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Geografia
= descrizione accurata, ordinata e razionale
del carattere variabile della superficie
terrestre (Hartshorne 1959).
1- Geografia fisica = studio della Terra fisca: atmosfera, litosfrera,
idrosfera, biosfera.
2- Geografia umana = studio dei fenomeni e delle caratteristiche
della superficie terrestre che sono in diretta relazione con le
attività umane o ne sono causate: geografia politica, geografia
economica, geografia sociale, geografia culturale, geopolitica (=
studio dell’influenza della posizione geografica di un paese sulle
relazioni con altri paesi).
3- Geografia regionale = studio di un’area della superficie
terrestre dotata di confini e/o caratteristiche definibili (= regione);
analisi e sintesi della superficie terrestre di luogo in luogo.
Alcuni termini utilizzati in geografia:
  Spazio (space) = area della superficie terrestre, parziale o totale; può
essere isotropo o anisotropo.
  Posizione (location) = punto astratto della superficie terrestre, su
reticolato globale (latitudine, longitudine) o in relazione a un punto di
riferimento locale (rispettivamente posizione assoluta e posizione
relativa).
  Luogo (place) = punto sulla superficie terrestre permeato di
connotazioni o di valori umani (ex. monte Everest);
  Ambiente (environment) = totalità delle condizioni esterne circostanti
in cui tutti gli esseri vivono e interagiscono (clima, morfologia, altri
esseri viventi...);
  Paesaggio (landscape) = determinata area della superficie terrestre,
così come è percepita dalle persone, il cui carattere deriva da fattori
naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
  Sistema (system) = gruppo di elementi (elements) che operano insieme
attraverso una serie regolare di relazioni (collegamenti, connessioni,
links), entro limiti definiti (confine del sistema, boundary): molto
importante per i geografi è il sistema uomo-ambiente (U/A), con le
relazioni A —> U e U —> A.
  Retroazione (feedback) = collegamento che in un sistema rinforza
(positvo) o smorza (negativo) un effetto di altre relazioni: numerosi
esempi nel sistema climatico (il vapore acqueo che, causato dal
riscaldamento dell’atmosfera, essendo gas serra, contribuisce esso stesso
al riscaldamento).
  Modello (model) = rappresentazione idealizzata del mondo reale utile ad
illustrare alcune sue proprietà (modello analogico, modello iconico,
modello di Hagerstrand, modello di von Thunen...).
  Pattern = disposizione regolare, disegno, modello, schema, profilo (ex. il
pattern della pelle del giaguaro)
  Paradigma (paradigm) = Pattern prevalente di pensiero in una disciplina,
che funge da “supermodello” di riferimento per gli studiosi
Storia degli studi
  Geografia classica = descrizione-rappresentazione della terra (sin
dall’antichità) —> cartografia, descrizione geografica, itinerari, portolani,
resoconti dei viaggi...
  Geografia moderna = scienza con metodi e obiettivi specifici, per una
spiegazione razionale del rapporto fra uomo e superficie terrestre
(Illuminismo e “scuola germanica”).
  Geografia comparata = studio delle diverse relazioni tra ambiente fisico e
attività umana, fatto proprio dalla cd “scuola germanica”: K. Ritter (La
geografia culturale comparata 1859), O. Peschel (Nuovi problemi di
geografia comparata 1869), F. Ratzel (Geografia antropica 1891);
introduzione della distinzione tra geografia fisica e geografia umana;
nascita del “determinismo”.
  Determinismo = teoria secondo cui la natura condiziona in maniera
determinante ogni atto umano e che pone quindi la geografia umana come
diretta conseguenza della geografia fisica, ispirata al darwinismo (L’origine
della specie 1859) e sostenuta dal geografo F. Ratzel e dalla sua allieva
statunitense E. C. Semple (Influenze dell’ambiente geografico 1911:
“l’uomo è il prodotto della superficie terrestre”.
  Il determinismo di Ratzel e della Semple è più specificatamente detto
determinismo fisico (physical determinism) = concezione secondo cui lo
sviluppo umano è controllato in larga misura dall’ambiente
  Determinismo scientifico = variante del determinismo fisico nella quale
l’argomentazione procede dall’analisi statistica di insiemi di dati anziché
dai singoli studi di caso, introdotta dal geografo americano E. Huntington
(diverse opere tra il 1914 e il 1945)
  Behaviorismo cognitivo = variante del determinismo che afferma che la
relazione tra ambiente naturale e gruppo umano deriva dal grado di
conoscenza che l’uomo ha nei riguardi delle risorse potenziali e degli
ostacoli offerti dalla natura (propria della geografia comportamentale)
  Determinismo stop-and-go: variante secondo cui l’ambiente determina la
direzione del comportamento umano, ma l’uomo è in grado di accelerare
o rallentare il movimento in quella direzione, pur senza poter mutare tale
“cammino della natura”, proposta dall’australiano G. Taylor (1880-1963).
  Reazione al determinismo: il possibilismo (possibilism) = concezione
secondo la quale l’ambiente offre insiemi di possibilità ma la scelta tra
esse è determinata dagli esseri umani; la natura pone all’uomo problemi
e difficoltà, ma l’uomo ha la possibilità di affrontarli e risolverli in
diversi modi, a seconda di diversi fattori (cultura, organizzazione,
tecnologia...) e quindi di intervenire sull’ambiente naturale; Teoria
sostenuta in primis dal geografo della “scuola francese” P. Vidal de la
Blache (Principi di geografia umana 1922), poi dallo storico L. Febvre
(1879-1956) e dal suo allievo F. Braudel (1902-1985), fondatori della cd
“geografia storica”, nonché dal geografo americano R. Hartshorne (La
natura della geografia 1939), uno dei pionieri della cd “geografia
regionale”, successivamente sviluppatasi in concomitanza con la
“geografia quantitativa” (G. H. T. Kimble 1951, F. K. Schaefer 1953).
  Geografia quantitativa (new geography, spatial science, neopositivista)
= nuova metodologia di indagine, basata sull’analisi quantitativa dei
fenomeni geografici, allo scopo di ricavare, tramite la statistica e la
matematica, delle leggi che li governano (modellizzazione), promossa
da studiosi americani e inglesi a partire dagli anni ’50 e di grande
successo nella seconda metà del ‘900: R.J. Chorley-P. Hagget (Modelli
in geografia 1967), P. Hagget (Geografia. Una sintesi moderna 1983).
  Precursori della New geography: W. Christaller (cd “modello delle
località” 1933), J. H. von Thunen (modello teorico della costruzione del
paesaggio agrario 1826), A. Weber (modello della localizzazione della
attività industriali 1909).
  Critica della geografia positivistico-quantitativa (anni ’60): geografia
comportamentale, geografia radicale-marxista, geografia umanistica.
  Geografia comportamentale (behavioural geography, geografia della
percezione) = studio delle problematiche comportamentali e dei
processi cognitivi dell’uomo che interagiscono con il territorio, fondato
sulla concezione dell’inesistenza di un mondo oggettivo esterno, in
quanto l’ambiente è spazio percepito-spazio vissuto e ogni tipo di
rapporto dell’uomo con l’ambiente è orientato dalla percezione
soggettiva della realtà, non dalla sua oggettività: introdotto dai geografi
K. Lynch (L’immagine della città 1960) e P. Gould (Mappe mentali,
1974-86).
  Geografia radicale (e/o marxista) = studio dell’organizzazione
dell’uomo sul territorio a partire dalla considerazione di quest’ultimo
come il prodotto delle dinamiche sociali (e della continua lotta delle
classi): analisi “spaziale” delle contrapposizioni tipiche della dialettica
sociale (centro-periferia, capitale-lavoro, città-campagna, dominante-
dominato), particolare attenzione alla “geografia” della classe operaia,
degli emarginati sociali, del terzo mondo; introdotta dai geografi
americani W. Bunge (1969), R. Peet (Iniquità e povertà: una teoria
geografica marxista 1975), dall’inglese D. Harvey (diverse opere tra il
1969 e il 2003, tra cui Giustizia sociale e città 1973) e dal francese Y.
Lacoste.
  Geografia umanistica = studio fenomenologico-esistenziale dei rapporti
tra individuo e mondo in termini qualitativi, che conferisce nuovamente
centralità all’esperienza umana, rinnegando modellizzazione,
astrattismo, economicismi e basando l’indagine geografica sulle
testimonianze viventi (interviste sul campo) e artistico-letterarie
(rappresentazione del territorio), introdotto da J. K. Wright (1947).
  Nuovi orizzonti della geografia: innovazione tecnologica e
informatizzazione, approfondimento di nuovi aspetti del rapporto
uomo-ambiente.
  Geographic Information System (GIS) = Insieme complesso di
strumenti informatici utilizzati per acquisire, memorizzare, trasformare,
analizzare e visualizzare in forma grafica e alfanumerica dati geografici
riferiti a un territorio.
  Geografia del tempo e dello spazio (time-space geography) = branca
della geografia umana sviluppata dal geografo svedese T. Hagerstrand
(1957) che concentra l’attenzione sul ruolo dei vincoli temporali sul
modellamento dell’attività spaziale umana.
  Gender-role geography = branca della geografia umana che si occupa
dell’analisi geografica delle contrapposizioni di genere o di ruolo
all’interno delle società (ne fa parte la cd geografia femminista)
Cartografia
  Cartografia = complesso degli studi e dele operazioni scientifiche,
artistiche e tecniche che si svolgono a partire dai risultati delle osservazioni
dirette o dalla utilizzazione di una documentazione al fine di elaborare ed
allestire carte, piante ed altri modi di espressione atti a risvegliare
l’immagine esatta della realtà (Associazione Cartografica Internazionale)
  Globo = l’espediente più realistico per la rappresentazione della Terra, in
quanto tridimensionale, ma necessariamente in piccola scala, quindi
limitatamente particolareggiata.
  Carta geografica = rappresentazione della superficie terrestre o di una sua
parte su di un piano, approssimata, ridotta (in scala) e simbolica.
  Scala cartografica = rapporto tra la lunghezza misurata sulla carta e la
lunghezza corrispondente sul terreno (distanza planimetrica reale),
indicabile tramite una frazione rappresentativa che esprima tale rapporto
(scala numerica o frazionaria, ex. 1 : 50.000), una frase scritta (scala scritta,
ex. 1 cm = 250 m), oppure un segmento rapportabile (scala grafica).
  Carta a piccola scala = la cui frazione rappresentativa ha denominatore
grande, per cui il risultato del rapporto è piccolo.
  Carta a grande scala = la cui frazione rappresentativa ha un denominatore
piccolo, per cui il risultato del rapporto è grande.
  Pianta/mappa = carta a scala grandissima (1:10.000) per la
rappresentazione di centri abitati/proprietà rurali.
  Carta topografica = carta a scala grande (1:10.000-1:100.000) per la
rappresentazione di superfici territoriali poco estese di cui evidenziano
dettagliatamente gli elementi fisici e antropici.
  Carta corografica/regionale = carta a media scala
(1.100.000-1:1.000.000)che riproduce una regione abbastanza estesa
generalmente evidenziandone in particolar modo il reticolo stradale.
  Carta geografica propriamente detta/generale = carta a grande scala
(1:1.000.000- 1:30.000.000) rappresentante superfici estese, statali o
continentali.
  Planisfero/mappamondo = carta a piccolissima scala (oltre 1:30.000.000)
che rappresenta l’intera superficie terrestre nei suoi caratteri essenziali.
  Proiezione cartografica = trasposizione della superficie terrestre sferica su
di una superficie piana, per la realizzazione di una carta, sulla base di
modelli matematici, con il minor grado di distorsione/approssimazione
possibile, che può essere cilindrica, ellittica, conica e prospettica zenitale e
le cui principali proprietà sono equidistanza (rispetto delle distanze),
equivalenza (rispetto delle aree) e conformità (rispetto degli angoli e delle
forme): è impossibile ottenerle tutte contemporaneamente, si deve
necessariamente trovare un compromesso, specialmente tra equivalenza e
conformità che sono inversamente proporzionali.
  Carta di Mercatore = carta realizzata da G. Mercator nel 1569, tramite
proiezione cilindrica in cui l’asse del cilindro coincide con l’asse terrestre, il
cerchio di tangenza coincide con l’equatore e che è costruita mediante
l’utilizzo di un reticolato di meridiani e paralleli rettilinei e ortogonali, di
cui i paralleli sono disposti a distanze sempre maggiori andando verso i
poli, per esigenze di conformità (a dispetto dell’equivalenza), che si rivelò
molto utile per la navigazione.
  Dalla carta di Mercatore deriva l’Universal Tranverse Mercator (UTM) =
proiezione cilindrica in cui l’asse del cilindro taglia a metà il piano
dell’equatore e che utilizza 60 meridiani di tangenza (anziché il parallelo
equatore, per questo “trasversa”) a 6 gradi di distanza l’uno dall’altro,
integrata da proiezioni zenitali polari per le superfici oltre i paralleli 80 N
e 80 S, così ottenendo un buon compromesso tra equidistanza,
equivalenza e conformità sulla totalità della rappresentazione.
  Carta tematica = carta che presenta uno o più temi specifici,
localizzandone la qualità o la quantità per mezzo di adeguati
procedimenti grafici, distinguibile dalla carta di base, che privilegia gli
elementi maggiormente stabili e costanti del territorio (morfologia,
orografia, idrografia, confini, centri abitati...) e che può essere analitica,
complessa, sintetica, quantitativa o qualitativa: ex. carta delle lingue
dell’Europa.
  Molto importanti per la cartografia sono il telerilevamento (remote sensing), cioè l’utilizzo di
fotografie aeree o immagini satellitari, il GIS, soprattutto quale strumento complementare alla
carta, integrandone la parte grafica con moltissimi dati “descrittivi”, e il GPS (Global
Positioning System), utile a determinare tramite satelliti artificiali la posizione precisa di un
corpo sulla superficie terrestre, nonché a ottenere dati real time circa il suo spostamento e a
costruire in questo modo “carte mobili” come i navigatori satellitari.
  Carta a coroplete = carta tematica costituita da una serie di aree uniformi,
esprimenti un medesimo valore e separate da confini bruschi (ex. carta
della densità della popolazione).
  Carta a isoplete = carta in cui sono tracciate linee passanti per i punti in
cui è uguale il valore della grandezza misurabile rappresentata (isoplete,
isolinee, isogrammi, linee isometriche).
  Isolinee (contour lines) = linee che congiungono punti aventi in comune lo
stesso valore di una determinata grandezza, sempre chiuse, che non
possono mai incrociarsi, la differenza numerica tra le quali è detta
equidistanza (contour interval) e la cui vicinanza indica un forte gradiente
(variazione): isoipse (= curve di livello, uniscono i punti di uguale
altitudine), isobare (di uguale pressione atmosferica), isogone (di uguale
declinazione magnetica), isoiete (uguale quantità di precipitazione),
isoterme (di uguale temperatura)...
  Ordini di magnitudo geografica = diverse dimensioni degli oggetti di
studio geografici, generalmente dall’isolato urbano all’intera superficie
terrestre (intervallo di 5 ordini).
Geografia fisica
  Atmosfera = involucro gassoso che circonda la terra, trattenuto
dall’attrazione gravitazionale, composto da diversi gas, tra cui in maggior
percentuale azoto (78%) e ossigeno (21%), la cui concentrazione
diminuisce allontanandosi dalla litosfera sino ad esaurirsi nello spazio (il
limite superiore dell’atmosfera è un concetto teorico, non esistono confini
precisi) e particelle non gassose (vapore acqueo, ceneri, polveri, pollini...),
suddivisibile in strati termici (troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera,
esosfera) e sulla base dei componenti (ex. ozonosfera).
  Pressione atmosferica = forza esercitata dalle molecole dei gas componenti
l’aria su una data area della superficie terrestre o su un qualsiasi altro corpo,
misurata in Pascal (= Newton/metro quadro) oppure in millimetri di
mercurio, o in millibar, proporzionale alla densità atmosferica e alla
temperatura: rispetto alla pressione atmosferica media (1013,2 hPa = 760
mmHg = 1 bar) si definiscono la bassa e l’alta pressione, i cui centri sono
detti cicloni e anticicloni.
  Temperatura = livello di calore (forma dell’energia corrispondente alla
velocità di vibrazione delle particelle) di una sostanza, misurata in gradi
Celsius, Kelvin o Fahrenheit.
  Il calore dell’atmosfera deriva quasi totalmente dall’insolazione
(radiazione elettromagnetica emessa dal Sole), attraverso una serie di
processi (irraggiamento, assorbimento, riflessione, diffusione,
trasmissione, conduzione, convezione).
  Della radiazione solare il 30% è riflesso nello spazio, il 20 % assorbito
dall’atmosfera, il 50% assorbito dalla superficie terrestre solido-liquida,
che a sua volta produce radiazioni nell’atmosfera.
  Bilancio radiativo o termico = equilibrio sul lungo termine tra
l’insolazione dell’atmosfera e la radiazione terrestre che torna nello
spazio.
  Effetto serra = processo generato dalla presenza di alcuni gas (diossido
di carbonio, vapore acqueo, metano), che sono attraversati dalla
radiazione solare ma non da quella terrestre, a lunghezza d’onda
maggiore, che è invece da essi assorbita e nuovamente irradiata verso la
litosfera, costituente uno dei principali fattori di riscaldamento della
troposfera.
  La temperatura nella troposfera dipende sostanzialmente da quattro
fattori: altitudine (gradiente termico verticale, di 6,5 gradi C al Km),
latitudine (inclinazione solare, durata del dì e nuvolosità incidono
sull’insolazione), contrasto terre-acque (le terre emerse assorbono più
lentamente il calore e lo trattengono maggiormente rispetto ai mari),
temperatura delle correnti marine.
  Vento = movimento orizzontale d’aria da una zona di alta pressione
(anticiclone) a una zona di bassa pressione (ciclone).
  Ascendenze e subsidenze = movimenti verticali d’aria, ascendente in
bassa pressione e subsidente in alta pressione.
  Circolazione atmosferica generale = insieme dei venti e dei movimenti
verticali perpetui della troposfera. Nell’alta troposfera i venti geostrofici
(paralleli alle isobare per pieno effetto della forza di Coriolis), nella bassa
troposfera: venti alisei dalle alte pressioni subtropicali alla bassa
equatoriale, venti occidentali dalle alte pressioni subtropicali alle basse
subpolari, venti orientali polari dalle alte pressioni polari alle basse
subpolari (la cui direzione dipende da gradiente barico, attrito e forza di
Coriolis), più l’ascensione all’equatore e subsidenza subtropicale (cella di
Hadley).
  Umidità atmosferica = quantità di vapore acqueo presente nell’aria,
esprimibile come assoluta (quantità in un volume), specifica (massa in
una massa) o relativa (percentuale della quantità rispettò alla quantità
comportante la saturazione-condensazione).
  L’aria calda può contenere maggiori quantità di vapore acqueo rispetto
a quella fredda.
  Le nubi sono l’espressione visibile della condensazione o della
solidificazione del vapore acqueo. Non necessariamente comportano
precipitazioni. La nebbia è una nube a bassa quota.
  Le precipitazioni, tutte originate da nubi, sono il risultato della caduta al
suolo delle gocce d’acqua o dei cristalli di neve-ghiaccio generati nelle
nubi dai processi di condensazione-solidificazione del vapore acqueo,
più specificatamente nelle forme di pioggia, neve, nevischio, gelicidio e
grandine, generalmente causate da raffreddamento dell’aria umida per
ascendenza.
  Tempo atmosferico o metereologico = insieme delle condizioni
atmosferiche di breve durata, in un dato momento e in una determinata
area.
  Clima = insieme delle condizioni atmosferiche giornaliere nell’arco di un
lungo periodo (più di 30 anni), considerando sia i valori medi delle
variabili, sia i valori estremi e gli andamenti delle variazioni, in una
determinata area.
  Le condizioni atmosferiche dipendono dagli elementi metereologici-
meteoclimatici (temperatura, pressione, umidità, venti), determinati a loro
volta da alcune caratteristiche semi-permanenti della terra definite fattori
del clima: latitudine, distribuzione dei continenti e degli oceani,
circolazione atmosferica generale, circolazione oceanica, altitudine,
barriere topografiche, tempeste.
  I parametri dei modelli climatici sono essenzialmente temperatura e
precipitazioni.
  Il cd sistema di Koppen modificato (evoluzione del modello del 1918 di W.
Koppen) individua 6 zone climatiche suddivise in sottotipi: A = clima
tropicale umido (monsonico; della savana), B = clima arido (desertico;
steppico), C = clima temperato delle medie latitudini (mediterraneo;
subtropicale umido; oceanico delle coste occidentali), D = clima freddo
delle medie latitudini (continentali umidi; subartici), E = clima polare (della
tundra; delle calotte glaciali), H = clima di altitudine.
  Idrosfera = insieme delle acque sulla terra, occupanti circa il 70% della sua
superficie, allo stato solido, liquido e gassoso: il 97% negli oceani, il 2% nei
ghiacciai, lo 0,5% nel sottosuolo, lo 0,2% nei laghi, lo 0,04% nel suolo, lo
0,01% tra fiumi, atmosfera e biosfera; per il 99% immagazzinatae, per l’1%
coinvolte nel ciclo idrologico (evaporazione-evapotraspirazione,
condensazione-sublimazione, precipitazione, deflusso superficiale,
immagazzinamento).
  L’evaporazione supera la precipitazione sopra gli oceani, mentre nei
continenti avviene l’opposto: l’equilibrio è ristabilito dal deflusso
superficiale.
  Gli oceani: Pacifico, Atlantico, Indiano, Artico, Antartico*
  Mari, golfi e baie sono porzioni della massa oceanica particolarmente
circoscritte dalla presenza di continenti che ne delineano la morfologia.
  Onde = variazioni della forma della superficie oceanica associate a modesti
spostamenti d’acqua, dovute a movimenti oscillatori delle particelle
associati a trasporto di energia, principalmente generate da vento, maree,
terremoti sottomarini.
  Correnti marine = spostamenti orizzontali (circolazione oceanica, in
rapporto con i venti) e verticali delle masse d’acqua all’interno degli
oceani.
  Maree = oscillazioni delle masse d’acqua con rigonfiamenti (alta marea) e
abbassamenti (bassa marea) rispetto al livello della superficie del mare
dovute all’attrazione gravitazionale lunare e solare, che si ripetono
periodicamente a intervalli regolari, costituendo il principale spostamento
verticale delle acque oceaniche.
  Criosfera = parte solida dell’idrosfera, formata dai ghiacci della terraferma,
galleggianti oceanici e sotterranei.
  Acque superficiali = fiumi, torrenti, laghi, stagni, paludi e acquitrini.
  Fiumi (= corsi d’acqua dal deflusso perenne) e torrenti (= corsi d’acqua dal
deflusso episodico o effimero) costituiscono il sistema di drenaggio
superficiale, mediante il quale acqua, sedimenti e composti chimici dissolti
sono costantemente trasportati al mare.
  Laghi = corpi d’acqua circondati interamente da terre, posti in un bacino
naturale e con alimentazione idrica, dolci o salati (in base alla salinità).
  Stagni = piccoli laghi.
  Paludi e acquitrini = zone pianeggianti sommerse dall’acqua per buona
parte dell’anno ma poco profondamente, tanto da consentire lo sviluppo
della vegetazione arborea ed erbacea.
  Bacino idrografico o di drenaggio = porzione della superficie terrestre
drenata da un fiume e dai suoi affluenti.
  Acque sotterranee = immagazzinate nel sottosuolo entro mezzi permeabili
(acquiferi) in quantità variabile a seconda della loro porosità, in tre zone
idrologiche distribuite verticalmente (di areazione, di saturazione =
freatica, artesiana: separate da un impermeabile = acquiclude) al di sopra
di una quarta zona priva d’acqua.
  Biosfera = insieme degli organismi viventi della terra.
  Bioma = insieme ampio riconoscibile di piante e animali interagenti in
modo funzionale con il loro ecosistema.
  Ecosistema = insieme dei viventi in una data area e delle interazioni tra
esse e con le componenti non viventi dell’ambiente (litosfera, idrosfera,
atmosfera..), costituente un flusso di energia.
  Litosfera = porzione più esterna del pianeta Terra, spessa circa 100 km e
comprendente la crosta terrestre e parte del mantello.
