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ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA 2020
ANALISI E COMPARAZIONE DEI MODELLI DI COMUNICAZIONE DIGITALE
DI JOE BIDEN E DONALD TRUMP.
Rapporto 01.10 – 28.10.2020
P.L. Santoro, A. Ucar, M. Zizza
1.1 INTRODUZIONE
1.2 METODOLOGIA
1.3 ANALISI DEI SITI WEB E DELLE PIATTAFORME DI SOCIAL NETWORK SITES
1.4 ANALISI DELLE NARRATIVE
1.5 DATI
1.6 CONCLUSIONI
1.7 SITOGRAFIA
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1.1 INTRODUZIONE
Non solo gli Stati Uniti ma tutto il mondo è attento alla prossima tornata elettorale che
stabilirà chi sarà il 46esimo Presidente americano. In un clima di emergenza mondiale, in
cui la pandemia da COVID-19 sta cambiando le relazioni sociali, incidendo notevolmente
sulle scelte dei gruppi e degli individui, assume un’importanza ancor più rilevante
comprendere chi guiderà la più grande potenza al mondo. Il report vuole offrire elementi
descrittivi delle due campagne elettorali promosse dai candidati alla Casa Bianca Trump e
Biden. L’analisi è oggettiva e si basa su un lavoro tecnico – scientifico. I dati sono stati
elaborati da DataMediaHub.
1.2 METODOLOGIA
Per lavorare con dati certi e avere una prospettiva più completa, abbiamo analizzato i siti
web e le piattaforme di social network sites di Donald Trump e Joe Biden nei mesi di
settembre e ottobre 2020 applicando un protocollo lineare all’indagine quantitativa. Sono
stati scelti i comunicati ufficiali dei due esponenti politici su cui, successivamente, sono state
applicate le analisi testuali. In entrambi i casi, quindi, sono state costruite le word cloud per
verificare i rapporti lessicometrici. Non sono state condotte indagini e interviste come
previsto nella metodologia qualitativa per la ricerca sociologica.
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1.3 ANALISI DEI SITI WEB E DELLE PIATTAFORME DI SOCIAL NETWORK SITES
DONALD TRUMP
Emerge notevolmente l’attività di attacco promossa nei confronti di Joe Biden. Il banner che
viene lanciato appena si accede al sito è completamente dedicato al suo competitor, mentre
la home page mostra un militare che saluta il Presidente Trump. Orgoglio, fierezza e rispetto
delle istituzioni. Il
sito si articola su
più aree e molto
spazio viene dato
alla raccolta fondi
per la campagna
elettorale. Poche
parole scritte e
molti video emotivi quasi tutti destinati a Biden, ai suoi rapporti con la Cina e a una politica
anacronistica poco attenta ai valori e agli interessi nazionali. Sul sito di Trump vi è la
possibilità di scegliere la navigazione in lingua spagnola (seconda lingua più parlata al
mondo1). In home page è presente anche un’area dedicata al merchandising mentre i colori
predominanti sono, ovviamente, quelli della bandiera: Blu, bianco e rosso. Nell’ordine
cromatico prevale il rosso mentre al link “Coalitions” viene dato spazio alle comunità che
sostengono Trump. In questo caso l’effetto panottico punta a più comunità rispetto a Biden
nel rapporto 40 a 22.
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https://bit.ly/34E5yJ6
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JOE BIDEN
La veste grafica della home page di Biden è sicuramente più leggera e vuole trasmettere
un messaggio meno acceso del competitor. Il colore predominante è il blu e, come nella
home di Trump, vengono usati i colori della Bandiera statunitense.
In questo caso emerge predominante la richiesta di fondi, mezza home page è dedicata alla
raccolta per sostenere la campagna elettorale. C’è la possibilità di accedere a uno store per
il merchandising perché per costruire una comunità vi è bisogno sia del marketing che della
semiotica. Molto spazio è dato a Kamala Harris, candidata alla vice presidenza e il
messaggio sulle pari opportunità è chiaro e rivolto soprattutto alla platea rosa.
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In entrambe le home page vi è un elemento determinante: è accentuata la possibilità di
iscriversi alla comunità elettorale rilasciando i propri estremi (numero di telefono, mail, zip
code). Come sappiamo questo è possibile anche in altri paesi democratici purché il
trattamento dei dati personali sia disciplinato da apposita normativa, ma in questo caso la
richiesta dei dati è quasi prioritaria, al pari della richiesta dei fondi, segno che i dati
personali rappresentano, oramai, lo stesso valore dei dollari. Anche sul sito ufficiale di Joe
Biden è possibile navigare scegliendo la lingua spagnola.
1.4 ANALISI DELLE NARRATIVE
DONALD TRUMP
La strategia elaborata per Donald Trump lascia poco spazio a elementi esterni capaci di
influenzare, seppur positivamente, la sua media campaign. Non cerca endorsment. Il leader,
il vincente, l’uomo che ha sconfitto il Covid – 19, è lui! Nella digital campaign anche il suo
vice Pence trova poco spazio e questo vale anche per gli affetti più cari come la consorte
Melania.
Il profilo disegnato dallo Chief of Communication è quello di un presidente capace di
guidare una nazione senza esitazioni. Non si legge mai la parola “sorry” e vengono omessi
diversi elementi relativi a tematiche sociali mentre il senso di nazione, di entità, di
autorevolezza, sono sempre presenti. Vengono preferiti video ad impatto emotivo a testi
scritti e l’associazione dei sinonimi Stati Uniti – Vittoria, si ripete nei discorsi ai media e
all’elettorato.
Molte le immagini raffiguranti Donald Trump tra i militari o circondato dal suo dispositivo
di protezione. In quasi tutte le foto la mimica facciale è sempre la stessa e gli scatti sono stati
scelti col puro intento di trasmettere sicurezza e una determinata linea politica poco
discutibile. Non mancano, ovviamente, i momenti in cui Trump parla al suo pubblico in
delirio e sono notevoli e copiose, le “act of clapping” quasi a coprire le frasi del Presidente.
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In ogni video tra la gente si registra un mood sicuramente più entusiasmante rispetto a
quello di Biden che, come vedremo, assume una strategia più leggera e sentimentalista. Al
sito web sono collegate quattro piattaforme ufficiali di social network sites e una App
dedicata.
Il cross posting desk – YouTube è preferito a una web tv. Dalla sua dichiarazione di
candidatura del 2015 Trump è sempre rimasto il manager di successo di Wall Street, capace
di trasformare in guadagno e occupazione le sue idee.
Una narrazione che non è mai stata cambiata e lasciata appositamente tale, proprio per non
farlo scendere nell’arena dei politici. Trump ha orientato i suoi ultimi interventi alle
eccezioni mosse da Joe Biden, cercando di stemperare talune posizioni assunte su cui fanno
forza gli attacchi dell’oppositore.
Si sono realizzate le word cloud relative a tre Statement della Casa Bianca, del 20 e del 21
ottobre 2020, da cui emergono, seppur su diversi argomenti, alcuni tratti comuni. In tutti gli
Statement è rivendicata l’appartenenza dell’azione allo stesso Donald Trump, che quindi
accentra intorno alla sua figura le decisioni.
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È nei diversi statement richiamato uno dei concetti chiave della comunicazione e della
retorica politica dell’attuale presidente degli Stati Uniti, ossia quello dell’ordine (“order”) e
della disciplina, evocato con il celebre slogan “Law & Order!”.
In uno statement pubblicato in data 21 ottobre 2020, il presidente americano comunica
l’approvazione di una legge che include emendamenti atti a garantire una maggior tutela
delle popolazioni tribali.
Nel comunicato sono esaltate le azioni poste in essere dall’amministrazione Trump nel
garantire più autonomia alle tribù, ad esempio sulla gestione dei fondi del Dipartimento dei
Trasporti USA. Il provvedimento fa il paio con la notizia relativa al sostegno dato dal
Presidente americano al riconoscimento federale della tribù Lumbee della Carolina del
Nord, che diverrebbe così la 575ª comunità nativa americana riconosciuta.
Il tema potrebbe apparire irrilevante: nella realtà i nativi sono la minoranza più discriminata
degli Stati Uniti e, essendo il numero di questi in crescita, si comprende come gli ultimi
interventi abbiano la logica di stemperare le tensioni e migliorare la reputazione del
presidente americano, spesso attaccato dalle opposizioni per gli atteggiamenti irriguardosi
delle minoranze.
