individuare le cause
di degrado in atto distinguendo quelle
eliminabili da quelle irreversibili. Si può
inoltre verificare il grado di compatibilità
con i prodotti da utilizzare nonché con-
trollare il risultato finale delle operazioni
condotte. Pertanto si può:
G verificare l’adesione con il supporto e
dei vari strati tra loro;
G controllare il grado di umidità della
muratura;
G verificare la tipologia e l’estensione
delle fessurazioni quando presenti;
G valutare la traspirazione dell’intonaco
individuando esattamente la sua strut-
tura nei diversi strati (superficie ester-
na, quella sottostante e supporto);
G individuare le sovrapposizioni di deco-
razioni succedutesi nel tempo con tas-
selli stratigrafici.
Le indagini più opportune per diagnosti-
care i motivi del deterioramento di un in-
tonaco antico, sono:
G l’analisi stratigrafica della sezione luci-
da, individuando la natura dei leganti
e degli inerti;
G la verifica dell’adesione del rivesti-
mento al supporto e degli strati del ri-
vestimento tra loro;
G controllo del grado di umidità relativa;
G localizzazione di eventuali efflorescen-
ze saline, cavillature e crepe.
Le tecniche analitiche prevedono la mi-
croscopia ottica, l’analisi conduttimetri-
ca, l’analisi colorimetrica, la porosità a
mercurio, l’analisi granulometrica, l’inda-
gine termografica e a ultrasuoni (per ri-
conoscere le parti distaccate e le zone da
consolidare), le prove d’abrasione e d’as-
sorbimento d’acqua per capillarità.
Alcune analisi si possono fare diretta-
mente in cantiere, altre devono essere
eseguite in laboratori specializzati.
di Fabio Carria
COMMITTENTE CONDOMINIO C/O
AMM.NE APPEZZATO
APPALTO EURO 800.000
IMPRESA ESECUTRICE GRUPPO S.I.M.E. SPA
D.L. 494 ING. SCIAKY
Scheda dei lavori ANNO 2004
VIA CANALETTO 10 - MILANO
Q 2B. L’INTERVENTO HA
PREVISTO LA RISARCITURA
DELLE LACUNE CON
RAPPEZZI E NUOVA
RASATURA DI
REGOLARIZZAZIONE
Q 2A. FACCIATA INTERNA DELLO
STABILE DI VIA CANALETTO PRIMA
DEGLI INTERVENTI SULLE SUPERFICI
INTONACATE
1.b
2.b
2.a
G G G 8 FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005
L’ARGOMENTO
LA PULITURA
Il recupero dell’intonaco avviene normal-
mente con la pulitura e il consolidamen-
to, limitando le integrazioni o le sostitu-
zioni alle sole parti estremamente amma-
lorate, in fase di distacco accentuato e
quindi non più affidabili, per le quali vie-
ne ripristinata la portanza del supporto.
Con la pulitura si rimuovono sia i mate-
riali accumulati naturalmente (croste, de-
positi o efflorescenze) che intenzional-
mente (protettivi, pitture, riparazioni) ma
per ogni intervento deve essere attenta-
mente valutato il degrado specifico di
ogni strato costituente l’intonaco.
Pulitura delle pitture inorganiche. Per la
pulitura si privilegiano i sistemi ad acqua,
erogata a moderate pressioni: data la ca-
ratteristica porosità del materiale, è im-
portante limitare la quantità d’acqua, du-
rante i lavaggi, per evitare pericolosi as-
sorbimenti che porterebbero a infragilire
ulteriormente gli strati. Questa tecnica
dà buoni risultati in presenza di pitture
inorganiche ed è preferibile alla semplice
spazzolatura perché è efficace anche nei
punti difficili da raggiungere.
Nell’edilizia storica l’asportazione dei
depositi incoerenti avviene mediante ri-
mozione meccanica con spazzole di
nylon, saggina, setole naturali o sinteti-
che, anche in abbinamento a leggere ne-
bulizzazioni d’acqua (pi-
stole ad aereosol), per ri-
muovere gli agenti biode-
teriogeni trattati con bio-
cidi, o con semplici soffi di
aria compressa erogata da
pistole portatili o spazzole
morbide rotate meccani-
camente.
Quando l’intonaco e la co-
loritura non sono di gran-
de interesse storico si pos-
sono abbinare anche leg-
geri interventi di raschiatu-
ra per eliminare la vecchia
pittura, benché eventuali
residui di pitture inorgani-
che non compromettano le
fasi successive.
