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Psicologia del Linguaggio

1
Modalità di comunicazione di esclusiva
appartenenza alla specie umana
Implica attività di simbolizzazione e
astrazione
Scopo principale è comunicare
informazioni in forma orale o scritta a una
o più interlocutori
Tutti i processi cognitivi sono correlati con
il linguaggio
Tutte le lingue hanno caratteristiche
comuni:
Si usa un numero limitato di fonemi che
vengono combinati in parole il cui
significato è arbitrario
Le parole si dividono in parole-contenuto e
parole-funzione
Le parole-contenuto hanno un significato
denotativo, conosciuto da tutti ma
possono avere un significato connotativo
con valenza emozionale (guerra)
Si può costruire una frase in modi diversi
senza alterarne il significato.
In alcuni casi una frase ha più significati
(es: il droghiere ha molto riso, una vecchia
porta la sbarra)
Conversazione
Regole della conversazione informativa
Quantità (carenza o eccesso di
informazioni - come stai?)
Qualità (verità, fiducia in chi parla)
Relazione (dare informazioni pertinenti e
rilevanti)
Modalità (chiarezza)
Spesso la conversazione mira solo a
creare o mantenere una buona relazione
Regole di cortesia linguistica:
– Non ti imporre
– Offri delle alternative
– Metti l’interlocutore a suo agio
Stile diretto (maschile)
Stile indiretto (femminile)
In realtà dipende da situazioni di potere
Linguaggio non verbale
– Segnali vocali non verbali (tono, pause,
silenzio
– Espressioni facciali
– Contatto visivo
– Postura e orientazione
– Gestualità
– Distanza personale (intima, personale,sociale,
pubblica)
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
I bambini sviluppano la capacità di parlare
secondo una sequenza ordinata di fasi:
passando dalle emissioni sonore
spontanee e dalle lallazioni alla
costruzione di frasi complete nell’arco di
pochissimi anni.

10
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
La prima fase di apprendimeno e di
sviluppo è detta “pre-linguistica”. Il
neonato appare già chiaramente
predisposto alla elaborazione ed alla
produzione dei suoni contenuti nella voce
umana: neonati con meno di dodici ore di
contatto con la madre sono già in grado di
distinguere la sua voce e di riconoscerla
fra quella di altre donne.
11
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
La prima produzione vocale dei bambini è in
forma di lallazioni.
Mowrer (1996): il bambino produrrebbe delle
lallazioni identiche, od analoghe, qualunque sia
il suo ambiente linguistico e queste lallazioni
sarebbero come i precursori delle successive
strutture fonetiche proprie di ogni lingua.
Clark e Clark (1987): le lallazioni sono una sorta
di ginnastica vocale e di gioco, delle capacità
articolatorie più elementari del bambino.
12
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
In passato si riteneva che i bambini piccoli
acquisissero solo gradualmente la
capacità di discriminare i suoni come gli
adulti, numerose ricerche dell’ultimo
decennio hanno provato che la loro
discriminazione uditiva fra suoni quasi
identici è ottima ed analoga a quella
adulta, anche solo all’età di un mese.
13
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
L’esperienza linguistica non inizia tuttavia con
la nascita ma, come dimostrato da diversi studi,
avrebbe inizio negli ultimi due mesi di vita
intrauterina.
In questi studi delle future madri al penultimo
ed ultimo mese di gravidanza avevano letto ad
alta voce dei racconti, sempre gli stessi, per
due volte al giorno per diversi giorni.
Oléron, 1979

14
Dopo la nascita i lattanti venivano esposti
alla lettura sia dei racconti letti in
precedenza che di racconti nuovi e veniva
misurata la frequenza della risposta di
suzione.
Si è visto che l’esposizione dei racconti
già letti si correlava ad un ritmo di suzione
sistematicamente più frequente.

