IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
Laboratorio di scuola politica
1. Laboratorio di scuola politica
proposte di buon senso per il bene comune
A cura di Giuseppe Carpentieri
http://peppecarpentieri.wordpress.com
Qualcosa” che non va, creative commons;, ediz. 2014, su scribd, calameo, Issuu
Prosperanza, creative commons, 2014, su calameo, Issuu
Dalla resilienza alla rigenerazione, creative commons, 2014, su Issuu
Piccoli consigli per creare un soggetto politico democratico a
rete e perseguire un cambio di paradigma culturale utile
all’evoluzione della specie umana in armonia con la natura.
Ottobre 2017
2. Introduzione
• Questa presentazione illustra a grandi linee come
creare e organizzare un soggetto politico
democratico attraverso il modello della “rete”, e
quali nuovi obiettivi politici si possono perseguire per
realizzare un miglioramento nella società.
• La “rete” non è internet ma il modello di vita della
natura che si basa sulle relazioni e gli scambi
energetici. Un sistema naturale vive e si evolve
attraverso lo scambio. Un gruppo di persone può
imitare i modelli naturali per costruire un soggetto
politico? SI a condizione che ….
3. Creare un gruppo attivo
Accesso alla
conoscenza
Condivisione
delle
conoscenze e
delle esperienze
Elaborazione
degli obiettivi
4. • Stabilire un obiettivo condiviso e
perseguirlo con metodi e strumenti
• L’uso di competenze “specifiche forti” e
l’uso di competenze “trasversali”
• Usare il metodo della visione:
immaginare la comunità che vogliamo
Visione politica
Obiettivo
condiviso
competenze visione
5. Attitudini per un politico e per un gruppo di persone
(“competenze specifiche forti”)
regole,
democrazia,
trasparenza e
partecipazione
Competenze
specifiche
Conoscenze
e ricerca
Valori
6. Attitudini per un politico e per un gruppo di persone
(“competenze trasversali”)
Gestire le emozioni
Comunicare
Guidare,
motivare e
valorizzare
Gestire le
relazioni ed i
conflitti
Negoziare
7. Attitudini per un gruppo di persone
flessibilità
Sperimentare altri
punti di vista
Incontrare
effettivamente le
persone
Disponibilità a capire
8. Attitudini per un politico e per un gruppo di persone
esperienza
feedback
Generalizzazione
teorizzazione
Proiezione
futura
Si riparte
1
Percorso di apprendimento
9. • Per il gruppo:
– Open space technology (sviluppare la creatività
lavorando insieme)
– World cafè
– Democrazia, uguaglianza, regole e coinvolgimento
attivo
Metodi e strumenti di lavoro
incontri
Progettazione,
priorità
Comunicazione,
Azioni politiche
10. La realtà è
complessa
scomporre
soluzioni
“Competenze specifiche forti”:
incontri, ricerche, Open space
proposte
Valutazione politica collegiale
“Competenze trasversali”
Attitudini per un politico e per un gruppo di persone
11. Attitudini per un politico e per un gruppo di persone
esperienza
feedback
Generalizzazione
teorizzazione
Proiezione
futura
Si riparte
1
Percorso di apprendimento
Metodo di Auto analisi
con l’uso delle mappe
mentali
12. Organizzazioni a rete
nodi
• Entità relativamente autoregolate, di dimensioni diversificate (associazione …)
connessioni
• Legami fra i nodi, regole e valori condivisi, relazioni, scambi
strutture
• Direzione strategica, centro operativo, consulenza
Proprietà operative
• Meccanismi di guida e controllo (procedure, norme, manuali ...)
• Meccanismi di informazione e comunicazione (sistema informativo, incontri …)
• Meccanismi di valutazione, compensazione e sviluppo (valutazioni ...)
• Meccanismi di integrazione e coordinamento (gruppi di lavoro, comitati …)
14. Cultura organizzativa e abilità del coordinamento
• Capacità di avere la visione complessiva di un’intera serie di punti di
vista al fine di centrare il problemacreatività
• Abilità nel sentire quali sono le vere esigenze delle persone considerando che sono
la vera risorsa di un’organizzazione e rispondere per tempo a tali esigenzesensibilità
• Capacità di intuire il futuro e di costruirlo secondo un progetto
profondamente sentitovisione
• Capacità di adattarsi facilmenteversatilità
• Essere in grado di eliminare le attività dispersive e di
concentrare gli sforzi e le risorse verso i cambiamenti importantifocalizzazione
• Capacità di gestire e vivere le prospettive a lungo termine,
anziché ricerca i risultati immediatipazienza
15. Creare ed immaginare
• Accrescere la tecnica
delle visioni
• Immaginare luoghi
ideali e progettarli
• Adattare le visioni ai
mezzi locali ed alle
capacità individuali e
collettive
16. La politica è comunicazione
Secondo wikipedia: i media sociali come un
gruppo di applicazioni Internet basate sui
presupposti ideologici e tecnologici del Web
2.0 che consentono la creazione e lo scambio
di contenuti generati dagli utenti
I social media rappresentano
fondamentalmente un cambiamento nel
modo in cui la gente apprende, legge e
condivide informazioni e contenuti. In essi si
verifica una fusione tra sociologia e tecnologia
che trasforma il monologo (da uno a molti) in
dialogo (da molti a molti) e ha luogo una
democratizzazione dell'informazione che
trasforma le persone da fruitori di contenuti
ad editori.
comunicazione
Web 2.0
abilità
competenze
17. Approcci
• Capire lo Stato così com’è e progettarne uno
diverso
• Capire i bisogni reali umani e progettare una
società adeguata
• Fare entrambe le cose?!
Competenze
specifiche
forti
Competenze
trasversali
Conoscenze
e soluzioni
creative
18. Approcci
• Per capire lo Stato così com’è abbiamo
bisogno di “competenze specifiche
forti” e per proporne un cambiamento
abbiamo bisogno del consenso popolare
• Per capire i bisogni reali dobbiamo
conoscere noi stessi, e per proporre un
cambiamento conforme a questo
abbiamo bisogno del consenso popolare
19. Un ragionevole dubbio
Lo psicologo e filosofo umanista Erich Fromm ricorda il
fatto che milioni di persone condividano gli stessi
vizi non rendi questi vizi virtù
In una cultura collettiva, giudizi e ragionamenti si
basano su quelle che vengono percepite come le
verità del paradigma fondamentale. Di
conseguenza, se le credenze paradigmatiche di
una cultura fossero false o inesatte, la
popolazione che avesse consapevolmente
operato secondo quelle credenze fallaci
esprimerebbe collettivamente giudizi e
ragionamenti di cattiva qualità.
• Fonte: BRUCE LIPTON, STEVE BHAERMAN, evoluzione spontanea, Macro Edizioni
2010, pag.258
23. Capire la società
• La conoscenza è alla base della comprensione e della libertà
di scelta. Qualunque persona voglia intraprendere la strada
che lo conduce a interpretare correttamente la realtà, e
intenda assumersi la responsabilità di rappresentare i
cittadini con spirito di servizio, deve possedere un grande
bagaglio culturale.
• Le discipline sotto riportare sono solo gli elementi base per
cominciare:
– Geografia umana
– Geografia politica
– Geografia urbana
– Teorie sociali
– Filosofia, ecologia, diritto …
24. Geografia umana
• La geografia umana studia anzitutto la distribuzione degli uomini sulla
Terra e la maniera in cui vivono. Essi traggono dalla natura ciò che è loro
indispensabile per il nutrimento, per la produzione di utensili e
attrezzature, per la costruzione di ripari e case. Con la loro azione
modificano profondamente le piramidi ecologiche in cui s'inseriscono:
riescono talvolta ad attingere solo a risorse rinnovabili, permettendo
l'indefinito rigenerarsi del sistema utilizzato, ma in altri casi lo
perturbano in modo irreversibile, dando origine a forme di terreno, a
suoli e a specie vegetali molto diverse da quelle esistenti prima.
