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Come si gestisce la reputazione di un brand (imparando da storie realmente accadute)

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Come si gestisce la reputazione di un brand (imparando da storie realmente accadute)

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La reputazione è il vero valore aggiunto in qualsiasi strategia di comunicazione contemporanea. A parità di azioni tecniche, un mittente solido e credibile ha più possibilità di raggiungere il proprio obiettivo.

Per questo motivo qualsiasi minaccia alla reputazione di brand e qualsiasi potenziale crisi di comunicazione richiede l'adozione di scelte forti, coerenti e consistenti nel tempo, in modo da evitare la perdita del più grosso capitale simbolico di cui qualsiasi mittente, nell'era della sfiducia generalizzata nei confronti delle istituzioni tradizionali, gode in questo momento storico.

All'interno della presentazione abbiamo analizzato casi di successo e di fallimento di grandi aziende, istituzioni e politici, per scoprire quali sono le variabili da tenere d'occhio quando ci si trova in situazioni di promozione o difesa della propria immagine di brand.

La reputazione è il vero valore aggiunto in qualsiasi strategia di comunicazione contemporanea. A parità di azioni tecniche, un mittente solido e credibile ha più possibilità di raggiungere il proprio obiettivo.

Per questo motivo qualsiasi minaccia alla reputazione di brand e qualsiasi potenziale crisi di comunicazione richiede l'adozione di scelte forti, coerenti e consistenti nel tempo, in modo da evitare la perdita del più grosso capitale simbolico di cui qualsiasi mittente, nell'era della sfiducia generalizzata nei confronti delle istituzioni tradizionali, gode in questo momento storico.

All'interno della presentazione abbiamo analizzato casi di successo e di fallimento di grandi aziende, istituzioni e politici, per scoprire quali sono le variabili da tenere d'occhio quando ci si trova in situazioni di promozione o difesa della propria immagine di brand.

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Come si gestisce la reputazione di un brand (imparando da storie realmente accadute)

  1. 1. febbraio 2022 Come si gestisce la reputazione di un brand (imparando da storie realmente accadute)
  2. 2. 2 Come si gestisce la reputazione di un brand Chi siamo #1 Mi chiamo Dino Amenduni Sono socio, comunicatore politico e pianificatore strategico di Proforma Curo due laboratori di comunicazione politica ed elettorale alle Università di Perugia e di Bologna Faccio parte dello staff del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia Collaboro con L’Espresso e L’Atlante Treccani Tutte le nostre presentazioni sono disponibili gratuitamente all’indirizzo www.slideshare.net/proformaweb @doonie dino.amenduni@proformaweb.it
  3. 3. 3 Come si gestisce la reputazione di un brand Chi siamo #2 Mi chiamo Daniele Magliocca Sono media planner e social media manager di Proforma Da alcuni anni curo il blog Viralmente dedicato al mondo della comunicazione non convenzionale. viralmente @viralmente daniele.magliocca@proformaweb.it
  4. 4. 4 Come si gestisce la reputazione di un brand Chi siamo #3 Mi chiamo Vincenzo Napolitano Mi occupo di analisi strategica, comunicazione istituzionale per le aziende e comunicazione politica per parlamentari e consiglieri regionali. vincenzo.napolitano@proformaweb.it
  5. 5. La reputazione è il vero “algoritmo” vincente in comunicazione 5 Come si gestisce la reputazione di un brand
  6. 6. 6 Come si gestisce la reputazione di un brand Tenendo fermi il ‘cosa’ (il prodotto o il servizio) e il ‘come’ (le strategie di marketing), le caratteristiche di reputazione del ‘chi’ influiscono sul comportamento d’acquisto in misura esponenziale: più alta è la reputazione del brand/ politico/mittente comunicativo, più i destinatari dei messaggi saranno disposti a spendere/usare/ricordarsi di quel prodotto/servizio. Una volta compromessa la propria reputazione, gli sforzi di comunicazione per promuoversi saranno progressivamente sempre più vani. (Ricerca IPSOS disponibile qui) Il valore della reputazione
  7. 7. 7 Come si gestisce la reputazione di un brand DISTRUST A GREAT DEAL DISTRUST A LITTLE NEUTRAL TRUST A LITTLE TRUST A GREAT DEAL MEMORABLE ADS BELIEVABLE ADS PAY MORE FOR FEEL GOOD ABOUT PRODUCT USE 34% 54% 18% 12% 7% 38% 58% 39% 25% 13% 42% 46% 73% 37% 16% 57% 74% 88% 69% 37% 76% 85% 96% 87% 64% (massima sfiducia) (massima fiducia)
  8. 8. 8 Come si gestisce la reputazione di un brand • La reputazione è il valore più prezioso di qualsiasi mittente, in qualsiasi contesto. Più dei soldi, più delle reti, più della qualità dei prodotti/servizi a disposizione (certo, queste variabili aiutano a costruire una buona comunicazione). • Uno scivolone che danneggia la reputazione può fare molto male se non si adottano contromisure (corollario: un solo errore può richiedere mesi, se non anni, per essere recuperato). Conseguenze per chi comunica
