CON OCCHI DIVERSI - catechesi per candidati alla Cresima
Slide spalletti
1. Progetto: “Migrazione e acuzie psichiatrica in
adolescenza"
TAPPE DI SVILUPPO LINGUISTICO
E ACQUISIZIONE DELLA SECONDA
LINGUA: QUANDO RICONOSCERE
UN DISTURBO DEL LINGUAGGIO
8 settembre 2014
Nonpenso-Spalletti
2. Il bilingue non e' identificabile esclusivamente
con colui che parla due lingue ma in colui che
possiede capacita' verbali e comunicative
nelle due lingue per esposizione ad esse, cioe'
e' capace di capire, parlare, leggere e
ascoltare nelle due lingue.
(Grosjean 1989)
Bilinguismo
3. Panoramica
Il bilinguismo è un fenomeno in movimento,
muta e si modifica nel tempo.
Nel percorso di vita di un bilingue
difficilmente tutte le competenze saranno
a pari livello nelle due lingue nello stesso
momento
Non esistono casi identici di bilinguismo
perché il fattore personale è molto
influente
4. Bilinguismo
Tipi di bilinguismo: difficile dare una
definizione, si possono distinguere
diverse tipologie in relazione a criteri
diversi presi in esame: temporali,
affettivo-sociali, di competenza
linguistica.
6. Le forme del bilinguismo
- criterio temporale-
Bilinguismo precoce: si ha quando il bambino
viene esposto alla L2 entro 6 anni. All'interno
del bilinguismo precoce si distingue:
• Bilinguismo simultaneo: quando si imparano
contemporaneamente le due lingue
• Bilinguismo aggiuntivo: quando la L2 si
aggiunge alla lingua madre entro i 3 o i 5
anni.
Bilinguismo tardivo: si ha quando il bambino
impara la L2 dopo i 6 anni.
7. Le forme del bilinguismo
-criterio della competenza linguistica-
Bilinguismo bilanciato: L1 ed L2 hanno lo stesso
livello di sviluppo
Bilinguismo dominante: quando un individuo è più
competente in una lingua rispetto ad un'altra e la
utilizza più fluentemente.
8. Le forme del bilinguismo
- criterio affettivo-sociale -
Bilinguismo sottrattivo: si ha quando la L1 viene persa
progressivamente in favore della L2 . Avviene per
ragioni prevalentemente psicologiche.(Fenomeno
dell'attrizione)
Bilinguismo additivo: lo sviluppo di entrambe le lingue è
complementare poiché sia la famiglia che la comunità
attribuiscono valore positivo ad entrambe le lingue.
9. Bilinguismo precoce simultaneo
BAMBINO ESPOSTO ALL’ITALIANO
PRIMA DEI 3 ANNI (nido)
- Equilibrio difficile
- Mescolanza non patologica
CODE-MIXING
invio
SU SEGNALI DI MANCATA
ACQUISIZIONE PER MANCATO
SCAMBIO COMUNICATIVO
10. Bilinguismo precoce consecutivo
BAMBINO ESPOSTO ALL’ITALIANO
DOPO I 3 ANNI
- Iniziano la scuola d’infanzia dopo aver già iniziato la
produzione in L1
- Indagare gli scambi-interazioni
INVIO
PREOCCUPARSI SE DOPO 2
MESI NON INTERAGISCONO
CON I PARI
11. L'acquisizione della L2 consecutiva avviene
generalmente attraverso le seguenti fasi:
• Uso di L1 in casa
• Periodo non verbale in cui il bambino è
concentrato sull'accumulare conoscenze
• Espressione di L2 come linguaggio
telegrafico
• Avvio verso uno sviluppo di L2 strutturato
Bilinguismo precoce consecutivo
12. Interlingua
Tra il momento in cui i bambini cominciano a produrre
frasi articolate e il raggiungimento di una competenza
nella L2 simile a quella della lingua madre si osservano
fenomeni di interlingua.Selinker definisce l'interlingua come un sistema a sé stante,
una lingua vera a propria che segue regole come tutte le
lingue ed è il prodotto di una grammatica mentale, cioè di
una serie di regole alcune riconducibili alla L1, altre alla L2,
altre a meccanismi mentali universali (grammatica
universale) in parte innati e inconsci, in parte consapevoli,
che non è frutto dell’imitazione della L2 ma della
competenza transitoria (conoscenza che si ha in un
determinato momento), è provvisoria e soggetta ad
adattamenti perché le sue regole possono mutare nel
tempo.
13. L’interlingua, in sintesi, va intesa
non solo come sistema linguistico
intermedio nel processo di
apprendimento della L2, ma
piuttosto come “varietà di
apprendimento” della lingua
seconda (…), come continuum di
varietà linguistiche che si pongono
nello spazio tra lingua materna
dell’apprendente e seconda lingua
d’arrivo.
E’ caratterizzata da:
sistematicità, instabilità nel tempo,
variabilità individuale.