15
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
Benchè i bambini possano inizialmente
compiere una discriminazione di suoni presenti
in tutte le lingue, essi affinano alcune capacità
di discriminazione in rapporto con l’abitudine ai
suoni ascoltati nella lingua materna, mentre
perdono gradualmente alcune altre capacità di
discriminazione perché non presenti nella
lingua di primo apprendimento e quindi non
esercitate.
Fletcher, Garman, 1991
16
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
Nelle prime settimane dalla nascita la
comunicazione del lattante non è verbale, ma
avviene attraverso strilli e gridolini,
principalmente per comunicare la fame, la
rabbia e il dolore
A partire da 3-5 settimane di vita, si cominciano
a produrre suoni vocalici inarticolati ed intorno
al terzo mese delle associazioni vocaliconsonanti, o lallazioni.
17
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
Si è visto che i bambini di tutto il mondo
iniziano a “parlare” con queste stesse lallazioni
nella stessa epoca della vita, anche se essi
sono sordi; quindi, questa prima fase prelinguistica esprime un processo di tipo
maturativo e non è certo il frutto di un
apprendimento.

Fletcher, Garman, 1991
18
Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica
Con il passare dei mesi le lallazioni tendono a
coincidere con i fonemi utilizzati dalla lingua
dell’ambiente nel quale il bambino viene
allevato e verso il settimo-ottavo mese il
bambino normalmente sviluppato può reagire a
tono a determinate richieste ed usare lui stesso
alcune parole monosillabiche, come il no ed il
sì.
19
Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica
Mentre le lallazioni sembrano avere uno
scarso intento comunicativo e costituiscono
una sorta di esercizio delle capacità
articolatorie e pre-verbali, le prime parole che
il bambino apprende hanno un intento ed uno
scopo comunicativo chiaro.
Se, ad es., il bambino ha imparato la parola
“acqua”, la utilizza solo quando esiste
nell’ambiente un’altra persona (per indicare il
desiderio di bere o per designare la
presenza), mai quando si trova da solo.
20
Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica
La seconda fase di sviluppo del linguaggio è
della “fase monoverbale” (uso delle parole una
per volta, e non frasi) ed inizia dal decimododicesimo mese circa

Il bambino comincia a comunicare utilizzando
una parola per volta, che perlopiù non superi la
lunghezza di due sillabe, ed il suo vocabolario
si arricchisce rapidamente.
21
Intorno ai diciotto mesi, molti bambini
hanno un vocabolario d’uso di circa
ottanta parole, e a due anni di circa
trecento
Il numero di parole che i bambini piccoli
sembrano capire, alle quali reagiscono
correttamente, è molto più alto e le parole
che via via apprendono ed utilizzano
sembrano essere una semplice selezione
di quelle più ricorrenti, fra quante hanno
avuto modo di ascoltare.

22
Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica

Si è visto che le prime cinquanta parole del
vocabolario del bambino non sono le parole
più frequentemente utilizzate dai genitori, ma
una selezione di quelle parole che sono riferite
alle cose che maggiormente interessano il
bambino.
L’apprendimento del vocabolario non è quindi
certamente imitativo e passivo ma guidato
dall’uso e finalizzato alla comunicazione.

23
Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica
In questo si riscontra una prima capitale
differenza fra lo sviluppo linguistico
umano e le forme di comunicazione
dell’animale

24
Gli animali non si esprimono in una
“lingua” come gli esseri umani, ma tutti gli
individui di una stessa specie usano lo
stesso codice di segnali. Una gran parte di
questo codice è innata ed un’altra è
appresa per imitazione. La prima è molto
prevalente sul piano sia funzionale che
strutturale ed un cucciolo di animale
isolato dai suoi simili dalla nascita si
esprime in modo comprensibile per i
congeneri.
25
Un bambino che sia stato isolato dalla
nascita, e non esposto a stimoli linguistici,
sembra, al contrario (almeno stando ai
resoconti sui cosiddetti “bambini lupo” o
“bambini selvaggi” della letteratura),
capace soltanto di esprimersi mugolando
e gridando confusamente.