Il rapporto di Donald Trump con le tribù è stato infatti spesso oggetto di critiche e proteste
degli stessi nativi, che vanno dalle espropriazioni forzate delle terre alla contestata visita di
Trump al Monte Rushmore in South Dakota nel memoriale del giorno dell’Indipendenza il
3 luglio scorso; luogo cocente per la storia americana ed emblema dei soprusi subiti dai
nativi. La ritrovata sensibilizzazione intorno alla tematica è in termini di campagna
elettorale, il tentativo di riavvicinarsi non solo ai nativi votanti, ma anche a quanti, pur non
nativi, ritengono determinante la tutela dei più deboli nella propria scelta di voto.
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I disordini creatisi negli Stati Uniti in relazione all’uccisione di George Floyd e al movimento
#BlackLivesMatter, regolati in modo irruento dalla amministrazione Trump, hanno dato
adito agli oppositori del presidente americano di atteggiamenti razzisti e irrispettosi dei
diritti fondamentali dell’uomo.
Lo Statement pubblicato il 20 di ottobre esalta l’azione dell’amministrazione Trump nel
combattere la tratta degli esseri umani su scala globale e l’abuso dei minori online,
illustrando le diverse misure adottate e rimarcando la maggiore consistenza degli
stanziamenti della storia americana per tali fini.
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https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/signing-statement-president-donald-j-trump-
s-209/
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Uno degli attacchi di cui il presidente americano è stato oggetto nei mesi della gestione della
pandemia da Covid-19, è quello di aver agito con scarsa trasparenza e “accountability”,
termine con il quale viene indicata la responsabilità di chi ricopre cariche decisionali
impiegando risorse finanziarie pubbliche nel rendere conto sulle modalità di svolgimento
della gestione e sui risultati raggiunti. In uno Statement del 21 ottobre, Donald Trump
illustra l’impegno a garantire il buon governo e l’efficienza della forza lavoro federale. Egli
definisce nuove modalità di selezione e di valutazione delle diverse risorse umane che
snelliscano la burocrazia preesistente e consentano l’identificazione del personale non
performante.
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https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/president-donald-j-
trump-taking-action-promote-good-governance-accountability-within-
federal-workforce/
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La narrativa di Donald Trump nei diversi comunicati promossi dalla Casa Bianca appare
sicuramente influenzata dalle tematiche politiche che vedono coinvolta la sua persona: egli
controbatte con forza agli attacchi, illustrando misure che contraddicono la narrazione degli
oppositori. Il tone of voice adoperato staglia un uomo combattivo, coraggioso ed eroico, che
da solo e contro tutto l’establishment, antagonista del paese, sarebbe in grado di affrontare
le urgenze degli Stati Uniti e rinvigorire il ruolo di questi nel panorama globale.
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https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/trump-
administration-committed-combating-human-trafficking-protecting-
innocent/
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JOE BIDEN
La narrativa di Biden è stata “ricamata” come una veste più sobria e infatti utilizza un
linguaggio moderato e senza picchi di tonalità. Il backchannel a cui mira è quello di una
platea più attenta ai contenuti che alla spettacolarizzazione degli stessi. “Battle for the soul
of the nation” è il claim della campagna elettorale e anche questo ci fa capire che il
sentimento a cui mira la strategia è quello più intimo e riflessivo. Tanti video anche per
Biden e un banner onnipresente che invita i visitatori a pagare per sostenere il candidato e
le sue idee. Poco spazio ai social network sites e YouTube, anche in questo caso, è il movie
cluster preferito. Spazio invece agli stakeholders. Barack Obama e Michelle Obama su tutti.
Poi c’è il suo passato, la narrativa classica che racconta la storia dell’uomo impegnato per
importanti iniziative politiche e sociali. La comunicazione di Joe Biden è stata caratterizzata
da una maggiore pacatezza dei toni rispetto a quella del diretto avversario, tuttavia questa
è comunque focalizzata sul contraddittorio e sulla sottolineatura delle inefficienze della
gestione Trump.
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Ed è proprio l’esaltazione dei problemi sottovalutati dalla gestione repubblicana, che
troverebbe quale soluzione un cambio di passo che solo il candidato democratico potrebbe
garantire.
Sono state dunque realizzate tre word cloud sugli statement del candidato democratico, così
da comprendere quali siano le tematiche e il tono comunicativo ritenuti adatti a far fronte
alla prorompenza “Trumpiana”.
Uno dei temi di cui Joe Biden si è fatto portavoce negli States e che lo differenzia
sostanzialmente rispetto all’avversario, è quello della sensibilità al cambiamento climatico.
Il presidente in carica è infatti spesso stato oggetto di critiche per via della scarsa
considerazione delle tematiche ambientali, che hanno portato fino all’abbandono
dell’Accordo di Parigi, intrapreso nel mese di novembre 2009. In uno statement del 15 luglio
2020, Joe Biden illustra un piano “to Build Back Better”, ossia riconvertire
l’approvvigionamento energetico verso fonti sostenibili come il solare e l’eolico e dotare il
Paese di investimenti in infrastrutture, carenti nell’amministrazione Trump, nonostante le
continue promesse (“promised”, “promising”).
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È posto al centro, nello statement, l’importanza per i cittadini di un orizzonte di lungo
periodo, di cui Biden si fa portavoce e di cui si assume le responsabilità in caso di voto.
Ulteriore argomento cavalcato dal candidato democratico è rappresentato dalla creazione
di un sistema assistenziale adeguato al secolo XXI. In uno statement del 22 luglio 2020 Joe
Biden si immedesima in tante situazioni quotidiane, in cui numerosi cittadini USA si
ritrovano: è sottolineato l’impegno del prendersi cura dei propri cari, compresi i più piccoli
e gli anziani, enfatizzando il tempo e le risorse finanziarie spese nell’indifferenza totale
dell’attuale governo. “You’re doing everything you can, but this president is not.” Joe Biden si
stringe intorno alla comunità, illustra le difficoltà e propone un piano adeguato alle esigenze
collettive, esasperate dalla crisi pandemica da Covid-19. In tale comunicato, il candidato
democratico cerca un legame fortemente empatico con la cittadinanza mettendo al centro
gli affetti (“child” “parents”) delle famiglie, nucleo della società americana (“families”).
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Un accento particolare è posto, altresì, intorno al tema dello sviluppo rurale americano, a
giudizio del candidato democratico, ingiustamente penalizzato nonostante il rilevante
contributo dato allo sviluppo statunitense. “They feed our bodies and fuel our engines”: in
questa frase è racchiusa tutta la forza del messaggio lanciato da Biden, che ancora una volta
si focalizza sui settori lasciati ai margini dal presidente Repubblicano.
È enfatizzata l’urgenza di migliorare il sistema sanitario (“Medicare”, “health”, “hospitals”)
per le zone rurali, cuore pulsante degli Stati Uniti, proponendo un piano che ne preveda
cospicui stanziamenti (“funding”): un radicale cambio di passo rispetto alle ferite
dell’attuale gestione.
La comunicazione di Joe Biden, alla luce delle evidenze emerse dall’analisi effettuata, è
focalizzata sulle tematiche e sulle classi sociali lasciate ai margini da Donald Trump: la
strategia di Biden sembra cercare gli spazi interstiziali tra le grandi folle dei votanti,
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realizzando una comunicazione politica atta a raccogliere e ascoltare i diversi malcontenti,
realizzando così una coalizione di tante minoranze rispetto alle quali Joe Biden si propone
come equilibrato moderatore e strategico pianificatore: in tutti gli statement sono
evidenziate non soltanto le problematiche, ma anche i piani di azione atti ad intervenire
concretamente.
1.5 DATI
Giovedì 22 ottobre circa 63 milioni di persone si sono sintonizzate per guardare il dibattito
finale delle elezioni presidenziali 2020. Il dibattito è stato ospitato presso la Belmont
University di Nashville, Tennessee e ha visto la partecipazione del candidato presidenziale
democratico Joe Biden e del candidato presidenziale repubblicano e Presidente in carica,
Donald Trump.
Secondo i dati Nielsen2 gli ascolti televisivi, sia del dibattito finale che del precedente, di
questa tornata elettorale, sono di gran lunga inferiori a quelli del 2016 tra Hilary Clinton e
Donald Trump, ma bisogna considerare anche la visione in streaming che oggi giorno è
sicuramente più diffusa rispetto a quattro anni fa. Infatti, su YouTube, il secondo e ultimo
dibattito di quest’anno, al momento della stesura di questo rapporto, ha ottenuto ben 12.6
milioni di visualizzazioni3 , mentre il primo del 29 Settembre si è attestato addirittura a 15.3
milioni di visualizzazioni4 solo sul canale di C-SPAN, sito specializzato che offre la raccolta
più completa di eventi della campagna elettorale, tutti facilmente ricercabili per candidato,
stato o data.
