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11 Giugno 2022
Michele Russo
San Giovanni
Un santo di mezza estate
in un rito precristiano di morte e di rinascita
Giovanni è il santo più raffigurato dagli artisti di tutti i secoli,
presentato di solito vestito con una pelle di animale e con un
bastone in mano terminante a forma di croce, mentre
nell’iconografia più antica viene anche rappresentato quasi
avvolto da rami e tronchi d’albero spezzati e rigermoglianti,
allegoria di una vita che periodicamente si rinnova.
Una prova di questa grande
popolarità è rappresentata dal
grande numero di persone che
portano il suo nome e da
numerose città che lo hanno
scelto come patrono.
Le ragioni di tanta popolarità
vanno ricercate in due episodi
della sua vita:
Il primo perché è stato colui che
ha annunziato la venuta di
Cristo, per cui è ricordato come
il “Precursore” e che è stato
colui che lo ha battezzato nel
Giordano
Il secondo
episodio è quello
legato alla sua
decapitazione
avvenuta il 29
agosto del 29 d. C
(quindicesimo
anno dell’impero
di Tiberio)
(secondo il
Vangelo di Luca)
Come è avvenuto per altri culti all’inizio della
diffusione del Cristianesimo, la Chiesa ha
incontrato molte difficoltà a far accettare nuove
figure di riferimento, per cui ha ritenuto più
opportuno e più facile adottare e trasferire culti e
riti pagani ai muovo personaggi che entravano a
far parte del panteon cristiano.
Anche il culto di San Giovanni fu soggetto a
questa metamorfosi.
Così i due episodi, l’uno lieto, il battesimo di
Cristo, l’altro tragico, la morte di Giovanni per
decapitazione, col passare degli anni, si confusero
e si amalgamarono con antichi riti praticati
proprio in quella data: 24 Giugno.
Fin dall’antichità i popoli hanno osservato
che, nei giorni tra il 19 e il 25 giugno, il sole
sembra levarsi nello stesso punto equatoriale
celeste per raggiungere la sua massima
inclinazione nel cielo, lo zenit, il 21 giugno
e che, in quella data la durata del giorno era
maggiore di quella della notte.
Ma hanno constatato anche che, superata
questa data, il sole comincia a decrescere
all’orizzonte, quasi a sembrare che stesse
per morire e così si viene a verificare che,
tra il 24 e il 25 dicembre, il giorno dura
meno della notte.
I popoli pensavano che , dopo questa data, rinasce il sole nuovo che
torna indietro sulla sua strada e la sua luce, progressivamente, si
allunga sempre di più per rendere più chiaro il giorno
A tal proposito, erano soliti i nostri
nonni riferire che il giorno si allunga
“ Dall’Immacolata a Santa Lucia
Quantu un cocciu di cuccia,
Da Santa Lucia a Natali
Quantu un passu di cani,
Da Natali all’Annu novu
Quantu un passu d’omu”
Chiamarono questi due avvenimenti “Solstizio” e i
due giorni Solstizio d’estate e Solstizio d’inverno
I due giorni di equinozio furono
considerati sacri, per essere giorni critici
della vita sulla Terra, perché giorni di
cambiamento e, per tali motivi, era
necessario esorcizzarne la paura con riti
propiziatori e, allo scopo di spiegarsene
il motivo dell’evento, si crearono una
serie di leggende e una infinità di riti
propiziatori
Nella mitologia babilonese si crea la
leggenda dello “sposalizio” del Sole con
la Luna, dea delle acque;
Nella religione greca si parla di “porte”:
Porta degli dei e Porta degli uomini che si
aprono nella “Caverna cosmica”.
Lo stesso concetto, come porta passa
nella tradizione romana, dove già si
festeggiava, il 24 giugno, la “Fors
Fortuna”, la dea della Casualità e
contemporaneamente , la dea Cerere e il
mito del “Sole trionfante” il “Sol Invictus”
e il “Natale di Roma”.
Ben presto a tutti si sovrappose il mito
della vita dell’uomo, nella quale il finire
dell’adolescenza porta all’innamoramento,
alla simbiosi fra due individui di sesso
opposto ed alla procreazione per la
salvaguardia e l’immortalità della specie,
che, in tutte le civiltà, ha preso il nome di
matrimonio
Ma , superata questa fase,
l’umanità decresce,
invecchia,
e come erano soliti ricordare i nostri vecchi:
“dopu a cinquantina, un malannu ogni matina”
si ammala,
infine muore.