COMMITTENTE CONDOMINIO
C/O AMM.NE GIANELLI
APPALTO EURO 1.000.000
IMPRESA GRUPPO S.I.M.E. SPA
D.L. 494 ING. BADALOTTI
1
2
Q FOTO 1 E 2
ESEMPIO DI RIPRISTINO
COMPLETO DELLE
SUPERFICI INTONACATE
IN UN MODERNO
COMPLESSO
IMMOBILIARE
Scheda dei lavori ANNO 2004
VIA VALSESIA 86 - MILANO
FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 9 G G G
Pulitura delle pitture organiche. Nei casi
di prodotti organici, invece, è importante
la loro completa asportazione, che si ot-
tiene grazie all’ausilio di svernicianti o di
leggere sabbiature controllate. Il primo
metodo è sempre preferibile per non
danneggiare il supporto e prevede:
G applicazione dello sverniciante;
G eliminazione della maggior parte del
rivestimento con spatole o con altri
mezzi meccanici;
G risciacquo con acqua calda a pressione
variabile secondo l'aderenza e la co-
esione del supporto;
G secondo lavaggio, una volta asciugata
la superficie, per evitare la ritenzione
anche parziale dei resti dello sverni-
ciante.
Secondo lo stato conservativo delle su-
perfici intonacate l’intervento di pulitura
può essere eseguito con spray d’acqua a
bassa pressione, con acqua nebulizzata o
atomizzata quando l‘intonaco è perfetta-
mente aderente al supporto e si vuole as-
sociare anche la rimozione di sali solubili
superficiali; dato che mediamente le su-
perfici si trovano degradate, è meglio op-
tare verso l’idrolavaggio leggero con
idropulitrici a basse pressioni (circa 6-8
Atm.) anche riscaldando leggermente
l’acqua e aggiungendovi tensioattivi
quando i depositi sono deboli. In que-
st’ultimo caso è opportuno eseguire an-
che il risciacquo finale. È utile ricordare
che l’uso dell’acqua è sempre sconsiglia-
to in presenza di intonaci molto porosi e
con presenza di fratture e microfessure
che facilitano la penetrazione interna.
La microsabbiatura (ad es. con polvere di
alluminio 150-220 mesh) è idonea per la ri-
mozione di residui di stuccature e di escre-
scenze superficiali non in forma di crosta.
Preventivamente all’operazione di pulitu-
ra occorre stuccare le fessurazioni e pro-
cedere alla rappezzatura per evitare che
l’acqua penetri all’interno del supporto
murario.
La pulitura chimica. La pulitura chimica
con impacco prevede solitamente l’uso
dei bicarbonati di sodio e ammonio sciolti
in acqua ed inerti come le argille o la pol-
pa di carta. Anche quando si trattano su-
perfici tinteggiate con tempere o leganti
sensibili all’azione dell’acqua, si dovrà ri-
correre agli impacchi a base d’acqua per-
ché consentono di limitare l’azione di so-
lubilizzazione ai soli depositi superficiali.
L’intervento biocida deve essere attenta-
mente valutato ed eseguito da maestran-
ze esperte perché limita i successivi inter-
venti di consolidamento e di protezione.
IL CONSOLIDAMENTO
L’operazione di consolidamento può es-
sere eseguita in due modi.
G consolidamento corticale: si trasferisce
all’intonaco una quantità di riaggre-
gante attraverso la superficie,
G consolidamento in profondità: si iniet-
ta la sostanza adesiva attraverso lo
spessoredell’intonaco.
I materiali utilizzati devono possedere ac-
certate compatibilità fisiche, chimiche e
meccaniche con quelle del materiale
preesistente e comunque avere le se-
guenti proprietà:
G minimo contenuto possibile di sali so-
lubili;
G caratteristiche meccaniche e porosità
simili a quelle delle malte tradizionali;
G presa idraulica e basso ritiro per con-
sentire il riempimento anche in cavità
di pochi millimetri di larghezza.
Il consolidamento corticale si ottiene at-
traverso l’applicazione a pennello sulle su-
perfici decoese di un prodotto consoli-
dante, inorganico o a base di resine, che
penetra nelle microfratture superficiali.
Un prodotto comune frequentemente
adoperato a questo scopo è l’acqua di
calce (ottenuta dal grassello di calce che,
lasciato in recipienti coperti, precipita sul
fondo separandosi dall’acqua di calce che
resta in superficie) che viene spesso con-
sigliata per il suo contenuto in carbonato
di calcio. Altri consolidanti utilizzati sem-
pre più diffusamente sono quelli a base di
silicato di etile. Il loro meccanismo di azio-
ne consiste nel precipitare silice all’inter-
no dei pori e delle fessure, mentre la par-
te organica (etile) si disperde durante la
fase di consolidamento. Intervenire in
G G G 10 FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005
profondità sulle fessurazioni è importan-
tissimo: la fessura produce infatti un’azio-
ne di spinta creando delle tensioni interne
di intensità quasi doppia rispetto a quella
degli strati superficiali. Le fessure profon-
de devono essere lavate e pulite da de-
positi e/o polveri, stuccate con malte di
calce aerea anche additivate con pozzola-
na o cocciopesto, o con malte idrauliche e
resine acriliche. In superficie la stuccatura
deve concludersi con malte di calce aerea
di granulometria simile a quella dell’ulti-
mo strato (velo o stabilitura) dell’intonaco.
