1. “La permanenza del classico”
La tragedia greca
AGAMENNONE
di Eschilo
Liceo Linguistico Statale di Cesena
a.s.2013-14
2. “La permanenza del classico”
Progetto del Liceo Linguistico Statale di Cesena
realizzato in tre classi seconde nell’a.s.2013-14
CONTENUTI
La tragedia greca e le origini della cultura occidentale; il teatro greco: struttura; specificità del testo
teatrale; apporti di pensiero per la formazione della cultura europea con messa a fuoco dei problemi
fondamentali; presentazione dell’autore (Eschilo) e contesto storico dell’opera scelta: “Agamennone;
analisi del testo: il luogo, il tempo, i personaggi, il significato e i messaggi.
METODOLOGIA E TEMPI
Lezione frontale: nelle singole classi nelle ore curriculari di Italiano per lo svolgimento del Modulo sul
teatro e i generi teatrali
Lettura integrale in classe e analisi dell’ “Agamennone” di Eschilo
Incontro conclusivo pomeridiano nel mese di aprile con le tre classi coinvolte nel progetto con i
rispettivi docenti di lettere (prof.sse Massi, Battelli, Cangialeoni, Muccioli) con presentazione di
approfondimenti in ppt (power point) degli argomenti affrontati; dibattito conclusivo sulle tematiche
emerse
Visione della rappresentazione teatrale “Agamennone” presso il teatro greco di Siracusa (9 maggio
2014) durante il Viaggio d’istruzione in Sicilia dal 9 al 11 maggio 2014.
Il presente lavoro è stato realizzato dalla referente del progetto prof.ssa Meri MASSI
3. Mondo greco classico
(V secolo a.c.- Atene)
Natura/Convenzione
Civiltà ateniese fondata sulla
convenzione della polis democratica
Polis ateniese come risoluzione
giuridica degli enigmi posti dalla
natura nei confronti della giustizia
nel comportamento degli esseri
umani
4. Eschilo, Orestea, 458 a.C.
(Trilogia)
Rappresentazione tragica del ruolo
della fondazione della democrazia
Narrazione tragica come momento
dell’atto fondativo che si rinnova in
ogni giudizio dell’Aeropago
5. Eschilo, Agamennone
Diverse giustizie particolari a
confronto
Giustizia di Agamennone: distruzione di Troia
Giustizia di Clitemnestra verso il marito, che ha
sacrificato la figlia Ifigenia e avuto relazioni con altre
donne
Giustizia di Egisto verso Atreo, padre di
Agamennone, che aveva imbandito al fratello Tieste
le carni dei figli
6. Eschilo, Coefore
Vendetta di Oreste
Giustizia di Oreste: consiglio di Apollo
“I morti uccidono i vivi” (ancestralità della
vendetta, legame con il passato e con la
morte da cui non ci si può liberare)
Catena di giustizie particolari che va
risolta, risoluzione dell’enigma
nomos/physis
7. Eschilo, Eumenidi
Oreste perseguitato dalle furie, le Erinni, incitate
dal fantasma di Clitemnestra
Oreste chiede giustizia ad Atena in nome di Apollo
Atena istituisce il giudizio
Da questo deriva il tribunale e la
fondazione della convivenza nella polis
Rappresentazione del giudizio (teatralità del
tribunale): Atena dà il voto fondamentale
nell’assoluzione di Oreste
La legge del sangue rappresentata dalle Erinni (il
mondo arcaico) si ritira (diventano Eumenidi)
8. 1. TRAMA
2. RAPPORTO TRA CORO E
PERSONAGGI
3. PERSONAGGI PRINCIPALI:
AGAMENNONE
CLITEMNESTRA
CASSANDRA
4. TEMI,PROBLEMI,MESSAGGI
Eschilo, Agamennone
9. 1. TRAMA
Troia è stata distrutta e Agamennone ritorna ad Argo.
Lo accoglie, fingendo gioia la moglie Clitemnestra, che in realtà si appresta,
con l’amante Egisto, ad ucciderlo. Stende ai suoi piedi un tappeto di porpora e
lo fa entrare nella reggia.
