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La Psicologia dello Sviluppo e le Tappe del Gioco
Dott.ssa Paola Bisciglia
Psicologa e Psicoterapeuta – Associazione Argo
Attività strutturata mirante a una gratificazione individuale o di gruppo, e svincolata da fini immediati di
produzione (lavoro), cosi come da necessità immediate di difesa individuale o della specie.
Può acquistare significati diversi, sia negli animali sia nell'uomo.
Nel gioco animale sono di
particolare significato gli schemi
comportamentali aggressivi e di
difesa, che si presentano però
per lo più come inibiti nello
scopo, cioè con caratteristiche
precoci e precise di innocuità e
di finzione: ciò è
particolarmente evidente nei
giochi fra cuccioli di predatori
della stessa specie.
Nell'uomo il gioco, pur essendo come
negli animali caratteristico soprattutto
di individui giovani, e pur seguendo
schemi di sviluppo che presentano
affinità con il gioco animale, tende a
strutturarsi in modalità assai più
complesse, che dipendono in
prevalenza dalla trasmissione di
comportamenti culturalizzati: come
tale, esso è caratteristico anche di una
parte significativa dell'attività quotidiana
dell'individuo adulto.
IL GIOCOIL GIOCO
• Gli animali adulti ricorrono al gioco come mezzo di addestramento dei cuccioli.
• I leoni adulti dimostrano molta tolleranza verso i cuccioli giocherelloni e sopportano
che essi saltino loro addosso e tirino loro la coda, è un addestramento precoce che li
aiuta a diventare grandi.
• mamma orsa, giocando, insegna al figlio come dovrà combattere
• Le scimmie smettono di giocare quando vengono private del loro cibo preferito.
• I piccoli oranghi sono sempre “figli unici” e, poiché non hanno fratelli, non hanno la
possibilità di giocare con i coetanei. Non possono nemmeno giocare con gli adulti, i
quali non formano dei gruppi, ma si disperdono su ampi territori per meglio sfruttare
le risorse ambientali. Gli oranghini crescono timidi e introversi.
• Scimpanzè,gorilla ed oranghi giocano con i loro piccoli con modalità non molto
dissimili da quelle proprie della specie umana (video)
Il Gioco degli AnimaliIl Gioco degli Animali
Può essere inteso
disposizione
psicologica
un’insieme di comportamenti
osservabili
un contesto all’interno del
quale osservare il verificarsi
di particolari fenomeni
IL GIOCOIL GIOCO
Prevede la combinazione di 6 componenti diverse
• Motivazione intrinseca
• Priorità dei mezzi sul fine
• Dominanza dell’individuo rispetto alla realtà esterna
• La non letteralità
• La libertà dai vincoli
• Il coinvolgimento attivo
Il gioco comeIl gioco come
disposizione psicologicadisposizione psicologica
Si gioca per il piacere di
farlo e non vi sono altre
ragioni al di fuori di
questa
La Motivazione IntrinsecaLa Motivazione Intrinseca
Il procedimento è più importante del risultato: proprio perché
l’attività ludica è fine a se stessa e indipendente dal suo esito si
nota spesso che il piacere di giocare da soli e con altri consiste più
nella fase preparatoria che non nell’esecuzione
Priorità dei mezzi sul finePriorità dei mezzi sul fine
Nei comportamenti esploratori
la domanda è “che cos’è
questo oggetto?”
Nei comportamenti ludici la
domanda è “che cosa posso
fare io con questo oggetto?”
Dominanza dell’individuoDominanza dell’individuo
rispetto alla realtà esternarispetto alla realtà esterna
Il bambino può esplorare nuovi
e possibili significati trattando
gli oggetti come se fossero
qualcos’altro
La non letteralità del testoLa non letteralità del testo
Le regole, quando vi sono, come accade ad es.
nel gioco sociodrammatico, non sono già date ma
vengono negoziate dai giocatori stessi che si
accordano sul come giocare insieme
La libertà dai vincoliLa libertà dai vincoli
Ogni tipo di gioco richiede un impegno da
parte di ogni giocatore anche se di livello
variabile tra un comportamento ludico e
l’altro, tra i contesti e le funzioni delle
diverse forme di gioco.
Il coinvolgimento attivoIl coinvolgimento attivo
Piaget identifica tre forme di gioco
accomunate dal processo sottostante
dell’assimilazione
Il gioco di esercizio:
prevalgono nel primo anno di
vita (fase senso-motoria)
Attraverso l'afferrare, il
dondolare, il portare alla bocca
gli oggetti, l'aprire e chiudere le
mani o gli occhi, impara a
controllare i movimenti e a
coordinare i gesti. Il piacere
che deriva da questi giochi,
spinge il bambino a ripeterli più
volte.
Il gioco simbolico
periodo che va dai due ai sei anni di vita.
Si collocano nella fase detta
"rappresentativa", in cui il bambino
acquisisce la capacità di rappresentare
tramite gesti o oggetti una situazione non
attuale.
Il gioco con le regole
periodo dai sette agli undici anni, nella fase
detta "sociale", in cui il bambino comincia a
vivere il rapporto con gli altri.In questa fase il
b/o sperimenta la vita di gruppo, si trova di
fronte a delle regole che è tenuto a
rispettare.
