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PROGRAMMA DI FORMAZIONE PER IL 
MIGLIORAMENTO DELL’INCLUSIONE 
SCOLASTICA DI BAMBINI E ADOLESCENTI CON 
DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO 
4° incontro: i comportamenti problema 
Susanna Villa 
IRCCS E. Medea – Associazione La Nostra Famiglia Conegliano
Comunicazione e interazione 
• La comunicazione avviene quando una persona manda 
un messaggio ad un’altra persona. 
• Si può mandare un messaggio in molti modi 
• Si può mandare un messaggio per diverse ragioni 
• Si parla di interazione quando voi e il bambino fate 
qualcosa insieme e uno risponde all’altro. Questa è la 
base della comunicazione a due vie. Ogni volta che voi e 
il bambino interagite create una relazione che fa partire la 
comunicazione.
I comportamenti problema non sono 
un’eccezione 
• L’Autismo e i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo sono caratterizzati da 
difficoltà nello sviluppo della comunicazione, dell’interazione e del 
repertorio di interessi 
• A queste caratteristiche nucleari si associano, nella maggior parte dei 
casi, altre difficoltà: iperattività, turbe neuropsicologiche, ipo e iper-sensibilità 
sensoriali, difficoltà nella regolazione dell’umore, disturbi 
del sonno, disturbi organici (es: epilessia) 
• È normale che ci siano dei problemi nella relazione di adattamento fra 
questi tipo di organismo e le richieste ambientali 
• Le difficoltà nella relazione di adattamento facilmete si organizzano in 
problemi comportamentali
Schopler E., Mesibov G. (eds) “Behavioral Issues in 
Autism” Austin: Pro-Ed 1994, pag3 
“The behavior difficulties in Autism are not easy to 
characterize or describe. They can simply humorous and 
trivial deviation from we generally expect to see in other, 
such as enjoing the click of an automobile turn signal or 
loving to watch the rhythm of a garbage truck picking up 
its cargo. Characteristic behavior also can be more 
extreme – even devasting - such as the self-injurious 
desctructive behaviors that sometimes dominate the lives 
of these children and their families. Between these two 
extremes are a wide range of behavior problem that 
emerge from frustration over problem with 
communivation, interactions, and understanding.”
Le premesse 
• Una delle principali richieste di aiuto da parte delle 
famiglie delle persone con autismo riguarda la gestione 
dei comportamenti problematici 
• Da parte dei professionisti vi è la consapevolezza che la 
maggior parte dei comportamenti problematici trova la sua 
origine nelle limitazioni tipiche dell’autismo, cioè deficit 
nella comprensione sociale, nella comunicazione e nel 
repertorio di abilità, così come nelle condizioni 
psicopatologiche associate 
Micheli & Villa, 2000
L’intervento sui comportamenti problema 
presenti nelle persone con autismo 
• E’ opportuno far riferimento a ciò che viene 
definito “the culture of autism”, vale a dire la 
conoscenza e l’attenzione per le peculiari 
caratteristiche di funzionamento tipiche delle 
persone colpite da questo disturbo 
G. Mesibov., http:/www.teacch.com
Filosofia TEACCH 
n Conoscenza dell’autismo 
n Importanza della valutazione 
n Collaborazione con le famiglie 
n Favorire lo sviluppo sia con l’insegnamento di nuove abilità sia 
attraverso l’adattamento dell’ambiente verso i deficit della 
patologia 
n Individualizzazione dell’intervento 
n Uso dell’insegnamento strutturato ed altre metodologie educative 
appropriate 
n Metodologia cognitivo-comportamentale (approccio psicoeducativo 
basato sui dati dell’evidenza) 
n Miglioramento delle abilità e accettazione dei deficit (Mesibov: the 
culture of autism. www.teacch.com) 
n Approccio generalista (specificità ≠ iperspecializzazione) 
n Orientamento lungo lo span di vita 
Mesibov et al. “Implementation of TEACCH philosophy”. 
Cohen & Volkmar Handbook of Autism and developmental disorder, 2nd edition; 1997; Wiley: New York
Problemi di 
comportamento 
Difficoltà 
sottostanti
La metafora dell’iceberg 
• I deficit della persona con autismo inducono profonda 
confusione e frustrazione quando si trova ad interagire 
con una realtà esterna che non è adattata alle sue 
caratteristiche di funzionamento 
• A ciò si affiancano altre difficoltà presenti in modo diverso 
per ogni individuo: es. difficoltà intellettive, iperattività, 
ansia, disturbi di tipo sensoriale.
Cosa significa “per me” un disturbo dello spettro 
autistico? 
• Codici diagnostici 
• Difficoltà nella vita quotidiana derivate dalla 
triade 
• Una delle tante forme dell’esistenza umana 
• ecc
Cosa significa per “loro”?
Resoconti autobiografici 
I resoconti autobiografici di persone straordinarie come 
Temple Grandin, Gunilla Gerland, Marc Segar, ecc. ci 
introducono gradualmente in una dimensione in cui, se 
vogliamo capire, dobbiamo spogliarci delle nostre 
rigidità….. 
e andare verso un ampliamento della nostra coscienza, 
provando a guardare attraverso uno sguardo capace di 
cogliere le forme dell’esistenza umana….