Cassandra, che Agamennone ha portato con sé come concubina, rimane sulla
scena e per tre volte vaticina, non creduta quanto sta per succedere nel palazzo
e quali sciagure opprimeranno gli Atridi. Muove poi anche lei verso la reggia.
Dopo l’urlo di Agamennone, colpito nel bagno, si spalancano le porte: accanto ai
cadaveri di A. e di Cassandra, Clitemnestra si inebria dell’omicidio che
la ripaga della morte della figlia Ifigenia, sacrificata da padre agli dei
alla vigilia della spedizione contro Troia.
Sopraggiunge Egisto, e si vanta di aver fatto scontare ad A. le colpe del padre di
questi, Atreo, nei confronti del proprio padre, Tieste.
I vecchi del coro, indignati, rivolgono tremende minacce contro Clitemnestra e
l’amante e invocano Oreste, figlio di Agamennone.
10. STRUTTURA DEL TESTO
PROLOGO, vv.1-39 (Sentinella)
PARODO, vv.40-256 (4 sequenze: I. vv. 40-103; II.
vv. 104-159; III. vv. 160-183; IV. Vv. 184-263
EPISODI (quattro) intervallati da tre stasimi
(vv.263- 1330)
INTERMEZZO CORALE (vv.1331- 1342)
ESODO (vv.1343- 1673)
11. PROLOGO, vv.1-39 (Sentinella)
Caratteristica di fondo dell’opera: AMBIGUITA’
Clitemnestra: “una donna dal cuore maschio”
(ossimoro)
(cotrapposizione uomo/donna: nell’Atene classica la
donna non è credibile, è debole; Clitemnestra viene
trattata con rispetto solo perché moglie di re; non
conta per se stessa, come gli schiavi non è
“persona”, è esclusa dalla polis.
EPPURE QUESTA CLITEMNESTRA E’ MOTORE
DELL’AZIONE (per la prima volta: problema
della donna)
12. PARODO vv.40-263
NUCLEO TEMATICO – “CUORE” DELL’ORESTEA
Prime due sequenze (vv.40-159)
Agamennone e Menelao: “saldo giogo di Atridi”,
paragonati ad avvoltoi cui sono stati sottratti i piccoli
dal nido, divoratori di cadaveri;
I due Atridi= aquile che divorano la lepre gravida
(=TROIA che cadrà nelle mani degli Achei)
IL DESTINO E’ INESORABILE
La collera divina si abbatte sull’esercito acheo:
ARTEMIDE, protettrice dei cuccioli delle creature
viventi, ODIA IL BANCHETTO DELLE AQUILE
13. COMMENTO
Le due aquile-Atridi hanno anche sacrificato la fanciulla
del loro sangue (IFIGENIA)
La distruzione di Troia e dei suoi abitanti, vittime
innocenti della vendetta achea contro Paride e il
sacrificio di Ifigenia =LEPRE
SONO
ATTI DI EMPIETA’ che pone gli ATRIDI FUORI
DALLA SOCIETA’ UMANA
Il loro gesto contro natura si inserisce nella catena dei delitti
mostruosi che insanguina il loro ghenos maledetto.
14. CONSEGUENZA STORICA
Non c’e’ posto nella società umana, nella POLIS, per
chi si macchia di simili delitti, per il re, il tiranno
che, a metà tra aquila e avvoltoio, calpesta i
vincoli più sacri.
Il punto di vista qui espresso è quello
DEMOCRATICO, del CORO, che rappresenta il
POPOLO e ESCHILO stesso
in contrapposizione
al punto di vista degli ARISTOCRATICI.
15. PARODO:III sequenza (vv.160-183)
INNO A ZEUS
1. Nucleo fondamentale del pensiero religioso di
Eschilo. Il suo ZEUS NON È più il capriccioso dio
omerico
MA
il garante della giustizia.
2. La legge del pathei mathos: apprendimento
della saggezza mediante la sofferenza
v.180 “col patire, capire”
(presente nell’intera trilogia: nell’Agamennone il protagonista per mezzo del
dolore- il sacrificio della figlia- ha acquisito una diversa e superiore
saggezza; nelle Coefore, Clitemnestra; nelle Eumenidi, Oreste)
16. MESSAGGIO: Inno a Zeus
In ogni caso gli dei, Zeus in particolare, sono garanti della
giustizia, anche quando essa non sembra chiara e univoca, una
giustizia che implica la punizione dolorosa della colpa (hybris)
dell’uomo, ma anche il riconoscimento finale,da parte sua, del proprio
errore e peccato.
