Insegnare a comunicare significa insegnare non solo forme comunicative (aumentative e/o alternative), ma anche funzioni comunicative (cioè la competenza comunicativa), le quali possono essere apprese solamente nei contesti interattivi e sociali in cui esse si compiono e ricevono risposta dalle altre persone (partners comunicativi e occasioni comunicative)
Le finalità didattico educative della scuola: organizzazione degli spazi e dei tempi; la progettazione didattica; il ruolo dei compagni e del docente di sostegno.
Sportello Autismo e Scuole.
Le tecnologie per l’inclusione scolastica.
Disturbi e difficolta dell apprendimento - il ruolo della famigliaTania Krevaika
Il fatto che il figlio ha dei disturbi dell’ apprendimento significa che impara delle cose specifiche in modo diverso dagli altri figli. Ciò non significa che non le può imparare. Mentre i disturbi dell’ apprendimento non possono essere curati, ma possono essere configurati con il supporto e gli interventi realizzati con l'aiuto degli specialisti.
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Le tecnologie per l’inclusione scolastica.
Disturbi e difficolta dell apprendimento - il ruolo della famigliaTania Krevaika
Il fatto che il figlio ha dei disturbi dell’ apprendimento significa che impara delle cose specifiche in modo diverso dagli altri figli. Ciò non significa che non le può imparare. Mentre i disturbi dell’ apprendimento non possono essere curati, ma possono essere configurati con il supporto e gli interventi realizzati con l'aiuto degli specialisti.
L’insegnamento è una trasmissione continua di nozioni, informazioni, comunicazioni a cui fa
seguito un apprendimento da parte di un altro interlocutore. Un insegnante efficace è un
insegnante che sa comunicare, ma per poter comunicare è necessario saper ascoltare.
Conferenza di servizio - Informazioni sui Servizi attivi presso il Centro Territoriale di Supporto Provincia di Lecce e Scuola Polo Inclusione Provincia di Lecce.
La Conferenza è stata organizzata dall’I.T.E.T. "G. DELEDDA" di Lecce, scuola polo per l'Inclusione per la provincia, capofila della rete regionale di scuole per l'Inclusione, di concerto con il C.T.S. Lecce, l’A.NG.S.A. Lecce e l’Istituto Santa Chiara Lecce.
La diffusione delle tecnologie di informazione e di comunicazione è una grande opportunità e rappresenta la frontiera decisiva per la scuola. … … il “fare scuola” significa oggi mettere in relazione la complessità di modi radicalmente nuovi di apprendimento con un’opera di guida, attenta al metodo, ai nuovi media e alla ricerca multidimensionale
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insegnante che sa comunicare, ma per poter comunicare è necessario saper ascoltare.
Conferenza di servizio - Informazioni sui Servizi attivi presso il Centro Territoriale di Supporto Provincia di Lecce e Scuola Polo Inclusione Provincia di Lecce.
La Conferenza è stata organizzata dall’I.T.E.T. "G. DELEDDA" di Lecce, scuola polo per l'Inclusione per la provincia, capofila della rete regionale di scuole per l'Inclusione, di concerto con il C.T.S. Lecce, l’A.NG.S.A. Lecce e l’Istituto Santa Chiara Lecce.
La diffusione delle tecnologie di informazione e di comunicazione è una grande opportunità e rappresenta la frontiera decisiva per la scuola. … … il “fare scuola” significa oggi mettere in relazione la complessità di modi radicalmente nuovi di apprendimento con un’opera di guida, attenta al metodo, ai nuovi media e alla ricerca multidimensionale
Il CTS di Lecce, con sede presso l’I.T. “G. Deledda” di Lecce, organizza nell’auditorium il giorno 27 ottobre 2015 dalle ore 10 alle ore 12 un convegno “Scuola e territorio: non solo Parole ma Patti”, focalizzando l’attenzione sull’organizzazione territoriale della provincia di Lecce per la piena inclusione scolastica degli alunni con Bisogni Educativi Speciali. Inoltre, nella stessa mattinata verrà presentato il nuovo portale del CTS , (realizzazione progetto “SMART Portal” - DD 824 del 31 ottobre 2014, ex DM 351/2014, art.9, c. 1; approvate con DD 916 del 26/11/2014).
Il referente per l'inclusione nel sistema di relazioni interne alla scuola.