26
Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica
Un’altra caratteristica interessante della fase
monoverbale riguarda lo spazio semantico.
Spesso il bambino iper-estende il senso di una
parola per designare molte altre cose oltre a
quella corretta.
La parola “cane”, per esempio, la usa non solo
per indicare i cani ma genericamente i piccoli e
medi animali di compagnia (gatti, criceti, etc.)
27
Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica
La terza fase è detta del “linguaggio
telegrafico”.
Fra i 18 ed i 24 mesi i bambini cominciano a
combinare le parole in espressioni di due o tre
elementi.
Sono frasi prive di ogni elemento accessorio,
come articoli, avverbi o altro, e limitate
all’essenziale.
28
Il linguaggio infantile
La quarta fase è quella della “acquisizione
grammaticale e sintattica”.
La sequenza di apprendimento dei morfemi (le
modificazioni delle parole che ne modificano il
senso, come il singolare/plurale, il
presente/passato, etc.) sembra seguire un
ordine fisso, che non è connesso alla
frequenza di ascolto ma al grado crescente di
complessità.
29
Tipicamente il bambino iper-regolarizza i
morfemi irregolari (es.: “soddisfava” invece
di “soddisfaceva”, “canone” invece di
“cagnone”, etc.),.
Questa iper-regolarizzazione indica che il
bambino ha appreso la regola e la logica
di costruzione del morfema.
30
Il linguaggio infantile
Fra i 2 e i 6 anni il bambino presenta
uno sviluppo semantico che lo porta
all’uso del linguaggio adulto con una
estensione del vocabolario
mediamente di dieci parole al giorno.

31
Intorno ai 6-7 anni è stato calcolato che un
bambino può arrivare a possedere un
lessico di circa 14.000 parole (se
l’ambiente è molto stimolante e se il
soggetto è intellettivamente molto dotato)
e che in media ne possiede uno di almeno
3.000.

32
Teorie dello sviluppo psicolinguistico
La teoria dell’”imitazione” , ovvero
dell’apprendimento passivo, si dimostra
inconsistente ed è invalidata da molte
osservazioni fenomenologiche.
Il bambino costruisce un lessico a partire dalle
proprie esigenze di comunicazione, quindi non
imita ciò che ascolta, ma seleziona gli elementi
da riprodurre e da ordinare nel lessico d’uso.
33
La teoria del “rinforzo”, propugnata da
Skinner, afferma che i bambini imparano a
parlare in modo appropriato perché
“guidati” e stimolati dalla reazione di
rinforzo positivo da parte dei genitori.

34
Teorie dello sviluppo psicolinguistico
Le teorie “innatiste” o “maturative”
propugnano l’esistenza di una
disposizione interna biologica dell’uomo
verso l’acquisizione linguistica, ovvero
l’esistenza di un meccanismo di
acquisizione linguistica (Language
Acquisition Device –LAD) che orienta e
determina lo sviluppo del linguaggio, in
gran parte indipendente dalle variazioni
ambientali.
35
Alcuni elementi a favore della teoria
innatistica, propugnata da Chomssky e
Lieberman, sono l’esistenza di alcuni
“universali del linguaggio”, vale a dire
alcuni aspetti universali dello sviluppo
linguistico presenti nella sequenza
evolutiva di tutti gli esseri umani,
indipendentemente dall’ambiente di vita.
36
Teorie dello sviluppo psicolinguistico
Questi schemi fissi sono presenti
anche in bambini ipodotati ed a
cambiare non è, in generale, la
sequenza, ma soltanto la velocità di
progressione
Inoltre, una stimolazione “fuori fase”
sembra risultare non efficace e non
assimilabile, a causa dell’esistenza di
periodi critici dello sviluppo.
37
La teoria “interazionista” riconosce
l’esistenza di componenti maturative ed
innate nello sviluppo del linguaggio, ma
ritiene che queste ultime non siano le
uniche, come postulato dagli innatisti, e
che lo sviluppo verbale sia il prodotto di
una interazione fra componenti maturative
e stimoli ambientali.
38
Teorie dello sviluppo psicolinguistico
E’ noto che gli adulti interagiscono con il
lattante non parlando come fanno di norma, ma
adottando delle parole brevissime e ripetute e
con una scansione del tutto particolare (il
cosiddetto “baby-talk”).
Il tipo di interazione fra adulto e bambino
cambia in rapporto con le crescenti capacità
linguistiche del bambino, accompagnandole e
stimolandole in modo coerente e decisivo.
39
La pressocchè regolare incapacità
linguistica appurata nei circa trenta casi
noti di bambini “selvaggi” sarebbe
pertanto interpretabile come la
dimostrazione della necessità proevolutiva della interazione, in certe fasi
delicate dello sviluppo