Video: A is for Autism 
In questo documentario, trasmesso qualche 
anno fa dall’emittente britannica Ch.4, alcune 
persone autistiche ad alto funzionamento provano 
a descrivere il loro modo di stare all’interno di un 
mondo che non sempre incontra il loro modo di 
funzionare: disturbi sensoriali, ricerca di 
“sameness”, difficoltà nella decodifica del 
linguaggio e dei messaggi sociali si esprimono in 
tutta la loro intensità e danno a noi “neurotipici” 
la sensazione di come sia difficile vivere in un 
mondo che funziona con ritmi e codici differenti.
The culture of autism 
• Oltre ai deficit tipici dell’autismo, possiamo contare su 
alcuni punti di forza, ad esempio la memoria associativa e 
le abilità visuospaziali, che aprono la strada a facilitazioni 
che permettono un adattamento. “The culture of autism” 
intende l’autismo, prima ancora che una malattia, come 
un modo di funzionare che va conosciuto e compreso al 
fine di trovare una coesistenza e, se possibile, una 
comunicazione fra persone che funzionano in modo 
differente.
Alcune basi per un intervento educativo sui 
comportamenti problema (..ma non solo) 
• Valutare accuratamente la persona in modo da 
fornire un intervento educativo basato sulle 
sue abilità, tenendo conto dei suoi punti di 
debolezza 
• Considerare il lavoro sul contesto 
(strutturazione, adattamento e chiarificazione) 
come elemento fondamentale dell’intervento
Importanza della valutazione 
• Quante volte un problema di 
comportamento è la risultante di una 
richiesta prestazionale troppo difficile 
o, al contrario, troppo noiosa? 
• Quante volte un problema di 
comportamento è la risultante del 
fatto che non si è tenuto in debito 
conto alcuni dei punti di debolezza di 
una persona?
Intervento preventivo 
• Fornire occasioni di apprendimento adatte alle 
caratteristiche della persona, congruenti con la 
sua età cronologica e rispettose delle sue 
peculiarità e motivazione 
• Adattare l’ambiente verso chi ha meno capacità di 
adattarsi, (anche se forse questa persona ci ha 
provato per molto tempo e con più costanza di 
noi): chiarezza della struttura, della 
comunicazione, delle proposte; eliminazione 
degli stressors inutili
…in questo modo… 
• Siamo sicuri di aver eliminato ( o almeno affrontato) 
quella parte di comportamenti problema che derivano 
dal “difficile incontro” fra il nostro sistema educativo e 
le caratteristiche della persona con autismo
Il vantaggio: 
Non aver fatto nulla di più, né in termini di tempo né in 
termini di risorse, di quanto viene richiesto per 
l’impostazione del “normale” intervento 
psicoeducativo.
Video: il caso di S. 
S. è un bambino di quasi 11 anni, non verbale, con autismo 
regressivo. E’ in trattamento riabilitativo presso il Centro da molto 
tempo e con varie modalità. Da qualche tempo frequenta il 
“laboratorio psicoeducativo” attivato a Conegliano per i bambini con 
Autismo e DGS. Obiettivo di questo ciclo di trattamento è quello di 
insegnargli alcune abilità da trasferire nei suoi ambienti di vita 
quotidiana. Tutto sta funzionando per il meglio, soprattutto dopo il 
superamento della crisi dovuta al fatto che S. aveva confuso il suo 
inserimento nel laboratorio psicoeducativo con la sua vecchia 
frequenza alla scuola speciale del centro (purtroppo la sua classe era 
in prossimità del laboratorio) … S. sta imparando delle attività 
costruttive utili per lui, congruenti con la sua età…. tutto sembra 
andare per il meglio ma…. 
file://localhost/Users/Susanna/Desktop/video comportamenti problema/ 
simone.VOB
Il caso di S. è un esempio magistrale di lavoro sugli antecedenti del 
comportamento problema: 
Antecedente: voce squillante ed entusiasta usata per esprimere un 
apprezzamento gradito al bambino 
Comportamento: urla e morsi alle mani 
Conseguenza: non c’è stata nessuna conseguenza negativa nei confronti del 
bambino. L’atteggiamento di consolazione da parte dell’educatrice è stato 
ben accolto da parte del bambino. 
La chiarificazione: La comprensione del “trigger”, tramite il colloquio sereno 
con la madre, ha permesso di modificare rapidamente l’antecedente senza 
che ci fosse l’innescarsi di un circolo vizioso di antecedenti-comportamenti-conseguenze 
ad libitum.