Gli dei fanno in modo, quindi, che l’uomo maturi attraverso questo
percorso di conoscenza per mezzo della sofferenza, che
inevitabilmente un uomo é destinato a patire.
I Greci chiamavano tale processo di apprendimento doloroso pàthei
máthos.
17. CONSEGUENZA
La grandezza dell’uomo greco sta proprio
nella visione di questo dolore come una
positiva possibilità di crescita e infine di
salvezza,
perchè esso
non è la distruzione, ma un dono che gli
dei fanno all’uomo per permettergli di
capire più a fondo se stesso e quello che vive.
18. E’ ciò che Eschilo canta e insegna al suo pubblico in uno dei cori più
belli delle sue tragedie, il primo dell’Agamennone:
“Zeus, chiunque mai sia, se con questo nome è a lui caro essere
invocato, con questo lo invoco. Non ho nulla da
paragonargli, pur ponderando ogni cosa, al di fuori di Zeus,
se veramente il vano peso dell’angoscia voglio gettare.
Neppure chi prima era stato grande, traboccante di ardire
gagliardo, neppure si darà che è esistito; e chi venne poi, se
ne va dopo essersi imbattuto in uno più forte di lui.
Ma chi veramente intona epinici a Zeus otterrà l’interezza del
senno, lui che ha condotto l’uomo ad essere saggio,
stabilendo che avesse valore l’apprendere attraverso
la sofferenza.
Stilla nel sonno dinnanzi al cuore l’angoscia memore del suo
male: e anche presso quelli che non vogliono giunge il
momento di capire: dono violento degli dei che seggono sul
trono maestoso.”
19. PARODO:IV sequenza (vv.184 -263)
Viene rievocato crudamente il sacrificio di Ifigenia.
Ne è protagonista Agamennone, il quale “immerge il
collo nel collare di Αναγκη (la Necessità), e “spirando
dal cuore sacrilegio, empietà, profanazione”,
accecato da Ate, uccide la figlia, casta fanciulla, per
vendicare l’adulterio di una “femmina”.
Il problema fondamentale che qui viene affrontato è
quello della RESPONSABILITÀ.
20. COMMENTO
Fino a che punto l’uomo è responsabile dei suoi
atti?
A. Secondo la mentalità tradizionale, i responsabili dell’agire
umano sono soprattutto gli dei. L’essere umano agisce sotto
influsso divino, e quindi solo in piccola parte è responsabile di ciò che fa (
ad es., Elena, nel III canto dell’Iliade, è condotta – contro la sua volontà –
da Afrodite nel letto di Paride. In altre occasioni si considera colpevole di
avere, con la sua fuga, provocato la guerra di Troia). Insomma, non è
ancora chiaramente delimitata la sfera dell’agire umano.
B. Qualche generazione più tardi di Eschilo, col trionfo del razionalismo,
l’uomo sarà unico responsabile dei suoi atti, non ci sarà più
posto per intromissioni divine.
CONSEGUENZA STORICA:
morte della tragedia classica
21. I Episodio (vv.263-354)
Mentre il Coro pronuncia le ultime parole,
Clitennestra giunge di nuovo sulla soglia del palazzo.
Il suo discorso è un capolavoro di ambiguità:
esprime gioia per la caduta di Troia
traccia un quadro drammatico della città conquistata.
La regina chiude sperando che l’esercito Acheo rispetti
almeno la santità dei templi, ma può anche svegliarsi il
male sofferto dai morti ed esigere vendetta del sangue
versato (quello dei morti troiani, ma anche quello di
Ifigenia)
22. COMMENTO
Clitemnestra afferma di parlare da donna, donna
ferita in quanto madre, donna a cui non importa
nulla della guerra e della ragion di stato e che non
potrà mai perdonare l’uccisione della figlia in
nome di questi presunti “valori maschili”.
Si augura infine che “il bene trionfi”.
