Salerno laboratorio di scuola politica salerno PARTE 2
1. Laboratorio di scuola politica
proposte di buon senso per il bene comune
A cura di Giuseppe Carpentieri
http://peppecarpentieri.wordpress.com
Qualcosa” che non va, creative commons;, ediz. 2014, su scribd, calameo, Issuu
Prosperanza, creative commons, 2014, su calameo, Issuu
Dalla resilienza alla rigenerazione, creative commons, 2014, su Issuu
Pensare il cambio di paradigma culturale utile all’evoluzione
della specie umana in armonia con la natura.
Salerno
MAREA, via Gerardo Cono Capobianco 1
10 gennaio 2018, ore 19
PARTE 2
2. Introduzione
• Questa presentazione illustra a grandi linee come
creare e organizzare un soggetto politico
democratico attraverso il modello della “rete”, e
quali nuovi obiettivi politici si possono perseguire per
realizzare un miglioramento nella società.
• La “rete” non è internet ma il modello di vita della
natura che si basa sulle relazioni e gli scambi
energetici. Un sistema naturale vive e si evolve
attraverso lo scambio. Un gruppo di persone può
imitare i modelli naturali per costruire un soggetto
politico? SI a condizione che ….
3. • PARTE 1, creare un gruppo attivo
• PARTE 2, iniziare la riflessione e capire la
società
• PARTE 3, l’amministrazione
• PARTE 4, la democrazia
• PARTE 5, la geografia umana
• PARTE 6, la rigenerazione con la bioeconomia
• PARTE 7, la valutazione delle attività e
bioeconomia
• PARTE 8, stili di vita e civiltà contadina
modernizzata
6. Capire la società
• La conoscenza è alla base della comprensione e della libertà
di scelta. Qualunque persona voglia intraprendere la strada
che lo conduce a interpretare correttamente la realtà, e
intenda assumersi la responsabilità di rappresentare i
cittadini con spirito di servizio, deve possedere un grande
bagaglio culturale.
• Le discipline sotto riportare sono solo gli elementi base per
cominciare:
– Geografia umana
– Geografia politica
– Geografia urbana
– Teorie sociali
– Filosofia, ecologia, diritto …
7. Geografia umana
• La geografia umana studia anzitutto la distribuzione degli uomini sulla
Terra e la maniera in cui vivono. Essi traggono dalla natura ciò che è loro
indispensabile per il nutrimento, per la produzione di utensili e
attrezzature, per la costruzione di ripari e case. Con la loro azione
modificano profondamente le piramidi ecologiche in cui s'inseriscono:
riescono talvolta ad attingere solo a risorse rinnovabili, permettendo
l'indefinito rigenerarsi del sistema utilizzato, ma in altri casi lo
perturbano in modo irreversibile, dando origine a forme di terreno, a
suoli e a specie vegetali molto diverse da quelle esistenti prima.
La geografia umana si sofferma poi sul funzionamento delle società e sul
modo in cui le distanze e la lontananza ne influenzano variamente le
attività. […] La geografia umana non si ferma a questa visione meccanica
dell'organizzazione spaziale delle società. Gli uomini s'interrogano sul
senso da dare al loro passaggio sulla Terra e attribuiscono al mondo e
alla natura vari significati: certi luoghi sono per loro sacri e altri profani,
qui hanno la sensazione di trovarsi di fronte a paesaggi autentici mentre
altrove tutto sembra artefatto. (Fonte Treccani on-line)
8. Geografia umana
• La geografia politica è l'ambito disciplinare della geografia umana che
si occupa di studiare i differenti esiti, nei diversi luoghi, dei
processi politici e di potere, così come i modi in cui quegli stessi
processi sono condizionati dai contesti spaziali.
• Ai fini dell'analisi, la geografia politica adotta convenzionalmente una
struttura analitica su tre livelli, che vede al centro lo Stato e la politica,
con al di sopra lo studio delle relazioni internazionali al mondo che
attengono alla geopolitica; al di sotto vi è invece lo studio delle località.