Una figura che possiede uno specifico expertise, nel significato traslato di esperienza e know-how nell'esercizio di una professione, e lo mette a disposizione del gruppo, nella logica del servizio. Non un nuovo centro di potere o una sovrastruttura che rallenta i processi, ma un elemento di facilitazione. Non chi rilancia i problemi, ma chi propone soluzioni.; non chi acuisce tensioni, ma chi collabora a creare un clima sereno e costruttivo.
Con i colleghi, un primus inter pares, con cui deve essere facile poter parlare, confrontarsi, essere ascoltati.
“LA COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA”
Risorse e strumenti per costruire competenze comunicative nella persona disabile e nelle persone del suo ambiente di vita”
Che cosa sono i Disturbi Specifici di Apprendimento. Classificazione dei DSA. Come affrontarli in classe. Valutazione della scrittura e della competenza ortografica.
La Lavagna Interattiva Multimediale In Classe Per Tutti(Finale)
Intervento iniziale di CAA nelle persone con BCC - prof. M. Molendini - CTS Lecce
1. “Perché la CAA a Scuola”
- Early Communicators -
Intervento iniziale di CAA
nelle persone con BCC
A cura di: prof. Maurizio Molendini
Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
A.S. 2022 - 2023
2. Comunicatore Iniziale BCC: Definizione
Tutti i soggetti BCC che per la prima volta si
approcciano alla comunicazione attraverso
qualunque modalità comunicativa e CAA
mediata, in qualunque periodo della vita, in età
evolutiva, adulta ed involutiva, sono
comunicatori iniziali.
2
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
3. Intervento di CAA Iniziale
❖ Bambini piccoli (da 8-12 mesi)
❖ Bambini con disabilità Grave e Complessa
❖ Ragazzi grandi con cui si mette in atto un
intervento per la prima volta
3
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
4. Bambini Piccoli
Il bambino piccolo utilizza
Il bambino piccolo utilizza naturalmente diversi comportamenti
comunicativi molto prima di accedere al canale verbale
• Se i segnali comunicativi non vengono riconosciuti e
sostenuti dall’ambiente si determina un progressivo
abbandono da parte del bambino della motivazione a
comunicare
• Riconoscere e sviluppare i comportamenti spontanei e le
modalità comunicative esistenti è un fondamentale
investimento per il futuro
4
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
5. Ragazzi Grandi
• Non hanno mai sperimentato l’efficacia della comunicazione
• Hanno sperimentato infinite volte che comunicare non
serve (segnali flebili)
• Non si riconoscono e non sono riconosciuti come individui
pensanti e capaci di incidere sull’ambiente che li circonda
• E’ particolarmente difficile strutturare attività adeguate ad
età e livello
“Learned helplessness”
(mancanza di iniziativa appresa)
5
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
6. Partire dalle Abilità Esistenti
•Abbiamo bisogno di lavorare sulle risorse per
arrivare alla competenza comunicativa
•Ci serve molto di più sapere cosa una persona
SA fare che cosa NON SA fare
6
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7. Assessment
Prevede l'intervento di consulenti esperti nel campo
della selezione che hanno il compito di analizzare le
necessità in modo che si stabiliscano obiettivi chiari
e decisivi:
❖ progettare l'intervento;
❖ facilitare il percorso in tutte le sue fasi;
❖ stabilire e monitorare obiettivi - tempo –risultati
raggiunti;
7
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
8. Strutturare un Ambiente
Facilitante Specifico
La comunicazione è un processo dinamico e
transazionale, in cui i partner comunicativi si
influenzano continuamente a vicenda nel
corso dell’interazione
(Blackstone 1991, 1999; Cumley & Beukelman 1992; Light, Roberts, Di Marco & Greiner
1998; McNaughton & Light 1989)
8
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
9. Ambiente Facilitante
• Le interazioni comunicative dipendono dalle
competenze comunicative di ogni individuo che
partecipa all’interazione.
