25. ANNA FRANCHI
La prese brutalmente, violando quella
purezza che gli si abbandonava quasi con
incoscienza, la prese spudoratamente,
nulla attenuando con gentilezza
amorevole, senza risparmiarla […]
Passata dalla completa verginità dei
sensi e dell’anima a quella violenza di
desiderio brutale, mal sapendo di amore,
tolta d’un tratto dall’idealità vaga che le
aveva cullato la mente giovane in sogni
così enormemente diversi, quella cruda
realtà la spaventò, la disgustò, le diede lo
schifo invincibile che proviene dalle cose
luride.
26. IL NOBEL AD UNA DONNA,
PURCHE’ NON AD UN
ANTIFASCISTA
36. Dalla prefazione di
Giulio Salvadori
(1884):
“chi vuol
riconoscere
il Rapisardi vero, lo
deve cercare in
queste falsificazioni
del suo
compaesano”
37. FINZIONE LETTERARIA?
PERCHÈ NON PRENDO MOGLIE?
(da “ISTINTI E PECCATI”, Catania 1914)
La donna? Una creatura malefica, per la quale io
avevo un'istintiva repugnanza, sia che fosse
estremamente bella o estremamente brutta. […] La
filosofia non solamente non preserva, ma non ci
rende pazienti, nè sempre mette ai mariti una
benda su gli occhi. […] E in quanto alla famiglia...
Eh? Dover sfacchinare per provvedere ai bisogni di
sette, otto, dieci persone: vestiti, scarpe,
nutrimento, tasse scolastiche, e un po' di dote per
le ragazze, che altrimenti ci spighiscono in casa...!
38. Riflessione manoscritta
L’artista deve mantenere le sue facoltà in un
eccitamento che non è l’ordinario . L’anima
dell’artista è già in uno stato di
spiritualizzazione che ha rotto i confini
puramente naturali e li ha sorpassati. Volerlo
legare ad una famiglia è ancora troppo naturale
e l’artista non può contentarsene. Perciò il
celibato diventa per l’artista lo stato essenziale,
e la verginità l’affrancazione dai sensi. I VERI
ARTISTI NON HANNO AVUTO CUORE NEL
SENSO PIÙ COMUNE DELLA PAROLA.
39. LA LETTERA SCIVOLATA
Oggi, il mio primo pensiero alzandomi è per te; e
che le tue parole mi stanno qui nel cuore, e ho
letto e riletto molte volte la tua lettera. Cara, cara,
cara, tu sei la donna come l’avrei sognata io,
l’amica, la sorella, l’amante, tutto. [Non la moglie,
comunque]. A te nuoce l’antipatia che ispira
generalmente QUELL’ALTRO e i pettegolezzi che
ha suscitato colle sue invidiuzze meschine e le sue
ire indecorose. Ti bacio sul viso, sugli occhi, sulla
bocca così, così, così, a lungo, prenditi qui l’anima
mia, tuo...
42. 16 dicembre 1883 Le vostre lettere mi hanno fatto piacere, per
quello che mi dite e per quello che ho potuto
dirvi anch’io, del bene che vi voglio, nell’ultima
lettera che desideravo vi fosse giunta presto,
presto quanto il mio pensiero e il mio cuore che
volavano a voi. Ogni cosa mi parla di voi. Al
Natale, che volevo festeggiare con voi,
rammentatevi che io penserò a voi quel giorno,
all’ora di pranzo e desidererei esservi vicino. Ma
tutto ciò non serve che a tormentarvi e a
tormentarmi inutilmente, lontani come siamo.
Addio, cara, datemi le vostre mani e pigliatevi le
mie.
JE VOUS AIME DE TOUT MON COEUR
46. LA CONSOLAZIONE
AD AMELIA
Ramuscello di pruno abbandonato
Là sul petroso muricciol dell'orto,
Privo d'ogni cultura, al verno ingrato,
Del suo verde si spoglia,e sembra morto:
Ma da un'intima forza alimentato,
Tenacemente al natio sasso attorto,
Dura così, che dell'aprile al fiato.
Ecco i tralci rinnova, ecco è risorto.