  Suolo = sottile strato superficiale della litosfera, costituito da una miscela
estremamente variabile di particelle minerali alterate (45%), sostanze
organiche viventi o in decomposizione (5%), gas e soluzioni liquide (50%).
  L’aria nel suolo è satura di umidità, ricca di CO2 e povera di ossigeno.
  L’acqua nel suolo giunge per infiltrazione o risalita capillare da falda e
genera processi quali la dissoluzione (di minerali in soluzioni), la
lisciviazione (dissoluzione, trasporto e deposizione in un livello inferiore di
minerali), l’eluviazione (asportazione di particelle fini ai livelli alti) e
l’illuviazione (deposizione di particelle fini ai livelli bassi).
  Pedogenesi = formazione del suolo, secondo i principali regimi
pedogenetici: laterizzazione, podsolizzazione, gleizzazione, calcificazione,
salinizzazione.
  Tassonomia dei suoli = classificazione dei suoli in base a diversi criteri, in
12 ordini (entisuoli, incepti-, andi-, geli-, histo-, aridi-, verti-, molli-, alfi-
ulti-, spodo-, oxi-) con sottordini, gruppi, sottogruppi, famiglie e serie.
  Geomorfologia = scienza che studia le caratteristiche (descrizione) delle
forme terrestri (elementi topografici), i loro processi genetici (genesi) e la
loro evoluzione (dinamica).
  Modello di struttura interna della Terra (a partire dal centro): nucleo
interno solido probabilmente metallico; nucleo esterno liquido; mantello
solido in 3 zone (mesosfera di rocce rigide, astenosfera di rocce calde
deformabili, litosfera* di rocce solide, dure e rigide); zona di discontinuità
con cambiamento della composizione mineralogica delle rocce (Moho);
crosta terrestre.
  Classificazione delle rocce: magmatiche (formate tramite raffreddamento e
solidificazione del magma per eruzione in superficie, effusive, o
lentamente nel sottosuolo, intrusive); sedimentarie (formate per
litificazione di sedimenti); metamorfiche (derivate dalla trasformazione di
altre rocce in paricolari condizioni di temperatura e pressione).
  Processi geomorfologici o morfogenetici = che producono forme terrestri:
endogeni (tettonica delle placche, magmatismo, diastrofismo) ed esogeni
(alterazione meteorica, movimenti di massa, erosione).
Tettonica delle placche
  Si tratta di un insieme di processi geomorfologici endogeni.
  Presupposto: la litosfera* non è uniforme ma composta da una serie di
zolle rigide (placche, zolle), di cui se ne individuano 13 maggiori, poste
come dei galleggianti sopra l’astenosfera (caratterizzata da plasticità) e che
sorreggono la crosta terrestre (al di sopra della Moho e bipartita in uno
strato inferiore denso e ricco di silicio e magnesio detto sima, costituente i
fondali oceanici e la pellicola sottostante alle masse continentali, e uno
superiore meno denso e ricco di silicio e alluminio detto sial, poggiato sul
sial in luogo dei continenti).
  Le placche sono in continuo movimento e questo comporta tre tipi di
interazione dinamica tra esse: divergenza, convergenza e spostamento
laterale.
  La divergenza di due placche in contesto oceanico comporta la frattura
della crosta e la fuoriuscita di magma, quindi la formazione di dorsali
oceaniche, associato a terremoti e vulcanismo, quella di due placche in
contesto continentale origina le rift valley.
  La convergenza oceano-continente comporta subduzione della placca
oceanica sotto quella continentale (e discesa nel mantello) e trazione della
stessa verso quella continentale, quindi la formazione di una catena
montuosa sul continente e di una fossa oceanica parallela poco a largo
della costa, associata a terremoti e vulcanismo.
  La convergenza oceano-oceano comporta la subduzione di una delle due
placche e la formazione di una fossa oceanica e di archi insulari vulcanici,
associata a terremoti.
  La convergenza continente-continente comporta la formazione di catene
montuose, senza subduzione, associata a terremoti, senza vulcanismo.
  Lo spostamento laterale di due margini di placca si realizza lungo le cd
faglie trasformi, generalmente lungo le dorsali oceaniche, e da luogo a
terremoti.
  Attualismo = teoria che postula che i processi geomorfologici del passato
siano i medesimi che operano nel presente e che quindi si possano capire
attraverso l’analisi degli effetti visibili nel presente e studiare in previsione
degli effetti futuri.
Magmatismo e morfologia vulcanica
  Magma = insieme di sostanze minerali fuse presenti nell’astenosfera.
  Magmatismo = insieme dei processi riguardanti lo spostamento del
magma, dall’interno della Terra verso la sua superficie, morfogenetici
endogeni, essenzialmente di due tipi: effusivo o vulcanismo (eruzione del
magma) e intrusvo (intrusione del magma nella litosfera*-crosta terrestre).
  Attraverso il magmatismo si ha la genesi delle rocce ignee o magmatiche.
  Il vulcanismo comporta l’eruzione di lava (magma eruttato) insieme a
materiale piroclastico (solido: frammenti litici, ceneri, polveri), vapore e
gas.
  L’attività effusiva è generalmente tipica delle aree poste nei pressi dei
margini delle placche, attraverso fessure se divergenti, attraverso vulcani se
convergenti.
  L’eruzione vulcanica può essere con o senza esplosione, a seconda di
diversi fattori, in primis il chimismo del magma (ricchezza o povertà di
silice).
  Il vulcanismo produce delle forme: vulcani, colate laviche, caldere,
camini vulcanici.
  Colata lavica = ripiano sollevato tendenzialmente poco inclinato prodotto
dalla solidificazione della lava eruttata e scivolata sulla superficie terrestre
in relazione alla topografia.
  Vulcano = rilievo topografico originato dall’accumulo di materiale
proveniente dall’interno della Terra attraverso fenomeni eruttivi, di
dimensioni variabili, con tipica morfologia conica a profilo simmetrico e
caratterizzato dalla presenza di un cratere ubicato sulla sua sommità.
  Le forme vulcaniche dipendono nella fase “costruttiva” dal tipo di
eruzione e dal materiale eruttato, nonché dai successivi processi
morfogenetici “distruttivi” (come l’erosione).
  Una prima distinzione: tra vulcano monogenico (formato nel corso di una
sola eruzione/fase eruttiva) e poligenico (nel corso di più eruzioni
distanziate nel tempo) semplice (eruzioni uniformi) o complesso (eruzioni
difformi).
  Vulcano a scudo = costituito dall’accumulo di strati di colate laviche di
eruzioni non esplosive di magma basaltico (povero di silice) e
caratterizzato da base ellittica o circolare, ampio raggio, pendii poco
acclivi e altezza pari a circa 1/20 del diametro. Si distingue in tre tipologie:
hawaiano (poligenico, ellittico e di grandi dimensioni: d = 100 km),
islandese (monogenico, circolare e di piccole dimensioni: d = 15 km),
Galapagos (poligenico, variazione brusca di acclività nei pressi della
sommità, medio-grandi dimensioni: d = 45-80 km).
  Strato-vulcano (composto, misto, a strati) = costituito dall’accumulo di
strati alternati di colate laviche e di materiale piroclastico più fango, in
luogo di eruzioni esplosive, generalmente caratterizzato da forma conica,
grande altezza e pendii molto acclivi, soprattutto nei pressi della sommità.
In caso di eruzioni fortemente esplosive può presentare caldera o collasso
di settore al posto del cratere centrale. Si distingue la particolare categoria
del seamount (vulcano sottomarino). Esempi: Vesuvio, Etna, Stromboli,
Fuji, Kilimanjaro (con caldera), St. Helens (con collasso).
  Vulcano a cono di cenere = originato da eruzione esplosiva ricca di
materiale piroclastico sciolto (cenere), monogenico, generalmente a pianta
circolare (a formare un anello attorno al cratere, il cui diametro è il 40%
del diametro totale), basso e di piccole dimensioni, con pendii acclivi (ex.
il Sunset Crater). Molto simili sono i vulcani a cono di scorie e di pomice.
  Vulcano a duomo di lava (plug domes) = originato dall’accumulo di lava
molto viscosa (per temperatura o chimismo) e incapace di fluire
lateralmente attorno al cratere, insieme a materiale piroclastico, dopo
eruzione esplosiva, monogenico o poligenico, caratterizzato da dimensioni
generalmente modeste e forma tozza e irregolare.
  Vulcano a recinto = vulcano posto all’interno di un antico apparato
vulcanico smantellato, di cui sono visibili i residui morfologici: è il caso
del Vesuvio, inserito in una caldera, i cui margini costituiscono il monte
Somma.
  Caldera = depressione a forma di bacino originata dal collasso e/o
dall’esplosione di un vulcano.
  Camino vulcanico (neck) = cupside piccola ed appuntita originata dalla
chiusura di antichi condotti vulcanici e dalla successiva erosione del cono.
  Magmatismo intrusivo = processo di risalita del magma dall’astenosfera alla
litosfera-crosta terrestre, attraverso le rocce, con un meccanismi detto
stoping, di rimozione di sostanza minerale lungo il percorso: il magma fuso
riscalda, frattura, deforma e altera (metamorfismo) la roccia in cui si insinua
(incassante) fino a raggiungere, al variare di temperatura e pressione, lo
stato solido cristallino, costituendo le rocce ignee intrusive, al di sotto della
superficie terrestre. Le principali tipologie di intrusione sono: batolite, stock,
laccolite (plutoni); dicchi, sill e vene.
  Batolite = massiccia intrusione di magma nella litosfera-crosta terrestre*,
estesa arealmente e comportante la genesi di un grande corpo roccioso e il
conseguente innalzamento delle rocce sovrastanti, con profonde evidenze
nel rilievo topografico (ex Sierra Nevada).
  Stock = piccolo batolite o appendice di batolite.
  Laccolite = inserimento e accumulo di magma viscoso tra due strati di
rocce preesistenti, che ne solleva ad arco quello sovrastante, generando
rilievo topografico.
  Dicchi, sill e vene = intrusioni sottili entro fratture rispettivamente verticali,
orizzontali e irregolari di rocce preesistenti: non topograficamente evidenti.
Diastrofismo
  Diastrofismo = insieme delle deformazioni plastiche e clastiche della
superficie terrestre (deformazioni tettoniche), derivate dal dinamismo
interno al pianeta (processi morfogenetici endogeni).
  Diastrofismo plastico o piegamento = deformazione plastica delle rocce
per effetto della compressione della crosta terrestre, che origina pieghe di
diverso tipo: monoclinale, sinclinale, anticlinale e anticlinale rovesciata, i
cui risvolti topografici sono rispettivamente la formazione di un versante, di
una valle sinclinale (o di una dorsale sinclinale per l’effetto dell’erosione),
di una dorsale anticlinale (o di una valle anticlinale per l’effetto
dell’erosione).
  Diastrofismo clastico o fagliazione = rottura delle rocce che origina fratture
o faglie (fratture accompagnate da spostamento relativo delle due parti)
nella superficie terrestre, in zone di debolezza della crosta (zone di faglia),
orizzontale o verticale, lenta, continua o a scatti, spesso accompagnata da
terremoti, talvolta da magmatismo (se la faglia è profonda). Si distinguono
faglie dirette, inverse, trascorrenti, di sovrascorrimento e pieghe-faglie.
  Faglia diretta = causata da tensione della crosta e comportante il
sollevamento relativo di un blocco rispetto all’altro, a formare due piani,
separati da una scarpata acclive lungo la linea di faglia.
  Faglia inversa = causata da compressione della crosta e comportante
sovrascorrimento di un blocco sull’altro, a formare due piani separati da una
scarpata aggettante lungo la linea di faglia.
  Faglia trascorrente = contraddistinta da movimenti orizzontali opposti da
parte di due blocchi della crosta, con traslazione laterale di un blocco
rispetto all’altro, cui conseguono effetti topografici quali valli di linee di
faglia, spostamento di fiumi e formazione di sag ponds (piccole depressioni
colme d’acqua).
  Faglia di sovrascorrimento = faglia inversa comportante sovrapposizione
completa di un blocco sull’altro e che ha come effetto la formazione di
catene montuose (a blocchi di faglia) caratterizzate da un versante più
acclive dell’altro, lungo la linea di faglia.
  Piega-faglia = rottura di piega anticlinale rovesciata.
  Tra due faglie dirette parallele si possono originare blocchi di terreno rialzati
(horst) o ribassati (graben).
Processi esogeni
  Originati da forze meno potenti rispetto a quelli endogeni: agenti
atmosferici, idrosferici e biosferici, generalmente con effetto distruttivo.
  Intreccio di fenomeni di alterazione meteorica e movimenti di massa.
  Alterazione meteorica (weathering) = disgregazione meccanica (erosione)
e alterazione chimico-mineralogica comportanti la frantumazione delle
rocce in elementi più piccoli, nell’area di contatto tra litosfera, atmosfera,
idrosfera e biosfera, i cui agenti sono principalmente acqua, ossigeno,
anidride carbonica, vento, vapore acqueo, ghiaccio, sali, escursione
termica, biosfera: crioclastismo (rottura meccanica per espansione del
ghiaccio nelle fessure delle rocce), aloclastismo (rottura per
cristallizzazione ed espansione dei sali), termoclastismo (rottura per effetto
dell’escursione termica), ossidazione (delle componenti metalliche), idrolisi
(reazione chimica prodotta dall’acqua), carbonatizzazione (reazione tra
carbonati e anidride carbonica), disgregazione biologica.
  Movimenti di massa = spostamento del materiale alterato per effetto della
forza di gravità, compiendo distanze relativamente brevi, in luogo di un
dislivello altimetrico (crolli, frane, scorrimenti, colamenti, deflussi...)
Processi esogeni e morfologia del territorio
  Processi fluviali: alvei fluviali, valli fluviali, conoidi alluvionali, pianure
alluvionali, delta fluviali.
  Processi di dissoluzione (carsismo): karren, doline, uvala, polje, valli
carsiche, grotte e cavità sotterranee, speleotomi.
  Processi di modellamento glaciale: valli glaciali, morene, piane di till,
laghi glaciali, massi erratici.
  Processi costieri: falesie, spiagge, cordoni litoranei, lagune, isole-
barriera, split, uncini, tomboli, fiordi, estuari, barriere coralline.
  Processi desertici: dune, letti di fiumi e laghi secchi, saline, pilastri,
creste.
Processi fluviali
  Processi morfogenetici esogeni originati dal movimento delle acque
superficiali, incanalate (corsi d’acqua) o non incanalate (ruscellamento):
erosione, trasporto e sedimentazione.
  Valle fluviale = porzione di territorio dotata di sistema di drenaggio
comprendente dei fianchi vallivi inclinati ed un fondovalle, punti di
partenza ed arrivo delle acque in movimento.
  Interfluvio = porzione di superficie più elevata che separa due valli fluviali
adiacenti, che può essere una cresta oppure un’area ampia, comunque non
coinvolta dal movimento delle acque.
  Bacino idrografico o di drenaggio = area di convoglio dei deflussi
superficiali e sotterranei delle acque in un medesimo corso d’acqua,
composto da fondovalle, fianchi vallivi e parte dell’interfluvio.
  Spartiacque = linea che separa due bacini idrografici, situata
nell’interfluvio.
  Corrente (streamflow) = movimento canalizzato dell’acqua.
  Regolarità-irregolarità del flusso dei corsi d’acqua nel tempo: distinzione
fiumi-torrenti.
  Velocità di flusso: dipende dal gradiente altimetrico e dalla morfologia del
“canale”(alveo fluviale).
  Portata = volume del flusso di un corso d’acqua nell’unità di tempo (in
m3/s): in stretta relazione con l’ampiezza del bacino idrografico e con il
bilancio idrico.
  Carico fluviale (stream load) = materiale solido trasportato da un corso
d’acqua: in sospensione (argilla, silt), dissolto (minerali in soluzione), di
fondo (sabbia, ghiaia, frammenti di roccia) per saltazione o trazione-
rotolamento.
  Portata solida = quantità di materiale solido (carico) trasportato per una
sezione di corso d’acqua nell’unità di tempo (in kg/s): portata torbida se si
considera solo il materiale trasportato in sospensione.
  Deflusso torbido = quantità complessiva di materiale trasportato in
sospensione nell’intervallo di tempo (in Mg = t = 1000 kg): deflusso
torbido/superficie del bacino fluviale = deflusso torbido unitario (Mg/
km2).
  Torbidità specifica = rapporto tra portata torbida e portata liquida nella
stessa sezione e nello stesso tempo (kg/m3).
  Linea di flusso (thalweg) = linea che connette i punti più profondi del
canale di un corso d’acqua.
  Turbolenza = irregolarità e discontinuità del movimento dell’acqua dei
fiumi: variazioni di velocità e direzione, in relazione con l’attrito (flusso
turbolento).
  Competenza = dimensione-granulometria (o peso) della più grande unità
detritica trasportabile da un corso d’acqua (si esprime con il diametro
oppure in kg): direttamente proporzionale alla velocità di flusso
  Capacità di carico = quantità massima di materiale solido che un corso
d’acqua può trasportare a date condizioni: dipende da velocità, portata e
granulometria dei detriti.
  Erosione fluviale: i processi fluviali iniziano con le precipitazioni e il
conseguente avvio del deflusso superficiale dell’acqua, lungo i gradienti
altimetrici del rilievo, dapprima con il ruscellamento e quindi con
l’incanalamento e la formazione di corsi d’acqua. Insieme al deflusso inizia
anche l’erosione del suolo e delle rocce (suolo, regolite, substrato roccioso)
e porzioni di materiale solido vengono trascinate dal movimento dell’acqua.
La capacità di erosione di un corso d’acqua dipende da velocità di flusso,
portata e “resistenza” del substrato all’azione dell’agente esogeno.
  Trasporto fluviale: i corsi d’acqua trasportano il materiale solido
distaccatosi per erosione, il carico fluviale, in sospensione (generalmente
più del 50%), sul fondo o in soluzione. A seconda della velocità di flusso e
della portata i fiumi hanno una determinata competenza e capacità di
carico.
  Sedimentazione fluviale: tutti i materiali erosi e trasportati dai corsi d’acqua
vengono infine depositati, dando origine a un deposito alluvionale. La
sedimentazione è correlata alla riduzione della competenza e della capacità
di carico, data dalla riduzione della velocità di flusso al diminuire del
gradiente altimetrico o dalla riduzione di portata al finire di una piena,
secondo un andamento graduale per cui si depositano prima gli elementi di
dimensioni, peso e granulosità maggiori.
Forme prodotte dai processi fluviali
  Alveo fluviale = canale di scorrimento dell’acqua di un fiume,
generalmente sinuoso, a meandri (anse), o intrecciato (molteplicità di
canali interconnessi) e in continuo modellamento per effetto dell’erosione
prodotta dalla corrente, soprattutto lungo la linea di flusso (thalweg) e
della sedimentazione dei detriti, prevalentemente marginale (deposito
alluvionale marginale).
  Valle fluviale = forma prodotta dal modellamento dell’alveo fluviale sul
lungo termine, tramite incisione verticale (approfondimento vallivo,
erosione lineare) lungo la linea di flusso e fino a un livello di base
(relativo al sistema di drenaggio), erosione laterale (ampliamento vallivo)
su entrambe le sponde del fiume, erosione regressiva (verso monte, a
spese dell’interfluvio; può comportare cattura fluviale = inglobamento di
corso d’acqua nel bacino idrografico).
  L’erosione fluviale tende generalmente a regolarizzare le pendenze dei
corsi d’acqua.
  Profilo regolarizzato o di equilibrio di corso d’acqua (graded stream): in
cui si ha il trasporto sino al livello di base di tutte le alluvioni ricevute dai
versanti senza erosione della roccia in posto.
  Concorrono alla variazione di pendenza di un fiume nel tempo fenomeni
quali: 1) variazione del livello di base; 2) sbarramento; 3) variazione del
rilievo per processi endogeni; 4) variazione di portata; 5) variazione di
portata solida; 6) variazione di rete idrografica; 7) variazioni antropiche.
  Pianura alluvionale = forma pianeggiante prodotta da un corso d’acqua
presso il fondovalle: generalmente per erosione laterale di un fiume con
alveo a meandri e successiva sedimentazione di detriti in luogo di
straripamento durante le piene. Si distingue in costiera, pedemontana,
intervalliva e intemontana.
  Conoide alluvionale = forma convessa aperta a ventaglio allo sbocco di
un corso d’acqua nella pianura, grande e piatta quando costituisce essa
stessa una pianura pedemontana, più piccola e ripida se posta a margine
di un fondovalle, in luogo dello sbocco di un affluente, prodotta dal
deposito dei detriti, laddove il gradiente altimetrico diminuisce
fortemente, influendo su capacità e competenza.
  Delta fluviale = forma prodotta dal deposito alluvionale presso la foce di
un corso d’acqua, che lo fraziona in più distributori, attraverso i quali
l’acqua scorre più lentamente verso il mare.
  Terrazzo alluvionale = superficie pianeggiante delimitata da scarpate
(terrazzo) costituita dal relitto di una precedente pianura alluvionale
generalmente posto tra un versante e un’incisione fluviale. Può essere
convergente (il dislivello rispetto all’incisione decresce verso valle) o
divergenti (se accresce). In taluni casi è originato da sollevamento della
superficie per effetto di fenomeni endogeni.
  Teoria dell’equilibrio = teoria che postula il naturale mantenimento
dell’equilibrio tra il sollevamento (processi endogeni costruttivi) e
l’erosione (processi esogeni distruttivi), che ha come risultato il
mantenimento delle forme (valida per le aree tettonicamente attive).
Processi di dissoluzione e paesaggio carsico
  Processi di dissoluzione = processi morfogenetici esogeni dati dalla
solubilità delle rocce carbonatiche ed evaporitiche (paracarsismo) nelle
acque naturali, comportante dissoluzione superficiale e sotterranea.
  Le rocce solubili: carbonatiche = rocce sedimentarie a precipitazione
chimica od organogene contenenti il carbonato di calcio (calcite) o di calcio
e magnesio (dolomite), distinguibili appunto in calcari e dolomie; rocce
evaporitiche = rocce sedimentarie formatesi per evaporazione di ristrette
masse d’acqua contenenti minerali quali il cloruro di sodio (salgemma), il
solfato di calcio (anidrite) e il solfato di calcio idrato (gesso).
  Il solvente: acqua ricca di anidride carbonica (acqua naturale), in grado di
contenere in soluzione maggiori quantità di carbonato di calcio rispetto
all’acqua pura (12 mg di calcite in un litro a 20 gradi).
  Fasi: 1) percolamento di acqua dal suolo al substrato roccioso solubile; 2)
dissoluzione di carbonati/evaporiti fino a saturazione del solvente;
3)erosione della roccia madre e drenaggio in profondità dell’acqua satura; 4)
precipitazione della soluzione (indotta da: perdita di CO2 al variare della
pressione; evaporazione dell’acqua; eruzione in superficie in luogo di fonti
di calore endogene); 5) sedimentazione.
  Carsismo = processi di dissoluzione e forme da essi prodotte.
  Forme carsiche: forme di superficie (epigee) e forme profonde (ipogee)
  Microforme carsiche = forme carsiche di superficie con dimensioni da
centimetriche a metriche: sculture in roccia provocate dalla corrosione,
dette comunemente Karren, libere (scannellature, impronte, solchi) o
coperte da suolo (solchi, fori, crepacci).
  Dolina = depressione rotondeggiante formata dalla dissoluzione superficiale
delle rocce carbonatiche, con diametro variabile compreso tra 10 e 1000 m
e profondità tra 2 e 200 m, a pianta circolare, ellittica o irregolare e forma
tridimensionale troncoconica (a piatto), emisferica (a scodella), conica (a
imbuto) o quasi cilindrica (a pozzo), generalmente posta in luogo di una
frattura. Dalla dolina di soluzione normale si distinguono la dolina
alluvionale (in materiale alluvionale, posto al di sopra di rocce soggette a
dissoluzione), la dolina di collasso (crollo di soffitto di grotta) e la dolina di
subsidenza in roccia (crollo o subsidenza di rocce permeabili poste sopra
rocce solubili). In fondo alla dolina si può avere un inghiottitoio (apertura
dove si infiltrano acque piovane o correnti.