• Quando si tratta di bambini con bisogni
comunicativi complessi che usano la CAA, il
successo dell’interazione dipende fortemente
dalle competenze interattive e comunicative del
partner
(J Kent-Walsh, D McNaughton 2005)
9
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
10. Il Partner Competente in CAA
I partner comunicativi hanno bisogno di
apprendere come interagire in modo efficace
con le persone che usano la CAA
(Light 1997, Sigafoos 1999)
10
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11. Come Strutturare un Ambiente
Facilitante Specifico:
• Routines
• Osservare e dare significato (persone – setting)
• Cogliere minimi spazi di aggancio
• Partire da situazioni altamente motivanti (MO)
• Costruire interazioni
11
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12. Routines
• I primi passi nella comunicazione avvengo
all’interno di situazioni e relazioni che il
neonato sperimenta quotidianamente
(routines di accudimento quotidiane).
• Inizialmente i segnali comunicativi assumono
significato soltanto all’interno delle routines
quotidiane; solo in seguito divengono
generalizzabili ed esportabili in altri contesti.
12
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13. Strutturare Routines Prevedibili
Consentono al bambino e al partner di:
• Sviluppare controllo e confidenza sull’ambiente
• Anticipare ciò che succederà
• Focalizzare l’attenzione sullo stesso oggetto o situazione
• Diminuire il numero di variabili (stimoli concorrenti)
• Associare segnali comunicativi ad attività, persone od oggetti
• Facilitare l’interazione comunicativa
• Sostenere la narrazione
❖ con molta meno fatica
❖ rispetto a un ambiente in continua modificazione…….
❖
13
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14. Strutturare e Sequenziare le Routine
1 “Inventario” delle attività che si ripetono tutti i giorni o
comunque periodicamente
⚫ (colazione, vestirsi, uscire, fare il bagno, guardare un dvd, prendere le medicine ecc)
2 Riorganizzare la giornata e le attività al suo interno in
modo che la successione di passaggi sia il più possibile
prevedibile (il bagno si fa prima di cena….)
3 Scandire e curare tutte le fasi dell’attività mantenendo
stabile l’organizzazione di spazi, materiali, musiche ecc.
⚫ (ci si spoglia in camera, c’è la musica del carillon, si mettono i vestiti nella cesta delle cose da lavare,
si mettono le papere nell’acqua, la si sente con la manina, si gioca per un po’con le papere, poi si
lavano i capelli, si sciacquano e si insapona il corpo, …)
4 Riproporre le stesse successioni in modo stabile (tutti i giorni,
oppure tutti i sabati….)
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15. Amplificazione del Messaggio
nella Routine
• L’esperienza di parole che si ripetono all’interno di
una routine fornisce sostegno allo sviluppo lessicale,
legando insieme concetto, attività ed etichetta
linguistica (parole ad alta frequenza d’uso)
(Snow, 1989)
• CONTINGENZA . L’esperienza precoce dei concetti
del linguaggio si forma dentro un contesto, dove il
partner sostiene il significato e la rilevanza della parola,
simbolo o gesto
(Wood, Lasker, Siegel-Causey, Beukelman, Ball, 1998)
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16. Osservare e Dare Significato
• Osservare il bambino e i suoi comportamenti
negli ambienti e con oggetti o persone
(produzione fisica e cognitivo linguistica)
• Focalizzare l’attenzione su cosa succede
prima, durante e dopo un evento
• Attribuire significato ai comportamenti e agire
di conseguenza. COMMENTARE!!!!
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17. Osservare
• Segnali
• Preferenze e Rifiuti
• Variazioni di stato (aspetti emotivi e ripercussioni
motorie)
• Effetti del tempo e dello spazio
• Interferenze/facilitazioni ambientali (SETTING
aperto – chiuso)
• Modalità di comprensione del messaggio
e della situazione (S – R)
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
19. Raccogliere Segnali
• I partners influenzano la comunicazione e
giocano un ruolo cruciale nel dare significato
alla comunicazione precoce.
• I partner devono essere sensibili sia ad
osservare che a rispondere ai segnali “unici”
degli “early communicators” (EC).
Attraverso un’osservazione attenta, è
possibile rilevare che gli EC possiedono molti
comportamenti comunicativi che possono
essere ulteriormente espansi e sviluppati.
19
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
20. Raccogliere Segnali
• Nei bambini con disabilità multipla, i segnali comunicativi
sono spesso difficili da riconoscere e comprendere
• I partner comunicativi devono diventare altamente
ricettivi e capaci di ascoltare
• La risposta ai segnali esistenti è la base su cui
costruire l’intervento
⚫L’obiettivo è consentire al non parlante di sperimentare
20
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
21. Raccogliere Segnali Appropriati
⚫ Spesso i tentativi comunicativi da parte degli
early comunicators vengono fatti in modi e
momenti inappropriati.