Se a questi si aggiungono anche le visualizzazioni su YouTube degli altri canali5 è
ragionevole stimare che in realtà la visione dei due aspri confronti tra i candidati alla
presidenza degli Stati Uniti siano stati almeno pari, se non superiori, a quelli delle elezioni
2
https://bit.ly/34mwEUV
3 https://youtu.be/bPiofmZGb8o
4 https://youtu.be/wW1lY5jFNcQ
5 https://bit.ly/2TjYg6G
16
presidenziali del 2016. Insomma, a giudicare dagli ascolti televisivi, ma anche dalle
interazioni sui social, come vedremo, l’interesse degli americani per queste elezioni è
tutt’altro che scemato rispetto al passato.
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Osserviamo quindi gli investimenti pubblicitari per entrambi i candidati. Stando ai dati di
OpenSecrects6 Trump e i suoi supporters avrebbero investito 245.8 milioni di dollari in
digital advertising. Di questi 102.4 sarebbero stati allocati in Google Ads, in diversi format
e formati e 143.4 milioni di dollari in Facebook Ads. Quindi Trump e i suoi consiglieri
avrebbero deciso di allocare maggiori risorse su Facebook che aveva contribuito in maniera
significativa alla sua elezione nel 2016. Il maggior investimento su Facebook è stato quello
di “Trump Make America Great Again Committee” che ha investito attorno a 83 milioni di
dollari, pari al 57.1% del totale di investimenti sul social più popoloso del pianeta. Annunci
pubblicitari forti, come si evince in questi post.
Inferiori invece gli investimenti in digital Ads da parte di Biden e dei suoi sostenitori, che si
attestano a poco meno di 190 milioni di dollari7.
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6 https://bit.ly/31HSQay
7 https://bit.ly/31INpIf
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Come per Trump anche per Biden gli investimenti allocati in Google Ads sono inferiori a
quelli in Facebook Ads: 68.7 milioni contro 121.3 milioni. I temi sui quali si è concentrata la
battaglia pubblicitaria su Facebook da parte dei due sfidanti sono riassunti nell’infografica
sottostante8. Come si può vedere, per Trump i maggiori efforts sono stati su fake news,
riforma giudiziaria e invito al voto. Su quest’ultimo tema si sono maggiormente concentrati
anche gli sforzi di Biden.
Un fatto rilevante, secondo quanto riportato dal broadcaster statunitense CNCB9, è quello
che Trump ha pubblicato un annuncio su Facebook che dichiarava, velatamente, di aver
vinto le elezioni. Un video10 mostra il volto del presidente sovrapposto al sole, con una voce
fuori campo che narra: “È mattina in America. Donald J. Trump è ancora presidente degli
Stati Uniti”.
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8 https://bit.ly/31UWT3b
9 https://cnb.cx/35Lxfiq
10 https://bit.ly/3jDgknf
19
Si tratta di un messaggio che viola le regole di Facebook che, proprio di recente, aveva
dichiarato11 di non accettare nuovi annunci politici nella settimana prima delle elezioni a
partire dal 27 Ottobre e di non consentire “contenuti di vittoria elettorale”.
Al riguardo, una portavoce di Facebook ha affermato, invece, che le pubblicità “Il presidente
Trump è ANCORA il tuo presidente” sono consentite poiché, indipendentemente dall’esito
delle elezioni, il presidente continuerà nel suo ruolo fino al 20 Gennaio.
Se è Trump a dominare, con lo stile descritto, gli investimenti in digital advertising, Biden
lo supera invece per quanto riguarda gli investimenti pubblicitari televisivi con 222.9
milioni di dollari allocati sui media contro i 161.4 dell’attuale presidente USA12. Si tratta di
investimenti strategici, secondo un recente sondaggio condotto su un campione di
professionisti della comunicazione13, che conferma che TV e social network sites sono
ritenute le piattaforme più influenti per le tematiche politiche.
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11 https://bit.ly/3kzlZMi
12 https://bit.ly/2TtAJ3e
13 https://bit.ly/3ms4ZIg
20
Una cosa è certa, si tratta delle elezioni per le quali sono stati realizzati i maggiori
investimenti pubblicitari nella storia degli Stati Uniti14, con poco meno di 11 miliardi di
dollari investiti complessivamente sino al 25 Ottobre scorso, contro un consolidato di 7.2
miliardi per le presidenziali del 2016.
Secondo un sondaggio paneuropeo condotto da YouGov15, la maggioranza degli europei
(58% per quanto riguarda gli italiani) vuole che Biden abbia la meglio su Trump, e stando
ai dati di Google Trends16 l’interesse nei confronti di Biden sarebbe superiore a quello nei
confronti di Trump, il risultato a pochi giorni dal voto appare meno scontato che nelle
settimane passate. Infatti, Biden resta in testa, ma il suo vantaggio su Donald Trump si
assottiglia a 7.4 punti dai 10 di metà Ottobre17. Nonostante continuino a prevalere coloro che
14 https://bit.ly/2HGzScR
15 https://bit.ly/3mm04sk
16 https://bit.ly/3kFqODY
17 https://bit.ly/2HJIe42
21
hanno un giudizio negativo nei confronti dell’attuale presidente18, non sono dunque da
escludere sorprese dell’ultim’ora, così come avvenne nel 2016, ed è lotta sino all’ultimo
minuto per accaparrarsi gli elettori rimasti indecisi, anche se, a pochi giorni dal voto, il
flusso di persone che si sono mosse per votare in anticipo è cresciuto così notevolmente che
il voto anticipato ha già superato la metà del numero di voti che sono stati contati durante
le elezioni presidenziali del 201619.
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18 https://bit.ly/2HJIe42
19 https://bit.ly/2HH8TOG
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ANALISI PRIMO DIBATTITO
Il 29 settembre 2020 va in scena su Fox News il primo dibattito tra Donald Trump e Joe
Biden: un evento particolarmente atteso negli States che, però, si tramuta fin dall’inizio in
un Reality Show. I toni vengono imbarbariti sin dal principio, passando dalle tematiche
cruciali per l’audience ad un continuo botta e risposta di attacchi personali. Le voci dei due
candidati si sovrappongono continuamente: in particolare, è il presidente in carica a
dominare l’incontro; non facendo uso, però, delle tecniche oratorie, ma di continue
interruzioni dell’avversario. La cittadinanza si trova ad assistere ad un incontro dove non è
più destinataria del confronto, il quale diviene un coacervo di attacchi vicendevoli. I diversi
temi messi sul tavolo dal moderatore Chris Wallace sono stati affrontati con estrema
approssimazione: pochi riferimenti alle politiche proposte e ai piani d’intervento dei
candidati, più concentrati all’attacco reciproco e alla difesa del proprio ego. Soltanto Joe
Biden tenta, talvolta, di instaurare un legame con l’audience, legame che però resta
improntato alla demonizzazione dell’avversario più che alla delineazione delle proposte del
proprio programma elettorale. Da molti definito come uno dei peggiori dibattiti della storia,
il confronto non è stato sicuramente risolutivo per le scelte di voto: al contrario, l’irruenza e
l’arroganza non hanno reso un servizio ad una scelta di voto consapevole; ma hanno
prodotto l’esclusivo effetto di polarizzare i sostenitori delle due fazioni, generando
confusione tra gli indecisi. Secondo un sondaggio della CNN, l’audience ha assegnato la
vittoria della battaglia a Joe Biden; analizzando invece le metriche degli account social
Facebook e Instagram dei due leader, è Donald Trump ad avere il maggior numero di
interazioni totali. Il numero cospicuo dei post pubblicati dal presidente Repubblicano su
entrambe le piattaforme, tuttavia genera l’effetto di abbassare l’engagement rate, in
entrambi i social inferiore rispetto a quello del candidato Democratico.
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(Analisi delle conversazioni sui social nelle 24 ore del primo dibattito)
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ANALISI SECONDO DIBATTITO
Il secondo e ultimo dibattito tra i due pretendenti, tenutosi il giorno 22 ottobre 2020, ha visto
quali argomenti di discussione l'emergenza da Covid-19, il benessere delle famiglie
americane, le divisioni razziali, i cambiamenti climatici, i problemi di sicurezza nazionale e
la leadership. Al contrario del primo, il dibattito non è stato caratterizzato dai toni infuocati,
in virtù anche della regola che prevedeva la chiusura del microfono del rivale nei primi due
minuti della domanda ad uno dei due candidati. Sebbene siano risultati ben stemperati,
soprattutto in confronto con il primo dibattito, non sono mancati attacchi da ambo le parti:
Trump ha subito quelli relativi alle sue dichiarazioni fiscali, mentre Biden ha dovuto
incassare le ombre sui controversi rapporti di affari del figlio Hunter in Ucraina e in Cina.