'I'al io, che spento d'ogni gioja e stanco
Altro che morte non vedeami intorno,
E il cor ne avea già preso e il volto bianco,
A' tuoi detti, a' tuoi baci, (oh fausto
giorno
Che consentisti di venirmi a fianco !)
Per incanto d'amor giovane torno.
49. FIAMMA CHE SCALDA O CHE BRUCIA?
“E’ impossibile che tu non mi intenda,
Antonietta mia, e non mi segua per questa
via nobilissima per cui la sorte volle
mettermi: la via dell’Arte. Tu ti scalderai
meco a questo fuoco purissimo e il tuo
cuore s’allargherà alla visione del mio alto
ideale. Della tristezza che spesso l’arte
procura, tu mi compenserai col tuo amore,
e tu sarai la fonte a cui attingerò energia e
vivacità nei momenti di sconforto e di
abbandono”.
52. Lettera d’addio?
“Stamani verso le 9 nell’Albergo Cavour il cameriere trovava
nella stanza n. 98 una signorina distesa sul letto, priva di sensi,
che si era avvelenata con l’oppio. In un biglietto aveva scritto:
“Quando si è certi che il romanzo della vita sarebbe tutta una
pagina penosa, è meglio darsi la morte. Chi dice che il suicida
è un vile, insulta il più martire fra i martiri. Chi si dà la morte,
nei suoi ultimi momenti non odia più, ma perdona. […] Se fra
coloro che renderanno il più modesto tributo a chi scrive per
l’ultima volta vi è un’anima gentile, questo non neghi un fiore
al povero corpo che appartenne ad una disgraziata, ad
Adelaide Bernardini”.
Adelaide Bernardini è una simpatica ragazza alta, snella, dai
capelli biondi e vestita piuttosto elegantemente; è orfana ed è
restata per tre anni maestra delle scuole italiane in Turchia.
I medici sperano di salvarla”
57. FLOS ANIMAE
Trieste, Ferretti, 1900
A UN RITRATTO D’IGNOTA
Un triste indefinibile sorriso
Su le labbra ti sta;
La tua pupilla con lo sguardo fiso
Un senso di sgomento oggi mi dà.
Chi sei? Sei viva ancor? Pace ed oblio
La morte alfin ti diè?
Trovarti non vorrei sul cammin mio;
E mi domando: Perché mai? Perché?
58. Mobilitati gli amici “La Bernardini non cerca i suoi versi;
non li combina con gli espedienti
dell’arte: i versi le nascono in prima e
spesso hanno la viva grazia delle cose
ingenue. La giovane autrice comincia
ad intravedere le difficoltà e se ne
sgomenta. Questo è ottimo segno. Ella
misura le proprie forze per trarne una
speranza di vittoria; ma un dubbio
angoscioso, quasi un timor sacro la
trattiene. Vincerà?”
59. IL DONO RICAMBIATO
“La sua aspirazione è creazione. Di caratteri
forse non sempre; talora i suoi personaggi
sono più sbozzati che resi; di sentimenti si
sprigiona non so che nera smania di
disperazione. Ella non deve amare la vita, né
gli uomini e meno ancora le donne. Mi
concede di ricambiare in qualchemodo il suo
dono? Le mando il ritratto recente della mia
bimba, Maria: è quello che posso offrile di
meglio fra le mie opere”.
G. A. Cesareo
60. AIUTO, PREGO!
“ho pregato S.E. il Ministro di
provvedere alla mia situazione
di professore aumentando
degnamente il mio misero
stipendio attuale, o
mandandomi all’università di
Catania – 3 ott. 1901”
62. Confessione e presagio
“Era orgoglioso di aver fatto una buon'azione, di aver
salvato da morte e da qualcosa di peggio la bella,
virtuosa e intelligente creatura. Egli l'amò come si ama
talvolta nell'età in cui parrebbe che certe illusioni non
dovessero piú prodursi: e fu riamato, né soltanto per
gratitudine, ma per le buone qualità del suo cuore e del
suo ingegno. Ella era di un'ammirabile saggezza
precoce, capace di qualunque sacrificio; e non fu tanto
la sua affettuosa compagna, quanto la sua consigliera, la
sua severa ammonitrice, la sua ispiratrice anche. Erano
bastati pochi mesi perché in lei si sviluppasse un
finissimo senso di arte. […] Caduto in mano di
rapacissimi strozzini, aveva perduto, per sodisfare gli
impegni presi, il suo piccolo patrimonio, i frutti del suo
lavoro, vivendo ogni giorno in continua lotta di
espedienti.