Il gioco come comportamentoIl gioco come comportamento
osservabileosservabile
Il gioco come contesto: non è un fattore esterno al gioco ma ne
costituisce una componente intrinseca
Circostanze nell’ambito delle quali le condotte ludiche hanno luogo
Gran parte delle ricerche sullo sviluppo infantile vengono
condotte in ambienti organizzati allo scopo di evocare
comportamenti ludici
Caratteristiche comuni:
• Oggetti e materiali che attirano l’interesse dei bambini
• gli adulti hanno un atteggiamento incoraggiante e non
agiscono in modo intrusivo nei confronti delle attività
liberamente scelte dai bambini
• atmosfera è amichevole e supportiva
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affaticamento o noia
Il gioco come contestoIl gioco come contesto
Colloca il gioco nella teoria dello sviluppo cognitivo: nel
progressivo adattamento del bambino all'ambiente (sia fisico sia
culturale) il gioco si verificherebbe tutte le volte che, avendo
acquisito un'abilità o compiuto una scoperta, il bambino cerca di
far aderire allo schema motorio o cognitivo appena acquisito
oggetti nuovi, con il risultato di esercitare l'abilità e la scoperta
stesse.
rafforza nel b/o il sentimento di poter agire
efficacemente sulla realtà perché nel mondo
della fantasia non si verficano insuccessi, non
ci sono vincoli.
serve consolidare capacità già
acquisite attraverso la ripetizione e
l’esercizio
Alcune teorie sul giocoAlcune teorie sul gioco
Jean PiagetJean Piaget
Rivolge la propria attenzione agli affetti, alle
motivazioni e alle circostanze interpersonali
all’origine del gioco
Il gioco permette al b/o di affrontare la tensione tra i
suoi desideri e l’impossibilità di soddisfarli
immediatamente. Rappresenta dunque una risposta
originale ai bisogni non soddisfatti.
Il mondo immaginario dei b/i non è arbitrario anzi
estremamente realistico e governato da regole: le
regole diventano oggetto di attenzione mentre nella
vita reale sono per lo più inosservate
Lev VygotskijLev Vygotskij
L’interpretazione che Freud ha dato del gioco, e
in particolare del gioco simbolico (ma, per Freud,
anche giochi percettivo-motori possono caricarsi
di un simbolismo inconscio)
Freud afferma che fin dall’inizio della loro vita i
bambini utilizzano il gioco per esplorare e per
rapportarsi con gli altri: il neonato che gioca con il
capezzolo, il bambino che si nasconde per farsi
ritrovare...,
un gioco può avere significati differenti, in
dipendenza dal contesto e dalla situazione emotiva
in cui il bambino si trova.
Il gioco assicura un migliore equilibrio emotivo
il timore o l’ansia che un bambino
prova nei confronti di determinate
cose possono venire ridotti, e
quindi gradualmente dominati,
attraverso la ripetuta
rappresentazione ludica della
situazione che è alla loro origine.impulsi o desideri che non potrebbero trovare
soddisfacimento sul piano concreto, perché
l'ambiente fisico o sociale non lo consentono,
possono esprimersi su oggetti-simbolo (per
esempio, l'aggressività verso un membro della
famiglia può trovare espressione nel trattamento
riservato a un bambolotto).
S. FreudS. Freud
Considerava il gioco una via d’accesso nell’inconscio
dei bambini, pertanto le modalità di comprensione del
gioco dovevano essere fatte con la stessa procedura
che Freud utilizzava con l’interpretazione dei sogni
Compito dell’analista è quello di interpretare il
materiale profondo che emerge
L’inconscio emerge attraverso il gioco questo conferma
l’ipotesi avanzata della Klein per la quale esistano nel
bambino oggetti interni che vengono proiettati su
oggetti esterni
Utilizza il gioco come strumento fondamentale di
ricerca per comprendere le fantasie e le angosce più
profonde del bambino.
Melanie KleinMelanie Klein
Approda al gioco attraverso lo studio degli oggetti transizionali (coperte,
bambolotti,ecc.) che permettono al bambino di affrontare i sentimenti di ansia,
connessi alla separazione.
Gli oggetti transizionali così come il gioco, nascono dal bisogno
di conciliare il mondo interno con i vincoli della realtà esterna
Il gioco nasce dalla relazione di fiducia tra il b/o e la madre:
quando l’esperienza del b/o nei primi mesi di vita è stata
rassicurante e quando egli ha in sé l’amore materno, può
iniziare a sperimentare il distacco e attraverso il gioco può fare
esperienza di creare autonomamente.
Ritiene che il gioco sia un ausilio fondamentale per superare
l’angoscia di separazione del b. dalla madre.
Donald WinnicottDonald Winnicott
Nel 1° anno di vita serve ai bambini
per orientarsi nel mondo che li
circonda: esplorazione del proprio
corpo e delle proprie capacità di agire.
