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Il concetto di servizio
educativo: mission,
valori, immagini e
percezioni
Cristina Chiari,
Psicologa dello sviluppo e
psicoterapeuta
Coordinatore pedagogico Servizi 0_3_6
G1-Aspettative, bisogni, problematiche relativi al tema
Abbiamo una visione comune di
servizio educativo?
Come potersi sentire veramente gruppo, come affrontare
scelte insieme in accordo e come risolvere i conflitti.
Rispetto al servizio nido+infanzia mi viene da pensare che
l'identità possa essere data da un obiettivo comune,
percepito all'interno e comunicato all'esterno. Quale...
come si trova?
andare verso la stessa identità di servizio educativo,
strumenti per migliorare la comunicazione all'interno del
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come riuscire a conciliare i bisogni del servizio con quelli
delle famiglie in modo costruttivo
andare verso la stessa identità di
servizio educativo, strumenti per
migliorare la comunicazione all'interno
del gruppo
come riuscire a creare una visione organizzativa coerente
a largo spettro per non perdere credibilità?
come riuscire a portare fuori dal
servizio i valori del servizio in questo
momento di isolamento
cosa può e cosa deve tenere unito un
gruppo di lavoro? ritengo che una
condivisione di lavoro di programma sia
fondamentale ma ancor prima vi deve
essere armonia nel team e dedizione
Come si può migliorare il servizio
e far rispettare le regole nei
servizi
Come far sopravvivere e valorizzare la specificità della scuola
dell'infanzia, con le sue normative e il suo impianto
pedagogico all'interno del sistema 0/6, senza che sia
'fagocitata' dal nido?
Hai ri
Concetto di servizio educativo
mission valori
immagini
percezioni
identità
SCELTE, esperienze educative
Identità del servizio
Descrivi cos’è l’identità di un servizio educativo
dal tuo punto di vista;
Quali sono gli strumenti utilizzati nel tuo servizio
per lavorare sul tema dell’identità?
G1-Cos’è l’identità di un servizio educativo
Secondo me il mio servizio educativo ha come identità:l'autonomia, la cura ed accoglienza dei bambini e dei genitori.
Se penso al servizio dove lavoro ritengo che la nostra identità sia data principalmente dall'intreccio tra la storia del servizio stesso (come
e quando è nato, la metodologia che l'ha caratterizzato...) e il territorio dove si trova, quindi quella che chiamiamo continuità orizzontale
Identità del servizio: una scuola che si basa sulla centralità del bambino e dei suoi bisogni e che condivide apertamente il progetto
educativo con le famiglie
progetto educativo; ambiente interno (struttura) ed esterno (quartiere); tipologia di utenza; storia del percorso del personale impiegato;
regole condivise; intrecci esperienziali
accostarsi alle famiglie nel guidare i bambini a crescere come persone; consolidare l' identità cioè imparate a stare bene e a sentirsi sicuri
nell' affrontare nuove esperienze in un ambiente sociale allargato che vuol dire imparare a conoscersi e sopratutto a sentirsi riconosciuti
Il mio servizio educativo ha come identità, ricevere e accogliere bambini e famiglie facendole sentire parte integrante della scuola
Accoglienza verso l'altro ed essere flessibili (compromesso tra le "vecchie" regole e le richieste/bisogni)
identità di un servizio educativo: per me è data dalla collaborazione tra più identità individuali (professionali e personali) per la
realizzazione di un obiettivo comune
G1-Quali sono gli strumenti per creare identità
Riunioni con colleghe, riunioni con i genitori
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documentazione alle pareti e documentazione inviata alle famiglie
Condivisione reciproca, ascolto (colloqui in presenza) e trasparenza
comunicazione e scambio di informazioni; collaborazione e sostegno reciproco; apportare le proprie risorse; suddivisione dei ruoli e
compiti in vista di un obiettivo comune
PTOF
Linee guida o-3
Linee di indirizzo 3-6
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Progetto pedagogico
Video open day
Esperienze progettuali-educative
Identità dal lat. tardo identĭtas -atis, der. di idem ‘medesimo’
identità, espressione, introdotta originariamente dal filosofo inglese J. Locke (1632-1704),
per designare la consapevolezza di un ente razionale di essere sempre il medesimo e
distinto da tutti gli altri; la coscienza, anche collettiva, della propria specificità.
