1. di ANTONIO PANIGALLI
7
OPINIONI
È
ormai un dato di fatto e in
qualche maniera sta diventan-
do anche coscienza comune:
le criticità e la complessità
della fase che stiamo attraversando pre-
vede un cambiamento strutturale senza
precedenti nella storia!
L’Italia e in generale tutti i Paesi indu-
strializzati, oggi, in maniera sempre più
pressante, si interrogano sul tema del
lavoro e sulle logiche macroeconomiche
che stanno a monte e a valle di questo im-
prescindibile cruciale valore sociale
Fino a quando il modello economico/
industrialeerapraticamentestaticoegeo-
graficamente circoscritto, generare nuovi
posti di lavoro era esclusivamente una
equazione data da tecnologia/mercato e
investimenti, ma oggi gli strumenti (an-
tichi) anticongiunturali non funzionano
più come una volta perché la tecnologia
e gli approcci produttivi cambiano con un
ritmo mai visto prima, e i paesi cosiddet-
ti emergenti sfruttano leve, non sempre
moltolecite,chenelnostrostatodidiritto
sono inimmaginabili.
Ciò che prima era prevedibile, e quindi
pianificabile, oggi è diventato di fatto im-
prevedibile.
Nessuna impresa è in grado di sapere con
precisione cosa produrrà fra tre anni, per
chi, in che modo e con quali risorse uma-
ne.
Tutti quanti – chi si accinge alla ricerca di
un nuovo posto di lavoro, chi già lavora,
chi ha dei figli per i quali è preoccupato
di trovare una collocazione lavorativa, chi
deve formare coloro che dovranno lavo-
rare, chi ha la responsabilità di gestire le
politiche o di salvaguardare la dignità dei
lavoratori o di organizzare le imprese –
sono nella condizione di dover abbando-
nare vecchi modelli di riferimento e vec-
chi parametri concettuali, che sono stati
costruiti nell’ultimo secolo.
Fino a non molto tempo fa, il posto di la-
voro aveva una durata media di 40 anni e
sipotevasupporrecheunapersonapotes-
LA SOCIETÀ POST-CRESCITA
se proseguire nella stessa posizione, con
eventuali avanzamenti di carriera, per tut-
ta la sua vita lavorativa, dai 20 ai 60 anni.
Oggi “drasticamente” non è più così!
Un posto di lavoro è destinato ad essere
estremamenteflessibile,lasuaduratame-
dia è destinata a durare pochi anni e sarà
semprepiùlegataalladuratadiunatecno-
logia e/o dell’organizzazione che intorno
a questa tecnologia si aggrega, sia a livello
di singole imprese sia a livello di sistema
economico.
Queste sono e saranno le condizioni di
quella che viene definita “mobilità”, che
per certi aspetti giustamente ha fatto da
spauracchio alla forza lavoro perché il
termine mobilità è spesso stato usato e/o
abusato per trasmettere incertezza e insi-
curezza e da qualcuno anche demagogi-
camente cavalcato come argomentazione
politica.
Un sistema però arroccato sulla difesa
delle posizioni de facto è un sistema che
si auto-condanna al suicidio e l’Italia da
questo punto di vista è particolarmente
debole, proprio per questo “devono”
essere avviate e velocemente concluse le
“radicali” riforme strutturali del sistema
Italia (es. riforma pensionistica, riforma
della giustizia e riforma del sistema im-
positivo).
Certo, l’ennesima follia la si scopre leg-
gendo i dati che emergono dalla Unità di
valutazionedegliinvestimentipubblicidel
Dipartimento Sviluppo Economico, nei
quali, non di rado, si trovano analisi che
definiscono un parametro di spesa deter-
minato dal rapporto tra l’investimento o
finanziamento a fondo perduto pubblico
(Stato, Regione, Comunità europea, ecc.)
e il numero di posti di lavoro prodotti:
orbene risulta che in molti casi produr-
re un nuovo posto di lavoro sia costato
(a tutti noi) abbondantemente più di €
300.000,00/cad (come nei casi esempli-
ficativi di Sarroch, Termini Imerese e Ta-
ranto,tantoperspaziareinmezzaItalia).
A questa stregua e a palese rischio di in-
giustizia sociale, se questi soldi venissero
dati una tantum, come vitalizio, diretta-
mente all’interessato, almeno si evitereb-
bero i costi indotti, la mala gestione e il
proliferare di una cultura basata su valori
decisamente sbagliati.
12MESI
GIUGNO 2010
GERMANIA SPAGNA FRANCIA ITALIA
1,04
1,03
1,02
1,01
1
0,99
0,98
0,97
0,96
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
Indice del valore aggiunto reale per occupato:
rapporto tre indice del valore aggiunto e indice dei prezzi IPCA (base2000=100)