  9. 9. 9 Come si gestisce la reputazione di un brand • ‘Less is more’, ma anche ‘be the first’. Meglio evitare atti di comunicazione controversi, soprattutto se non necessari. Anche l’algoritmo di Facebook tende sempre più a privilegiare la qualità e la capacità di generare interazioni, piuttosto che la quantità. Allo stesso tempo, quando scoppia un piccolo fuoco, bisogna reagire nel più breve tempo possibile per evitare che si trasformi in un incendio di dimensioni irreversibili. Conseguenze per chi comunica
  10. 10. Gestione della reputazione: alcuni casi di studio 10 Come si gestisce la reputazione di un brand
  11. 11. WIN 1 Non confermo e non smentisco Il primo tweet della CIA: come trasformare un problema di reputazione in un elemento di autoironia 11 Come si gestisce la reputazione di un brand
  12. 12. 12 Come si gestisce la reputazione di un brand Il primo tweet della CIA (6 giugno 2014) ha permesso all’account Twitter di superare i 300mila followers nelle prime ore dopo la sua apertura. (approfondimento qui) “Non possiamo né confermare né smentire che questo sia il nostro primo tweet.” 1. Non confermo e non smentisco
  13. 13. 13 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia 1. È inutile far finta che non si abbia una reputazione pubblica (positiva o negativa che sia), anche perché la sua omissione sarebbe comunque ‘punita’ con lo svelamento della verità, specie online. A questo punto è meglio gestire la propria immagine in prima persona piuttosto che farsi costruire la reputazione dagli altri. 1. Non confermo e non smentisco
  14. 14. 14 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia 2. Quando si temono problemi di reputazione (e la CIA, su Twitter, era quasi certa di averne) è più sensato anticipare la prima mossa: quel tweet poteva essere utilizzato come risposta ironica dai follower a un tweet più istituzionale della CIA, e avrebbe generato un effetto completamente diverso. 1. Non confermo e non smentisco
  15. 15. WIN 2 Nike: walk in my shoes La rottura di una scarpa e la ricostruzione del patto di fiducia 15 Come si gestisce la reputazione di un brand
  16. 16. 16 Come si gestisce la reputazione di un brand 20 febbraio 2019: Zion Williamson, stella di Duke University (basket universitario, successivamente prima scelta NBA) ha subito un infortunio al ginocchio dopo la rottura di una sua calzatura sportiva della Nike poco prima dell’inizio di una partita molto attesa contro North Carolina. Il titolo Nike ha perso l’1.7% alla Borsa di New York il giorno successivo, con una perdita di valore di 1.1 miliardi di dollari. 2. Nike: walk in my shoes
  17. 17. 17 Come si gestisce la reputazione di un brand La Nike ha pubblicato immediatamente un comunicato stampa annunciando l’intenzione di investigare sull’accaduto. Un gruppo di lavoro della Nike si è recato subito sul luogo dell’incidente e poi raggiunge lo stabilimento in Cina in cui la scarpa è stata prodotta. Un mese dopo Williamson torna in campo con una scarpa personalizzata, realizzata dall’azienda dopo questa indagine interna. Il giocatore la definisce “incredibile”, ringraziando la Nike per averla realizzata. 2. Nike: walk in my shoes
  18. 18. 18 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Più grande l’azienda, più globale è la sua reputazione. Perché tanta attenzione per un paio di scarpe? Perché anche un episodio isolato, una singola anomalia rappresenta una minaccia alla reputazione di un’intera azienda, soprattutto se quell’episodio ha una grande esposizione mediatica. Il fatto che il problema non sia stato sistemico non basta per poterlo archiviare a ‘incidente’. 2. Nike: walk in my shoes
  19. 19. 19 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • La proattività paga. La presa in carico della responsabilità dell’accaduto, la risposta tempestiva (dichiarazione) e l’assoluta volontà di capire la ragione del problema, per non farlo più capitare, dimostra serietà da parte dell’azienda e allo stesso tempo una grande partecipazione emotiva. 2. Nike: walk in my shoes
  20. 20. 20 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Da crisi a opportunità, da testimonial negativo a positivo. Nike riesce a trasformare una situazione negativa in positiva prima di tutto perché è Zion Williamson, la vittima del malfunzionamento della scarpa, a ringraziare la Nike per quello che ha fatto. In questo modo il cerchio si chiude e la riuscita dell’operazione è certificata da un attore terzo (e non solo dall’azienda), il che rende tutto più credibile. 2. Nike: walk in my shoes
  21. 21. WIN 3 KFC: dov’è il mio pollo? Aumentare l’assertività in caso di crisi prolungate 21 Come si gestisce la reputazione di un brand
  22. 22. 22 Come si gestisce la reputazione di un brand Nel 2018 molti ristoranti britannici della catena Kentucky Fried Chicken sono stati costretti a chiudere a causa di un crollo del sistema logistico, che impedì il corretto rifornimento di polli ai punti vendita finali. Proprio KFC aveva annunciato la difficoltà attraverso un tweet in cui ha preso l’impegno di aggiornare costantemente i consumatori sull’evoluzione della situazione. 3. KFC: dov’è il mio pollo?