Identità sociale: ruoli, appartenenze e posizionamenti che i servizi hanno nella rete dei
servizi (servizi educativi, servizi sociali; servizi sanitari).
Il consolidamento identitario di un servizio rivela il grado di
consapevolezza che ha un organismo/ente nel presentarsi sempre con
azioni coerenti con le proprie premesse (consapevolezza di sé) anche se
cambiano le condizioni contestuali e le domande/richieste che
provengono dall’esterno.
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conosciamo e come pensiamo che avvenga il processo di
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SISTEMI VIVENTI
Modelli epistemologici di educazione
eco-inclusiva-sociale
(Bateson, 1979; Von Foerster, 1987 Maturana e Varela, 2001 Morin, 2007; Fornasa, 2003)
premessa epistemologica
1) la conoscenza è un processo di attiva costruzione della realtà;
2) l’apprendimento è un processo non totalmente prevedibile a priori che si origina dalle
differenze;
3) in questo senso, le differenze rappresentano un valore evolutivo da sostenere;
conoscere è un processo di attiva costruzione
della realtà
La realtà è costruita attraverso azioni culturalmente
definite
L’apprendimento è un processo non totalmente prevedibile
a priori che si origina dalle differenze
Gli apprendimenti, nei sistemi viventi nascono da disequilibri, perturbazioni e errori (Piaget, 1936) e non si può stabilire
a priori come si modificherà un sistema in seguito ad una perturbazione (Von Foerster, 1986).
Perciò nessun sistema può essere istruito dall’esterno ma solo perturbato, affinché si generi apprendimento.
Da differenza come “distanza dalla norma”
a differenza come "valorizzazione delle biografie"
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da sostenere
CONDIZIONE DI
DIFFICOLTÁ
MODALITÁ DI
INTERVENTO
COMPENSATIVA
/INTEGRATIVA
MODALITÁ DI
INTERVENTO
INCLUSIVA
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Gruppo di lavoro/ collegialità
Il gruppo di lavoro è il luogo preferenziale dove sviluppare una solida identità di gruppo attraverso il continuo
confronto polifonico tra colleghe, l’incrocio di sguardi, il confronto aperto orientato a esplorare le nuove domande
educative che quotidianamente i servizi propongono.
È il luogo della progettazione educativa all’interno del quale, anche grazie al supporto degli strumenti di
documentazione osservativa, il gruppo elabora strategie, apporta modifiche ai percorsi elaborati, individua nuove
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appartenenza e a loro volta questi incidono sull’evoluzione del processo dell’intervento che prende corpo nel rapporto tra utente e operatore
Rileggere le competenze
tecniche, organizzative, comunicative e procedurali,
attraverso la lente e-co-evolutivo-inclusiva
comporta strutturare interventi che:
Accolgono e inquadrino la caratteristiche peculiari (specificità) e la fase in cui si trova una famiglia;
Siano orientati a riconoscere le competenze familiari (anche se parziali);
Sono finalizzati ad attivare le risorse genitoriali (non sopperendo alla loro mancanza);
Analizzino attentamente la relazione che l’operatore, attraverso il proprio intervento, struttura con la famiglia;
COMUNICAZIONE
VERSO TERZI
(FAMIGLIE,
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ECC)
INTERNA AI
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LAVORO
COMUNICAZIONE INTERNA AI GDL
SCAMBIO COMUNICATIVO
CHE ATTIENE AD UNA
METODOLOGIA
PROGETTUALE, ORIENTATA
ALL’ ESPLORAZIONE
SISTEMATIVA DI STRATEGIE
EDUCATIVE NEI CONTESTI
Approcci dialogici nei
contesti educativi:
dialogare a partire dalle
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Le persone nascono con la capacità di rispondere e di invitare delle risposte (Trevarthen
2011)
Ogni enunciazione e gesto è un invito a delle risposte.