Tema centrale della discussione ha rappresentato il Covid-19: Trump ha promesso una
oramai prossima realizzazione del vaccino, mentre Biden ha ricordato il numero delle
vittime ed ha attaccato il presidente in carica per la sua gestione dell’emergenza, sventolando la
mascherina che aveva con sé.
In questo confronto, Biden partiva da una posizione di vantaggio, non avendo avuto occasione di
gestire una situazione sì complessa come quella legata alla pandemia, ed avendo il presidente in
carica appoggiato teorie non sempre corrispondenti a quelle derivanti dai contributi scientifici. La
gestione controversa della crisi sanitaria ha visto persino il deterioramento dei rapporti con
l’organizzazione mondiale della sanità (WHO), cui Trump ha tagliato i finanziamenti con l’accusa
di essere filo-cinese.
Ed è proprio nei rapporti con la Cina che si è giocata una parte importante del dibattito, argomento
questo che viene toccato a più riprese: è quindi stata offerta ai cittadini americani una discussione
non soltanto incentrata sulle esigenze di questi, quanto sulla forza del paese, che rischia di perdere
il ruolo di prima potenza mondiale per effetto dello sviluppo dirompente del paese asiatico: è quindi
incitato, da Trump in particolare, il senso di patriottismo dei cittadini degli Stati Uniti d’America.
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(Analisi delle conversazioni sui social nelle 24 ore del secondo dibattito)
Sono altresì stati affrontati argomenti controversi come quello del riscaldamento globale e
dell’approvvigionamento energetico, dove Joe Biden sarebbe favorevole ad una
riconversione del settore petrolifero, riconversione che è osteggiata da Trump per
l’importanza dell’indotto petrolifero, che dà lavoro a interi stati, dal presidente richiamati
all’attenzione.
Sebbene la migliore moderazione, non sono dunque mancati i contradditori, anche accesi,
che hanno visto un Joe Biden talvolta in affanno, mentre Donald Trump si è mostrato più
affilato e incisivo: se nel dibattito le interruzioni sono state poche, Trump ha comunque
adoperato la mimica facciale per trasmettere il proprio dissenso verso le parole di Joe Biden
all’audience.
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Rimanendo nel campo della comunicazione non verbale, ulteriore segno di debolezza del
candidato democratico è stato quello di guardare l’orologio: errore, quest’ultimo, commesso
da George H.W Bush nel 1992 durante il dibattito con Bill Clinton e Ross Perot: un gesto
che, più di qualsiasi comunicazione verbale, denota impazienza e nervosismo.
La maggiore incisività del presidente in carica emerge chiaramente da un’analisi fatta sulle
parole dei due contendenti, come visibile in tabella, infatti, Joe Biden deve più volte
controbattere agli attacchi con la risposta “not true”, mentre il carisma e la determinazione
di Donald Trump riflessi nella parola “I” prendono largamente il sopravvento sulla
dialettica inclusiva nei confronti dell’audience, caratterizzata dall’utilizzo della parola
“We”.
Anche le metriche di Twitter danno ragione al candidato Repubblicano, che ottiene durante
il confronto un picco di menzioni e di engagement sulla piattaforma superiore a quello
registrato dal candidato Democratico.
(Le parole più ricorrenti durante il secondo dibattito)
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1.6 CONCLUSIONI
La fiducia, elemento determinate per la costruzione dei rapporti e, quindi, dei percorsi e dei
processi sociali, resta l’elemento più importante anche per l’elezione presidenziale 2020
degli Stati Uniti. L’ottimistica aspettativa, riguardo al futuro, si fonda su due variabili su cui
è stata sviluppata la nostra analisi: la comunicazione nella forma tradizionale e digitale20
(case) e le tematiche affrontate (content). Le due variabili determinano la campagna
presidenziale e costruiscono il media mainstream.
Nell’analisi lessicometrica, in entrambi i casi, abbiamo evidenziato un coefficiente di
Guiraud basso mentre sono risultati hapax, inaspettatamente, i sinonimi COVID e
PANDEMIC. Anche in questa tornata elettorale, come anticipato, i soldi investiti sono tanti
e lo sforzo economico complessivo ha prodotto un flusso digitale notevole, tanto da
totalizzare, nel secondo dibattito, oltre 12 milioni di visualizzazioni in streaming già nelle
prime ore.
I dati elaborati mostrano come la cattiva gestione della comunicazione sul COVID abbia
inciso sul gradimento di Trump. Altro fattore avverso è il trionfalismo in piena emergenza.
Nell’era della post truth grande importanza è data alle emozioni. Chi racconta e chi ascolta
fanno parte di uno stesso ecosistema basato sulle sensibilità e questo avviene se si costruisce
una narrazione capace di fare leva sulle emozioni. Frammentando i discorsi del Presidente
degli Stati Uniti non emergono strategie volte a costruire un rapporto empatico, tutt’altro.
Scelta diversa fu, invece, per il 44simo Presidente Barack Obama che proprio sulle emozioni
costruì la sua campagna elettorale e l’intero mandato. Anche la narrazione di Joe Biden si
affida a una strategia basata sulle emozioni: abbracci, bambini, sorrisi, affetti e una mimica
facciale più volte immortalata in momenti di ascolto e riflessione.
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20 La sesta digital campaign USA. La seconda digital media campaign per Donald Trump.
https://pewrsr.ch/35JpI3H
28
A confermare la tesi sono inoltre i dati elaborati dopo il secondo dibattito pubblico che
evidenziano un sentiment più alto nei confronti di Biden anche se Trump, nello stesso
dibattito, ha registrato un engagement notevolmente superiore al competitor. Non vi è
dubbio che la macchina della comunicazione di Trump è più grande di quella di Biden e lo
notiamo attraverso i numeri delle rispettive piattaforme di social network sites e dalle
visualizzazioni nel semestre aprile – settembre. Guardando dunque agli investimenti per le
campagne elettorali digitali dei due candidati notiamo cifre simili: Biden ha speso 34,8
milioni di dollari su Facebook e Google e Trump ha speso 33,8 milioni di dollari su Facebook
e Google. E’ però vero che Donald Trump, complessivamente, partendo da aprile, ha speso
molto di più di Joe Biden sulle due piattaforme, investendo dai 115 milioni ai 166 milioni di
dollari. Come premesso possiamo ora vedere che un ruolo importante, anche in termini
digitali, lo sta giocando la comunicazione di Barack Obama. Joe Biden infatti ha
sponsorizzato circa 41.000 dollari in annunci condivisi dalla pagina Facebook dell'ex
presidente Obama. Una scelta strategica importante se osserviamo il numero di fans che
seguono Barack Obama.
In conclusione, come descritto, il lavoro si è basato sull’analisi delle strategie digitali dei due
candidati alla Casa Bianca. Non sono stati analizzati i dati dei media generalisti e non sono
state condotte indagini sull’elettorato. E’ stato scelto di operare con la valutazione di dati
certi evitando metodi qualitativi richiesti dalla ricerca sociologica.