2° anno di vita buona conoscenza
della realtà circostante, fisica e
sociale, che servirà loro nei
complessi giochi simbolici
Il gioco nei primi 2 anni di vitaIl gioco nei primi 2 anni di vita
Le interazioni ludiche faccia a facciaLe interazioni ludiche faccia a faccia
Compito evolutivo della madre e del bambino nei primi 2-3 mesi: conoscersi e
adattarsi reciprocamente:
2 mese: riesce a sostenere lo sguardo, a
sorridere e a vocalizzare in risposta alle
stimolazioni degli adulti
La maggiore responsività del bambino,incoraggia
gli adulti a dedicare meno attenzione alle cure di
routine e più tempo alla stimolazione e al gioco
Il gioco vocale: una delle interazioni ludiche tra il bambino e
la madre in cui più evidente e l’alternanza dei turni: le madri
quando interagiscono con i loro piccoli usano il “motherese”
costituito da espressioni brevi, semplificate e ridondanti; in
risposta a tale linguaggio, il bambino produce delle
vocalizzazioni particolari
Stern parla di “sinfonia delle azioni materne e paterne per descrivere 2 aspetti peculiari: a) come
nelle sinfonie così nelle azioni ludiche, vi è una cadenza ripetitiva tipica;b) la varietà degli elementi
musicali e cioè tutte le modificazioni che vengono introdotte nel gioco (vocali, facciali,tattili e di
movimento)attraverso le quali il bambino viene aiutato a superare la noia e a divertirsi ancora.
Il gioco sociale nel 1 anno di vita: l’interesse si divideIl gioco sociale nel 1 anno di vita: l’interesse si divide
tra l’oggetto e il partnertra l’oggetto e il partner
Dare e prendere un oggetto, raccogliere e gettare, costruire e
distruggere una torre di cubi, indicare e nominare sono state
definite da Bruner “giochi sociali”
Il gioco del “cucù” secondo l’analisi di Bruner:
1. La mamma ha un ruolo quasi esclusivo nel costruire il gioco Il b/o esercita solo una funzione
regolatoria attraverso la direzione dello sguardo, distogliendolo o dirigendolo verso la madre,
sollecitandola così a limitare o a mantenere costante il livello di stimolazione.
2. Fino a 6 mesi cerca di afferrare l’oggetto che a madre fa scomparire e riapparire
3. A 7 mesi non tenta più di prenderlo e accompagna la scansione del gioco con sorrisi e vocalizzi
Tra gli 8 e i 9 mesi la madre inizia a lasciare maggiore iniziativa al b/o
4. A compimento del processo il b/o ha il controllo attivo del gioco: si nasconde dietro la sedia o la
porta per poi riapparire vocalizzando.
Gioco tra b/i: nel 1° anno di vita i
bambini sono aperti al contatto
sociale con un coetaneo,
mostrano interesse reciproco e
interagiscono tra loro
prevalentemente attraverso gli
oggetti imitandosi l’uno con l’altro
Dall’esplorazione al giocoDall’esplorazione al gioco
Man mano che il b/o prende confidenza con le cose, la sua azione progredisce
dall’esplorazione alla manipolazione e infine al gioco
L’esplorazione:
a)fornisce informazione sulle proprietà
degli oggetti (forma, grandezza, peso,
colore, ecc.)
b) Mira a ricondurre il nuovo al
familiare
Il gioco:
a) serve a dare informazione su ciò che
si può fare con gli oggetti
b) trasforma il familiare in nuovo
Con la crescita del b/o il tempo dedicato all’esplorazione
diminuisce e aumenta il tempo del gioco
Elinor GoldschmiedElinor Goldschmied psicologa inglese ha ideato diverse
proposte di attività di bambini al di sotto dei 3 anni
Il Cestino dei Tesori:
varietà di oggetti di uso comune
pensati per stimolare il tatto,
l’olfatto,l’udito, la vista, il gusto e la
motricità
Il Gioco Euristico: risponde al
bisogno dei b/i di esplorare e
scoprire da soli il funzionamento e le
relazioni tra gli oggetti.
Il gioco simbolico, di finzione o immaginativo:Il gioco simbolico, di finzione o immaginativo:
La capacità di “agire come se …”
al di fuori del contesto normale
La capacità di usare come
materiale di gioco oggetti
sostitutivi di quelli reali
L’abilità di eseguire azioni
abitualmente messe in atto da altri
L’abilità di collegare schemi di
azione differenti in sequenze
tematiche differenti
caratteristica peculiare è l’azione
trasformativa della realtà
McCune NicolichMcCune Nicolich (1981) definisce il gioco
simbolico attraverso sei criteri:
Gli oggetti inanimati sono trattati come se fossero animati (es.
imboccare una bambola)
Le attività quotidiane sono effettuate senza gli oggetti
necessari (es. bere il latte da una tazza vuota)
Il bambino compie azioni abitualmente eseguite da altre
persone (cucinare, telefonare)
Le attività non giungono al risultato abituale (cambiare
abito e prepararsi ma non uscire di casa)
Un oggetto è sostituito da un altro (una
conchiglia diventa una tazza)
Il b/o segnala con le espressioni del suo volto o
altri comportamenti la non letteralità della sua
azione (risate o mimica)
Il gioco simbolico condivisoIl gioco simbolico condiviso
Tra i 12 e i 20 mesi le madri partecipano dando
suggerimenti sia agendo in prima persona per finta
mentre il bambino osserva e imita il comportamento
materno.