La catena A-B-C 
• Sequenze di Antecedenti – comportamento – 
conseguenze, inizialmente flessibili e modificabili, 
possono diventare sequenze fisse di interazione fra 
organismo ed ambiente 
• È possibile riconoscere le sequenze A-B-C e agire su di 
esse…. non si tratta di misconoscere le difficoltà peculiari 
dell’autismo quanto piuttosto di ripulire ciò che è riferibile 
all’autismo da “vizi” di natura ambientale che rischiano di 
strutturare dei comportamenti problema difficilmente 
modificabili
esempio 
• Il piccolo F. è un bambino molto abile dal punto di vista 
delle abilità funzionali ma presenta comportamenti 
problematici (urla, tantrum ecc) che rendono difficile la 
sua gestione. I genitori presentano fra loro un disaccordo 
educativo quindi il bambino è spesso esposto a 
rinforzamento intermittente 
• La storia è molto recente e quindi il comportamento è 
ancora facilmente modificabile con interventi poco intrusivi 
• Nel video: estinzione e rinforzo differenziale 
• file://localhost/Users/Susanna/Desktop/video 
comportamenti problema/filippo.VOB
…ed ora il resto… 
• Un comportamento problema sul quale è 
opportuno intervenire in modo specifico è un 
comportamento che 
- Provoca danneggiamento a sé o ad altre persone 
- Provoca danneggiamento all’ambiente 
- Interferisce con la possibilità di apprendere nuove 
abilità 
- Provoca isolamento sociale alla persona
…ma non solo: 
• Un comportamento problema è ciò che è profondamente 
inappropriato per il livello di sviluppo del bambino e per il 
suo contesto culturale 
• Un comportamento problema è ciò che rappresenta una 
pesante difficoltà per la famiglia
Dalla prevenzione alla gestione 
• Prevenzione: lavoro sugli antecedenti, contesto 
facilitante 
• Gestione: creazione di alleanze educative per 
individuare i comportamenti sui quali intervenire, per 
analizzarne la funzione, per ridurne l’emissione e per 
insegnare comportamenti alternativi
L’intervento sui comportamenti problema 
presenti nelle persone con autismo 
• A partire dagli anni ’80 cambiamento dal modello tipicamente 
comportamentista (antecedente-comportamento-conseguenza) 
verso il modello cognitivo-comportamentale à 
il focus dell’intervento si indirizza verso le cause e non solo 
verso le manifestazioni 
• Verso la fine degli anni ’90 si sviluppa ampiamente il modello 
di cambiamento comportamentale chiamato Positive 
Behavioral Support (1999 Journal of Positive Behavior 
Intervention; 2002 prima conferenza internazionale sul PBS)
Assessment comportamentale 
• L’assessment comportamentale implica la raccolta e 
l’analisi di dati e informazioni allo scopo di individuare e 
descrivere il comportamento bersaglio, identificarne le 
possibili cause, scegliere le appropriate strategie di 
trattamento per modificarlo e valutare i risultati 
dell’intervento 
Martin & Pear, 2000
Comportamento bersaglio 
• Criteri del danno, dell’ostacolo e dello stigma sociale 
• Si affrontano per primi i comportamenti più pericolosi o 
con frequenza più alta 
• Si affronta un comportamento per volta 
• Si insegnano comportamenti alternativi appropriati
Come valutare 
• Le osservazioni occasionali sono un primo punto di 
partenza, sono utili perché consentono di formulare una 
prima ipotesi 
• Definire i comportamenti bersaglio in modo chiaro, 
completo ed in termini misurabili è un prerequisito 
fondamentale per progettare e attuare un programma di 
modificazione comportamentale 
• Valutare bene sia per efficacia dell’intervento sia per 
evitare di intervenire a sproposito rischiando di 
“specializzare” il comportamento problema
Comprendiamo i comportamenti 
problema: forma vs. funzione 
-Forma 
àCome posso classificare il comportamento (nella 
mia prospettiva)? 
- Funzione 
àQual è lo scopo del comportamento (nella 
prospettiva del bambino)?
Come si manifesta un comportamento 
problema (forma) 
Aggressione Collera Non 
collaborazione 
Ritiro 
sociale 
Comp. 
Autolesivi: 
comp. 
ripetitivi 
Altro? 
Colpire 
Graffiare 
Dare calci 
Mordere 
Lanciare 
oggetti 
Pizzicare 
Minacciare 
Urlare 
Piangere 
Gemere 
Imprecare 
Rifiutare di 
collaborare ad 
una richiesta 
Restare passivi 
quando viene 
fatta una 
richiesta 
Giocare 
principalment 
e da soli 
Non 
rispondere ai 
tentativi di 
coinvolgiment 
o nel gioco da 
parte dei 
coetanei 
Graffiarsi 
Mordersi 
Colpirsi 
Dondolarsi 
avanti e 
indietro 
Roteare oggetti 
Conroy, 2004
Funzioni dei comportamenti problema 
• Perché la persona mette in atto questi comportamenti? 
• Qual è lo scopo o l’obiettivo di questi comportamenti?
La valutazione funzionale dei comportamenti 
problema 
• Interviste ai genitori, agli insegnanti/operatori, alla 
persona stessa 
• Compilazione di rating scales (es: ABC, DBC, SIB 
ecc.) 