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29
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30
1.7 SITOGRAFIA
https://www.axios.com/
https://www.cnbc.com/world/
https://www.donaldjtrump.com/
https://electproject.github.io/Early-Vote-2020G/index.html
https://www.ethnologue.com/
https://www.facebook.com/joebiden
https://www.facebook.com/DonaldTrump
https://joebiden.com/
https://www.marketingcharts.com/
https://mediaproject.wesleyan.edu/releases-101520/
https://medium.com/
https://morningconsult.com/2020/10/27/2020-election-main-issue-voters-trump/
https://www.nielsen.com/us/en/press-releases/2020/media-advisory-final-presidential-debate-of-
2020-draws-63-million-viewers/
https://www.nytimes.com/2020/10/26/us/politics/trump-rallies.html
https://www.opensecrets.org/2020-presidential-race/donald-trump/online-ad-
spending?id=N00023864
https://www.realclearpolitics.com/epolls/2020/president/us/general_election_trump_vs_biden-
6247.html?utm_source=Gmi+Mailchimp+Integration+Prod+List&utm_campaign=3a29bfd179-
EMAIL_CAMPAIGN_2018_07_08_04_14_COPY_18&utm_medium=email&utm_term=0_ff3735a7
49-3a29bfd179-57194861
https://www.similarweb.com/website/donaldjtrump.com/?competitors=joebiden.com
https://www.statista.com/chart/22967/overall-election-spending-by-cycle-and-party-affiliation/
https://www.journalism.org/2016/07/18/digital-news-developments-in-u-s-presidential-
campaigns-2000-2016/
https://www.youtube.com/watch?v=bPiofmZGb8o

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Analisi e comparazione Biden vs Trump

  • 1. 1 ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA 2020 ANALISI E COMPARAZIONE DEI MODELLI DI COMUNICAZIONE DIGITALE DI JOE BIDEN E DONALD TRUMP. Rapporto 01.10 – 28.10.2020 P.L. Santoro, A. Ucar, M. Zizza 1.1 INTRODUZIONE 1.2 METODOLOGIA 1.3 ANALISI DEI SITI WEB E DELLE PIATTAFORME DI SOCIAL NETWORK SITES 1.4 ANALISI DELLE NARRATIVE 1.5 DATI 1.6 CONCLUSIONI 1.7 SITOGRAFIA ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 2. 2 1.1 INTRODUZIONE Non solo gli Stati Uniti ma tutto il mondo è attento alla prossima tornata elettorale che stabilirà chi sarà il 46esimo Presidente americano. In un clima di emergenza mondiale, in cui la pandemia da COVID-19 sta cambiando le relazioni sociali, incidendo notevolmente sulle scelte dei gruppi e degli individui, assume un’importanza ancor più rilevante comprendere chi guiderà la più grande potenza al mondo. Il report vuole offrire elementi descrittivi delle due campagne elettorali promosse dai candidati alla Casa Bianca Trump e Biden. L’analisi è oggettiva e si basa su un lavoro tecnico – scientifico. I dati sono stati elaborati da DataMediaHub. 1.2 METODOLOGIA Per lavorare con dati certi e avere una prospettiva più completa, abbiamo analizzato i siti web e le piattaforme di social network sites di Donald Trump e Joe Biden nei mesi di settembre e ottobre 2020 applicando un protocollo lineare all’indagine quantitativa. Sono stati scelti i comunicati ufficiali dei due esponenti politici su cui, successivamente, sono state applicate le analisi testuali. In entrambi i casi, quindi, sono state costruite le word cloud per verificare i rapporti lessicometrici. Non sono state condotte indagini e interviste come previsto nella metodologia qualitativa per la ricerca sociologica. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 3. 3 1.3 ANALISI DEI SITI WEB E DELLE PIATTAFORME DI SOCIAL NETWORK SITES DONALD TRUMP Emerge notevolmente l’attività di attacco promossa nei confronti di Joe Biden. Il banner che viene lanciato appena si accede al sito è completamente dedicato al suo competitor, mentre la home page mostra un militare che saluta il Presidente Trump. Orgoglio, fierezza e rispetto delle istituzioni. Il sito si articola su più aree e molto spazio viene dato alla raccolta fondi per la campagna elettorale. Poche parole scritte e molti video emotivi quasi tutti destinati a Biden, ai suoi rapporti con la Cina e a una politica anacronistica poco attenta ai valori e agli interessi nazionali. Sul sito di Trump vi è la possibilità di scegliere la navigazione in lingua spagnola (seconda lingua più parlata al mondo1). In home page è presente anche un’area dedicata al merchandising mentre i colori predominanti sono, ovviamente, quelli della bandiera: Blu, bianco e rosso. Nell’ordine cromatico prevale il rosso mentre al link “Coalitions” viene dato spazio alle comunità che sostengono Trump. In questo caso l’effetto panottico punta a più comunità rispetto a Biden nel rapporto 40 a 22. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT 1 https://bit.ly/34E5yJ6
  • 4. 4 JOE BIDEN La veste grafica della home page di Biden è sicuramente più leggera e vuole trasmettere un messaggio meno acceso del competitor. Il colore predominante è il blu e, come nella home di Trump, vengono usati i colori della Bandiera statunitense. In questo caso emerge predominante la richiesta di fondi, mezza home page è dedicata alla raccolta per sostenere la campagna elettorale. C’è la possibilità di accedere a uno store per il merchandising perché per costruire una comunità vi è bisogno sia del marketing che della semiotica. Molto spazio è dato a Kamala Harris, candidata alla vice presidenza e il messaggio sulle pari opportunità è chiaro e rivolto soprattutto alla platea rosa. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 5. 5 In entrambe le home page vi è un elemento determinante: è accentuata la possibilità di iscriversi alla comunità elettorale rilasciando i propri estremi (numero di telefono, mail, zip code). Come sappiamo questo è possibile anche in altri paesi democratici purché il trattamento dei dati personali sia disciplinato da apposita normativa, ma in questo caso la richiesta dei dati è quasi prioritaria, al pari della richiesta dei fondi, segno che i dati personali rappresentano, oramai, lo stesso valore dei dollari. Anche sul sito ufficiale di Joe Biden è possibile navigare scegliendo la lingua spagnola. 1.4 ANALISI DELLE NARRATIVE DONALD TRUMP La strategia elaborata per Donald Trump lascia poco spazio a elementi esterni capaci di influenzare, seppur positivamente, la sua media campaign. Non cerca endorsment. Il leader, il vincente, l’uomo che ha sconfitto il Covid – 19, è lui! Nella digital campaign anche il suo vice Pence trova poco spazio e questo vale anche per gli affetti più cari come la consorte Melania. Il profilo disegnato dallo Chief of Communication è quello di un presidente capace di guidare una nazione senza esitazioni. Non si legge mai la parola “sorry” e vengono omessi diversi elementi relativi a tematiche sociali mentre il senso di nazione, di entità, di autorevolezza, sono sempre presenti. Vengono preferiti video ad impatto emotivo a testi scritti e l’associazione dei sinonimi Stati Uniti – Vittoria, si ripete nei discorsi ai media e all’elettorato. Molte le immagini raffiguranti Donald Trump tra i militari o circondato dal suo dispositivo di protezione. In quasi tutte le foto la mimica facciale è sempre la stessa e gli scatti sono stati scelti col puro intento di trasmettere sicurezza e una determinata linea politica poco discutibile. Non mancano, ovviamente, i momenti in cui Trump parla al suo pubblico in delirio e sono notevoli e copiose, le “act of clapping” quasi a coprire le frasi del Presidente. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 6. 6 In ogni video tra la gente si registra un mood sicuramente più entusiasmante rispetto a quello di Biden che, come vedremo, assume una strategia più leggera e sentimentalista. Al sito web sono collegate quattro piattaforme ufficiali di social network sites e una App dedicata. Il cross posting desk – YouTube è preferito a una web tv. Dalla sua dichiarazione di candidatura del 2015 Trump è sempre rimasto il manager di successo di Wall Street, capace di trasformare in guadagno e occupazione le sue idee. Una narrazione che non è mai stata cambiata e lasciata appositamente tale, proprio per non farlo scendere nell’arena dei politici. Trump ha orientato i suoi ultimi interventi alle eccezioni mosse da Joe Biden, cercando di stemperare talune posizioni assunte su cui fanno forza gli attacchi dell’oppositore. Si sono realizzate le word cloud relative a tre Statement della Casa Bianca, del 20 e del 21 ottobre 2020, da cui emergono, seppur su diversi argomenti, alcuni tratti comuni. In tutti gli Statement è rivendicata l’appartenenza dell’azione allo stesso Donald Trump, che quindi accentra intorno alla sua figura le decisioni. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 7. 7 È nei diversi statement richiamato uno dei concetti chiave della comunicazione e della retorica politica dell’attuale presidente degli Stati Uniti, ossia quello dell’ordine (“order”) e della disciplina, evocato con il celebre slogan “Law & Order!”