A partire dal terzo anno di vita i b/i sono capaci di
decidere autonomamente, senza il supporto degli adulti,
la situazione di gioco e di strutturarla come se fosse un
vero e proprio copione
Nel quarto anno di vita la partecipazione degli adulti è più episodica mentre il
gioco simbolico condiviso con gli altri bambini costituisce l’esperienza più
frequente.
Il gioco di fantasiaIl gioco di fantasia
L’età prescolare è l’età del gioco di
fantasia o sociodrammatico
Compare la pianificazione
esplicita delle azioni di gioco
prima che vengano eseguite: i
b/i decidono e dichiarano a che
cosa vogliono giocare
“facciamo che io ero…”
facciamo indica la pianificazione
condivisa e io ero che il b/o è
consapevole che si colloca in un
mondo immaginario ( il tempo
imperfetto tipico delle fiabe)
La trama del gioco è affidato
unicamente alla capacità dei b/i di
progettare coerentemente una situazione
immaginaria
Non è quindi determinata dalla
situazione immediata e dalle risorse
effettivamente a disposizione
Il gioco con le regoleIl gioco con le regole
La negoziazione sul come si gioca è un elemento naturale del gioco di fantasia
che evolve nei giochi con le regole
È necessario che vi siano almeno due partecipanti in competizione tra loro
Il comportamento dei giocatori è regolato da un codice
solitamente prestabilito
Per Piaget è di natura competitiva e compare
tardivamente nell’età prescolare
Differenze di genere nei giochiDifferenze di genere nei giochi
Intorno ai 4 anni più del 65% delle preferenze per attività, oggetti e giochi
manifestate da maschi e femmine è sessualmente tipizzata
Nei MASCHI notiamo maggiori
preferenza per attività che richiedono
impegno fisico, giochi motori della
prima infanzia, lotta per finta in età
prescolare, il calcio nelle attività
successive.
Nelle FEMMINE notiamo
una maggiore preferenza
in attività che riproducono
il quotidiano familiare
Lotta per fintaLotta per finta
Accomuna gli esseri umani e diverse specie animali: per finta i cuccioli di cane o di
altri mammiferi si attaccano e si mordono ma si fermano giusto in tempo per
evitare di farsi male
Anche i b/i lottano e si inseguono si danno
spinte e calci senza avere alcuna intenzione di
arrecargli danno
Serve ad acquisire il controllo della propria
aggressività incanalandola entro comportamenti
socialmente accettabili perché ritualizzati e
inoffensivi
I VideogiochiI Videogiochi
I protagonisti di questi giochi sono tendenzialmente
maschi di età compresa tra i 9 e i 15 anni
I contesti nei quali b/i e ragazzi trascorrono il tempo
con i videogiochi sono molto diversi: sala giochi,
computer, playstation di casa, da una condizione di
gioco solitario a quella di gioco condiviso.
I videogiochi, a differenza della televisione, sono
interattivi e permettono al b/o di controllare l’azione.
La presenza di un traguardo e di molteplici livelli di
difficoltà sono tra i principali motivi di attrazione.
I Videogiochi eI Videogiochi e
Processi CognitiviProcessi Cognitivi
Secondo la Greenfield i
processi mentali impegnati durante il
videogioco sono molteplici e
complessi
Compito induttivo che
si presenta al giocatore
è quello di individuare gli
ostacoli e comprenderne
la natura in più ci sono
difficoltà rappresentate
dal tempo e dalle
caratteristiche spaziali
del gioco
Processo in
parallelo: saper
utilizzare
informazioni
provenienti da più
fonti
Capacità
d’integrazione
spaziali: vi sono
giochi bidimensionali
e tridimensionali nei
quali l’immagine si
modifica
continuamente e
bisogna tener conto
dei collegamenti tra
le diverse prospettive
spaziali
Il processo seriale ela
pianificazione ad essa
collegata in alcuni
videogiochi personaggi e
le azioni vengono
costruiti passo dopo
passo. Il giocatore deve
predisporre un piano
d’azione.deve anticipare
le mosse successive e
costruire difese contro
gli avversari
Uno studio americano sembra essere
giunto alla conclusione che i videogiochi
violenti rendono più aggressivi i bambini
che li usano.
Un team composto da otto ricercatori della
Iowa State University, guidati da Craig
Anderson, ha analizzato 130 ricerche
condotte negli anni scorsi che avevano
coinvolto complessivamente 130.000
persone in tutto il mondo.
Conclusione: un utilizzo frequente e
abituale di videogiochi ad alto tasso di
violenza rende i bambini più aggressivi e
meno empatici.
I videogiochi e AggressivitàI videogiochi e Aggressività
Il gioco è una forma di comunicazioneIl gioco è una forma di comunicazione
tra genitori e figlitra genitori e figli
Sin dai primi giorni di vita, i genitori ripetendo movimenti, smorfie e balbettii del figlio
lo invitano al gioco relazionale, che si dipana e sviluppa in tutti i momenti di cura
della madre, del padre o di chi si occupa del bambino.