  23. 23. 23 Come si gestisce la reputazione di un brand Una volta annunciata la crisi in prima persona, KFC ha creato anche un hashtag (#wheresmychicken - dov’è il mio pollo) che è servito come collettore di informazioni dall’azienda ai consumatori, e viceversa. Consapevoli del fatto che una simile crisi logistica non poteva essere risolta in pochi giorni, gli account social di KFC hanno costantemente informato in merito ai passi necessari per risolvere il problema e gli eventuali intoppi nel processo. È stata creata anche una pagina Internet specifica per pubblicare le risposte alle domande più frequenti su ciò che stava accadendo. 3. KFC: dov’è il mio pollo?
  24. 24. 24 Come si gestisce la reputazione di un brand KFC ha inoltre realizzato una campagna autoironica sui media tradizionali per scusarsi per l’accaduto e per ribadire la possibilità di reperire informazioni sulle strategie messe in campo per risolvere il problema. 3. KFC: dov’è il mio pollo?
  25. 25. 25 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • La gestione di una crisi reputazionale è un processo. In situazioni di difficoltà non basta informare dell’inizio di un problema e poi della sua avvenuta risoluzione: è fondamentale, soprattutto in casi che richiedono tempo, informare costantemente gli stakeholder su cosa sta succedendo nel percorso e offrire qualsiasi ulteriore richiesta di chiarimento. Questo genere di assertività rassicura gli interlocutori e per paradosso offre più tempo e più calma per gestire il problema che ha generato la crisi. 3. KFC: dov’è il mio pollo?
  26. 26. 26 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Servono piani anticipati per gestire al meglio situazioni del genere. È evidente che una crisi che mette in ginocchio un’azienda può essere in qualche modo ‘prevista’, se si è al corrente che il proprio modello di business dipende in modo così nevralgico da poche variabili. Sapere in anticipo cosa serve fare in casi del genere comporta un enorme risparmio di tempo nell’affrontare la crisi, con una conseguente riduzione del danno potenziale a livello reputazionale. 3. KFC: dov’è il mio pollo?
  27. 27. 27 Come si gestisce la reputazione di un brand 3. KFC: dov’è il mio pollo? Cosa possiamo imparare da questa storia • Una strategia crossmediale può far accrescere le potenzialità di riuscita. Non tutti i consumatori di KFC sono obbligati a seguire gli aggiornamenti sulla crisi, ma possono sentirsi rincuorati nel sapere che c’è la possibilità di informarsi in qualsiasi momento su quello che sta accadendo. Parlare a un pubblico vasto dal punto di vista socio-demografico attraverso una campagna non-digitale (che comunica lo sforzo online) permette di ridurre il possibile sentiment negativo su canali non interattivi e contenere il passaparola offline sull’accaduto.
  28. 28. WIN 4 Starbucks: caffè corretto L’occasione per rinsaldare i valori di un brand 28 Come si gestisce la reputazione di un brand
  29. 29. 29 Come si gestisce la reputazione di un brand Nell’aprile 2018 due uomini si sono recati all’interno di uno Starbucks di Philadelphia (Stati Uniti) per incontrare un amico. Dopo aver chiesto di usare il bagno sono stati arrestati senza motivo per trespassing (violazione fisica di una proprietà) dopo una segnalazione del responsabile del punto vendita. Il video dell’arresto è diventato presto virale, anche perché le due persone arrestate erano afro-americane. L’hashtag #boycottStarbucks è finito nei principali trend sui social media. (approfondimento qui e qui) 4. Starbucks: caffè corretto
  30. 30. 30 Come si gestisce la reputazione di un brand L’amministratore delegato di Starbucks si è esposto in prima persona e ha definito l’episodio “biasimevole”, scusandosi con i due uomini per l’accaduto e dichiarando che l’azienda poteva fare meglio di così, ma che aveva bisogno di imparare dall’accaduto. Nel mese successivo Starbucks ha organizzato un processo di formazione su politiche di inclusione sociale che riguardò 175.000 dipendenti e che portò anche alla chiusura temporanea di 8.000 punti vendita per coinvolgere il maggior numero di persone possibile. 4. Starbucks: caffè corretto
  31. 31. 31 Come si gestisce la reputazione di un brand Gli obiettivi di quel processo di formazione sono stati l’introduzione di specifiche politiche di gestione di casi del genere, il rinnovamento dei valori aziendali a cui attenersi e l’ascolto del parere di lavoratrici e lavoratori, per capire se l’azienda avesse fatto tutto il possibile per evitare l’accaduto.. Starbucks ha attribuito l’errore a una cattiva comunicazione interna dell’azienda, non scaricando dunque la responsabilità al manager del punto vendita di Philadelphia. 4. Starbucks: caffè corretto
  32. 32. 32 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • La ricerca del capro espiatorio non è efficace nella gestione della reputazione. Un’azienda che dà la sensazione di voler affrontare una crisi punendo uno degli ultimi anelli della catena sta comunicando di non voler davvero risolvere un problema reputazionale complessivo ma solo di volersi liberare al più presto di una polemica. 4. Starbucks: caffè corretto