• Rispetto a questi tre livelli, la sub-disciplina della geografia politica può
essere sinteticamente definita come lo studio delle interrelazioni tra la
popolazione, lo Stato e il territorio.
• La geografia politica, con il passare degli anni, tende a specializzarsi
sempre di più: ad esempio esistono la geografia urbana, quella delle
popolazioni e quella dei commerci. (Fonte Wikipedia)
9. Scienza politica contemporanea
• Primo periodo: Settecento-Ottocento: conoscenza della realtà, fondata
non su opinioni, preferenze e aspettative ma sull’individuazione di
condizioni, condizionamenti e rapporti oggettivi tra fenomeni;
• Secondo periodo (dal 1870-75 al 1920): nascita delle scuole, 1871 École
libre des sciences politiques, 1874 a Firenze Scuola di scienze politiche,
nel 1880 a New York School of political science;
• Terzo periodo (primo dopo guerra), l’università di Chicago diventa la
sede più importante della politologia americana e si sviluppano i partiti,
le amministrazioni locali, i gruppi di interesse e di pressione;
• Quarto periodo: il comportamentismo (modello Easton) focalizzato sugli
attori politici attraverso tecniche specifiche, interviste, sondaggi, e
analisi quantitative. Il sistema politico si dota di regolatori di accesso
(gatekeepers) attraverso cui selezionare le domande che entrano nel
“cuore” del sistema stesso, la scatola nera dove vengono prese le
decisioni. I regolatori di accesso sono sia di tipo strutturale, i partiti, che
culturale, ossia l’insieme di quelle norme, regole e procedure che
connotano la società politica.
10. • 1776 nasce la teoria liberale (Smith); e poi in antitesi a quel modello nasce nel
1867 la critica sociale ed economica (Marx). I liberali di destra suggerivano alle
monarchie e alla nascente borghesia di sfruttare il capitale per il tornaconto
personale (Adam Smith, David Ricardo). La sinistra suggerisce di ridistribuire il
capitale e di introdurre principi di uguaglianza sociale nelle nascenti costituzioni
democratiche. Nasce la teoria economica neoclassica basata sulla determinazione
dei prezzi, produzione, reddito e la domanda e l’offerta.
• Liberalismo (John Locke, Ludwig Von Mises, Friedrich August Von
Hayek, Vilfredo Pareto, John Stuart Mill)
• Socialismo (Henri de Saint Simon, Robert Owen, Pierre-Joseph
Proudhon, Karl Marx, Friedrich Engels)
• Dopo la seconda guerra mondiale nasce un nuovo pensiero
filosofico ed economico che non appartiene al piano ideologico
della teoria economia neoclassica. Furono gli stessi economisti a
comprendere la fallacia di teorie economiche neoclassiche poiché
ignorano la scienza esatta, fra questi Arthur Cecil Pigou e Joseph
Alois Schumpeter.
• Nicholas Georgescu-Roegen dimostra l’esistenza della bioeconomia
Sintesi visioni di politica economica
11. Sintesi visioni di politica economica
• (1989) Politica post ideologica (fine dei regimi autoritari: nazi-
fascismo [1944] e comunismo)
– Economia del debito (modello della crescita quantitativa)
• Capitalismo:
– Funzione della produzione [Q=f(K,R,L)] e funzione del profitto
– Pensiero Liberista (o neo liberista) [Reagan&Thatcher], (modello
della crescita)
– Pensiero keynesiano (modello della crescita)
• Finanza ed implosione (Hyman Minsky) dell’economia del debito
(crescita) e fine dei partiti otto-novecenteschi (?), cosa ci attende?
• Picco del petrolio e fine dell’era industriale
• Esiste un altro modello? SI, uscire dall’economia del debito ed
adozione dell’approccio qualitativo rispettoso della democrazia e
delle leggi della fisica, la bioeconomia.