. In uno statement pubblicato in data 21 ottobre 2020, il presidente americano comunica l’approvazione di una legge che include emendamenti atti a garantire una maggior tutela delle popolazioni tribali. Nel comunicato sono esaltate le azioni poste in essere dall’amministrazione Trump nel garantire più autonomia alle tribù, ad esempio sulla gestione dei fondi del Dipartimento dei Trasporti USA. Il provvedimento fa il paio con la notizia relativa al sostegno dato dal Presidente americano al riconoscimento federale della tribù Lumbee della Carolina del Nord, che diverrebbe così la 575ª comunità nativa americana riconosciuta. Il tema potrebbe apparire irrilevante: nella realtà i nativi sono la minoranza più discriminata degli Stati Uniti e, essendo il numero di questi in crescita, si comprende come gli ultimi interventi abbiano la logica di stemperare le tensioni e migliorare la reputazione del presidente americano, spesso attaccato dalle opposizioni per gli atteggiamenti irriguardosi delle minoranze. Il rapporto di Donald Trump con le tribù è stato infatti spesso oggetto di critiche e proteste degli stessi nativi, che vanno dalle espropriazioni forzate delle terre alla contestata visita di Trump al Monte Rushmore in South Dakota nel memoriale del giorno dell’Indipendenza il 3 luglio scorso; luogo cocente per la storia americana ed emblema dei soprusi subiti dai nativi. La ritrovata sensibilizzazione intorno alla tematica è in termini di campagna elettorale, il tentativo di riavvicinarsi non solo ai nativi votanti, ma anche a quanti, pur non nativi, ritengono determinante la tutela dei più deboli nella propria scelta di voto. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 8. 8 I disordini creatisi negli Stati Uniti in relazione all’uccisione di George Floyd e al movimento #BlackLivesMatter, regolati in modo irruento dalla amministrazione Trump, hanno dato adito agli oppositori del presidente americano di atteggiamenti razzisti e irrispettosi dei diritti fondamentali dell’uomo. Lo Statement pubblicato il 20 di ottobre esalta l’azione dell’amministrazione Trump nel combattere la tratta degli esseri umani su scala globale e l’abuso dei minori online, illustrando le diverse misure adottate e rimarcando la maggiore consistenza degli stanziamenti della storia americana per tali fini. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/signing-statement-president-donald-j-trump- s-209/
  • 9. 9 Uno degli attacchi di cui il presidente americano è stato oggetto nei mesi della gestione della pandemia da Covid-19, è quello di aver agito con scarsa trasparenza e “accountability”, termine con il quale viene indicata la responsabilità di chi ricopre cariche decisionali impiegando risorse finanziarie pubbliche nel rendere conto sulle modalità di svolgimento della gestione e sui risultati raggiunti. In uno Statement del 21 ottobre, Donald Trump illustra l’impegno a garantire il buon governo e l’efficienza della forza lavoro federale. Egli definisce nuove modalità di selezione e di valutazione delle diverse risorse umane che snelliscano la burocrazia preesistente e consentano l’identificazione del personale non performante. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/president-donald-j- trump-taking-action-promote-good-governance-accountability-within- federal-workforce/
  • 10. 10 La narrativa di Donald Trump nei diversi comunicati promossi dalla Casa Bianca appare sicuramente influenzata dalle tematiche politiche che vedono coinvolta la sua persona: egli controbatte con forza agli attacchi, illustrando misure che contraddicono la narrazione degli oppositori. Il tone of voice adoperato staglia un uomo combattivo, coraggioso ed eroico, che da solo e contro tutto l’establishment, antagonista del paese, sarebbe in grado di affrontare le urgenze degli Stati Uniti e rinvigorire il ruolo di questi nel panorama globale. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/trump- administration-committed-combating-human-trafficking-protecting- innocent/
  • 11. 11 JOE BIDEN La narrativa di Biden è stata “ricamata” come una veste più sobria e infatti utilizza un linguaggio moderato e senza picchi di tonalità. Il backchannel a cui mira è quello di una platea più attenta ai contenuti che alla spettacolarizzazione degli stessi. “Battle for the soul of the nation” è il claim della campagna elettorale e anche questo ci fa capire che il sentimento a cui mira la strategia è quello più intimo e riflessivo. Tanti video anche per Biden e un banner onnipresente che invita i visitatori a pagare per sostenere il candidato e le sue idee. Poco spazio ai social network sites e YouTube, anche in questo caso, è il movie cluster preferito. Spazio invece agli stakeholders. Barack Obama e Michelle Obama su tutti. Poi c’è il suo passato, la narrativa classica che racconta la storia dell’uomo impegnato per importanti iniziative politiche e sociali. La comunicazione di Joe Biden è stata caratterizzata da una maggiore pacatezza dei toni rispetto a quella del diretto avversario, tuttavia questa è comunque focalizzata sul contraddittorio e sulla sottolineatura delle inefficienze della gestione Trump. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 12. 12 Ed è proprio l’esaltazione dei problemi sottovalutati dalla gestione repubblicana, che troverebbe quale soluzione un cambio di passo che solo il candidato democratico potrebbe garantire. Sono state dunque realizzate tre word cloud sugli statement del candidato democratico, così da comprendere quali siano le tematiche e il tono comunicativo ritenuti adatti a far fronte alla prorompenza “Trumpiana”. Uno dei temi di cui Joe Biden si è fatto portavoce negli States e che lo differenzia sostanzialmente rispetto all’avversario, è quello della sensibilità al cambiamento climatico. Il presidente in carica è infatti spesso stato oggetto di critiche per via della scarsa considerazione delle tematiche ambientali, che hanno portato fino all’abbandono dell’Accordo di Parigi, intrapreso nel mese di novembre 2009. In uno statement del 15 luglio 2020, Joe Biden illustra un piano “to Build Back Better”, ossia riconvertire l’approvvigionamento energetico verso fonti sostenibili come il solare e l’eolico e dotare il Paese di investimenti in infrastrutture, carenti nell’amministrazione Trump, nonostante le continue promesse (“promised”, “promising”). ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 13. 13 È posto al centro, nello statement, l’importanza per i cittadini di un orizzonte di lungo periodo, di cui Biden si fa portavoce e di cui si assume le responsabilità in caso di voto. Ulteriore argomento cavalcato dal candidato democratico è rappresentato dalla creazione di un sistema assistenziale adeguato al secolo XXI. In uno statement del 22 luglio 2020 Joe Biden si immedesima in tante situazioni quotidiane, in cui numerosi cittadini USA si ritrovano: è sottolineato l’impegno del prendersi cura dei propri cari, compresi i più piccoli e gli anziani, enfatizzando il tempo e le risorse finanziarie spese nell’indifferenza totale dell’attuale governo. “You’re doing everything you can, but this president is not.” Joe Biden si stringe intorno alla comunità, illustra le difficoltà e propone un piano adeguato alle esigenze collettive, esasperate dalla crisi pandemica da Covid-19. In tale comunicato, il candidato democratico cerca un legame fortemente empatico con la cittadinanza mettendo al centro gli affetti (“child” “parents”) delle famiglie, nucleo della società americana (“families”). ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 14. 14 Un accento particolare è posto, altresì, intorno al tema dello sviluppo rurale americano, a giudizio del candidato democratico, ingiustamente penalizzato nonostante il rilevante contributo dato allo sviluppo statunitense. “They feed our bodies and fuel our engines”: in questa frase è racchiusa tutta la forza del messaggio lanciato da Biden, che ancora una volta si focalizza sui settori lasciati ai margini dal presidente Repubblicano. È enfatizzata l’urgenza di migliorare il sistema sanitario (“Medicare”, “health”, “hospitals”) per le zone rurali, cuore pulsante degli Stati Uniti, proponendo un piano che ne preveda cospicui stanziamenti (“funding”): un radicale cambio di passo rispetto alle ferite dell’attuale gestione. La comunicazione di Joe Biden, alla luce delle evidenze emerse dall’analisi effettuata, è focalizzata sulle tematiche e sulle classi sociali lasciate ai margini da Donald Trump: la strategia di Biden sembra cercare gli spazi interstiziali tra le grandi folle dei votanti, ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 15. 15 realizzando una comunicazione politica atta a raccogliere e ascoltare i diversi malcontenti, realizzando così una coalizione di tante minoranze rispetto alle quali Joe Biden si propone come equilibrato moderatore e strategico pianificatore: in tutti gli statement sono evidenziate non soltanto le problematiche, ma anche i piani di azione atti ad intervenire concretamente. 1.5 DATI Giovedì 22 ottobre circa 63 milioni di persone si sono sintonizzate per guardare il dibattito finale delle elezioni presidenziali 2020. Il dibattito è stato ospitato presso la Belmont University di Nashville, Tennessee e ha visto la partecipazione del candidato presidenziale democratico Joe Biden e del candidato presidenziale repubblicano e Presidente in carica, Donald Trump. Secondo i dati Nielsen2 gli ascolti televisivi, sia del dibattito finale che del precedente, di questa tornata elettorale, sono di gran lunga inferiori a quelli del 2016 tra Hilary Clinton e Donald Trump, ma bisogna considerare anche la visione in streaming che oggi giorno è sicuramente più diffusa rispetto a quattro anni fa. Infatti, su YouTube, il secondo e ultimo dibattito di quest’anno, al momento della stesura di questo rapporto, ha ottenuto ben 12.6 milioni di visualizzazioni3 , mentre il primo del 29 Settembre si è attestato addirittura a 15.3 milioni di visualizzazioni4 solo sul canale di C-SPAN, sito specializzato che offre la raccolta più completa di eventi della campagna elettorale, tutti facilmente ricercabili per candidato, stato o data. Se a questi si aggiungono anche le visualizzazioni su YouTube degli altri canali5 è ragionevole stimare che in realtà la visione dei due aspri confronti tra i candidati alla presidenza degli Stati Uniti siano stati almeno pari, se non superiori, a quelli delle elezioni 2 https://bit.ly/34mwEUV 3 https://youtu.be/bPiofmZGb8o 4 https://youtu.be/wW1lY5jFNcQ 5 https://bit.ly/2TjYg6G
