La psicoterapia ha ancora un ruolo o è da archiviare nella cura della disfun...Anna Carderi
Secondo quanto sancito dalla
Seconda Consultazione Internazionale sulle Disfunzioni Sessuali del 2003
la terapia della DE deve mirare a restituire al paziente una vita sessuale soddisfacente, non solo un’erezione rigida.
Violenza in Italia da parte del partner maschileth-teva
Una delle forme più comuni di violenza contro le donne è rappresentata da quella perpetrata dal marito o dal partner. Si tratta di una situazione decisamente contraria rispetto a quanto accade agli uomini, i quali solitamente sono attaccati da uno sconosciuto o da un conoscente piuttosto che da qualcuno che appartiene alla sfera delle relazioni più strette. Il fatto che le donne siano spesso affettivamente coinvolte ed economicamente dipendenti da coloro che ne abusano presenta notevoli implicazioni sia per la dinamica dell’abuso sia per gli approcci nella gestione dello stesso. (Quaderni Sanità, 2002)
Fino a qualche anno fa l’accumulo di oggetti era comunemente considerato un comportamento clinicamente poco significativo e legato ad aspetti di personalità marginali. Anche i clinici stessi faticavano a comprenderne il significato. Il quadro è cambiato soprattutto grazie al lavoro di studio e di ricerca di Randy Frost, Gail Steketee, e dei loro collaboratori. Negli ultimi venti anni questi studiosi hanno sviluppato la ricerca e una teoria per la comprensione del disturbo e hanno dato un contributo fondamentale per il riconoscimento del disturbo come categoria diagnostica a sé stante.
Ancora non sono del tutto chiari i meccanismi che sottendono il disturbo né la sua eziopatogenesi, anche se, come spesso accade per i disturbi mentali, il modello esplicativo potrebbe essere genericamente di tipo biopsicosociale. Molto probabilmente ulteriori grandi passi in avanti si faranno nei prossimi anni nella comprensione del comportamento di accumulo proprio grazie al fatto di aver dato un nome e una dignità diagnostica a questa forma di disagio psicologico.
Quello che si evince per il momento dalla letteratura è che il disturbo da accumulo (DA), o disposofobia, è un disturbo mentale caratterizzato principalmente da tre aspetti: la tendenza ad accumulare e/o acquisire un numero eccessivo di oggetti, la persistente difficoltà ad eliminare o separarsi dai propri beni, a prescindere dal loro reale valore, e la difficoltà ad organizzare in modo funzionale i propri oggetti. Si parla di DA quando l’esito di questi tre problemi connessi tra loro dà luogo a un disordine domestico significativo il quale crea intralcio negli ambienti e produce un disagio significativo all’interno dell’abitazione (Frost & Hartl, 1996). Inoltre per parlare di DA devono esserci delle conseguenze significative importanti che riguardino: serie limitazioni nell’uso degli spazi in casa, rischi sanitari e nella sicurezza della casa, isolamento sociale, significativo disagio e peggioramento della qualità della vita.
È stato riconosciuto che il DA può avere un impatto negativo significativo sulla salute fisica e psicosociale e sul benessere sia degli accumulatori che dei membri della famiglia (Büscher, Dyson, & Cowdell, 2014); questo può includere malattie fisiche e mentali, disagi lavorativi, finanziari e legali, situazioni di pericolo e condizioni di vita insane, disagi e tensioni all’interno delle relazioni familiari.
La psicoterapia ha ancora un ruolo o è da archiviare nella cura della disfun...Anna Carderi
Secondo quanto sancito dalla
Seconda Consultazione Internazionale sulle Disfunzioni Sessuali del 2003
la terapia della DE deve mirare a restituire al paziente una vita sessuale soddisfacente, non solo un’erezione rigida.
Violenza in Italia da parte del partner maschileth-teva
Una delle forme più comuni di violenza contro le donne è rappresentata da quella perpetrata dal marito o dal partner. Si tratta di una situazione decisamente contraria rispetto a quanto accade agli uomini, i quali solitamente sono attaccati da uno sconosciuto o da un conoscente piuttosto che da qualcuno che appartiene alla sfera delle relazioni più strette. Il fatto che le donne siano spesso affettivamente coinvolte ed economicamente dipendenti da coloro che ne abusano presenta notevoli implicazioni sia per la dinamica dell’abuso sia per gli approcci nella gestione dello stesso. (Quaderni Sanità, 2002)
Fino a qualche anno fa l’accumulo di oggetti era comunemente considerato un comportamento clinicamente poco significativo e legato ad aspetti di personalità marginali. Anche i clinici stessi faticavano a comprenderne il significato. Il quadro è cambiato soprattutto grazie al lavoro di studio e di ricerca di Randy Frost, Gail Steketee, e dei loro collaboratori. Negli ultimi venti anni questi studiosi hanno sviluppato la ricerca e una teoria per la comprensione del disturbo e hanno dato un contributo fondamentale per il riconoscimento del disturbo come categoria diagnostica a sé stante.