Il consolidamento sarà completato me-
diante la stuccatura delle fessure, risarci-
mento delle lacune (rappezzi), iniezioni e
incollaggi di porzioni distaccate.
I distacchi così detti “a bolla” possono es-
sere recuperati facendoli riaderire tramite
iniezioni consolidanti di miscele opportu-
natamente studiate secondo i casi e ne-
cessariamente di natura idraulica perché
devono indurire senza aria, attraverso
un‘operazione che prevede, nell’ordine:
l’esecuzione dei fori con precisi trapani;
aspirazione o lavaggio delle polveri inter-
ne con acqua additivata con alcool; appli-
cazione ad ogni foro di tubicini in plastica
e stuccatura dei bordi per evitare la fuo-
riuscita del prodotto consolidante; inie-
zione con leggera pressione del consoli-
dante avendo cura di evitare colature per
tracimazioni superficiali. È utile precisare
che questa operazione non viene normal-
mente eseguita nei casi di edilizia comu-
ne per ragioni di convenienza economica
(del tutto da verificare) e per il fatto che
le maestranze devono essere particolar-
mente addestrate.
RISARCITURA DELLE LACUNE
E RAPPEZZATURA
Quando i distacchi sono irrecuperabili si
procede alla loro rimozione ed al risarci-
mento delle lacune mediante i rappezzi
che devono essere realizzati con prodotti
del tutto simili a quelli esistenti per com-
posizione, numero degli strati, spessori e
granulomeria degli inerti, cercando di ot-
tenere anche i medesimi valori di elasticità
e traspirabilità, formulando l’impasto delle
malte con gli inerti di origine locale.
Prima dei rappezzi, ove possibile, sareb-
be necessario eliminare le integrazioni ce-
mentizie su intonaci non cementizi e i
giunti tra i mattoni nel caso fossero stati
eseguiti con malte cementizie. In genera-
le, per evitare crepe al contorno, diffe-
renze strutturali della superficie o fuoriu-
scita di sali, bisogna impiegare materiali
compatibili senza mai sovrapporre il nuo-
vo intonaco a quello vecchio. Nel caso di
intonaci finiti a calce con corpo sottostan-
te a granulometria elevata, il possibile ri-
pristino (o rappezzo) prevede il rinzaffo
con sabbia e cemento additivato (con re-
sine di ripresa), ricostruzione del corpo
con malta pozzolanica additivata e finitu-
ra con stabilitura a calce pozzolanica.
Se, per ragioni particolari, si scegliesse di
non effettuare tutti i rappezzi, lasciando
delle lacune e la struttura muraria a vista,
sarebbe necessaria una stuccatura dei
bordi perimetrali (stuccature “salvabor-
do”) della lacuna per evitare le infiltrazio-
ni di acqua piovana. L’esecuzione dei rap-
pezzi deve seguire le tre fasi generalmen-
te valide per l’esecuzione degli intonaci:
rinzaffo, arriccio e finitura.
Il rinzaffo (rabboccatura o ancoraggio)
serve per costituire il primo strato com-
posto di malta grassa e inerti grossolani:
attraverso il getto della malta sulla strut-
tura muraria con la cazzuola e livellando si
ottiene una superficie piuttosto scabrosa.
L’ARGOMENTO
Q A SINISTRA
IMMAGINE
TERMOGRAFICA
DI UNA FACCIATA
Q A DESTRA
QUANDO SI
DEMOLISCE UN
INTONACO FINO
AL VIVO DELLA
MURATURA
OCCORRE QUASI
SEMPRE
INTERVENIRE
SULLA STESSA
PER RESTITUIRE
UNA PERFETTA
ADESIVITÀ ALLA
STRUTTURA DI
ANCORAGGIO
FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 11 G G G
L’arriccio (fondo o corpo) si applica qual-
che giorno dopo il primo strato, che deve
essere ancora umido per favorire la pre-
sa: si applica uno strato di malta più gras-
sa di quella del rinzaffo, dello spessore di
pochi millimetri.