Essere sentiti/ascoltati e ricevere delle risposte sono un bisogno umano fondamentale
“Essere ascoltati è già in sé una relazione dialogica” (Bakhtin, 1986)
“I dialoghi non sono solo le parole; le persone si armonizzano gli uni agli altri attraverso il
corpo; le emozioni sono ”contagiose”
Proteggendo le nostre relazioni–
ostacoliamo le possibilità di azione
E se finalmente scoppierò nel dirla, le nostre relazioni saranno
troncate!
Se non parlo della mia
preoccupazione, i problemi
cresceranno
E le nostre relazioni saranno
interrotte
Se parlo della mia
preoccupazione la persona
potrebbe sentirsi ferita/offesa
Ed io potrei essere vista come
inadeguata
E la nostra relazione potrebbe
interrompersi
Posizioni e prospettive uniche – persone uniche-l’alterità
Ogni persona occupa un posto unico nella sua rete di relazioni. Ogni punto di vista è unico e
differente – nessuno può essere esattamente occupare lo stesso posto (John Shotter 1993)
Ogni prospettiva è unica e differente, ogni persona vede il mondo dal suo punto di vista unico
nel suo mondo (Bourdieu, 1984 ) non libero dagli altri – dalla loro posizione unica che
consente un punto di vista unico
L'altro (nella sua unicità) è sempre di più di ciò che tu possa mai cogliere. È questa
estraneità, differenza, alterità che rende necessario, possibile il dialogo (Emmanuel Lévinas
2004)
La sfida della dialogicità è di generare e favorire uno spazio in cui sentirsi ascoltati, ricevere
delle risposte perfino nelle situazioni che preoccupano
Occuparsi delle preoccupazioni
E’ importante – ed è certamente un dovere etico – frenare un’evoluzione allarmante. Le
situazioni preoccupanti sono da portare sotto controllo.
Tuttavia c’è sempre la tentazione di prendere una scorciatoia – cercando di controllare
come pensano e agiscono gli altri ; – ”se solo l'altro/i potessero vedere la situazione così
com'è/ come ogni persona sensibile farebbe/ come I migliori saperi professionali indicano
... (in altre parole: il modo in cui vedo io ) ... le cose prenderebbero la giusta direzione
In ogni caso far sì che l'altro veda come vedo io è impossibile; non c'è da meravigliarsi che
questo tentativo di raggiungere la stessa visione sia stremante.
Comunicazione verso «terzi»
Principi per una relazione “cooperativa»
tra servizi educativi e famiglie
(R. Prott 2016)
Strumenti per costruire identità
Strumenti di
documentazione
osservativa
Strumenti di rappresentazione
dei percorsi progettuali
(mappe progettuali)
Documentazioni progettuali
rivolte alle famiglie
Pannelli documentativi
Video di documentazione progettuale
Diario giornaliero/settimanale
Mappe progettuali
Spazi, materiali, tempi e relazioni
Gli spazi interni e all’aperto, gli arredi, la scelta e la disposizione dei materiali orientano adulti e
bambini e rendono possibili l’acquisizione di comportamenti sociali/civici positivi, l’esplorazione,
la scoperta, il gioco, le attività collaborative, la concentrazione, l’intimità. L’ambiente fisico va
consapevolmente progettato e utilizzato per le ricadute educative che ha sulle condotte infantili
in considerazione della sua configurazione (ampiezza, rapporto con altri spazi, apertura-
chiusura), per il significato sociale in esso incorporato (attività prevalenti, accessibilità, regole di
comportamento ammesse...), per le molteplici tipologie di esperienze che vengono rese
possibili (gioco, gioco simbolico, narrazione…) e per le qualità culturali che lo contrassegnano.
(Linee pedagogiche, pag 23)
È La profonda consapevolezza da parte degli adulti dei bisogni e delle
competenze reali dei bambini che guida la scelta dei materiali degli oggetti e degli
strumenti
Quanti materiali sono a disposizione dei bambini affinché possano fare da soli?
Istituzione del sistema integrato di educazione
e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, a
norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera
e), della legge 13 luglio 2015, n. 107.