• Osservazione diretta dei comportamenti nel contesto 
in cui si manifestano (unita all’osservazione dei 
comportamenti appropriati)
Identificare le funzioni del comportamento (1) 
• Valutare le situazioni nei quali il comportamento si 
manifesta: 
- Identificare e descrivere il comportamento 
- identificare quali eventi, persone, situazioni sono 
solitamente associate con il comportamento
Identificare le funzioni del comportamento (2) 
• Identificare l’esito del comportamento 
chiedendosi che cosa la persona ottiene quando 
lo mette in atto: 
q Ottenere qualcosa: 
- attenzione di adulti o coetanei 
- attività, giochi, cibo o altro 
q Evitare qualcosa 
- attenzione di adulti o coetanei 
- attività, giochi, cibo, sensazioni 
q Autostimolazione
Le domande alle quali cercare di rispondere 
• Come si presenta il comportamento (come appare, frequenza, 
durata, intensità) 
• Quali possono essere le ragioni per cui la persona emette 
questo comportamento? 
• Ci sono situazioni/eventi che possono predire il 
comportamento? 
• Quali sono le cose che la persona gradisce o non gradisce? 
• Come la persona è in grado di comunicare ciò che gradisce e 
ciò che non gradisce? 
• Ci sono delle cose non direttamente legate al contesto che 
possono essere collegate al comportamento? (es: una 
malattia)
Intervento pro-attivo 
Una volta descritto il comportamento, definiti i fattori 
collegati al comportamento, e identificate le 
funzioni/esiti del comportamento….. 
Mi posso chiedere: 
1. Cosa posso fare per cambiare il comportamento? 
2. Come posso modificare o cambiare i fattori che 
contribuiscono al comportamento? 
3. Come posso insegnare alla persona ad utilizzare 
dei comportamenti alternativi che rimpiazzano le 
funzioni del comportamento problema
Intervento pro-attivo (dal dire al fare..) 
• Come faccio ad insegnare i comportamenti 
alternativi? 
• Come posso essere sicuro che io non stia 
rinforzando gli esiti del comportamento 
problema? 
• Come posso rinforzare e sostenere i 
comportamenti alternativi in modo che 
rimpiazzino gradualmente le funzioni del 
comportamento problema?
Il primo passaggio: il lavoro sul contesto 
• Massimizzare e ottimizzare la partecipazione 
della persona all’interno dell’ambiente (es: spazi, 
attenzione alla densità e intensità degli stimoli, 
individuale vs. gruppo) 
• Incoraggiare l’efficienza e la collaborazione della 
staff 
• Attività adeguate al livello di sviluppo, all’età e 
alla motivazione
Insegnare comportamenti alternativi 
Scegliere un comportamento alternativo che 
abbia la stessa funzione o scopo del 
comportamento problema 
Scegliere un comportamento alternativo che 
permetta alla persona di raggiungere il suo 
scopo più facilmente e velocemente rispetto 
all’uso del comportamento problematico
Insegnare comportamenti alternativi 
• Insegnare abilità di comunicazione funzionale: 
- per rimpiazzare la necessità di utilizzare il 
comportamento problema per ottenere o evitare 
attenzione, attività o prevedibilità 
- insegnare abilità appropriate per dire “no” o per 
chiedere aiuto 
Carr, 1994 
Carr & Durand, 1985
Insegnare comportamenti alternativi 
• Coerenza fra le aspettative dei vari ambienti educativi 
• Sostenere e rinforzare i comportamenti alternativi: 
- chi? 
- con che frequenza?
Insegnare comportamenti alternativi 
• Per essere sicuri di NON rinforzare i 
comportamenti problema è importante chiedersi: 
- cosa facciamo ora che potrebbe rinforzare i comportamenti 
problema? 
- come possiamo cambiare la nostra risposta al comportamento 
problema nel caso che esso compaia? 
- come possiamo cercare di essere coerenti nelle nostre risposte? 
- come possiamo cercare di rinforzare e sostenere i comportamenti 
alternativi in modo che possano assolvere la funzione che 
precedentemente era assolta dal comportamento problema?
Insegnare comportamenti alternativi 
• Decidete quando volete che la persona utilizzi il 
comportamento alternativo, insegnategli come fare e 
rinforzate questo comportamento fornendo l’esito atteso 
• Se potete, ignorate il comportamento problematico o 
dategli un’attenzione limitata (es: time out)
Gestione della crisi 
• E’ stata necessaria una gestione della crisi? 
- Chi è intervenuto e come? 
- Ci sono stati dei segnali anticipatori? 
- Come si è cercato di interrompere la catena di 
comportamenti problema? 
- In che modo si sono cercati di ridurre i pericoli/ 
danni del comportamento? 
- Altro…
Come sta andando l’insegnamento dei 
comportamenti alternativi? 
• Esiti (aumento, riduzione, modifica, ecc.) 
• Validità sociale (vissuto di accettabilità) 
• Difficoltà delle varie figure 
• Eventuali modifiche dell’intervento
E’ stato scelto un intervento punitivo? 
• Giustificare i motivi che rendono necessario 
questo livello di intervento 
- Timeout 
- Costo della risposta 
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Come sta andando l’intervento punitivo? 