⚫Importanza di ricevere il feedback
I partner comunicativi devono diventare
altamente ricettivi e capaci di ascoltare
risposte contingenti e non-linguisitiche
La risposta ai segnali esistenti è la base
su cui costruire l’intervento
Mirenda Santogrossi
21
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
22. Strutturare il Contesto
⚫ Strutturare il contesto per favorire
l’ottenimento di una risposta, senza la
necessità di stimoli diretti da parte
dell’adulto.
⚫ Consentire di sperimentare l’efficacia della
comunicazione.
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
23. Comunicazione ed Ambiente
I bambini apprendono il potere ed il
significato della comunicazione
osservandone l’impatto sul loro ambiente
(Ginseberg & Opper, 1979)
23
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
24. Cogliere Minimi Spazi d’Aggancio
• Osservare nel qui ed ora
• Introdurre attività potenzialmente interessanti
• Focalizzare l’interazione sugli oggetti o le situazioni verso i quali il
bambino mostra segnali d’interesse
• Riprendere l’interazione e ripeterla in modo stabile e prevedibile
• Una volta condivisa e stabilizzata, sperimentare
progressivamente minime variazioni
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
25. Partire da Situazioni Altamente Motivanti
Un’attività è tanto più motivante quanto più:
• Dà al bambino la possibilità di partecipare attivamente
• È divertente e piacevole
• È sostenuta dall’adulto
• Non è prestazionale o addestrativa
• Situazione nota ma ampliata e arricchita, o proposta nuova
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
26. Cosa è Motivante
• E’ motivante ciò che si capisce. Se non si riesce a capire,
se la cosa è confusa, non si è motivati a provare
• E’ motivante ciò che si è in grado di fare. Se si conosce
quella cosa almeno un po’ ci si prova più volentieri; se invece
è totalmente nuova o eccedente le proprie possibilità, ci si
rinuncia.
• E’ motivante ciò che risponde al proprio stile emotivo e
percettivo.
(Cesi Xaiz e Enrico Micheli 2001)
26
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
27. Attività Motivanti
Esempi attività
•Musica e Canzoni
•Bolle di sapone, palloncini, palla, ecc
•Giochi sensomotori (solletico, bubu sette,
cucù, ecc)
•Giochi di controllo ambientale o sugli adulti
•Lettura ad alta voce da parte dell’adulto
•Altro.....
27
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
28. Motivazione Comune
• Porre attenzione anche alla vostra motivazione, dal momento
che le attività andranno proposte centinaia di volte.
⚫ Tra le cose che piacciono al bambino scegliete quelle che amate
anche voi o che, per lo meno, non vi danno fastidio; oppure dividete il
lavoro con altri, in modo che ciascuno possa fare la parte che gli
piace di più.
• Verificate se riuscite a trovare una motivazione proprio nella
scoperta delle preferenze sensoriali, motorie o percettive del
bambino, valutando se tale scoperta vi appaga o vi diverte.
⚫ Se al bambino piace molto un’attività che a voi pesa o vi
disturba organizzate dei compromessi, o meglio, ingegnatevi a
trovare attività alternative….
⚫ La vostra motivazione è un elemento fondamentale del gioco,
è insomma un elemento cruciale. Dato che uno degli scopi fondamentali
del percorso è costruire esperienze di emozione congiunta, se
la vostra emozione non è di gioia o di piacere, ma di sofferenza, state
sicuri che non riuscirete a nasconderlo al bambino.