La geografia umana si sofferma poi sul funzionamento delle società e sul
modo in cui le distanze e la lontananza ne influenzano variamente le
attività. […] La geografia umana non si ferma a questa visione meccanica
dell'organizzazione spaziale delle società. Gli uomini s'interrogano sul
senso da dare al loro passaggio sulla Terra e attribuiscono al mondo e
alla natura vari significati: certi luoghi sono per loro sacri e altri profani,
qui hanno la sensazione di trovarsi di fronte a paesaggi autentici mentre
altrove tutto sembra artefatto. (Fonte Treccani on-line)
25. Geografia umana
• La geografia politica è l'ambito disciplinare della geografia umana che
si occupa di studiare i differenti esiti, nei diversi luoghi, dei
processi politici e di potere, così come i modi in cui quegli stessi
processi sono condizionati dai contesti spaziali.
• Ai fini dell'analisi, la geografia politica adotta convenzionalmente una
struttura analitica su tre livelli, che vede al centro lo Stato e la politica,
con al di sopra lo studio delle relazioni internazionali al mondo che
attengono alla geopolitica; al di sotto vi è invece lo studio delle località.
• Rispetto a questi tre livelli, la sub-disciplina della geografia politica può
essere sinteticamente definita come lo studio delle interrelazioni tra la
popolazione, lo Stato e il territorio.
• La geografia politica, con il passare degli anni, tende a specializzarsi
sempre di più: ad esempio esistono la geografia urbana, quella delle
popolazioni e quella dei commerci. (Fonte Wikipedia)
26. Scienza politica contemporanea
• Primo periodo: Settecento-Ottocento: conoscenza della realtà, fondata
non su opinioni, preferenze e aspettative ma sull’individuazione di
condizioni, condizionamenti e rapporti oggettivi tra fenomeni;
• Secondo periodo (dal 1870-75 al 1920): nascita delle scuole, 1871 École
libre des sciences politiques, 1874 a Firenze Scuola di scienze politiche,
nel 1880 a New York School of political science;
• Terzo periodo (primo dopo guerra), l’università di Chicago diventa la
sede più importante della politologia americana e si sviluppano i partiti,
le amministrazioni locali, i gruppi di interesse e di pressione;
• Quarto periodo: il comportamentismo (modello Easton) focalizzato sugli
attori politici attraverso tecniche specifiche, interviste, sondaggi, e
analisi quantitative. Il sistema politico si dota di regolatori di accesso
(gatekeepers) attraverso cui selezionare le domande che entrano nel
“cuore” del sistema stesso, la scatola nera dove vengono prese le
decisioni. I regolatori di accesso sono sia di tipo strutturale, i partiti, che
culturale, ossia l’insieme di quelle norme, regole e procedure che
connotano la società politica.
27. • 1776 nasce la teoria liberale (Smith); e poi in antitesi a quel modello nasce nel
1867 la critica sociale ed economica (Marx). I liberali di destra suggerivano alle
monarchie e alla nascente borghesia di sfruttare il capitale per il tornaconto
personale (Adam Smith, David Ricardo). La sinistra suggerisce di ridistribuire il
capitale e di introdurre principi di uguaglianza sociale nelle nascenti costituzioni
democratiche. Nasce la teoria economica neoclassica basata sulla determinazione
dei prezzi, produzione, reddito e la domanda e l’offerta.
• Liberalismo (John Locke, Ludwig Von Mises, Friedrich August Von
Hayek, Vilfredo Pareto, John Stuart Mill)
• Socialismo (Henri de Saint Simon, Robert Owen, Pierre-Joseph
Proudhon, Karl Marx, Friedrich Engels)
• Dopo la seconda guerra mondiale nasce un nuovo pensiero
filosofico ed economico che non appartiene al piano ideologico
della teoria economia neoclassica. Furono gli stessi economisti a
comprendere la fallacia di teorie economiche neoclassiche poiché
ignorano la scienza esatta, fra questi Arthur Cecil Pigou e Joseph
Alois Schumpeter.
• Nicholas Georgescu-Roegen dimostra l’esistenza della bioeconomia
Sintesi visioni di politica economica
28. Sintesi visioni di politica economica
• (1989) Politica post ideologica (fine dei regimi autoritari: nazi-
fascismo [1944] e comunismo)
– Economia del debito (modello della crescita quantitativa)
• Capitalismo:
– Funzione della produzione [Q=f(K,R,L)] e funzione del profitto
– Pensiero Liberista (o neo liberista) [Reagan&Thatcher], (modello
della crescita)
– Pensiero keynesiano (modello della crescita)
• Finanza ed implosione (Hyman Minsky) dell’economia del debito
(crescita) e fine dei partiti otto-novecenteschi (?), cosa ci attende?
• Picco del petrolio e fine dell’era industriale
• Esiste un altro modello? SI, uscire dall’economia del debito ed
adozione dell’approccio qualitativo rispettoso della democrazia e
delle leggi della fisica, la bioeconomia.
29. • Un’evoluzione del pensiero economico si può attuare
conducendo la teoria post-keynesiana nell’alveo della
bioeconomia capace di trasformare i processi di
produzione in processi ecologici, chiudendo i cicli
naturali. In questo modo l’economia non è più
un’ideologia della crescita continua della produttività ma
la gestione razionale delle risorse finite.
• La politica economica in Occidente può liberarsi del
ricatto imposto dall’ideologia neoliberale che oggi
controlla le istituzioni politiche attraverso l’economia del
debito, e il controllo del credito. Nel modello del libero
mercato le imprese private controllano sia le risorse del
pianeta e sia gli indirizzi culturali delle leggi realizzando il
proprio tornaconto a danno dell’interesse generale.
Sintesi visioni di politica economica
30. Feudalesimo elitario
1968. Colpo di Stato: manuale pratico di Edward Luttwak
[...] “Il colpo di stato si attua traendo vantaggio da questo
comportamento meccanico: durante il golpe, perché usa
parti dell’apparato dello stato per appropriarsi il controllo
delle leve; dopo, perché il valore delle leve dipende dal fatto
che lo stato è una macchina“. Chi sono i congiurati migliori?
Ecco come li descrive Luttwak (p. 35): ” Tutto il potere, tutta
la partecipazione, è nelle mani di una piccola élite istruita,
benestante e sicura, e quindi radicalmente differente dalla
vasta maggioranza dei suoi concittadini, praticamente una
razza a parte. Le masse riconoscono questa realtà e
accettano il monopolio del potere dell’élite, salvo che
qualche esazione insopportabile porti a una rivolta
disperata [...]
2011
2009
2012
38. Le invenzioni della funzione produzione
• Marshall e Schumpeter prima, e Daly, Georgescu-Roegen e Costanza
dopo, hanno mostrato e dimostrato tutta la fallaccia dell'economia
neoclassica che si fonda essenzialmente su una funzione della
produzione incompleta e fuorviante, [Q=f(K,R,L)]. «Il processo di
produzione standard viene rappresentato da una funzione che non fa
distinzioni fra agenti (capitale, forza lavoro e terra ricardiana) e flussi;
questi ultimi sono gli elementi che vengono trasformati dagli agenti, che
invece entrano in un processo senza venire incorporati nei prodotti ma
solo fornendo dei servizi. [...] K,R,L indicano i mezzi di produzione
prodotti, il flussi delle risorse naturali e il lavoro umano, una spiegazione
dei simboli tipica di chi non tiene conto delle dimensioni. Se si suppone
che la produzione sia rappresentata analiticamente dalla [Q=f(K,R,L)], la
conclusione è inevitabile: per L = costante e R piccolo a piacere, Q può
assumere qualsiasi valore purché K sia sufficientemente grande. E' uno
splendido trucco da prestigiatore: la dotazione di capitale può essere
aumentata senza un input addizionale di risorse naturali» (Georgescu-
Roegen, 2013, pag. 178-179).