(17G00073)
DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 65
Il Sistema integrato di educazione e di istruzione
«Alle bambine e ai bambini, dalla nascita fino ai sei anni,
per sviluppare potenzialita' di relazione, autonomia,
creativita', apprendimento, in un adeguato contesto
affettivo, ludico e cognitivo, sono garantite pari opportunita'
di educazione e di istruzione, di cura, di relazione e di
gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali,
economiche, etniche e culturali»
Il Sistema integrato di educazione e di
istruzione
a) promuove la continuita' del percorso educativo e scolastico, con
particolare riferimento al primo ciclo di istruzione, sostenendo lo sviluppo
delle bambine e dei bambini in un processo unitario, in cui le diverse
articolazioni del Sistema integrato di educazione e di istruzione
collaborano attraverso attivita' di progettazione, di coordinamento e di
formazione comuni;
Il Sistema integrato di educazione e di
istruzione
b) concorre a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e
relazionali e favorisce l'inclusione di tutte le bambine e di
tutti i bambini attraverso interventi personalizzati e
un'adeguata organizzazione degli spazi e delle attivita';
Il Sistema integrato di educazione e di
istruzione
c) accoglie le bambine e i bambini con disabilita' certificata
ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nel rispetto
della vigente normativa in materia di inclusione scolastica;
d) rispetta e accoglie le diversita' ai sensi dell'articolo 3
della Costituzione della Repubblica italiana;
Il Sistema integrato di educazione e di
istruzione
e) sostiene la primaria funzione educativa delle famiglie,
anche attraverso organismi di rappresentanza,
favorendone il coinvolgimento, nell'ambito della comunità
educativa e scolastica;
f) favorisce la conciliazione tra i tempi e le tipologie di
lavoro dei genitori e la cura delle bambine e dei bambini,
con particolare attenzione alle famiglie monoparentali;
Il Sistema integrato di educazione e di
istruzione
g) promuove la qualita' dell'offerta educativa
avvalendosi di personale educativo e docente con
qualificazione universitaria e attraverso la formazione
continua in servizio, la dimensione collegiale del lavoro
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Chiari Lei_ Il concetto di servizio educativo

  • 1. Il concetto di servizio educativo: mission, valori, immagini e percezioni Cristina Chiari, Psicologa dello sviluppo e psicoterapeuta Coordinatore pedagogico Servizi 0_3_6
  • 2. G1-Aspettative, bisogni, problematiche relativi al tema Abbiamo una visione comune di servizio educativo? Come potersi sentire veramente gruppo, come affrontare scelte insieme in accordo e come risolvere i conflitti. Rispetto al servizio nido+infanzia mi viene da pensare che l'identità possa essere data da un obiettivo comune, percepito all'interno e comunicato all'esterno. Quale... come si trova? andare verso la stessa identità di servizio educativo, strumenti per migliorare la comunicazione all'interno del gruppo come riuscire a conciliare i bisogni del servizio con quelli delle famiglie in modo costruttivo andare verso la stessa identità di servizio educativo, strumenti per migliorare la comunicazione all'interno del gruppo come riuscire a creare una visione organizzativa coerente a largo spettro per non perdere credibilità? come riuscire a portare fuori dal servizio i valori del servizio in questo momento di isolamento cosa può e cosa deve tenere unito un gruppo di lavoro? ritengo che una condivisione di lavoro di programma sia fondamentale ma ancor prima vi deve essere armonia nel team e dedizione Come si può migliorare il servizio e far rispettare le regole nei servizi Come far sopravvivere e valorizzare la specificità della scuola dell'infanzia, con le sue normative e il suo impianto pedagogico all'interno del sistema 0/6, senza che sia 'fagocitata' dal nido? Hai ri
  • 3. Concetto di servizio educativo mission valori immagini percezioni identità SCELTE, esperienze educative
  • 4. Identità del servizio Descrivi cos’è l’identità di un servizio educativo dal tuo punto di vista; Quali sono gli strumenti utilizzati nel tuo servizio per lavorare sul tema dell’identità?