Ancora non sono del tutto chiari i meccanismi che sottendono il disturbo né la sua eziopatogenesi, anche se, come spesso accade per i disturbi mentali, il modello esplicativo potrebbe essere genericamente di tipo biopsicosociale. Molto probabilmente ulteriori grandi passi in avanti si faranno nei prossimi anni nella comprensione del comportamento di accumulo proprio grazie al fatto di aver dato un nome e una dignità diagnostica a questa forma di disagio psicologico.
Quello che si evince per il momento dalla letteratura è che il disturbo da accumulo (DA), o disposofobia, è un disturbo mentale caratterizzato principalmente da tre aspetti: la tendenza ad accumulare e/o acquisire un numero eccessivo di oggetti, la persistente difficoltà ad eliminare o separarsi dai propri beni, a prescindere dal loro reale valore, e la difficoltà ad organizzare in modo funzionale i propri oggetti. Si parla di DA quando l’esito di questi tre problemi connessi tra loro dà luogo a un disordine domestico significativo il quale crea intralcio negli ambienti e produce un disagio significativo all’interno dell’abitazione (Frost & Hartl, 1996). Inoltre per parlare di DA devono esserci delle conseguenze significative importanti che riguardino: serie limitazioni nell’uso degli spazi in casa, rischi sanitari e nella sicurezza della casa, isolamento sociale, significativo disagio e peggioramento della qualità della vita.
È stato riconosciuto che il DA può avere un impatto negativo significativo sulla salute fisica e psicosociale e sul benessere sia degli accumulatori che dei membri della famiglia (Büscher, Dyson, & Cowdell, 2014); questo può includere malattie fisiche e mentali, disagi lavorativi, finanziari e legali, situazioni di pericolo e condizioni di vita insane, disagi e tensioni all’interno delle relazioni familiari.
Intervento del Dr. Emanuel Mian, PhD- psicologo ed esperto di Disturbi del Comportamento Alimentare a InnovactionYoung mentre era presidente dell'IRIDSA- Istituto di Ricerca Inernazionale sul Disagio e la Salute nell'Adolescenza- (2008)
Il supporto psicologico al paziente ed alla sua famigliaASMaD
Presentazione a cura della Dottoressa Anna Desiato - XII° Congresso Nazionale FIMeG 2018 - The Silver Tsunami: l'anziano fra appropriatezza e farmaeconomia
Fragilità e vulnerabilità - Fabrizio Giunco, Don GnocchiUneba
Condivisione di termini e significati nell'ambito della salute e del benessere - Relazione al convegno Uneba sulla disabilità di novembre 2018 www.uneba.org/tag/convegno-torino
La definizione di stress in senso generale, ovvero quello cui ognuno di noi può essere sottoposto nel corso della vita, prevede che esso sia sollecitato da situazioni particolari cui le persone devono adattarsi sia da un punto di vista emotivo che da un punto di vista fisico (un esame scolastico, un cambio di lavoro o di ruolo, un evento inaspettato).
Se parliamo però di stress legato all’appartenenza ad una minoranza, la questione si complica, poiché entriamo nel contesto delle discriminazioni e dei pregiudizi cui sono soggette alcune categorie di persone che per fattori preminentemente socio-culturali, vengono ritenute “diverse”.
Le minoranze sessuali e di genere (LGBTQ+) possono essere soggette al cosiddetto minority stress.
Gli studi evidenziano come lo stress derivante dalla stigmatizzazione influisca negativamente sulla salute che ci mostrano come siano necessarie azioni di prevenzione e di contrasto del Minority Stress….
Se elaborato… può portare ad attivare/potenziare risorse personali atte ad elevare lo stato di salute.
Aspetti clinici del Mobbing - Prof. Dott. Gino Pozzi Drughe .it
Ministero degli Affari Esteri
D.G.R.O. – Istituto Diplomatico
Mattinata di sensibilizzazione sul fenomeno del Mobbing
Sala Conferenze Internazionali - Palazzo della Farnesina
Roma, 18 novembre 2009
Aspetti clinici del Mobbing - Prof. Dott. Gino Pozzi (Ricercatore confermato e Professore aggregato di Psichiatria - Facoltà di Medicina e Chirurgia "A. Gemelli" - Università Cattolica del Sacro Cuore Roma).
Intervento del Dr. Emanuel Mian, PhD- psicologo ed esperto di Disturbi del Comportamento Alimentare a InnovactionYoung mentre era presidente dell'IRIDSA- Istituto di Ricerca Inernazionale sul Disagio e la Salute nell'Adolescenza- (2008)
Il supporto psicologico al paziente ed alla sua famigliaASMaD
Presentazione a cura della Dottoressa Anna Desiato - XII° Congresso Nazionale FIMeG 2018 - The Silver Tsunami: l'anziano fra appropriatezza e farmaeconomia
Fragilità e vulnerabilità - Fabrizio Giunco, Don GnocchiUneba
Condivisione di termini e significati nell'ambito della salute e del benessere - Relazione al convegno Uneba sulla disabilità di novembre 2018 www.uneba.org/tag/convegno-torino
La definizione di stress in senso generale, ovvero quello cui ognuno di noi può essere sottoposto nel corso della vita, prevede che esso sia sollecitato da situazioni particolari cui le persone devono adattarsi sia da un punto di vista emotivo che da un punto di vista fisico (un esame scolastico, un cambio di lavoro o di ruolo, un evento inaspettato).