Ma, contemporaneamente, altre vite nascono e prendono
a percorrere il ciclo dell’esistenza sulla terra.
È il perenne rinnovarsi della vita.
Nella tradizione cristiana si trova poi il mito della
“Notte di San Giovanni”
e della
“ Rugiada di San Giovanni”
e
“La fontana della Vita”
divenne prima
“La fonte di San Giovanni”
e dopo
“La fonte battesimale”
Fissando la chiesa la
data della festività di San
Giovanni il 24 Giugno,
giorno del Solstizio
d’Estate, Giovanni fu
identificato col mito del
“Trionfo del Sole”
simboleggiato nel Natale,
con la venuta di Gesù,
che segna la nascita del
“Nuovo Testamento”
Tenendo conto di tale fusione possiamo
spiegarci il perché il Santo gode di
particolare devozione fra i contadini.
La sua festa coincide con la mietitura ed
inizia il periodo dell’abbondanza.
Ma per i campi è anche il periodo di grande
pericolo per gli episodi di combustione
alimentata dal vento di Scirocco; ma anche
per improvvisi e forti acquazzoni.
Per scongiurare incendi e temporali i contadini si
affidavano a San Giovanni recitando scongiuri e
giaculatorie come:
“Tronu, tronu, vattinni arrassu, chista è ‘a casa di
San Giuvanni.
San Giuvanni e San Simuni, chista è ‘a casa di
nostru Signuri”,
o come:
“ San Giuvanni, àutu e ‘ranni
nn’at’a scansari ri trona e ri lampi”
• Da tutti, la notte di San Giovanni è
considerata la notte più magica
dell’anno: malìe, incantesimi, riti e
credenze si fondono con la luce
delle stelle.
• Basta sollevare gli occhi al cielo
Anche il cielo diventa magico: le nuvole, a forma di
sottili e trasparenti filamenti bianchi non sono
“Cirri”, come sono chiamati in meteorologia, ma
“capidd(r)i ri mara”, i capelli delle streghe che,
volando, si recano al “Grande Sabba” , alla
assemblea delle streghe sotto i rami del gran noce di
Benevento.
È per questo motivo che le erbe raccolte in
questa notte, prima del sorgere del sole,
acquistano un significato magico, un
particolare potere nello scacciare demoni e
malocchio e curare determinate malattie
Nonostante l’epoca globalizzata, ancora
parecchi riti solstiziali, legati al giorno della
nascita del Santo, continuano ad essere
praticati dal popolo, anche senza
conoscerne l’origine.
• Fra le tante usanze, praticate fino ad una
sessantina di anni fa, c’era quella
dell’acqua fecondata dalla rugiada;
• Mettere fuori vestiti e coperte per
preservarli dalle tarme;
• Passare dalla maglia di lana alla canottiera
di cotone;
• Fare il bagno in mare.
San Giovanni, dopo aver battezzato Gesù, interrogato
dai suoi discepoli se fosse il Messia, rispose che lui
battezzava con l’acqua mentre il Messia avrebbe
purificato col fuoco.
Così la notte di San Giovanni è anche famosa e resa
ancora più magica dai Fuochi, che avevano una funzione
purificatrice e che, nella rivisitazione cristiana ,
simboleggiano la Fede, mentre nella credenza del popolo,
il falò deve servire a sostenere il Sole e ad aiutarlo a
mantenere la sua potenza calorifica.
Ancora oggi,
inconsapevoli dell’origine
di questo rito, molti
giovani, la notte del
Solstizio, sono soliti
riunirsi sulle spiagge ed
accendere tanti falò.
Poi, quando le fiamme si
smorzano, tutti fanno a
gara a saltare sulle braci
ancora ardenti
È questo un atto di coraggio ma è soprattutto un atto di
purificazione.