  Uvala = intersezione di più doline.
  Polje o campo piano = depressione carsica con un fondo piano molto
ampio (di dimensioni chilometriche) e versanti ripidi, spesso
stagionalmente allagata, posta in luogo di depressione diastrofica (graben,
sinclinale).
  Gola carsica o canyon carsico = tipologia di valle profonda, con ripidi
versanti di roccia e fondo stretto, percorsa da un fiume (valle carsica) o
asciutta (valle carsica morta e valle carsica cieca = con corso d’acqua
sotterraneo).
  Cavità sotterranee: grotte = cavità accessibili all’uomo; gallerie = cavità
suborizzontali; pozzi e abissi = cavità subverticali; cavità asciutte e cavità
allagate.
  Speleotemi = forme prodotte dalla precipitazione delle soluzioni nelle
cavità sotterranee, distinte in: stalattiti = forme cilindriche o coniche
pendenti dal soffitto della cavità, lunghe e sottili, prodotte dalla
precipitazione della calcite al diminuire della CO2 nel solvente; stalagmiti
= accumuli verticali sul pavimento, dalla morfologia più tozza e meno
allungata, prodotti dal gocciolamento; colonne = unione di stalattiti e
stalagmiti.
Morfologia glaciale e periglaciale
  Il modellamento delle forme superficiali ad opera dei ghiacciai è uno dei
più rilevanti tra i processi morfogenetici esogeni.
  Ghiacciaio = grande massa di ghiaccio costituitasi per progressivo e
durevole accumulo di neve al suolo, e compattazione-ricristallizazione della
stessa per effetto della pressione della massa degli strati sovrastanti su quelli
sottostanti, nonché di ripetuti e complessi fenomeni di disgelo parziale e
rigelo.
  Il ghiacciaio è suddivisibile in due parti sulla base del bilancio tra accumulo
di neve e ablazione glaciale (= fusione della neve e del ghiaccio di un
ghiacciaio alimentante torrenti glaciali), zona di alimentazione e zona di
ablazione, separate da un’ideale linea di equilibrio tra accumulo e
scioglimento (detto anche limite inferiore delle nevi persistenti).
  Il ghiacciaio è una massa dinamica che compie un lento e regolare
movimento per effetto della gravità in luogo di anche minimi dislivelli
altimetrici: si ha un flusso di ghiaccio dalla zona di alimentazione a quella
di ablazione, che tende a compensare l’eccedenza di accumulo dell’area
delle nevi persistenti, a velocità variabile, massima in prossimità della linea
di equilibrio e in superficie (in relazione a minori attrito e compattazione).
  I ghiacciai si possono innanzitutto distinguere in: ghiacciai temperati, il cui
spessore si trova quasi per intero ala temperatura di fusione del ghiaccio e
alla cui base si ha fusione per pressione, calore geotermico e attrito;
ghiacciai freddi, in cui le temperature ben al di sotto del punto di fusione
escludono la presenza di acqua in profondità e alla cui base roccia e
ghiaccio sono saldati assieme.
  Nei ghiacciai temperati il movimento è duplice, in quanto si ha anche lo
scorrimento basale dell’intera massa sul fondo roccioso; nei ghiacciai
freddi il movimento è solo superficiale e interno alla massa di ghiaccio: in
entrambi i casi la massa di ghiaccio è comunque soggetta a deformazioni
plastiche, prodotte dal dinamismo interno.
  Il dinamismo del ghiacciaio non è in relazione con il suo avanzamento:
anche un ghiacciaio in ritiro si muove per effetto della gravità e, se
temperato, dello scorrimento basale.
  Circa il 10% delle terre emerse (il 2% della superficie terrestre) è occupato
da ghiacciai, per un volume complessivo intorno ai 30 milioni di km3, di
cui il 96% si concentra nelle calotte glaciali dell’Antartide e della
Groenlandia.
  Le prima grande categoria di ghiacciai è quella delle calotte glaciali
continentali (ice sheets, ice caps, inlandis), estese distese di ghiaccio a
forma largamente convessa che ricoprono interamente il terreno di un’area
continentale, senza che gli eventuali rilievi sottostanti emergano in alcun
punto, la cui massa ha massimo spessore al centro e porzioni più sottili ai
margini ed il cui movimento tende dal centro alla periferia. Quando i
margini si estendono sino al mare sono detti ghiacciai di sbocco e possono
formare piattaforme di ghiaccio galleggiante (ice shelfs) ed icebergs. Le
odierne calotte glaciali continentali sono l’Antartide e la Groenlandia, ma
nel Pleistocene ve ne erano anche alle medie latitudini dell’emisfero
boreale (inlandis americano, inlandis europeo, inlandis cinese).
  La seconda è quella dei ghiacciai montani, che si formano nelle aree
montuose, insinuandosi tra i rilievi senza raggiungerne la copertura totale,
distinguibili generalmente in ghiacciai d’altipiano (icefields) (occupenti
superfici pianeggianti di sommità), ghiacciai vallivi (sviluppanti una lingua
allungata inserita in una valle, ghiacciai pedemontani (espansione
pedemontana di ghiacciai vallivi, allo sbocco della valle verso la pianura),
ghiacciai di circo (circoscritti ai bacini collettori di neve-ghiaccio, senza
lingua): oggi sono molto diffusi tutti questi tipi tranne il ghiacciaio
d’altipiano, che si trova solo in Alaska, Canada e Islanda.
  Fasi del modellamento glaciale: 1) erosione glaciale o esarazione = effetto
diretto del movimento del ghiacciaio, comprendente la rimozione di
materiali disgregati già presenti sul posto, l’abrasione prodotta dallo
sfregamento del ghiaccio e dei detriti contro la roccia sottostante e lo
sradicamento (estrazione, quarryng) di blocchi e scaglie rocciose dal
substrato. Direttamente proporzionale alla massa e alla velocità di
scorrimento del ghiaccio, esponenzialmente maggiore in luogo di maggior
gradiente altimetrico e fortemente legata alle condizioni strutturali del
substrato; 2) trasporto glaciale (molto efficiente, coinvolgente detriti di
diversa granulometria, dai massi erratici alla farina glaciale). Tutto il
materiale trasportato da un ghiacciaio si dice drift; 3) sedimentazione
glaciale diretta (deposito di materiale, per effetto diretto del movimento del
ghiacciaio o del suo scioglimento, di fronte o ai bordi di esso, senza che
avvenga il trasporto da parte di torrenti glaciali; tale materiale è detto till e
costituisce le morene) e indiretta attraverso le acque di fusione
(deposizione fluvioglaciale).
  Forme originate dall’esarazione: rocce montonate, valli a U, gradini, circhi,
arêtes, col, corni, fiordi.
  Erosione fluvioglaciale: incisioni dei torrenti glaciali, marmitte glaciali.
  Forme della sedimentazione glaciale: morene, piane di till, drumlin.
  Depositi fluvioglaciali: esker, sandur, kame.
  Roccia montonata = gobba rocciosa sagomata secondo la direzione del
movimento glaciale, arrotondata sulla sommità e sul lato rivolto a monte
(per effetto dell’abrasione), invece ripida e irregolare sul lato a valle (per
effetto del quarryng).
  Valle ad U = valle con sezione trasversale ad U risultante dal
rimodellamento, per erosione sui fianchi e sul fondo, di un solco vallivo
preesistente.
  Gradino = roccia montonata posta in una valle glaciale, in luogo dello
sbocco di una valle secondaria in una principale (a formare una valle
sospesa), oppure lungo la valle principale, in prossimità di una confluenza.
  Circo = nicchia a forma di anfiteatro scavata nei fianchi montuosi, sotto le
dorsali, occupata o un tempo occupata da un ghiacciaio di circo o dalla
parte iniziale di ghiacciaio vallivo.
  Arête = stretta lama rocciosa frastagliata posta fra due circhi.
  Col = sella originata dalla modellazione della parte centrale di un’arête.
  Corno = guglia piramidale di roccia situata tra tre o più circhi.
  Fiordo = valle glaciale parzialmente inondata dalle acque marine.
  Morena = ammasso di till situato sul fondo del ghiacciaio (morena di
fondo) o presso il limite dell’avanzata glaciale (morena terminale o frontale,
argine morenico, anfiteatro morenico), anche in fase di ritiro durante brevi
periodi di stabilizzazione (morena di ritiro o regressiva).
  Drumlin = accumulo di till allungato in direzione del movimento del
ghiacciaio, perpendicolare alle morene.
  Kettle hole = piccola depressione originata dalla persistenza di un blocco
di ghiaccio durante la fase di ritiro di un ghiacciaio.
  Esker = dorsale lunga e tortuosa formatasi in ambiente subglaciale per
riempimento di una galleria percorsa da un torrente glaciale.
  Sandur = pianura di alluvionamento proglaciale.
  Kame = deposito fluvioglaciale ai fianchi di un ghiacciaio in scioglimento.
Morfologia periglaciale
  Fenomeni periglaciali = tipici delle regioni a clima freddo, dove però non vi
è un intervento diretto da parte di un ghiacciaio: fenomeni crionivali =
legati all’azione del ghiaccio e della neve, al gelo del terreno.
  Permafrost = strato di terreno permanentemente gelato posto al di sotto di
uno strato attivo, a temperatura variabile sopra e sotto lo zero, nelle regioni
a clima freddo: occupante 1/5 delle terre emerse; continuo, discontinuo o
sporadico; a profondità e spessore variabili: a temperature medie annue tra
-7 e -16 gradi è compreso tra 1-3 m (limite dello strato attivo) e 300-600 m
(base del permafrost) al di sotto della superficie.
  Processi morfogenetici legati al permafrost: 1) crioclastismo nello strato
attivo (dove si ha gelo-disgelo): formazione di fessure, cunei di ghiaccio (nel
sottosuolo) e (in superficie) di poligoni detritici detti di tundra, pingo
(collinette originate per sollevamento del terreno sopra massa di ghiaccio) e
palsa (collinetta data da sollevamento di una torbiera in fase di gelo,
comportante formazione di strati di ghiaccio al suo interno) ; 2)
termocarsismo = fusione di masse di ghiaccio presenti nel permafrost (in
parziale degradazione per aumento della temperatura); crioturbazione =
spostamenti in senso verticale e piegamenti degli strati dello strato attivo;
  3) geliflusso = soliflusso su terreno gelato; 4) spostamento di detriti dovuto
al disgelo superficiale (separazione granulometrica, formazione di poligoni
di pietre e terra); 4) compressione del suolo per il peso della neve; 5)
ruscellamento nivale; 5) valanghe.
  Forme periglaciali: suoli strutturati (patterned grounds) = a motivi
geometrici; forme poligonali dei detriti in superficie; rock glaciers = colate
detritiche su versante, morfologicamente simili a ghiacciai, originatisi dallo
spostamento per effetto di gravità di componenti soggette a disgelo sopra
permafrost (geliflusso); fessure nel terreno, pingo e palsa; canaloni di
valanga.
Morfologia eolica
  Processi morfogenetici esogeni dovuti all’azione del vento.
  Deflazione = azione di prelevamento dal terreno e di trasporto di particelle
solide esercitata dal vento.
  Corrasione = azione erosiva esercitata dalle particelle solide trasportate
(perlopiù per saltazione) dal vento sulle rocce coerenti.
  Generalmente si spostano in sospensione e fino a grandi distanze le polveri
e le sabbie finissime, mentre per saltazione, non lontano dal terreno e per
brevi distanze le sabbie fini e medie. Di minore entità sono il trasporto per
rotolamento e quello per reptazione (= spinta in avanti dovuta agli urti di
altre particelle). Nella norma il vento non trasporta materiale solido con
granulometria superiore alla sabbia.
  L’energia del vento, che determina la capacità di trasportare particelle
solide, dipende dalla sua velocità. Gli effetti morfologici dell’azione del
vento sulla superficie terrestre non dipendono tuttavia solo dalla sua energia,
ma soprattutto dalla tipologia della terreno su cui agisce (in primis livello di
protezione “vegetale” del suolo) e dalla concomitanza o meno di altri
fenomeni morfogenetici più incisivi.
  La massima energia eolica si esplica nelle aree montagnose, specialmente
sulle creste, ma producendo forme di scarsa evidenza. La sede per
eccellenza delle forme di origine eolica sono i grandi deserti, data la
modesta efficacia di altri processi morfologici e la povertà della copertura
vegetale. Altre aree di evidente morfologia eolica sono le zone costiere, gli
ex deserti e le regioni aride fredde.
  Nei deserti i processi eolici costituiscono comunque solo il secondo tipo di
processi mofogenetici, dopo quelli fluviali dovuti alle rare ma molto
intense precipitazioni
  Tipi di deserto: 1) Erg = deserto di sabbia (con le dune); 2) Reg = deserto di
ghiaie pietre; 3) Hamada = deserto roccioso (affioramento del substrato e
fenomeni di salinazione.
  Le forme eoliche principali sono le dune negli erg, i residui di deflazione
nei reg (asportata la sabbia, restano solo ghiaia e pietre), gli yardang nei
deserti rocciosi, i depositi di loess nelle regioni periferiche rispetto ai
deserti.
  Duna = accumulo mobile di sabbia originatosi per effetto dell’azione del
vento, tipico dei deserti erg, di dimensioni variabili (da 10 a 100 m) e
distinguibile in base alla forma in: duna longitudinale, disposta secondo la
direzione del vento; duna trasversale, con disposizione ortogonale rispetto
al vento dominante; barcana, con pianta a forma di lunetta, il cui lato
convesso è rivolto al vento e i cui bracci allungati sono nel verso della
corrente; duna parabolica, a ferro di cavallo o a lunetta, con il lato
concavo rivolto verso il vento; duna complessa, se si ha combinazione di
dune; duna d’ostacolo, in vicinanza di rilievi che si oppongono al regolare
spirare del vento.
  Yardang = rilievi allungati paralleli fra loro e alla direzione del vento.
  Loess = materiale molto fine (granulometria al 50% con diametro tra 0,01
e 0,05 mm e per il restante 50% con diametro minore fino a 0,002 mm e
maggiore fino a 0,1 mm: quindi silt e sabbia molto fine) di sedimentazione
eolica, presente in accumuli di notevole estensione (pari al 10% delle terre
emerse) e caratterizzato da composizione mineralogica calcarea ed
elevata porosità, nonché comportante la fertilità del suolo.
Morfologia costiera
  Il principale agente morfogenetico dell’ambiente costiero è l’acqua marina,
il cui dinamismo si esprime in moto ondoso, correnti e maree.
  Il moto ondoso delle acqua marine, generalmente prodotto dal vento, è
responsabile dell’erosione delle porzioni di superficie che vi vengono a
contatto (per impatto d’urto e dissoluzione), nonché del trasporto e della
deposizione di granuli fini sempre in ambito costiero, generando delle
specifiche forme: la falesia e la spiaggia.
  Falesia o ripa d’erosione = ripida scarpata verticale a sbalzo sul mare, che
subisce un’intensa attività erosiva alla base, ove si trova un solco di
battente. Vi è connessa una piattaforma di erosione, alla base della
scarpata e appena sotto il livello del mare, anch’essa prodotta dall’erosione
e ricoperta da detriti sedimentari. Con la falesia costituisce il profilo a L
tipico delle coste in cui la roccia si affaccia direttamente sul mare.
  Spiaggia = distesa affiorante di sedimenti sciolti sabbiosi o ghiaiosi
adiacente alla linea di riva, contraddistinta da una parte emersa, una
intertidale (bagnasciuga) e una sottomarina, costantemente rimodellata dal
moto ondoso, in una condizione di equilibrio tra l’asportazione e la
deposizione delle particelle solide che la compongono.
  Il materiale sciolto costituente la spiaggia deriva dall’erosione marina, ma
anche dall’apporto sedimentario fluviale e dai residui organici degli
organismi marini.
  Il trasporto del materiale sulla spiaggia avviene secondo diversi tipi di
movimento: a denti di sega sulla battigia (quindi sia ortogonale che
longitudinale rispetto alla linea di riva), avanti-indietro sulla parte
sommersa della spiaggia (ortogonale).
  Alle spalle della spiaggia possono esserci le cd dune costiere, prodotte dal
vento.
  Cordone litoraneo o lido = accumulo detritico depositato dall’acqua
marina, a formare un’isola allungata parallela alla riva, talvolta connesso
alla spiaggia (in tal caso si tratta di una penisola detta freccia litoranea) e
costituente una laguna tra esso e la terraferma.
  Tombolo = accumulo detritico depositato dall’acqua marina ortogonale
alla linea di riva, che collega un’isola alla terraferma.
  Split = accumuli di detriti marini che chiudono o semichiudono le baie.
  Sulla morfologia costiera incidono anche le correnti marine, lo sbocco dei
corsi d’acqua nel mare, la presenza di ghiacciai costieri l’attività biologica
di alcuni organismi marini, che comportano la formazione di estuari, delta,
fiordi, barriere coralline.
  Delta = attivo deposito di sedimenti fluviali e fluviomarini presso la foce di
un corso d’acqua, che per effetto della sedimentazione si suddivide in
diversi canali prima di riversarsi nel mare.
  Estuario = insenatura marina in corrispondenza di una valle fluviale
allagata (in fase di deglaciazione), nonché tipologia di foce priva di
ramificazione, generalmente connessa alla velocità del flusso fluviale e/o
alla presenza di una corrente marina diretta verso la costa.
  Barriera corallina = ampio accumulo di materiale carbonatico organogeno
prodotto dalle madrepore (coralli), in prossimità delle coste tropicali e
subtropicali, a formare piattaforma emergente con la bassa marea e
delimitante lagune costiere. Distinguibile in barriera propriamente detta
(allungata e parallela alla costa anche per molti km), isola corallina e atollo
(barriera semicircolare attorno a un’isola).
Geografia della popolazione e della mobilità umana
  Popolazione = gruppo sociale, insieme di individui (dell’intero pianeta o
occupanti una determinata area della superficie terrestre).
  Demografia (demography) = studio del processo che contribuisce alla
struttura della popolazione e della sua dinamica temporale e spaziale.
  Rilevamento demografico = censimento, analisi quantitativa e qualitativa
del gruppo umano occupante un determinato spazio in un dato tempo:
numero di individui e struttura demografica (pre sesso, età, occupazione,
reddito, etnia, religione...).
  La popolazione è caratterizzata da due tipologie di dinamismo: il
movimento naturale (o variazione naturale), dato dai fenomeni biologici
della nascita e della morte degli individui appartenenti al gruppo, e il
movimento migratorio (o migrazione), che può essere i entrata
(immigrazione) o in uscita (emigrazione) dal gruppo umano. Se si
considera la popolazione dell’intero pianeta, essendo questo un sistema
demografico chiuso, non si ha movimento migratorio, ma solo naturale.
  Tasso di natalità = rapporto tra il numero di nati vivi in una determinata
area e in un dato intervallo di tempo, generalmente un anno, e l’ammontare
della popolazione della stessa area alla metà dell’intervallo di tempo, riferito
solitamente a 1000 abitanti (x 1000).
  Tasso di mortalità = rapporto tra il numero totale dei decessi in un anno e
l’ammontare della popolazione a metà dell’anno in una data area,
solitamente riferito a 1000 abitanti (x 1000).
  Tasso di crescita = differenza tra il numero dei nati vivi e dei morti
nell’unità di tempo, divisa per l’ammontare della popolazione alla metà
dell’intervallo considerato, in una data area (x 1000).
  Questi sono qualificati come tassi grezzi perché non tengono conto di
fattori quali età e sesso dei membri della popolazione e del movimento
migratorio: i tassi netti considerano anche la struttura della popolazione.
  I tassi di natalità, mortalità e crescita variano nel tempo e nello spazio, in
base a fattori politico-economico-sociali e culturali, determinanti le
condizioni di vita di una popolazione (alimentazione, organizzazione
politico-sociale, attività economico-produttive, distribuzione della
ricchezza, malattie, igiene e sanità, istruzione, caratteri etnici e religiosi...).
  Regime demografico stazionario = privo di notevoli variazioni dei tassi di
natalità e mortalità.
  Le variazioni del tasso di natalità e di quello di mortalità non avvengono
mai contemporaneamente: in caso di miglioramento del livello generale di
vita si ha prima il rapido calo della mortalità, mentre la natalità si mantiene
costante per un periodo più o meno lungo, durante il quale si ha una
consistente crescita della popolazione (esplosione demografica), per poi
scendere ai livelli della mortalità, dando luogo a un nuovo regime
stazionario.
  Regime demografico di transizione = sequenza di variazione dei tassi vitali
di una popolazione nel corso del tempo, in quattro stadi: 1) alto-
stazionario (natalità e mortalità elevate e costanti); 2) espansione iniziale
(calo mortalità); 3) espansione finale (calo natalità); 4) basso-stazionario
(natalità e mortalità basse e costanti).
  Tasso di mortalità infantile = rapporto tra numero dei bambini morti entro
il compimento di 1 anno e il numero dei nati vivi in una data area e
nell’unità di tempo (1 anno), generalmente espresso su mille nati vivi (x
1000).
  Curva di sopravvivenza = grafico indicante il numero dei sopravviventi di
un gruppo iniziale (individui nati in un dato anno) secondo la loro età alla
morte (rispettivamente sull’asse delle ordinate e delle ascisse): se tutti i
membri di una popolazione avessero la stessa capacità di sopravvivenza
(fissata a una data età) la curva sarebbe piegata ad angolo retto. Si
distinguono curve alte e curve basse, proporzionali al livello di vita della
popolazione.
  Tasso di fecondità totale (TFT) = numero medio di figli per donna in età
fertile (15-49) nell’unità di tempo.
  Pianificazione familiare = azione politica intesa a modificare il tasso di
natalità, nell’ambito della pianificazione della consistenza numerica della
popolazione, che può essere in positivo o in negativo (controllo delle
nascite).
  Relazione tra incremento demografico e povertà: opinioni contrastanti tra
chi sostiene che il primo fenomeno sia la causa del secondo, per la
limitatezza delle risorse, e chi sostiene invece che sia la povertà a
comportare l’incremento demografico, per ragioni essenzialmente socio-
culturali.
  Crescita demografica zero (zero population growth, ZEP) = arresto della
crescita di una popolazione quando il tasso di natalità e il tasso di mortalità
sono uguali.
  Teoria di T. R. Malthus (1798): mentre la popolazione cresce in
progressione geometrica le risorse alimentari crescono in progressione
aritmetica e l’incremento demografico è quindi destinato a superare
qualsiasi disponibilità alimentare immaginabile, generando una situazione
insostenibile per l’umanità.
  Capacità portante (carryng capacity) = numero massimo di individui di
una popolazione che l’ambiente di una particolare area è capace di
sostenere, innanzitutto in termini di sostentamento alimentare, che può
variare nel corso del tempo.
  Struttura demografica = composizione per sesso e per classi di età di una
popolazione in un dato momento e in un dato territorio.
  Piramide demografica o della popolazione (population pyramid) =
diagramma a barre verticali che rappresenta la percentuale di individui in
vari intervalli di età,in cui il numero dei maschi è misurato a sinistra
dell’asse verticale e quello delle femmine a destra.
  Distribuzione dell’uomo sulla Terra: ecumene = terre emerse
permanentemente occupate dall’uomo (50%); subecumene = abitate
saltuariamente dall’uomo (40%); anecumene = non abitate dall’uomo (10%,
più l’Antartide).
  Il popolamento dell’ecumene non è uniforme, soprattutto perché esso
presenta una notevole disomogeneità ambientale.
  Densità = rapporto tra popolazione e superficie (ab/km2): media mondiale
48, U.E. 113, Italia 197, Bangladesh 1023, Mongolia 1,8, Australia 2,6.
  Fattori della densità: 1) vicinanza al mare; 2) altitudine; 3) clima; 4) qualità
dei suoli; 5) fattori umani (storia, cultura, religione...).
  Mobilità geografica = capacità dell’uomo di mutare il luogo della propria
esistenza.
  Classificazione dei movimenti migratori: sulla base di elementi distintivi
quali principalmente la durata di permanenza nel luogo di emigrazione
(migrazione definitiva, temporanea, stagionale, pendolare) e le cause
(repulsive o attrattive) della migrazione (di popolamento, di
colonizzazione, religiosa, politica, coatta, culturale).