In questi giochi e scambi interpersonali bimbo e genitori si conoscono, imparano
ad ascoltarsi e a comunicare bisogni ed emozioni il proprio mondo emotivo
FILASTROCCA DEL DIRITTO AL GIOCO
Fammi giocare solo per gioco
Senza nient'altro, solo per poco
Senza capire, senza imparare
Senza bisogno di socializzare
Solo un bambino con altri bambini
Senza gli adulti sempre vicini
Senza progetto, senza giudizio
Con una fine ma senza l'inizio
Con una coda ma senza la testa
Solo per finta, solo per festa
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(Bruno Tognolini)

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Gioco

  • 1. La Psicologia dello Sviluppo e le Tappe del Gioco Dott.ssa Paola Bisciglia Psicologa e Psicoterapeuta – Associazione Argo
  • 2. Attività strutturata mirante a una gratificazione individuale o di gruppo, e svincolata da fini immediati di produzione (lavoro), cosi come da necessità immediate di difesa individuale o della specie. Può acquistare significati diversi, sia negli animali sia nell'uomo. Nel gioco animale sono di particolare significato gli schemi comportamentali aggressivi e di difesa, che si presentano però per lo più come inibiti nello scopo, cioè con caratteristiche precoci e precise di innocuità e di finzione: ciò è particolarmente evidente nei giochi fra cuccioli di predatori della stessa specie. Nell'uomo il gioco, pur essendo come negli animali caratteristico soprattutto di individui giovani, e pur seguendo schemi di sviluppo che presentano affinità con il gioco animale, tende a strutturarsi in modalità assai più complesse, che dipendono in prevalenza dalla trasmissione di comportamenti culturalizzati: come tale, esso è caratteristico anche di una parte significativa dell'attività quotidiana dell'individuo adulto. IL GIOCOIL GIOCO
  • 3. • Gli animali adulti ricorrono al gioco come mezzo di addestramento dei cuccioli. • I leoni adulti dimostrano molta tolleranza verso i cuccioli giocherelloni e sopportano che essi saltino loro addosso e tirino loro la coda, è un addestramento precoce che li aiuta a diventare grandi. • mamma orsa, giocando, insegna al figlio come dovrà combattere • Le scimmie smettono di giocare quando vengono private del loro cibo preferito. • I piccoli oranghi sono sempre “figli unici” e, poiché non hanno fratelli, non hanno la possibilità di giocare con i coetanei. Non possono nemmeno giocare con gli adulti, i quali non formano dei gruppi, ma si disperdono su ampi territori per meglio sfruttare le risorse ambientali. Gli oranghini crescono timidi e introversi. • Scimpanzè,gorilla ed oranghi giocano con i loro piccoli con modalità non molto dissimili da quelle proprie della specie umana (video) Il Gioco degli AnimaliIl Gioco degli Animali
  • 4. Può essere inteso disposizione psicologica un’insieme di comportamenti osservabili un contesto all’interno del quale osservare il verificarsi di particolari fenomeni IL GIOCOIL GIOCO
  • 5. Prevede la combinazione di 6 componenti diverse • Motivazione intrinseca • Priorità dei mezzi sul fine • Dominanza dell’individuo rispetto alla realtà esterna • La non letteralità • La libertà dai vincoli • Il coinvolgimento attivo Il gioco comeIl gioco come disposizione psicologicadisposizione psicologica
  • 6. Si gioca per il piacere di farlo e non vi sono altre ragioni al di fuori di questa La Motivazione IntrinsecaLa Motivazione Intrinseca
  • 7. Il procedimento è più importante del risultato: proprio perché l’attività ludica è fine a se stessa e indipendente dal suo esito si nota spesso che il piacere di giocare da soli e con altri consiste più nella fase preparatoria che non nell’esecuzione Priorità dei mezzi sul finePriorità dei mezzi sul fine
  • 8. Nei comportamenti esploratori la domanda è “che cos’è questo oggetto?” Nei comportamenti ludici la domanda è “che cosa posso fare io con questo oggetto?” Dominanza dell’individuoDominanza dell’individuo rispetto alla realtà esternarispetto alla realtà esterna
  • 9. Il bambino può esplorare nuovi e possibili significati trattando gli oggetti come se fossero qualcos’altro La non letteralità del testoLa non letteralità del testo
  • 10. Le regole, quando vi sono, come accade ad es. nel gioco sociodrammatico, non sono già date ma vengono negoziate dai giocatori stessi che si accordano sul come giocare insieme La libertà dai vincoliLa libertà dai vincoli
  • 11. Ogni tipo di gioco richiede un impegno da parte di ogni giocatore anche se di livello variabile tra un comportamento ludico e l’altro, tra i contesti e le funzioni delle diverse forme di gioco. Il coinvolgimento attivoIl coinvolgimento attivo
  • 12. Piaget identifica tre forme di gioco accomunate dal processo sottostante dell’assimilazione Il gioco di esercizio: prevalgono nel primo anno di vita (fase senso-motoria) Attraverso l'afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l'aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti. Il piacere che deriva da questi giochi, spinge il bambino a ripeterli più volte. Il gioco simbolico periodo che va dai due ai sei anni di vita. Si collocano nella fase detta "rappresentativa", in cui il bambino acquisisce la capacità di rappresentare tramite gesti o oggetti una situazione non attuale. Il gioco con le regole periodo dai sette agli undici anni, nella fase detta "sociale", in cui il bambino comincia a vivere il rapporto con gli altri.In questa fase il b/o sperimenta la vita di gruppo, si trova di fronte a delle regole che è tenuto a rispettare. Il gioco come comportamentoIl gioco come comportamento osservabileosservabile