• Esiti (aumento, riduzione, modifica, ecc.) 
• Validità sociale 
• Difficoltà delle varie figure 
• Eventuali modifiche dell’intervento
Lavoro di sviluppo dei contesti 
q Dilatare gli ecosistemi di vita e di relazione 
q Costruire continuità educativa nei vari ecosistemi 
q Espandere gli interventi in un progetto di vita 
q Migliorare la qualità psicoeducativa nei contesti 
attuali (ruolo attivo del soggetto, possibilità di 
scelta/autodeterminazione, prosocialità dei 
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Ianes, Cramerotti, 2002

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Autismo Dr. Villa 6 marzo 2014

  • 1. PROGRAMMA DI FORMAZIONE PER IL MIGLIORAMENTO DELL’INCLUSIONE SCOLASTICA DI BAMBINI E ADOLESCENTI CON DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO 4° incontro: i comportamenti problema Susanna Villa IRCCS E. Medea – Associazione La Nostra Famiglia Conegliano
  • 2. Comunicazione e interazione • La comunicazione avviene quando una persona manda un messaggio ad un’altra persona. • Si può mandare un messaggio in molti modi • Si può mandare un messaggio per diverse ragioni • Si parla di interazione quando voi e il bambino fate qualcosa insieme e uno risponde all’altro. Questa è la base della comunicazione a due vie. Ogni volta che voi e il bambino interagite create una relazione che fa partire la comunicazione.
  • 3. I comportamenti problema non sono un’eccezione • L’Autismo e i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo sono caratterizzati da difficoltà nello sviluppo della comunicazione, dell’interazione e del repertorio di interessi • A queste caratteristiche nucleari si associano, nella maggior parte dei casi, altre difficoltà: iperattività, turbe neuropsicologiche, ipo e iper-sensibilità sensoriali, difficoltà nella regolazione dell’umore, disturbi del sonno, disturbi organici (es: epilessia) • È normale che ci siano dei problemi nella relazione di adattamento fra questi tipo di organismo e le richieste ambientali • Le difficoltà nella relazione di adattamento facilmete si organizzano in problemi comportamentali
  • 4. Schopler E., Mesibov G. (eds) “Behavioral Issues in Autism” Austin: Pro-Ed 1994, pag3 “The behavior difficulties in Autism are not easy to characterize or describe. They can simply humorous and trivial deviation from we generally expect to see in other, such as enjoing the click of an automobile turn signal or loving to watch the rhythm of a garbage truck picking up its cargo. Characteristic behavior also can be more extreme – even devasting - such as the self-injurious desctructive behaviors that sometimes dominate the lives of these children and their families. Between these two extremes are a wide range of behavior problem that emerge from frustration over problem with communivation, interactions, and understanding.”
  • 5. Le premesse • Una delle principali richieste di aiuto da parte delle famiglie delle persone con autismo riguarda la gestione dei comportamenti problematici • Da parte dei professionisti vi è la consapevolezza che la maggior parte dei comportamenti problematici trova la sua origine nelle limitazioni tipiche dell’autismo, cioè deficit nella comprensione sociale, nella comunicazione e nel repertorio di abilità, così come nelle condizioni psicopatologiche associate Micheli & Villa, 2000
  • 6. L’intervento sui comportamenti problema presenti nelle persone con autismo • E’ opportuno far riferimento a ciò che viene definito “the culture of autism”, vale a dire la conoscenza e l’attenzione per le peculiari caratteristiche di funzionamento tipiche delle persone colpite da questo disturbo G. Mesibov., http:/www.teacch.com
  • 7. Filosofia TEACCH n Conoscenza dell’autismo n Importanza della valutazione n Collaborazione con le famiglie n Favorire lo sviluppo sia con l’insegnamento di nuove abilità sia attraverso l’adattamento dell’ambiente verso i deficit della patologia n Individualizzazione dell’intervento n Uso dell’insegnamento strutturato ed altre metodologie educative appropriate n Metodologia cognitivo-comportamentale (approccio psicoeducativo basato sui dati dell’evidenza) n Miglioramento delle abilità e accettazione dei deficit (Mesibov: the culture of autism. www.teacch.com) n Approccio generalista (specificità ≠ iperspecializzazione) n Orientamento lungo lo span di vita Mesibov et al. “Implementation of TEACCH philosophy”. Cohen & Volkmar Handbook of Autism and developmental disorder, 2nd edition; 1997; Wiley: New York
  • 8. Problemi di comportamento Difficoltà sottostanti
  • 9. La metafora dell’iceberg • I deficit della persona con autismo inducono profonda confusione e frustrazione quando si trova ad interagire con una realtà esterna che non è adattata alle sue caratteristiche di funzionamento • A ciò si affiancano altre difficoltà presenti in modo diverso per ogni individuo: es. difficoltà intellettive, iperattività, ansia, disturbi di tipo sensoriale.