La finitura o velo (o intonaco civile o sta-
bilitura) o “polimento” come lo chiamava
L.B. Alberti nel XVI secolo, costituisce lo
strato di finitura dove gli aggregati sono
molto più fini e la malta ancora più gras-
sa delle precedenti. Questo strato è quel-
lo maggiormente esposto alle intempe-
rie, perciò deve offrire buona resistenza
fisica, sopportando senza alterazioni le
sollecitazioni termiche e meccaniche, es-
sere stabile all’acqua e molto permeabile
al vapore acqueo, infine asciugare rapida-
mente dopo la pioggia.
La lisciatura finale delle superfici può es-
sere ottenuta con svariati effetti a secon-
da degli attrezzi adoperati. Con frattazzo
metallico si ottiene il cosiddetto intonaco
lamato; l’intonaco graffiato si ottiene pro-
ducendo delle scanalature verticali o oriz-
zontali; gettando l’impasto con forza e
prendendo poco materiale per volta si ot-
tiene lo strollato; con un pettine dai den-
ti di acciaio o di legno e movimenti verti-
cali e in diagonale si ottiene l’intonaco
pettinato; intervenendo sull’intonaco an-
cora fresco con la punta della cazzuola si
ottengono effetti di spuntatura della su-
perficie e con appositi scalpellini o boc-
ciarda su intonaci con inerti piuttosto
consistenti (ghiaietto) si ottiene un rive-
stimento martellinato.
LA RASATURA
A volte dopo le integrazioni può essere
necessario uniformare le rugosità superfi-
ciali e regolare i differenti assorbimenti del
futuro ciclo di coloritura mediante rasatu-
ra. Su intonaci eminentemente a calce la
rasatura può essere eseguita con pozzola-
na mentre su intonaci con malte bastarde
può essere eseguita con malta composta
da calce idraulica e sabbia fine di quarzo.
Quando, invece, ci si trovasse di fronte a
percentuali di distacchi del 40-50% si do-
vrebbe procede al rifacimento completo
dell’intonaco e in questo caso le possibili-
tà sono varie. Esistono intonaci più tradi-
zionali come quelli colorati in pasta, gli in-
tonaci a stucco o a marmorino, oppure in-
tonaci più moderni, basati su una compo-
nente cementizia, che possono essere
preparati in cantiere o precomposti con
tutti gli elementi già predosati secondo
un’impostazione inaugurata, negli anni a
cavallo dell’ultima guerra dalla Terranova
s.p.a. Stiamo parlando degli intonaci im-
permeabilizzanti, coibentanti, deumidifi-
canti, traspiranti.
LA PROTEZIONE FINALE
La protezione finale dell’intonaco può es-
sere eseguita con sostanze traspiranti e
incolori come resine sintetiche acriliche o
siliconiche oppure di tipo tradizionale co-
me olii esiccativi, cera d’api o altri, che
però hanno l’inconveniente di provocare
alterazioni cromatiche con ingiallimenti e
di facilitare il deposito di polveri per ef-
fetto elettrostatico. Esiste un’altra solu-
zione di protezione che consiste nel rifa-
cimento frequente e scadenzato dell’ulti-
mo strato di intonaco con tecniche tradi-
zionali compatibili (calce, silicati, ecc.).
Questa soluzione avvicina la protezione al
concetto di manutenzione tecnica. G
Q ESEMPIO DI
STRATIGRAFIA
ESEGUITA PER
CONOSCERE
TUTTI GLI STRATI
DI INTONACO E
LE RELATIVE
TINTURE CHE SI
SONO SUCCEDUTE
NEL TEMPO

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  • 1. G G G 6 FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 L’ARGOMENTO la superficie originale. Un vecchio intona- co, sia esso anche d’edilizia minore, rac- chiude in se la testimonianza materiale di lavorazioni tradizionali ormai abbandonate che devono essere tutelate, perseguendo l’atteggiamento generale di recupero e di mantenimento che si riserva a tutto il co- struito. La decisione di conservare o sosti- tuire un vecchio intonaco non può dipen- dere esclusivamente da una valutazione economica, si deve infatti tener presente che le qualità apprezzabili di un vecchio in- tonaco non sono quasi mai garantite da al- cun tipo d’intonaco moderno. In definitiva la decisione di rimuovere e sostituire il vecchio intonaco dev’essere presa in considerazione solo quando non esistono le possibilità del suo manteni- mento, verificando invece, attraverso le L’APPROCCIO ALLE SUPERFICI INTONACATE SI È PROFONDAMENTE MODIFICATO. ATTUALMENTE SI TENDE A PRIVILEGIARE, ANCHE PER LA COSIDDETTA EDILIZIA MINORE, IL RECUPERO CONSERVATIVO CHE FINO AGLI ANNI NOVANTA ERA RISERVATO AI SOLI EDIFICI STORICI VINCOLATI DALLE SOVRINTENDENZE L’intonaco in facciata