  • 13. Il gioco come contesto: non è un fattore esterno al gioco ma ne costituisce una componente intrinseca Circostanze nell’ambito delle quali le condotte ludiche hanno luogo Gran parte delle ricerche sullo sviluppo infantile vengono condotte in ambienti organizzati allo scopo di evocare comportamenti ludici Caratteristiche comuni: • Oggetti e materiali che attirano l’interesse dei bambini • gli adulti hanno un atteggiamento incoraggiante e non agiscono in modo intrusivo nei confronti delle attività liberamente scelte dai bambini • atmosfera è amichevole e supportiva • l’orario è predisposto in modo tale da evitare affaticamento o noia Il gioco come contestoIl gioco come contesto
  • 14. Colloca il gioco nella teoria dello sviluppo cognitivo: nel progressivo adattamento del bambino all'ambiente (sia fisico sia culturale) il gioco si verificherebbe tutte le volte che, avendo acquisito un'abilità o compiuto una scoperta, il bambino cerca di far aderire allo schema motorio o cognitivo appena acquisito oggetti nuovi, con il risultato di esercitare l'abilità e la scoperta stesse. rafforza nel b/o il sentimento di poter agire efficacemente sulla realtà perché nel mondo della fantasia non si verficano insuccessi, non ci sono vincoli. serve consolidare capacità già acquisite attraverso la ripetizione e l’esercizio Alcune teorie sul giocoAlcune teorie sul gioco Jean PiagetJean Piaget
  • 15. Rivolge la propria attenzione agli affetti, alle motivazioni e alle circostanze interpersonali all’origine del gioco Il gioco permette al b/o di affrontare la tensione tra i suoi desideri e l’impossibilità di soddisfarli immediatamente. Rappresenta dunque una risposta originale ai bisogni non soddisfatti. Il mondo immaginario dei b/i non è arbitrario anzi estremamente realistico e governato da regole: le regole diventano oggetto di attenzione mentre nella vita reale sono per lo più inosservate Lev VygotskijLev Vygotskij
  • 16. L’interpretazione che Freud ha dato del gioco, e in particolare del gioco simbolico (ma, per Freud, anche giochi percettivo-motori possono caricarsi di un simbolismo inconscio) Freud afferma che fin dall’inizio della loro vita i bambini utilizzano il gioco per esplorare e per rapportarsi con gli altri: il neonato che gioca con il capezzolo, il bambino che si nasconde per farsi ritrovare..., un gioco può avere significati differenti, in dipendenza dal contesto e dalla situazione emotiva in cui il bambino si trova. Il gioco assicura un migliore equilibrio emotivo il timore o l’ansia che un bambino prova nei confronti di determinate cose possono venire ridotti, e quindi gradualmente dominati, attraverso la ripetuta rappresentazione ludica della situazione che è alla loro origine.impulsi o desideri che non potrebbero trovare soddisfacimento sul piano concreto, perché l'ambiente fisico o sociale non lo consentono, possono esprimersi su oggetti-simbolo (per esempio, l'aggressività verso un membro della famiglia può trovare espressione nel trattamento riservato a un bambolotto). S. FreudS. Freud
  • 17. Considerava il gioco una via d’accesso nell’inconscio dei bambini, pertanto le modalità di comprensione del gioco dovevano essere fatte con la stessa procedura che Freud utilizzava con l’interpretazione dei sogni Compito dell’analista è quello di interpretare il materiale profondo che emerge L’inconscio emerge attraverso il gioco questo conferma l’ipotesi avanzata della Klein per la quale esistano nel bambino oggetti interni che vengono proiettati su oggetti esterni Utilizza il gioco come strumento fondamentale di ricerca per comprendere le fantasie e le angosce più profonde del bambino. Melanie KleinMelanie Klein
  • 18. Approda al gioco attraverso lo studio degli oggetti transizionali (coperte, bambolotti,ecc.) che permettono al bambino di affrontare i sentimenti di ansia, connessi alla separazione. Gli oggetti transizionali così come il gioco, nascono dal bisogno di conciliare il mondo interno con i vincoli della realtà esterna Il gioco nasce dalla relazione di fiducia tra il b/o e la madre: quando l’esperienza del b/o nei primi mesi di vita è stata rassicurante e quando egli ha in sé l’amore materno, può iniziare a sperimentare il distacco e attraverso il gioco può fare esperienza di creare autonomamente. Ritiene che il gioco sia un ausilio fondamentale per superare l’angoscia di separazione del b. dalla madre. Donald WinnicottDonald Winnicott
  • 19. Nel 1° anno di vita serve ai bambini per orientarsi nel mondo che li circonda: esplorazione del proprio corpo e delle proprie capacità di agire. 2° anno di vita buona conoscenza della realtà circostante, fisica e sociale, che servirà loro nei complessi giochi simbolici Il gioco nei primi 2 anni di vitaIl gioco nei primi 2 anni di vita
  • 20. Le interazioni ludiche faccia a facciaLe interazioni ludiche faccia a faccia Compito evolutivo della madre e del bambino nei primi 2-3 mesi: conoscersi e adattarsi reciprocamente: 2 mese: riesce a sostenere lo sguardo, a sorridere e a vocalizzare in risposta alle stimolazioni degli adulti La maggiore responsività del bambino,incoraggia gli adulti a dedicare meno attenzione alle cure di routine e più tempo alla stimolazione e al gioco Il gioco vocale: una delle interazioni ludiche tra il bambino e la madre in cui più evidente e l’alternanza dei turni: le madri quando interagiscono con i loro piccoli usano il “motherese” costituito da espressioni brevi, semplificate e ridondanti; in risposta a tale linguaggio, il bambino produce delle vocalizzazioni particolari Stern parla di “sinfonia delle azioni materne e paterne per descrivere 2 aspetti peculiari: a) come nelle sinfonie così nelle azioni ludiche, vi è una cadenza ripetitiva tipica;b) la varietà degli elementi musicali e cioè tutte le modificazioni che vengono introdotte nel gioco (vocali, facciali,tattili e di movimento)attraverso le quali il bambino viene aiutato a superare la noia e a divertirsi ancora.