  • 10. Cosa significa “per me” un disturbo dello spettro autistico? • Codici diagnostici • Difficoltà nella vita quotidiana derivate dalla triade • Una delle tante forme dell’esistenza umana • ecc
  • 11. Cosa significa per “loro”?
  • 12. Resoconti autobiografici I resoconti autobiografici di persone straordinarie come Temple Grandin, Gunilla Gerland, Marc Segar, ecc. ci introducono gradualmente in una dimensione in cui, se vogliamo capire, dobbiamo spogliarci delle nostre rigidità….. e andare verso un ampliamento della nostra coscienza, provando a guardare attraverso uno sguardo capace di cogliere le forme dell’esistenza umana….
  • 13. Video: A is for Autism In questo documentario, trasmesso qualche anno fa dall’emittente britannica Ch.4, alcune persone autistiche ad alto funzionamento provano a descrivere il loro modo di stare all’interno di un mondo che non sempre incontra il loro modo di funzionare: disturbi sensoriali, ricerca di “sameness”, difficoltà nella decodifica del linguaggio e dei messaggi sociali si esprimono in tutta la loro intensità e danno a noi “neurotipici” la sensazione di come sia difficile vivere in un mondo che funziona con ritmi e codici differenti.
  • 14. The culture of autism • Oltre ai deficit tipici dell’autismo, possiamo contare su alcuni punti di forza, ad esempio la memoria associativa e le abilità visuospaziali, che aprono la strada a facilitazioni che permettono un adattamento. “The culture of autism” intende l’autismo, prima ancora che una malattia, come un modo di funzionare che va conosciuto e compreso al fine di trovare una coesistenza e, se possibile, una comunicazione fra persone che funzionano in modo differente.
  • 15. Alcune basi per un intervento educativo sui comportamenti problema (..ma non solo) • Valutare accuratamente la persona in modo da fornire un intervento educativo basato sulle sue abilità, tenendo conto dei suoi punti di debolezza • Considerare il lavoro sul contesto (strutturazione, adattamento e chiarificazione) come elemento fondamentale dell’intervento
  • 16. Importanza della valutazione • Quante volte un problema di comportamento è la risultante di una richiesta prestazionale troppo difficile o, al contrario, troppo noiosa? • Quante volte un problema di comportamento è la risultante del fatto che non si è tenuto in debito conto alcuni dei punti di debolezza di una persona?
  • 17. Intervento preventivo • Fornire occasioni di apprendimento adatte alle caratteristiche della persona, congruenti con la sua età cronologica e rispettose delle sue peculiarità e motivazione • Adattare l’ambiente verso chi ha meno capacità di adattarsi, (anche se forse questa persona ci ha provato per molto tempo e con più costanza di noi): chiarezza della struttura, della comunicazione, delle proposte; eliminazione degli stressors inutili
  • 18. …in questo modo… • Siamo sicuri di aver eliminato ( o almeno affrontato) quella parte di comportamenti problema che derivano dal “difficile incontro” fra il nostro sistema educativo e le caratteristiche della persona con autismo
  • 19. Il vantaggio: Non aver fatto nulla di più, né in termini di tempo né in termini di risorse, di quanto viene richiesto per l’impostazione del “normale” intervento psicoeducativo.
  • 20. Video: il caso di S. S. è un bambino di quasi 11 anni, non verbale, con autismo regressivo. E’ in trattamento riabilitativo presso il Centro da molto tempo e con varie modalità. Da qualche tempo frequenta il “laboratorio psicoeducativo” attivato a Conegliano per i bambini con Autismo e DGS. Obiettivo di questo ciclo di trattamento è quello di insegnargli alcune abilità da trasferire nei suoi ambienti di vita quotidiana. Tutto sta funzionando per il meglio, soprattutto dopo il superamento della crisi dovuta al fatto che S. aveva confuso il suo inserimento nel laboratorio psicoeducativo con la sua vecchia frequenza alla scuola speciale del centro (purtroppo la sua classe era in prossimità del laboratorio) … S. sta imparando delle attività costruttive utili per lui, congruenti con la sua età…. tutto sembra andare per il meglio ma…. file://localhost/Users/Susanna/Desktop/video comportamenti problema/ simone.VOB
  • 21. Il caso di S. è un esempio magistrale di lavoro sugli antecedenti del comportamento problema: Antecedente: voce squillante ed entusiasta usata per esprimere un apprezzamento gradito al bambino Comportamento: urla e morsi alle mani Conseguenza: non c’è stata nessuna conseguenza negativa nei confronti del bambino. L’atteggiamento di consolazione da parte dell’educatrice è stato ben accolto da parte del bambino. La chiarificazione: La comprensione del “trigger”, tramite il colloquio sereno con la madre, ha permesso di modificare rapidamente l’antecedente senza che ci fosse l’innescarsi di un circolo vizioso di antecedenti-comportamenti-conseguenze ad libitum.