12. • Un’evoluzione del pensiero economico si può attuare
conducendo la teoria post-keynesiana nell’alveo della
bioeconomia capace di trasformare i processi di
produzione in processi ecologici, chiudendo i cicli
naturali. In questo modo l’economia non è più
un’ideologia della crescita continua della produttività ma
la gestione razionale delle risorse finite.
• La politica economica in Occidente può liberarsi del
ricatto imposto dall’ideologia neoliberale che oggi
controlla le istituzioni politiche attraverso l’economia del
debito, e il controllo del credito. Nel modello del libero
mercato le imprese private controllano sia le risorse del
pianeta e sia gli indirizzi culturali delle leggi realizzando il
proprio tornaconto a danno dell’interesse generale.
Sintesi visioni di politica economica
13. Feudalesimo elitario
1968. Colpo di Stato: manuale pratico di Edward Luttwak
[...] “Il colpo di stato si attua traendo vantaggio da questo
comportamento meccanico: durante il golpe, perché usa
parti dell’apparato dello stato per appropriarsi il controllo
delle leve; dopo, perché il valore delle leve dipende dal fatto
che lo stato è una macchina“. Chi sono i congiurati migliori?
Ecco come li descrive Luttwak (p. 35): ” Tutto il potere, tutta
la partecipazione, è nelle mani di una piccola élite istruita,
benestante e sicura, e quindi radicalmente differente dalla
vasta maggioranza dei suoi concittadini, praticamente una
razza a parte. Le masse riconoscono questa realtà e
accettano il monopolio del potere dell’élite, salvo che
qualche esazione insopportabile porti a una rivolta
disperata [...]
2011
2009
2012
21. Le invenzioni della funzione produzione
• Marshall e Schumpeter prima, e Daly, Georgescu-Roegen e Costanza
dopo, hanno mostrato e dimostrato tutta la fallaccia dell'economia
neoclassica che si fonda essenzialmente su una funzione della
produzione incompleta e fuorviante, [Q=f(K,R,L)]. «Il processo di
produzione standard viene rappresentato da una funzione che non fa
distinzioni fra agenti (capitale, forza lavoro e terra ricardiana) e flussi;
questi ultimi sono gli elementi che vengono trasformati dagli agenti, che
invece entrano in un processo senza venire incorporati nei prodotti ma
solo fornendo dei servizi. [...] K,R,L indicano i mezzi di produzione
prodotti, il flussi delle risorse naturali e il lavoro umano, una spiegazione
dei simboli tipica di chi non tiene conto delle dimensioni. Se si suppone
che la produzione sia rappresentata analiticamente dalla [Q=f(K,R,L)], la
conclusione è inevitabile: per L = costante e R piccolo a piacere, Q può
assumere qualsiasi valore purché K sia sufficientemente grande. E' uno
splendido trucco da prestigiatore: la dotazione di capitale può essere
aumentata senza un input addizionale di risorse naturali» (Georgescu-
Roegen, 2013, pag. 178-179).
22. La bioeconomia
• Georgescu-Roegen presenta la funzione produzione corretta in un
modello flussi-fondi per misurare i processi di trasformazione generati
dal modello capitalista. Facendo questo dimostra tutta l'inconsistenza e
la fallaccia della teoria economica neoclassica che senza il conteggio
dell'energia e della materia non potrebbe esistere, e mostra quanto
l'economia neoclassica [Q=f(K,R,L)] sia un inganno verso i diritti dei
popoli.
• La teoria della produzione suggerita da Georgescu-Roegen aggiunge un
certo ammontare di materia/energia (flusso). «Ho ritenuto in passato
(e ancora ritengo) che la legge dell'entropia sia la radice profonda della
scarsità economica: in un mondo in cui non vigesse tale legge, sarebbe
possibile utilizzare tutta l'energia, compresa quella del ghiaccio delle
calotte polari, trasformandola in lavoro meccanico, e gli oggetti
materiali non si consumerebbero; ma certamente non esisterebbe più
la vita. [...] Se gli economisti dovessero analizzare la scarsità in modo
più completo, le loro valutazioni si avvicinerebbero sempre più a quelle
degli studiosi di termodinamica (Georgescu-Roegen, 2013, pag. 155)».
