Corso di digitalizzazione e reti per segretario amministrativo
Inferno1
1. INFERNO:CANTO I
La selva;La”Piaggia diserta”;Il Colle
Ora:Notte e mattino del 25 marzo(o dell’8 Aprile)1300
PERSONAGGI: VIRGILIO
VIRGILIO
È il più grande poeta dell'antica Roma (70-19 a.C.), nato da una
famiglia di piccoli proprietari terrieri ad Andes (oggi Pietole), nei pressi
di Mantova. Ricevette un'accurata educazione grammaticale e si
accostò alla filososia epicurea, frequentando una scuola a Napoli. Nel
42 a.C. i triumviri Ottaviano (il futuro imperatore Augusto) e Antonio
emanarono un decreto per espropriare alcune terre con cui
ricompensare i veterani che avevano combattuto a Filippi contro i
cesaricidi Bruto e Cassio, provvedimento che colpì anche Virgilio; riuscì
pare a conservare i possedimenti grazie all'intervento di un personaggio
potente, forse Asinio Pollione o Ottaviano stesso. Dopo il successo
delle Bucoliche, dieci poemetti di tema pastorale pubblicati nel 39 a.C.,
fu introdotto nella cerchia di Mecenate e aderì al progetto augusteo di
restaurazione della pace e della moralità italica, componendo tra 39 e
30 a.C. le Georgiche (poemetto didascalico di argomento agricolo) e
dedicandosi poi all'Eneide, il poema epico che narrava la fuga di Enea
da Troia e la fondazione da parte dell'eroe della città di Lavinio, nel
Lazio. L'opera venne realizzata nel 29-19 a.C. ma non poté essere
rifinita in ogni sua parte, in quanto l'autore morì nel 19 a.C. di ritorno da
un viaggio in Grecia; nonostante Virgilio avesse raccomandato di
bruciarla, gli amici la pubblicarono per volontà di Augusto e
l'Eneide divenne il principale poema epico della latinità, consiserata
tutt'oggi una delle opere principali della letteratura occidentale. La fama
di Virgilio nel Medioevo fu grandissima, diventando ben presto maestro
di stile e di poesia e venendo considerato anche un modello di
sapienza filosofica, addirittura profeta inconsapevole delle verità
cristiane (ciò soprattutto grazie all'EglogaIV, interpretata erroneamente
come preannuncio della nascita di Cristo).
2. • Virgilio compare nel Canto I dell‘ Inferno, quando soccorre
Dante dalle tre fiere nella Selva e da lì lo conduce nel viaggio
attraverso due dei tre regni dell'Oltretomba (Inferno e
Purgatorio).Il poeta latino è allegoria della ragione naturale dei
filosofi pagani, in grado di condurre l'uomo alla felicità terrena
e al pieno possesso delle quattro virtù cardinali (prudenza,
fortezza, temperanza e giustizia): infatti il Virgilio dantesco
guida il discepolo sino al Paradiso terrestre , in cima al monte
del Purgatorio, dove il suo posto è preso da Beatrice ,
allegoria della grazia divina e della teologia rivelata.
Secondo Dante ,Virgilio dopo la morte è finito nel Limbo il I
cerchio dell'Inferno dove risiedono le anime dei morti non
battezzati e degli uomini virtuosi vissuti prima di Cristo. Qui il
poeta latino riceve la visita di Beatrice, che lo prega di
soccorrere Dante smarritosi nella selva (., , 52-120).
Virgilio è definito da Dante suo maestro e modello e ciò è
coerente col culto della poesia virgiliana largamente presente
nella cultura del Medioevo latino.
Oltre a ciò Virgilio aveva fama anche di essere un saggio e
sapiente filosofo, il che spiega perché Dante scelga proprio lui
come sua guida per i due terzi del viaggio allegorico.
Si rivolge quasi sempre a Virgilio con gli appellativi
maestro,duca (cioè «guida») e tra i due si crea nel corso delle
prime due Cantiche un rapporto assai stretto, non solo di
maestro-discepolo ma addirittura di padre-figlio. Ciò è evidente
soprattutto quando Virgilio scompare all'apparire di Beatrice ed
è definito da Dante , prima che il discepolo scoppi in un pianto
dirotto per la sua dipartita.
3. CANTO II
Fuori dalla Selva;alle pendici del colle. Ora: Sera del 25 Marzo
ALLEGORIE: 1) Maria Vergine,la grazia preveniente
2)Lucia,la grazia illuminante
3)Beatrice,”lumen gratiae”,teologia o scienza delle
cose divine
PERSONAGGI: Virgilio – Beatrice
• Beatrice è in realtà Bice, figlia di Folco Portinari, nata a
Firenze nel 1266 e che a diciannove anni sposò
Simone dei Bardi, morendo ventiquattrenne nel 1290.