63. E quando non fu piú possibile fingere con lei e NON OSÒ PIÚ
DI FARLE LA PROPOSTA DI DARLE IL SUO NOME DA LEI
TANTE VOLTE RICUSATO PERCHÉ NON VOLEVA ESSERE
SOSPETTATA DI CALCOLI INTERESSATI, egli fu stupito di
sentirsi dire parole di sacrifizio assoluto, quasi la colpevole di
quel disastro fosse stata lei. Un generoso prestò ad Eligio
Norsi mille e cinquecento lire. Bastarono appena per opporre
un momentaneo argine alle necessità piú imperiose. Ella volle
sacrificare gli orecchini, i braccialetti, gli anelli regalatile da
lui nel primo anno della loro unione. Stremata fin di abiti, si
rassegnò a vivere chiusa in casa per mesi e mesi. […] Vorrei
sparire senza che nessuno se n'accorgesse. Spero che la mia
buona e adorata Moseina, vorrà perdonarmi l'atto disperato
che sto per compire e accogliere la mia estrema parola che le
impone di vivere. NON SONO UN VIGLIACCO; CI VUOL
CORAGGIO A MORIRE. Un solo pensiero mi addolora in
quest'istante: che la mia buona e adorata Moseina sarà mal
giudicata”. [da “Eligio Norsi”, maggio 1902]
65. Pirandello a Pirro Masetti, 15/2/1903
“Ieri sera, finalmente, Capuana è partito per
Catania. Gli strozzini gli han venduto tutto: casa e
libri. Il Ministro gli ha pagato il viaggio. Una donna,
la Bernardini (che egli adora e sposerà) gli ha
cagionato questa rovina. Ha tentato d’uccidersi;
salvato miracolosamente da un ferroviere, restò per
cinque o sei ore addirittura pazzo: rideva e si
credeva morto. “Renato è morto!” diceva. Ha ancora
da sedici a diciottomila lire di debiti. Io non so,
pensando a lui, che cosa senta di più: se rabbia o
pietà. Forse pietà: egli ha 64 anni e, per la prima
volta in vita sua, ama; e ama, per sua sciagura, una
donna STUPIDISSIMA E VANA di 25 anni. Che
commediaccia buffa e atroce è questa nostra vita!”
67. Il ferocissimo Mario
“Lisi s’incucchittò cu ‘na guagliuna;
/ ma sennu vecchiu, sparapaulu e
pazzu,/ Nun putennuci dari pani e
cazzu,/ cilibrità ci duna./ Lu
munnu, ca s’adduna/ quantu don
Lisi è fissa,/ e la picciotta
schiticchiusa e VANA,/ nun
vulennu chiamarila buttana,/ la
chiana puitissa”.
68. Franciscus Biondolillo
MACELLATIO
CAPUANAE
BERNARDINAEQUE
I: Altercatio
II: Macellatio
III: Banchettatio
Milano, Nuova Casa Editrice,
1913
74. un'infermità nervosa,
d'indole non ben
definibile resistente a
ogni cura lo tiene da
anni prigioniero in
casa, e gli rende
impossibile ogni
lavoro intellettuale
prolungato
NOVE ANNI IN DEPOSITO
80. Il nonno generoso
Il filtro: melodramma in un atto
Paul Hastings Allen, Luigi Capuana
Casa musicale Lorenzo Sonzogno,
1911 - 32 pagine
Milda: fiaba in un atto
Paul Hastings Allen, Luigi Capuana
Casa musicale Lorenzo Sonzogno,
via S. Andrea n. 18, 1913 - 25 pagine
L’ultimo dei Mohicani
Paul Hastings Allen, Carlo Zangarini
G. Ricordi & C. editori-stampatori, 1916 - 52 pagine
91. CIECA FEDE “Lu Neu”, al punto a cui Egli
l’aveva condotto, si era così
fortemente e compiutamente
impresso nella mia memoria da
farmi dire ch’io avrei potuto
mandarlo a termine, senza
timore di fare cosa indegna di
Lei e di Luigi mio. Egli aveva
cieca fede nel mio ingegno di
poetessa e di autrice
drammatica, e anche per questo
mi sarei attentata a finire “Lu
Neu” se… Ma ormai!”