  33. 33. 33 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Più alta sarà la posizione di chi prende in carico il problema, più credibile sarà considerata la risposta a livello aziendale. In una situazione del genere le risposte sono spesso affidate ai dirigenti di area (per esempio, a chi è a capo delle risorse umane). Questa soluzione sembrerà comunque eccessivamente ‘burocratica’ e, ancora una volta, non metterà del tutto a riparo il brand dalla controversia. Se è l’amministratore delegato a parlare, come in questo caso, l’opinione pubblica sarà cosciente che l’azienda nella sua totalità ha preso in carico il problema. 4. Starbucks: caffè corretto
  34. 34. 34 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Un problema locale può essere la spia di un malfunzionamento globale. Ciò che è accaduto nello Starbucks di Philadelphia è avvenuto, come dichiarato, per procedure inadatte di comunicazione interna. Agire tempestivamente a livello di procedure aziendali e formazione è il modo migliore per evitare che altri casi simili avvengano: ciò rappresenterebbe un moltiplicatore negativo della crisi a livello reputazionale, la cui risoluzione diventerebbe a quel punto ancora più complessa, se non addirittura impossibile. 4. Starbucks: caffè corretto
  35. 35. WIN 5 Barilla: nuova pasta per nuove famiglie La lunga strada per il recupero reputazionale 35 Come si gestisce la reputazione di un brand
  36. 36. 36 Come si gestisce la reputazione di un brand “Abbiamo una cultura differente. Non farei mai spot per i gay, la nostra è una famiglia tradizionale”. Così, nel 2013, ai microfoni de La Zanzara, programma di punta di Radio24, Guido Barilla ha risposto ad una domanda del conduttore sulla possibilità che Barilla produca una campagna pubblicitaria che veda come protagonista una famiglia omosessuale. L’imprenditore parmigiano ha aggiunto inoltre un ulteriore carico: chi non è d’accordo può mangiare la pasta di un’altra marca. Nel giro di breve tempo l’hashtag #boicottaBarilla ha raggiunto grandi picchi di utilizzo. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  37. 37. 37 Come si gestisce la reputazione di un brand Le dichiarazioni di Barilla sono diventate un’occasione di comunicazione anche per i competitor: Buitoni ha scritto sui suoi account social “A Casa Buitoni c’è posto per tutti”, Garofalo scrive “Le uniche famiglie che non sono Garofalo sono quelle che non amano la buona pasta”, ma anche Ikea, Misura e altri marchi partecipano a questo dibattito, che è un’occasione per farsi notare e per ribadire i propri valori, distanti da quelli dimostrati da un competitor. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  38. 38. 38 Come si gestisce la reputazione di un brand La polemica ha superato presto i confini nazionali (Barilla controlla il 30% del mercato della pasta negli Stati Uniti): Harvard ha disdetto le commesse di pasta Barilla per le sue mense; la vicepresidente della Commissione Europea Neelie Kroes ha dichiarato: “Signor Barilla, molti dei miei migliori amici compravano la sua pasta”. Barilla, a quel punto, ha usato il proprio account Twitter ufficiale per riportare le parole di scuse del presidente della società. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  39. 39. 39 Come si gestisce la reputazione di un brand Alle scuse Barilla ha fatto seguire una serie di azioni di profonda trasformazione delle proprie politiche di inclusione. È stato nominato un diversity inclusion board dell’azienda, diretto da esponenti di associazioni che si occupano di diritti. L’azienda ha organizzato training sulla diversità con la partecipazione di migliaia di dipendenti; negli Stati Uniti Barilla ha donato cospicue quantità di ricavi alla Tyler Clementi Foundation, un’organizzazione contro il bullismo formata dalle famiglie degli studenti gay della Rutgers University che si sono suicidati; ha coinvolto alcuni attivisti LGBT come consulenti nel suo board, come David Mixner che dirà al Washington Post: “È lo sforzo più completo per rimediare a una gaffe al quale abbia mai preso parte”. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  40. 40. 40 Come si gestisce la reputazione di un brand Barilla ha aderito a Parks, un’associazione composta esclusivamente da datori di lavoro che vogliono “realizzare al massimo le opportunità di business legate allo sviluppo di strategie rispettose della diversità” e riceverà un “punteggio perfetto” dalla Human Rights Campaign. Secondo Deena Fidas, responsabile di questo programma nella Human Rights Campaign “È piuttosto inusuale, per un’azienda, passare da un estremo all’altro nel giro di un anno. Alcune persone potranno speculare sulle motivazioni di Barilla: alla fine, però, è un fatto che la società abbia adottato pratiche inclusive nei confronti degli omosessuali che solo un anno fa erano inesistenti”. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  41. 41. 