39. La bioeconomia
• Georgescu-Roegen presenta la funzione produzione corretta in un
modello flussi-fondi per misurare i processi di trasformazione generati
dal modello capitalista. Facendo questo dimostra tutta l'inconsistenza e
la fallaccia della teoria economica neoclassica che senza il conteggio
dell'energia e della materia non potrebbe esistere, e mostra quanto
l'economia neoclassica [Q=f(K,R,L)] sia un inganno verso i diritti dei
popoli.
• La teoria della produzione suggerita da Georgescu-Roegen aggiunge un
certo ammontare di materia/energia (flusso). «Ho ritenuto in passato
(e ancora ritengo) che la legge dell'entropia sia la radice profonda della
scarsità economica: in un mondo in cui non vigesse tale legge, sarebbe
possibile utilizzare tutta l'energia, compresa quella del ghiaccio delle
calotte polari, trasformandola in lavoro meccanico, e gli oggetti
materiali non si consumerebbero; ma certamente non esisterebbe più
la vita. [...] Se gli economisti dovessero analizzare la scarsità in modo
più completo, le loro valutazioni si avvicinerebbero sempre più a quelle
degli studiosi di termodinamica (Georgescu-Roegen, 2013, pag. 155)».
41. Disoccupazione, sistemi a confronto
Confronto fra “l’austerità” europea e la “politica espansiva” negli USA, effetti
sull’occupazione
Fonte: Paul Krugman, Fuori da questa crisi, adesso! Garzanti, 2013
42. Indice GINI, diseguaglianza
Italia regina europea delle diseguaglianze. Così la crisi ha impoverito la
classe media; 11 marzo 2013 Corriere Sera
46. La crisi energetica
Dipendere da una sola fonte non rinnovabile
Condivisione
delle
conoscenze e
delle
esperienze
Elaborazione
degli obiettivi
47. Picco del petrolio
La teoria del picco di Hubbert (detta anche più
brevemente picco di Hubbert) è una teoria
scientifica (o modello) proposta, nella sua
formulazione iniziale, nel 1956 dal geofisico
americano Marion King Hubbert, riguardante
l'evoluzione temporale della produzione di una
qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o
fisicamente limitata.
Oggi siamo nel picco del petrolio e questo
significa che la domanda di petrolio è
superiore all’offerta (estrazione). Una società
che usa il petrolio come risorsa primaria
nell’agricoltura, nella produzione di merci,
nei trasporti al momento del picco è
praticamente in crisi. E’ necessario ripensare
e ricordare la società quando non dipendeva
dal petrolio e impiegare le nuove tecnologie
delle fonti alternative.
48. Fonte: D. & D. Meadows, J. Randers, I nuovi limiti dello sviluppo, Oscar Mondadori 2006
Picco dei metalli
49. Fonte: D. & D. Meadows, J. Randers, I nuovi limiti dello sviluppo, Oscar Mondadori 2006, pag. 132
Flusso dei materiali
50. Efficienza significa ridurre l’uso di materiale ed energia in
ogni merce o prestazione grazie a una tecnologia e
un’organizzazione ottimizzate, grazie al riciclaggio e alla
limitata produzione di rifiuti.
Riduzione
dei grandi
consumi con
l’efficienza
trasporti
agricoltura
edilizia
energia
Piani nazionali
51. La crisi della democrazia rappresentativa
Dipendere da una religione: la crescita infinita
Condivisione
delle
conoscenze e
delle
esperienze
Elaborazione
degli obiettivi
52. Controllo della moneta debito
• Banche, SpA, assicurazioni, paradisi fiscali
Serbatoi di pensiero (think tank)
• liberismo, pensiero unico
Organizzazioni politiche
• Partiti, media
Leggi, norme
La crisi della democrazia rappresentativa
Il modello feudale che provoca diseguaglianze, povertà e violazione dei
diritti umani.
53. Svelare le credenze del PIL
• L’affermazione che la crescita economica sia indispensabile per far
crescere l’occupazione viene ripetuta come un mantra benché, a
differenza del mantra, non abbia lo scopo di liberare la mente
dalla realtà illusoria, ma di avvilupparla in una illusione irreale,
priva di riscontri empirici e di fondamenti teorici. Dal 1960 al 1998
in Italia il prodotto interno lordo a prezzi costanti si è più che
triplicato, passando da 423.828 a 1.416.055 miliardi di lire (valori a
prezzi 1990), la popolazione è cresciuta da 48.967.000 a
57.040.000 abitanti, con un incremento del 16,5 per cento, ma il
numero degli occupati è rimasto costantemente intorno ai 20
milioni (erano 20.330.000 nel 1960 e 20.435.000 nel 1998). Una
crescita così rilevante non solo non ha fatto crescere l’occupazione
in valori assoluti, ma l’ha fatta diminuire in percentuale, dal 41,5 al
35,8 per cento della popolazione. *
*MAURIZIO PALLANTE, “estratto” da Orientare la politica economica e industriale a creare occupazione nelle tecnologie che
riducono l’impronta ecologica. Perugia, 9 ottobre 2010
54. Indicatori della qualità di vita
• “Benessere Equo e Sostenibile” (BES) (CNEL ed ISTAT dal 2011, “Gruppo di
indirizzo sulla misura del progresso sulla società italiana” come obiettivo per integrare
il PIL)
– invece che concentrarsi su un concetto di produzione, quale è il Pil, si deve
privilegiare la misura del benessere economico delle persone;
– non esiste una misura singola che possa dar conto di tutte le varie dimensioni del
benessere e gli indicatori compositi non sono una risposta soddisfacente, così
come la misura della felicità;
– ci si deve concentrare sulle dimensioni rilevanti per il benessere degli individui: lo
stato psicofisico delle persone, la conoscenza e la capacità di comprendere il
mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l’ambiente, i rapporti
interpersonali e la partecipazione alla vita della società e l’insicurezza. Inoltre,
bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità)
• “Depiliamoci” – Benessere Interno Lordo
(http://www.benessereinternolordo.net/joomla/)
• Happy Index Planet (http://www.happyplanetindex.org/)
• Indicatore del progresso autentico (GPI) è un concetto nell'economia verde
e nell'economia di assistenza sociale che è stata suggerita per sostituire il Prodotto
Interno Lordo (PIL) come misuratore dello sviluppo economico.
• Felicità Interna Lorda (FIL) Il termine fu coniato nella metà degli anni ottanta dal
re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck che mise in rilievo il suo impegno per la
costruzione di un'economia coerente con la cultura tradizionale del suo paese basata
sui valori spirituali del buddhismo.
55.
56. Esseri
umani
Crescita pil + produttività
Bisogni dell'economia
Bio-
Economia
Piena realizzazione
degli esseri umani
Bisogni degli uominiFondamenti
Fine ultimo
DecrescitaCrescita
(+quantità)
(+qualità)
limite
Fare sempre
Fare bene
Armonia
con la natura
- hybris
Cos’é la decrescita : sistemi a confronto
Esseri
umani
Bio-
Economia
57. • Merci che non sono beni
- Sprechi (es. Casa mal costruita)
• Beni che si possono avere solo sotto forma di
merci
- Richiedono competenze tecniche specialistiche (es. TAC)
•Beni che possono non essere merci
- Autoproduzione (es. Cibo, ripetizioni, cura di anziani/bambini)
-Scambi non mercantili fondati sul dono e la reciprocità
•Beni che non possono essere merci
- beni relazionali (rapp. D’amore, solidarietà, d’empatia)
- creatività, spiritualità, gioco disinteressato
+ convivialità
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
58. • Merci che non sono beni
• Beni che non sono merci
• Uso e acquisto + consapevole dei Beni che si possono avere solo
sotto forma di merci (+ locale, stagionale, duraturo, riutilizzo,
riparazione, senza imballaggi, etc.)