40

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Linguaggio

  • 2. Modalità di comunicazione di esclusiva appartenenza alla specie umana Implica attività di simbolizzazione e astrazione Scopo principale è comunicare informazioni in forma orale o scritta a una o più interlocutori Tutti i processi cognitivi sono correlati con il linguaggio
  • 3. Tutte le lingue hanno caratteristiche comuni: Si usa un numero limitato di fonemi che vengono combinati in parole il cui significato è arbitrario Le parole si dividono in parole-contenuto e parole-funzione
  • 4. Le parole-contenuto hanno un significato denotativo, conosciuto da tutti ma possono avere un significato connotativo con valenza emozionale (guerra)
  • 5. Si può costruire una frase in modi diversi senza alterarne il significato. In alcuni casi una frase ha più significati (es: il droghiere ha molto riso, una vecchia porta la sbarra)
  • 6. Conversazione Regole della conversazione informativa Quantità (carenza o eccesso di informazioni - come stai?) Qualità (verità, fiducia in chi parla) Relazione (dare informazioni pertinenti e rilevanti) Modalità (chiarezza)
  • 7. Spesso la conversazione mira solo a creare o mantenere una buona relazione Regole di cortesia linguistica: – Non ti imporre – Offri delle alternative – Metti l’interlocutore a suo agio
  • 8. Stile diretto (maschile) Stile indiretto (femminile) In realtà dipende da situazioni di potere
  • 9. Linguaggio non verbale – Segnali vocali non verbali (tono, pause, silenzio – Espressioni facciali – Contatto visivo – Postura e orientazione – Gestualità – Distanza personale (intima, personale,sociale, pubblica)
  • 10. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica I bambini sviluppano la capacità di parlare secondo una sequenza ordinata di fasi: passando dalle emissioni sonore spontanee e dalle lallazioni alla costruzione di frasi complete nell’arco di pochissimi anni. 10
  • 11. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica La prima fase di apprendimeno e di sviluppo è detta “pre-linguistica”. Il neonato appare già chiaramente predisposto alla elaborazione ed alla produzione dei suoni contenuti nella voce umana: neonati con meno di dodici ore di contatto con la madre sono già in grado di distinguere la sua voce e di riconoscerla fra quella di altre donne. 11
  • 12. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica La prima produzione vocale dei bambini è in forma di lallazioni. Mowrer (1996): il bambino produrrebbe delle lallazioni identiche, od analoghe, qualunque sia il suo ambiente linguistico e queste lallazioni sarebbero come i precursori delle successive strutture fonetiche proprie di ogni lingua. Clark e Clark (1987): le lallazioni sono una sorta di ginnastica vocale e di gioco, delle capacità articolatorie più elementari del bambino. 12
  • 13. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica In passato si riteneva che i bambini piccoli acquisissero solo gradualmente la capacità di discriminare i suoni come gli adulti, numerose ricerche dell’ultimo decennio hanno provato che la loro discriminazione uditiva fra suoni quasi identici è ottima ed analoga a quella adulta, anche solo all’età di un mese. 13
  • 14. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica L’esperienza linguistica non inizia tuttavia con la nascita ma, come dimostrato da diversi studi, avrebbe inizio negli ultimi due mesi di vita intrauterina. In questi studi delle future madri al penultimo ed ultimo mese di gravidanza avevano letto ad alta voce dei racconti, sempre gli stessi, per due volte al giorno per diversi giorni. Oléron, 1979 14
  • 15. Dopo la nascita i lattanti venivano esposti alla lettura sia dei racconti letti in precedenza che di racconti nuovi e veniva misurata la frequenza della risposta di suzione. Si è visto che l’esposizione dei racconti già letti si correlava ad un ritmo di suzione sistematicamente più frequente. 15
  • 16. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica Benchè i bambini possano inizialmente compiere una discriminazione di suoni presenti in tutte le lingue, essi affinano alcune capacità di discriminazione in rapporto con l’abitudine ai suoni ascoltati nella lingua materna, mentre perdono gradualmente alcune altre capacità di discriminazione perché non presenti nella lingua di primo apprendimento e quindi non esercitate. Fletcher, Garman, 1991 16