  • 21. Il gioco sociale nel 1 anno di vita: l’interesse si divideIl gioco sociale nel 1 anno di vita: l’interesse si divide tra l’oggetto e il partnertra l’oggetto e il partner Dare e prendere un oggetto, raccogliere e gettare, costruire e distruggere una torre di cubi, indicare e nominare sono state definite da Bruner “giochi sociali” Il gioco del “cucù” secondo l’analisi di Bruner: 1. La mamma ha un ruolo quasi esclusivo nel costruire il gioco Il b/o esercita solo una funzione regolatoria attraverso la direzione dello sguardo, distogliendolo o dirigendolo verso la madre, sollecitandola così a limitare o a mantenere costante il livello di stimolazione. 2. Fino a 6 mesi cerca di afferrare l’oggetto che a madre fa scomparire e riapparire 3. A 7 mesi non tenta più di prenderlo e accompagna la scansione del gioco con sorrisi e vocalizzi Tra gli 8 e i 9 mesi la madre inizia a lasciare maggiore iniziativa al b/o 4. A compimento del processo il b/o ha il controllo attivo del gioco: si nasconde dietro la sedia o la porta per poi riapparire vocalizzando. Gioco tra b/i: nel 1° anno di vita i bambini sono aperti al contatto sociale con un coetaneo, mostrano interesse reciproco e interagiscono tra loro prevalentemente attraverso gli oggetti imitandosi l’uno con l’altro
  • 22. Dall’esplorazione al giocoDall’esplorazione al gioco Man mano che il b/o prende confidenza con le cose, la sua azione progredisce dall’esplorazione alla manipolazione e infine al gioco L’esplorazione: a)fornisce informazione sulle proprietà degli oggetti (forma, grandezza, peso, colore, ecc.) b) Mira a ricondurre il nuovo al familiare Il gioco: a) serve a dare informazione su ciò che si può fare con gli oggetti b) trasforma il familiare in nuovo Con la crescita del b/o il tempo dedicato all’esplorazione diminuisce e aumenta il tempo del gioco
  • 23. Elinor GoldschmiedElinor Goldschmied psicologa inglese ha ideato diverse proposte di attività di bambini al di sotto dei 3 anni Il Cestino dei Tesori: varietà di oggetti di uso comune pensati per stimolare il tatto, l’olfatto,l’udito, la vista, il gusto e la motricità Il Gioco Euristico: risponde al bisogno dei b/i di esplorare e scoprire da soli il funzionamento e le relazioni tra gli oggetti.
  • 24. Il gioco simbolico, di finzione o immaginativo:Il gioco simbolico, di finzione o immaginativo: La capacità di “agire come se …” al di fuori del contesto normale La capacità di usare come materiale di gioco oggetti sostitutivi di quelli reali L’abilità di eseguire azioni abitualmente messe in atto da altri L’abilità di collegare schemi di azione differenti in sequenze tematiche differenti caratteristica peculiare è l’azione trasformativa della realtà
  • 25. McCune NicolichMcCune Nicolich (1981) definisce il gioco simbolico attraverso sei criteri: Gli oggetti inanimati sono trattati come se fossero animati (es. imboccare una bambola) Le attività quotidiane sono effettuate senza gli oggetti necessari (es. bere il latte da una tazza vuota) Il bambino compie azioni abitualmente eseguite da altre persone (cucinare, telefonare) Le attività non giungono al risultato abituale (cambiare abito e prepararsi ma non uscire di casa) Un oggetto è sostituito da un altro (una conchiglia diventa una tazza) Il b/o segnala con le espressioni del suo volto o altri comportamenti la non letteralità della sua azione (risate o mimica)
  • 26. Il gioco simbolico condivisoIl gioco simbolico condiviso Tra i 12 e i 20 mesi le madri partecipano dando suggerimenti sia agendo in prima persona per finta mentre il bambino osserva e imita il comportamento materno. A partire dal terzo anno di vita i b/i sono capaci di decidere autonomamente, senza il supporto degli adulti, la situazione di gioco e di strutturarla come se fosse un vero e proprio copione Nel quarto anno di vita la partecipazione degli adulti è più episodica mentre il gioco simbolico condiviso con gli altri bambini costituisce l’esperienza più frequente.