Nella Vita Nuova Dante racconta di averla conosciuta
per la prima volta quando entrambi avevano nove anni e
di averla poi rivista a diciotto anni, incontro dal quale era
nato il suo amore per lei. Beatrice non è altro che un
senhal , ovvero un nome fittizio (secondo la tradizione
della lirica provenzale) che significa letteralmente
«colei che rende beati». Beatrice è protagonista di
molte delle prime poesie stilnoviste di dante poi raccolte
nella Vita Nuova e nelle Rime. Nel «libello» giovanile la
donna non è solo la donna-angelo dello Stilnovo, ma è
già raffigurazione di Cristo e sembra anticipare il valore
allegorico che avrà nel poema, ovvero quello della
grazia divina e della teologia rivelata che sola può
condurre l'uomo alla salvezza eterna e al possesso
delle tre virtù teologali (fede, speranza, carità).
4. CANTO III
ANTINFERNO-IGNAVI
Ora: Sera del 25 marzo(o dell’8 Aprile)1300
PERSONAGGI: Celestino V -Caronte
CELESTINO V
• Pier da Morrone (1210-1296), eremita che il 5 luglio
1294 fu eletto papa col nome di Celestino V dal
conclave riunito a Perugia. Dopo qualche esitazione
iniziale accettò, venendo poi consacrato vescovo
dell'Aquila. In seguito rinunciò alla tiara, soprattutto per
le pressioni subìte ad opera del card. Caetani, che gli
succedette il 24 dic. 1294 col nome di Bonifacio VIII .
Celestino fu da lui rinchiuso nel castello di Fumone,
dove morì nel maggio 1296.Dante lo pone con ogni
probabilità tra gli ignavi dell’Antinferno, indicandolo
come colui/che fece per viltade il gran rifiuto(INF IIIcolui/che fece per viltade il gran rifiuto(INF III,
59-60; non sono mancate altre identificazioni, tra cui
Pilato, Esaù, Giuliano l'Apostata). Dante gli
rimproverava di aver favorito con la rinuncia alla
dignità pontificia l'ascesa al Papato dell'odiato
Bonifacio VIII, artefice con le sue trame della vittoria
dei Neri a Firenze e dell'esilio politico di Dante.
5. CANTO III
ANTINFERNO-IGNAVI
CARONTECARONTE
Personaggio della mitologia classica, figlio dell'Erebo e della notte,
traghettatore delle anime dei morti al di là del fiume dell'Ade Acheronte.
Virgilio lo descrive nel libro VI dell‘Eneide, durante la discesa agli Inferi di
Enea: è un vecchio dall'aspetto squallido, che fa salire sulla sua barca le
anime dei defunti ma lascia sulla riva gli insepolti, come Palinuro. Il Caronte
virgiliano si oppone al passaggio di Enea, ma la Sibilla che gli fa da guida lo
convince mostrandogli il ramo d'oro da offrire a Proserpina , la regina degli
Inferi moglie di Plutone.
Caronte compare in Inf.III, 82-111, dove Dante si rifà stettamente
all'episodio dell' Eneide accentuando i tratti demoniaci del traghettatore e
facendone uno strumento della giustizia divina. Inoltre il Caronte dantesco
traghetta solo le anime dannate, mentre diverso trattamento è riservato alle
anime salve destinate in Purgatorio (esse sono trasportate da un angelo
nocchiero che le raccoglie alla foce del Tevere, su un lieve legno che lo
stesso Caronte dice dovrà trasportare lo stesso Dante, predicendogli di fatto
la salvezza). Il Caronte di Dante è un vecchio coperto di barba bianca, con
gli occhi circondati da fiamme, che minaccia severi castighi ai dannati e li fa
salire sulla sua barca, battendo col remo le anime che si adagiano sul fondo
(forse per stiparne il maggior numero possibile). Anch'egli si oppone al
passaggio di Dante, ma è zittito da Virgilio con una formula identica a quella
usata poi con Minosse e analoga a quella usata con Pluto .
La demonizzazione di Caronte rientra nell'uso tipicamente medievale di
reinterpretare in chiave cristiana le divinità pagane, per cui quelle degli Inferi
diventavano altrettante figure diaboliche, in qualche caso con notevoli
trasformazioni.
6. CANTO IV
Primo Cerchio o Limbo;Anime Virtuose,ma non battezzate,”Gli spiriti magni”
Ora: Sera del 25 marzo(o dell’8 Aprile)1300
PERSONAGGI: Omero – Orazio – Ovidio – Lucano e altre ombre di
magnanimi
OMEROOMERO
È il leggendario autore di Iliade e Odissea , i due massimi
poemi epici della letteratura greca. La sua esistenza era
ritenuta certa nel Medioevo, benché il testo delle opere a lui
attribuite non fosse noto (l'Occidente ignorava il greco);
esistevano tuttavia traduzioni latine e rimaneggiamenti tardi,
che proponevano varianti di molti episodi, come quello
relativo alla morte di Ulisse.