92. MALIGNITA’ FEMMINILE
“Tra G.A. Cesareo, che è buon poeta e ottimo
critico, e Luigi Pirandello novelliere, poeta,
autore drammatico, umorista di bella fama,
io sceglierei questi. Pirandello, inoltre, è un
agile lavoratore, quasi da mettere a paro con
Capuana. Ella, quindi, non vedrà fiorire
lentissimamente le scene di “Lu Neu”. Non le
vedrà scendere dall’alto, come le accadrebbe
con G.A. Cesareo! Questa mia è una piccola
malignità femminile, ma è tutta fatta di
verità, e Lei deve perdonarmela!”
93. L’INDOLENTE “Ritengo quasi inutile chiedere a Giovanni
Verga una lettera, una raccomandazione per
spingere Luigi Pirandello ad accogliere bene
un onorifico invito. IL MAESTRO, ORMAI, È
COSÌ INDOLENTE, COSÌ ADDORMENTATO…
da far pensare subito al fastidio che gli
darebbe una richiesta di quel genere”
94. CON SLANCI SENILI
Signorina Sara Scriffignani, Agira
Catania, 14 marzo 1920
“Grato m’è il sonno, e più l’esser di sasso”.
G. Verga
Questo sarebbe l’autografo, se la letterina della
simpatica monella non ridasse vent’anni al
‘Vecchiuccio mio’, che li piglia volentieri,
baciando le manine che glieli danno, almeno
per iscritto, se sono belle…
Fatemele vedere
104. IL GIORNALE D’ITALIA, 21/11/1922
Maestro! Le sono grata di essersi ricordato di Luigi
Capuana, servendosi di una vecchia novella che ha
dato le ali alla sua fantasia, la quale non si
trattiene di oltrepassare certi limiti. La novella fa
parte di un volume ormai introvabile presso i
librai, ma non nella sua biblioteca e nella mia. Lei
ne ebbe in dono dall’autore una copia, con una
dedica che allora lusingò molto il suo amor
proprio di scrittore quasi ignoto. Qualche volta fa
comodo plagiare i morti e passare sul cuore dei
vivi. Lei dovrebbe buttare giù altre due commedie:
“Spogliare i morti” e “Calunniare i vivi”.
105. CARBONE BAGNATO? Tempo fa lei mi denunziò come
“indegna proprietaria” di alcuni
autografi preziosissimi, Per tagliar
corto, io feci dono a Federico De
Roberto, e semi-dono agli eredi di
Verga di due degli autografi a me più
cari. Cedendo per ‘seimila lire’
l’autografo di I Malavoglia si può
parlare di semi-dono; è vero, maestro?
Adelaide Bernardini Capuana
106. PIRANDELLO RISPONDE
“Mi sono servito di certi c.d. ‘documenti umani’, che
realmente tanti e tanti anni fa si lessero da tutti
nelle cronache estive di un giornale romano, prima
che fossero narrati in novella da quel vero e grande
maestro che fu Luigi Capuana. Quel commento
lascia intendere chiaramente il valore diciamo così
‘sentimentale’ di questo per altro non nuovo
risentimento della signora Bernardini. Il
personaggio della mia commedia non è affatto,
neppure lontanissimamente, il mio venerato amico
Luigi Capuana. Egli non ebbe in vita un amico più
devoto e più affettuoso di me: non ha, dopo la sua
morte, un amico che ne serbi il ricordo e ne abbia la
venerazione più di me”. L’Epoca, 22/11/1922
111. QUALCHE DOMANDA
Perchè suicidarsi?
Perchè bruciare il materiale?
