1. 11 Giugno 2022
Michele Russo
San Giovanni
Un santo di mezza estate
in un rito precristiano di morte e di rinascita
2. Giovanni è il santo più raffigurato dagli artisti di tutti i secoli,
presentato di solito vestito con una pelle di animale e con un
bastone in mano terminante a forma di croce, mentre
nell’iconografia più antica viene anche rappresentato quasi
avvolto da rami e tronchi d’albero spezzati e rigermoglianti,
allegoria di una vita che periodicamente si rinnova.
3. Una prova di questa grande
popolarità è rappresentata dal
grande numero di persone che
portano il suo nome e da
numerose città che lo hanno
scelto come patrono.
Le ragioni di tanta popolarità
vanno ricercate in due episodi
della sua vita:
Il primo perché è stato colui che
ha annunziato la venuta di
Cristo, per cui è ricordato come
il “Precursore” e che è stato
colui che lo ha battezzato nel
Giordano
4. Il secondo
episodio è quello
legato alla sua
decapitazione
avvenuta il 29
agosto del 29 d. C
(quindicesimo
anno dell’impero
di Tiberio)
(secondo il
Vangelo di Luca)
5. Come è avvenuto per altri culti all’inizio della
diffusione del Cristianesimo, la Chiesa ha
incontrato molte difficoltà a far accettare nuove
figure di riferimento, per cui ha ritenuto più
opportuno e più facile adottare e trasferire culti e
riti pagani ai muovo personaggi che entravano a
far parte del panteon cristiano.
Anche il culto di San Giovanni fu soggetto a
questa metamorfosi.
6. Così i due episodi, l’uno lieto, il battesimo di
Cristo, l’altro tragico, la morte di Giovanni per
decapitazione, col passare degli anni, si confusero
e si amalgamarono con antichi riti praticati
proprio in quella data: 24 Giugno.
7. Fin dall’antichità i popoli hanno osservato
che, nei giorni tra il 19 e il 25 giugno, il sole
sembra levarsi nello stesso punto equatoriale
celeste per raggiungere la sua massima
inclinazione nel cielo, lo zenit, il 21 giugno
e che, in quella data la durata del giorno era
maggiore di quella della notte.
Ma hanno constatato anche che, superata
questa data, il sole comincia a decrescere
all’orizzonte, quasi a sembrare che stesse
per morire e così si viene a verificare che,
tra il 24 e il 25 dicembre, il giorno dura
meno della notte.
8. I popoli pensavano che , dopo questa data, rinasce il sole nuovo che
torna indietro sulla sua strada e la sua luce, progressivamente, si
allunga sempre di più per rendere più chiaro il giorno
9. A tal proposito, erano soliti i nostri
nonni riferire che il giorno si allunga
“ Dall’Immacolata a Santa Lucia
Quantu un cocciu di cuccia,
Da Santa Lucia a Natali
Quantu un passu di cani,
Da Natali all’Annu novu
Quantu un passu d’omu”
10. Chiamarono questi due avvenimenti “Solstizio” e i
due giorni Solstizio d’estate e Solstizio d’inverno
11. I due giorni di equinozio furono
considerati sacri, per essere giorni critici
della vita sulla Terra, perché giorni di
cambiamento e, per tali motivi, era
necessario esorcizzarne la paura con riti
propiziatori e, allo scopo di spiegarsene
il motivo dell’evento, si crearono una
serie di leggende e una infinità di riti
propiziatori
12. Nella mitologia babilonese si crea la
leggenda dello “sposalizio” del Sole con
la Luna, dea delle acque;
Nella religione greca si parla di “porte”:
Porta degli dei e Porta degli uomini che si
aprono nella “Caverna cosmica”.
Lo stesso concetto, come porta passa
nella tradizione romana, dove già si
festeggiava, il 24 giugno, la “Fors
Fortuna”, la dea della Casualità e
contemporaneamente , la dea Cerere e il
mito del “Sole trionfante” il “Sol Invictus”
e il “Natale di Roma”.
13. Ben presto a tutti si sovrappose il mito
della vita dell’uomo, nella quale il finire
dell’adolescenza porta all’innamoramento,
alla simbiosi fra due individui di sesso
opposto ed alla procreazione per la
salvaguardia e l’immortalità della specie,
che, in tutte le civiltà, ha preso il nome di
matrimonio
14. Ma , superata questa fase,
l’umanità decresce,
invecchia,
e come erano soliti ricordare i nostri vecchi:
“dopu a cinquantina, un malannu ogni matina”
si ammala,
infine muore.