Per il Coro si tratta del trionfo di Agamennone
Per Clitemnestra si tratta del SUO trionfo, una volta
realizzata la sua vendetta.
23. I Stasimo (vv.355 -502)
Uscita di scena la regina, il Coro inizia un gioioso
inno di ringraziamento agli dei e
commenta la colpa di Paride giustamente colpito
dagli dei;
rievoca la fuga di Elena, causa di tanti mali, e con
essa il dolore di Menelao.
Ma l’inno si chiude con parole di
preoccupazione per Agamennone: gli dei non
lasciano impunito chi è causa di tante morti.
24. COMMENTO
Iniziato con un ringraziamento per il trionfo del
signore di Argo, lo stasimo passa gradatamente
attraverso tutte le fasi dell’apprensione, fino
all’angoscia più profonda.
Se Paride è il punto di partenza di questo canto
corale, l’attenzione si sposta su Agamennone e su
un tema ricorrente di tutta la trilogia:
IL PERICOLO CHE SI ACCOMPAGNA ALLA
PROSPERITÀ.
25. II Episodio (vv. 502-680)
Entra in scena l’araldo Taltibio che, dopo aver salutato il
sorgere del sole in un’estasi di gioia, rievoca le vicende della
guerra, la gloria dell’esercito, ma anche il dolore e le
fatiche subite, le sorti dei compagni che non hanno
fatto ritorno. Taltibio definisce Agamennone fortunato
(eudaimon), non curandosi, l’araldo, di quanto ammoniva il
detto popolare: nessuno può ritenersi fortunato fino al momento
della morte.
Clitennestra ascolta in silenzio, mostra di partecipare alla gioia
dell’araldo, ma nello stesso tempo lo congeda, invitandolo a
sollecitare l’arrivo del marito, che lei vuole accogliere di persona.
Sollecitato dal Coro, prima di uscire di scena, Taltibio parla di Menelao
e racconta della tempesta orribile che ha disperso molti greci sulla via
del ritorno.
26. II Stasimo (vv. 681-809)
Rimasto solo, di nuovo e con sempre maggiore
insistenza, il Coro ritorna ai suoi pensieri
lugubri
ritorna lo spettro di Elena, della sua
bellezza maledetta, causa di tante
sciagure.
27. III Episodio (vv.783-974)
Agamennone giunge sul cocchio regale alla testa di una processione trionfale; seguito
da un altro cocchio in cui siede la schiava Cassandra.
Al saluto dei vecchi, il re risponde evocando uno dei temi fondamentali
dell’Orestea: LA GIUSTIZIA (il tema, già evocato dal Coro, si trasferisce ora
dall’orchestra alla scena, dai vecchi argivi ai protagonisti).
Agamennone ringrazia gi dei e si compiace della punizione fatta subire ai Troiani.
Clitennestra con ipocrite parole racconta le pene provate in lunghe veglie notturne, le
attese consumate nella speranza di scorgere il segnale della vittoria, le ansie per il figlio
Oreste…In un crescendo di adulazioni nei confronti del marito, Clitennestra ordina alle
ancelle di stendere tappeti purpurei sotto i piedi del suo signore e pronuncia
parole di straordinaria doppiezza che, nel celebrare Agamennone, alludono in realtà
al destino di morte che lo attende.
Con fredda formalità il re ascolta l’invito, e inizialmente respinge l’atto di omaggio.
Poi cede dinanzi alle insistenze della regina, ordina che gli siano sciolti i calzari e infine,
prima di fare ingresso nel palazzo, rivolge l’attenzione sulla prigioniera Cassandra,
chiedendo alla moglie di dare il benvenuto anche alla sua concubina.
Quando il re calca le sacre porpore, Clitemnestra pronuncia un altro discorso ricco di
immagini e suggestivo nel descrivere i pericoli dell’abbondanza.
28. III Stasimo (vv. 975- 1034)
Ora la scena è vuota, il tema dello
stasimo è la PAURA, che ha messo in
fuga la speranza, e si esprime nel
linguaggio di una profezia:
nonostante il felice ritorno del suo re, il
Coro è agitato sempre più da pensieri di
imminente catastrofe.