Il poeta Ovidio, che nella fanciullezza aveva partecipato alle
“Palilia”, le feste in onore della dea Pales, nel Solstizio
d’Estate, nella sua opera i “Fasti”, rivolgendosi ai pastori,
ricorda:
“Accendete fuochi, poi passate le vostre nerborute gambe
attraverso i mucchi ardenti di paglia crepitante. Poi, nel resto
dell’anno Pales vi proteggerà; le vostre pecore saranno
feconde, vigorosi i vostri montoni. Attraverso le fiamme si
rigenereranno le tribù, si rigenereranno i coloni”.
Davanti a questi fuochi, fino ad una sessantina
d’anni fa, era ancora diffusa l’usanza di sigillare con
una stretta di mano il
“vincolo del comparatico” di S. Giovanni.
Durante questo atto si ripeteva:
“Cummari e cumpari cu piricudd(r)u quannu manciu
‘un vogghiu a nudd(r)u. a finuta di manciari
vogghiu tutti i me’ cumpari (o Cummari). Cumpari
ora e pi’sempi. Cumpari di S. Giuvanni, cumpari
pi’ tutti l’anni.
Soccu avemu ci spartemu, chidd(r)u c’ammanca
l’attruvamu. Viva S. Giuvanni”.
Tra le donne il rito più diffuso per diventare
cummari era quello del capello
• Le due si strappavano un capello e li
intrecciavano insieme rendendo non più
possibile riconoscere la persona dalla quale
proveniva il capello
• Poi buttavano i capelli intrecciati in aria
dicendo la seguente formula:
• Pilu pilidd(r)u vattinni a mari, mi saluti a me
cummari, mi saluti a cchiù bedd(r)a cu la
cruna e la zagaredd(r)a
Siccome quella di San Giovanni è soprattutto una notte
che parla d’amore, poiché il 24 giugno è ovunque
considerata la data più propizia ai matrimoni, sono
moltissimi gli antichi riti di previsione sentimentale che
le ragazze non ancora fidanzate potevano fare:
• Versare un bianco d’uovo in un bicchiere pieno di
acqua ed esporlo sul davanzale della finestra. Se, alla
mattina, si troverà l’acqua ricoperta di bollicine, vorrà
dire che entro poco tempo si sposerà. Se non sarà
cambiato nulla significa che dovrà aspettare un altro
anno.
• Gettare una mela in mezzo alla strada: guai se la
raccoglieva un prete; era un buon auspicio se la
raccoglieva un uomo; nulla di fatto se sarà una donna
• Ma il rito in cui più si vedeva il rapporto tra le fedeli e
San Giovanni è il richiedere al Santo, tramite le anime
decollate, un consiglio, un aiuto, un segno sulla loro
futura sorte. Fatta la preghiera se ne stavano zitte
attente a percepire il responso. I segni potevano essere
buoni e cattivi:
• Se si sentiva un leggero tintinnio, o il canto di un
gallo, o il latrato di un cane, o un bel fischio, una
scampanata, o il picchiare all’uscio di una casa, o il
rapido chiudersi di una imposta, o il passare di un
carro era segno che la grazia era concessa
• Erano considerati cattivi segni: il miagolio di un
gatto, il raglio di un asino, ma soprattutto un po’
di acqua buttata in mezzo alla strada, segno di
lacrime da versare.
• Ma bisognava ascoltare anche le parole che si
sentivano: Se le parole erano in senso affermativo
come: “ Già si sapi”, “E’veru”, o “Mi piaci” o
anche “Sugnu bonu” non si può dubitare sul
favore delle anime decollate. Se si sente: “Mai,
Chi c’entra” oppure “Nenti, nenti, ‘un po’essiri”
oppure “ ‘Un lu vogghiu, ‘Un mi piaci” si deve
essere certi che la richiesta avrebbe avuto un esito
negativo
• Infine, fanno parte delle antiche usanze il
tramandare, senza il rischio di perdere
l’efficacia, antiche formule per le varie
malattie come per “a pigghiatina
d’occhiu”, “pu scantu”, “pi vermi di
picciridd(r)i” oppure “ pu jurici giustu”
Altri riti che alla fine sono diventati giochi, erano:
la prova del piombo
e
S. Giuvanni nu lemmu
Ora del 24 giugno, delle magie fatte di riti,
tradizioni, usanze e leggende, della notte di
San Giovanni, della notte più magica
dell’anno, non rimane più nulla di magico,
di misterioso, di invisibile.