14. Indipendentemente dalla L1 si notano nelle
produzioni in L2 sequenze di apprendimento
costanti e ricorrenti.
Vedovelli (2000) ha individuate tre fasi
principali di interlingua:
- Prebasica
- Basica
- Postbasica
Le fasi dell’interlingua
15. Il soggetto tende ad usare parole chiave
La modalità comunicativa è pragmatica
Si aiuta con cenni, gesti, linguaggio del corpo
Gli enunciati sono organizzati intorno alle parole chiave
e l’organizzazione della frase è di tipo nominale
Morfologia è assente o casuale
La sintassi è rudimentale
La fase prebasica
16. Si comincia a sviluppare la morfologia
Strategie lessicali per rendere la morfologia
(“tanti” per il plurale, avverbi per la temporalità)
I verbi non sono flessi
Se una regola è stata appresa si tende a
sovraestenderla
Fase basica
17. La lingua tende ad avvicinarsi alle varietà native
colloquiali
La morfologia è flessa
La strutturazione verbale finita
Vi sono continue conquiste a livello morfologico e
lessicale
Fase postbasica
18. Bilinguismo consecutivo
- Le difficoltà nascono quando devono
rapportarsi con il curriculum scolastico dei
coetanei monolingue
RICORDIAMOCI
I bilingui consecutivi possono diventare
buoni comunicatori con i pari e con gli
adulti dopo pochi mesi di esposizione alla
L2, ma per possedere l'accuratezza
grammaticale, l'ampiezza del vocabolario
e la pronuncia di L2 simile ai nativi sono
necessari almeno 5/7 anni di esposizione.
(J. Cummins 2000)
19. Universalità del linguaggio
Tutti i bambini, a prescindere
dall’ambiente linguistico in cui vivono,
sviluppano la propria lingua madre
seguendo le stesse tappe. Le
caratteristiche della lingua parlata
influiscono sul tipo di suoni che verranno
privilegiati. Il rafforzamento ambientale
porta il bambino a scegliere i suoni da
produrre.
Già a 12 mesi il bambino non distingue
più i contrasti fonemici che non
appartengono alla lingua dell’ambiente
in cui vive.
20. I fattori di rischio
Attribuire un ritardo linguistico al
bilinguismo rischia di trascurare a volte
le cause reali:
Turbe psicopatologiche
Otiti ricorrenti
Abbassamento di udito
21. Linguaggio: lessico
Si sviluppa a partire dalla
comunicazione intenzionale (>8-9
mesi).
>18 mesi, non deve essere più
sollecitato dall’adulto per parlare
19–24 mesi avviene, di norma, un
incremento notevole del lessico, un
utilizzo sempre più ridotto dei gesti.
22. Linguaggio:lessico
L’esplosione del linguaggio è molto
influenzata dalla stimolazione
ricevuta.
L’assetto lessicale è quello
maggiormente influenzato
dall’ambiente sociale e culturale
nel quale il bambino vive.
Nei bambini migranti, è corretto
considerare il patrimonio
semantico come totalità del lessico
di entrambe le lingue.
23. Linguaggio: fonologia
Il bambino impara le regole della fonologia
attraverso la percezione e l’ascolto che lo
portano così a riconoscere i fonemi. Ogni
bambino costruisce una propria versione
del sistema fonologico, con molta
variabilità individuale, ma entro i 4 aa
sarà corrispondente al modello adulto.
Fino a questa età, la capacità fonologica del
bambino è sempre in relazione alla
conoscenza delle parole.
Perciò, nei bambini migranti, la maggiore o
minore esposizione alla L2 può influire
anche su questo aspetto.
24. Linguaggio: fonologia
L’assetto fonologico è il più dipendente dalle
abilità specifiche del bambino, sia motorie, sia
percettive.
Perciò, nei bambini migranti, può essere
significativa, ai fini dell’individuazione di un
DSL la segnalazione di difficoltà “di pronuncia”
anche nella L1.
25. Linguaggio: sintassi e
morfologia.
Dai 18 ai 36 mesi si osservano i
cambiamenti più significativi: si passa
da enunciati telegrafici privi di
contenuti grammaticali a frasi
complete, con consolidamento e
generalizzazione delle regole
grammaticali.
26. Linguaggio: sintassi e morfologia
L’assetto morfo-sintattico è il più
dipendente dalla stimolazione
linguistica ricevuta in termini di
quantità e qualità delle strutture
frastiche alle quali il bambino è
esposto.
Perciò, è più utile per i bambini
migranti essere stimolati da chi
padroneggia effettivamente la L2, e
lasciare ai loro genitori la tranquillità
di esprimersi nella propria lingua.
