1. di ANTONIO PANIGALLI
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OPINIONI
C
orruptissima in Re Publica
plurimaesuntleges.
Così i disonesti la fanno
semprefrancaeicondottieri
e/o i controllori, non per forza disonesti,
spesso ci lasciano lo zampino (come con la
marmellata e a volte pure non molto con-
sciamente), soprattutto ai nostri tempi in
cuiiprocessi,cheper“norma”sonoinfini-
ti, vengono invece svolti, di fatto e sovente,
indipendentemente dal colore politico, per
“direttissimamediatica”.
Dal tempo di Tacito sono passati circa
2000 anni e purtroppo, nonostante quella
chedovrebbeesserel’evoluzionedellacivil-
tà, soprattutto nella penisola che ne è stata
unadelleculle,pocoècambiatoinmeglio.
Una riflessione che, come rimbalza all’oc-
chio di chiunque, dovrebbe essere civica-
mente doverosa per tutti, “nessuno esclu-
so”, sarebbe da farsi intorno al fatto che la
leggenonammetteignoranza (o almeno
nondovrebbeammetterla).
Tutti i cittadini di uno Stato devono cono-
scerne la legislazione e, come previsto an-
che dalla legge italiana, non possono mai
giustificarsiconunnonsapevo.
La legge è legge, magari anche uguale per
tutti, e siccome la civiltà di un popolo e di
una nazione si misura dalle sue leggi, que-
ste,cometalivannoconosciuteerispettate.
Ma quale legge rispettare se risulta pratica-
menteimpossibileconoscerla?
Essere a posto con la propria coscienza è
di sicuro un buon inizio, però, in una so-
cietà democratica, articolata e complessa,
LA LEGGE NON AMMETTE
IGNORANZA
è necessario anche superare ogni barriera
di ignoranza legislativa per essere certi di
cosa si può o non si può fare per rispettare
gli altri, la legge e quindi comportarsi one-
stamente.
A fronte di queste belle dichiarazioni, l’in-
confutabile dato di fatto, tutto italiano,
è la assoluta incertezza del diritto (e qui
bisognerebbe aprire un capitolo a parte
per comprendere se è nato prima l’uovo o
la gallina – sono cioè le leggi fatte apposta
per poi ottenere una cattiva applicazione
oppure il contrario?), ma, quello che più
sconcertariguardalecauseeladimensione
oggettivadelcostruttoecioè:
- in Italia NON è possibile conoscere il
numero totale delle leggi che fanno parte
dell’impalcatura legislativa dello Stato: si
parladimoltedecinedimigliaia,addirittura
piùdicentomilaecolorochehannoprovato
ad inventariarle (come il prof. Sabino Cas-
sese, uno dei massimi esperti di diritto am-
ministrativo) ne hanno messe in fila più di
150.000 (in sé è solo un numero, ma, raf-
frontato al numero di leggi degli altri paesi
Europei, fa rabbrividire e necessariamente
devefarriflettere);
- ogni nuova legge, giusta o sbagliata che
sia, implica spesso un appesantimento bu-
rocratico,unincrementodeicostinecessari
alla sua gestione, una necessaria attività di
informazione, nonché la comprensione da
parte dei cittadini e comunque di chi poi la
deveapplicareefarapplicare;
-aldilàdellaconfusioneingeneratadall’in-
credibile numero di leggi, la difficoltà “su-
bita o voluta” della loro interpretazione
porta a vere e proprie contraddizioni ed
inefficienze,chespessosfocianonell’abuso
enellavessazione.
Il tutto senza considerare che giudici ed
avvocati da una parte e semplici cittadini
dall’altra devono districarsi tra polverosi
volumi che partendo dai Regi Decreti di
fine Ottocento, fino alle recenti leggi re-
pubblicane ricomprendono: l’impianto
strutturaledelladottrinalegislativa,gliusie
leconsuetudini,lesentenzecheproducono
nuova giurisprudenza, i regolamenti locali,
lenormedeglienti,ecc..
Verrebbe da dire “ignoranti siamo e igno-
rantiresteremo”ecosìcisarannoquelliche
andrannoavanticolpensare:
- che con un sistema legislativo così masto-
donticamente poderoso e sproporzionato
è, paradossalmente, più facile fare i propri
comodi;oppure
-cheloStatoinquestomodotoglielaliber-
tàaisuoisudditi(maafavoredichi?adisca-
pitoditutti!);oppure
- che è meglio rimanere immobili per non
doversi preoccupare di infrangere qualcu-
no dei milioni di codicilli e interpretazioni
nascostitralepieghe.
Tuttecosechefannomaleallostatoeaisuoi
cittadini.
In realtà alcuni spiragli ci sono: la Came-
ra ha da anni approvato una risoluzione
che impegna il Governo “nel promuovere
l’operatività di strumenti informatici che
consentano la consultazione gratuita da
parte dei cittadini sulla rete Internet del te-
sto della legislazione vigente aggiornato in
temporeale”.
Ma questo può essere solo un palliativo e
non un intervento risolutivo. Il succo è che
il sistema non andrebbe “riformato”, bensì
sarebbe necessario un “reset” complessi-
vo ed una riscrittura da zero. A chi l’arduo
compito?Dicertononaquellicheinquesta
gelatinacinavigano.
12MESI
APRILE 2010