1. di ANTONIO PANIGALLI
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OPINIONI
A
nche la Commissione Eu-
ropea ha previsto di dare
vita a un piano d’azione
che, snodato in diversi
interventi e iniziative potrà ridurre co-
sti, inefficienze e sprechi derivanti dalla
pervasività della burocrazia.
L’insieme di queste ipotizzate misure,
solo una minima parte di quelle che ci
si augura vengano in effetti adottate
in tutti i paesi Europei e soprattutto in
Italia, si stima potrebbe far risparmiare
annualmente circa 200 miliardi di euro
(all’circa l’1,8% dell’intero Pil del Vec-
chio Continente).
La burocrazia in generale, e quella Ita-
liana in particolare, si sono formate e
radicate con l’assoluta assenza di meri-
tocrazia, l’incertezza del diritto, il clien-
telismo diffuso e l’inettitudine di una
buona parte dei singoli che nel tempo
hanno smarrito uno dei valori fondanti
del vivere in una società, “il senso di re-
sponsabilità civica”.
In Europa le diseconomie e il disagio
legati alla produzione di norme, spesso
astruse e complicate, e alla moltiplica-
zione dei costi connessi è dilagante, ma,
non per questo gli italiani si possono
consolare.
Il peso della burocrazia, anche se non è
un male concentrato nella sola Penisola,
nel Belpaese si manifesta con particola-
re e unica virulenza.
In un paese come la Germania, che in
confronto all’Italia è poco burocraticiz-
zata, uno studioso e statistico tedesco,
Andreas Herberger, si è preso la briga
di confezionare e di spedire in internet
la massa di leggi federali e regionali una
volta approvate; il risultato, a distanza
BUROCRAZIA: NO GRAZIE,
TAGLIARE LA SPESA!
NON SOLO UNA NECESSITÀ, MA UNVALORE CIVICO
di pochi anni dall’avvio dell’iniziativa,
è che il sito www.rechtfuerdeutschland.
de presenta oltre 700mila pagine di do-
cumenti pubblicati.
Sono dati che dovrebbero far impallidire
qualsiasi governante/burocrate e far ri-
flettere ogni cittadino.
Da quando esiste, la burocrazia genera
problemi in ogni fase della sua applica-
zione: quando vengono istituite nuove
leggi e quando poi si devono applicare
in diversi contesti in cui vigono criteri
e interpretazioni quasi sempre disomo-
genei.
Così ad esempio, una legge dello stato
consente di aprire una nuova attività a
determinate condizioni ma a livello re-
gionale, provinciale, comunale (senza
contare gli enti, anch’essi normanti,
come le comunità montane) ogni realtà
adotta misure che tengono conto delle
peculiarità urbanistiche, ambientali, la-
vorative e sociali. È la correlazione tra le
burocrazie amministrative che determi-
na incroci e sovrapposizioni dispersive,
richieste aggiuntive, blocchi normativi
che vanno a pesare, in definitiva, sui cit-
tadini e sull’economia.
Ed è quindi indispensabile intervenire
sia verso lo snellimento burocratico in-
teso come riduzione del corpo legisla-
tivo, sia verso il taglio delle interazioni
tra diverse amministrazioni: sono due
aspetti dello stesso problema che me-
ritano però di essere studiati e indagati
separatamente e possibilmente paralle-
lamente.
Questa impostazione è stata, ad esem-
pio, adottata nei Paesi scandinavi, dove
sono stati fissati criteri di semplicità e di
trasparenza nei rapporti tra i vari livelli
delle amministrazioni, per evitare acca-
vallamenti di competenze e distorsioni
di responsabilità.
In Finlandia e in Norvegia, i rispettivi
governi hanno stabilito leggi quadro che
fissano ruoli e competenze precise tra i
vari livelli dell’apparato pubblico.
All’Università di Rotterdam invece una
squadra di ricercatori economici riesce
a calcolare, prima che una legge venga
promulgata, quanto questa pesi sul si-
stema sociale in termini di costi econo-
mici reali e di effetti burocratici, sia sul
breve che sul lungo periodo.
Un livello di valutazione così alto e raf-
finato è da noi inimmaginabile ma è in-
dubbiochequestaèlastradachesidovrà
prendere sia a livello comunitario che a
livello locale: calcolare i costi economici
di ogni iniziativa regolamentare.
Le ottimizzazioni economiche “non”
riguardano solo gli aspetti tecnici e nor-
mativi perché il risparmio potrebbe an-
che essere maggiore se si dovesse avvia-
re un piano di snellimento del personale
burocratico, che in Italia pesa più che in
ogni altro stato.
Infatti, non è pensabile che, mentre il
mondo avanza verso livelli di maggiore
efficienza informatica, di progressiva
smaterializzazione dei documenti e di
velocizzazione nello scambio dei paga-
menti, il mondo della burocrazia cresca
su se stesso con pesanti ricadute di costi
per la socialità.
Di questi argomenti, in tempi di reces-
sione e di difficoltà economica, la Com-
missione Europea non parla ma – non
c’è dubbio – prima o poi sarà necessario
procedere con ragionamenti civici più
arguti.
12MESI
FEBBRAIO 2010