41 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Le scuse, in molti casi, non bastano. La frase di Guido Barilla sarebbe apparsa come un’inevitabile toppa dopo un enorme danno, oltre che piuttosto insincera dato il livello di nettezza della dichiarazione originaria, se Barilla non avesse messo in campo strategie aziendali che andassero nella direzione rappresentata dalla frase di scuse. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  42. 42. 42 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Più grande è una crisi, più tempo potrebbe servire per risolverla. Esiste una sorta di rapporto di proporzionalità diretta tra l’ampiezza del danno reputazionale (anche in termini ‘geografici’) e il tempo necessario per rimarginarlo. Chiunque si trovi a gestire una situazione di crollo della propria immagine di brand deve mettere in conto la necessità di generare uno sforzo profondo e duraturo per poter porre rimedio al problema iniziale. Le soluzioni di breve termine appaiono (molto spesso, giustamente) come rimedi tattici, non sentiti, mentre l’azienda continua invece a essere a lungo esposta sui media, sui social e più in generale sul mercato, nell’attesa della contraddizione successiva. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  43. 43. 43 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa possiamo imparare da questa storia • Non è mai troppo tardi per risolvere una crisi. Le dichiarazioni a valle della crisi reputazionale, anche se a distanza di oltre un anno dalle frasi di Guido Barilla, certificano la buona fede dell’azienda e chiudono, nei fatti, la falla reputazionale. Se è vero che serve tempo per gestire un tale incidente, è altrettanto vero che nessun problema reputazionale è davvero irrisolvibile, se si ha la volontà di farsene carico. 5. Barilla: nuova pasta per nuove famiglie
  44. 44. WIN 6 Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti Il caso di Antonio Decaro alle Amministrative 2019 a Bari 44 Come si gestisce la reputazione di un brand
  45. 45. 45 Come si gestisce la reputazione di un brand Nella chat di coordinamento strategico della campagna elettorale (curata da Proforma) è arrivata questa segnalazione a poco più di tre settimane dalle elezioni: una preside, candidata in una lista civica che sostiene Decaro ha distribuito materiale elettorale nelle classi della sua scuola. La prima reazione è stata di sconcerto. la segnalazione 6. Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti
  46. 46. 46 Come si gestisce la reputazione di un brand la cautela la linea l’elaborazione Poi è subentrata la cautela. Sempre meglio informarsi bene, per evitare boomerang comunicativi. Il sindaco è intervenuto e ha dettato la linea. È stata preparata una bozza di dichiarazione. 6. Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti
  47. 47. 47 Come si gestisce la reputazione di un brand la correzione la velocità Il sindaco ha reso più dura la dichiarazione. La dichiarazione definitiva è stata pubblicata il più rapidamente possibile. 6. Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti
  48. 48. 48 Come si gestisce la reputazione di un brand un’ora spesa bene Tutti i media hanno riportato la notizia negativa come una vittoria di Antonio Decaro. La tempestività dell’intervento ha evitato una potenziale crisi. 6. Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti
  49. 49. 49 Come si gestisce la reputazione di un brand 6. Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti Cosa possiamo imparare da questa storia • Il tempismo e il coraggio possono spegnere una crisi di comunicazione sul nascere. La stessa dichiarazione di Decaro, anche solo posticipata di 24 ore, non avrebbe generato lo stesso effetto positivo (a partire dal tono dei titoli dei quotidiani che hanno commentato la notizia).
  50. 50. 50 Come si gestisce la reputazione di un brand 6. Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti Cosa possiamo imparare da questa storia • L’interpretazione corretta della catena di comando è cruciale nella scelta sul da farsi. La decisione improvvida è relativa a una singola candidata di una lista civica. In teoria, Decaro avrebbe potuto chiedere le sue scuse senza intervenire. Ma dato che la lista civica era legata al sindaco, lui ne era ‘garante politico’ e quindi una scelta infelice di una persona da lui scelta poteva essergli direttamente attribuita. Per questo è stato corretto intervenire in prima persona.
  51. 51. 51 Come si gestisce la reputazione di un brand 6. Trasformare una crisi in un’opportunità in 45 minuti Cosa possiamo imparare da questa storia • I social media sono un ‘focus group informale’. La notizia è giunta all’attenzione di Decaro attraverso una segnalazione di alcuni utenti sulla sua pagina Facebook: aver verificato tempestivamente l’attendibilità di quella notizia ha permesso una risposta più pronta. Analizzare costantemente il sentiment online può spesso aiutare a prevenire situazioni di pericolo prima che diventino di dominio pubblico e a controllare meglio il messaggio da dare all’esterno.