(Cesi Xaiz e Enrico Micheli 2001)
28
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
29. Costruire Interazioni
• Attività motivanti
• Ritmo personalizzato che permetta di agganciare
l’attenzione e l’interesse del bambino e di mantenerlo
• Tempo necessario perché il bambino possa
rispondere (latenza nella risposta)
• Risposta immediata ai comportamenti del bambino
• Informazioni sensoriali accessibili, che consentano al
bambino di capire la situazione o le attività in corso
• Supporto adeguato per facilitare l’incrocio tra le
competenze del bambino e le attività
• Gioco di turni
(Klein, Chen, Haney 2000)
29
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
30. Gioco di Turni
• È una delle prime routine comunicative per il neonato
• L’adulto risponde a segnali comunicativi non verbali e
costruisce un gioco di scambi
• Permette ad entrambi di sentirsi reciprocamente
coinvolti
• Progressivamente porta a costruire giochi veri e propri,
come batti batti le manine, o cucù
• Mette le basi della presa di turno comunicativa
(Klein, Chen, Haney 2000)
30
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
31. Sostenere lo Sviluppo di Turni
•Nel bambino disabile i turni sono
sfumati o lenti
•Nel bambino disabile, l’adulto
tende a comprimere le pause
anziché incrementarle
31
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
32. Tollerare il Silenzio
Gli adulti sono portati a riempire il vuoto:
● Sostituendosi al bambino
● Anticipandolo nelle scelte o nelle risposte
● Diventando direttivi “Parlando sopra”
● Limita la possibilità di comprensione,
comunicazione e partecipazione del bambino
● Lasciare al bambino la possibilità di capire ed
esprimersi RISPETTANDO I SUOI TEMPI
32
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
33. Rispettare i Tempi del Bambino
• di comprensione e processazione
• di organizzazione della risposta
• di partecipazione alla relazione comunicative
• di attenzione e tenuta
33
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34. Come Sostenere lo Sviluppo di Turni
•Prevedibilità (interazione – ambiente)
•Pause
•Attesa di segnali di richiesta (ancora, basta,
ripresa attività… )
•Risposta tempestiva a segnali minimi (adulto)
•Dilazionare lievemente la risposta
•Introdurre giochi di turni……
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35. Consentire Controllo e Prevedibilità
●Utilizzare la CAA in entrata
○Modeling
○Scaffolding
○Early booksharing
○Organizzazione dell’ambiente
○Etichettatura
○Striscia delle attività
●Offrire opportunità di effettuare delle scelte
35
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
36. Ambiente Prevedibile
Cosa è Importante. A cosa serve.
• Fornisce sicurezza
• Contiene le ansie
• Permette di:
•comprendere le situazioni
•anticipare quello che accadrà
•fare scelte
•attivare competenze acquisite
•sviluppare un pensiero
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
37. Utilizzare la CAA in Entrata
•Esplicitare ciò che succede e che il bambino
comunica
•Anticipare ciò che si sta per fare
•Far sperimentare ciò che si andrà a fare
•Espandere e arricchire i segnali
•Usare più modalità comunicative
contemporaneamente (verbale, visiva,
tattile..)
•Osservare e accogliere le risposte del bambino
37
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
38. Sequenze Prevedibili
• In alcuni bambini, l’uso di sequenze prevedibili e di segnali
non verbali è importante, ma perché assuma significato
deve essere ripetuto in modo stabile e costante.
• Possiamo far sentire al bambino far vedere al bambino il suo
piatto preferito , così sa che stiamo per dargli da mangiare,
ma perché possa assumere significato di segnale in un
bambino molto piccolo o con gravi difficoltà sensoriali e
cognitive….
–deve essere sempre lo stesso piatto
–e deve sempre succedere prima di dargli da mangiare…
–Il piatto arriverà sempre dopo la tovaglietta… ecc ecc
(Klein, Chen, Haney 2000)
38
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
39. Segnali in Entrata….
• Tattili (toccare l’acqua prima del bagno, toccare il mento prima del
cibo, toccare la mano con l’asciugamano prima di strofinare i
capelli…)
• Uditivi (battere il cucchiaio sul bordo della tazza prima della
minestra, il bicchiere con l’acqua sul tavolo, o le parole per
descrivere cosa sta per succedere…)
• Cinestesici (dondolare il bambino prima di metterlo nell’altalena,
alzargli le braccia prima di cominciare a svestirlo…)
• Olfattivi (far annusare lo shampoo prima di lavare i capelli, il cibo
prima di mangiare…)
• Visivi (piatto colorato per mangiare, mostrare gli oggetti
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
40. Modeling
●modalità di utilizzo del sistema comunicativo
●utilizzo di segnali o l’indicazione di oggetti o
simboli
● Ha diversi obiettivi:
● mostrare continuamente quale può essere l’uso del
sistema, senza forzare l’uso
● consentire al bambino di meglio comprendere cosa sta
succedendo
● supportare la comprensione
● espandere e arricchire le competenze comunicative
esistenti (lessico, struttura della frase, narrazione)
40
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
41. Early Booksharing
❖ Nei primi anni di vita, la lettura ad alta voce da parte di
un adulto ha una fondamentale valenza affettiva
....e nello stesso tempo favorisce e stimola la comunicazione
ed il linguaggio
• È una tipica attività “genitoriale”
• Può venire messa in atto molto presto (<12 mesi)
• È e deve essere attività piacevole e non
prestazionale
• È uno strumento molto potente verso:
– Lo sviluppo emotivo
– L’attenzione condivisa
– La comunicazione
– Lo sviluppo del linguaggio (prima di tutto in entrata)
– La literacy
41
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
42. La Lettura come Ponte…
❖Attraverso le storie, il bambino ritrova e riconosce
le proprie esperienze quotidiane e le proprie
paure ed emozioni (principessa, eroe, ecc ecc)
❖La lettura ad alta voce da parte dell’adulto
consente di sfruttare anche il ruolo positivo
dell’informazione visiva, che è statica e
prevedibile e permette al bambino di fare
affidamento sul riconoscimento anziché sulla
memoria per ricevere l’input linguistico e seguire il
racconto.