Basta guardare ciò che resta dei falò
e della baldoria sulle spiagge la
mattina successiva
Spero di non avervi stancato
Grazie per l’ascolto

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11 Giugno 2022 San Giovanni .pptx

  • 1. 11 Giugno 2022 Michele Russo San Giovanni Un santo di mezza estate in un rito precristiano di morte e di rinascita
  • 2. Giovanni è il santo più raffigurato dagli artisti di tutti i secoli, presentato di solito vestito con una pelle di animale e con un bastone in mano terminante a forma di croce, mentre nell’iconografia più antica viene anche rappresentato quasi avvolto da rami e tronchi d’albero spezzati e rigermoglianti, allegoria di una vita che periodicamente si rinnova.
  • 3. Una prova di questa grande popolarità è rappresentata dal grande numero di persone che portano il suo nome e da numerose città che lo hanno scelto come patrono. Le ragioni di tanta popolarità vanno ricercate in due episodi della sua vita: Il primo perché è stato colui che ha annunziato la venuta di Cristo, per cui è ricordato come il “Precursore” e che è stato colui che lo ha battezzato nel Giordano
  • 4. Il secondo episodio è quello legato alla sua decapitazione avvenuta il 29 agosto del 29 d. C (quindicesimo anno dell’impero di Tiberio) (secondo il Vangelo di Luca)
  • 5. Come è avvenuto per altri culti all’inizio della diffusione del Cristianesimo, la Chiesa ha incontrato molte difficoltà a far accettare nuove figure di riferimento, per cui ha ritenuto più opportuno e più facile adottare e trasferire culti e riti pagani ai muovo personaggi che entravano a far parte del panteon cristiano. Anche il culto di San Giovanni fu soggetto a questa metamorfosi.
  • 6. Così i due episodi, l’uno lieto, il battesimo di Cristo, l’altro tragico, la morte di Giovanni per decapitazione, col passare degli anni, si confusero e si amalgamarono con antichi riti praticati proprio in quella data: 24 Giugno.
  • 7. Fin dall’antichità i popoli hanno osservato che, nei giorni tra il 19 e il 25 giugno, il sole sembra levarsi nello stesso punto equatoriale celeste per raggiungere la sua massima inclinazione nel cielo, lo zenit, il 21 giugno e che, in quella data la durata del giorno era maggiore di quella della notte. Ma hanno constatato anche che, superata questa data, il sole comincia a decrescere all’orizzonte, quasi a sembrare che stesse per morire e così si viene a verificare che, tra il 24 e il 25 dicembre, il giorno dura meno della notte.
  • 8. I popoli pensavano che , dopo questa data, rinasce il sole nuovo che torna indietro sulla sua strada e la sua luce, progressivamente, si allunga sempre di più per rendere più chiaro il giorno
  • 9. A tal proposito, erano soliti i nostri nonni riferire che il giorno si allunga “ Dall’Immacolata a Santa Lucia Quantu un cocciu di cuccia, Da Santa Lucia a Natali Quantu un passu di cani, Da Natali all’Annu novu Quantu un passu d’omu”
  • 10. Chiamarono questi due avvenimenti “Solstizio” e i due giorni Solstizio d’estate e Solstizio d’inverno
  • 11. I due giorni di equinozio furono considerati sacri, per essere giorni critici della vita sulla Terra, perché giorni di cambiamento e, per tali motivi, era necessario esorcizzarne la paura con riti propiziatori e, allo scopo di spiegarsene il motivo dell’evento, si crearono una serie di leggende e una infinità di riti propiziatori
  • 12. Nella mitologia babilonese si crea la leggenda dello “sposalizio” del Sole con la Luna, dea delle acque; Nella religione greca si parla di “porte”: Porta degli dei e Porta degli uomini che si aprono nella “Caverna cosmica”. Lo stesso concetto, come porta passa nella tradizione romana, dove già si festeggiava, il 24 giugno, la “Fors Fortuna”, la dea della Casualità e contemporaneamente , la dea Cerere e il mito del “Sole trionfante” il “Sol Invictus” e il “Natale di Roma”.