27. La lingua madre per i b/i migranti
Fonologicamente è corretta, ma i soli modelli sono
gli adulti conosciuti
Lessicalmente rimane povera di termini e nel tempo
acquisisce parole “straniere” per esprimere contenuti
diversi, si discosta anche dalla evoluzione in atto nel
Paese di origine
Sintatticamente rimane legata solo alla oralità (a
meno che non ci sia una istruzione in lingua)
Pragmaticamente legata al contesto
comunicativo, psicologico, sociale, culturale e
relazionale della famiglia
28. L’italiano per i b/i migranti
Fonologicamente è appresa da modelli extrafamiliari
(televisione, scuola, strada, parco), a volte privi di
rimando correttivo
Lessicalmente dipende dal contesto sociale in cui il
bambino la impara
Sintatticamente cresce entro schemi di imitazione e
di stimolazione diretta
Pragmaticamente è incompleta perché il contesto
extrafamiliare non è il luogo principale deputato alla
crescita di rappresentazioni mentali, psicologiche, di
alternanza di turni, e poi è molto dipendente dalla
cultura (come si parla, quando, a chi, perché, rispetto
dei contesti..)
29. Quindi...
Considerare sempre la cultura e la lingua
d'origine del bambino perché esistono
caratteristiche peculiari della lingua madre che
possono influenzare l'italiano parlato e scritto
del bambino
Errori frequenti riscontrati:
Nei bambini arabofoni:
Scambi /p/>/b/; /v/>/f/; /e/>/i/; /s/>/z/
Se alfabetizzato: non uso delle maiuscole e
difficoltà nell'uso della punteggiatura; problemi
di orientamento spaziale
30. Errori frequenti
Nei bambini ispanofoni:
Scambio /v/>/b/; /z/>/s/;
Inserimento del suono e in parole che iniziano con /s/
Se alfabetizzato: confusione nella translitterazione di
alcuni suoni (ciao> chao)
Nei bambini cinesi:
Difficoltà a riconoscere e a pronunciare /r/ con
scambio /l/
Scambio /p/ /b/, /t/ /d/
Se alfabetizzato: difficoltà nell'uso delle maiuscole e
nella separazione delle parole
31. Errori frequenti
Nei bambini russi ed ucraini:
Scambio /l/>/gl/; /n/>/gn/; /qu/>/kv/
Difficoltà nella pronuncia dei dittonghi
Nei bambini indiani/pakistani:
Scambio /u/ /v/, /b/ /v/, /t/ /d/
32. Quale lingua usare?
Con il proprio figlio è utile usare la
propria lingua perchè:
-Italiano L2 poco conosciuta, spesso
agrammatica, povera lessicalmente ed
emotivamente
- rischio di carenza ideativa
(se la lingua madre è minoritaria bisogna
fare attenzione alla frequenza delle
occasione di interazioni e favorirle con libri,
storie e canzoni)
33. Quale lingua usare:
Nel contesto sociale: scuola-amici-parco-
altro
Autorizzazione ad usare più lingue
(in modo che il bambino non si trovi in
conflitto sull’uso della lingua –
rispetto ai genitori)
34. I soggetti bilingue dispongono di maggiori risorse
(Fabbro, Denes) e dimostrano maggiori capacità
metalinguistiche (Contento) rispetto ai soggetti
monolingui
Il bilinguismo ha effetti importanti su alcune
componenti chiave dell'alfabetizzazione.
I bambini bilingui tendono ad imparare a leggere
precocemente e le abilità di lettura si
trasferiscono da una lingua all'altra (Bialystok,
2002)
Bilinguismo: una ricchezza?
35. Bilinguismo: una ricchezza?
Il bilinguismo ha effetti positivi anche a
livello cognitivo infatti a livello attentivo i
bambini mostrano una migliore capacità
nel passaggio rapido da un compito ad un
altro quando entrambi i compiti
richiedono attenzione.
Migliore è, anche, la capacità di focalizzare
l'attenzione sui dettagli rilevanti senza
essere distratti da quelli irrilevanti.
Detto questo, comunque, sarà l'insieme
delle caratteristiche del processo di
acquisizione che renderà il bilinguismo un
vantaggio o uno svantaggio
36. Bibliografia
• Abdelilah-Bauer B., Il bambino bilingue. Raffaello Cortina editore,Milano
Fabbro F. (1996), Chi è bilingue?, in "Il cervello bilingue", pp. 118-119,
Astrolabio, Roma.
Denes G. (2005), Le basi neurologiche e l'architettura funzionale del bilinguismo,
in "Parlare con la testa", pp 164-176, Zanichelli.
Contento S. (2010), Crescere nel bilinguismo, Carocci editore
Gintoli G., Vernero I. (2012), Bambini sordi migranti, mamme in viaggio,
logopedisti e altri educatori, Logopedia e comunicazione, vol. 8, n. 3.
Cummins, J. (2000). Language, Power and Pedagogy. Clevedon: Multilingual Matters.
Grosjean, F. (1989). Neurolinguistics, beware! The bilingual is not two monolinguals in one
person. Brain and language, 36, 3-15
Genesee F., Paradis J., Crago M. (2004), Dual language development and disorders: an
Handbook on Bilingualism and second Language Learning. Baltimore, Maryland: Brookes
Publishing
Selinker L., (1972). Interlanguage, IRAL, n° 10, p. 209-231.