2. La Venere di Willendorf
Da come si è ben capito, i canoni di bellezza ai tempi
erano ben diversi dai nostri, la ragazza magra, slanciata
e alta che per noi è la bellezza fatta persona, veniva
considerata brutta, e di certo non aveva un aspetto di
fertilità. Quella che viene rappresentata nella statuetta
della Venere di Willendorf è una donna bassa, molto
formosa che a quel tempo era la perfezione. È evidente
che simboleggia in modo astratto una donna in attesa,
aspetto principale di una civiltà che basava il proprio
rango sociale sulle nascite. Per questo manca la faccia,
perché non è chiara la fisionomia, si riferisce a una
donna, anche generica, ma vuole essere un’immagine
concettualizzata della fecondità, intesa come capacità
procreativa, e vigoria fisica. Queste caratteristiche
rappresentano i valori più importanti delle civiltà del
Paleolitico, in cui la capacità di procreare era ritenuto un
valore sacro, come possibilità di immortalità attraverso i
figli che portano avanti la stirpe.
3. Nella Nascita di Venere (dipinto a tempera su tela
realizzato tra iil 1482 ed il 1485 su commissione dei
Medici) il tema mitologico ovidiano cela un’allegoria
neoplatonica fondata sul concetto dell’amore come forza
motrice della natura. Il nudo della Dea è statuario, e le
qualità morali e spirituali coincidono con la bellezza
fisica.Venere, nuda in piedi su una conchiglia, riceve il
soffio tiepido di Zefiro.Una delle Ore, simbolo dei bei
giorni di Primavera, le dona un manto ricamato.La figura
della Dea e la sua posa pudica (copre con le mani e la
bionda chioma fluente le nudità) si riferiscono alla
Venere celeste, rappresentazione della purezza, della
semplicità, della disadorna bellezza dell’anima. E’ noto
il parallelismo tra Venere e l’Anima cristiana, che
emerge pura dalle acque dopo aver ricevuto il
Battesimo. Le figure delineate nel dipinto sono leggiadre
ed armoniche e tutto nell’opera pare corrispondere ad un
ideale di bellezza assoluta della natura che si sublima
nella donna.
Nascita di Venere
4. La Venere dormiente, la dea dell’amore, vive un
momento di dolce abbandono, morbidamente adagiata
su soffici vesti in mezzo a un prato. Il volto è innocente,
ruotato verso lo spettatore; il corpo è rilassato e
parallelo alla diagonale del dipinto: Giorgione non ha
ritratto una dea, ma una donna, con il suo fascino
umano e la serena inconsapevolezza della propria
innocente nudità. E alla bellezza umana corrisponde
quella della natura e del paesaggio: il prato fiorito e il
cespuglio dietro Venere sembrano volerle rendere più
tranquillo il riposo e anche il villaggio deserto sulla
destra contro le nuvole bianche in cielo sottolinea la
dolce immobilità del pomeriggio estivo. Più sullo
sfondo, a sinistra, osserviamo una campagna con molti
alberi e poi un borgo, o un cstello e ancora più in fondo
sull’orizzonte emergono delle montagne avvolte dalla
nebbia grigio-azzurra. La luce dorata modella il
paesaggio come il corpo di Venere evidenziando il
realistico panneggio del candido lenzuolo.
Venere
dormiente
5. Paolina Borghese
Paolina Borghese è una scultura eseguita per Napoleone.
Paolina è raffigurata come Venere vincitrice: con grazia,
tiene in mano il pomo della vittoria offerto da Paride alla
dea giudicata da lui la più bella. È rappresentata adagiata
su un divano con una sponda rialzata. Il busto è
appoggiato a due cuscini ed è nudo fin quasi all’inguine.
La parte inferiore del corpo è ammantata da un drappo
che segue le curve inguinali e sottolinea l’attacco dei
glutei, generando un forte senso di erotismo. Le
sembianze sono divine e Paolina è fuori della realtà
terrena, anche se la cera rosata spalmata da Canova
sulle parti nude della statua la riporta al mondo umano.Il
soggetto possiede un drappo che la copre esattamente in
cui deve essere coperta, ma Paolina risulta comunque
essere molto sensuale, per esempio per la sensualità
della schiena e l’incarnato molto morbido. Il letto di legno
nascondeva un ingranaggio che consentiva alla scultura
di ruotare: con la luce generava effetti visivi che
rendevano l’opera sempre inedita.