  • 16. 16 presidenziali del 2016. Insomma, a giudicare dagli ascolti televisivi, ma anche dalle interazioni sui social, come vedremo, l’interesse degli americani per queste elezioni è tutt’altro che scemato rispetto al passato. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 17. 17 Osserviamo quindi gli investimenti pubblicitari per entrambi i candidati. Stando ai dati di OpenSecrects6 Trump e i suoi supporters avrebbero investito 245.8 milioni di dollari in digital advertising. Di questi 102.4 sarebbero stati allocati in Google Ads, in diversi format e formati e 143.4 milioni di dollari in Facebook Ads. Quindi Trump e i suoi consiglieri avrebbero deciso di allocare maggiori risorse su Facebook che aveva contribuito in maniera significativa alla sua elezione nel 2016. Il maggior investimento su Facebook è stato quello di “Trump Make America Great Again Committee” che ha investito attorno a 83 milioni di dollari, pari al 57.1% del totale di investimenti sul social più popoloso del pianeta. Annunci pubblicitari forti, come si evince in questi post. Inferiori invece gli investimenti in digital Ads da parte di Biden e dei suoi sostenitori, che si attestano a poco meno di 190 milioni di dollari7. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT 6 https://bit.ly/31HSQay 7 https://bit.ly/31INpIf
  • 18. 18 Come per Trump anche per Biden gli investimenti allocati in Google Ads sono inferiori a quelli in Facebook Ads: 68.7 milioni contro 121.3 milioni. I temi sui quali si è concentrata la battaglia pubblicitaria su Facebook da parte dei due sfidanti sono riassunti nell’infografica sottostante8. Come si può vedere, per Trump i maggiori efforts sono stati su fake news, riforma giudiziaria e invito al voto. Su quest’ultimo tema si sono maggiormente concentrati anche gli sforzi di Biden. Un fatto rilevante, secondo quanto riportato dal broadcaster statunitense CNCB9, è quello che Trump ha pubblicato un annuncio su Facebook che dichiarava, velatamente, di aver vinto le elezioni. Un video10 mostra il volto del presidente sovrapposto al sole, con una voce fuori campo che narra: “È mattina in America. Donald J. Trump è ancora presidente degli Stati Uniti”. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT 8 https://bit.ly/31UWT3b 9 https://cnb.cx/35Lxfiq 10 https://bit.ly/3jDgknf
  • 19. 19 Si tratta di un messaggio che viola le regole di Facebook che, proprio di recente, aveva dichiarato11 di non accettare nuovi annunci politici nella settimana prima delle elezioni a partire dal 27 Ottobre e di non consentire “contenuti di vittoria elettorale”. Al riguardo, una portavoce di Facebook ha affermato, invece, che le pubblicità “Il presidente Trump è ANCORA il tuo presidente” sono consentite poiché, indipendentemente dall’esito delle elezioni, il presidente continuerà nel suo ruolo fino al 20 Gennaio. Se è Trump a dominare, con lo stile descritto, gli investimenti in digital advertising, Biden lo supera invece per quanto riguarda gli investimenti pubblicitari televisivi con 222.9 milioni di dollari allocati sui media contro i 161.4 dell’attuale presidente USA12. Si tratta di investimenti strategici, secondo un recente sondaggio condotto su un campione di professionisti della comunicazione13, che conferma che TV e social network sites sono ritenute le piattaforme più influenti per le tematiche politiche. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT 11 https://bit.ly/3kzlZMi 12 https://bit.ly/2TtAJ3e 13 https://bit.ly/3ms4ZIg
  • 20. 20 Una cosa è certa, si tratta delle elezioni per le quali sono stati realizzati i maggiori investimenti pubblicitari nella storia degli Stati Uniti14, con poco meno di 11 miliardi di dollari investiti complessivamente sino al 25 Ottobre scorso, contro un consolidato di 7.2 miliardi per le presidenziali del 2016. Secondo un sondaggio paneuropeo condotto da YouGov15, la maggioranza degli europei (58% per quanto riguarda gli italiani) vuole che Biden abbia la meglio su Trump, e stando ai dati di Google Trends16 l’interesse nei confronti di Biden sarebbe superiore a quello nei confronti di Trump, il risultato a pochi giorni dal voto appare meno scontato che nelle settimane passate. Infatti, Biden resta in testa, ma il suo vantaggio su Donald Trump si assottiglia a 7.4 punti dai 10 di metà Ottobre17. Nonostante continuino a prevalere coloro che 14 https://bit.ly/2HGzScR 15 https://bit.ly/3mm04sk 16 https://bit.ly/3kFqODY 17 https://bit.ly/2HJIe42
  • 21. 21 hanno un giudizio negativo nei confronti dell’attuale presidente18, non sono dunque da escludere sorprese dell’ultim’ora, così come avvenne nel 2016, ed è lotta sino all’ultimo minuto per accaparrarsi gli elettori rimasti indecisi, anche se, a pochi giorni dal voto, il flusso di persone che si sono mosse per votare in anticipo è cresciuto così notevolmente che il voto anticipato ha già superato la metà del numero di voti che sono stati contati durante le elezioni presidenziali del 201619. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT 18 https://bit.ly/2HJIe42 19 https://bit.ly/2HH8TOG
  • 22. 22 ANALISI PRIMO DIBATTITO Il 29 settembre 2020 va in scena su Fox News il primo dibattito tra Donald Trump e Joe Biden: un evento particolarmente atteso negli States che, però, si tramuta fin dall’inizio in un Reality Show. I toni vengono imbarbariti sin dal principio, passando dalle tematiche cruciali per l’audience ad un continuo botta e risposta di attacchi personali. Le voci dei due candidati si sovrappongono continuamente: in particolare, è il presidente in carica a dominare l’incontro; non facendo uso, però, delle tecniche oratorie, ma di continue interruzioni dell’avversario. La cittadinanza si trova ad assistere ad un incontro dove non è più destinataria del confronto, il quale diviene un coacervo di attacchi vicendevoli. I diversi temi messi sul tavolo dal moderatore Chris Wallace sono stati affrontati con estrema approssimazione: pochi riferimenti alle politiche proposte e ai piani d’intervento dei candidati, più concentrati all’attacco reciproco e alla difesa del proprio ego. Soltanto Joe Biden tenta, talvolta, di instaurare un legame con l’audience, legame che però resta improntato alla demonizzazione dell’avversario più che alla delineazione delle proposte del proprio programma elettorale. Da molti definito come uno dei peggiori dibattiti della storia, il confronto non è stato sicuramente risolutivo per le scelte di voto: al contrario, l’irruenza e l’arroganza non hanno reso un servizio ad una scelta di voto consapevole; ma hanno prodotto l’esclusivo effetto di polarizzare i sostenitori delle due fazioni, generando confusione tra gli indecisi. Secondo un sondaggio della CNN, l’audience ha assegnato la vittoria della battaglia a Joe Biden; analizzando invece le metriche degli account social Facebook e Instagram dei due leader, è Donald Trump ad avere il maggior numero di interazioni totali. Il numero cospicuo dei post pubblicati dal presidente Repubblicano su entrambe le piattaforme, tuttavia genera l’effetto di abbassare l’engagement rate, in entrambi i social inferiore rispetto a quello del candidato Democratico. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 23. 23 (Analisi delle conversazioni sui social nelle 24 ore del primo dibattito) ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 24. 