  Migrazione definitiva = accompagnata dalla coscienza di non ritorno.
  Migrazione temporanea = di durata anche lunga ma con l’intenzione del
ritorno.
  Migrazione stagionale = legata al lavoro stagionale.
  Migrazione giornaliera = movimento giornaliero per motivi di lavoro.
  Migrazione di popolamento = massa consistente di disoccupati o lavoratori
in cerca di miglioramento delle proprie condizioni lavorative e quindi di
benessere (la maggioranza dei movimenti migratori è di questo tipo).
  Migrazione di colonizzazione = spostamento di una massa di persone per
occupare un territorio conquistato.
  Migrazione religiosa = spostamento di una comunità religiosa alla ricerca di
un luogo in cui poter praticare più liberamente la propria fede.
  Migrazione politica = fuga da una situazione politicamente ostile.
  Migrazione coatta = spostamento di popolazione imposto con la violenza,
deportazione (ex. tratta degli schiavi).
  Migrazione culturale = spostamento di piccole quantità di persone che
vanno alla ricerca di ambienti culturalmente più adatti alle loro aspettative
(ex. la fuga dei cervelli o brain drain).
  La migrazione non solo incide quantitativamente sulla popolazione, ma
comporta anche importanti conseguenze politiche, economiche, sociali e
culturali.
Origini e dispersione dell’uomo
  Origini della popolazione umana: comparsa di Homo Sapiens, l’uomo
anatomicamente moderno, in Africa, tra 400.000 e 130.000 BP.
  L’antecedente di Homo Sapiens è Homo Erectus africano arcaico (Homo
Ergaster), seconda specie del genere Homo, dopo Habilis (2,5-1,8 milioni
BP), comparsa in Africa circa 1,9 milioni BP, non si può dire se da
un’evoluzione di Habilis.
  Teorie circa l’evoluzione di Erectus in Sapiens: 1) teoria policentrica o “del
candelabro”, ormai poco accreditata, individuante una diffusione di Erectus
dall’Africa agli altri continenti e un successivo sviluppo graduale e
regionalizzato in Africa, Asia ed Europa, sino all’origine di Sapiens in
ognuna di queste aree, con le relative differenziazioni regionali;
  2) modello “out of Africa”, riconosciuto quasi unanimemente, individuante
una prima migrazione di Homo dall’Africa, verso il Levante e poi Asia ed
Europa, a partire da 1,8 milioni BP, il cui protagonista fu Ergaster, cui seguì
lo sviluppo di Erectus propriamente detto in Asia (1,5 milioni-100.000 BP)
e di Neanderthalensis in Europa (350.000-25.000 BP), due specie però
destinate all’estinzione e ad essere sostituite da Sapiens, di origine africana
(da Ergaster) e protagonista di una seconda out of Africa, a partire da
120.000 BP verso il Levante, poi in Asia da 70.000 e Europa da 40.000 BP.
  La diffusione di Sapiens nei diversi continenti, parallela all’evoluzione
delle cd tre razze umane (caucasoide, mongoloide e negroide), meglio
indicabili come “tipi regionali”, fu completa in Asia intorno a 40.000 BP,
in Europa intorno a 25.000 BP (in concomitanza con l’esinzione di
Neanderthalensis). Verso 50.000 BP è raggiunta l’Australia, solo 20.000 BP
il Giappone. Vi è molta incertezza circa la tempistica della colonizzazione
delle Americhe, sicuramente a partire dall’Asia e nel corso della
glaciazione di Wurm, con la formazione di un “ponte di ghiaccio” sullo
stretto di Bering. il cui attraversamento è probabilmente da collocare tra
30.000 e 20.000 BP. L’occupazione generalizzata delle Americhe è
tuttavia più tarda, tra 15.000 e 11.000 BP.
Migrazioni moderne e contemporanee
  Espansione europea oltremare dalla metà del ‘400 al primo ‘900:
colonialismo in Asia, Africa, America e Oceania.
  Tratta degli schiavi.
  Emigrazione europea e asiatica post-decolonizzazione in U.S.A, America
Latina e Australia.
  Fuga degli Ebrei dall’Europa durante la seconda guerra mondiale.
  Suddivisione di India e Pakistan.
  Migrazioni contemporanee dai paesi del terzo mondo ai paesi
industrializzati, secondo due principali direttrici: dall’America Latina agli
U.S.A., da Africa, Asia e Est Europa all’U.E.
Geografia culturale
  Cultura = modello di comportamento consolidatosi in un gruppo umano
tramite l’apprendimento dei suoi caratteri da parte di tutti i membri e la
trasmissione degli stessi da una generazione all’altra e talvolta anche ad altri
gruppi umani.
  La cultura non esprime solamente l’insieme delle “attività culturali” (arti).
  La cultura è indipendente dalla tipologia biologica regionale (razza).
  Il concetto di cultura si differenzia da quello di etnia, indicante una
comunità umana legata al suo interno dalla coscienza di avere un comune
patrimonio storico e culturale, talvolta associato all’appartenenza ad una
comune razza (quindi ad un terzo fattore, di natura fisico-biologica).
  La trasmissione culturale da un soggetto ad un altro è sempre incompleta in
quanto la cultura dell’individuo è sempre inferiore alla cultura del gruppo.
  La distinzione tra culture semplici e culture evolute è fittizia perché non
esistono modelli culturali che non siano estremamente complessi.
  Modello di Huxley = caratterizzazione e categorizzazione della cultura
tramite l’individuazione delle sue tre componenti, mentefatti, sociofatti e
artefatti, postulata dal biologo inglese J. Huxley, basato sul confronto tra
evoluzione biologica ed evoluzione culturale.
  Mentefatti = elementi più durevoli della cultura, astratti e mentali, prodotti
del pensiero, idee: lingua, religione, arte, tradizione.
  Sociofatti = aspetti della cultura che attengono ai collegamenti tra gli
individui e i gruppi: riproduzione, famiglia, educazione, politica, legge.
  Artefatti = manifestazioni materiali della cultura: abitazioni, strumenti,
strade.
  Sistema culturale = tre principali elementi: lingua, religione, etnia.
  La componente fisico-biologica della caratterizzazione dell’etnia è
fortemente discutibile, sul piano scientifico, in quanto tutta la specie
umana è dotata del medesimo patrimonio genetico, con variazioni di
proporzioni tra i geni, a volte con risvolti fisici visibili (colore della pelle,
struttura ossea), ma innumerevoli e non utilizzabili per classificare le
popolazioni umane in categorie sistematiche.
  Lingua = forma specifica del sistema di comunicazione assunto da un
gruppo umano.
  La lingua fa parte della cultura in quanto è il principale mezzo di
collegamento all’interno di un gruppo umano, che permette ai membri di
comunicare tra loro e quindi anche di trasmettere i caratteri culturali.
  La lingua è anche una barriera che divide i diversi gruppi umani,
tendendo ad impedire la comunicazione tra questi.
  La lingua è anche un fenomeno geografico, strettamente in relazione con
la distribuzione dei gruppi umani sul territorio.
  La classificazione delle lingue sulla base delle caratteristiche comuni e
delle differenze tra queste ha sempre anche un retroscena geografico.
  Il territorio può essere suddiviso in regioni linguistiche, in cui è esclusivo o
prevale l’utilizzo di una lingua, tendenzialmente coincidenti con le regioni
culturali, il cui elemento distintivo principale è sempre la lingua.
  La geografia delle lingue è utile alla comprensione di fenomeni del passato
e del presente, di diversa natura (politici, storici, culturali, sociali...).
  Religione = complesso di istituzioni, credenze, azioni, forme di
comportamento e organizzazioni mediante le quali un gruppo umano cerca
di regolare e tutelare la propria posizione in un mondo percepito come non
solo umano.
  Le religioni del mondo hanno una propria geografia caratteristica, che non
coincide con quella delle lingue, in quanto i sistemi di credenze religiose
trascendono chiaramente le barriere linguistiche.
  In base alla loro diffusione spaziale e al loro rapporto con le culture si
distinguono le religioni globali, che hanno aderenti in tutto il mondo
(Cristianesimo, Islam, Buddhismo) dalle religioni regionali (o culturali, o
etniche), che dominano una singola cultura nazionale e sono perciò anche
legate ad un particolare territorio (Induismo, Ebraismo, Confucianesimo-
Taoismo, Scintoismo).
  Anche le religioni globali hanno comunque una localizzazione principale:
il Cristianesimo in Europa e America, l’Islam nei paesi arabi del Medio
Oriente, il Buddhismo in Asia.
  La religione gioca un ruolo centrale nel differenziamento culturale e ha
notevoli effetti geografici: ex. sull’urbanizzazione, sull’alimentazione.
  Un elemento culturale importante è riguarda il genere, ovverosia la
differenza appresa culturalmente associata al sesso, distinzione biologica tra
maschi e femmine, all’interno di un gruppo umano.
  La geografia del genere analizza la distribuzione, disomogenea nello spazio
e relazionata alla differenziazione culturale, delle concezioni riguardo al
genere: è tendenzialmente indirizzata a considerare l’espressione
geografio-culturale dell’oppressione delle donne nei confronti degli uomini
ed è per questo detta anche geografia femminista.
  Principali disuguaglianze di genere a livello globale: sono donne 4/5 dei
rifugiati, 2/3 degli analfabeti, 1/10 degli aventi reddito, il 3% dei capi di
stato.
  Regione culturale (cultural region) = area della superficie terrestre i cui
confini sono determinati da caratteri culturali peculiari del gruppo umano
che la occupa, principalmente lingua, religione, etnia e artefatti.
  Modello di Meing = suddivisione della regione culturale in quattro gusci
concentrici (area centrale di nascita e sviluppo di una cultura, dominio/area
in cui la è cultura dominante, sfera/zona di influenza di una cultura non
dominante e aree esterne/appendici di dipersione) operata dal geografo D.
Meing.
  Nascita della geografia culturale: C. Sauer e la Scuola di Berkeley (anni
’30).
  Primi oggetti di studio: 1) la distribuzione degli elementi culturali sul
territorio; 2) l’identificazione delle regioni culturali; 3) l’ecologia culturale
= come le diverse culture si rapportano all’ambiente; 4) la specializzazione
regionale.
  La “vecchia” geografia culturale aveva una visione razionalistica della
cultura, considerandola come una realtà che può essere spiegata come le
realtà fisiche.
  Nuova geografia culturale (anni ’80): 1) maggiore attenzione ai valori
esistenziali-spirituali della cultura e critica all’impostazione razionalistica;
2) attenzione all’analisi del rapporto estetica-funzione del paesaggio; 3)
decostruzionismo = lettura critica dei testi (inerenti alle geografia
culturale).
  Indirizzi odierni: 1) strutturalista (diversità culturale, globalizzazione,
sviluppo sostenibile, ambiente...); 2) semiotico (analisi dei rapporti tra
realtà e simboli); 3) spiritualista (ricerca dei significati spirituali dei luoghi).
  Nazione = popolazione aggregata attorno alla comune volontà di
diventare un soggetto politico autonomo.
  Potere politico = potere basato sulla possibilità di imporre la propria
volontà ricorrendo alla forza legittima.
  Stato = forma di organizzazione del potere politico che prevede il
monopolio della forza legittima in un determinato territorio (concetto
giuridico di sovranità) e si avvale di un apparato amministrativo.
  Le componenti dello Stato: popolazione, territorio, sovranità, apparato
burocratico.
  Multiculturalismo = riconoscimento e tutela di tutte le espressioni culturali
della popolazione da parte di uno Stato.
  Melting pot = fusione delle diverse componenti etnico-culturali degli
immigrati negli U.S.A. da tutto il mondo in un’unica compagine nazionale,
favorita dai principali elementi della cultura americana, quali la giustizia,
la pace, il benessere, la libertà.
Nazione, Stato e cultura
Forme di attività economica
  Economia = scienza che studia la maniera più efficiente di utilizzare risorse
produttive limitate per raggiungere la massima soddisfazione dei bisogni
materiali dell’uomo.
  Risorse produttive = risorse a disposizione dell’uomo utilizzabili per
produrre beni e servizi, in grado di soddisfare i bisogni.
  Attività economica = insieme delle operazioni compiute dall’uomo per
ottenere la soddisfazione dei propri bisogni, sfruttando le risorse produttive:
produzione, consumo, risparmio, investimento.
  L’insieme delle attività economiche è il sistema economico.
  Sulla base della tipologia di attività economica il sistema può essere
suddiviso in settori occupazionali.
  Settore primario = attività economiche legate allo sfruttamento delle risorse
naturali: agricoltura, allevamento, caccia e pesca, sfruttamento di boschi e
foreste, estrazione mineraria.
  Settore secondario (o industriale) = attività concernenti la trasformazione
di prodotti primari in beni industriali, compresa l’energia: industria
petrolifera, industria metalmeccanica, industria chimica, industria tessile,
industria alimentare, edilizia.
  Settore terziario = attività relative alla produzione di sevizi pubblici e
privati: pubblica amministrazione, difesa, istruzione, sanità, trasporti,
commercio, attività bancaria e finanziaria, turismo.
  Settore terziario avanzato o quaternario = attività relative alla fornitura di
servizi ad elevato valore aggiunto e tecnologico, quali la ricerca e lo
sviluppo, la consulenza, l’elaborazione dell’informazione.
  Rivoluzione neolitica = passaggio dall’economia predatoria di caccia e
raccolta all’economia produttiva, con l’allevamento e poi l’agricoltura,
manifestatosi diacronicamente nelle diverse aree del pianeta, a partire da
alcune particolari aree dette focolai di origine, come il margine esterno
pedemontano della mezzaluna fertile, che ne fu interessato in fase
incipiente intorno al 10.000 a.C. Nel 6000 a.C. le basilari innovazioni
neolitiche erano ormai diffuse in tutto il Vicino Oriente e si ebbe l’ascesa
produttiva della Mesopotamia.
  Ipotesi di C. Sauer (1952) = individuazione di 5 criteri per determinare un
possibile focolaio d’origine dell’agricoltura: 1) abbondanza di cibo; 2)
varietà di specie animali e vegetali; 3) assenza necessità di progredito
controllo delle acque (esclusione delle pianure alluvionali come la
Mesopotamia!); 4) presenza di foreste da cui ricavare radure con
abbattimento e incendio; 5) sedentarietà.
  Tappe fondamentali del progresso dell’agricoltura: 1) agricoltura a forza-
lavoro umana (con la zappa); 2) agricoltura a forza-lavoro animale (con
aratro trainato da buoi, a partire dal 2500 a.C. in Mesopotamia); 3)
meccanizzazione agraria (dalla metà del ‘900).
  Altra importante evoluzione: dall’agricoltura di sussistenza (volta quasi
esclusivamente al sostentamento della famiglia contadina) all’agricoltura
per il commercio.
  Rivoluzione agraria = fase di progresso conosciuta dall’agricoltura nel
corso del ‘700, grazie a una serie di trasformazioni: nuovi strumenti di
aratura, ottimizzazione forza-lavoro animale, rotazione agraria e
sostituzione del maggese con pascoli per il bestiame, coltivazione di piante
alimentari di origine americana, policoltura di sussistenza.
  Coltura estensiva = praticata col massimo utilizzo del suolo e il minimo
capitale investito e di lavoro: graminacee, leguminose, patate.
  Coltura intensiva = che impegna, per unità di terreno, una grande quantità
di capitale e/o lavoro: viticoltura, olivicoltura, frutticoltura.
  Latifondo (latifundium) = fondo agricolo di notevole estensione,
appartenente a un unico proprietario, sfruttato estensivamente e in genere
per la coltivazione di un unico prodotto.
  Maggese = porzione di campo lasciata a riposo, senza alcuna coltivazione,
per un certo lasso di tempo, estremamente variabile (da 20 anni a pochi
mesi).
  Modello di Boserup = individuazione di cinque stadi evolutivi
dell’agricoltura a rotazione: 1) a maggese di foresta o taglia e brucia (taglio
e incendio della foresta, coltivazione per 1-2 anni, maggese per 20-25 fino
a ricrescita alberi); 2) a maggese di boscaglia (coltivazione per 2-8 anni,
maggese per 6-10); 3) a maggese breve (di 1-2 anni, crescita graminacee);
4) annuale in sequenza (rotazione annuale di colture e maggese di alcuni
mesi tra raccolta e semina della coltura successiva); 5) policoltura
(rotazione nel breve termine e maggese nullo, più raccolti in un anno).
  Modello di von Thunen = costruzione teorica di un paesaggio agrario
attraverso l’analisi della disposizione ideale delle coltivazioni attorno a un
punto centrale, esprimente il luogo del consumo o del mercato dei prodotti
agricoli, che può essere un nucleo urbano, presupponendo l’omogeneità
del territorio e l’isolamento del sistema: il diverso costo di trasporto dei
beni agricoli, determinato dalle loro peculiari caratteristiche (deperibilità,
pesantezza, frequenza di produzione...) e l’aumento dello stesso in
proporzione alla distanza dal mercato, fa sì che più è basso tale costo più
sia conveniente allontanare il luogo di produzione da quello di
utilizzazione/smercio e che quindi le varie produzioni tendano a disporsi
regolarmente ad anelli concentrici attorno al nucleo centrale (livello 1:
colture intensive, latte, verdure; livello 2: boschi; livello 3: colture
estensive; livello 4: pascolo).
  Principale variante: inserimento di una via di trasporto privilegiata che
collega la periferia al centro e modifica la disposizione regolare delle
colture, divenendo essa stessa quasi un centro di mercato/consumo dei
beni, con delle fasce di coltivazione regolari ai suoi lati, fino alla distanza
per cui non il prezzo di trasporto non sia più conveniente rispetto a quello
delle direttrici ordinarie per i medesimi prodotti.
  Rivoluzione industriale = serie di profondi mutamenti nelle forme di
produzione avviatisi in Inghilterra tra la fine del ‘700 e l’inizio del’800, che
segnarono il passaggio da un’economia agricolo-artigianale a un’economia
industriale, basata sul sistema della fabbrica e sull’utilizzo delle macchine,
con notevoli conseguenze sociali e culturali, oltre che un generalizzato
aumento della produttività.
  Fattori che determinarono la svolta industriale inglese: 1) benefici della
rivoluzione agraria (maggiore produttività e incremento demografico:
manodopera numerosa a basso costo); 2) primato commerciale marittimo
(disponibilità di materie prime e di mercati di vendita per i prodotti
industriali); 3) stabilità politica, dinamismo sociale e primato culturale
(apertura all’innovazione e idea del progresso); 4) presenza di ferro e
carbone fossile (coke) nel sottosuolo.
  Principali fasi della rivoluzione: 1) innovazioni nell’industria tessile
cotoniera (grande disponibilità di cotone coloniale, possibilità di impiego
massiccio di manodopera non specializzata a basso costo, invenzioni:
filatoio idraulico, telaio meccanico); 2) invenzione della macchina a vapore
alimentata a carbone (J. Watt 1769); 3) sviluppo dell’industria siderurgica
(per la costruzione delle macchine, combustione del coke, sistema di Cort).
  Il settore industriale ha degli elementi intrinseci imprescindibili quali le
fonti d’energia, le materie prime, la manodopera, la fabbrica e il mercato
di vendita dei prodotti, tutti aventi una collocazione nello spazio e quindi
di interesse per la geografia umana.
  Nell’Inghilterra di fine ‘700: la fonte d’energia principale era il coke,
presente nel sottosuolo inglese, le materie prime il cotone proveniente dal
Nord America (coltivazione schiavile) e il ferro prima svedese poi (col
sistema di Cort) autoctono, la manodopera proveniva dalle campagne e i
mercati di vendita comprendevano tutti i territori controllati dalla corona
(molto estesi). Conveniva dislocare le fabbriche in prossimità dei
giacimenti carboniferi, per limitare il costo di trasporto del coke, più alto i
quello di materie prime e prodotti finiti: in queste aree con l’afflusso degli
operai si formavano così le città industriali, come Manchester. Un sistema
simile si ebbe in altre regioni europee ricche di carbon fossile, condizione
necessaria per questa prima industrializzazione, come la Lorena, la Ruhr, il
Borinage.
  Con l’introduzione dell’energia elettrica (inizio ‘800), termica o idraulica,
facilmente trasportabile, si rese successivamente possibile
l’industrializzazione delle aree non carbonifere.
  Modello di Weber o teoria della localizzazione (location theory) =
modello teorico per l’individuazione del sito ideale delle industrie,
proposto dall’economista tedesco A. Weber (1909), sulla base del costo
dei trasporti, supponendo uno spazio omogeneo: lo stabilimento
siderurgico, ad esempio,sarà posto in un punto all’interno di un triangolo i
cui vertici sono la miniera di carbone (C), la miniera di ferro (F) e il
mercato dei prodotti della lavorazione del ferro (M), determinato
dall’incidenza dei diversi costi di trasporto (quindi prossimo a C e anche
molto distante da M). Questo modello risulta valido solo per la primissima
fase delle rivoluzione industriale, mentre per il periodo successivo la
proressiva riduzione del costo dei trasporti ha comportato l’ascesa di nuovi
fattori determinanti la dislocazione delle fabbriche.
  Principali svolte dell’industria dal ‘900 ad oggi: 1) cambio della principale
fonte di energia, dal carbone agli idrocarburi (petrolio, metano); 2)
diminuzione del costo dei trasporti; 3) grandissima innovazione
tecnologica; 4) globalizzazione dell’economia e delocalizzazione
dell’industria sulla base della grande differenziazione del costo del lavoro
a livello globale; 5) trionfo del settore terziario nei paesi industrializzati; 6)
rapporto tra questione ecologica e inquinamento industriale.
  Industria pesante (heavy industry) = industria i cui prodotti finiti hanno un
basso valore alla tonnellata, il cui indice delle materie prime (= rapporto tra
peso della totalità delle materie prime impiegate per ogni unità di prodotto
e peso del prodotto finito) è elevato (industria perdente peso) e la cui massa
di materie prime utilizzate per ogni lavoratore è bassa.
  Industria leggera (light industry) = industria i cui prodotti finiti hanno un
valore elevato alla tonnellata, il cui indice delle materie prime è basso
(industria aumentante peso) e la cui massa di materie prime utilizzate per
ogni lavoratore è bassa.
  Deindustrializzazione (deindustrialization) = declino dell’industria pesante
e di altre industrie manifatturiere in un’area in corrispondenza dell’ascesa
del settore dei servizi.
  I primi servizi creati dall’uomo furono la difesa, l’amministrazione, il
commercio, la religione. la giustizia. Con l’evolversi delle società si ebbe
una progressiva moltiplicazione delle attività proprie del settore terziario,
tra le quali comparvero sanità, istruzione e trasporti. Oggi nei paesi ad alto
tenore di vita si ha una quantità sempre maggiore di servizi, sempre più
complessi (turismo, assicurazioni, banche, finanza, sport, comfort,
assistenze di vario tipo...) e impieganti più del 60% dei lavoratori.
  Modello di Christaller o teoria delle località centrali (central-palace
theory) = modello elaborato dal geografo tedesco W. Christaller nel 1933
per affrontare il problema della collocazione dei servizi sul territorio:
presupponendo una distribuzione omogenea della popolazione su di un
territorio con caratteristiche omogenee e una ridotta disponibilità di mezzi
di trasporto individuali, si ha che ogni persona è disposta a spostarsi solo
fino a una determinata distanza per raggiungere il luogo di erogazione di
un servizio, che dipende dalla sua importanza. Un punto di servizio ha
quindi una specifica copertura areale, che varia al variare della sua
importanza. Le aree di copertura di un servizio più importante si estendono
comprendendo le aree di coperture dei servizi minori. Questà realtà è
rappresentabile con un grafico in cui il territorio è suddiviso in esagoni
regolari di diverse dimensioni, sovrapposti a formare una maglia “a nido
d’ape”, in cui ogni vertice coincide con il baricentro di un esagono più
piccolo. Ogni esagono rappresenta l’area di copertura di un servizio.
Considerando tre livelli A, B, C, di importanza dei servizi/grandezza
dell’area di copertura e individuando le rispettive località di servizio, al
centro di ogni area, il territorio appare suddiviso in città, centri minori e
villaggi.