  • 13. Ben presto a tutti si sovrappose il mito della vita dell’uomo, nella quale il finire dell’adolescenza porta all’innamoramento, alla simbiosi fra due individui di sesso opposto ed alla procreazione per la salvaguardia e l’immortalità della specie, che, in tutte le civiltà, ha preso il nome di matrimonio
  • 14. Ma , superata questa fase, l’umanità decresce, invecchia, e come erano soliti ricordare i nostri vecchi: “dopu a cinquantina, un malannu ogni matina” si ammala, infine muore. Ma, contemporaneamente, altre vite nascono e prendono a percorrere il ciclo dell’esistenza sulla terra. È il perenne rinnovarsi della vita.
  • 15. Nella tradizione cristiana si trova poi il mito della “Notte di San Giovanni” e della “ Rugiada di San Giovanni” e “La fontana della Vita” divenne prima “La fonte di San Giovanni” e dopo “La fonte battesimale”
  • 16. Fissando la chiesa la data della festività di San Giovanni il 24 Giugno, giorno del Solstizio d’Estate, Giovanni fu identificato col mito del “Trionfo del Sole” simboleggiato nel Natale, con la venuta di Gesù, che segna la nascita del “Nuovo Testamento”
  • 17. Tenendo conto di tale fusione possiamo spiegarci il perché il Santo gode di particolare devozione fra i contadini. La sua festa coincide con la mietitura ed inizia il periodo dell’abbondanza. Ma per i campi è anche il periodo di grande pericolo per gli episodi di combustione alimentata dal vento di Scirocco; ma anche per improvvisi e forti acquazzoni.
  • 18. Per scongiurare incendi e temporali i contadini si affidavano a San Giovanni recitando scongiuri e giaculatorie come: “Tronu, tronu, vattinni arrassu, chista è ‘a casa di San Giuvanni. San Giuvanni e San Simuni, chista è ‘a casa di nostru Signuri”, o come: “ San Giuvanni, àutu e ‘ranni nn’at’a scansari ri trona e ri lampi”
  • 19. • Da tutti, la notte di San Giovanni è considerata la notte più magica dell’anno: malìe, incantesimi, riti e credenze si fondono con la luce delle stelle. • Basta sollevare gli occhi al cielo
  • 20. Anche il cielo diventa magico: le nuvole, a forma di sottili e trasparenti filamenti bianchi non sono “Cirri”, come sono chiamati in meteorologia, ma “capidd(r)i ri mara”, i capelli delle streghe che, volando, si recano al “Grande Sabba” , alla assemblea delle streghe sotto i rami del gran noce di Benevento.
  • 21. È per questo motivo che le erbe raccolte in questa notte, prima del sorgere del sole, acquistano un significato magico, un particolare potere nello scacciare demoni e malocchio e curare determinate malattie
  • 22. Nonostante l’epoca globalizzata, ancora parecchi riti solstiziali, legati al giorno della nascita del Santo, continuano ad essere praticati dal popolo, anche senza conoscerne l’origine.
  • 23. • Fra le tante usanze, praticate fino ad una sessantina di anni fa, c’era quella dell’acqua fecondata dalla rugiada; • Mettere fuori vestiti e coperte per preservarli dalle tarme; • Passare dalla maglia di lana alla canottiera di cotone; • Fare il bagno in mare.
  • 24. San Giovanni, dopo aver battezzato Gesù, interrogato dai suoi discepoli se fosse il Messia, rispose che lui battezzava con l’acqua mentre il Messia avrebbe purificato col fuoco. Così la notte di San Giovanni è anche famosa e resa ancora più magica dai Fuochi, che avevano una funzione purificatrice e che, nella rivisitazione cristiana , simboleggiano la Fede, mentre nella credenza del popolo, il falò deve servire a sostenere il Sole e ad aiutarlo a mantenere la sua potenza calorifica.
  • 25. Ancora oggi, inconsapevoli dell’origine di questo rito, molti giovani, la notte del Solstizio, sono soliti riunirsi sulle spiagge ed accendere tanti falò. Poi, quando le fiamme si smorzano, tutti fanno a gara a saltare sulle braci ancora ardenti
  • 26. È questo un atto di coraggio ma è soprattutto un atto di purificazione. Il poeta Ovidio, che nella fanciullezza aveva partecipato alle “Palilia”, le feste in onore della dea Pales, nel Solstizio d’Estate, nella sua opera i “Fasti”, rivolgendosi ai pastori, ricorda: “Accendete fuochi, poi passate le vostre nerborute gambe attraverso i mucchi ardenti di paglia crepitante. Poi, nel resto dell’anno Pales vi proteggerà; le vostre pecore saranno feconde, vigorosi i vostri montoni. Attraverso le fiamme si rigenereranno le tribù, si rigenereranno i coloni”.