6. Goya ha disegnato il corpo femminile con verità, senza
alcuna volontà di idealizzazione, e, contrariamente ai suoi
più celebri precedenti non avvolse il nudo nell’aurea del
mito. Questo comportava una notevole sfida alla censura e
solo un uomo potente come Godoy riuscì a tenere l'opera
nella sua casa senza subire pressioni, almeno finchè era
protetto dal re. La Maja Desnuda piacque al tal punto al
ministro che Godoy chiese al pittore di dipingerne una
versione identica, dove però la donna apparisse vestita. Le
due tele erano montate una sopra l’altra in una doppia
cornice, in modo che la Maja Vestida coprisse la Maja
desnuda. L’opera fu presto però giudicata oscena per il
realismo dei dettagli anatomici e subì la confisca dopo
l’esilio di Godoy. Il fascino del dipinto, al di là della
provocante bellezza della donna, è dato dalla luce
vibrante che scivola sulla pelle. Goya riuscì a dosare
velature liquide e pennellate più pastose, cosicchè tutta
l’immagine appare estremamente viva.
Maja desnuda
7. Lei è la liberta che guida il popolo.Sta spingendo le persone a
combattere per mettere fine al dominio del re.Da perfetta condottiera,
con una mano sventola l’asta della bandiera francese e con l’altra
impugna una baionetta (un fucile del periodo).Mentre avanza tra le
rovine, una spallina del vestito giallo della Libertà cade lasciandole il
seno scoperto .I parigini la seguono alla conquista della vittoria.Tutto
ruota attorno alla donna protagonista.Ci sono dei particolari che la fanno
assomigliare molto ad un’antica statua di una dea.Il vestito strappato che
mette in mostra il petto, la posa statuaria ed il fatto che sia scalza sono
dei collegamenti più che evidenti alle opere antiche. Questa donna non
ricalca però il modello di bellezza degli antichi. E' dimostrato da i peli che
ha sotto le ascelle, non è un dettaglio infatti da sottovalutare. Nel
momento in cui Delacroix ha realizzato questa tela, molti dei suoi
colleghi non avrebbero osato introdurre un particolare del genere.Ma lui
decide di andare controcorrente: vuole dimostrare che questa donna è
una figura simbolica che si trova in una battaglia vera e
propria.Guardando la Libertà è inevitabile non sentirsi dalla parte del
popolo che sta combattendo per i propri diritti.
Libertà che guida il
popolo
8. Olympia
Manet nel dipinto Olympia propose una nuova
interpretazione del nudo femminile. L’artista infatti
ricorse ad una rappresentazione diretta e priva di
compromessi con la morale borghese dell’epoca. La
prostituta è quindi rappresentata in modo prosaico
senza veli e con un linguaggio crudo. Manet propose
una immagine fredda e realista di una giovane
cortigiana. Non è rivisitata con filtri mitologici o
simbolici ma rappresenta solo una prostituta nuda.
Anzi, la posa che la tradizione classica assegna a
Venere viene qui destinata alla rappresentazione del
meretricio.
Il gatto nero poi era un simbolo erotico legato alla
sessualità femminile. Inoltre la serva che porge un
mazzo di fiori espone l’offerta di un cliente.
Le lenzuola sono sgualcite e indicano che la ragazza
passa molto tempo adagiata. L’orchidea rossa fra i
capelli è un segno di sensualità. Anche i gioielli
indossati senza troppa raffinatezza segnalano la vita
pubblica della giovane.
9. Il soggetto del dipinto è la Giuditta, la quale viene ripresa
dalla tradizione biblica. Ella, con la sua bellezza, riuscì a
stordire e ad uccidere, decapitandolo, il generale Oloferne
per liberare il suo popolo. La forza della donna deriva da
Dio.La donna è raffigurata in maniera realistica e con grande
attenzione ai particolari.Ella, tra le mani, tiene la testa di
Oloferne, che si intravede a malapena.Lo sfondo è composto
da lamelle d'oro. Con quest'opera emerge la figura
femminile, la quale, però, assume un duplice significato. Da
un lato, ella è vista come l'eroina che salva il proprio popolo
dalle sofferenze imposte dal generale Oloferne. Dall'altro,
ella è considerata una femme fatale, proprio in quanto con
la sua bellezza seduce l'uomo per poi portarlo alla
distruzione, alla morte. Tale tema è tanto amato, ad esempio,
dallo scrittore D'Annunzio e dal movimento decadente.
Giuditta
10. La Danza
Con il suo dipinto, La Danza, Henri Matisse
suscitò la riprovazione del pubblico a causa dei
colori forti e aggressivi. I Fauves iniziarono ad
azzannare la critica artistica francese. I corpi
sono sbilanciati e in torsione per assecondare il
movimento rotatorio. Quella che sembra essere
una ballerina, in primo piano di schiena si è
staccata dal gruppo e cerca di afferrare la mano
del compagno di sinistra. Simbolicamente questo
dipinto rappresenta la gioia di vivere e la felicità
di una danza musicale. I ballerini danzano
insieme, nudi, al ritmo di una musica felice. La
nudità rappresenta, probabilmente, il ritorno ad
una natura priva di sensi di colpa.