Scambi
mercantili
Scambi non
mercantili fondati sul
dono e la reciprocità
Autoproduzione di beni
e fornitura diretta di
servizi alla persona
Meno e Meglio!
selettivo
selettivo
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
59. non sempre
sono BENI
non necessariamente
sono MERCI
MERCI BENI
BENZINA CONSUMATA
STANDO IN CODA
MARMELLATA
FATTA IN CASA
non sempre hanno una
connotazione positiva
posso produrre per me
o per donare
Oggetti o servizi che si
scambiano per denaro
Oggetti o servizi che
rispondono ad un bisogno o
soddisfano un desiderio
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
60. vengono scambiate
con denaro
non vengono scambiati
con denaro
MERCI BENI
Concepite per produrne
sempre di più
non ha senso produrne
più del necessario
sono destinate
alla vendita
non sono destinati
alla vendita
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
61. crescita del PIL
cibo
babysitter
impresa
di pulizie
badante
per anziani
decrescita
cibo
cibo
cibo
cura dei figli
cura degli anziani
giocattoli
vestitivestitivestiti
Cos’é la decrescita : L’economia della decrescita
62. Obiettivi riforma PA
Miglioramento
delle performance• Controllo strategico interno
Soddisfazione
dei destinatari
dei servii
• Giudizio dal basso
partecipazione
• Far conoscere i dati
delle performance ai
cittadini
63. Valutazione e controllo strategico
• L’attività di valutazione e controllo strategico (art. 6
D, Lgs. 286/1999) mira a verificare, in funzione
dell’esercizio dei poteri di indirizzo da parte dei
competenti organi, l’effettiva attuazione delle scelte
contenute nelle direttive ed atti di indirizzo politico.
• Le strutture di controllo strategico supportano
l’organo politico ai fini della valutazione del
personale dirigenziale; nelle amministrazioni statali,
detto controllo è affidato ad apposite strutture,
denominate «servizi di controllo interno»
• Fonte: Vincenzo Pedaci, Il management pubblico, IV edizione, Simone, 2012, pag.258.
64. Supporto di indirizzo alle decisioni politiche anche attraverso
gli strumenti del controllo di gestione, al fine di fornire
indicazioni di indirizzo per rimediare agli scostamenti e
ripensare la strategia
FINALITA’ DEL CONTROLLO STRATEGICO
Verificare se la strategia
dell’Ente è giusta: se gli obiettivi
fissati sono stati conseguiti
Verificare se la strategia
dell’Ente è giusta: se gli obiettivi
fissati sono stati conseguiti
Analizzare gli eventuali
scostamenti e fattori ostatici
cercando possibili rimedi
Analizzare gli eventuali
scostamenti e fattori ostatici
cercando possibili rimedi
Identificare la responsabilità
politica e gestionale della
mancata attuazione delle scelte
Identificare la responsabilità
politica e gestionale della
mancata attuazione delle scelte
Fonte: Vincenzo Pedaci, Il management pubblico, IV edizione, Simone, 2012, pag.258.
65. Controllo di qualità nei servizi pubblici
Servizi,
modello di
riferimento
Qualità
prevista
Qualità
paragonata
Qualità
percepita
Qualità
prestata
qualità
progettata
Aspettativa che l’utente ha
nei confronti del servizio
Livelli standard coi
quali dovrebbe
essere erogato il
servizio
Qualità che il cittadino/utente
ritiene di ricevere
Confronto con gli altri
Enti
66. Ciclo e gestione delle performance
• Definizione e assegnazione degli obiettivi da raggiungere, dei valori
attesi di risultato e dei rispettivi indicatori
• Collegamento tra obiettivi e allocazione delle risorse
• Monitoraggio in corso di esercizio e attivazione degli eventuali interventi
correttivi
• Misurazione e valutazione delle performance, organizzativa e individuale
• Utilizzo dei sistemi premianti, secondo criteri di valorizzazione del merito
• Rendicontazione dei risultati agli organi di indirizzo politico-
amministrativo, ai vertici delle amministrazioni nonché ai componenti
degli organi esterni, ai cittadini, ai soggetti interessati, agli utenti e ai
destinatari dei servizi
Il ciclo della gestione si articola nelle seguenti fasi
Fonte: Vincenzo Pedaci, Il management pubblico, IV edizione, Simone, 2012, pag.205.
67. Ciclo e gestione delle performance
• Rilevanti e pertinenti rispetto ai bisogni della collettività, alla
missione istituzionale, alle priorità politiche e alle strategie
dell’amministrazione
• Specifici e misurabili in termini concreti e chiari
• Tali da terminare un significativo miglioramento della qualità dei
servizi erogati e degli interventi
• Riferibili ad un arco temporale determinato
• Commisurati ai valori di riferimento derivanti da standard definiti a
livello nazionale e internazionale,
• Confrontabili con le tendenze della produttività dell’amministrazione
con riferimento, ove possibile, almeno al triennio precedente
• Correlati alla quantità e alla qualità delle risorse disponibili
Gli obiettivi sono:
Fonte: Vincenzo Pedaci, Il management pubblico, IV edizione, Simone, 2012, pag.206.
68. Trasparenza
• Governo
• Condivisione degli atti: Bilancio
valutazione
• Valutazione politica degli investimenti, spesa pubblica
Proposte dal
basso
• Individuazione di eventuali sprechi
http://www.governo.it/rapportiparlamento/documenti/rapporto_spending.pdf
Domanda &
offerta
Fondi
europei
Priorità
69. Trasparenza degli atti
Programma elettorale (Promesse,
mercato dei voti, fiducia politica)
Linee programmatiche di mandato
[Consiglio]
Piano Esecutivo di Gestione (PEG) e
Piano Dettagliato degli Obiettivi (PDO)
[Giunta]
71. Fonte: Raffaele Parlangeli, Domenico Pellerano, Tecniche di performance management per
migliorare la P.A. Franco Angeli, 2012
72. Fonte: Giorgio Sangiorgi (a cura di), Management e governance nella pubblica
amministrazione, Franco Angeli, 2008
73. Democrazia diretta e partecipativa
• Introdurre tutti gli strumenti di democrazia
diretta e partecipativa negli Enti territoriali
(Regione, Provincia, Comune)
• Iniziativa e referendum (ambito regionale,
provinciale e comunale) senza quorum di
validità
– Referendum deliberativo ed abrogativo (mai
referendum consultivi)
• Bilancio partecipativo deliberativo (ambito
comunale)
74. Pianificazione partecipata
Il “comunicare” con gli
abitanti e tra gli abitanti
per comprendere,
ricostruire una “immagine
condivisa” della città
Town meeting
Assemblee di zona
sperimentare
Laboratori di quartiere
Scelta delle “priorità”
78. Priorità locali
• Bilancio comunale
• investimenti
regionale
• Ambito regionale
• Aggiornamento dei piani rispetto alle priorità locali
Legge
finanziaria
• Ambito nazionale
• Aggiornamento dei piani rispetto alle priorità regionali
Migliore
qualità della
vita
cittadini
piani
Domanda &
offerta
Fondi
europei
Priorità
81. La geografia urbana italiana
• La trasformazione del capitalismo in un modello
flessibile (delocalizzazione delle attività produttive) e
finanziario (speculazioni e sistema off-shore) ha
trasformato la geografia urbana favorendo la
costituzione di aree urbane estese, costituite da
comuni centroidi e conurbazioni dei comuni limitrofi
saldati ai capoluoghi.