Q 1A 1B. LA FACCIATA ESTERNA DEL CONDOMINIO DI VIA CANALETTO PRIMA E DOPO L’INTERVENTO DI RICOLORITURA DEI PROSPETTI MEDIANTE APPLICAZIONE DI TINTE AI SILICATI bbandonata definitivamente la vecchia abitudine mentale di considerarle “superfici di sacri- ficio”, le superfici intonacate sono ormai oggetto di un’at- tenta rivalutazione, finalmente ricono- sciute quali fonti insostituibili d’importan- tissime informazioni storiche, soprattutto per i palazzi antichi. Fino agli anni ’90 l’intervento conservati- vo era circoscritto ai soli interventi monu- mentali o ad edifici vincolati dalle Sovrin- tendenze, unico organo di controllo che da sempre richiede precise verifiche sugli intonaci tradizionali. In tutti gli altri casi la demolizione e il completo rifacimento degli intonaci era la prassi. Oggi nei confronti delle superfici intona- cate si registra un diverso e nuovo atteg- giamento, che tende a privilegiare la con- servazione rispetto alla sostituzione. Le cause di questo diverso approccio sono da ricercarsi innanzitutto nel forte svilup- po delle tecnologie di consolidamento in situ e di ritinteggiatura, sempre più scien- tifiche ed affidabili, ma anche nella ormai raggiunta consapevolezza del basso livello qualitativo degli intonaci moderni: il ricor- so a prodotti non ancora sufficientemente sperimentati e l’uso indiscriminato delle malte cementizie a discapito dell’elasticità e della permeabilità delle superfici ha da- to pessimi risultati. È bene ricordare inoltre che un edificio storico è tanto più apprezzabile se conser- va la disomogeneità e la discontinuità del- A 1.a
  • 2. FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 7 G G G numerose indagini diagnostiche che la cultura scientifica oggi ci mette a dispo- sizione, le condizioni indispensabili per la sua conservazione. LE INDAGINI DIAGNOSTICHE Attraverso queste indagini si può identi- ficare esattamente la tipologia del sup- porto e si possono individuare le cause di degrado in atto distinguendo quelle eliminabili da quelle irreversibili. Si può inoltre verificare il grado di compatibilità con i prodotti da utilizzare nonché con- trollare il risultato finale delle operazioni condotte. Pertanto si può: G verificare l’adesione con il supporto e dei vari strati tra loro; G controllare il grado di umidità della muratura; G verificare la tipologia e l’estensione delle fessurazioni quando presenti; G valutare la traspirazione dell’intonaco individuando esattamente la sua strut- tura nei diversi strati (superficie ester- na, quella sottostante e supporto); G individuare le sovrapposizioni di deco- razioni succedutesi nel tempo con tas- selli stratigrafici. Le indagini più opportune per diagnosti- care i motivi del deterioramento di un in- tonaco antico, sono: G l’analisi stratigrafica della sezione luci- da, individuando la natura dei leganti e degli inerti; G la verifica dell’adesione del rivesti- mento al supporto e degli strati del ri- vestimento tra loro; G controllo del grado di umidità relativa; G localizzazione di eventuali efflorescen- ze saline, cavillature e crepe. Le tecniche analitiche prevedono la mi- croscopia ottica, l’analisi conduttimetri- ca, l’analisi colorimetrica, la porosità a mercurio, l’analisi granulometrica, l’inda- gine termografica e a ultrasuoni (per ri- conoscere le parti distaccate e le zone da consolidare), le prove d’abrasione e d’as- sorbimento d’acqua per capillarità. Alcune analisi si possono fare diretta- mente in cantiere, altre devono essere eseguite in laboratori specializzati. di Fabio Carria COMMITTENTE CONDOMINIO C/O AMM.NE APPEZZATO APPALTO EURO 800.000 IMPRESA ESECUTRICE GRUPPO S.I.M.E. SPA D.L. 494 ING. SCIAKY Scheda dei lavori ANNO 2004 VIA CANALETTO 10 - MILANO Q 2B. L’INTERVENTO HA PREVISTO LA RISARCITURA DELLE LACUNE CON RAPPEZZI E NUOVA RASATURA DI REGOLARIZZAZIONE Q 2A. FACCIATA INTERNA DELLO STABILE DI VIA CANALETTO PRIMA DEGLI INTERVENTI SULLE SUPERFICI INTONACATE 1.b 2.b 2.a