24. Disoccupazione, sistemi a confronto
Confronto fra “l’austerità” europea e la “politica espansiva” negli USA, effetti
sull’occupazione
Fonte: Paul Krugman, Fuori da questa crisi, adesso! Garzanti, 2013
25. Indice GINI, diseguaglianza
Italia regina europea delle diseguaglianze. Così la crisi ha impoverito la
classe media; 11 marzo 2013 Corriere Sera
26. Indicatori della qualità di vita
• “Benessere Equo e Sostenibile” (BES) (CNEL ed ISTAT dal 2011, “Gruppo di
indirizzo sulla misura del progresso sulla società italiana” come obiettivo per integrare
il PIL)
– invece che concentrarsi su un concetto di produzione, quale è il Pil, si deve
privilegiare la misura del benessere economico delle persone;
– non esiste una misura singola che possa dar conto di tutte le varie dimensioni del
benessere e gli indicatori compositi non sono una risposta soddisfacente, così
come la misura della felicità;
– ci si deve concentrare sulle dimensioni rilevanti per il benessere degli individui: lo
stato psicofisico delle persone, la conoscenza e la capacità di comprendere il
mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l’ambiente, i rapporti
interpersonali e la partecipazione alla vita della società e l’insicurezza. Inoltre,
bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità)
• “Depiliamoci” – Benessere Interno Lordo
(http://www.benessereinternolordo.net/joomla/)
• Happy Index Planet (http://www.happyplanetindex.org/)
• Indicatore del progresso autentico (GPI) è un concetto nell'economia verde
e nell'economia di assistenza sociale che è stata suggerita per sostituire il Prodotto
Interno Lordo (PIL) come misuratore dello sviluppo economico.
• Felicità Interna Lorda (FIL) Il termine fu coniato nella metà degli anni ottanta dal
re del Bhutan Jigme Singye Wangchuck che mise in rilievo il suo impegno per la
costruzione di un'economia coerente con la cultura tradizionale del suo paese basata
sui valori spirituali del buddhismo.
84. Capitalismo e città
• Attraverso la geografia urbana possiamo interpretare
correttamente il rapporto fra capitalismo e città. Una
corretta chiave di lettura è fornita da David Harvey in
L’esperienza urbana, che spiega come si urbanizza il
capitale e quali sono le sue conseguenze. Gli attuali
sistemi locali del lavoro sono espressione di questo
rapporto/tensione fra processi di accumulazione del
capitale e territorio. Tutta la nuova struttura urbana
italiana, divenuta città estesa, è conseguenza del
capitalismo urbano: la rendita, il mercato del lavoro e
la variazione geografica operata dai capitalisti che
hanno delocalizzato determinate attività produttive
nei paesi emergenti e nei comuni viciniori.
85. D denaro;
M ed M’ le merci;
MP ogni tipo di mezzo di produzione (macchinari, energia,
materie prime …);
FL forza-lavoro;
P produzione;
Δd profitto
I valori d’uso necessari alla riproduzione della vita
sociale nel capitalismo vengono prodotti
fondamentalmente come merci, all’interno di un
processo di circolazione del capitale che ha come fine
l’aumento dei valori di scambio
Produzione dell’urbanizzazione nel capitalismo
86. Surplus e origini urbane del capitalismo
• Processi esogeni alla circolazione del capitale,
espropriazione violenta dei mezzi di produzione
mettono nelle mani dei pochi i surplus di capitale,
mentre la maggioranza degli abitanti diventa salariata.
L’appropriazione, la mobilitazione e la concentrazione
geografica di surplus di capitale e la forza-lavoro
costituiscono un momento vitale della storia del
capitalismo e l’urbanizzazione gioca un ruolo
fondamentale.