• Le aree urbane estese sono di fatto nuove città, ma
queste vengono governate e rappresentate dai
vecchi e obsoleti confini amministrativi.
• E’ necessario un cambio di scala territoriale per
favorire l’adozione di piani urbanistici bioeconomici
all’interno delle bio regioni urbane.
96. Cosa significa rigenerazione urbana?
• La rigenerazione urbana è il tema urbanistico che più di altri riesce a dare
risposte progettuali adeguate per l'epoca di cambiamenti e di transizione
culturale che stiamo vivendo, la fine dell'epoca industriale e l'inizio di una
nuova.
• Il tema della "rigenerazione urbana sostenibile", a causa dell’esaurimento
delle risorse energetiche e delle pessime condizione del patrimonio
edilizio costruito nel dopoguerra è, per gli architetti italiani, la questione
prioritaria nelle politiche di sviluppo dei prossimi anni.
• Ricercando con una certa attenzione è possibile rendersi conto che la
rigenerazione urbana ha origini dalle leggi della biologia e della
termodinamica, ad esempio in biologia l’autopoiesi è la capacità di
riprodurre sé stessi che caratterizza i sistemi viventi in quanto dotati di un
particolare tipo di organizzazione, i cui elementi sono collegati tra loro
mediante una rete di processi di produzione, atta a ricostruire gli elementi
stessi e, soprattutto, a conservare invariata l’organizzazione del sistema. Il
termine resilienza viene usato in meccanica, in ingegneria per indicare la
capacità dei materiali a resistere, mentre in psicologia indica la capacità
umana ad adattarsi e di affrontare le avversità della vita.
97. Nella sostanza, si cerca di imitare gli efficienti processi naturali e
suggerire di introdurre procedure ispirate dalle leggi naturali nei
processi amministrativi delle istituzioni, e nei modi di pensare e fare
pianificazione urbanistica.
Secondo il dizionario Treccani per rigenerazione si intende nel senso
sociale, morale o religioso, rinascita, rinnovamento radicale, redenzione
che si attua in una collettività: rigenerazione morale, civile, politica di
un popolo, di una nazione, della società. Il termine “rigenerazione
urbana" appare nel lessico della pianificazione urbanistica inglese alla
metà degli anni settanta. In ambito urbanistico è possibile individuare
una periodizzazione del concetto di “rigenerazione urbana” che parte
dal dopoguerra – piani di ricostruzione – fino agli anni novanta, cioè
dalla ricostruzione dei centri storici ed urbani promossa dallo Stato fino
alla nascita delle agenzie pubbliche-private degli anni ottanta.
Cosa significa rigenerazione urbana?
98. • Non esiste un’unica interpretazione di rigenerazione urbana e possiamo
distinguere due approcci opposti:
• Il primo ricade nell’ossimoro sviluppo sostenibile ove lo spirito del
capitalismo prevale sui progetti; Amministratori e imprese ricercano
prioritariamente il profitto anche quando non è necessario, il fine è
soddisfare l’avidità di pochi e l’accumulo di danaro. Tale approccio
contraddice il concetto stesso di rigenerazione.
• Il secondo ricade nella sostenibilità forte ove prevale il bene comune
delle persone e l’equilibrio fra uomo e natura; Amministratori e
imprese non ricercano il profitto ma applicano la Costituzione
realizzando la tutela del paesaggio, dell’ambiente e favorendo lo
sviluppo umano attraverso la convenienza ecologica dei progetti, la
moneta è un mezzo e non il fine.
• La fine dell’era industriale mostra l’opportunità di come il secondo
approccio sia quello realmente sostenibile e desiderabile poiché piani e
progetti sono valutati secondo l’approccio olistico al fine di realizzare
un presente e un futuro di prosperità.
Cosa significa rigenerazione urbana?
99. • Un'eco-city è una città compatta e policentrica, che utilizza al meglio tutti i
propri spazi senza disperdersi nel territorio. E' una città caratterizzata da una
buona mixité funzionale, economica e sociale, puntualmente ribadita da
un'organizzazione scalare e gerarchica delle proprie strutture edilizie. E' una
città energeticamente efficiente che recupera e ove possibile, ricicla i propri
consumi, in modo particolare l'acqua (Maretto, 2013, pag.12).
• Secondo la prospettiva smart growth la città dovrebbe tendere ad una
forma urbana più compatta (Duany, 2011); riutilizzare le città esistenti,
anche recuperandone le infrastrutture; alzare le tasse ai residenti nel centro
città; distribuire sul territorio le residenze a basso costo; sfavorire il
trasporto individuale delle automobili a favore del trasporto pubblico;
utilizzare le regole del New Urbanism nella progettazione di nuovi
insediamenti o quartieri (Reale, 2008, pag.54).
• Secondo il Metropolitan Istitute at Virginia Tech la "rigenerazione urbana"
ha principi base: avviare un coordinamento fra i settori; creare una visione
olistica; rigenerare le persone prima dei luoghi; creare partenariati a tutti i
livelli di governo; creare capacità nel settore pubblico; coinvolgere la
comunità locale nella pianificazione.
• Pertanto la rigenerazione si basa sulla "scienza della sostenibilità" con
particolare attenzione ai bisogni sociali delle comunità.
Cosa significa rigenerazione urbana?
101. Le città in contrazione e la dispersione urbana
• Le ragioni della contrazione sono legate al progressivo aumento dei
prezzi degli alloggi e la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie,
pertanto gli abitanti hanno iniziato a cercare alloggi a prezzi ridotti nei
comuni limitrofi ai grandi centri.
• Un rapporto dell'ufficio studio AITEC (Associazione Italiana Tecnico
Economica Cemento), "Il mercato immobiliare italiano: tendenze recenti
e prospettive", pubblicato a febbraio 2012 riporta una tabella circa
l'andamento dei prezzi degli alloggi; durante l'anno 1986 il prezzo
nominale era di 1.329 €/mq, mentre al 2011 è di 3.500 €/mq.
• A partire dai primi anni '80 l'andamento dei salari reali, in quasi tutti i
paesi dell'UE, si è mostrato mediamente inferiore a quello della
produttività [...]. Sempre dall'analisi dei dati Eurostat risulta che per i
paesi dell'Eur 15 nella prima parte degli anni '80 i salari hanno perso
mediamente circa 1,3% l'anno rispetto alla crescita della produttività
[...]. A partire dall'inizio degli anni '90 il differenziale ritorna a livelli
vicini dell'1,5% medio annuo. Fonte: Casadio M., Petras J.F., Vasapollo L.,
Clash! Scontro tra potenze: la realtà della globalizzazione, JacaaBook,
2004, pag. 277.
102. Le città in contrazione e la dispersione urbana
Guido Martinotti in Metropoli ha descritto questo fenomeno di
deurbanizzazione che comincia «a partire dalla fine degli anni '70, si
sono manifestati i segni visibili della inversione di una tendenza
secolare nelle dinamiche dell'urbanizzazione. Infatti l'aggregato dei
Comuni con più di 100.000 abitanti ha cessato di acquistare
popolazione dopo oltre un secolo di crescita ininterrotta. Questa nuova
tendenza si mostra con maggiore forza nelle aree economicamente
mature del paese, cioè quelle di più antica industrializzazione e
urbanizzazione. Infatti le grandi città come Milano, Genova, Torino
iniziano prima delle altre a perdere abitanti, a volte con ritmi assai
sostenuti mentre Roma e Napoli seguono a una certa distanza di tempo
e Palermo si mantiene stabile o con una crescita trascurabile»
(Martinotti, 1993, pag. 93). Inizialmente il fenomeno viene interpretato
come un ritorno alla campagna, ma Martinotti ritiene che si tratta di un
processo di trasformazione metropolitana ove le periferie svolgono un
ruolo di complementarità, cioè funzioni sussidiarie rispetto al centro.