  • 17. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica Nelle prime settimane dalla nascita la comunicazione del lattante non è verbale, ma avviene attraverso strilli e gridolini, principalmente per comunicare la fame, la rabbia e il dolore A partire da 3-5 settimane di vita, si cominciano a produrre suoni vocalici inarticolati ed intorno al terzo mese delle associazioni vocaliconsonanti, o lallazioni. 17
  • 18. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica Si è visto che i bambini di tutto il mondo iniziano a “parlare” con queste stesse lallazioni nella stessa epoca della vita, anche se essi sono sordi; quindi, questa prima fase prelinguistica esprime un processo di tipo maturativo e non è certo il frutto di un apprendimento. Fletcher, Garman, 1991 18
  • 19. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica Con il passare dei mesi le lallazioni tendono a coincidere con i fonemi utilizzati dalla lingua dell’ambiente nel quale il bambino viene allevato e verso il settimo-ottavo mese il bambino normalmente sviluppato può reagire a tono a determinate richieste ed usare lui stesso alcune parole monosillabiche, come il no ed il sì. 19
  • 20. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica Mentre le lallazioni sembrano avere uno scarso intento comunicativo e costituiscono una sorta di esercizio delle capacità articolatorie e pre-verbali, le prime parole che il bambino apprende hanno un intento ed uno scopo comunicativo chiaro. Se, ad es., il bambino ha imparato la parola “acqua”, la utilizza solo quando esiste nell’ambiente un’altra persona (per indicare il desiderio di bere o per designare la presenza), mai quando si trova da solo. 20
  • 21. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica La seconda fase di sviluppo del linguaggio è della “fase monoverbale” (uso delle parole una per volta, e non frasi) ed inizia dal decimododicesimo mese circa Il bambino comincia a comunicare utilizzando una parola per volta, che perlopiù non superi la lunghezza di due sillabe, ed il suo vocabolario si arricchisce rapidamente. 21
  • 22. Intorno ai diciotto mesi, molti bambini hanno un vocabolario d’uso di circa ottanta parole, e a due anni di circa trecento Il numero di parole che i bambini piccoli sembrano capire, alle quali reagiscono correttamente, è molto più alto e le parole che via via apprendono ed utilizzano sembrano essere una semplice selezione di quelle più ricorrenti, fra quante hanno avuto modo di ascoltare. 22
  • 23. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica Si è visto che le prime cinquanta parole del vocabolario del bambino non sono le parole più frequentemente utilizzate dai genitori, ma una selezione di quelle parole che sono riferite alle cose che maggiormente interessano il bambino. L’apprendimento del vocabolario non è quindi certamente imitativo e passivo ma guidato dall’uso e finalizzato alla comunicazione. 23
  • 24. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica In questo si riscontra una prima capitale differenza fra lo sviluppo linguistico umano e le forme di comunicazione dell’animale 24
  • 25. Gli animali non si esprimono in una “lingua” come gli esseri umani, ma tutti gli individui di una stessa specie usano lo stesso codice di segnali. Una gran parte di questo codice è innata ed un’altra è appresa per imitazione. La prima è molto prevalente sul piano sia funzionale che strutturale ed un cucciolo di animale isolato dai suoi simili dalla nascita si esprime in modo comprensibile per i congeneri. 25
  • 26. Un bambino che sia stato isolato dalla nascita, e non esposto a stimoli linguistici, sembra, al contrario (almeno stando ai resoconti sui cosiddetti “bambini lupo” o “bambini selvaggi” della letteratura), capace soltanto di esprimersi mugolando e gridando confusamente. 26
  • 27. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica Un’altra caratteristica interessante della fase monoverbale riguarda lo spazio semantico. Spesso il bambino iper-estende il senso di una parola per designare molte altre cose oltre a quella corretta. La parola “cane”, per esempio, la usa non solo per indicare i cani ma genericamente i piccoli e medi animali di compagnia (gatti, criceti, etc.) 27