  • 5. G1-Cos’è l’identità di un servizio educativo Secondo me il mio servizio educativo ha come identità:l'autonomia, la cura ed accoglienza dei bambini e dei genitori. Se penso al servizio dove lavoro ritengo che la nostra identità sia data principalmente dall'intreccio tra la storia del servizio stesso (come e quando è nato, la metodologia che l'ha caratterizzato...) e il territorio dove si trova, quindi quella che chiamiamo continuità orizzontale Identità del servizio: una scuola che si basa sulla centralità del bambino e dei suoi bisogni e che condivide apertamente il progetto educativo con le famiglie progetto educativo; ambiente interno (struttura) ed esterno (quartiere); tipologia di utenza; storia del percorso del personale impiegato; regole condivise; intrecci esperienziali accostarsi alle famiglie nel guidare i bambini a crescere come persone; consolidare l' identità cioè imparate a stare bene e a sentirsi sicuri nell' affrontare nuove esperienze in un ambiente sociale allargato che vuol dire imparare a conoscersi e sopratutto a sentirsi riconosciuti Il mio servizio educativo ha come identità, ricevere e accogliere bambini e famiglie facendole sentire parte integrante della scuola Accoglienza verso l'altro ed essere flessibili (compromesso tra le "vecchie" regole e le richieste/bisogni) identità di un servizio educativo: per me è data dalla collaborazione tra più identità individuali (professionali e personali) per la realizzazione di un obiettivo comune
  • 6. G1-Quali sono gli strumenti per creare identità Riunioni con colleghe, riunioni con i genitori Incontri di coordinamento documentazione alle pareti e documentazione inviata alle famiglie Condivisione reciproca, ascolto (colloqui in presenza) e trasparenza comunicazione e scambio di informazioni; collaborazione e sostegno reciproco; apportare le proprie risorse; suddivisione dei ruoli e compiti in vista di un obiettivo comune PTOF Linee guida o-3 Linee di indirizzo 3-6 Linee guida 0-6 Progetto pedagogico Video open day Esperienze progettuali-educative
  • 7. Identità dal lat. tardo identĭtas -atis, der. di idem ‘medesimo’ identità, espressione, introdotta originariamente dal filosofo inglese J. Locke (1632-1704), per designare la consapevolezza di un ente razionale di essere sempre il medesimo e distinto da tutti gli altri; la coscienza, anche collettiva, della propria specificità. Identità sociale: ruoli, appartenenze e posizionamenti che i servizi hanno nella rete dei servizi (servizi educativi, servizi sociali; servizi sanitari). Il consolidamento identitario di un servizio rivela il grado di consapevolezza che ha un organismo/ente nel presentarsi sempre con azioni coerenti con le proprie premesse (consapevolezza di sé) anche se cambiano le condizioni contestuali e le domande/richieste che provengono dall’esterno.
  • 8. Strumenti per costruire identità Quality frame europeo formazione Gruppo di lavoro/collegialità Linee guida pedagogiche Nazionali e Regionali; Carta dei servizi dell’ente; Progetto pedagogico del servizio Strategie di comunicazione Autovalutazione Strumenti di documentazione
  • 9. Costruzione, condivisione e conoscenza di un documento in cui sono dichiarate le linee teorico/epistemologiche che definiscono le pratiche educative della quotidianità Strumenti per costruire identità Quality frame europeo; Linee guida pedagogiche Nazionali e Regionali; Progetto pedagogico del servizio; Carta dei servizi dell’ente;
  • 10. Quando parliamo di un s/oggetto è necessario chiederci come lo conosciamo e come pensiamo che avvenga il processo di conoscenza
  • 11. Pensare le persone, i servizi e le comunità come SISTEMI VIVENTI Modelli epistemologici di educazione eco-inclusiva-sociale (Bateson, 1979; Von Foerster, 1987 Maturana e Varela, 2001 Morin, 2007; Fornasa, 2003) premessa epistemologica 1) la conoscenza è un processo di attiva costruzione della realtà; 2) l’apprendimento è un processo non totalmente prevedibile a priori che si origina dalle differenze; 3) in questo senso, le differenze rappresentano un valore evolutivo da sostenere;
  • 12. conoscere è un processo di attiva costruzione della realtà
  • 13. La realtà è costruita attraverso azioni culturalmente definite
  • 14. L’apprendimento è un processo non totalmente prevedibile a priori che si origina dalle differenze Gli apprendimenti, nei sistemi viventi nascono da disequilibri, perturbazioni e errori (Piaget, 1936) e non si può stabilire a priori come si modificherà un sistema in seguito ad una perturbazione (Von Foerster, 1986). Perciò nessun sistema può essere istruito dall’esterno ma solo perturbato, affinché si generi apprendimento.