103. Urbanistica, pianificazione ed organizzazione
territoriale, insediamenti umani
• Piani regionali, piani territoriali
• Piani provinciali, piani territoriali
• Piani comunali, piani regolatori, piani operativi
«uso del suolo,
risorse, vincoli»
• Piani paesistici (tutela del paesaggio del territorio)
• Piani di bacino (difesa delle acque)
• Piani delle aree protette
• Piani dei parchi
«piano
specialistico»
• Piani del traffico
• Piani della mobilità
• Piani del rumore
• Piani delle cave (attività estrattive)
• Piani delle coste
• Piani dei servizi
«piano di settore»
Il Parlamento italiano nel corso degli anni ha promulgato leggi che hanno distribuito
«competenze» e «funzioni», spesso sovrapponendosi, creando una confusione che ha
favorito un cattiva gestione delle risorse territoriali. Ecco un elenco dei livelli di
competenza e dei piani:
104. Ambito comunale
• Piano di massima e previsione
programmatiche, localizzazioni,
zonizzazione
• Regolamento edilizio
Piano regolatore
generale (Piano
Strutturale C.; Piano
Urbanistico C. ..)
• Piani particolareggiati (P.P.)
• Piani di lottizzazione (P.L.)
• Piani per l’edilizia economica e popolare (P.E.E.P.)
• Piani per gli insediamenti produttivi (P.I.P.)
• Piani di recupero
• Programmi integrati e assimilati
Piani attuativi
105. • I cittadini dovrebbero sapere che l’elenco precedente dei piani
dimostra in quanti ambiti e livelli si possa pianificare, dimostra
la complessità burocratica delle politiche istituzionali e
testimonia quanto controllo dovrebbe esserci affinché si
possa prevenire la corruzione. I piani sono condizionati dai
criteri estimativi mercantili che non favoriscono la tutela degli
ecosistemi.
• E’ consuetudine far credere che tramite un’ideale
“compensativo” e grazie alla mercificazione del territorio sia
sempre possibile ripagare il danno di una scelta politica.
• Le leggi della natura e della fisica ci insegnano l’esatto
contrario, tutto si trasforma e non esistono processi
reversibili, mentre l’entropia cresce sempre.
Urbanistica, pianificazione ed organizzazione
territoriale, insediamenti umani
106. • Il Parlamento, consapevole delle leggi
della fisica ed applicando la
Costituzione, dovrebbe stimolare gli
Enti locali nell’uso di procedure
estimative condizionate dal valor d’uso
sociale, criterio non monetario, ed
associarlo alla misurazione dei flussi di
energia per far sviluppare una
pianificazione libera dalle obsolete
logiche mercantili che stanno
distruggendo risorse non rinnovabili
pregiudicando l’esistenza delle future
generazione. Per concretizzare questo
principio è necessario ripensare la
contabilità pubblica poiché gli
amministratori distruggono l’ambiente
per soddisfare l’obbligo del pareggio di
bilancio. Fonte immagine, Monica Lavagna, Life Cycle
Assessment in edilizia, Hoepli
Urbanistica, pianificazione ed organizzazione
territoriale, insediamenti umani
110. “Strumenti” finanziari dal basso
• I cittadini hanno il potere di condizionare le
istituzioni finanziare spostando i propri risparmi
verso progetti virtuosi.
• Il caso di Schonau. I cittadini acquistano la rete locale
ed auto producono energia con fonti alternative
(soldi privati).
• Il caso di Torraca (SA), prima city led al mondo.
L’Amministrazione rende il Comune auto sufficiente
con fonti alternative (soldi pubblici e uso degli
incentivi).
111. La valutazione delle attività
• Politici e amministratori sono chiamati a esprimere
valutazioni sulle attività industriali e sulle imprese (e
project finance), con l’approccio circa l’analisi della
contabilità generale e l’approccio contabilità direzionale.
L’obiettivo della valutazione ortodossa è verificare la
convenienza economica per il soggetto promotore al fine
di ricavarne un vantaggio monetario.
• Esiste un altro approccio, che non esclude quello
monetario, ma ha altri elementi per giungere ad una
valutazioni più completa con l’usa della bioeconomia.
L’analisi multicriteria può applicare la sostenibilità forte
che ha priorità circa la tutela dell’ambiente, della salute
umana e del patrimonio collettivo.
112. La valutazione delle attività
Fonte: Anthony N. R., Hawkins, Macrì, Merchant, Analisi dei costi, McGraw-Hill, 2008, pag.2
113. La valutazione delle attività
Fonte: Anthony N. R., Hawkins, Macrì, Merchant, Analisi dei costi, McGraw-Hill, 2008, pag. 15
114. La valutazione delle attività
Fonte: Anthony N. R., Hawkins, Macrì, Merchant, Analisi dei costi, McGraw-Hill, 2008, pag. 21
115. La valutazione delle attività
• Un progetto di investimento è un insieme di attività che
richiedono l’impiego di disponibilità liquide e che hanno
l’obiettivo di conseguire benefici futuri. La valutazione
economica degli investimenti consenti di verificare la
fattibilità economica del progetto e di scegliere tra più
alternative, quelle più convenienti. Il giudizio di convenienza è
operato sulla base di opportuni parametri calcolati
attualizzando le uscite e le entrate monetarie, a un
determinato saggio di sconto e nell’ambito di un determinato
orizzonte temporale.
Fonte Vittorio Gallerani, Manuale d’estimo, Mc-Graw-Hill, 2011, pag. 322
116. La valutazione delle attività
• La valutazione prevede lo svolgimento di sette fasi: 1) l’analisi del
progetto fornisce la base informativa per attivare le fasi successive 2) la
scelta dell’orizzonte temporale corrisponde al periodo durante il quale si
prevede si manifesteranno gli effetti dell’investimento 3) la
determinazione delle uscite e delle entrate costituisce il fondamento
dell’analisi degli investimenti ed è basta sui principi di cassa, di analisi
differenziale e di coerenza sull’unità di conto 4) la determinazione del
saggio di sconto, il costo opportunità e il rendimento atteso del capitale 5)
il calcolo dei parametri di valutazione: valore attuale netto (VAN),
rapporto entrate uscite (REU), saggio di rendimento interno (SRI), tempo
di ritorno del capitale (TRC) 6) la scelta del parametro di valutazione
dipende dallo scopo per cui la valutazione è richiesta: accettazione/rifiuto,
scelta tra progetti che si escludono, ordinamento dei progetti 7)l’analisi
del rischio è volta a misurare le incertezze della valutazione dovute
all’aleatorietà di alcune variabili ed è costituita dall’analisi di sensitività e
dall’analisi di scenario.