Città e urbanesimo
  Città = insediamento umano stabile che si differenzia dai centri minori
(villaggi, paesi) per dimensioni, densità di popolazione, status politico-
giuridico, caratteristiche economiche e sociali, o importanza storico-
culturale.
  Urbanizzazione = processo di sviluppo e organizzazione che porta alla
formazione della città.
  Rivoluzione urbana = nascita della città, come centro insediativo ed al
contempo organizzazione statale, manifestatasi precocemente in
Mesopotamia e dintorni tra il 4500-3000 a.C. (Ubaid, Uruk, Ur, Ninive,
Susa, Malatya, Eridu, Nippur, Assur, Mari...), accompagnata da fenomeni
quali la specializzazione lavorativa, la stratificazione sociale, la nascita della
monarchia, lo sviluppo della religione, l’intensificazione del commercio, la
nascita della scrittura, lo sviluppo tecnologico, la nascita della guerra.
  Secondo la definizione di V. Gordon Childe e la visione tradizionale
dell’evoluzione della cultura umana, si tratta della seconda grande
rivoluzione, dopo quella agricola. L’ipotesi di J. Jacobs, minoritaria, colloca
invece il passeggio all’agricoltura come una conseguenza, non una causa,
dell’urbanizzazione.
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Elementi di geografia

  • 1. Geografia = descrizione accurata, ordinata e razionale del carattere variabile della superficie terrestre (Hartshorne 1959). 1- Geografia fisica = studio della Terra fisca: atmosfera, litosfrera, idrosfera, biosfera. 2- Geografia umana = studio dei fenomeni e delle caratteristiche della superficie terrestre che sono in diretta relazione con le attività umane o ne sono causate: geografia politica, geografia economica, geografia sociale, geografia culturale, geopolitica (= studio dell’influenza della posizione geografica di un paese sulle relazioni con altri paesi). 3- Geografia regionale = studio di un’area della superficie terrestre dotata di confini e/o caratteristiche definibili (= regione); analisi e sintesi della superficie terrestre di luogo in luogo.
  • 2. Alcuni termini utilizzati in geografia:   Spazio (space) = area della superficie terrestre, parziale o totale; può essere isotropo o anisotropo.   Posizione (location) = punto astratto della superficie terrestre, su reticolato globale (latitudine, longitudine) o in relazione a un punto di riferimento locale (rispettivamente posizione assoluta e posizione relativa).   Luogo (place) = punto sulla superficie terrestre permeato di connotazioni o di valori umani (ex. monte Everest);   Ambiente (environment) = totalità delle condizioni esterne circostanti in cui tutti gli esseri vivono e interagiscono (clima, morfologia, altri esseri viventi...);   Paesaggio (landscape) = determinata area della superficie terrestre, così come è percepita dalle persone, il cui carattere deriva da fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni.
  • 3.   Sistema (system) = gruppo di elementi (elements) che operano insieme attraverso una serie regolare di relazioni (collegamenti, connessioni, links), entro limiti definiti (confine del sistema, boundary): molto importante per i geografi è il sistema uomo-ambiente (U/A), con le relazioni A —> U e U —> A.   Retroazione (feedback) = collegamento che in un sistema rinforza (positvo) o smorza (negativo) un effetto di altre relazioni: numerosi esempi nel sistema climatico (il vapore acqueo che, causato dal riscaldamento dell’atmosfera, essendo gas serra, contribuisce esso stesso al riscaldamento).   Modello (model) = rappresentazione idealizzata del mondo reale utile ad illustrare alcune sue proprietà (modello analogico, modello iconico, modello di Hagerstrand, modello di von Thunen...).   Pattern = disposizione regolare, disegno, modello, schema, profilo (ex. il pattern della pelle del giaguaro)   Paradigma (paradigm) = Pattern prevalente di pensiero in una disciplina, che funge da “supermodello” di riferimento per gli studiosi
  • 4. Storia degli studi   Geografia classica = descrizione-rappresentazione della terra (sin dall’antichità) —> cartografia, descrizione geografica, itinerari, portolani, resoconti dei viaggi...   Geografia moderna = scienza con metodi e obiettivi specifici, per una spiegazione razionale del rapporto fra uomo e superficie terrestre (Illuminismo e “scuola germanica”).   Geografia comparata = studio delle diverse relazioni tra ambiente fisico e attività umana, fatto proprio dalla cd “scuola germanica”: K. Ritter (La geografia culturale comparata 1859), O. Peschel (Nuovi problemi di geografia comparata 1869), F. Ratzel (Geografia antropica 1891); introduzione della distinzione tra geografia fisica e geografia umana; nascita del “determinismo”.   Determinismo = teoria secondo cui la natura condiziona in maniera determinante ogni atto umano e che pone quindi la geografia umana come diretta conseguenza della geografia fisica, ispirata al darwinismo (L’origine della specie 1859) e sostenuta dal geografo F. Ratzel e dalla sua allieva statunitense E. C. Semple (Influenze dell’ambiente geografico 1911: “l’uomo è il prodotto della superficie terrestre”.
  • 5.   Il determinismo di Ratzel e della Semple è più specificatamente detto determinismo fisico (physical determinism) = concezione secondo cui lo sviluppo umano è controllato in larga misura dall’ambiente   Determinismo scientifico = variante del determinismo fisico nella quale l’argomentazione procede dall’analisi statistica di insiemi di dati anziché dai singoli studi di caso, introdotta dal geografo americano E. Huntington (diverse opere tra il 1914 e il 1945)   Behaviorismo cognitivo = variante del determinismo che afferma che la relazione tra ambiente naturale e gruppo umano deriva dal grado di conoscenza che l’uomo ha nei riguardi delle risorse potenziali e degli ostacoli offerti dalla natura (propria della geografia comportamentale)   Determinismo stop-and-go: variante secondo cui l’ambiente determina la direzione del comportamento umano, ma l’uomo è in grado di accelerare o rallentare il movimento in quella direzione, pur senza poter mutare tale “cammino della natura”, proposta dall’australiano G. Taylor (1880-1963).
  • 6.   Reazione al determinismo: il possibilismo (possibilism) = concezione secondo la quale l’ambiente offre insiemi di possibilità ma la scelta tra esse è determinata dagli esseri umani; la natura pone all’uomo problemi e difficoltà, ma l’uomo ha la possibilità di affrontarli e risolverli in diversi modi, a seconda di diversi fattori (cultura, organizzazione, tecnologia...) e quindi di intervenire sull’ambiente naturale; Teoria sostenuta in primis dal geografo della “scuola francese” P. Vidal de la Blache (Principi di geografia umana 1922), poi dallo storico L. Febvre (1879-1956) e dal suo allievo F. Braudel (1902-1985), fondatori della cd “geografia storica”, nonché dal geografo americano R. Hartshorne (La natura della geografia 1939), uno dei pionieri della cd “geografia regionale”, successivamente sviluppatasi in concomitanza con la “geografia quantitativa” (G. H. T. Kimble 1951, F. K. Schaefer 1953).   Geografia quantitativa (new geography, spatial science, neopositivista) = nuova metodologia di indagine, basata sull’analisi quantitativa dei fenomeni geografici, allo scopo di ricavare, tramite la statistica e la matematica, delle leggi che li governano (modellizzazione), promossa da studiosi americani e inglesi a partire dagli anni ’50 e di grande successo nella seconda metà del ‘900: R.J. Chorley-P. Hagget (Modelli in geografia 1967), P. Hagget (Geografia. Una sintesi moderna 1983).
  • 7.   Precursori della New geography: W. Christaller (cd “modello delle località” 1933), J. H. von Thunen (modello teorico della costruzione del paesaggio agrario 1826), A. Weber (modello della localizzazione della attività industriali 1909).   Critica della geografia positivistico-quantitativa (anni ’60): geografia comportamentale, geografia radicale-marxista, geografia umanistica.   Geografia comportamentale (behavioural geography, geografia della percezione) = studio delle problematiche comportamentali e dei processi cognitivi dell’uomo che interagiscono con il territorio, fondato sulla concezione dell’inesistenza di un mondo oggettivo esterno, in quanto l’ambiente è spazio percepito-spazio vissuto e ogni tipo di rapporto dell’uomo con l’ambiente è orientato dalla percezione soggettiva della realtà, non dalla sua oggettività: introdotto dai geografi K. Lynch (L’immagine della città 1960) e P. Gould (Mappe mentali, 1974-86).
  • 8.   Geografia radicale (e/o marxista) = studio dell’organizzazione dell’uomo sul territorio a partire dalla considerazione di quest’ultimo come il prodotto delle dinamiche sociali (e della continua lotta delle classi): analisi “spaziale” delle contrapposizioni tipiche della dialettica sociale (centro-periferia, capitale-lavoro, città-campagna, dominante- dominato), particolare attenzione alla “geografia” della classe operaia, degli emarginati sociali, del terzo mondo; introdotta dai geografi americani W. Bunge (1969), R. Peet (Iniquità e povertà: una teoria geografica marxista 1975), dall’inglese D. Harvey (diverse opere tra il 1969 e il 2003, tra cui Giustizia sociale e città 1973) e dal francese Y. Lacoste.   Geografia umanistica = studio fenomenologico-esistenziale dei rapporti tra individuo e mondo in termini qualitativi, che conferisce nuovamente centralità all’esperienza umana, rinnegando modellizzazione, astrattismo, economicismi e basando l’indagine geografica sulle testimonianze viventi (interviste sul campo) e artistico-letterarie (rappresentazione del territorio), introdotto da J. K. Wright (1947).
  • 9.   Nuovi orizzonti della geografia: innovazione tecnologica e informatizzazione, approfondimento di nuovi aspetti del rapporto uomo-ambiente.   Geographic Information System (GIS) = Insieme complesso di strumenti informatici utilizzati per acquisire, memorizzare, trasformare, analizzare e visualizzare in forma grafica e alfanumerica dati geografici riferiti a un territorio.   Geografia del tempo e dello spazio (time-space geography) = branca della geografia umana sviluppata dal geografo svedese T. Hagerstrand (1957) che concentra l’attenzione sul ruolo dei vincoli temporali sul modellamento dell’attività spaziale umana.   Gender-role geography = branca della geografia umana che si occupa dell’analisi geografica delle contrapposizioni di genere o di ruolo all’interno delle società (ne fa parte la cd geografia femminista)
  • 10. Cartografia   Cartografia = complesso degli studi e dele operazioni scientifiche, artistiche e tecniche che si svolgono a partire dai risultati delle osservazioni dirette o dalla utilizzazione di una documentazione al fine di elaborare ed allestire carte, piante ed altri modi di espressione atti a risvegliare l’immagine esatta della realtà (Associazione Cartografica Internazionale)   Globo = l’espediente più realistico per la rappresentazione della Terra, in quanto tridimensionale, ma necessariamente in piccola scala, quindi limitatamente particolareggiata.   Carta geografica = rappresentazione della superficie terrestre o di una sua parte su di un piano, approssimata, ridotta (in scala) e simbolica.   Scala cartografica = rapporto tra la lunghezza misurata sulla carta e la lunghezza corrispondente sul terreno (distanza planimetrica reale), indicabile tramite una frazione rappresentativa che esprima tale rapporto (scala numerica o frazionaria, ex. 1 : 50.000), una frase scritta (scala scritta, ex. 1 cm = 250 m), oppure un segmento rapportabile (scala grafica).
  • 11.   Carta a piccola scala = la cui frazione rappresentativa ha denominatore grande, per cui il risultato del rapporto è piccolo.   Carta a grande scala = la cui frazione rappresentativa ha un denominatore piccolo, per cui il risultato del rapporto è grande.   Pianta/mappa = carta a scala grandissima (1:10.000) per la rappresentazione di centri abitati/proprietà rurali.   Carta topografica = carta a scala grande (1:10.000-1:100.000) per la rappresentazione di superfici territoriali poco estese di cui evidenziano dettagliatamente gli elementi fisici e antropici.   Carta corografica/regionale = carta a media scala (1.100.000-1:1.000.000)che riproduce una regione abbastanza estesa generalmente evidenziandone in particolar modo il reticolo stradale.   Carta geografica propriamente detta/generale = carta a grande scala (1:1.000.000- 1:30.000.000) rappresentante superfici estese, statali o continentali.   Planisfero/mappamondo = carta a piccolissima scala (oltre 1:30.000.000) che rappresenta l’intera superficie terrestre nei suoi caratteri essenziali.
  • 12.   Proiezione cartografica = trasposizione della superficie terrestre sferica su di una superficie piana, per la realizzazione di una carta, sulla base di modelli matematici, con il minor grado di distorsione/approssimazione possibile, che può essere cilindrica, ellittica, conica e prospettica zenitale e le cui principali proprietà sono equidistanza (rispetto delle distanze), equivalenza (rispetto delle aree) e conformità (rispetto degli angoli e delle forme): è impossibile ottenerle tutte contemporaneamente, si deve necessariamente trovare un compromesso, specialmente tra equivalenza e conformità che sono inversamente proporzionali.   Carta di Mercatore = carta realizzata da G. Mercator nel 1569, tramite proiezione cilindrica in cui l’asse del cilindro coincide con l’asse terrestre, il cerchio di tangenza coincide con l’equatore e che è costruita mediante l’utilizzo di un reticolato di meridiani e paralleli rettilinei e ortogonali, di cui i paralleli sono disposti a distanze sempre maggiori andando verso i poli, per esigenze di conformità (a dispetto dell’equivalenza), che si rivelò molto utile per la navigazione.
  • 13.   Dalla carta di Mercatore deriva l’Universal Tranverse Mercator (UTM) = proiezione cilindrica in cui l’asse del cilindro taglia a metà il piano dell’equatore e che utilizza 60 meridiani di tangenza (anziché il parallelo equatore, per questo “trasversa”) a 6 gradi di distanza l’uno dall’altro, integrata da proiezioni zenitali polari per le superfici oltre i paralleli 80 N e 80 S, così ottenendo un buon compromesso tra equidistanza, equivalenza e conformità sulla totalità della rappresentazione.   Carta tematica = carta che presenta uno o più temi specifici, localizzandone la qualità o la quantità per mezzo di adeguati procedimenti grafici, distinguibile dalla carta di base, che privilegia gli elementi maggiormente stabili e costanti del territorio (morfologia, orografia, idrografia, confini, centri abitati...) e che può essere analitica, complessa, sintetica, quantitativa o qualitativa: ex. carta delle lingue dell’Europa.   Molto importanti per la cartografia sono il telerilevamento (remote sensing), cioè l’utilizzo di fotografie aeree o immagini satellitari, il GIS, soprattutto quale strumento complementare alla carta, integrandone la parte grafica con moltissimi dati “descrittivi”, e il GPS (Global Positioning System), utile a determinare tramite satelliti artificiali la posizione precisa di un corpo sulla superficie terrestre, nonché a ottenere dati real time circa il suo spostamento e a costruire in questo modo “carte mobili” come i navigatori satellitari.
  • 14.   Carta a coroplete = carta tematica costituita da una serie di aree uniformi, esprimenti un medesimo valore e separate da confini bruschi (ex. carta della densità della popolazione).   Carta a isoplete = carta in cui sono tracciate linee passanti per i punti in cui è uguale il valore della grandezza misurabile rappresentata (isoplete, isolinee, isogrammi, linee isometriche).   Isolinee (contour lines) = linee che congiungono punti aventi in comune lo stesso valore di una determinata grandezza, sempre chiuse, che non possono mai incrociarsi, la differenza numerica tra le quali è detta equidistanza (contour interval) e la cui vicinanza indica un forte gradiente (variazione): isoipse (= curve di livello, uniscono i punti di uguale altitudine), isobare (di uguale pressione atmosferica), isogone (di uguale declinazione magnetica), isoiete (uguale quantità di precipitazione), isoterme (di uguale temperatura)...   Ordini di magnitudo geografica = diverse dimensioni degli oggetti di studio geografici, generalmente dall’isolato urbano all’intera superficie terrestre (intervallo di 5 ordini).
  • 15. Geografia fisica   Atmosfera = involucro gassoso che circonda la terra, trattenuto dall’attrazione gravitazionale, composto da diversi gas, tra cui in maggior percentuale azoto (78%) e ossigeno (21%), la cui concentrazione diminuisce allontanandosi dalla litosfera sino ad esaurirsi nello spazio (il limite superiore dell’atmosfera è un concetto teorico, non esistono confini precisi) e particelle non gassose (vapore acqueo, ceneri, polveri, pollini...), suddivisibile in strati termici (troposfera, stratosfera, mesosfera, termosfera, esosfera) e sulla base dei componenti (ex. ozonosfera).   Pressione atmosferica = forza esercitata dalle molecole dei gas componenti l’aria su una data area della superficie terrestre o su un qualsiasi altro corpo, misurata in Pascal (= Newton/metro quadro) oppure in millimetri di mercurio, o in millibar, proporzionale alla densità atmosferica e alla temperatura: rispetto alla pressione atmosferica media (1013,2 hPa = 760 mmHg = 1 bar) si definiscono la bassa e l’alta pressione, i cui centri sono detti cicloni e anticicloni.   Temperatura = livello di calore (forma dell’energia corrispondente alla velocità di vibrazione delle particelle) di una sostanza, misurata in gradi Celsius, Kelvin o Fahrenheit.
  • 16.   Il calore dell’atmosfera deriva quasi totalmente dall’insolazione (radiazione elettromagnetica emessa dal Sole), attraverso una serie di processi (irraggiamento, assorbimento, riflessione, diffusione, trasmissione, conduzione, convezione).   Della radiazione solare il 30% è riflesso nello spazio, il 20 % assorbito dall’atmosfera, il 50% assorbito dalla superficie terrestre solido-liquida, che a sua volta produce radiazioni nell’atmosfera.   Bilancio radiativo o termico = equilibrio sul lungo termine tra l’insolazione dell’atmosfera e la radiazione terrestre che torna nello spazio.   Effetto serra = processo generato dalla presenza di alcuni gas (diossido di carbonio, vapore acqueo, metano), che sono attraversati dalla radiazione solare ma non da quella terrestre, a lunghezza d’onda maggiore, che è invece da essi assorbita e nuovamente irradiata verso la litosfera, costituente uno dei principali fattori di riscaldamento della troposfera.
  • 17.   La temperatura nella troposfera dipende sostanzialmente da quattro fattori: altitudine (gradiente termico verticale, di 6,5 gradi C al Km), latitudine (inclinazione solare, durata del dì e nuvolosità incidono sull’insolazione), contrasto terre-acque (le terre emerse assorbono più lentamente il calore e lo trattengono maggiormente rispetto ai mari), temperatura delle correnti marine.   Vento = movimento orizzontale d’aria da una zona di alta pressione (anticiclone) a una zona di bassa pressione (ciclone).   Ascendenze e subsidenze = movimenti verticali d’aria, ascendente in bassa pressione e subsidente in alta pressione.   Circolazione atmosferica generale = insieme dei venti e dei movimenti verticali perpetui della troposfera. Nell’alta troposfera i venti geostrofici (paralleli alle isobare per pieno effetto della forza di Coriolis), nella bassa troposfera: venti alisei dalle alte pressioni subtropicali alla bassa equatoriale, venti occidentali dalle alte pressioni subtropicali alle basse subpolari, venti orientali polari dalle alte pressioni polari alle basse subpolari (la cui direzione dipende da gradiente barico, attrito e forza di Coriolis), più l’ascensione all’equatore e subsidenza subtropicale (cella di Hadley).
  • 18.   Umidità atmosferica = quantità di vapore acqueo presente nell’aria, esprimibile come assoluta (quantità in un volume), specifica (massa in una massa) o relativa (percentuale della quantità rispettò alla quantità comportante la saturazione-condensazione).   L’aria calda può contenere maggiori quantità di vapore acqueo rispetto a quella fredda.   Le nubi sono l’espressione visibile della condensazione o della solidificazione del vapore acqueo. Non necessariamente comportano precipitazioni. La nebbia è una nube a bassa quota.   Le precipitazioni, tutte originate da nubi, sono il risultato della caduta al suolo delle gocce d’acqua o dei cristalli di neve-ghiaccio generati nelle nubi dai processi di condensazione-solidificazione del vapore acqueo, più specificatamente nelle forme di pioggia, neve, nevischio, gelicidio e grandine, generalmente causate da raffreddamento dell’aria umida per ascendenza.   Tempo atmosferico o metereologico = insieme delle condizioni atmosferiche di breve durata, in un dato momento e in una determinata area.
  • 19.   Clima = insieme delle condizioni atmosferiche giornaliere nell’arco di un lungo periodo (più di 30 anni), considerando sia i valori medi delle variabili, sia i valori estremi e gli andamenti delle variazioni, in una determinata area.   Le condizioni atmosferiche dipendono dagli elementi metereologici- meteoclimatici (temperatura, pressione, umidità, venti), determinati a loro volta da alcune caratteristiche semi-permanenti della terra definite fattori del clima: latitudine, distribuzione dei continenti e degli oceani, circolazione atmosferica generale, circolazione oceanica, altitudine, barriere topografiche, tempeste.   I parametri dei modelli climatici sono essenzialmente temperatura e precipitazioni.   Il cd sistema di Koppen modificato (evoluzione del modello del 1918 di W. Koppen) individua 6 zone climatiche suddivise in sottotipi: A = clima tropicale umido (monsonico; della savana), B = clima arido (desertico; steppico), C = clima temperato delle medie latitudini (mediterraneo; subtropicale umido; oceanico delle coste occidentali), D = clima freddo delle medie latitudini (continentali umidi; subartici), E = clima polare (della tundra; delle calotte glaciali), H = clima di altitudine.
  • 20.   Idrosfera = insieme delle acque sulla terra, occupanti circa il 70% della sua superficie, allo stato solido, liquido e gassoso: il 97% negli oceani, il 2% nei ghiacciai, lo 0,5% nel sottosuolo, lo 0,2% nei laghi, lo 0,04% nel suolo, lo 0,01% tra fiumi, atmosfera e biosfera; per il 99% immagazzinatae, per l’1% coinvolte nel ciclo idrologico (evaporazione-evapotraspirazione, condensazione-sublimazione, precipitazione, deflusso superficiale, immagazzinamento).   L’evaporazione supera la precipitazione sopra gli oceani, mentre nei continenti avviene l’opposto: l’equilibrio è ristabilito dal deflusso superficiale.   Gli oceani: Pacifico, Atlantico, Indiano, Artico, Antartico*   Mari, golfi e baie sono porzioni della massa oceanica particolarmente circoscritte dalla presenza di continenti che ne delineano la morfologia.   Onde = variazioni della forma della superficie oceanica associate a modesti spostamenti d’acqua, dovute a movimenti oscillatori delle particelle associati a trasporto di energia, principalmente generate da vento, maree, terremoti sottomarini.
  • 21.   Correnti marine = spostamenti orizzontali (circolazione oceanica, in rapporto con i venti) e verticali delle masse d’acqua all’interno degli oceani.   Maree = oscillazioni delle masse d’acqua con rigonfiamenti (alta marea) e abbassamenti (bassa marea) rispetto al livello della superficie del mare dovute all’attrazione gravitazionale lunare e solare, che si ripetono periodicamente a intervalli regolari, costituendo il principale spostamento verticale delle acque oceaniche.   Criosfera = parte solida dell’idrosfera, formata dai ghiacci della terraferma, galleggianti oceanici e sotterranei.   Acque superficiali = fiumi, torrenti, laghi, stagni, paludi e acquitrini.   Fiumi (= corsi d’acqua dal deflusso perenne) e torrenti (= corsi d’acqua dal deflusso episodico o effimero) costituiscono il sistema di drenaggio superficiale, mediante il quale acqua, sedimenti e composti chimici dissolti sono costantemente trasportati al mare.   Laghi = corpi d’acqua circondati interamente da terre, posti in un bacino naturale e con alimentazione idrica, dolci o salati (in base alla salinità).
  • 22.   Stagni = piccoli laghi.   Paludi e acquitrini = zone pianeggianti sommerse dall’acqua per buona parte dell’anno ma poco profondamente, tanto da consentire lo sviluppo della vegetazione arborea ed erbacea.   Bacino idrografico o di drenaggio = porzione della superficie terrestre drenata da un fiume e dai suoi affluenti.   Acque sotterranee = immagazzinate nel sottosuolo entro mezzi permeabili (acquiferi) in quantità variabile a seconda della loro porosità, in tre zone idrologiche distribuite verticalmente (di areazione, di saturazione = freatica, artesiana: separate da un impermeabile = acquiclude) al di sopra di una quarta zona priva d’acqua.   Biosfera = insieme degli organismi viventi della terra.   Bioma = insieme ampio riconoscibile di piante e animali interagenti in modo funzionale con il loro ecosistema.   Ecosistema = insieme dei viventi in una data area e delle interazioni tra esse e con le componenti non viventi dell’ambiente (litosfera, idrosfera, atmosfera..), costituente un flusso di energia.