  • 15. Da differenza come “distanza dalla norma” a differenza come "valorizzazione delle biografie" le differenze rappresentano un valore evolutivo da sostenere
  • 16. CONDIZIONE DI DIFFICOLTÁ MODALITÁ DI INTERVENTO COMPENSATIVA /INTEGRATIVA MODALITÁ DI INTERVENTO INCLUSIVA Roberto Medeghini, Sassuolo 2016
  • 17. Gruppo di lavoro/ collegialità Il gruppo di lavoro è il luogo preferenziale dove sviluppare una solida identità di gruppo attraverso il continuo confronto polifonico tra colleghe, l’incrocio di sguardi, il confronto aperto orientato a esplorare le nuove domande educative che quotidianamente i servizi propongono. È il luogo della progettazione educativa all’interno del quale, anche grazie al supporto degli strumenti di documentazione osservativa, il gruppo elabora strategie, apporta modifiche ai percorsi elaborati, individua nuove piste di lavoro. È il luogo dove l’identità del gruppo di lavoro si consolida mentre si trasforma
  • 18. Modelli di comunicazione tra servizi educativi e famiglie di tipo “eco-evolutivo-inclusivo” Operatori del Servizio educativo Bambini Famiglie INTERVENTO EDUCATIVO AUTO-OSSERVAZIONE DELLE MODALITA’ DI ORGANIZZAZIONE/ INTERVENTO E DEI SUOI EFFETTI SU TUTTI GLI ATTORI COINVOLTI Gli accadimenti che avvengono all’interno della relazione fra gli operatori e un utente attivano processi all’interno del rapporto tra quest’ultimo e il suo sistema significativo di appartenenza e a loro volta questi incidono sull’evoluzione del processo dell’intervento che prende corpo nel rapporto tra utente e operatore
  • 19. Rileggere le competenze tecniche, organizzative, comunicative e procedurali, attraverso la lente e-co-evolutivo-inclusiva comporta strutturare interventi che: Accolgono e inquadrino la caratteristiche peculiari (specificità) e la fase in cui si trova una famiglia; Siano orientati a riconoscere le competenze familiari (anche se parziali); Sono finalizzati ad attivare le risorse genitoriali (non sopperendo alla loro mancanza); Analizzino attentamente la relazione che l’operatore, attraverso il proprio intervento, struttura con la famiglia;
  • 21. COMUNICAZIONE INTERNA AI GDL SCAMBIO COMUNICATIVO CHE ATTIENE AD UNA METODOLOGIA PROGETTUALE, ORIENTATA ALL’ ESPLORAZIONE SISTEMATIVA DI STRATEGIE EDUCATIVE NEI CONTESTI Approcci dialogici nei contesti educativi: dialogare a partire dalle preoccupazioni
  • 22. Perché formarsi sui dialoghi? Le persone nascono con la capacità di rispondere e di invitare delle risposte (Trevarthen 2011) Ogni enunciazione e gesto è un invito a delle risposte. Essere sentiti/ascoltati e ricevere delle risposte sono un bisogno umano fondamentale “Essere ascoltati è già in sé una relazione dialogica” (Bakhtin, 1986) “I dialoghi non sono solo le parole; le persone si armonizzano gli uni agli altri attraverso il corpo; le emozioni sono ”contagiose”
  • 23. Proteggendo le nostre relazioni– ostacoliamo le possibilità di azione E se finalmente scoppierò nel dirla, le nostre relazioni saranno troncate! Se non parlo della mia preoccupazione, i problemi cresceranno E le nostre relazioni saranno interrotte Se parlo della mia preoccupazione la persona potrebbe sentirsi ferita/offesa Ed io potrei essere vista come inadeguata E la nostra relazione potrebbe interrompersi
  • 24. Posizioni e prospettive uniche – persone uniche-l’alterità Ogni persona occupa un posto unico nella sua rete di relazioni. Ogni punto di vista è unico e differente – nessuno può essere esattamente occupare lo stesso posto (John Shotter 1993) Ogni prospettiva è unica e differente, ogni persona vede il mondo dal suo punto di vista unico nel suo mondo (Bourdieu, 1984 ) non libero dagli altri – dalla loro posizione unica che consente un punto di vista unico L'altro (nella sua unicità) è sempre di più di ciò che tu possa mai cogliere. È questa estraneità, differenza, alterità che rende necessario, possibile il dialogo (Emmanuel Lévinas 2004) La sfida della dialogicità è di generare e favorire uno spazio in cui sentirsi ascoltati, ricevere delle risposte perfino nelle situazioni che preoccupano
  • 25. Occuparsi delle preoccupazioni E’ importante – ed è certamente un dovere etico – frenare un’evoluzione allarmante. Le situazioni preoccupanti sono da portare sotto controllo. Tuttavia c’è sempre la tentazione di prendere una scorciatoia – cercando di controllare come pensano e agiscono gli altri ; – ”se solo l'altro/i potessero vedere la situazione così com'è/ come ogni persona sensibile farebbe/ come I migliori saperi professionali indicano ... (in altre parole: il modo in cui vedo io ) ... le cose prenderebbero la giusta direzione In ogni caso far sì che l'altro veda come vedo io è impossibile; non c'è da meravigliarsi che questo tentativo di raggiungere la stessa visione sia stremante.