• I mezzi del surplus: (1) concentrazione urbana della
ricchezza operata dai commercianti; (2) trasformazione
del proprietà fondiaria in merce; (3) affitti delle
campagne.
87. • Attraverso l’urbanizzazione nascono prima i
surplus di capitale tipici delle città, concentrati
nelle mani di pochi, e solo dopo si formerà la
circolazione del capitale attraverso la
produzione (industrializzazione).
• Nella fase successiva, il capitalismo prenderà
possesso del potere politico, e i capitalisti
determineranno la localizzazione sia della
produzione e sia del consumo operando
variazioni spaziali come le agglomerazioni e i
decentramenti.
Capitalismo e città
88. • Per il capitalismo la città è merce, così come sono
merci il lavoro e le persone (lavoratori)
• Per l’architettura, la città è un prodotto della specie
umana espressione della sua cultura, cioè la città è
espressione di un valore in se.
• Poiché il capitalismo mercifica ogni cosa, anche
architettura e urbanistica sono edulcorate, o
spariscono in un processo nichilista che toglie valore
alla cultura umana per far prevalere l’accumulazione
di capitale.
• L’accumulazione capitalista ignora sia la fotosintesi
clorofilliana e sia l’entropia
Capitalismo e città
89. • La produzione capitalista di surplus concentrata nelle
mani della borghesia crea la città industriale sia
attraverso lo sfruttamento diretto del lavoro vivo nelle
produzione e sia attraverso l’attività del credito
(prestito, usura …)
• Nel paesaggio urbano si realizza la strutturazione
geografica del mercato del lavoro e delle merci, si
realizzano le divisioni spaziali e sociali della produzione
e del consumo con i diversi assetti sociotecnici del
processo produttivo
• La concorrenza internazionale e l’innovazione
tecnologica favoriscono nuove localizzazioni per
stimolare la creazione dei surplus e l’accumulazione
del capitale
Capitalismo e città
120. La crisi energetica
Dipendere da una sola fonte non rinnovabile
Condivisione
delle
conoscenze e
delle
esperienze
Elaborazione
degli obiettivi
121. Picco del petrolio
La teoria del picco di Hubbert (detta anche più
brevemente picco di Hubbert) è una teoria
scientifica (o modello) proposta, nella sua
formulazione iniziale, nel 1956 dal geofisico
americano Marion King Hubbert, riguardante
l'evoluzione temporale della produzione di una
qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o
fisicamente limitata.
Oggi siamo nel picco del petrolio e questo
significa che la domanda di petrolio è
superiore all’offerta (estrazione). Una società
che usa il petrolio come risorsa primaria
nell’agricoltura, nella produzione di merci,
nei trasporti al momento del picco è
praticamente in crisi. E’ necessario ripensare
e ricordare la società quando non dipendeva
dal petrolio e impiegare le nuove tecnologie
delle fonti alternative.
122. Fonte: D. & D. Meadows, J. Randers, I nuovi limiti dello sviluppo, Oscar Mondadori 2006
Picco dei metalli
123. Fonte: D. & D. Meadows, J. Randers, I nuovi limiti dello sviluppo, Oscar Mondadori 2006, pag. 132
Flusso dei materiali
124. Efficienza significa ridurre l’uso di materiale ed energia in
ogni merce o prestazione grazie a una tecnologia e
un’organizzazione ottimizzate, grazie al riciclaggio e alla
limitata produzione di rifiuti.
Riduzione
dei grandi
consumi con
l’efficienza
trasporti
agricoltura
edilizia
energia
Piani nazionali
125. La crisi della democrazia rappresentativa
Dipendere da una religione: la crescita infinita
Condivisione
delle
conoscenze e
delle
esperienze
Elaborazione
degli obiettivi
126. Controllo della moneta debito
• Banche, SpA, assicurazioni, paradisi fiscali
Serbatoi di pensiero (think tank)
• liberismo, pensiero unico
Organizzazioni politiche
• Partiti, media
Leggi, norme
La crisi della democrazia rappresentativa
Il modello feudale che provoca diseguaglianze, povertà e violazione dei
diritti umani.