  • 27. Il gioco di fantasiaIl gioco di fantasia L’età prescolare è l’età del gioco di fantasia o sociodrammatico Compare la pianificazione esplicita delle azioni di gioco prima che vengano eseguite: i b/i decidono e dichiarano a che cosa vogliono giocare “facciamo che io ero…” facciamo indica la pianificazione condivisa e io ero che il b/o è consapevole che si colloca in un mondo immaginario ( il tempo imperfetto tipico delle fiabe) La trama del gioco è affidato unicamente alla capacità dei b/i di progettare coerentemente una situazione immaginaria Non è quindi determinata dalla situazione immediata e dalle risorse effettivamente a disposizione
  • 28. Il gioco con le regoleIl gioco con le regole La negoziazione sul come si gioca è un elemento naturale del gioco di fantasia che evolve nei giochi con le regole È necessario che vi siano almeno due partecipanti in competizione tra loro Il comportamento dei giocatori è regolato da un codice solitamente prestabilito Per Piaget è di natura competitiva e compare tardivamente nell’età prescolare
  • 29. Differenze di genere nei giochiDifferenze di genere nei giochi Intorno ai 4 anni più del 65% delle preferenze per attività, oggetti e giochi manifestate da maschi e femmine è sessualmente tipizzata Nei MASCHI notiamo maggiori preferenza per attività che richiedono impegno fisico, giochi motori della prima infanzia, lotta per finta in età prescolare, il calcio nelle attività successive. Nelle FEMMINE notiamo una maggiore preferenza in attività che riproducono il quotidiano familiare
  • 30. Lotta per fintaLotta per finta Accomuna gli esseri umani e diverse specie animali: per finta i cuccioli di cane o di altri mammiferi si attaccano e si mordono ma si fermano giusto in tempo per evitare di farsi male Anche i b/i lottano e si inseguono si danno spinte e calci senza avere alcuna intenzione di arrecargli danno Serve ad acquisire il controllo della propria aggressività incanalandola entro comportamenti socialmente accettabili perché ritualizzati e inoffensivi
  • 31. I VideogiochiI Videogiochi I protagonisti di questi giochi sono tendenzialmente maschi di età compresa tra i 9 e i 15 anni I contesti nei quali b/i e ragazzi trascorrono il tempo con i videogiochi sono molto diversi: sala giochi, computer, playstation di casa, da una condizione di gioco solitario a quella di gioco condiviso. I videogiochi, a differenza della televisione, sono interattivi e permettono al b/o di controllare l’azione. La presenza di un traguardo e di molteplici livelli di difficoltà sono tra i principali motivi di attrazione.
  • 32. I Videogiochi eI Videogiochi e Processi CognitiviProcessi Cognitivi Secondo la Greenfield i processi mentali impegnati durante il videogioco sono molteplici e complessi Compito induttivo che si presenta al giocatore è quello di individuare gli ostacoli e comprenderne la natura in più ci sono difficoltà rappresentate dal tempo e dalle caratteristiche spaziali del gioco Processo in parallelo: saper utilizzare informazioni provenienti da più fonti Capacità d’integrazione spaziali: vi sono giochi bidimensionali e tridimensionali nei quali l’immagine si modifica continuamente e bisogna tener conto dei collegamenti tra le diverse prospettive spaziali Il processo seriale ela pianificazione ad essa collegata in alcuni videogiochi personaggi e le azioni vengono costruiti passo dopo passo. Il giocatore deve predisporre un piano d’azione.deve anticipare le mosse successive e costruire difese contro gli avversari
  • 33. Uno studio americano sembra essere giunto alla conclusione che i videogiochi violenti rendono più aggressivi i bambini che li usano. Un team composto da otto ricercatori della Iowa State University, guidati da Craig Anderson, ha analizzato 130 ricerche condotte negli anni scorsi che avevano coinvolto complessivamente 130.000 persone in tutto il mondo. Conclusione: un utilizzo frequente e abituale di videogiochi ad alto tasso di violenza rende i bambini più aggressivi e meno empatici. I videogiochi e AggressivitàI videogiochi e Aggressività
  • 34. Il gioco è una forma di comunicazioneIl gioco è una forma di comunicazione tra genitori e figlitra genitori e figli Sin dai primi giorni di vita, i genitori ripetendo movimenti, smorfie e balbettii del figlio lo invitano al gioco relazionale, che si dipana e sviluppa in tutti i momenti di cura della madre, del padre o di chi si occupa del bambino. In questi giochi e scambi interpersonali bimbo e genitori si conoscono, imparano ad ascoltarsi e a comunicare bisogni ed emozioni il proprio mondo emotivo
  • 35. FILASTROCCA DEL DIRITTO AL GIOCO Fammi giocare solo per gioco Senza nient'altro, solo per poco Senza capire, senza imparare Senza bisogno di socializzare Solo un bambino con altri bambini Senza gli adulti sempre vicini Senza progetto, senza giudizio Con una fine ma senza l'inizio Con una coda ma senza la testa Solo per finta, solo per festa Solo per fiamma che brucia per fuoco Fammi giocare per gioco (Bruno Tognolini)