  • 26. Comunicazione verso «terzi» Principi per una relazione “cooperativa» tra servizi educativi e famiglie (R. Prott 2016)
  • 27. Strumenti per costruire identità Strumenti di documentazione osservativa Strumenti di rappresentazione dei percorsi progettuali (mappe progettuali) Documentazioni progettuali rivolte alle famiglie Pannelli documentativi Video di documentazione progettuale Diario giornaliero/settimanale
  • 29. Spazi, materiali, tempi e relazioni Gli spazi interni e all’aperto, gli arredi, la scelta e la disposizione dei materiali orientano adulti e bambini e rendono possibili l’acquisizione di comportamenti sociali/civici positivi, l’esplorazione, la scoperta, il gioco, le attività collaborative, la concentrazione, l’intimità. L’ambiente fisico va consapevolmente progettato e utilizzato per le ricadute educative che ha sulle condotte infantili in considerazione della sua configurazione (ampiezza, rapporto con altri spazi, apertura- chiusura), per il significato sociale in esso incorporato (attività prevalenti, accessibilità, regole di comportamento ammesse...), per le molteplici tipologie di esperienze che vengono rese possibili (gioco, gioco simbolico, narrazione…) e per le qualità culturali che lo contrassegnano. (Linee pedagogiche, pag 23)
  • 30. È La profonda consapevolezza da parte degli adulti dei bisogni e delle competenze reali dei bambini che guida la scelta dei materiali degli oggetti e degli strumenti Quanti materiali sono a disposizione dei bambini affinché possano fare da soli?
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  • 39. Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera e), della legge 13 luglio 2015, n. 107. (17G00073) DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, n. 65
  • 40. Il Sistema integrato di educazione e di istruzione «Alle bambine e ai bambini, dalla nascita fino ai sei anni, per sviluppare potenzialita' di relazione, autonomia, creativita', apprendimento, in un adeguato contesto affettivo, ludico e cognitivo, sono garantite pari opportunita' di educazione e di istruzione, di cura, di relazione e di gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali»
  • 41. Il Sistema integrato di educazione e di istruzione a) promuove la continuita' del percorso educativo e scolastico, con particolare riferimento al primo ciclo di istruzione, sostenendo lo sviluppo delle bambine e dei bambini in un processo unitario, in cui le diverse articolazioni del Sistema integrato di educazione e di istruzione collaborano attraverso attivita' di progettazione, di coordinamento e di formazione comuni;
  • 42. Il Sistema integrato di educazione e di istruzione b) concorre a ridurre gli svantaggi culturali, sociali e relazionali e favorisce l'inclusione di tutte le bambine e di tutti i bambini attraverso interventi personalizzati e un'adeguata organizzazione degli spazi e delle attivita';
  • 43. Il Sistema integrato di educazione e di istruzione c) accoglie le bambine e i bambini con disabilita' certificata ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nel rispetto della vigente normativa in materia di inclusione scolastica; d) rispetta e accoglie le diversita' ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana;
  • 44. Il Sistema integrato di educazione e di istruzione e) sostiene la primaria funzione educativa delle famiglie, anche attraverso organismi di rappresentanza, favorendone il coinvolgimento, nell'ambito della comunità educativa e scolastica; f) favorisce la conciliazione tra i tempi e le tipologie di lavoro dei genitori e la cura delle bambine e dei bambini, con particolare attenzione alle famiglie monoparentali;
  • 45. Il Sistema integrato di educazione e di istruzione g) promuove la qualita' dell'offerta educativa avvalendosi di personale educativo e docente con qualificazione universitaria e attraverso la formazione continua in servizio, la dimensione collegiale del lavoro e il coordinamento pedagogico territoriale.