  • 23.   Litosfera = porzione più esterna del pianeta Terra, spessa circa 100 km e comprendente la crosta terrestre e parte del mantello.   Suolo = sottile strato superficiale della litosfera, costituito da una miscela estremamente variabile di particelle minerali alterate (45%), sostanze organiche viventi o in decomposizione (5%), gas e soluzioni liquide (50%).   L’aria nel suolo è satura di umidità, ricca di CO2 e povera di ossigeno.   L’acqua nel suolo giunge per infiltrazione o risalita capillare da falda e genera processi quali la dissoluzione (di minerali in soluzioni), la lisciviazione (dissoluzione, trasporto e deposizione in un livello inferiore di minerali), l’eluviazione (asportazione di particelle fini ai livelli alti) e l’illuviazione (deposizione di particelle fini ai livelli bassi).   Pedogenesi = formazione del suolo, secondo i principali regimi pedogenetici: laterizzazione, podsolizzazione, gleizzazione, calcificazione, salinizzazione.   Tassonomia dei suoli = classificazione dei suoli in base a diversi criteri, in 12 ordini (entisuoli, incepti-, andi-, geli-, histo-, aridi-, verti-, molli-, alfi- ulti-, spodo-, oxi-) con sottordini, gruppi, sottogruppi, famiglie e serie.
  • 24.   Geomorfologia = scienza che studia le caratteristiche (descrizione) delle forme terrestri (elementi topografici), i loro processi genetici (genesi) e la loro evoluzione (dinamica).   Modello di struttura interna della Terra (a partire dal centro): nucleo interno solido probabilmente metallico; nucleo esterno liquido; mantello solido in 3 zone (mesosfera di rocce rigide, astenosfera di rocce calde deformabili, litosfera* di rocce solide, dure e rigide); zona di discontinuità con cambiamento della composizione mineralogica delle rocce (Moho); crosta terrestre.   Classificazione delle rocce: magmatiche (formate tramite raffreddamento e solidificazione del magma per eruzione in superficie, effusive, o lentamente nel sottosuolo, intrusive); sedimentarie (formate per litificazione di sedimenti); metamorfiche (derivate dalla trasformazione di altre rocce in paricolari condizioni di temperatura e pressione).   Processi geomorfologici o morfogenetici = che producono forme terrestri: endogeni (tettonica delle placche, magmatismo, diastrofismo) ed esogeni (alterazione meteorica, movimenti di massa, erosione).
  • 25. Tettonica delle placche   Si tratta di un insieme di processi geomorfologici endogeni.   Presupposto: la litosfera* non è uniforme ma composta da una serie di zolle rigide (placche, zolle), di cui se ne individuano 13 maggiori, poste come dei galleggianti sopra l’astenosfera (caratterizzata da plasticità) e che sorreggono la crosta terrestre (al di sopra della Moho e bipartita in uno strato inferiore denso e ricco di silicio e magnesio detto sima, costituente i fondali oceanici e la pellicola sottostante alle masse continentali, e uno superiore meno denso e ricco di silicio e alluminio detto sial, poggiato sul sial in luogo dei continenti).   Le placche sono in continuo movimento e questo comporta tre tipi di interazione dinamica tra esse: divergenza, convergenza e spostamento laterale.   La divergenza di due placche in contesto oceanico comporta la frattura della crosta e la fuoriuscita di magma, quindi la formazione di dorsali oceaniche, associato a terremoti e vulcanismo, quella di due placche in contesto continentale origina le rift valley.
  • 26.   La convergenza oceano-continente comporta subduzione della placca oceanica sotto quella continentale (e discesa nel mantello) e trazione della stessa verso quella continentale, quindi la formazione di una catena montuosa sul continente e di una fossa oceanica parallela poco a largo della costa, associata a terremoti e vulcanismo.   La convergenza oceano-oceano comporta la subduzione di una delle due placche e la formazione di una fossa oceanica e di archi insulari vulcanici, associata a terremoti.   La convergenza continente-continente comporta la formazione di catene montuose, senza subduzione, associata a terremoti, senza vulcanismo.   Lo spostamento laterale di due margini di placca si realizza lungo le cd faglie trasformi, generalmente lungo le dorsali oceaniche, e da luogo a terremoti.   Attualismo = teoria che postula che i processi geomorfologici del passato siano i medesimi che operano nel presente e che quindi si possano capire attraverso l’analisi degli effetti visibili nel presente e studiare in previsione degli effetti futuri.
  • 27. Magmatismo e morfologia vulcanica   Magma = insieme di sostanze minerali fuse presenti nell’astenosfera.   Magmatismo = insieme dei processi riguardanti lo spostamento del magma, dall’interno della Terra verso la sua superficie, morfogenetici endogeni, essenzialmente di due tipi: effusivo o vulcanismo (eruzione del magma) e intrusvo (intrusione del magma nella litosfera*-crosta terrestre).   Attraverso il magmatismo si ha la genesi delle rocce ignee o magmatiche.   Il vulcanismo comporta l’eruzione di lava (magma eruttato) insieme a materiale piroclastico (solido: frammenti litici, ceneri, polveri), vapore e gas.   L’attività effusiva è generalmente tipica delle aree poste nei pressi dei margini delle placche, attraverso fessure se divergenti, attraverso vulcani se convergenti.   L’eruzione vulcanica può essere con o senza esplosione, a seconda di diversi fattori, in primis il chimismo del magma (ricchezza o povertà di silice).
  • 28.   Il vulcanismo produce delle forme: vulcani, colate laviche, caldere, camini vulcanici.   Colata lavica = ripiano sollevato tendenzialmente poco inclinato prodotto dalla solidificazione della lava eruttata e scivolata sulla superficie terrestre in relazione alla topografia.   Vulcano = rilievo topografico originato dall’accumulo di materiale proveniente dall’interno della Terra attraverso fenomeni eruttivi, di dimensioni variabili, con tipica morfologia conica a profilo simmetrico e caratterizzato dalla presenza di un cratere ubicato sulla sua sommità.   Le forme vulcaniche dipendono nella fase “costruttiva” dal tipo di eruzione e dal materiale eruttato, nonché dai successivi processi morfogenetici “distruttivi” (come l’erosione).   Una prima distinzione: tra vulcano monogenico (formato nel corso di una sola eruzione/fase eruttiva) e poligenico (nel corso di più eruzioni distanziate nel tempo) semplice (eruzioni uniformi) o complesso (eruzioni difformi).
  • 29.   Vulcano a scudo = costituito dall’accumulo di strati di colate laviche di eruzioni non esplosive di magma basaltico (povero di silice) e caratterizzato da base ellittica o circolare, ampio raggio, pendii poco acclivi e altezza pari a circa 1/20 del diametro. Si distingue in tre tipologie: hawaiano (poligenico, ellittico e di grandi dimensioni: d = 100 km), islandese (monogenico, circolare e di piccole dimensioni: d = 15 km), Galapagos (poligenico, variazione brusca di acclività nei pressi della sommità, medio-grandi dimensioni: d = 45-80 km).   Strato-vulcano (composto, misto, a strati) = costituito dall’accumulo di strati alternati di colate laviche e di materiale piroclastico più fango, in luogo di eruzioni esplosive, generalmente caratterizzato da forma conica, grande altezza e pendii molto acclivi, soprattutto nei pressi della sommità. In caso di eruzioni fortemente esplosive può presentare caldera o collasso di settore al posto del cratere centrale. Si distingue la particolare categoria del seamount (vulcano sottomarino). Esempi: Vesuvio, Etna, Stromboli, Fuji, Kilimanjaro (con caldera), St. Helens (con collasso).
  • 30.   Vulcano a cono di cenere = originato da eruzione esplosiva ricca di materiale piroclastico sciolto (cenere), monogenico, generalmente a pianta circolare (a formare un anello attorno al cratere, il cui diametro è il 40% del diametro totale), basso e di piccole dimensioni, con pendii acclivi (ex. il Sunset Crater). Molto simili sono i vulcani a cono di scorie e di pomice.   Vulcano a duomo di lava (plug domes) = originato dall’accumulo di lava molto viscosa (per temperatura o chimismo) e incapace di fluire lateralmente attorno al cratere, insieme a materiale piroclastico, dopo eruzione esplosiva, monogenico o poligenico, caratterizzato da dimensioni generalmente modeste e forma tozza e irregolare.   Vulcano a recinto = vulcano posto all’interno di un antico apparato vulcanico smantellato, di cui sono visibili i residui morfologici: è il caso del Vesuvio, inserito in una caldera, i cui margini costituiscono il monte Somma.   Caldera = depressione a forma di bacino originata dal collasso e/o dall’esplosione di un vulcano.   Camino vulcanico (neck) = cupside piccola ed appuntita originata dalla chiusura di antichi condotti vulcanici e dalla successiva erosione del cono.
  • 31.   Magmatismo intrusivo = processo di risalita del magma dall’astenosfera alla litosfera-crosta terrestre, attraverso le rocce, con un meccanismi detto stoping, di rimozione di sostanza minerale lungo il percorso: il magma fuso riscalda, frattura, deforma e altera (metamorfismo) la roccia in cui si insinua (incassante) fino a raggiungere, al variare di temperatura e pressione, lo stato solido cristallino, costituendo le rocce ignee intrusive, al di sotto della superficie terrestre. Le principali tipologie di intrusione sono: batolite, stock, laccolite (plutoni); dicchi, sill e vene.   Batolite = massiccia intrusione di magma nella litosfera-crosta terrestre*, estesa arealmente e comportante la genesi di un grande corpo roccioso e il conseguente innalzamento delle rocce sovrastanti, con profonde evidenze nel rilievo topografico (ex Sierra Nevada).   Stock = piccolo batolite o appendice di batolite.   Laccolite = inserimento e accumulo di magma viscoso tra due strati di rocce preesistenti, che ne solleva ad arco quello sovrastante, generando rilievo topografico.   Dicchi, sill e vene = intrusioni sottili entro fratture rispettivamente verticali, orizzontali e irregolari di rocce preesistenti: non topograficamente evidenti.
  • 32. Diastrofismo   Diastrofismo = insieme delle deformazioni plastiche e clastiche della superficie terrestre (deformazioni tettoniche), derivate dal dinamismo interno al pianeta (processi morfogenetici endogeni).   Diastrofismo plastico o piegamento = deformazione plastica delle rocce per effetto della compressione della crosta terrestre, che origina pieghe di diverso tipo: monoclinale, sinclinale, anticlinale e anticlinale rovesciata, i cui risvolti topografici sono rispettivamente la formazione di un versante, di una valle sinclinale (o di una dorsale sinclinale per l’effetto dell’erosione), di una dorsale anticlinale (o di una valle anticlinale per l’effetto dell’erosione).   Diastrofismo clastico o fagliazione = rottura delle rocce che origina fratture o faglie (fratture accompagnate da spostamento relativo delle due parti) nella superficie terrestre, in zone di debolezza della crosta (zone di faglia), orizzontale o verticale, lenta, continua o a scatti, spesso accompagnata da terremoti, talvolta da magmatismo (se la faglia è profonda). Si distinguono faglie dirette, inverse, trascorrenti, di sovrascorrimento e pieghe-faglie.
  • 33.   Faglia diretta = causata da tensione della crosta e comportante il sollevamento relativo di un blocco rispetto all’altro, a formare due piani, separati da una scarpata acclive lungo la linea di faglia.   Faglia inversa = causata da compressione della crosta e comportante sovrascorrimento di un blocco sull’altro, a formare due piani separati da una scarpata aggettante lungo la linea di faglia.   Faglia trascorrente = contraddistinta da movimenti orizzontali opposti da parte di due blocchi della crosta, con traslazione laterale di un blocco rispetto all’altro, cui conseguono effetti topografici quali valli di linee di faglia, spostamento di fiumi e formazione di sag ponds (piccole depressioni colme d’acqua).   Faglia di sovrascorrimento = faglia inversa comportante sovrapposizione completa di un blocco sull’altro e che ha come effetto la formazione di catene montuose (a blocchi di faglia) caratterizzate da un versante più acclive dell’altro, lungo la linea di faglia.   Piega-faglia = rottura di piega anticlinale rovesciata.   Tra due faglie dirette parallele si possono originare blocchi di terreno rialzati (horst) o ribassati (graben).
  • 34. Processi esogeni   Originati da forze meno potenti rispetto a quelli endogeni: agenti atmosferici, idrosferici e biosferici, generalmente con effetto distruttivo.   Intreccio di fenomeni di alterazione meteorica e movimenti di massa.   Alterazione meteorica (weathering) = disgregazione meccanica (erosione) e alterazione chimico-mineralogica comportanti la frantumazione delle rocce in elementi più piccoli, nell’area di contatto tra litosfera, atmosfera, idrosfera e biosfera, i cui agenti sono principalmente acqua, ossigeno, anidride carbonica, vento, vapore acqueo, ghiaccio, sali, escursione termica, biosfera: crioclastismo (rottura meccanica per espansione del ghiaccio nelle fessure delle rocce), aloclastismo (rottura per cristallizzazione ed espansione dei sali), termoclastismo (rottura per effetto dell’escursione termica), ossidazione (delle componenti metalliche), idrolisi (reazione chimica prodotta dall’acqua), carbonatizzazione (reazione tra carbonati e anidride carbonica), disgregazione biologica.   Movimenti di massa = spostamento del materiale alterato per effetto della forza di gravità, compiendo distanze relativamente brevi, in luogo di un dislivello altimetrico (crolli, frane, scorrimenti, colamenti, deflussi...)
  • 35. Processi esogeni e morfologia del territorio   Processi fluviali: alvei fluviali, valli fluviali, conoidi alluvionali, pianure alluvionali, delta fluviali.   Processi di dissoluzione (carsismo): karren, doline, uvala, polje, valli carsiche, grotte e cavità sotterranee, speleotomi.   Processi di modellamento glaciale: valli glaciali, morene, piane di till, laghi glaciali, massi erratici.   Processi costieri: falesie, spiagge, cordoni litoranei, lagune, isole- barriera, split, uncini, tomboli, fiordi, estuari, barriere coralline.   Processi desertici: dune, letti di fiumi e laghi secchi, saline, pilastri, creste.
  • 36. Processi fluviali   Processi morfogenetici esogeni originati dal movimento delle acque superficiali, incanalate (corsi d’acqua) o non incanalate (ruscellamento): erosione, trasporto e sedimentazione.   Valle fluviale = porzione di territorio dotata di sistema di drenaggio comprendente dei fianchi vallivi inclinati ed un fondovalle, punti di partenza ed arrivo delle acque in movimento.   Interfluvio = porzione di superficie più elevata che separa due valli fluviali adiacenti, che può essere una cresta oppure un’area ampia, comunque non coinvolta dal movimento delle acque.   Bacino idrografico o di drenaggio = area di convoglio dei deflussi superficiali e sotterranei delle acque in un medesimo corso d’acqua, composto da fondovalle, fianchi vallivi e parte dell’interfluvio.   Spartiacque = linea che separa due bacini idrografici, situata nell’interfluvio.
  • 37.   Corrente (streamflow) = movimento canalizzato dell’acqua.   Regolarità-irregolarità del flusso dei corsi d’acqua nel tempo: distinzione fiumi-torrenti.   Velocità di flusso: dipende dal gradiente altimetrico e dalla morfologia del “canale”(alveo fluviale).   Portata = volume del flusso di un corso d’acqua nell’unità di tempo (in m3/s): in stretta relazione con l’ampiezza del bacino idrografico e con il bilancio idrico.   Carico fluviale (stream load) = materiale solido trasportato da un corso d’acqua: in sospensione (argilla, silt), dissolto (minerali in soluzione), di fondo (sabbia, ghiaia, frammenti di roccia) per saltazione o trazione- rotolamento.   Portata solida = quantità di materiale solido (carico) trasportato per una sezione di corso d’acqua nell’unità di tempo (in kg/s): portata torbida se si considera solo il materiale trasportato in sospensione.
  • 38.   Deflusso torbido = quantità complessiva di materiale trasportato in sospensione nell’intervallo di tempo (in Mg = t = 1000 kg): deflusso torbido/superficie del bacino fluviale = deflusso torbido unitario (Mg/ km2).   Torbidità specifica = rapporto tra portata torbida e portata liquida nella stessa sezione e nello stesso tempo (kg/m3).   Linea di flusso (thalweg) = linea che connette i punti più profondi del canale di un corso d’acqua.   Turbolenza = irregolarità e discontinuità del movimento dell’acqua dei fiumi: variazioni di velocità e direzione, in relazione con l’attrito (flusso turbolento).   Competenza = dimensione-granulometria (o peso) della più grande unità detritica trasportabile da un corso d’acqua (si esprime con il diametro oppure in kg): direttamente proporzionale alla velocità di flusso   Capacità di carico = quantità massima di materiale solido che un corso d’acqua può trasportare a date condizioni: dipende da velocità, portata e granulometria dei detriti.
  • 39.   Erosione fluviale: i processi fluviali iniziano con le precipitazioni e il conseguente avvio del deflusso superficiale dell’acqua, lungo i gradienti altimetrici del rilievo, dapprima con il ruscellamento e quindi con l’incanalamento e la formazione di corsi d’acqua. Insieme al deflusso inizia anche l’erosione del suolo e delle rocce (suolo, regolite, substrato roccioso) e porzioni di materiale solido vengono trascinate dal movimento dell’acqua. La capacità di erosione di un corso d’acqua dipende da velocità di flusso, portata e “resistenza” del substrato all’azione dell’agente esogeno.   Trasporto fluviale: i corsi d’acqua trasportano il materiale solido distaccatosi per erosione, il carico fluviale, in sospensione (generalmente più del 50%), sul fondo o in soluzione. A seconda della velocità di flusso e della portata i fiumi hanno una determinata competenza e capacità di carico.   Sedimentazione fluviale: tutti i materiali erosi e trasportati dai corsi d’acqua vengono infine depositati, dando origine a un deposito alluvionale. La sedimentazione è correlata alla riduzione della competenza e della capacità di carico, data dalla riduzione della velocità di flusso al diminuire del gradiente altimetrico o dalla riduzione di portata al finire di una piena, secondo un andamento graduale per cui si depositano prima gli elementi di dimensioni, peso e granulosità maggiori.
  • 40. Forme prodotte dai processi fluviali   Alveo fluviale = canale di scorrimento dell’acqua di un fiume, generalmente sinuoso, a meandri (anse), o intrecciato (molteplicità di canali interconnessi) e in continuo modellamento per effetto dell’erosione prodotta dalla corrente, soprattutto lungo la linea di flusso (thalweg) e della sedimentazione dei detriti, prevalentemente marginale (deposito alluvionale marginale).   Valle fluviale = forma prodotta dal modellamento dell’alveo fluviale sul lungo termine, tramite incisione verticale (approfondimento vallivo, erosione lineare) lungo la linea di flusso e fino a un livello di base (relativo al sistema di drenaggio), erosione laterale (ampliamento vallivo) su entrambe le sponde del fiume, erosione regressiva (verso monte, a spese dell’interfluvio; può comportare cattura fluviale = inglobamento di corso d’acqua nel bacino idrografico).   L’erosione fluviale tende generalmente a regolarizzare le pendenze dei corsi d’acqua.   Profilo regolarizzato o di equilibrio di corso d’acqua (graded stream): in cui si ha il trasporto sino al livello di base di tutte le alluvioni ricevute dai versanti senza erosione della roccia in posto.
  • 41.   Concorrono alla variazione di pendenza di un fiume nel tempo fenomeni quali: 1) variazione del livello di base; 2) sbarramento; 3) variazione del rilievo per processi endogeni; 4) variazione di portata; 5) variazione di portata solida; 6) variazione di rete idrografica; 7) variazioni antropiche.   Pianura alluvionale = forma pianeggiante prodotta da un corso d’acqua presso il fondovalle: generalmente per erosione laterale di un fiume con alveo a meandri e successiva sedimentazione di detriti in luogo di straripamento durante le piene. Si distingue in costiera, pedemontana, intervalliva e intemontana.   Conoide alluvionale = forma convessa aperta a ventaglio allo sbocco di un corso d’acqua nella pianura, grande e piatta quando costituisce essa stessa una pianura pedemontana, più piccola e ripida se posta a margine di un fondovalle, in luogo dello sbocco di un affluente, prodotta dal deposito dei detriti, laddove il gradiente altimetrico diminuisce fortemente, influendo su capacità e competenza.   Delta fluviale = forma prodotta dal deposito alluvionale presso la foce di un corso d’acqua, che lo fraziona in più distributori, attraverso i quali l’acqua scorre più lentamente verso il mare.
  • 42.   Terrazzo alluvionale = superficie pianeggiante delimitata da scarpate (terrazzo) costituita dal relitto di una precedente pianura alluvionale generalmente posto tra un versante e un’incisione fluviale. Può essere convergente (il dislivello rispetto all’incisione decresce verso valle) o divergenti (se accresce). In taluni casi è originato da sollevamento della superficie per effetto di fenomeni endogeni.   Teoria dell’equilibrio = teoria che postula il naturale mantenimento dell’equilibrio tra il sollevamento (processi endogeni costruttivi) e l’erosione (processi esogeni distruttivi), che ha come risultato il mantenimento delle forme (valida per le aree tettonicamente attive).
  • 43. Processi di dissoluzione e paesaggio carsico   Processi di dissoluzione = processi morfogenetici esogeni dati dalla solubilità delle rocce carbonatiche ed evaporitiche (paracarsismo) nelle acque naturali, comportante dissoluzione superficiale e sotterranea.   Le rocce solubili: carbonatiche = rocce sedimentarie a precipitazione chimica od organogene contenenti il carbonato di calcio (calcite) o di calcio e magnesio (dolomite), distinguibili appunto in calcari e dolomie; rocce evaporitiche = rocce sedimentarie formatesi per evaporazione di ristrette masse d’acqua contenenti minerali quali il cloruro di sodio (salgemma), il solfato di calcio (anidrite) e il solfato di calcio idrato (gesso).   Il solvente: acqua ricca di anidride carbonica (acqua naturale), in grado di contenere in soluzione maggiori quantità di carbonato di calcio rispetto all’acqua pura (12 mg di calcite in un litro a 20 gradi).   Fasi: 1) percolamento di acqua dal suolo al substrato roccioso solubile; 2) dissoluzione di carbonati/evaporiti fino a saturazione del solvente; 3)erosione della roccia madre e drenaggio in profondità dell’acqua satura; 4) precipitazione della soluzione (indotta da: perdita di CO2 al variare della pressione; evaporazione dell’acqua; eruzione in superficie in luogo di fonti di calore endogene); 5) sedimentazione.
  • 44.   Carsismo = processi di dissoluzione e forme da essi prodotte.   Forme carsiche: forme di superficie (epigee) e forme profonde (ipogee)   Microforme carsiche = forme carsiche di superficie con dimensioni da centimetriche a metriche: sculture in roccia provocate dalla corrosione, dette comunemente Karren, libere (scannellature, impronte, solchi) o coperte da suolo (solchi, fori, crepacci).   Dolina = depressione rotondeggiante formata dalla dissoluzione superficiale delle rocce carbonatiche, con diametro variabile compreso tra 10 e 1000 m e profondità tra 2 e 200 m, a pianta circolare, ellittica o irregolare e forma tridimensionale troncoconica (a piatto), emisferica (a scodella), conica (a imbuto) o quasi cilindrica (a pozzo), generalmente posta in luogo di una frattura. Dalla dolina di soluzione normale si distinguono la dolina alluvionale (in materiale alluvionale, posto al di sopra di rocce soggette a dissoluzione), la dolina di collasso (crollo di soffitto di grotta) e la dolina di subsidenza in roccia (crollo o subsidenza di rocce permeabili poste sopra rocce solubili). In fondo alla dolina si può avere un inghiottitoio (apertura dove si infiltrano acque piovane o correnti.   Uvala = intersezione di più doline.