  • 27. Davanti a questi fuochi, fino ad una sessantina d’anni fa, era ancora diffusa l’usanza di sigillare con una stretta di mano il “vincolo del comparatico” di S. Giovanni. Durante questo atto si ripeteva: “Cummari e cumpari cu piricudd(r)u quannu manciu ‘un vogghiu a nudd(r)u. a finuta di manciari vogghiu tutti i me’ cumpari (o Cummari). Cumpari ora e pi’sempi. Cumpari di S. Giuvanni, cumpari pi’ tutti l’anni. Soccu avemu ci spartemu, chidd(r)u c’ammanca l’attruvamu. Viva S. Giuvanni”.
  • 28. Tra le donne il rito più diffuso per diventare cummari era quello del capello • Le due si strappavano un capello e li intrecciavano insieme rendendo non più possibile riconoscere la persona dalla quale proveniva il capello • Poi buttavano i capelli intrecciati in aria dicendo la seguente formula: • Pilu pilidd(r)u vattinni a mari, mi saluti a me cummari, mi saluti a cchiù bedd(r)a cu la cruna e la zagaredd(r)a
  • 29. Siccome quella di San Giovanni è soprattutto una notte che parla d’amore, poiché il 24 giugno è ovunque considerata la data più propizia ai matrimoni, sono moltissimi gli antichi riti di previsione sentimentale che le ragazze non ancora fidanzate potevano fare: • Versare un bianco d’uovo in un bicchiere pieno di acqua ed esporlo sul davanzale della finestra. Se, alla mattina, si troverà l’acqua ricoperta di bollicine, vorrà dire che entro poco tempo si sposerà. Se non sarà cambiato nulla significa che dovrà aspettare un altro anno. • Gettare una mela in mezzo alla strada: guai se la raccoglieva un prete; era un buon auspicio se la raccoglieva un uomo; nulla di fatto se sarà una donna
  • 30. • Ma il rito in cui più si vedeva il rapporto tra le fedeli e San Giovanni è il richiedere al Santo, tramite le anime decollate, un consiglio, un aiuto, un segno sulla loro futura sorte. Fatta la preghiera se ne stavano zitte attente a percepire il responso. I segni potevano essere buoni e cattivi: • Se si sentiva un leggero tintinnio, o il canto di un gallo, o il latrato di un cane, o un bel fischio, una scampanata, o il picchiare all’uscio di una casa, o il rapido chiudersi di una imposta, o il passare di un carro era segno che la grazia era concessa
  • 31. • Erano considerati cattivi segni: il miagolio di un gatto, il raglio di un asino, ma soprattutto un po’ di acqua buttata in mezzo alla strada, segno di lacrime da versare. • Ma bisognava ascoltare anche le parole che si sentivano: Se le parole erano in senso affermativo come: “ Già si sapi”, “E’veru”, o “Mi piaci” o anche “Sugnu bonu” non si può dubitare sul favore delle anime decollate. Se si sente: “Mai, Chi c’entra” oppure “Nenti, nenti, ‘un po’essiri” oppure “ ‘Un lu vogghiu, ‘Un mi piaci” si deve essere certi che la richiesta avrebbe avuto un esito negativo
  • 32. • Infine, fanno parte delle antiche usanze il tramandare, senza il rischio di perdere l’efficacia, antiche formule per le varie malattie come per “a pigghiatina d’occhiu”, “pu scantu”, “pi vermi di picciridd(r)i” oppure “ pu jurici giustu”
  • 33. Altri riti che alla fine sono diventati giochi, erano: la prova del piombo e S. Giuvanni nu lemmu
  • 34. Ora del 24 giugno, delle magie fatte di riti, tradizioni, usanze e leggende, della notte di San Giovanni, della notte più magica dell’anno, non rimane più nulla di magico, di misterioso, di invisibile. Basta guardare ciò che resta dei falò e della baldoria sulle spiagge la mattina successiva
  • 35. Spero di non avervi stancato Grazie per l’ascolto