127. Svelare le credenze del PIL
• L’affermazione che la crescita economica sia indispensabile per far
crescere l’occupazione viene ripetuta come un mantra benché, a
differenza del mantra, non abbia lo scopo di liberare la mente
dalla realtà illusoria, ma di avvilupparla in una illusione irreale,
priva di riscontri empirici e di fondamenti teorici. Dal 1960 al 1998
in Italia il prodotto interno lordo a prezzi costanti si è più che
triplicato, passando da 423.828 a 1.416.055 miliardi di lire (valori a
prezzi 1990), la popolazione è cresciuta da 48.967.000 a
57.040.000 abitanti, con un incremento del 16,5 per cento, ma il
numero degli occupati è rimasto costantemente intorno ai 20
milioni (erano 20.330.000 nel 1960 e 20.435.000 nel 1998). Una
crescita così rilevante non solo non ha fatto crescere l’occupazione
in valori assoluti, ma l’ha fatta diminuire in percentuale, dal 41,5 al
35,8 per cento della popolazione. *
*MAURIZIO PALLANTE, “estratto” da Orientare la politica economica e industriale a creare occupazione nelle tecnologie che
riducono l’impronta ecologica. Perugia, 9 ottobre 2010
128. Esseri
umani
Crescita pil + produttività
Bisogni dell'economia
Bio-
Economia
Piena realizzazione
degli esseri umani
Bisogni degli uominiFondamenti
Fine ultimo
DecrescitaCrescita
(+quantità)
(+qualità)
limite
Fare sempre
Fare bene
Armonia
con la natura
- hybris
Cos’é la decrescita : sistemi a confronto
Esseri
umani
Bio-
Economia
129. • Merci che non sono beni
- Sprechi (es. Casa mal costruita)
• Beni che si possono avere solo sotto forma di
merci
- Richiedono competenze tecniche specialistiche (es. TAC)
•Beni che possono non essere merci
- Autoproduzione (es. Cibo, ripetizioni, cura di anziani/bambini)
-Scambi non mercantili fondati sul dono e la reciprocità
•Beni che non possono essere merci
- beni relazionali (rapp. D’amore, solidarietà, d’empatia)
- creatività, spiritualità, gioco disinteressato
+ convivialità
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
130. • Merci che non sono beni
• Beni che non sono merci
• Uso e acquisto + consapevole dei Beni che si possono avere solo
sotto forma di merci (+ locale, stagionale, duraturo, riutilizzo,
riparazione, senza imballaggi, etc.)
Scambi
mercantili
Scambi non
mercantili fondati sul
dono e la reciprocità
Autoproduzione di beni
e fornitura diretta di
servizi alla persona
Meno e Meglio!
selettivo
selettivo
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
131. non sempre
sono BENI
non necessariamente
sono MERCI
MERCI BENI
BENZINA CONSUMATA
STANDO IN CODA
MARMELLATA
FATTA IN CASA
non sempre hanno una
connotazione positiva
posso produrre per me
o per donare
Oggetti o servizi che si
scambiano per denaro
Oggetti o servizi che
rispondono ad un bisogno o
soddisfano un desiderio
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
132. vengono scambiate
con denaro
non vengono scambiati
con denaro
MERCI BENI
Concepite per produrne
sempre di più
non ha senso produrne
più del necessario
sono destinate
alla vendita
non sono destinati
alla vendita
Cos’é la decrescita : Merci e Beni
133. crescita del PIL
cibo
babysitter
impresa
di pulizie
badante
per anziani
decrescita
cibo
cibo
cibo
cura dei figli
cura degli anziani
giocattoli
vestitivestitivestiti
Cos’é la decrescita : L’economia della decrescita