Editor's Notes

  1. Il profilo del viso o la visione frontale sono contemporaneamente presenti nella stessa immagine. Per essere definire quale delle due prediligere scegliamo di dare peso a certi elementi dello sfondo invece che altri. La stessa immagine contiene informazioni differenti, dipende cosa scegliamo di valorizzare in quel momento. La percezione è quindi un atto di costruzione della realtà che ci circonda, gli esseri umani percepiscono attraverso la loro connessione (relazione direbbe Bateson) con il mondo che li circonda. Diventa allora importante il contesto come cum textus = insieme della trama delle relazioni piuttosto che come idea di setting. VALENZA DIMENSIONE CONTESTUALE, AVERE CHIARA LA DIMENSIONE DEL CONTESTO ES. bimbo deviante visto dalla famiglia e da un servizio in modo diverso. Non esiste la verità ma la contemporaneità delle due dimensioni.
  2. Quello sguardo e quelle scelte sono il frutto di una storia esperienziale delle persone che si sviluppano all’interno di un contesto comunitario e culturale che pone l’accento più su alcuni aspetti che su altri  ciò determina l’attivazione inconscia di schemi e repertori di comportamento completamente differenti di fronte ad uno stesso oggetto
  3. Gli studi di Psicologia dello sviluppo che hanno indagato i processi di apprendimento, da i grandi classici come Piaget e Vygotskiy fino alle più recenti teorizzazioni (Goleman) hanno messo in evidenza dei modelli di conoscenza che non procedono per via sommatoria ma attraverso continue rivoluzioni provocate da disequilibri ed errori (es sistemi motori). Abbiamo capito che gli esseri umani sono macchine non banali (non totalmente prevedibile a priori) e quindi non funziona più il modello computazionale della scatola nera INPUT/OUTPUT . Non si apprende tramite ISTRUZIONI ma solo attraverso PERTURBAZIONI che generano cambiamenti non totalmente prevedibile a priori. Ogni sistema vivente è quindi il frutto delle proprie esperienze pregresse piuttosto che di una programmazione pre-definita da tappe evolutive uguali per tutti. Per questo motivo diventa fondamentale assumere come centrale il concetto di DIFFERENZA
  4. I disability studies, a partire dalla metà degli anni ’80, hanno contribuito a modificare il concetto di differenza introducendo l’idea che in un’ottica abilista essa viene vista come «distanza dalla norma» a cui, chi è carente, deve adattarsi. Ma se i meccanismi di apprendimento descritti in precedenza evidenziano come apprendiamo, cresciamo, ci adattiamo ognuno in modo differente allora per valorizzare le differenze è necessario introdurre un paradigma che è più centrato sulla possibilità di costruire contesti socio-educativi attenti a rimuovere le barriere che impediscono l’apprendimento e offrire opportunità differenziate per tutti gli utenti (ad esempio compiti differenziati per gruppi di alunni di in una classe, attività differenziate per sottogruppi nei GET, ecc). Descrivere vignetta
  5. Ognuno dei concetti declinati ha bisogno di un confronto intra-gruppo educativo per assumere un posizionamento chiaro come GDL e inter-gruppo Tutte le volte che si chiede di
  6. Su questo punto: attivare una modalità di confronto su quello che fanno insieme tra i due segmenti ora? Su cosa vi sentite sistema integrato già ora?
  7. Riprendere i concetti di educazione inclusiva e di approccio educativo inclusivo
  8. Approccio coevolutivo nella quotidianità
  9. Come progettate la formazione continua?