  52. 52. FAIL 1 Gli hashtag sono proprietà degli utenti Tra le scelte di comunicazione e la reazione degli utenti c’è la variabile R (la reputazione) che ne orienta i risultati 52 Come si gestisce la reputazione di un brand
  53. 53. 53 Come si gestisce la reputazione di un brand Nel 2012 Trenitalia ha lanciato #meetFS, una campagna di coinvolgimento degli utenti. L’hashtag è stato però “ribaltato” dagli utenti, che lo hanno utilizzato per comunicare i disservizi della compagnia ferroviaria. (approfondimento qui) 1. Gli hashtag sono proprietà degli utenti
  54. 54. 54 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa imparare da questa storia • Se un’azienda, soprattutto con problemi di reputazione digitale, decide di lanciare una campagna online e decide di farlo con un hashtag, i comunicatori devono porsi la domanda giusta prima di iniziare. E la domanda giusta non è “Cosa vuole comunicare l’azienda ai consumatori?” ma “Cosa vorranno comunicare i consumatori all’azienda?”. 1. Gli hashtag sono proprietà degli utenti
  55. 55. 55 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa imparare da questa storia • I meccanismi di coinvolgimento sono più “sicuri” se regolati all’interno di azioni specifiche. Una campagna basata sulla totale libertà espressiva da parte dei destinatari equivale a cedere il controllo dei risultati alla volontà della community, e questo genererà un ritorno positivo solo se si ha un’ottima reputazione di base. 1. Gli hashtag sono proprietà degli utenti
  56. 56. FAIL 2 Amazon: dici a me? Negare l’evidenza peggiora la situazione 56 Come si gestisce la reputazione di un brand
  57. 57. 57 Come si gestisce la reputazione di un brand Amazon, da anni al centro di polemiche per la compressione dei diritti dei propri lavoratori, ha cercato nel tempo di difendersi e rilanciare. Un tweet di Dave Clark (alto dirigente dell’azienda) del marzo 2021 è stato realizzato proprio in replica a queste polemiche e sottolineava le “politiche progressiste” di Amazon all’interno dei propri luoghi di lavoro. Questo tweet, in seguito cancellato dall’autore, ha generato la risposta di Mark Pocan, parlamentare del Partito Repubblicano degli Stati Uniti, il quale ha riportato una delle polemiche più note: il fatto che alcuni lavoratori fossero costretti a urinare in bottiglie di plastica per non perdere tempo. 2. Amazon: dici a me?
  58. 58. 58 Come si gestisce la reputazione di un brand Amazon ha provato ad archiviare queste accuse come inverosimili, ma esistono numerosi report e inchieste giornalistiche che nel tempo ne hanno dimostrato l’attendibilità. Amazon a sua volta sarebbe al corrente di casi conclamati di persone obbligate a urinare nelle bottiglie. Di fatto, il tentativo di tamponare una crisi reputazionale (il tweet di Clark) ha generato l’effetto opposto a quello desiderato. (approfondimento qui) 2. Amazon: dici a me?
  59. 59. 59 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa imparare da questa storia • L’approccio muscolare non paga. Amazon ha provato a intraprendere una ‘battaglia reputazionale’, provando a mettere l’opinione pubblica nelle condizioni di dover scegliere di chi fidarsi tra due mittenti (dirigente di Amazon vs deputato repubblicano, azienda vs sindacati e media) senza entrare nel merito. La battaglia però non poteva funzionare perché la reputazione di Amazon non sempre è sufficiente e perché gli approfondimenti nel merito della polemica erano già stati tanti, e di segno contrario. 2. Amazon: dici a me?
  60. 60. 60 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa imparare da questa storia • Non si può rispondere a una polemica sul problema A parlando della soluzione B. L’accusa rivolta ad Amazon era molto precisa e odiosa. Per questi motivi richiedeva una risposta nel merito. Parlare di altre, pur meritevoli, politiche aziendali per mostrarsi “bravi” non ridurrà la pressione reputazionale ma potrebbe, per paradosso, aumentarla ulteriormente perché potrebbe apparire come il tentativo di distrarre l’opinione pubblica rispetto al problema, e questo potrebbe sembrare persino peggio rispetto alla scelta di non rilasciare nessuna dichiarazione. 2. Amazon: dici a me?
  61. 61. 61 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa imparare da questa storia • Una simile strategia è dannosa anche a livello interno. Le polemiche su Amazon nascono da lamentele di chi ci lavora. Se un alto dirigente dell’azienda considera “bufale” quelle dichiarazioni, incarnate dai media o dalla politica, sta di fatto delegittimando i propri lavoratori e lavoratrici. 2. Amazon: dici a me?