Perché privare la vedova di un
possibile cespite?
Davvero Capuana bruciò
qualcosa, prima di morire?
113. OPERE
OPERE POETICHE:
Intime, Roma, 1896;
Amaritudini, Milano, 1897;
Nuove Intime, Catania, 1898;
Sottovoce, Lanciano, 1898;
Flos Animae, Trieste 1900;
Rime amorose dal diario di Lydia,
Acireale, 1903;
Sottovoce, Catania, 1911;
114. PROSA La indocile preda, Catania, 1895;
Il tenorino, Firenze, 1897;
Guerra in tempo di…uva, Palermo, 1898;
La signora vita e la signora morte, Catania, 1899;
Dopo il no, Milano, 1899;
Contessina, Palermo, 1899;
Pittore in erba, Palermo, 1899;
Prime novelle, Catania, 1899;
La bambola rubata, Palermo, 1900;
Le spine delle rose, Torino, 1905;
La vita urge…, Napoli, 1907;
Mai!, Milano, 1921;
115. TEATRO
L’integro, Lanciano 1899;
Fulvia Tei;
Marionette da salotto, Milano, 1920;
Rovina;
CRITICA LETTERARIA
L’amore e il dolore di G.A. Cesareo, Catania, 1896;
118. L’OFFERTA
L’orrido sogno sul mio spirto incombe/ quasi
tremenda realtà. Sinistro/ ammonimento certo
egli è!/Giacevi agonizzante, e nella chiusa gola/
un affannoso suon ti gorgogliava/ ch’esser volea
parola./ Così come dal cor mi prorompea/per Te
nel sogno, o ben Amato, io voglio/rinnovare il
mio voto/ O Signore, la mia per la sua vita!
PREGHIERA
La sua per la mia vita?/Non l’ascoltar, Signore!
Questa rosa, fiorita/ nel giardin di
amore,/Abbia, per lunghi giorni,/Sole e rugiada!
E sia/l’unico fior che adorni/l’oscura tomba mia!
119. Com’era? Voi siete una meravigliosa divoratrice di volumi ed una
critichessa delle più argute e raffinate;
Siete spietata in certe circostanze;
Tutti i vostri tentativi di farmi adottare un profumo e di
portare un anello al dito sono abortiti;
Voi avete l’orrore di tutto ciò che non è sincero e moderno;
siete modernista ad oltranza;
Certi libri mortificano il vostro amor proprio quando non li
intendete compiutamente, troppo elevati per la vostra
cultura femminile;
La vostra solita posa di mostrarvi incredula quando
qualcuno (io specialmente) vi dice cose che non vi garbano
soltanto perché contraddicono il vostro gusto. Voi siete un
po’ intollerante. Un po’?
Voi siete di quelle che non hanno falsi pudori;
120. Gli umoristi non sono nelle vostre grazie: vi sembra che
vogliano distinguersi ad ogni costo;
Voialtre donne avete l’istinto della bugia per capriccio,
quando non è per interesse, per comodi di difesa o di offesa;
Voi solete rimproverarmi di essere la contraddizione in
persona;
Siete un’intelligenza quasi virile, e senza abdicare alle più
gentili e fini qualità del vostro sesso;
Vostro orrore per certe formule di chiusura epistolare;
Non potete soffrire i pastiches neppure nelle mode
femminili;
Il vostro odio verso i commentatori, che vi han reso uggioso
perfino Dante;
D’Annunzio, uno scrittore che è fra’ i vostri prediletti da
quanto avete potuto meglio assaporarne le bellezze
stilistiche;
Voi andate per le spicce; la critica volete farla da voi stessa;
Chiamate ignoranza la vostra assoluta libertà da ogni
pregiudizio di sette letterarie;
Siete poco romantica;
121. Vostro sdegnoso movimento di labbra
così significativo ogni volta che udite
ripetere certe frasi rese volgari
dall’abuso;
Siete una gran partigiana della nostra
novellistica;
Voi deridete così spesso la goffaggine di
noi novellieri nell’abbigliare le nostre
eroine;
Vostra capricciosissima testa;
Conoscete poco le stramberie dei poeti e
dei novellieri romantici