  • 45.   Polje o campo piano = depressione carsica con un fondo piano molto ampio (di dimensioni chilometriche) e versanti ripidi, spesso stagionalmente allagata, posta in luogo di depressione diastrofica (graben, sinclinale).   Gola carsica o canyon carsico = tipologia di valle profonda, con ripidi versanti di roccia e fondo stretto, percorsa da un fiume (valle carsica) o asciutta (valle carsica morta e valle carsica cieca = con corso d’acqua sotterraneo).   Cavità sotterranee: grotte = cavità accessibili all’uomo; gallerie = cavità suborizzontali; pozzi e abissi = cavità subverticali; cavità asciutte e cavità allagate.   Speleotemi = forme prodotte dalla precipitazione delle soluzioni nelle cavità sotterranee, distinte in: stalattiti = forme cilindriche o coniche pendenti dal soffitto della cavità, lunghe e sottili, prodotte dalla precipitazione della calcite al diminuire della CO2 nel solvente; stalagmiti = accumuli verticali sul pavimento, dalla morfologia più tozza e meno allungata, prodotti dal gocciolamento; colonne = unione di stalattiti e stalagmiti.
  • 46. Morfologia glaciale e periglaciale   Il modellamento delle forme superficiali ad opera dei ghiacciai è uno dei più rilevanti tra i processi morfogenetici esogeni.   Ghiacciaio = grande massa di ghiaccio costituitasi per progressivo e durevole accumulo di neve al suolo, e compattazione-ricristallizazione della stessa per effetto della pressione della massa degli strati sovrastanti su quelli sottostanti, nonché di ripetuti e complessi fenomeni di disgelo parziale e rigelo.   Il ghiacciaio è suddivisibile in due parti sulla base del bilancio tra accumulo di neve e ablazione glaciale (= fusione della neve e del ghiaccio di un ghiacciaio alimentante torrenti glaciali), zona di alimentazione e zona di ablazione, separate da un’ideale linea di equilibrio tra accumulo e scioglimento (detto anche limite inferiore delle nevi persistenti).   Il ghiacciaio è una massa dinamica che compie un lento e regolare movimento per effetto della gravità in luogo di anche minimi dislivelli altimetrici: si ha un flusso di ghiaccio dalla zona di alimentazione a quella di ablazione, che tende a compensare l’eccedenza di accumulo dell’area delle nevi persistenti, a velocità variabile, massima in prossimità della linea di equilibrio e in superficie (in relazione a minori attrito e compattazione).
  • 47.   I ghiacciai si possono innanzitutto distinguere in: ghiacciai temperati, il cui spessore si trova quasi per intero ala temperatura di fusione del ghiaccio e alla cui base si ha fusione per pressione, calore geotermico e attrito; ghiacciai freddi, in cui le temperature ben al di sotto del punto di fusione escludono la presenza di acqua in profondità e alla cui base roccia e ghiaccio sono saldati assieme.   Nei ghiacciai temperati il movimento è duplice, in quanto si ha anche lo scorrimento basale dell’intera massa sul fondo roccioso; nei ghiacciai freddi il movimento è solo superficiale e interno alla massa di ghiaccio: in entrambi i casi la massa di ghiaccio è comunque soggetta a deformazioni plastiche, prodotte dal dinamismo interno.   Il dinamismo del ghiacciaio non è in relazione con il suo avanzamento: anche un ghiacciaio in ritiro si muove per effetto della gravità e, se temperato, dello scorrimento basale.   Circa il 10% delle terre emerse (il 2% della superficie terrestre) è occupato da ghiacciai, per un volume complessivo intorno ai 30 milioni di km3, di cui il 96% si concentra nelle calotte glaciali dell’Antartide e della Groenlandia.
  • 48.   Le prima grande categoria di ghiacciai è quella delle calotte glaciali continentali (ice sheets, ice caps, inlandis), estese distese di ghiaccio a forma largamente convessa che ricoprono interamente il terreno di un’area continentale, senza che gli eventuali rilievi sottostanti emergano in alcun punto, la cui massa ha massimo spessore al centro e porzioni più sottili ai margini ed il cui movimento tende dal centro alla periferia. Quando i margini si estendono sino al mare sono detti ghiacciai di sbocco e possono formare piattaforme di ghiaccio galleggiante (ice shelfs) ed icebergs. Le odierne calotte glaciali continentali sono l’Antartide e la Groenlandia, ma nel Pleistocene ve ne erano anche alle medie latitudini dell’emisfero boreale (inlandis americano, inlandis europeo, inlandis cinese).   La seconda è quella dei ghiacciai montani, che si formano nelle aree montuose, insinuandosi tra i rilievi senza raggiungerne la copertura totale, distinguibili generalmente in ghiacciai d’altipiano (icefields) (occupenti superfici pianeggianti di sommità), ghiacciai vallivi (sviluppanti una lingua allungata inserita in una valle, ghiacciai pedemontani (espansione pedemontana di ghiacciai vallivi, allo sbocco della valle verso la pianura), ghiacciai di circo (circoscritti ai bacini collettori di neve-ghiaccio, senza lingua): oggi sono molto diffusi tutti questi tipi tranne il ghiacciaio d’altipiano, che si trova solo in Alaska, Canada e Islanda.
  • 49.   Fasi del modellamento glaciale: 1) erosione glaciale o esarazione = effetto diretto del movimento del ghiacciaio, comprendente la rimozione di materiali disgregati già presenti sul posto, l’abrasione prodotta dallo sfregamento del ghiaccio e dei detriti contro la roccia sottostante e lo sradicamento (estrazione, quarryng) di blocchi e scaglie rocciose dal substrato. Direttamente proporzionale alla massa e alla velocità di scorrimento del ghiaccio, esponenzialmente maggiore in luogo di maggior gradiente altimetrico e fortemente legata alle condizioni strutturali del substrato; 2) trasporto glaciale (molto efficiente, coinvolgente detriti di diversa granulometria, dai massi erratici alla farina glaciale). Tutto il materiale trasportato da un ghiacciaio si dice drift; 3) sedimentazione glaciale diretta (deposito di materiale, per effetto diretto del movimento del ghiacciaio o del suo scioglimento, di fronte o ai bordi di esso, senza che avvenga il trasporto da parte di torrenti glaciali; tale materiale è detto till e costituisce le morene) e indiretta attraverso le acque di fusione (deposizione fluvioglaciale).   Forme originate dall’esarazione: rocce montonate, valli a U, gradini, circhi, arêtes, col, corni, fiordi.   Erosione fluvioglaciale: incisioni dei torrenti glaciali, marmitte glaciali.
  • 50.   Forme della sedimentazione glaciale: morene, piane di till, drumlin.   Depositi fluvioglaciali: esker, sandur, kame.   Roccia montonata = gobba rocciosa sagomata secondo la direzione del movimento glaciale, arrotondata sulla sommità e sul lato rivolto a monte (per effetto dell’abrasione), invece ripida e irregolare sul lato a valle (per effetto del quarryng).   Valle ad U = valle con sezione trasversale ad U risultante dal rimodellamento, per erosione sui fianchi e sul fondo, di un solco vallivo preesistente.   Gradino = roccia montonata posta in una valle glaciale, in luogo dello sbocco di una valle secondaria in una principale (a formare una valle sospesa), oppure lungo la valle principale, in prossimità di una confluenza.   Circo = nicchia a forma di anfiteatro scavata nei fianchi montuosi, sotto le dorsali, occupata o un tempo occupata da un ghiacciaio di circo o dalla parte iniziale di ghiacciaio vallivo.   Arête = stretta lama rocciosa frastagliata posta fra due circhi.
  • 51.   Col = sella originata dalla modellazione della parte centrale di un’arête.   Corno = guglia piramidale di roccia situata tra tre o più circhi.   Fiordo = valle glaciale parzialmente inondata dalle acque marine.   Morena = ammasso di till situato sul fondo del ghiacciaio (morena di fondo) o presso il limite dell’avanzata glaciale (morena terminale o frontale, argine morenico, anfiteatro morenico), anche in fase di ritiro durante brevi periodi di stabilizzazione (morena di ritiro o regressiva).   Drumlin = accumulo di till allungato in direzione del movimento del ghiacciaio, perpendicolare alle morene.   Kettle hole = piccola depressione originata dalla persistenza di un blocco di ghiaccio durante la fase di ritiro di un ghiacciaio.   Esker = dorsale lunga e tortuosa formatasi in ambiente subglaciale per riempimento di una galleria percorsa da un torrente glaciale.   Sandur = pianura di alluvionamento proglaciale.   Kame = deposito fluvioglaciale ai fianchi di un ghiacciaio in scioglimento.
  • 52. Morfologia periglaciale   Fenomeni periglaciali = tipici delle regioni a clima freddo, dove però non vi è un intervento diretto da parte di un ghiacciaio: fenomeni crionivali = legati all’azione del ghiaccio e della neve, al gelo del terreno.   Permafrost = strato di terreno permanentemente gelato posto al di sotto di uno strato attivo, a temperatura variabile sopra e sotto lo zero, nelle regioni a clima freddo: occupante 1/5 delle terre emerse; continuo, discontinuo o sporadico; a profondità e spessore variabili: a temperature medie annue tra -7 e -16 gradi è compreso tra 1-3 m (limite dello strato attivo) e 300-600 m (base del permafrost) al di sotto della superficie.   Processi morfogenetici legati al permafrost: 1) crioclastismo nello strato attivo (dove si ha gelo-disgelo): formazione di fessure, cunei di ghiaccio (nel sottosuolo) e (in superficie) di poligoni detritici detti di tundra, pingo (collinette originate per sollevamento del terreno sopra massa di ghiaccio) e palsa (collinetta data da sollevamento di una torbiera in fase di gelo, comportante formazione di strati di ghiaccio al suo interno) ; 2) termocarsismo = fusione di masse di ghiaccio presenti nel permafrost (in parziale degradazione per aumento della temperatura); crioturbazione = spostamenti in senso verticale e piegamenti degli strati dello strato attivo;
  • 53.   3) geliflusso = soliflusso su terreno gelato; 4) spostamento di detriti dovuto al disgelo superficiale (separazione granulometrica, formazione di poligoni di pietre e terra); 4) compressione del suolo per il peso della neve; 5) ruscellamento nivale; 5) valanghe.   Forme periglaciali: suoli strutturati (patterned grounds) = a motivi geometrici; forme poligonali dei detriti in superficie; rock glaciers = colate detritiche su versante, morfologicamente simili a ghiacciai, originatisi dallo spostamento per effetto di gravità di componenti soggette a disgelo sopra permafrost (geliflusso); fessure nel terreno, pingo e palsa; canaloni di valanga.
  • 54. Morfologia eolica   Processi morfogenetici esogeni dovuti all’azione del vento.   Deflazione = azione di prelevamento dal terreno e di trasporto di particelle solide esercitata dal vento.   Corrasione = azione erosiva esercitata dalle particelle solide trasportate (perlopiù per saltazione) dal vento sulle rocce coerenti.   Generalmente si spostano in sospensione e fino a grandi distanze le polveri e le sabbie finissime, mentre per saltazione, non lontano dal terreno e per brevi distanze le sabbie fini e medie. Di minore entità sono il trasporto per rotolamento e quello per reptazione (= spinta in avanti dovuta agli urti di altre particelle). Nella norma il vento non trasporta materiale solido con granulometria superiore alla sabbia.   L’energia del vento, che determina la capacità di trasportare particelle solide, dipende dalla sua velocità. Gli effetti morfologici dell’azione del vento sulla superficie terrestre non dipendono tuttavia solo dalla sua energia, ma soprattutto dalla tipologia della terreno su cui agisce (in primis livello di protezione “vegetale” del suolo) e dalla concomitanza o meno di altri fenomeni morfogenetici più incisivi.
  • 55.   La massima energia eolica si esplica nelle aree montagnose, specialmente sulle creste, ma producendo forme di scarsa evidenza. La sede per eccellenza delle forme di origine eolica sono i grandi deserti, data la modesta efficacia di altri processi morfologici e la povertà della copertura vegetale. Altre aree di evidente morfologia eolica sono le zone costiere, gli ex deserti e le regioni aride fredde.   Nei deserti i processi eolici costituiscono comunque solo il secondo tipo di processi mofogenetici, dopo quelli fluviali dovuti alle rare ma molto intense precipitazioni   Tipi di deserto: 1) Erg = deserto di sabbia (con le dune); 2) Reg = deserto di ghiaie pietre; 3) Hamada = deserto roccioso (affioramento del substrato e fenomeni di salinazione.   Le forme eoliche principali sono le dune negli erg, i residui di deflazione nei reg (asportata la sabbia, restano solo ghiaia e pietre), gli yardang nei deserti rocciosi, i depositi di loess nelle regioni periferiche rispetto ai deserti.
  • 56.   Duna = accumulo mobile di sabbia originatosi per effetto dell’azione del vento, tipico dei deserti erg, di dimensioni variabili (da 10 a 100 m) e distinguibile in base alla forma in: duna longitudinale, disposta secondo la direzione del vento; duna trasversale, con disposizione ortogonale rispetto al vento dominante; barcana, con pianta a forma di lunetta, il cui lato convesso è rivolto al vento e i cui bracci allungati sono nel verso della corrente; duna parabolica, a ferro di cavallo o a lunetta, con il lato concavo rivolto verso il vento; duna complessa, se si ha combinazione di dune; duna d’ostacolo, in vicinanza di rilievi che si oppongono al regolare spirare del vento.   Yardang = rilievi allungati paralleli fra loro e alla direzione del vento.   Loess = materiale molto fine (granulometria al 50% con diametro tra 0,01 e 0,05 mm e per il restante 50% con diametro minore fino a 0,002 mm e maggiore fino a 0,1 mm: quindi silt e sabbia molto fine) di sedimentazione eolica, presente in accumuli di notevole estensione (pari al 10% delle terre emerse) e caratterizzato da composizione mineralogica calcarea ed elevata porosità, nonché comportante la fertilità del suolo.
  • 57. Morfologia costiera   Il principale agente morfogenetico dell’ambiente costiero è l’acqua marina, il cui dinamismo si esprime in moto ondoso, correnti e maree.   Il moto ondoso delle acqua marine, generalmente prodotto dal vento, è responsabile dell’erosione delle porzioni di superficie che vi vengono a contatto (per impatto d’urto e dissoluzione), nonché del trasporto e della deposizione di granuli fini sempre in ambito costiero, generando delle specifiche forme: la falesia e la spiaggia.   Falesia o ripa d’erosione = ripida scarpata verticale a sbalzo sul mare, che subisce un’intensa attività erosiva alla base, ove si trova un solco di battente. Vi è connessa una piattaforma di erosione, alla base della scarpata e appena sotto il livello del mare, anch’essa prodotta dall’erosione e ricoperta da detriti sedimentari. Con la falesia costituisce il profilo a L tipico delle coste in cui la roccia si affaccia direttamente sul mare.   Spiaggia = distesa affiorante di sedimenti sciolti sabbiosi o ghiaiosi adiacente alla linea di riva, contraddistinta da una parte emersa, una intertidale (bagnasciuga) e una sottomarina, costantemente rimodellata dal moto ondoso, in una condizione di equilibrio tra l’asportazione e la deposizione delle particelle solide che la compongono.
  • 58.   Il materiale sciolto costituente la spiaggia deriva dall’erosione marina, ma anche dall’apporto sedimentario fluviale e dai residui organici degli organismi marini.   Il trasporto del materiale sulla spiaggia avviene secondo diversi tipi di movimento: a denti di sega sulla battigia (quindi sia ortogonale che longitudinale rispetto alla linea di riva), avanti-indietro sulla parte sommersa della spiaggia (ortogonale).   Alle spalle della spiaggia possono esserci le cd dune costiere, prodotte dal vento.   Cordone litoraneo o lido = accumulo detritico depositato dall’acqua marina, a formare un’isola allungata parallela alla riva, talvolta connesso alla spiaggia (in tal caso si tratta di una penisola detta freccia litoranea) e costituente una laguna tra esso e la terraferma.   Tombolo = accumulo detritico depositato dall’acqua marina ortogonale alla linea di riva, che collega un’isola alla terraferma.   Split = accumuli di detriti marini che chiudono o semichiudono le baie.
  • 59.   Sulla morfologia costiera incidono anche le correnti marine, lo sbocco dei corsi d’acqua nel mare, la presenza di ghiacciai costieri l’attività biologica di alcuni organismi marini, che comportano la formazione di estuari, delta, fiordi, barriere coralline.   Delta = attivo deposito di sedimenti fluviali e fluviomarini presso la foce di un corso d’acqua, che per effetto della sedimentazione si suddivide in diversi canali prima di riversarsi nel mare.   Estuario = insenatura marina in corrispondenza di una valle fluviale allagata (in fase di deglaciazione), nonché tipologia di foce priva di ramificazione, generalmente connessa alla velocità del flusso fluviale e/o alla presenza di una corrente marina diretta verso la costa.   Barriera corallina = ampio accumulo di materiale carbonatico organogeno prodotto dalle madrepore (coralli), in prossimità delle coste tropicali e subtropicali, a formare piattaforma emergente con la bassa marea e delimitante lagune costiere. Distinguibile in barriera propriamente detta (allungata e parallela alla costa anche per molti km), isola corallina e atollo (barriera semicircolare attorno a un’isola).
  • 60. Geografia della popolazione e della mobilità umana   Popolazione = gruppo sociale, insieme di individui (dell’intero pianeta o occupanti una determinata area della superficie terrestre).   Demografia (demography) = studio del processo che contribuisce alla struttura della popolazione e della sua dinamica temporale e spaziale.   Rilevamento demografico = censimento, analisi quantitativa e qualitativa del gruppo umano occupante un determinato spazio in un dato tempo: numero di individui e struttura demografica (pre sesso, età, occupazione, reddito, etnia, religione...).   La popolazione è caratterizzata da due tipologie di dinamismo: il movimento naturale (o variazione naturale), dato dai fenomeni biologici della nascita e della morte degli individui appartenenti al gruppo, e il movimento migratorio (o migrazione), che può essere i entrata (immigrazione) o in uscita (emigrazione) dal gruppo umano. Se si considera la popolazione dell’intero pianeta, essendo questo un sistema demografico chiuso, non si ha movimento migratorio, ma solo naturale.
  • 61.   Tasso di natalità = rapporto tra il numero di nati vivi in una determinata area e in un dato intervallo di tempo, generalmente un anno, e l’ammontare della popolazione della stessa area alla metà dell’intervallo di tempo, riferito solitamente a 1000 abitanti (x 1000).   Tasso di mortalità = rapporto tra il numero totale dei decessi in un anno e l’ammontare della popolazione a metà dell’anno in una data area, solitamente riferito a 1000 abitanti (x 1000).   Tasso di crescita = differenza tra il numero dei nati vivi e dei morti nell’unità di tempo, divisa per l’ammontare della popolazione alla metà dell’intervallo considerato, in una data area (x 1000).   Questi sono qualificati come tassi grezzi perché non tengono conto di fattori quali età e sesso dei membri della popolazione e del movimento migratorio: i tassi netti considerano anche la struttura della popolazione.   I tassi di natalità, mortalità e crescita variano nel tempo e nello spazio, in base a fattori politico-economico-sociali e culturali, determinanti le condizioni di vita di una popolazione (alimentazione, organizzazione politico-sociale, attività economico-produttive, distribuzione della ricchezza, malattie, igiene e sanità, istruzione, caratteri etnici e religiosi...).
  • 62.   Regime demografico stazionario = privo di notevoli variazioni dei tassi di natalità e mortalità.   Le variazioni del tasso di natalità e di quello di mortalità non avvengono mai contemporaneamente: in caso di miglioramento del livello generale di vita si ha prima il rapido calo della mortalità, mentre la natalità si mantiene costante per un periodo più o meno lungo, durante il quale si ha una consistente crescita della popolazione (esplosione demografica), per poi scendere ai livelli della mortalità, dando luogo a un nuovo regime stazionario.   Regime demografico di transizione = sequenza di variazione dei tassi vitali di una popolazione nel corso del tempo, in quattro stadi: 1) alto- stazionario (natalità e mortalità elevate e costanti); 2) espansione iniziale (calo mortalità); 3) espansione finale (calo natalità); 4) basso-stazionario (natalità e mortalità basse e costanti).   Tasso di mortalità infantile = rapporto tra numero dei bambini morti entro il compimento di 1 anno e il numero dei nati vivi in una data area e nell’unità di tempo (1 anno), generalmente espresso su mille nati vivi (x 1000).
  • 63.   Curva di sopravvivenza = grafico indicante il numero dei sopravviventi di un gruppo iniziale (individui nati in un dato anno) secondo la loro età alla morte (rispettivamente sull’asse delle ordinate e delle ascisse): se tutti i membri di una popolazione avessero la stessa capacità di sopravvivenza (fissata a una data età) la curva sarebbe piegata ad angolo retto. Si distinguono curve alte e curve basse, proporzionali al livello di vita della popolazione.   Tasso di fecondità totale (TFT) = numero medio di figli per donna in età fertile (15-49) nell’unità di tempo.   Pianificazione familiare = azione politica intesa a modificare il tasso di natalità, nell’ambito della pianificazione della consistenza numerica della popolazione, che può essere in positivo o in negativo (controllo delle nascite).   Relazione tra incremento demografico e povertà: opinioni contrastanti tra chi sostiene che il primo fenomeno sia la causa del secondo, per la limitatezza delle risorse, e chi sostiene invece che sia la povertà a comportare l’incremento demografico, per ragioni essenzialmente socio- culturali.
  • 64.   Crescita demografica zero (zero population growth, ZEP) = arresto della crescita di una popolazione quando il tasso di natalità e il tasso di mortalità sono uguali.   Teoria di T. R. Malthus (1798): mentre la popolazione cresce in progressione geometrica le risorse alimentari crescono in progressione aritmetica e l’incremento demografico è quindi destinato a superare qualsiasi disponibilità alimentare immaginabile, generando una situazione insostenibile per l’umanità.   Capacità portante (carryng capacity) = numero massimo di individui di una popolazione che l’ambiente di una particolare area è capace di sostenere, innanzitutto in termini di sostentamento alimentare, che può variare nel corso del tempo.
  • 65.   Struttura demografica = composizione per sesso e per classi di età di una popolazione in un dato momento e in un dato territorio.   Piramide demografica o della popolazione (population pyramid) = diagramma a barre verticali che rappresenta la percentuale di individui in vari intervalli di età,in cui il numero dei maschi è misurato a sinistra dell’asse verticale e quello delle femmine a destra.   Distribuzione dell’uomo sulla Terra: ecumene = terre emerse permanentemente occupate dall’uomo (50%); subecumene = abitate saltuariamente dall’uomo (40%); anecumene = non abitate dall’uomo (10%, più l’Antartide).   Il popolamento dell’ecumene non è uniforme, soprattutto perché esso presenta una notevole disomogeneità ambientale.   Densità = rapporto tra popolazione e superficie (ab/km2): media mondiale 48, U.E. 113, Italia 197, Bangladesh 1023, Mongolia 1,8, Australia 2,6.   Fattori della densità: 1) vicinanza al mare; 2) altitudine; 3) clima; 4) qualità dei suoli; 5) fattori umani (storia, cultura, religione...).
  • 66.   Mobilità geografica = capacità dell’uomo di mutare il luogo della propria esistenza.   Classificazione dei movimenti migratori: sulla base di elementi distintivi quali principalmente la durata di permanenza nel luogo di emigrazione (migrazione definitiva, temporanea, stagionale, pendolare) e le cause (repulsive o attrattive) della migrazione (di popolamento, di colonizzazione, religiosa, politica, coatta, culturale).   Migrazione definitiva = accompagnata dalla coscienza di non ritorno.   Migrazione temporanea = di durata anche lunga ma con l’intenzione del ritorno.   Migrazione stagionale = legata al lavoro stagionale.   Migrazione giornaliera = movimento giornaliero per motivi di lavoro.   Migrazione di popolamento = massa consistente di disoccupati o lavoratori in cerca di miglioramento delle proprie condizioni lavorative e quindi di benessere (la maggioranza dei movimenti migratori è di questo tipo).