Ma, contemporaneamente, altre vite nascono e prendono
a percorrere il ciclo dell’esistenza sulla terra.
È il perenne rinnovarsi della vita.
15. Nella tradizione cristiana si trova poi il mito della
“Notte di San Giovanni”
e della
“ Rugiada di San Giovanni”
e
“La fontana della Vita”
divenne prima
“La fonte di San Giovanni”
e dopo
“La fonte battesimale”
16. Fissando la chiesa la
data della festività di San
Giovanni il 24 Giugno,
giorno del Solstizio
d’Estate, Giovanni fu
identificato col mito del
“Trionfo del Sole”
simboleggiato nel Natale,
con la venuta di Gesù,
che segna la nascita del
“Nuovo Testamento”
17. Tenendo conto di tale fusione possiamo
spiegarci il perché il Santo gode di
particolare devozione fra i contadini.
La sua festa coincide con la mietitura ed
inizia il periodo dell’abbondanza.
Ma per i campi è anche il periodo di grande
pericolo per gli episodi di combustione
alimentata dal vento di Scirocco; ma anche
per improvvisi e forti acquazzoni.
18. Per scongiurare incendi e temporali i contadini si
affidavano a San Giovanni recitando scongiuri e
giaculatorie come:
“Tronu, tronu, vattinni arrassu, chista è ‘a casa di
San Giuvanni.
San Giuvanni e San Simuni, chista è ‘a casa di
nostru Signuri”,
o come:
“ San Giuvanni, àutu e ‘ranni
nn’at’a scansari ri trona e ri lampi”
19. • Da tutti, la notte di San Giovanni è
considerata la notte più magica
dell’anno: malìe, incantesimi, riti e
credenze si fondono con la luce
delle stelle.
• Basta sollevare gli occhi al cielo
20. Anche il cielo diventa magico: le nuvole, a forma di
sottili e trasparenti filamenti bianchi non sono
“Cirri”, come sono chiamati in meteorologia, ma
“capidd(r)i ri mara”, i capelli delle streghe che,
volando, si recano al “Grande Sabba” , alla
assemblea delle streghe sotto i rami del gran noce di
Benevento.
21. È per questo motivo che le erbe raccolte in
questa notte, prima del sorgere del sole,
acquistano un significato magico, un
particolare potere nello scacciare demoni e
malocchio e curare determinate malattie
22. Nonostante l’epoca globalizzata, ancora
parecchi riti solstiziali, legati al giorno della
nascita del Santo, continuano ad essere
praticati dal popolo, anche senza
conoscerne l’origine.
23. • Fra le tante usanze, praticate fino ad una
sessantina di anni fa, c’era quella
dell’acqua fecondata dalla rugiada;
• Mettere fuori vestiti e coperte per
preservarli dalle tarme;
• Passare dalla maglia di lana alla canottiera
di cotone;
• Fare il bagno in mare.
24. San Giovanni, dopo aver battezzato Gesù, interrogato
dai suoi discepoli se fosse il Messia, rispose che lui
battezzava con l’acqua mentre il Messia avrebbe
purificato col fuoco.
Così la notte di San Giovanni è anche famosa e resa
ancora più magica dai Fuochi, che avevano una funzione
purificatrice e che, nella rivisitazione cristiana ,
simboleggiano la Fede, mentre nella credenza del popolo,
il falò deve servire a sostenere il Sole e ad aiutarlo a
mantenere la sua potenza calorifica.
25. Ancora oggi,
inconsapevoli dell’origine
di questo rito, molti
giovani, la notte del
Solstizio, sono soliti
riunirsi sulle spiagge ed
accendere tanti falò.
Poi, quando le fiamme si
smorzano, tutti fanno a
gara a saltare sulle braci
ancora ardenti
26. È questo un atto di coraggio ma è soprattutto un atto di
purificazione.
Il poeta Ovidio, che nella fanciullezza aveva partecipato alle
“Palilia”, le feste in onore della dea Pales, nel Solstizio
d’Estate, nella sua opera i “Fasti”, rivolgendosi ai pastori,
ricorda:
“Accendete fuochi, poi passate le vostre nerborute gambe
attraverso i mucchi ardenti di paglia crepitante. Poi, nel resto
dell’anno Pales vi proteggerà; le vostre pecore saranno
feconde, vigorosi i vostri montoni. Attraverso le fiamme si
rigenereranno le tribù, si rigenereranno i coloni”.