Fonte Vittorio Gallerani, Manuale d’estimo, Mc-Graw-Hill, 2011, pag. 322
117. La valutazione delle attività
• Per l’analisi della contabilità generale esistono indici e criteri
di valutazione, l’analisi sull’esercizio del bilancio (ROE=Rn/Pn
return on equity = reddito netto/patrimonio netto, ROA=Ro/Ci return on asset
= reddito operativo/capitale investito, ROS=Ro/S return on sales = reddito
operativo/vendite, ROD=Of/Db return on debt = oneri finanziari/debiti verso
banche) [aspetto economico – costi e ricavi] e l’analisi sull’attività
finanziaria (VAN valore attuale netto = (entrate – uscite)/saggio [>0], REU
entrate/uscite [>1], TIR rendimento dell’investimento [>r saggio], TRC tempo di
ritorno del capitale [<Orizzonte Temporale], WACC [costo medio ponderato del
capitale] e Kd [costo del capitale finanziamento] e Ke [costo del capitale di
rischio]), Kd = Rf + spread [stima del costo del debito al lordo delle imposte]
• Considerazione: a causa del sistema denominato economia del debito
(cessione di sovranità monetaria e assenza del sistema fiat money) negli
ultimi anni i criteri valutativi hanno incentivato il ricorso all’utilizzo del
capitale di debito (kd) poiché l’indice del TIR finanziario interessa alle
banche con la conseguenza dell’aumento dei debiti pubblici e privati.
118. La valutazione delle attività
Fonte: a cura di Giuliana Bo (Unità Tecnica Finanza di Progetto - CIPE - PCM)
119. La valutazione delle attività
• Per convenienza economica (redditività) di un investimento si
intende la capacità del progetto di creare valore nell’arco della
durata di una concessione di costruzione e gestione e di
generare un livello di redditività per il capitale investito,
adeguato rispetto alle aspettative dell’investitore privato, vale
a dire la capacità del progetto di garantire una remunerazione
congrua del capitale di rischio (ke).
• Per sostenibilità finanziaria (bancabilità) si intende, invece, la
capacità del progetto di generare flussi di cassa sufficienti a
garantire il rimborso del prestito, vale a dire la capacità del
progetto a far fronte alla copertura del servizio del debito, in
un determinato anno o in riferimento all’intero periodo di
rimborso del finanziamento contratto.
Fonte: a cura di Giuliana Bo (Unità Tecnica Finanza di Progetto - CIPE - PCM)
120. La valutazione pubblica delle attività
• 1) L’analisi del progetto è importante per la delimitazione dei confini
spaziali della valutazione, in quanto l’entità di riferimento per la
valutazione pubblica può identificarsi in uno Stato, una Regione o un loro
sottoinsieme; 2) l’orizzonte temporale corrisponde al periodo durante il
quale si prevede si manifesteranno gli effetti sociali dell’investimento; 3)
la determinazione di costi e dei benefici è operata a partire dalle uscite e
dalle entrate, mediante una “correzione” dei prezzi di mercato in “prezzi di
conto” (o “prezzi ombra); 4) Le tipologie di correzione sono le seguenti:
per trasferimenti fiscali; per imperfezioni di mercato di mezzi e prodotti;
per salari che non riflettono il valore sociale del lavoro; per esternalità; 5)
il saggio sociale di sconto definisce in che misura la società valuta i costi e i
benefici presenti in rapporto a quelli futuri; 6) il saggio sociale di sconto è
fissato dai singoli organismi di finanziamento internazionali e nazionali ed
è tendenzialmente più basso del saggio di sconto privato; 7) i parametri di
valutazione pubblica sono il valore attuale netto (VAN), il rapporto
benefici costi (RBC), il saggio di rendimento interno (SRI) e con minore
importanza il tempo di ritorno del capitale (TRC); 8) l’analisi del rischio
tiene conto del fatto che gli impatti sociali sono caratterizzati da forte
aleatorietà
Fonte Vittorio Gallerani, Manuale d’estimo, Mc-Graw-Hill, 2011, pag. 338
121. Valutazione delle attività
• L’associazione openpolis ha condiviso un buon
servizio denominato openbilanci.it
• Dal sito è possibile conoscere l’andamento dei bilanci
pubblici dei Comuni italiani negli ultimi dieci anni e le
priorità di spesa dei politici (la direzione politica).
123. La valutazione delle attività
Nell’ortodossia classica, la convenienza economica e gli
indici finanziari ignorano le leggi della natura.
124. La valutazione delle attività
Giuseppe Longhi, “Sostenibilità urbana e territoriale”, in Il nuovo manuale dell’urbanistica, a cura di L. Benevolo, Mancosu editore, 2010
Approccio olistico:
125. stili di vita
L’orto sinergico, auto produrre insieme Democrazia diretta: esser sovrani
Creare e progettare insieme,
open space technology
Autoformazione:
biblioteca di quartiere
126. • Il contadino è l’uomo libero in grado di produrre tutto
ciò di cui ha bisogno e compra solo poche cose
necessarie, la sua economia reale è libera dai ricatti
della finanza e dai capricci del mercato.
• Le tecnologie odierne consentono di ricostruire
l’economia reale contadina con l’impiego
dell’agricoltura sinergica e l’autoproduzione energetica
con fonti alternative
• Pensare e progettare la comunità, relazioni e
reciprocità
• Co-gestire i beni comuni (acqua, cibo, energia,
internet)
“Civiltà contadina modernizzata”
127. Portare l’agricoltura sinergica in città e progettare
una rete di orti sinergici per i bisogni delle scuole
primarie e dei cittadini
“Civiltà contadina modernizzata”
128. “Civiltà contadina modernizzata”
Progettare una rete di fattorie
autosufficienti energeticamente a
servizio della città.
Lo schema energetico integrato è
un’applicazione per una fattoria,
estratto dal testo di Luciano Paoli,
energie rinnovabili impieghi su piccola
scala.
129. Autoprodurre energia: passare dalle grandi centrali
alla “generazione distribuita” con le fonti alternative.
“Civiltà contadina modernizzata”
130. La transizione che stiamo vivendo ci consente di fare
una considerazione sul cambio di paradigma, poiché
la crisi energetica figlia del "picco del petrolio" mostra
l'opportunità di sviluppare tecnologie più eco-
efficienti che consentono l'applicazione di una
democrazia economica. Scaldare, raffrescare e
spostarsi potrà essere meno costoso, e potrà essere
fatto in maniera indipendente, più efficiente (solare,
micro eolico, pompe di calore, smart-grid, bici
pedelec, etc.). Con un piano industriale nazionale per
lo sviluppo di queste tecnologie potrà aumentare
l'occupazione verso impieghi socialmente più utili.
“Civiltà contadina modernizzata”
131. La contabilità pubblica non assegna valore ai beni
comuni (acqua, energia, cibo, internet). Lo Stato
riconosce i beni privati e pubblici ed il lavoro è lo
"strumento intermedio" che tratta tali beni. E'
necessario individuare un altro “ente”, la comunità,
mentre lo Stato deve riconoscere e tutelare i beni
comuni attraverso il valore d'uso sociale, metro non
monetario.
L’Amministrazione deve individuare un regolamento
per riconoscere e tutelare i beni comuni. La comunità
dovrà prendersi cura di questi beni e attraverso il
lavoro renderli fruibili a tutti in maniera razionale e
compatibile con la natura, liberi dal ricatto dei mercati
e dall'avidità delle SpA.
Comunità e beni comuni
133. Le accademie, i progettisti ed i costruttori sono perfettamente
consapevoli del pessimo stato dell’arte dell’ambiente costruito, e
sanno che le prossime scosse di terremoto produrranno danni e
morti, non è una previsione pessimistica, ma una visione
realistica e corretta rispetto alle conoscenze relative alle tecniche
costruttive degli edifici.
Ciò che mi lascia basito è proprio il fatto che gli addetti ai lavori
sanno che la natura si ripeterà nel suo comportamento naturale,
e sprigionerà un’energia sufficiente a far crollare gli edifici e che ci
saranno danni e morti per l’inerzia politica dell’uomo. Non è il
terremoto che uccide, ma l’ignoranza dell’uomo, e nel nostro
caso l’inerzia dei dipendenti politici che sono stati psico-
programmati dal nichilismo del pareggio di bilancio e dall’inganno
psicologico denominato economia del debito.