  • 3. G G G 8 FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 L’ARGOMENTO LA PULITURA Il recupero dell’intonaco avviene normal- mente con la pulitura e il consolidamen- to, limitando le integrazioni o le sostitu- zioni alle sole parti estremamente amma- lorate, in fase di distacco accentuato e quindi non più affidabili, per le quali vie- ne ripristinata la portanza del supporto. Con la pulitura si rimuovono sia i mate- riali accumulati naturalmente (croste, de- positi o efflorescenze) che intenzional- mente (protettivi, pitture, riparazioni) ma per ogni intervento deve essere attenta- mente valutato il degrado specifico di ogni strato costituente l’intonaco. Pulitura delle pitture inorganiche. Per la pulitura si privilegiano i sistemi ad acqua, erogata a moderate pressioni: data la ca- ratteristica porosità del materiale, è im- portante limitare la quantità d’acqua, du- rante i lavaggi, per evitare pericolosi as- sorbimenti che porterebbero a infragilire ulteriormente gli strati. Questa tecnica dà buoni risultati in presenza di pitture inorganiche ed è preferibile alla semplice spazzolatura perché è efficace anche nei punti difficili da raggiungere. Nell’edilizia storica l’asportazione dei depositi incoerenti avviene mediante ri- mozione meccanica con spazzole di nylon, saggina, setole naturali o sinteti- che, anche in abbinamento a leggere ne- bulizzazioni d’acqua (pi- stole ad aereosol), per ri- muovere gli agenti biode- teriogeni trattati con bio- cidi, o con semplici soffi di aria compressa erogata da pistole portatili o spazzole morbide rotate meccani- camente. Quando l’intonaco e la co- loritura non sono di gran- de interesse storico si pos- sono abbinare anche leg- geri interventi di raschiatu- ra per eliminare la vecchia pittura, benché eventuali residui di pitture inorgani- che non compromettano le fasi successive. COMMITTENTE CONDOMINIO C/O AMM.NE GIANELLI APPALTO EURO 1.000.000 IMPRESA GRUPPO S.I.M.E. SPA D.L. 494 ING. BADALOTTI 1 2 Q FOTO 1 E 2 ESEMPIO DI RIPRISTINO COMPLETO DELLE SUPERFICI INTONACATE IN UN MODERNO COMPLESSO IMMOBILIARE Scheda dei lavori ANNO 2004 VIA VALSESIA 86 - MILANO
  • 4. FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 9 G G G Pulitura delle pitture organiche. Nei casi di prodotti organici, invece, è importante la loro completa asportazione, che si ot- tiene grazie all’ausilio di svernicianti o di leggere sabbiature controllate. Il primo metodo è sempre preferibile per non danneggiare il supporto e prevede: G applicazione dello sverniciante; G eliminazione della maggior parte del rivestimento con spatole o con altri mezzi meccanici; G risciacquo con acqua calda a pressione variabile secondo l'aderenza e la co- esione del supporto; G secondo lavaggio, una volta asciugata la superficie, per evitare la ritenzione anche parziale dei resti dello sverni- ciante. Secondo lo stato conservativo delle su- perfici intonacate l’intervento di pulitura può essere eseguito con spray d’acqua a bassa pressione, con acqua nebulizzata o atomizzata quando l‘intonaco è perfetta- mente aderente al supporto e si vuole as- sociare anche la rimozione di sali solubili superficiali; dato che mediamente le su- perfici si trovano degradate, è meglio op- tare verso l’idrolavaggio leggero con idropulitrici a basse pressioni (circa 6-8 Atm.) anche riscaldando leggermente l’acqua e aggiungendovi tensioattivi quando i depositi sono deboli. In que- st’ultimo caso è opportuno eseguire an- che il risciacquo finale. È utile ricordare che l’uso dell’acqua è sempre sconsiglia- to in presenza di intonaci molto porosi e con presenza di fratture e microfessure che facilitano la penetrazione interna. La microsabbiatura (ad es. con polvere di alluminio 150-220 mesh) è idonea per la ri- mozione di residui di stuccature e di escre- scenze superficiali non in forma di crosta. Preventivamente all’operazione di pulitu- ra occorre stuccare le fessurazioni e pro- cedere alla rappezzatura per evitare che l’acqua penetri all’interno del supporto murario. La pulitura chimica. La pulitura chimica con impacco prevede solitamente l’uso dei bicarbonati di sodio e ammonio sciolti in acqua ed inerti come le argille o la pol- pa di carta. Anche quando si trattano su- perfici tinteggiate con tempere o leganti sensibili all’azione dell’acqua, si dovrà ri- correre agli impacchi a base d’acqua per- ché consentono di limitare l’azione di so- lubilizzazione ai soli depositi superficiali. L’intervento biocida deve essere attenta- mente valutato ed eseguito da maestran- ze esperte perché limita i successivi inter- venti di consolidamento e di protezione. IL CONSOLIDAMENTO L’operazione di consolidamento può es- sere eseguita in due modi. G