  • 67.   Migrazione di colonizzazione = spostamento di una massa di persone per occupare un territorio conquistato.   Migrazione religiosa = spostamento di una comunità religiosa alla ricerca di un luogo in cui poter praticare più liberamente la propria fede.   Migrazione politica = fuga da una situazione politicamente ostile.   Migrazione coatta = spostamento di popolazione imposto con la violenza, deportazione (ex. tratta degli schiavi).   Migrazione culturale = spostamento di piccole quantità di persone che vanno alla ricerca di ambienti culturalmente più adatti alle loro aspettative (ex. la fuga dei cervelli o brain drain).   La migrazione non solo incide quantitativamente sulla popolazione, ma comporta anche importanti conseguenze politiche, economiche, sociali e culturali.
  • 68. Origini e dispersione dell’uomo   Origini della popolazione umana: comparsa di Homo Sapiens, l’uomo anatomicamente moderno, in Africa, tra 400.000 e 130.000 BP.   L’antecedente di Homo Sapiens è Homo Erectus africano arcaico (Homo Ergaster), seconda specie del genere Homo, dopo Habilis (2,5-1,8 milioni BP), comparsa in Africa circa 1,9 milioni BP, non si può dire se da un’evoluzione di Habilis.   Teorie circa l’evoluzione di Erectus in Sapiens: 1) teoria policentrica o “del candelabro”, ormai poco accreditata, individuante una diffusione di Erectus dall’Africa agli altri continenti e un successivo sviluppo graduale e regionalizzato in Africa, Asia ed Europa, sino all’origine di Sapiens in ognuna di queste aree, con le relative differenziazioni regionali;
  • 69.   2) modello “out of Africa”, riconosciuto quasi unanimemente, individuante una prima migrazione di Homo dall’Africa, verso il Levante e poi Asia ed Europa, a partire da 1,8 milioni BP, il cui protagonista fu Ergaster, cui seguì lo sviluppo di Erectus propriamente detto in Asia (1,5 milioni-100.000 BP) e di Neanderthalensis in Europa (350.000-25.000 BP), due specie però destinate all’estinzione e ad essere sostituite da Sapiens, di origine africana (da Ergaster) e protagonista di una seconda out of Africa, a partire da 120.000 BP verso il Levante, poi in Asia da 70.000 e Europa da 40.000 BP.   La diffusione di Sapiens nei diversi continenti, parallela all’evoluzione delle cd tre razze umane (caucasoide, mongoloide e negroide), meglio indicabili come “tipi regionali”, fu completa in Asia intorno a 40.000 BP, in Europa intorno a 25.000 BP (in concomitanza con l’esinzione di Neanderthalensis). Verso 50.000 BP è raggiunta l’Australia, solo 20.000 BP il Giappone. Vi è molta incertezza circa la tempistica della colonizzazione delle Americhe, sicuramente a partire dall’Asia e nel corso della glaciazione di Wurm, con la formazione di un “ponte di ghiaccio” sullo stretto di Bering. il cui attraversamento è probabilmente da collocare tra 30.000 e 20.000 BP. L’occupazione generalizzata delle Americhe è tuttavia più tarda, tra 15.000 e 11.000 BP.
  • 70. Migrazioni moderne e contemporanee   Espansione europea oltremare dalla metà del ‘400 al primo ‘900: colonialismo in Asia, Africa, America e Oceania.   Tratta degli schiavi.   Emigrazione europea e asiatica post-decolonizzazione in U.S.A, America Latina e Australia.   Fuga degli Ebrei dall’Europa durante la seconda guerra mondiale.   Suddivisione di India e Pakistan.   Migrazioni contemporanee dai paesi del terzo mondo ai paesi industrializzati, secondo due principali direttrici: dall’America Latina agli U.S.A., da Africa, Asia e Est Europa all’U.E.
  • 71. Geografia culturale   Cultura = modello di comportamento consolidatosi in un gruppo umano tramite l’apprendimento dei suoi caratteri da parte di tutti i membri e la trasmissione degli stessi da una generazione all’altra e talvolta anche ad altri gruppi umani.   La cultura non esprime solamente l’insieme delle “attività culturali” (arti).   La cultura è indipendente dalla tipologia biologica regionale (razza).   Il concetto di cultura si differenzia da quello di etnia, indicante una comunità umana legata al suo interno dalla coscienza di avere un comune patrimonio storico e culturale, talvolta associato all’appartenenza ad una comune razza (quindi ad un terzo fattore, di natura fisico-biologica).   La trasmissione culturale da un soggetto ad un altro è sempre incompleta in quanto la cultura dell’individuo è sempre inferiore alla cultura del gruppo.   La distinzione tra culture semplici e culture evolute è fittizia perché non esistono modelli culturali che non siano estremamente complessi.
  • 72.   Modello di Huxley = caratterizzazione e categorizzazione della cultura tramite l’individuazione delle sue tre componenti, mentefatti, sociofatti e artefatti, postulata dal biologo inglese J. Huxley, basato sul confronto tra evoluzione biologica ed evoluzione culturale.   Mentefatti = elementi più durevoli della cultura, astratti e mentali, prodotti del pensiero, idee: lingua, religione, arte, tradizione.   Sociofatti = aspetti della cultura che attengono ai collegamenti tra gli individui e i gruppi: riproduzione, famiglia, educazione, politica, legge.   Artefatti = manifestazioni materiali della cultura: abitazioni, strumenti, strade.   Sistema culturale = tre principali elementi: lingua, religione, etnia.   La componente fisico-biologica della caratterizzazione dell’etnia è fortemente discutibile, sul piano scientifico, in quanto tutta la specie umana è dotata del medesimo patrimonio genetico, con variazioni di proporzioni tra i geni, a volte con risvolti fisici visibili (colore della pelle, struttura ossea), ma innumerevoli e non utilizzabili per classificare le popolazioni umane in categorie sistematiche.
  • 73.   Lingua = forma specifica del sistema di comunicazione assunto da un gruppo umano.   La lingua fa parte della cultura in quanto è il principale mezzo di collegamento all’interno di un gruppo umano, che permette ai membri di comunicare tra loro e quindi anche di trasmettere i caratteri culturali.   La lingua è anche una barriera che divide i diversi gruppi umani, tendendo ad impedire la comunicazione tra questi.   La lingua è anche un fenomeno geografico, strettamente in relazione con la distribuzione dei gruppi umani sul territorio.   La classificazione delle lingue sulla base delle caratteristiche comuni e delle differenze tra queste ha sempre anche un retroscena geografico.   Il territorio può essere suddiviso in regioni linguistiche, in cui è esclusivo o prevale l’utilizzo di una lingua, tendenzialmente coincidenti con le regioni culturali, il cui elemento distintivo principale è sempre la lingua.   La geografia delle lingue è utile alla comprensione di fenomeni del passato e del presente, di diversa natura (politici, storici, culturali, sociali...).
  • 74.   Religione = complesso di istituzioni, credenze, azioni, forme di comportamento e organizzazioni mediante le quali un gruppo umano cerca di regolare e tutelare la propria posizione in un mondo percepito come non solo umano.   Le religioni del mondo hanno una propria geografia caratteristica, che non coincide con quella delle lingue, in quanto i sistemi di credenze religiose trascendono chiaramente le barriere linguistiche.   In base alla loro diffusione spaziale e al loro rapporto con le culture si distinguono le religioni globali, che hanno aderenti in tutto il mondo (Cristianesimo, Islam, Buddhismo) dalle religioni regionali (o culturali, o etniche), che dominano una singola cultura nazionale e sono perciò anche legate ad un particolare territorio (Induismo, Ebraismo, Confucianesimo- Taoismo, Scintoismo).   Anche le religioni globali hanno comunque una localizzazione principale: il Cristianesimo in Europa e America, l’Islam nei paesi arabi del Medio Oriente, il Buddhismo in Asia.   La religione gioca un ruolo centrale nel differenziamento culturale e ha notevoli effetti geografici: ex. sull’urbanizzazione, sull’alimentazione.
  • 75.   Un elemento culturale importante è riguarda il genere, ovverosia la differenza appresa culturalmente associata al sesso, distinzione biologica tra maschi e femmine, all’interno di un gruppo umano.   La geografia del genere analizza la distribuzione, disomogenea nello spazio e relazionata alla differenziazione culturale, delle concezioni riguardo al genere: è tendenzialmente indirizzata a considerare l’espressione geografio-culturale dell’oppressione delle donne nei confronti degli uomini ed è per questo detta anche geografia femminista.   Principali disuguaglianze di genere a livello globale: sono donne 4/5 dei rifugiati, 2/3 degli analfabeti, 1/10 degli aventi reddito, il 3% dei capi di stato.   Regione culturale (cultural region) = area della superficie terrestre i cui confini sono determinati da caratteri culturali peculiari del gruppo umano che la occupa, principalmente lingua, religione, etnia e artefatti.   Modello di Meing = suddivisione della regione culturale in quattro gusci concentrici (area centrale di nascita e sviluppo di una cultura, dominio/area in cui la è cultura dominante, sfera/zona di influenza di una cultura non dominante e aree esterne/appendici di dipersione) operata dal geografo D. Meing.
  • 76.   Nascita della geografia culturale: C. Sauer e la Scuola di Berkeley (anni ’30).   Primi oggetti di studio: 1) la distribuzione degli elementi culturali sul territorio; 2) l’identificazione delle regioni culturali; 3) l’ecologia culturale = come le diverse culture si rapportano all’ambiente; 4) la specializzazione regionale.   La “vecchia” geografia culturale aveva una visione razionalistica della cultura, considerandola come una realtà che può essere spiegata come le realtà fisiche.   Nuova geografia culturale (anni ’80): 1) maggiore attenzione ai valori esistenziali-spirituali della cultura e critica all’impostazione razionalistica; 2) attenzione all’analisi del rapporto estetica-funzione del paesaggio; 3) decostruzionismo = lettura critica dei testi (inerenti alle geografia culturale).   Indirizzi odierni: 1) strutturalista (diversità culturale, globalizzazione, sviluppo sostenibile, ambiente...); 2) semiotico (analisi dei rapporti tra realtà e simboli); 3) spiritualista (ricerca dei significati spirituali dei luoghi).
  • 77.   Nazione = popolazione aggregata attorno alla comune volontà di diventare un soggetto politico autonomo.   Potere politico = potere basato sulla possibilità di imporre la propria volontà ricorrendo alla forza legittima.   Stato = forma di organizzazione del potere politico che prevede il monopolio della forza legittima in un determinato territorio (concetto giuridico di sovranità) e si avvale di un apparato amministrativo.   Le componenti dello Stato: popolazione, territorio, sovranità, apparato burocratico.   Multiculturalismo = riconoscimento e tutela di tutte le espressioni culturali della popolazione da parte di uno Stato.   Melting pot = fusione delle diverse componenti etnico-culturali degli immigrati negli U.S.A. da tutto il mondo in un’unica compagine nazionale, favorita dai principali elementi della cultura americana, quali la giustizia, la pace, il benessere, la libertà. Nazione, Stato e cultura
  • 78. Forme di attività economica   Economia = scienza che studia la maniera più efficiente di utilizzare risorse produttive limitate per raggiungere la massima soddisfazione dei bisogni materiali dell’uomo.   Risorse produttive = risorse a disposizione dell’uomo utilizzabili per produrre beni e servizi, in grado di soddisfare i bisogni.   Attività economica = insieme delle operazioni compiute dall’uomo per ottenere la soddisfazione dei propri bisogni, sfruttando le risorse produttive: produzione, consumo, risparmio, investimento.   L’insieme delle attività economiche è il sistema economico.   Sulla base della tipologia di attività economica il sistema può essere suddiviso in settori occupazionali.   Settore primario = attività economiche legate allo sfruttamento delle risorse naturali: agricoltura, allevamento, caccia e pesca, sfruttamento di boschi e foreste, estrazione mineraria.
  • 79.   Settore secondario (o industriale) = attività concernenti la trasformazione di prodotti primari in beni industriali, compresa l’energia: industria petrolifera, industria metalmeccanica, industria chimica, industria tessile, industria alimentare, edilizia.   Settore terziario = attività relative alla produzione di sevizi pubblici e privati: pubblica amministrazione, difesa, istruzione, sanità, trasporti, commercio, attività bancaria e finanziaria, turismo.   Settore terziario avanzato o quaternario = attività relative alla fornitura di servizi ad elevato valore aggiunto e tecnologico, quali la ricerca e lo sviluppo, la consulenza, l’elaborazione dell’informazione.   Rivoluzione neolitica = passaggio dall’economia predatoria di caccia e raccolta all’economia produttiva, con l’allevamento e poi l’agricoltura, manifestatosi diacronicamente nelle diverse aree del pianeta, a partire da alcune particolari aree dette focolai di origine, come il margine esterno pedemontano della mezzaluna fertile, che ne fu interessato in fase incipiente intorno al 10.000 a.C. Nel 6000 a.C. le basilari innovazioni neolitiche erano ormai diffuse in tutto il Vicino Oriente e si ebbe l’ascesa produttiva della Mesopotamia.
  • 80.   Ipotesi di C. Sauer (1952) = individuazione di 5 criteri per determinare un possibile focolaio d’origine dell’agricoltura: 1) abbondanza di cibo; 2) varietà di specie animali e vegetali; 3) assenza necessità di progredito controllo delle acque (esclusione delle pianure alluvionali come la Mesopotamia!); 4) presenza di foreste da cui ricavare radure con abbattimento e incendio; 5) sedentarietà.   Tappe fondamentali del progresso dell’agricoltura: 1) agricoltura a forza- lavoro umana (con la zappa); 2) agricoltura a forza-lavoro animale (con aratro trainato da buoi, a partire dal 2500 a.C. in Mesopotamia); 3) meccanizzazione agraria (dalla metà del ‘900).   Altra importante evoluzione: dall’agricoltura di sussistenza (volta quasi esclusivamente al sostentamento della famiglia contadina) all’agricoltura per il commercio.   Rivoluzione agraria = fase di progresso conosciuta dall’agricoltura nel corso del ‘700, grazie a una serie di trasformazioni: nuovi strumenti di aratura, ottimizzazione forza-lavoro animale, rotazione agraria e sostituzione del maggese con pascoli per il bestiame, coltivazione di piante alimentari di origine americana, policoltura di sussistenza.
  • 81.   Coltura estensiva = praticata col massimo utilizzo del suolo e il minimo capitale investito e di lavoro: graminacee, leguminose, patate.   Coltura intensiva = che impegna, per unità di terreno, una grande quantità di capitale e/o lavoro: viticoltura, olivicoltura, frutticoltura.   Latifondo (latifundium) = fondo agricolo di notevole estensione, appartenente a un unico proprietario, sfruttato estensivamente e in genere per la coltivazione di un unico prodotto.   Maggese = porzione di campo lasciata a riposo, senza alcuna coltivazione, per un certo lasso di tempo, estremamente variabile (da 20 anni a pochi mesi).   Modello di Boserup = individuazione di cinque stadi evolutivi dell’agricoltura a rotazione: 1) a maggese di foresta o taglia e brucia (taglio e incendio della foresta, coltivazione per 1-2 anni, maggese per 20-25 fino a ricrescita alberi); 2) a maggese di boscaglia (coltivazione per 2-8 anni, maggese per 6-10); 3) a maggese breve (di 1-2 anni, crescita graminacee); 4) annuale in sequenza (rotazione annuale di colture e maggese di alcuni mesi tra raccolta e semina della coltura successiva); 5) policoltura (rotazione nel breve termine e maggese nullo, più raccolti in un anno).
  • 82.   Modello di von Thunen = costruzione teorica di un paesaggio agrario attraverso l’analisi della disposizione ideale delle coltivazioni attorno a un punto centrale, esprimente il luogo del consumo o del mercato dei prodotti agricoli, che può essere un nucleo urbano, presupponendo l’omogeneità del territorio e l’isolamento del sistema: il diverso costo di trasporto dei beni agricoli, determinato dalle loro peculiari caratteristiche (deperibilità, pesantezza, frequenza di produzione...) e l’aumento dello stesso in proporzione alla distanza dal mercato, fa sì che più è basso tale costo più sia conveniente allontanare il luogo di produzione da quello di utilizzazione/smercio e che quindi le varie produzioni tendano a disporsi regolarmente ad anelli concentrici attorno al nucleo centrale (livello 1: colture intensive, latte, verdure; livello 2: boschi; livello 3: colture estensive; livello 4: pascolo).   Principale variante: inserimento di una via di trasporto privilegiata che collega la periferia al centro e modifica la disposizione regolare delle colture, divenendo essa stessa quasi un centro di mercato/consumo dei beni, con delle fasce di coltivazione regolari ai suoi lati, fino alla distanza per cui non il prezzo di trasporto non sia più conveniente rispetto a quello delle direttrici ordinarie per i medesimi prodotti.
  • 83.   Rivoluzione industriale = serie di profondi mutamenti nelle forme di produzione avviatisi in Inghilterra tra la fine del ‘700 e l’inizio del’800, che segnarono il passaggio da un’economia agricolo-artigianale a un’economia industriale, basata sul sistema della fabbrica e sull’utilizzo delle macchine, con notevoli conseguenze sociali e culturali, oltre che un generalizzato aumento della produttività.   Fattori che determinarono la svolta industriale inglese: 1) benefici della rivoluzione agraria (maggiore produttività e incremento demografico: manodopera numerosa a basso costo); 2) primato commerciale marittimo (disponibilità di materie prime e di mercati di vendita per i prodotti industriali); 3) stabilità politica, dinamismo sociale e primato culturale (apertura all’innovazione e idea del progresso); 4) presenza di ferro e carbone fossile (coke) nel sottosuolo.   Principali fasi della rivoluzione: 1) innovazioni nell’industria tessile cotoniera (grande disponibilità di cotone coloniale, possibilità di impiego massiccio di manodopera non specializzata a basso costo, invenzioni: filatoio idraulico, telaio meccanico); 2) invenzione della macchina a vapore alimentata a carbone (J. Watt 1769); 3) sviluppo dell’industria siderurgica (per la costruzione delle macchine, combustione del coke, sistema di Cort).
  • 84.   Il settore industriale ha degli elementi intrinseci imprescindibili quali le fonti d’energia, le materie prime, la manodopera, la fabbrica e il mercato di vendita dei prodotti, tutti aventi una collocazione nello spazio e quindi di interesse per la geografia umana.   Nell’Inghilterra di fine ‘700: la fonte d’energia principale era il coke, presente nel sottosuolo inglese, le materie prime il cotone proveniente dal Nord America (coltivazione schiavile) e il ferro prima svedese poi (col sistema di Cort) autoctono, la manodopera proveniva dalle campagne e i mercati di vendita comprendevano tutti i territori controllati dalla corona (molto estesi). Conveniva dislocare le fabbriche in prossimità dei giacimenti carboniferi, per limitare il costo di trasporto del coke, più alto i quello di materie prime e prodotti finiti: in queste aree con l’afflusso degli operai si formavano così le città industriali, come Manchester. Un sistema simile si ebbe in altre regioni europee ricche di carbon fossile, condizione necessaria per questa prima industrializzazione, come la Lorena, la Ruhr, il Borinage.   Con l’introduzione dell’energia elettrica (inizio ‘800), termica o idraulica, facilmente trasportabile, si rese successivamente possibile l’industrializzazione delle aree non carbonifere.
  • 85.   Modello di Weber o teoria della localizzazione (location theory) = modello teorico per l’individuazione del sito ideale delle industrie, proposto dall’economista tedesco A. Weber (1909), sulla base del costo dei trasporti, supponendo uno spazio omogeneo: lo stabilimento siderurgico, ad esempio,sarà posto in un punto all’interno di un triangolo i cui vertici sono la miniera di carbone (C), la miniera di ferro (F) e il mercato dei prodotti della lavorazione del ferro (M), determinato dall’incidenza dei diversi costi di trasporto (quindi prossimo a C e anche molto distante da M). Questo modello risulta valido solo per la primissima fase delle rivoluzione industriale, mentre per il periodo successivo la proressiva riduzione del costo dei trasporti ha comportato l’ascesa di nuovi fattori determinanti la dislocazione delle fabbriche.   Principali svolte dell’industria dal ‘900 ad oggi: 1) cambio della principale fonte di energia, dal carbone agli idrocarburi (petrolio, metano); 2) diminuzione del costo dei trasporti; 3) grandissima innovazione tecnologica; 4) globalizzazione dell’economia e delocalizzazione dell’industria sulla base della grande differenziazione del costo del lavoro a livello globale; 5) trionfo del settore terziario nei paesi industrializzati; 6) rapporto tra questione ecologica e inquinamento industriale.
  • 86.   Industria pesante (heavy industry) = industria i cui prodotti finiti hanno un basso valore alla tonnellata, il cui indice delle materie prime (= rapporto tra peso della totalità delle materie prime impiegate per ogni unità di prodotto e peso del prodotto finito) è elevato (industria perdente peso) e la cui massa di materie prime utilizzate per ogni lavoratore è bassa.   Industria leggera (light industry) = industria i cui prodotti finiti hanno un valore elevato alla tonnellata, il cui indice delle materie prime è basso (industria aumentante peso) e la cui massa di materie prime utilizzate per ogni lavoratore è bassa.   Deindustrializzazione (deindustrialization) = declino dell’industria pesante e di altre industrie manifatturiere in un’area in corrispondenza dell’ascesa del settore dei servizi.   I primi servizi creati dall’uomo furono la difesa, l’amministrazione, il commercio, la religione. la giustizia. Con l’evolversi delle società si ebbe una progressiva moltiplicazione delle attività proprie del settore terziario, tra le quali comparvero sanità, istruzione e trasporti. Oggi nei paesi ad alto tenore di vita si ha una quantità sempre maggiore di servizi, sempre più complessi (turismo, assicurazioni, banche, finanza, sport, comfort, assistenze di vario tipo...) e impieganti più del 60% dei lavoratori.
  • 87.   Modello di Christaller o teoria delle località centrali (central-palace theory) = modello elaborato dal geografo tedesco W. Christaller nel 1933 per affrontare il problema della collocazione dei servizi sul territorio: presupponendo una distribuzione omogenea della popolazione su di un territorio con caratteristiche omogenee e una ridotta disponibilità di mezzi di trasporto individuali, si ha che ogni persona è disposta a spostarsi solo fino a una determinata distanza per raggiungere il luogo di erogazione di un servizio, che dipende dalla sua importanza. Un punto di servizio ha quindi una specifica copertura areale, che varia al variare della sua importanza. Le aree di copertura di un servizio più importante si estendono comprendendo le aree di coperture dei servizi minori. Questà realtà è rappresentabile con un grafico in cui il territorio è suddiviso in esagoni regolari di diverse dimensioni, sovrapposti a formare una maglia “a nido d’ape”, in cui ogni vertice coincide con il baricentro di un esagono più piccolo. Ogni esagono rappresenta l’area di copertura di un servizio. Considerando tre livelli A, B, C, di importanza dei servizi/grandezza dell’area di copertura e individuando le rispettive località di servizio, al centro di ogni area, il territorio appare suddiviso in città, centri minori e villaggi.
  • 88. Città e urbanesimo   Città = insediamento umano stabile che si differenzia dai centri minori (villaggi, paesi) per dimensioni, densità di popolazione, status politico- giuridico, caratteristiche economiche e sociali, o importanza storico- culturale.   Urbanizzazione = processo di sviluppo e organizzazione che porta alla formazione della città.   Rivoluzione urbana = nascita della città, come centro insediativo ed al contempo organizzazione statale, manifestatasi precocemente in Mesopotamia e dintorni tra il 4500-3000 a.C. (Ubaid, Uruk, Ur, Ninive, Susa, Malatya, Eridu, Nippur, Assur, Mari...), accompagnata da fenomeni quali la specializzazione lavorativa, la stratificazione sociale, la nascita della monarchia, lo sviluppo della religione, l’intensificazione del commercio, la nascita della scrittura, lo sviluppo tecnologico, la nascita della guerra.   Secondo la definizione di V. Gordon Childe e la visione tradizionale dell’evoluzione della cultura umana, si tratta della seconda grande rivoluzione, dopo quella agricola. L’ipotesi di J. Jacobs, minoritaria, colloca invece il passeggio all’agricoltura come una conseguenza, non una causa, dell’urbanizzazione.