27. Davanti a questi fuochi, fino ad una sessantina
d’anni fa, era ancora diffusa l’usanza di sigillare con
una stretta di mano il
“vincolo del comparatico” di S. Giovanni.
Durante questo atto si ripeteva:
“Cummari e cumpari cu piricudd(r)u quannu manciu
‘un vogghiu a nudd(r)u. a finuta di manciari
vogghiu tutti i me’ cumpari (o Cummari). Cumpari
ora e pi’sempi. Cumpari di S. Giuvanni, cumpari
pi’ tutti l’anni.
Soccu avemu ci spartemu, chidd(r)u c’ammanca
l’attruvamu. Viva S. Giuvanni”.
28. Tra le donne il rito più diffuso per diventare
cummari era quello del capello
• Le due si strappavano un capello e li
intrecciavano insieme rendendo non più
possibile riconoscere la persona dalla quale
proveniva il capello
• Poi buttavano i capelli intrecciati in aria
dicendo la seguente formula:
• Pilu pilidd(r)u vattinni a mari, mi saluti a me
cummari, mi saluti a cchiù bedd(r)a cu la
cruna e la zagaredd(r)a
29. Siccome quella di San Giovanni è soprattutto una notte
che parla d’amore, poiché il 24 giugno è ovunque
considerata la data più propizia ai matrimoni, sono
moltissimi gli antichi riti di previsione sentimentale che
le ragazze non ancora fidanzate potevano fare:
• Versare un bianco d’uovo in un bicchiere pieno di
acqua ed esporlo sul davanzale della finestra. Se, alla
mattina, si troverà l’acqua ricoperta di bollicine, vorrà
dire che entro poco tempo si sposerà. Se non sarà
cambiato nulla significa che dovrà aspettare un altro
anno.
• Gettare una mela in mezzo alla strada: guai se la
raccoglieva un prete; era un buon auspicio se la
raccoglieva un uomo; nulla di fatto se sarà una donna
30. • Ma il rito in cui più si vedeva il rapporto tra le fedeli e
San Giovanni è il richiedere al Santo, tramite le anime
decollate, un consiglio, un aiuto, un segno sulla loro
futura sorte. Fatta la preghiera se ne stavano zitte
attente a percepire il responso. I segni potevano essere
buoni e cattivi:
• Se si sentiva un leggero tintinnio, o il canto di un
gallo, o il latrato di un cane, o un bel fischio, una
scampanata, o il picchiare all’uscio di una casa, o il
rapido chiudersi di una imposta, o il passare di un
carro era segno che la grazia era concessa
31. • Erano considerati cattivi segni: il miagolio di un
gatto, il raglio di un asino, ma soprattutto un po’
di acqua buttata in mezzo alla strada, segno di
lacrime da versare.
• Ma bisognava ascoltare anche le parole che si
sentivano: Se le parole erano in senso affermativo
come: “ Già si sapi”, “E’veru”, o “Mi piaci” o
anche “Sugnu bonu” non si può dubitare sul
favore delle anime decollate. Se si sente: “Mai,
Chi c’entra” oppure “Nenti, nenti, ‘un po’essiri”
oppure “ ‘Un lu vogghiu, ‘Un mi piaci” si deve
essere certi che la richiesta avrebbe avuto un esito
negativo
32. • Infine, fanno parte delle antiche usanze il
tramandare, senza il rischio di perdere
l’efficacia, antiche formule per le varie
malattie come per “a pigghiatina
d’occhiu”, “pu scantu”, “pi vermi di
picciridd(r)i” oppure “ pu jurici giustu”
33. Altri riti che alla fine sono diventati giochi, erano:
la prova del piombo
e
S. Giuvanni nu lemmu
34. Ora del 24 giugno, delle magie fatte di riti,
tradizioni, usanze e leggende, della notte di
San Giovanni, della notte più magica
dell’anno, non rimane più nulla di magico,
di misterioso, di invisibile.
Basta guardare ciò che resta dei falò
e della baldoria sulle spiagge la
mattina successiva
35. Spero di non avervi stancato
Grazie per l’ascolto