  • 28. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica La terza fase è detta del “linguaggio telegrafico”. Fra i 18 ed i 24 mesi i bambini cominciano a combinare le parole in espressioni di due o tre elementi. Sono frasi prive di ogni elemento accessorio, come articoli, avverbi o altro, e limitate all’essenziale. 28
  • 29. Il linguaggio infantile La quarta fase è quella della “acquisizione grammaticale e sintattica”. La sequenza di apprendimento dei morfemi (le modificazioni delle parole che ne modificano il senso, come il singolare/plurale, il presente/passato, etc.) sembra seguire un ordine fisso, che non è connesso alla frequenza di ascolto ma al grado crescente di complessità. 29
  • 30. Tipicamente il bambino iper-regolarizza i morfemi irregolari (es.: “soddisfava” invece di “soddisfaceva”, “canone” invece di “cagnone”, etc.),. Questa iper-regolarizzazione indica che il bambino ha appreso la regola e la logica di costruzione del morfema. 30
  • 31. Il linguaggio infantile Fra i 2 e i 6 anni il bambino presenta uno sviluppo semantico che lo porta all’uso del linguaggio adulto con una estensione del vocabolario mediamente di dieci parole al giorno. 31
  • 32. Intorno ai 6-7 anni è stato calcolato che un bambino può arrivare a possedere un lessico di circa 14.000 parole (se l’ambiente è molto stimolante e se il soggetto è intellettivamente molto dotato) e che in media ne possiede uno di almeno 3.000. 32
  • 33. Teorie dello sviluppo psicolinguistico La teoria dell’”imitazione” , ovvero dell’apprendimento passivo, si dimostra inconsistente ed è invalidata da molte osservazioni fenomenologiche. Il bambino costruisce un lessico a partire dalle proprie esigenze di comunicazione, quindi non imita ciò che ascolta, ma seleziona gli elementi da riprodurre e da ordinare nel lessico d’uso. 33
  • 34. La teoria del “rinforzo”, propugnata da Skinner, afferma che i bambini imparano a parlare in modo appropriato perché “guidati” e stimolati dalla reazione di rinforzo positivo da parte dei genitori. 34
  • 35. Teorie dello sviluppo psicolinguistico Le teorie “innatiste” o “maturative” propugnano l’esistenza di una disposizione interna biologica dell’uomo verso l’acquisizione linguistica, ovvero l’esistenza di un meccanismo di acquisizione linguistica (Language Acquisition Device –LAD) che orienta e determina lo sviluppo del linguaggio, in gran parte indipendente dalle variazioni ambientali. 35
  • 36. Alcuni elementi a favore della teoria innatistica, propugnata da Chomssky e Lieberman, sono l’esistenza di alcuni “universali del linguaggio”, vale a dire alcuni aspetti universali dello sviluppo linguistico presenti nella sequenza evolutiva di tutti gli esseri umani, indipendentemente dall’ambiente di vita. 36
  • 37. Teorie dello sviluppo psicolinguistico Questi schemi fissi sono presenti anche in bambini ipodotati ed a cambiare non è, in generale, la sequenza, ma soltanto la velocità di progressione Inoltre, una stimolazione “fuori fase” sembra risultare non efficace e non assimilabile, a causa dell’esistenza di periodi critici dello sviluppo. 37
  • 38. La teoria “interazionista” riconosce l’esistenza di componenti maturative ed innate nello sviluppo del linguaggio, ma ritiene che queste ultime non siano le uniche, come postulato dagli innatisti, e che lo sviluppo verbale sia il prodotto di una interazione fra componenti maturative e stimoli ambientali. 38
  • 39. Teorie dello sviluppo psicolinguistico E’ noto che gli adulti interagiscono con il lattante non parlando come fanno di norma, ma adottando delle parole brevissime e ripetute e con una scansione del tutto particolare (il cosiddetto “baby-talk”). Il tipo di interazione fra adulto e bambino cambia in rapporto con le crescenti capacità linguistiche del bambino, accompagnandole e stimolandole in modo coerente e decisivo. 39
  • 40. La pressocchè regolare incapacità linguistica appurata nei circa trenta casi noti di bambini “selvaggi” sarebbe pertanto interpretabile come la dimostrazione della necessità proevolutiva della interazione, in certe fasi delicate dello sviluppo 40