Se parliamo però di stress legato all’appartenenza ad una minoranza, la questione si complica, poiché entriamo nel contesto delle discriminazioni e dei pregiudizi cui sono soggette alcune categorie di persone che per fattori preminentemente socio-culturali, vengono ritenute “diverse”.
Le minoranze sessuali e di genere (LGBTQ+) possono essere soggette al cosiddetto minority stress.
Gli studi evidenziano come lo stress derivante dalla stigmatizzazione influisca negativamente sulla salute che ci mostrano come siano necessarie azioni di prevenzione e di contrasto del Minority Stress….
Se elaborato… può portare ad attivare/potenziare risorse personali atte ad elevare lo stato di salute.
Aspetti clinici del Mobbing - Prof. Dott. Gino Pozzi Drughe .it
Ministero degli Affari Esteri
D.G.R.O. – Istituto Diplomatico
Mattinata di sensibilizzazione sul fenomeno del Mobbing
Sala Conferenze Internazionali - Palazzo della Farnesina
Roma, 18 novembre 2009
Aspetti clinici del Mobbing - Prof. Dott. Gino Pozzi (Ricercatore confermato e Professore aggregato di Psichiatria - Facoltà di Medicina e Chirurgia "A. Gemelli" - Università Cattolica del Sacro Cuore Roma).
3. Fattori di rischio
La maggior parte degli studi ha dimostrato che, in tutte l’età, sia
le depressioni gravi che quelle più lievi sono più frequenti nelle
classi meno privilegiate.
Il ruolo principale sembra che sia da attribuire all’enorme
diversità di salute fisica che si rileva nelle diverse classi sociali. La
malattia cerebrovascolare, la malattia coronaria, il diabete e tutte
le patologie disabilitanti sono più frequenti nelle classe sociali più
povere. Anche l’isolamento sociale e la conseguente solitudine è
più frequente nei poveri.
Negli anziani la probabilità di avere regolari relazioni
interpersonali è circa un terzo rispetto a quella degli adulti nelle
classi meno agiate.
Le condizioni di salute sono correlate alla passata storia
individuale (soddisfazione sociale, affettività) e di classe sociale
(povertà economica, scolarità) degli anziani.
Le diverse povertà tendono a subire un peggioramento nell’ età
avanzata perché a una condizione precedente di svantaggio si
sovrappone la crisi indotta dall’età.
Povertà
4. Perdite
Esiste una vasta letteratura nella ricerca
dell’azione degli eventi stressanti sulla vita
dell’anziano e sullo sviluppo della depressione.
Tra gli eventi stressanti sono stati valutati:
la perdita del supporto sociale,
il cambio della residenza (trasferimento),
il pensionamento,
perdita di una persona cara (lutto).
E’ presumibile che qualunque sia la reazione
emotiva di un evento, questi stressors
intervengono in modo determinante sull’equilibrio
psicofisico dell’individuo e possono rappresentare
uno dei molteplici fattori implicati nella genesi di
una sofferenza psichica.
Fattori di rischio
5. Perdita del supporto
sociale
La maggior parte degli studi ha evidenziato che la
mancanza di un supporto sociale in relazione alla
salute psicofisica dell’anziano può essere
interpretata come un cofattore, responsabile solo
in modo indiretto nel determinare effetti più o
meno negativi di altri eventi considerati
stressanti.
La perdita del supporto sociale diventa un fattore
di rischio qualora intervenga ad aggravare
l’impatto di qualsiasi altro evento.
Le aree tipologiche evidenziate come fattori di
influenzamento della perdita del supporto sociale
specie nell’anziano possono assumere valori dilati
in ragione del substrato sul quale intervengono,
sia considerato come “caratteristiche
psicologiche” sia come “realtà oggettiva”
ambientale e fisica.
Fattori di rischio
6. Pensionamento
Difficile identificare l’effetto specifico sulla
salute mentale e sulla depressione.
In molti casi il pensionamento dipendente
dallo stato di salute generale
dell’individuo, nel senso che in alcuni casi
può essere anticipato o obbligato; in altri
casi le specifiche caratteristiche del lavoro
svolto influiscono in modo determinante,
ma poco sistematico sulle valutazioni
conclusive
7. Pensionamento
Tipo di lavoro (percezione del soggetto,
ambiente di lavoro)
Tempo intercorso dal pensionamento
- processo di adattamento:
fase di prepensionamento “Attesa allo stress”
“luna di miele”: grande soddisfazione
Fase di disincantamento
Classe socio-economica
Possibilità di scelta al momento del
pensionamento
Fattori determinanti