29. IV Episodio (vv.1035-1330)
Clitennestra riappare sulla scena e “invita” Cassandra ad
entrare, poi, non volendo intrattenersi con una schiava -
così dice - esce nuovamente di scena.
Cassandra è assorta nei suoi pensieri; la profetessa
conosce già il destino che la attende
Invoca Apollo
poi nel delirante empito della profezia, vede il delitto che si
sta tramando nella casa,
ode le Erinni ululare di gioia e le vede danzare sul
tetto e infine, con acuto dolore,
piange sulla propria morte e sulla fine della casa di
Priamo. Quando esce dallo stato di ipnosi
Cassandra interpreta il canto delle Erinni, le furie
vendicatrici: è il delitto di Atreo, padre di Agamennone, che con
l’inganno aveva imbandito al fratello Tieste un banchetto con le carni
dei suoi figli.
30. Continua…
Cassandra ricade in trance, vede i figli di Tieste che le
appaiono davanti agli occhi: è questo il delitto di
cui Egisto (il figlio sopravvissuto di
Tieste) vuole si sconti la pena.
Poi la profetessa annuncia ai vecchi Argivi:
l’imminente morte di Agamennone,
la propria identica sorte,
presagisce il ritorno a casa dell’esule, di Oreste
vendicatore
getta infine a terra le bende e il bastone profetico,
saluta per l’ultima volta la luce del sole
31. COMMENTO
Le ultime parole di CASSANDRA sono un
appassionato lamento per il proprio destino e
per quello di Agamennone,
lei prigioniera lui conquistatore,
lei schiava lui re
accomunati dalla stessa morte.
32. Commento
1. Il discorso di Cassandra, insieme ai primi
due lunghi canti corali, fa luce sulle violenze
perpetrate nelle casa degli Atridi, illumina i
nessi di causa ed effetto che presiedono a questa
catena di delitti efferati
2. Il delitto compiuto da Clitennestra appare in
rapporto con il passato e con il futuro
3. la tragedia è giunta al momento massimo
di tensione drammatica.
33. Intermezzo corale (vv.1331-1342)
Esodo (vv.1343-1673)
Intermezzo corale con la sua brevità, crea un effetto di
accelerazione del tempo, man mano che ci si approssima alla crisi.
Al termine del canto, quando i vecchi argivi si accostano alla reggia, si è
già creata la sensazione che al loro entrare nel palazzo si troveranno di
fronte al terribile spettacolo.
Esodo
Si odono urla dall’interno della reggia.
Le porte della scena si spalancano, offrendo la visione dei cadaveri
di Agamennone e Cassandra stesi sulle porpore chiazzate di sangue,
mentre Clitennestra è in piedi accanto a loro.
Con voce esultante la donna si fa messaggera in prima persona del
delitto perpetrato, dando finalmente libero sfogo al suo rancore.
L’orrore dei vecchi si trasforma progressivamente in dolore.
34. Commento
Ora il personaggio di Clitennestra ci appare in
piena luce. Nel corso di dieci anni l’amore per la
primogenita Ifigenia si è trasformato in odio per
l’uomo che l’ha sacrificata.
Alla gelosia che le suscitava Cassandra e agli amori
illeciti con Egisto fa solo un rapido accenno.
La morte di Ifigenia campeggia con tutta la sua
spietatezza e fa di Clitennestra un demone
vendicatore.
Lei non teme nulla: ciò che ha compiuto è un atto
di giustizia.
35. Il Coro piange ora la misera sorte del suo re e annuncia nuove vicende
di vendetta e di sangue. Questo canto corale che chiude l’Agamennone,
introduce la seconda tragedia della trilogia, le Coefore.
Ultimo a entrare in scena è Egisto: per lui la morte
di Agamennone è la vendetta della macabra cena di Tieste, suo
padre.
Se Clitennestra ha una forza di carattere e di propositi
veramente “maschile” (sin dall’inizio della tragedia il suo è definito un cuore
virile), Egisto è l’opposto, è colui che ha tramato nell’ombra la strage
senza aver avuto il coraggio di portarla ad effetto.
Per questo il Coro gli si rivolta contro, lo minaccia, sta per
aggredirlo.