consolidamento corticale: si trasferisce all’intonaco una quantità di riaggre- gante attraverso la superficie, G consolidamento in profondità: si iniet- ta la sostanza adesiva attraverso lo spessoredell’intonaco. I materiali utilizzati devono possedere ac- certate compatibilità fisiche, chimiche e meccaniche con quelle del materiale preesistente e comunque avere le se- guenti proprietà: G minimo contenuto possibile di sali so- lubili; G caratteristiche meccaniche e porosità simili a quelle delle malte tradizionali; G presa idraulica e basso ritiro per con- sentire il riempimento anche in cavità di pochi millimetri di larghezza. Il consolidamento corticale si ottiene at- traverso l’applicazione a pennello sulle su- perfici decoese di un prodotto consoli- dante, inorganico o a base di resine, che penetra nelle microfratture superficiali. Un prodotto comune frequentemente adoperato a questo scopo è l’acqua di calce (ottenuta dal grassello di calce che, lasciato in recipienti coperti, precipita sul fondo separandosi dall’acqua di calce che resta in superficie) che viene spesso con- sigliata per il suo contenuto in carbonato di calcio. Altri consolidanti utilizzati sem- pre più diffusamente sono quelli a base di silicato di etile. Il loro meccanismo di azio- ne consiste nel precipitare silice all’inter- no dei pori e delle fessure, mentre la par- te organica (etile) si disperde durante la fase di consolidamento. Intervenire in
  • 5. G G G 10 FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 profondità sulle fessurazioni è importan- tissimo: la fessura produce infatti un’azio- ne di spinta creando delle tensioni interne di intensità quasi doppia rispetto a quella degli strati superficiali. Le fessure profon- de devono essere lavate e pulite da de- positi e/o polveri, stuccate con malte di calce aerea anche additivate con pozzola- na o cocciopesto, o con malte idrauliche e resine acriliche. In superficie la stuccatura deve concludersi con malte di calce aerea di granulometria simile a quella dell’ulti- mo strato (velo o stabilitura) dell’intonaco. Il consolidamento sarà completato me- diante la stuccatura delle fessure, risarci- mento delle lacune (rappezzi), iniezioni e incollaggi di porzioni distaccate. I distacchi così detti “a bolla” possono es- sere recuperati facendoli riaderire tramite iniezioni consolidanti di miscele opportu- natamente studiate secondo i casi e ne- cessariamente di natura idraulica perché devono indurire senza aria, attraverso un‘operazione che prevede, nell’ordine: l’esecuzione dei fori con precisi trapani; aspirazione o lavaggio delle polveri inter- ne con acqua additivata con alcool; appli- cazione ad ogni foro di tubicini in plastica e stuccatura dei bordi per evitare la fuo- riuscita del prodotto consolidante; inie- zione con leggera pressione del consoli- dante avendo cura di evitare colature per tracimazioni superficiali. È utile precisare che questa operazione non viene normal- mente eseguita nei casi di edilizia comu- ne per ragioni di convenienza economica (del tutto da verificare) e per il fatto che le maestranze devono essere particolar- mente addestrate. RISARCITURA DELLE LACUNE E RAPPEZZATURA Quando i distacchi sono irrecuperabili si procede alla loro rimozione ed al risarci- mento delle lacune mediante i rappezzi che devono essere realizzati con prodotti del tutto simili a quelli esistenti per com- posizione, numero degli strati, spessori e granulomeria degli inerti, cercando di ot- tenere anche i medesimi valori di elasticità e traspirabilità, formulando l’impasto delle malte con gli inerti di origine locale. Prima dei rappezzi, ove possibile, sareb- be necessario eliminare le integrazioni ce- mentizie su intonaci non cementizi e i giunti tra i mattoni nel caso fossero stati eseguiti con malte cementizie. In genera- le, per evitare crepe al contorno, diffe- renze strutturali della superficie o fuoriu- scita di sali, bisogna impiegare materiali compatibili senza mai sovrapporre il nuo- vo intonaco a quello vecchio. Nel caso di intonaci finiti a calce con corpo sottostan- te a granulometria elevata, il possibile ri- pristino (o rappezzo) prevede il rinzaffo con sabbia e cemento additivato (con re- sine di ripresa), ricostruzione del corpo con malta pozzolanica additivata e finitu- ra con stabilitura a calce