  62. 62. FAIL 3 KitKat: non scherzare coi santi Un ammiccamento malriuscito 62 Come si gestisce la reputazione di un brand
  63. 63. 63 Come si gestisce la reputazione di un brand A cavallo tra il 2021 e il 2022 Nestlé India ha introdotto sul mercato locale alcune confezioni di KitKat raffiguranti tre divinità indù (Jagannath, Balabhadra e Mata Subhadra), nel tentativo di ammiccare al pubblico con un esplicito riferimento religioso e culturale. Ciò che Nestlé ha sottovalutato è ciò che è accaduto alle confezioni una volta che il dolciume era stato consumato: le immagini di divinità sono finite infatti nei cestini dei rifiuti, per strada, nelle fogne… 3. KitKat: non scherzare coi santi
  64. 64. 64 Come si gestisce la reputazione di un brand Le reazioni da parte del mercato a cui Nestlé credeva di rivolgere un’attenzione speciale (e di ottenerne così vantaggi in termini di vendite e di reputazione) sono state opposte a ciò che si desiderava. Le richieste più “morbide” hanno riguardato il ritiro del prodotto dagli scaffali (decisione che Nestlé ha effettivamente preso per gestire la polemica), ma un largo numero di consumatori ha chiesto il boicottaggio dell’intera multinazionale. 3. KitKat: non scherzare coi santi
  65. 65. 65 Come si gestisce la reputazione di un brand 3. KitKat: non scherzare coi santi Cosa imparare da questa storia • “Scherza coi fanti e lascia stare i santi”. Non esistono approcci di marketing universalmente validi; ogni cultura di riferimento ha le proprie abitudini, tabù e confini invalicabili. Conoscerli, introiettarli e orientare la creatività di conseguenza è il modo migliore per evitare di superare quei confini.
  66. 66. 66 Come si gestisce la reputazione di un brand Cosa imparare da questa storia • Il comportamento dei consumatori è in ogni caso imprevedibile. È difficile poter affermare che non si potesse immaginare che l’involucro di un dolciume potesse finire nella spazzatura, quindi in questo caso l’errore è stato marchiano. In generale, però, non si può avere il controllo totale sulle reazioni dei consumatori rispetto all’interazione con un prodotto o un servizio, di conseguenza bisognerebbe adottare il minor numero di rischi possibili, soprattutto quando si parla di largo consumo. 3. KitKat: non scherzare coi santi
  67. 67. FAIL 4 Oxfam: sorry not sorry Se vuoi gestire una critica, non prendertela con chi la fa 67 Come si gestisce la reputazione di un brand
  68. 68. 68 Come si gestisce la reputazione di un brand Nel 2018 Oxfam è stata oggetto di forti polemiche in seguito ad accuse relative al comportamento di alcuni cooperanti (tra cui abusi sessuali) durante gli sforzi di ricostruzione dopo il terremoto ad Haiti. La prima risposta di Oxfam era già stata piuttosto discutibile: la ONG aveva pubblicato un lungo testo in cui ha raccontato nel dettaglio le procedure interne di verifiche di ciò che era accaduto, ma senza spendere una sola parola per le vittime degli abusi. Questo genere di approccio dimostra scarsa empatia. (approfondimento qui e qui) 4. Oxfam: sorry not sorry
  69. 69. 69 Come si gestisce la reputazione di un brand La situazione, però, è peggiorata ulteriormente in seguito a un’intervista dell’Amministratore Delegato di Oxfam, Mark Goldring, che a proposito delle inchieste giornalistiche sull’organizzazione da lui guidata ha dichiarato al The Guardian: “Gli ultimi sei giorni sono stati i più intensi e sfidanti della mia vita, non ci ho dormito la notte. L’intensità e la ferocia degli attacchi che abbiamo ricevuto ti fa domandare: ‘ma che abbiamo fatto?’ Abbiamo ucciso bambini nei propri lettini?’ Di sicuro il livello e l’intensità degli attacchi mi sono sembrati nettamente sproporzionati rispetto alle nostre responsabilità”. Questa dichiarazione ha di fatto delegittimato la già fragile strategia difensiva di Oxfam oltre a sottolineare ulteriormente l’incapacità da parte dell’organizzazione di empatizzare con le vittime degli abusi. 4. Oxfam: sorry not sorry
  70. 70. 70 Come si gestisce la reputazione di un brand 4. Oxfam: sorry not sorry Cosa imparare da questa storia • Una strategia di gestione reputazionale dev’essere incarnata in modo omogeneo da chiunque rappresenti un’organizzazione. L’Amministratore Delegato dovrebbe rappresentare gli stessi contenuti presenti nei comunicati ufficiali (o comunque avere lo stesso tono di voce) della sua organizzazione e viceversa. In caso contrario la gestione di un problema apparirà ipocrita, non del tutto sentita, mirata più ad abbassare il tono della polemica che a farsi carico della stessa.
  71. 71. 71 Come si gestisce la reputazione di un brand 4. Oxfam: sorry not sorry Cosa imparare da questa storia • Se ci si vuol far carico di un problema, bisogna mettere da parte i commenti su come quelle critiche sono state rivolte. “Quando non si può attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore” (Paul Valery). Le dichiarazioni di Goldring hanno generato esattamente questa percezione: si è parlato del come sono state avanzate le polemiche per evitare di affrontare in profondità il cosa era stato commesso da Oxfam.