Ancora una volta interviene Clitennestra, esortando i vecchi argivi
ad entrare nelle proprie case: da questo momento in poi -
afferma – sarà lei a regnare su Argo insieme ad Egisto.
36. OGGETTI-SIMBOLO
La tragedia si chiude lasciando nella mente del lettore-
spettatore una sequenza di immagini,
simbolo del delitto
la rete da caccia con cui Clitennestra ha avvolto il re prima
di ucciderlo,
la bipenne assassina,
i tappeti di porpora,
le due aquile che agguantano la lepre gravida.
Altre immagini minori di straordinaria suggestione:
il sole e la luna, le stelle e le nevi dell’inverno, il mare con le
sue inesauribili ricchezze, il grano che germoglia, l’uva che
matura, il raccolto e la vendemmia, le fiaccole che risplendono
nell’oscurità e si affievoliscono all’alba.
37. CONCLUSIONI
La trilogia traccia il passaggio dalla
società arcaica permeata da un
senso di religiosità oscura e
violenta ad una società moderna,
dove le Eumenidi garantiscono la
Giustizia esercitata dal
tribunale dell’Areopago.
38. RIASSUMENDO
Almeno due punti fondamentali:
1. Il concetto del dolore come base di conoscenza
(pathei mathos)
2. la celebrazione dello Stato, la polis come la
istituzione detentrice della amministrazione formale
e istituzionale della Giustizia, di Dike, "venerabile,
inflessibile..presidio del paese", vv.704) e che
permette di distinguere la guerra giusta per il bene
della collettività (come quella per impadronirsi delle
miniere d’oro del Pangeo in Tracia), da quella
ingiusta
39. Altro elemento da non trascurare elemento:
quello di considerare le discordie civili connesse con
la smania di accumulare di ricchezza e la sua
esibizione smodata nella società.
Nell’Agamennone si dice: "Di un benessere troppo florido
insaziabile è il limite: un male da vicino incombe, e la facile
fortuna di un uomo urta uno scoglio invisibile. Gettando via il
peso della ricchezza con un lancio misurato, non andrebbe a
fondo la casa di abbondanza troppo piena, nè la barca il mare
inghiottirebbe”.
Già prima era scritto:"Preferisco una prosperità che non
provochi invidia" (v.471).
C’è un delirio di onnipotenza nella accumulazione sfrenata di
ricchezza, che è anch’essa hybris, tracotanza, che gli dei
puniscono e che portano la discordia.
40. Temi di base delle tragedie
1. Le tragedie assumono i miti - l’affermazione di un dio che
attraverso la violenza impone un ordine, un’armonia
cosmica-, trasponendo le vicende divine in umane e
ponendo queste ultime al centro del testo.
2. Il dio, depositario di ordine e giustizia, si identifica con la
figura di un re o di un organismo rappresentativo come la
polis, garante di ORDINE E GIUSTIZIA attraverso la
LEGGE.
Questo trasferimento avviene tramite figure intermedie che
portano bene e male, tecniche di progresso e mali
individuali e collettivi.
41. Continua…Temi di base delle tragedie
3. I mali peggiori sono la GUERRA E LA VIOLENZA PRIVATA
cui si oppone Dike (la Giustizia).
Si veda la catena inarrestabile di violenze che stanno a monte e a
valle della guerra di Troia (Agamennone sacrifica la figlia
Ifigenia, Clitennestra ed Egisto al ritorno dalla guerra uccidono
Agamennone, il figlio Oreste uccide Egisto e Clitennestra; le
Erinni perseguitano Oreste, fin quando Atena chiude la catena
con la istituzione dell’Areopago, ente superiore e collettivo
contro chi per fare giustizia da sè pratica la vendetta.)
Il rimedio definitivo è il Trionfo di Dike, che "solo a chi ha
sofferto concede pazienza"(vv.250) ed è venerabile, inflessibile…
presidio del paese (v.704), dove trova posto anche la guerra
"giusta".
4. Il popolo che assiste alla esteriorizzazione della violenza ne
prende coscienza e distanza (CATARSI), dall’altro impara i
valori e le norme, i riferimenti etico-politico della comunità
della polis.