42
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
43. Libri su Misura
• Il libro che viene condiviso deve poter essere proprio “su
misura” per i bisogni di quello specifico bambino in
quella specifica fase della sua vita
• I bambini con disabilità e bisogni comunicativi complessi
sono quelli che avrebbero maggior bisogno (CBC) di
“early booksharing” e quelli che meno hanno la possibilità
di usufruirne
“Su misura” significa adeguato ai bisogni di quello specifico bambino
• Nel modo di leggere
• Nell’argomento
• Nel testo
• Negli aspetti emotivi
• Nella grafica e nelle immagini
• Nel materiale
• Nell’accessibilità fisica
• Nell’accessibilità comunicativa
• Nel modeling
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
44. Libri Modificati
❖ Il libro modificato parte da un libro già esistente
che si modifica per essere reso accessibile. Si possono
fare piccole modifiche, con materiali poveri, come
mollette, feltrino ecc. che consentano di girare
comunque le pagine, o utilizzare sistemi di
“bloccaggio”. Oppure si può “smontare e rimontare” il
libro a seconda delle necessità.
❖ Senza cambiare grafica e contenuti, e plastificarne le
pagine, montarlo su supporti cartonati. E’
importante adeguare il testo, rendendolo più
semplice o al contrario più complesso, e tradurlo in
simboli.
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
45. PERCHÉ LEGGERE GLI IN – BOOK
❖ Gli IN-book sono libri illustrati con testo integralmente scritto
in simboli, pensati per essere ascoltati mentre l’altro legge ad
alta voce. Sono nati per bambini con bisogni comunicativi
complessi, da un’esperienza italiana di Comunicazione
Aumentativa e con il contributo di genitori, insegnanti e
operatori.
❖ Le caratteristiche delle storie, la presenza dei simboli e
l’indicazione (modeling) che ne viene fatta nel corso della
lettura sono elementi che sostengono l’attenzione condivisa e
rendono più agevole seguire il racconto, con notevoli vantaggi
per lo sviluppo emotivo, linguistico e cognitivo, rendendo gli
In-book patrimonio di tutti i bambini e non solo di quelli con
disabilità della comunicazione.
45
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
46. Abilità Narrative
• La narrazione e la condivisione di esperienze precedono il linguaggio
verbale
• Nei bimbi molto piccoli e preverbali, dipendono dalle capacità dei
partner più maturi (genitori, caregiver, bambini più grandi) di facilitarne
l’espressione.
• L’interlocutore adulto ha un ruolo essenziale nel co- costruire la
narrazione.
• Il partner cioè conosce e condivide almeno in parte il contesto e lo
scenario spazio-temporale, attraverso la conoscenza che ha del
piccolo e delle sue “routines” e attraverso questo può riconoscere,
raccogliere ed allargare quanto il bimbo dice, dando parole.
(Ellis, 2007)
46
prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce
48. Comunicatore si Diventa
• La competenza comunicativa non è innata, la
competenza comunicativa deve essere appresa.
• Si diventa un comunicatore competente
procedendo poco alla volta.
• Va investito molto tempo in questo, non si può
ottenere in una notte, in una settimana o in un
anno.
Light 1997
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prof. Maurizio Molendini - Formatore CTS Lecce – I.T.E.T. “G. Deledda” Lecce