  72. 72. FAIL 5 La Molisana: brutta abissina Il coraggio di scelte controverse, la paura di ritirarle 72 Come si gestisce la reputazione di un brand
  73. 73. 73 Come si gestisce la reputazione di un brand L’azienda La Molisana ha rivendicato così l’ingresso sul mercato di nuovi formati di pasta: “Produciamo ogni giorno cento referenze di pasta [...] tra queste le Classiche, 60 formati di paste lunghe, corte e cortissime, tra cui le Abissine rigate 25, un formato che è già “storytelling”. Negli anni Trenta l’Italia celebra la stagione del colonialismo con nuovi formati di pasta: Tripoline, Bengasi, Assabesi e Abissine. La pasta di semola diventa elemento aggregante? Perché no! [...] Di sicuro sapore littorio, il nome delle Abissine Rigate all’estero si trasforma in “shells”, ovvero conchiglie. Una forma morbida e accogliente.” La reazione online è stata piuttosto omogenea: questi formati di pasta, e come sono stati descritti, rappresentano un’apologia di fascismo. 5. La Molisana: brutta abissina
  74. 74. 74 Come si gestisce la reputazione di un brand 5. La Molisana: brutta abissina L’azienda, che evidentemente non si aspettava questa reazione, ha gestito la crisi in modo incoerente: ha cancellato la descrizione dei formati di pasta dal proprio sito Internet ma non il prodotto dagli scaffali, non si è scusata ma ha incolpato l’agenzia di comunicazione per i testi presenti sul proprio sito. Le ‘scuse’ sono apparse più come un tentativo di allontanare i riflettori dall’azienda che come la presa in carico delle conseguenze delle proprie scelte. E così, nonostante i passi indietro, “La Molisana” è oggi percepita (tra chi ha interagito con quella polemica) come l’azienda che ha realizzato ‘la pasta fascista’. Nonostante i passi indietro, il problema reputazionale non è stato risolto. (approfondimento qui e qui)
  75. 75. 75 Come si gestisce la reputazione di un brand 5. La Molisana: brutta abissina Cosa imparare da questa storia • Una strategia commerciale ‘forte’ va ben ponderata sin dall’inizio, e se si decide di incarnarla va difesa, spiegata, mantenuta nel tempo. È difficile ritenere sostenibile uno storytelling che ammicca al fascismo, ma in generale non ha senso adottare scelte coraggiose se poi si decide di ritirarle alla prima critica. Chi corre un rischio dovrebbe anche considerare le possibili conseguenze di quei rischi e gestirle nel tempo, spiegarle fino a renderle accettabili.
  76. 76. 76 Come si gestisce la reputazione di un brand 5. La Molisana: brutta abissina Cosa imparare da questa storia • Non esistono le mezze scuse. Quando il lancio di un prodotto genera una tale attivazione da parte dell’opinione pubblica, c’è qualcosa di anomalo (sarebbe vero anche in caso di successo assoluto; stiamo parlando di un formato di pasta). Dato che si sta parlando di un’anomalia, serve la maggiore capacità strategica possibile, che è fatta di coerenza, sostenibilità temporale delle proprie posizioni e consapevolezza che una crisi mal gestita può lasciare strascichi. In questo caso La Molisana ha avuto un atteggiamento ambivalente: non ha né difeso la sua scelta né l’ha sconfessata su tutta la linea, e in questo modo ha scontentato sia chi la riteneva azzeccata sia chi l’ha criticata.
  77. 77. Corollario 77 Come si gestisce la reputazione di un brand
  78. 78. 78 Come si gestisce la reputazione di un brand 1. L’autoironia è uno strumento spesso efficace di gestione della reputazione digitale, sia per chi ha problemi consolidati di reputazione, sia per chi si imbatte in errori di comunicazione. Questa regola ha però un’eccezione importante: durante le tragedie non si scherza. Corollario
  79. 79. 79 Come si gestisce la reputazione di un brand 2. Investimenti (di tempo, di risorse umane, economiche) di lungo periodo sulla gestione delle proprie comunità digitali possono tornare enormemente utili quando si tratta di gestire una crisi di comunicazione: avere una comunità fidelizzata e una base di utenti larga può aiutare a trasformare un problema in un’opportunità. Corollario
  80. 80. 80 Come si gestisce la reputazione di un brand 3. Comunicazione di crisi = CIAONE agli orari di ufficio canonici. Corollario
  81. 81. 81 Come si gestisce la reputazione di un brand 4. Prima di lanciare un hashtag, assicurati che la scelta non sia un boomerang per la tua comunicazione (non è indispensabile lanciare un hashtag, tra le altre cose. Il mondo andrà avanti ugualmente). Corollario
  82. 82. 82 Come si gestisce la reputazione di un brand 5. Errare social non est. Social media management = regola di Chuck Palahniuk: Non importa quanto lavori duro, o quanto diventi in gamba. Sarai sempre e soltanto ricordato per quell’unica scelta sbagliata. Corollario
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