pozzolanica. Se, per ragioni particolari, si scegliesse di non effettuare tutti i rappezzi, lasciando delle lacune e la struttura muraria a vista, sarebbe necessaria una stuccatura dei bordi perimetrali (stuccature “salvabor- do”) della lacuna per evitare le infiltrazio- ni di acqua piovana. L’esecuzione dei rap- pezzi deve seguire le tre fasi generalmen- te valide per l’esecuzione degli intonaci: rinzaffo, arriccio e finitura. Il rinzaffo (rabboccatura o ancoraggio) serve per costituire il primo strato com- posto di malta grassa e inerti grossolani: attraverso il getto della malta sulla strut- tura muraria con la cazzuola e livellando si ottiene una superficie piuttosto scabrosa. L’ARGOMENTO Q A SINISTRA IMMAGINE TERMOGRAFICA DI UNA FACCIATA Q A DESTRA QUANDO SI DEMOLISCE UN INTONACO FINO AL VIVO DELLA MURATURA OCCORRE QUASI SEMPRE INTERVENIRE SULLA STESSA PER RESTITUIRE UNA PERFETTA ADESIVITÀ ALLA STRUTTURA DI ANCORAGGIO
  • 6. FACCIATE M&T settembre·dicembre 2005 11 G G G L’arriccio (fondo o corpo) si applica qual- che giorno dopo il primo strato, che deve essere ancora umido per favorire la pre- sa: si applica uno strato di malta più gras- sa di quella del rinzaffo, dello spessore di pochi millimetri. La finitura o velo (o intonaco civile o sta- bilitura) o “polimento” come lo chiamava L.B. Alberti nel XVI secolo, costituisce lo strato di finitura dove gli aggregati sono molto più fini e la malta ancora più gras- sa delle precedenti. Questo strato è quel- lo maggiormente esposto alle intempe- rie, perciò deve offrire buona resistenza fisica, sopportando senza alterazioni le sollecitazioni termiche e meccaniche, es- sere stabile all’acqua e molto permeabile al vapore acqueo, infine asciugare rapida- mente dopo la pioggia. La lisciatura finale delle superfici può es- sere ottenuta con svariati effetti a secon- da degli attrezzi adoperati. Con frattazzo metallico si ottiene il cosiddetto intonaco lamato; l’intonaco graffiato si ottiene pro- ducendo delle scanalature verticali o oriz- zontali; gettando l’impasto con forza e prendendo poco materiale per volta si ot- tiene lo strollato; con un pettine dai den- ti di acciaio o di legno e movimenti verti- cali e in diagonale si ottiene l’intonaco pettinato; intervenendo sull’intonaco an- cora fresco con la punta della cazzuola si ottengono effetti di spuntatura della su- perficie e con appositi scalpellini o boc- ciarda su intonaci con inerti piuttosto consistenti (ghiaietto) si ottiene un rive- stimento martellinato. LA RASATURA A volte dopo le integrazioni può essere necessario uniformare le rugosità superfi- ciali e regolare i differenti assorbimenti del futuro ciclo di coloritura mediante rasatu- ra. Su intonaci eminentemente a calce la rasatura può essere eseguita con pozzola- na mentre su intonaci con malte bastarde può essere eseguita con malta composta da calce idraulica e sabbia fine di quarzo. Quando, invece, ci si trovasse di fronte a percentuali di distacchi del 40-50% si do- vrebbe procede al rifacimento completo dell’intonaco e in questo caso le possibili- tà sono varie. Esistono intonaci più tradi- zionali come quelli colorati in pasta, gli in- tonaci a stucco o a marmorino, oppure in- tonaci più moderni, basati su una compo- nente cementizia, che possono essere preparati in cantiere o precomposti con tutti gli elementi già predosati secondo un’impostazione inaugurata, negli anni a cavallo dell’ultima guerra dalla Terranova s.p.a. Stiamo parlando degli intonaci im- permeabilizzanti, coibentanti, deumidifi- canti, traspiranti. LA PROTEZIONE FINALE La protezione finale dell’intonaco può es- sere eseguita con sostanze traspiranti e incolori come resine sintetiche acriliche o siliconiche oppure di tipo tradizionale co- me olii esiccativi, cera d’api o altri, che però hanno l’inconveniente di provocare alterazioni cromatiche con ingiallimenti e di facilitare il deposito di polveri per ef- fetto elettrostatico. Esiste un’altra solu- zione di protezione che consiste nel rifa- cimento frequente e scadenzato dell’ulti- mo strato di intonaco con tecniche tradi- zionali compatibili (calce, silicati, ecc.). Questa soluzione avvicina la protezione al concetto di manutenzione tecnica. G Q ESEMPIO DI STRATIGRAFIA ESEGUITA PER CONOSCERE TUTTI GLI STRATI DI INTONACO E LE RELATIVE TINTURE CHE SI SONO SUCCEDUTE NEL TEMPO