  • 22. La catena A-B-C • Sequenze di Antecedenti – comportamento – conseguenze, inizialmente flessibili e modificabili, possono diventare sequenze fisse di interazione fra organismo ed ambiente • È possibile riconoscere le sequenze A-B-C e agire su di esse…. non si tratta di misconoscere le difficoltà peculiari dell’autismo quanto piuttosto di ripulire ciò che è riferibile all’autismo da “vizi” di natura ambientale che rischiano di strutturare dei comportamenti problema difficilmente modificabili
  • 23. esempio • Il piccolo F. è un bambino molto abile dal punto di vista delle abilità funzionali ma presenta comportamenti problematici (urla, tantrum ecc) che rendono difficile la sua gestione. I genitori presentano fra loro un disaccordo educativo quindi il bambino è spesso esposto a rinforzamento intermittente • La storia è molto recente e quindi il comportamento è ancora facilmente modificabile con interventi poco intrusivi • Nel video: estinzione e rinforzo differenziale • file://localhost/Users/Susanna/Desktop/video comportamenti problema/filippo.VOB
  • 24. …ed ora il resto… • Un comportamento problema sul quale è opportuno intervenire in modo specifico è un comportamento che - Provoca danneggiamento a sé o ad altre persone - Provoca danneggiamento all’ambiente - Interferisce con la possibilità di apprendere nuove abilità - Provoca isolamento sociale alla persona
  • 25. …ma non solo: • Un comportamento problema è ciò che è profondamente inappropriato per il livello di sviluppo del bambino e per il suo contesto culturale • Un comportamento problema è ciò che rappresenta una pesante difficoltà per la famiglia
  • 26. Dalla prevenzione alla gestione • Prevenzione: lavoro sugli antecedenti, contesto facilitante • Gestione: creazione di alleanze educative per individuare i comportamenti sui quali intervenire, per analizzarne la funzione, per ridurne l’emissione e per insegnare comportamenti alternativi
  • 27. L’intervento sui comportamenti problema presenti nelle persone con autismo • A partire dagli anni ’80 cambiamento dal modello tipicamente comportamentista (antecedente-comportamento-conseguenza) verso il modello cognitivo-comportamentale à il focus dell’intervento si indirizza verso le cause e non solo verso le manifestazioni • Verso la fine degli anni ’90 si sviluppa ampiamente il modello di cambiamento comportamentale chiamato Positive Behavioral Support (1999 Journal of Positive Behavior Intervention; 2002 prima conferenza internazionale sul PBS)
  • 28. Assessment comportamentale • L’assessment comportamentale implica la raccolta e l’analisi di dati e informazioni allo scopo di individuare e descrivere il comportamento bersaglio, identificarne le possibili cause, scegliere le appropriate strategie di trattamento per modificarlo e valutare i risultati dell’intervento Martin & Pear, 2000
  • 29. Comportamento bersaglio • Criteri del danno, dell’ostacolo e dello stigma sociale • Si affrontano per primi i comportamenti più pericolosi o con frequenza più alta • Si affronta un comportamento per volta • Si insegnano comportamenti alternativi appropriati
  • 30. Come valutare • Le osservazioni occasionali sono un primo punto di partenza, sono utili perché consentono di formulare una prima ipotesi • Definire i comportamenti bersaglio in modo chiaro, completo ed in termini misurabili è un prerequisito fondamentale per progettare e attuare un programma di modificazione comportamentale • Valutare bene sia per efficacia dell’intervento sia per evitare di intervenire a sproposito rischiando di “specializzare” il comportamento problema
  • 31. Comprendiamo i comportamenti problema: forma vs. funzione -Forma àCome posso classificare il comportamento (nella mia prospettiva)? - Funzione àQual è lo scopo del comportamento (nella prospettiva del bambino)?
  • 32. Come si manifesta un comportamento problema (forma) Aggressione Collera Non collaborazione Ritiro sociale Comp. Autolesivi: comp. ripetitivi Altro? Colpire Graffiare Dare calci Mordere Lanciare oggetti Pizzicare Minacciare Urlare Piangere Gemere Imprecare Rifiutare di collaborare ad una richiesta Restare passivi quando viene fatta una richiesta Giocare principalment e da soli Non rispondere ai tentativi di coinvolgiment o nel gioco da parte dei coetanei Graffiarsi Mordersi Colpirsi Dondolarsi avanti e indietro Roteare oggetti Conroy, 2004
  • 33. Funzioni dei comportamenti problema • Perché la persona mette in atto questi comportamenti? • Qual è lo scopo o l’obiettivo di questi comportamenti?