24 ANALISI SECONDO DIBATTITO Il secondo e ultimo dibattito tra i due pretendenti, tenutosi il giorno 22 ottobre 2020, ha visto quali argomenti di discussione l'emergenza da Covid-19, il benessere delle famiglie americane, le divisioni razziali, i cambiamenti climatici, i problemi di sicurezza nazionale e la leadership. Al contrario del primo, il dibattito non è stato caratterizzato dai toni infuocati, in virtù anche della regola che prevedeva la chiusura del microfono del rivale nei primi due minuti della domanda ad uno dei due candidati. Sebbene siano risultati ben stemperati, soprattutto in confronto con il primo dibattito, non sono mancati attacchi da ambo le parti: Trump ha subito quelli relativi alle sue dichiarazioni fiscali, mentre Biden ha dovuto incassare le ombre sui controversi rapporti di affari del figlio Hunter in Ucraina e in Cina. Tema centrale della discussione ha rappresentato il Covid-19: Trump ha promesso una oramai prossima realizzazione del vaccino, mentre Biden ha ricordato il numero delle vittime ed ha attaccato il presidente in carica per la sua gestione dell’emergenza, sventolando la mascherina che aveva con sé. In questo confronto, Biden partiva da una posizione di vantaggio, non avendo avuto occasione di gestire una situazione sì complessa come quella legata alla pandemia, ed avendo il presidente in carica appoggiato teorie non sempre corrispondenti a quelle derivanti dai contributi scientifici. La gestione controversa della crisi sanitaria ha visto persino il deterioramento dei rapporti con l’organizzazione mondiale della sanità (WHO), cui Trump ha tagliato i finanziamenti con l’accusa di essere filo-cinese. Ed è proprio nei rapporti con la Cina che si è giocata una parte importante del dibattito, argomento questo che viene toccato a più riprese: è quindi stata offerta ai cittadini americani una discussione non soltanto incentrata sulle esigenze di questi, quanto sulla forza del paese, che rischia di perdere il ruolo di prima potenza mondiale per effetto dello sviluppo dirompente del paese asiatico: è quindi incitato, da Trump in particolare, il senso di patriottismo dei cittadini degli Stati Uniti d’America. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 25. 25 (Analisi delle conversazioni sui social nelle 24 ore del secondo dibattito) Sono altresì stati affrontati argomenti controversi come quello del riscaldamento globale e dell’approvvigionamento energetico, dove Joe Biden sarebbe favorevole ad una riconversione del settore petrolifero, riconversione che è osteggiata da Trump per l’importanza dell’indotto petrolifero, che dà lavoro a interi stati, dal presidente richiamati all’attenzione. Sebbene la migliore moderazione, non sono dunque mancati i contradditori, anche accesi, che hanno visto un Joe Biden talvolta in affanno, mentre Donald Trump si è mostrato più affilato e incisivo: se nel dibattito le interruzioni sono state poche, Trump ha comunque adoperato la mimica facciale per trasmettere il proprio dissenso verso le parole di Joe Biden all’audience. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 26. 26 Rimanendo nel campo della comunicazione non verbale, ulteriore segno di debolezza del candidato democratico è stato quello di guardare l’orologio: errore, quest’ultimo, commesso da George H.W Bush nel 1992 durante il dibattito con Bill Clinton e Ross Perot: un gesto che, più di qualsiasi comunicazione verbale, denota impazienza e nervosismo. La maggiore incisività del presidente in carica emerge chiaramente da un’analisi fatta sulle parole dei due contendenti, come visibile in tabella, infatti, Joe Biden deve più volte controbattere agli attacchi con la risposta “not true”, mentre il carisma e la determinazione di Donald Trump riflessi nella parola “I” prendono largamente il sopravvento sulla dialettica inclusiva nei confronti dell’audience, caratterizzata dall’utilizzo della parola “We”. Anche le metriche di Twitter danno ragione al candidato Repubblicano, che ottiene durante il confronto un picco di menzioni e di engagement sulla piattaforma superiore a quello registrato dal candidato Democratico. (Le parole più ricorrenti durante il secondo dibattito) ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 27. 27 1.6 CONCLUSIONI La fiducia, elemento determinate per la costruzione dei rapporti e, quindi, dei percorsi e dei processi sociali, resta l’elemento più importante anche per l’elezione presidenziale 2020 degli Stati Uniti. L’ottimistica aspettativa, riguardo al futuro, si fonda su due variabili su cui è stata sviluppata la nostra analisi: la comunicazione nella forma tradizionale e digitale20 (case) e le tematiche affrontate (content). Le due variabili determinano la campagna presidenziale e costruiscono il media mainstream. Nell’analisi lessicometrica, in entrambi i casi, abbiamo evidenziato un coefficiente di Guiraud basso mentre sono risultati hapax, inaspettatamente, i sinonimi COVID e PANDEMIC. Anche in questa tornata elettorale, come anticipato, i soldi investiti sono tanti e lo sforzo economico complessivo ha prodotto un flusso digitale notevole, tanto da totalizzare, nel secondo dibattito, oltre 12 milioni di visualizzazioni in streaming già nelle prime ore. I dati elaborati mostrano come la cattiva gestione della comunicazione sul COVID abbia inciso sul gradimento di Trump. Altro fattore avverso è il trionfalismo in piena emergenza. Nell’era della post truth grande importanza è data alle emozioni. Chi racconta e chi ascolta fanno parte di uno stesso ecosistema basato sulle sensibilità e questo avviene se si costruisce una narrazione capace di fare leva sulle emozioni. Frammentando i discorsi del Presidente degli Stati Uniti non emergono strategie volte a costruire un rapporto empatico, tutt’altro. Scelta diversa fu, invece, per il 44simo Presidente Barack Obama che proprio sulle emozioni costruì la sua campagna elettorale e l’intero mandato. Anche la narrazione di Joe Biden si affida a una strategia basata sulle emozioni: abbracci, bambini, sorrisi, affetti e una mimica facciale più volte immortalata in momenti di ascolto e riflessione. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT 20 La sesta digital campaign USA. La seconda digital media campaign per Donald Trump. https://pewrsr.ch/35JpI3H
  • 28. 28 A confermare la tesi sono inoltre i dati elaborati dopo il secondo dibattito pubblico che evidenziano un sentiment più alto nei confronti di Biden anche se Trump, nello stesso dibattito, ha registrato un engagement notevolmente superiore al competitor. Non vi è dubbio che la macchina della comunicazione di Trump è più grande di quella di Biden e lo notiamo attraverso i numeri delle rispettive piattaforme di social network sites e dalle visualizzazioni nel semestre aprile – settembre. Guardando dunque agli investimenti per le campagne elettorali digitali dei due candidati notiamo cifre simili: Biden ha speso 34,8 milioni di dollari su Facebook e Google e Trump ha speso 33,8 milioni di dollari su Facebook e Google. E’ però vero che Donald Trump, complessivamente, partendo da aprile, ha speso molto di più di Joe Biden sulle due piattaforme, investendo dai 115 milioni ai 166 milioni di dollari. Come premesso possiamo ora vedere che un ruolo importante, anche in termini digitali, lo sta giocando la comunicazione di Barack Obama. Joe Biden infatti ha sponsorizzato circa 41.000 dollari in annunci condivisi dalla pagina Facebook dell'ex presidente Obama. Una scelta strategica importante se osserviamo il numero di fans che seguono Barack Obama. In conclusione, come descritto, il lavoro si è basato sull’analisi delle strategie digitali dei due candidati alla Casa Bianca. Non sono stati analizzati i dati dei media generalisti e non sono state condotte indagini sull’elettorato. E’ stato scelto di operare con la valutazione di dati certi evitando metodi qualitativi richiesti dalla ricerca sociologica. ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 29. 29 ©TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI E DI PROPRIETA’ DI DATAMEDIAHUB – OSCINT
  • 30. 30 1.7 SITOGRAFIA https://www.axios.com/ https://www.cnbc.com/world/ https://www.donaldjtrump.com/ https://electproject.github.io/Early-Vote-2020G/index.html https://www.ethnologue.com/ https://www.facebook.com/joebiden https://www.facebook.com/DonaldTrump https://joebiden.com/ https://www.marketingcharts.com/ https://mediaproject.wesleyan.edu/releases-101520/ https://medium.com/ https://morningconsult.com/2020/10/27/2020-election-main-issue-voters-trump/ https://www.nielsen.com/us/en/press-releases/2020/media-advisory-final-presidential-debate-of- 2020-draws-63-million-viewers/ https://www.nytimes.com/2020/10/26/us/politics/trump-rallies.html https://www.opensecrets.org/2020-presidential-race/donald-trump/online-ad- spending?id=N00023864 https://www.realclearpolitics.com/epolls/2020/president/us/general_election_trump_vs_biden- 6247.html?utm_source=Gmi+Mailchimp+Integration+Prod+List&utm_campaign=3a29bfd179- EMAIL_CAMPAIGN_2018_07_08_04_14_COPY_18&utm_medium=email&utm_term=0_ff3735a7 49-3a29bfd179-57194861 https://www.similarweb.com/website/donaldjtrump.com/?competitors=joebiden.com https://www.statista.com/chart/22967/overall-election-spending-by-cycle-and-party-affiliation/ https://www.journalism.org/2016/07/18/digital-news-developments-in-u-s-presidential- campaigns-2000-2016/ https://www.youtube.com/watch?v=bPiofmZGb8o