La vita prima di tutto
134. Articolo 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e
tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della
Nazione.
Applicando l'articolo nove della nostra Costituzione possiamo risolvere
buona parte dei problemi occupazionali del nostro Paese. Secondo le
stime dell'Unesco l'Italia possiede fra il 60 e il 70% dei beni culturali
mondiali (rapporto Eurispes 2006), mentre il paesaggio nostrano fu
definito il giardino d'Europa. Pertanto è del tutto ridicolo credere che una
Nazione del genere possa ritenersi in crisi o che non ci siano opportunità
di lavoro, perché la ricchezza reale circonda i cittadini italiani, forse
incapaci di guardare e capire la bellezza che è intorno a loro. Tutti i
Governi che si sono succeduti hanno provveduto a smantellare la ricerca
per favorire istituti stranieri, e le SpA hanno potuto inquinare siti naturali
recando danni biologici e morti per tumori e neoplasie.
Per pianificare una politica nazionale sui temi della prevenzione
primaria, riduzione del rischio sismico, il riuso, il recupero e la
conservazione dei beni culturali è necessario riprendersi la politica
monetaria e industriale.
Fonte: “Qualcosa” che non va, agg. 2013
135. La società del presente/futuro
• Agire direttamente: integrare la democrazia
rappresentativa con la democrazia partecipativa e
diretta
• Sviluppare la resilienza locale, creatività
• Saper interpretare il mondo e benessere psicofisico
• Autoprodurre cibo, orti sinergici, consapevolezza dei
consumi, stili di vita
• Uso razionale dell’energia: prima eliminare gli sprechi
• Scambio e reciprocità: rete sociale, il valore del dono
• Mobilità intelligente
• Convivialità, cultura, sport e tempo libero
• Monete locali cioè sovrane e libere dal debito e dagli
interessi
• Strategia rifiuti zero/riciclo totale
136. Sintesi del percorso
Accesso alla
conoscenza
Condivisione
delle
conoscenze e
delle
esperienze
Elaborazione
degli obiettivi
azione cambiamento
137. Sintesi obiettivi e priorità
Sovranità
alimentare
Class action
efficace
Introdurre la
democrazia
Cambiare i
paradigmi
dell’istruzione
Restituire
sovranità alla
Repubblica
Sufficienza
energetica
138. Cultura
Maurizio Pallante
La decrescita felice
Salvatore Settis
Azione popolare
Paolo Michelotto
Democrazia dei cittadini
“Libertà individuale significa avere la libertà di controllare i propri pensieri e di
far manifestare le sensazioni che si desiderano nella propria vita. Raggiungere la
libertà individuale consiste nello sviluppare nuove abitudini e competenze e
nell’abituarsi a far funzionare il cervello come noi desideriamo.“
139. Richard Sennett
L’uomo artigiano
Yona Friedman
Alternative energetiche
Wuppertal Institut
Futuro sostenibile
Pierre Rabhi
Manifesto per la terra e per l’uomo
Cultura
“Libertà individuale significa avere la libertà di controllare i propri pensieri e di
far manifestare le sensazioni che si desiderano nella propria vita. Raggiungere la
libertà individuale consiste nello sviluppare nuove abitudini e competenze e
nell’abituarsi a far funzionare il cervello come noi desideriamo.“
140. Cultura
“Libertà individuale significa avere la libertà di controllare i propri pensieri e di
far manifestare le sensazioni che si desiderano nella propria vita. Raggiungere la
libertà individuale consiste nello sviluppare nuove abitudini e competenze e
nell’abituarsi a far funzionare il cervello come noi desideriamo.“
141. “Libertà individuale significa avere la libertà di controllare i propri pensieri e di
far manifestare le sensazioni che si desiderano nella propria vita. Raggiungere la
libertà individuale consiste nello sviluppare nuove abitudini e competenze e
nell’abituarsi a far funzionare il cervello come noi desideriamo.“
Cultura
Andrè Gorz
Ecologica
Maurizio Pallante
Destra e sinistra addio
142. Bibliografia
• ANTONIO LA SPINA, I costi dell’illegalità,il Mulino, 2008
• BENJAMIN R. BARBER, Consumati, da cittadini a clienti, Einaudi, 2010
• BRUCE LIPTON, STEVE BHAERMAN, Evoluzione spontanea, Macro edizioni, 2010
• DANIEL ESTULIN, Il club Bilderberg, Arianna editrice, 2009
• DANIEL LERCH, Post carbon cities, Transition Italia, 2010
• FERRUCCIO PINOTTI e LUCA TESCAROLI, Colletti sporchi, BUR, 2008
• FERRUCCIO PINOTTI, Fratelli d’Italia, BUR, 2007
• FRANCESCO VIGNARCA, Mercenari SpA, BUR, 2004
• GUSTAVO ZAGREBELSKY, Imparare democrazia, in ET Saggi [1443] Einaudi, 2005
• GIAMPAOLO FABRIS, La società post-crescita,Egea, 2010
• JEAN ZIEGLER, La privatizzazionedel mondo, Net, 2004
• JOHN PERKINS, Confessioni di un sicario dell’economia, Minimun fax, 2010
• J. STIGLITZ, A. SEN, J.P. FITOUSSI, La misura sbagliata delle nostre vite, Etas, 2010
• LORETTA NAPOLEONI, Economia canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale, Saggiatore, 2008
• LORETTA NAPOLEONI, Il contagio, Rizzoli, 2011
• LORETTA NAPOLEONI, Democrazia vendesi, Rizzoli, 2013
• LIVIO de SANTOLI, Le comunità dell'energia, Quodlibet, 2011
• MARCO DELLA LUNA e ANTONIO MICLAVEZ, Euroschiavi, Arianna editrice, 2007
• MARCO DELLA LUNA e PAOLO CIONI, Neuroschiavi, Macro edizioni, 2008
• MARCO PIZZUTI, Rivelazioni non autorizzate, Ed. Il punto d’Incontro, 2009
• MARCO SABA, o la banca o la vita, Arianna editrice, 2008
• MAURIZIO PALLANTE, La decrescita felice, Edizioni per la Decrescita felice, 2009
• MAURIZIO PALLANTE, La felicità sostenibile, Rizzoli, 2009
• MAURIZIO PALLANTE, Meno e meglio, Bruno Mondadori, 2011
• MICHELE BUONO e PIERO RICCARDI, Il mondo alla rovescia, Edizioni per la Decrescita felice, 2009
• NICHOLAS GEORGESCU-ROEGEN, Bioeconomia, (a cura di Mauro Bonaiuti), Bollati Boringhieri, 2013
• NINO GALLONI, MARCO DELLA LUNA, La moneta copernicana, Nexus, 2008
• NORBERTO BOBBIO, L’età dei diritti, in ET Saggi [478], Einaudi, Torino, 1995
• PAOLO MICHELOTTO, Democrazia dei cittadini,Troll edizioni, 2008
• ROB HOPKINS, Manuale pratico della transizione, Arianna editrice, 2009
• SERGE LATOUCHE, Come uscire dalla società dei consumi, Bollati Borighieri, 2011
• SERGE LATOUCHE, L’invenzione dell’economia, Arianna editrice, 2005
• SALVATORE SETTIS, Azione popolare, Einaudi, 2012
• THOMAS BENEDIKTER, Democrazia diretta, Sonda, 2008
• VANDANA SHIVA, Ritorno alla terra, Fazi editore, 2009
• WUPPERTAL INSTITUT, Futuro Sostenibile, Edizioni Ambiente, 2011
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