  • 34. La valutazione funzionale dei comportamenti problema • Interviste ai genitori, agli insegnanti/operatori, alla persona stessa • Compilazione di rating scales (es: ABC, DBC, SIB ecc.) • Osservazione diretta dei comportamenti nel contesto in cui si manifestano (unita all’osservazione dei comportamenti appropriati)
  • 35. Identificare le funzioni del comportamento (1) • Valutare le situazioni nei quali il comportamento si manifesta: - Identificare e descrivere il comportamento - identificare quali eventi, persone, situazioni sono solitamente associate con il comportamento
  • 36. Identificare le funzioni del comportamento (2) • Identificare l’esito del comportamento chiedendosi che cosa la persona ottiene quando lo mette in atto: q Ottenere qualcosa: - attenzione di adulti o coetanei - attività, giochi, cibo o altro q Evitare qualcosa - attenzione di adulti o coetanei - attività, giochi, cibo, sensazioni q Autostimolazione
  • 37. Le domande alle quali cercare di rispondere • Come si presenta il comportamento (come appare, frequenza, durata, intensità) • Quali possono essere le ragioni per cui la persona emette questo comportamento? • Ci sono situazioni/eventi che possono predire il comportamento? • Quali sono le cose che la persona gradisce o non gradisce? • Come la persona è in grado di comunicare ciò che gradisce e ciò che non gradisce? • Ci sono delle cose non direttamente legate al contesto che possono essere collegate al comportamento? (es: una malattia)
  • 38. Intervento pro-attivo Una volta descritto il comportamento, definiti i fattori collegati al comportamento, e identificate le funzioni/esiti del comportamento….. Mi posso chiedere: 1. Cosa posso fare per cambiare il comportamento? 2. Come posso modificare o cambiare i fattori che contribuiscono al comportamento? 3. Come posso insegnare alla persona ad utilizzare dei comportamenti alternativi che rimpiazzano le funzioni del comportamento problema
  • 39. Intervento pro-attivo (dal dire al fare..) • Come faccio ad insegnare i comportamenti alternativi? • Come posso essere sicuro che io non stia rinforzando gli esiti del comportamento problema? • Come posso rinforzare e sostenere i comportamenti alternativi in modo che rimpiazzino gradualmente le funzioni del comportamento problema?
  • 40. Il primo passaggio: il lavoro sul contesto • Massimizzare e ottimizzare la partecipazione della persona all’interno dell’ambiente (es: spazi, attenzione alla densità e intensità degli stimoli, individuale vs. gruppo) • Incoraggiare l’efficienza e la collaborazione della staff • Attività adeguate al livello di sviluppo, all’età e alla motivazione
  • 41. Insegnare comportamenti alternativi Scegliere un comportamento alternativo che abbia la stessa funzione o scopo del comportamento problema Scegliere un comportamento alternativo che permetta alla persona di raggiungere il suo scopo più facilmente e velocemente rispetto all’uso del comportamento problematico
  • 42. Insegnare comportamenti alternativi • Insegnare abilità di comunicazione funzionale: - per rimpiazzare la necessità di utilizzare il comportamento problema per ottenere o evitare attenzione, attività o prevedibilità - insegnare abilità appropriate per dire “no” o per chiedere aiuto Carr, 1994 Carr & Durand, 1985
  • 43. Insegnare comportamenti alternativi • Coerenza fra le aspettative dei vari ambienti educativi • Sostenere e rinforzare i comportamenti alternativi: - chi? - con che frequenza?
  • 44. Insegnare comportamenti alternativi • Per essere sicuri di NON rinforzare i comportamenti problema è importante chiedersi: - cosa facciamo ora che potrebbe rinforzare i comportamenti problema? - come possiamo cambiare la nostra risposta al comportamento problema nel caso che esso compaia? - come possiamo cercare di essere coerenti nelle nostre risposte? - come possiamo cercare di rinforzare e sostenere i comportamenti alternativi in modo che possano assolvere la funzione che precedentemente era assolta dal comportamento problema?
  • 45. Insegnare comportamenti alternativi • Decidete quando volete che la persona utilizzi il comportamento alternativo, insegnategli come fare e rinforzate questo comportamento fornendo l’esito atteso • Se potete, ignorate il comportamento problematico o dategli un’attenzione limitata (es: time out)
  • 46. Gestione della crisi • E’ stata necessaria una gestione della crisi? - Chi è intervenuto e come? - Ci sono stati dei segnali anticipatori? - Come si è cercato di interrompere la catena di comportamenti problema? - In che modo si sono cercati di ridurre i pericoli/ danni del comportamento? - Altro…
  • 47. Come sta andando l’insegnamento dei comportamenti alternativi? • Esiti (aumento, riduzione, modifica, ecc.) • Validità sociale (vissuto di accettabilità) • Difficoltà delle varie figure • Eventuali modifiche dell’intervento
  • 48. E’ stato scelto un intervento punitivo? • Giustificare i motivi che rendono necessario questo livello di intervento - Timeout - Costo della risposta - Ipercorrezione - Blocco fisico
  • 49. Come sta andando l’intervento punitivo? • Esiti (aumento, riduzione, modifica, ecc.) • Validità sociale • Difficoltà delle varie figure • Eventuali modifiche dell’intervento
  • 50. Lavoro di sviluppo dei contesti q Dilatare gli ecosistemi di vita e di relazione q Costruire continuità educativa nei vari ecosistemi q Espandere gli interventi in un progetto di vita q Migliorare la qualità psicoeducativa nei contesti attuali (ruolo attivo del soggetto, possibilità di scelta/autodeterminazione, prosocialità dei contesti, responsività della comunicazione, tolleranza alla dilazione della gratificazione e alla frustrazione) Ianes, Cramerotti, 2002