Dante lo introduce nel Canto IV dell’Inferno tra gli «spiriti
magni » del Limbo accanto ad altri tre poeti (Orazio, Ovidio e
Lucano). Lo rappresenta con una spada in mano, simbolo
della sua superiorirà sugli altri e anche del fatto che egli era
poeta delle armi.Omero è l’unico dei quattro a
parlare,rendendo omaggio a Virgilio che torna nel Limbo;
Dante è ammesso nella cerchia dei poeti, si trattiene con loro
a parlare e li accompagna al nobile castello dove sono
mostrati gli altri «spiriti magni».
7. CANTO IV
Primo Cerchio o Limbo;Anime Virtuose,ma non battezzate,”Gli spiriti magni”
Ora: Sera del 25 marzo(o dell’8 Aprile)1300
QUINTO ORAZIO FLACCOQUINTO ORAZIO FLACCO
Poeta latino vissuto nell'età di (65-8 a.C.), nacque a Venosa (nell'attuale Basilicata) da un
liberto e fu educato a Roma , dove ebbe come maestro Orbilio; frequentò anche la scuola
epicurea di Filodemo, in Campania, che influenzò profondamente il suo pensiero e la sua
concezione di vita. Recatosi ad Atene per completare gli studi retorici, aderì agli ideali
repubblicani e anti-cesariani arruolandosi dopo la morte di Cesare nell'esercito di Bruto,
sconfitto nella battaglia di Filippi (42 a.C.). Rientrato in Italia grazie a un'amnistia ma
privato del podere di famiglia, fu costretto a lavorare come scriba quaestorius per
guadagnarsi da vivere. Conobbe poi l'affermato Virgilio, del quale divenne amico e che lo
presentò nel 38 a Mecenate: l'ingresso nel suo Circolo fu la svolta della sua carriera
letteraria, permettendo ad Orazio di diventare in breve il principale poeta della Roma
augustea
Dante lo include tra le anime del Limbo insieme ai poeti Omero,Ovidio e Lucano : i quattro
erano considerati nel Medioevo come i principali poeti dell'antichità dopo Virgilio, al di là
dei loro effettivi meriti, e l'ordine in cui sono presentati è indicativo probabilmente della
gerarchia d'importanza con cui venivano inclusi nel canone (Orazio viene subito dopo
Virgilio e Omero).
Orazio è definito satiro in riferimento ai Sermones (il titolo latino delle Satire) che è
probabilmente l'unica sua opera di cui Dante aveva una certa conoscenza, mentre è assai
dubbioso che lo ricordasse come autore anche delle Odi. I quattro si felicitano per il
momentaneo ritorno di Virgilio nel Limbo e accolgono nella loro bella scola Dante, che si
gloria di “essere sesto tra cotanto senno” ; è assai probabile che essi facciano parte
degli «spiriti magni» che albergano nel nobile castello visitato subito dopo, anche se di ciò
non vi è cenno esplicito nel poema. Nonostante l'importanza che ad Orazio veniva
attribuita nel Medioevo, e che è comunque di gran lunga inferiore al suo contemporaneo
Virgilio, scarsi sono i riferimenti alla sua poesia nella Commedia.
8. CANTO IV
Primo Cerchio o Limbo;Anime Virtuose,ma non battezzate,”Gli spiriti magni”
Ora: Sera del 25 marzo(o dell’8 Aprile)1300
OVIDIOOVIDIO
Poeta latino vissuto nell'età di Augusto (43 a.C. - 17 d.C.), nacque a Sulmona e
giunse giovanissimo a Roma , dove studiò retorica e si dedicò assai presto alla
poesia. Entrò in contatto con i principali autori del tempo (Orazio, Messalla
Corvino, Properzio) e frequentò la corte dell'imperatore, conducendo vita
brillante e contraendo vari matrimoni. Pubblicò un canzoniere di elegie in tre libri,
gli Amores, cui seguirono altre poesie di contenuto leggero e galante, come le
Heroides(raccolta di epistole in versi con cui le eroine del mito si rivolgono ai loro
uomini lontani) e l‘Ars Amatoria, in tre libri, in cui dà consigli agli uomini su come
conquistare le donne (nel III libro fa il contrario, forse a parziale scusante dei
primi due). Divenne in breve il poeta alla moda della Roma augustea di fine I
sec. a.C., grazie ai suoi versi spregiudicati e di argomento erotico; verso il 3 d.C.
iniziò la composizione delle sue opere più impegnate, ovvero i Fasti e
soprattutto le Metamorfosi , un poema di argomento mitologico in 15 libri che è
considerato il suo capolavoro. Nell'8 d.C. fu colpito da un duro provvedimento di
Augusto che lo relegava a Tomi, sul Mar Nero, per ragioni che non sono state
mai chiarite: il poeta stesso accenna in alcune sue opere a un carmen e ad un
error, cioè probabilmente fu allontanato per la sua poesia troppo licenziosa e,
forse, per il suo coinvolgimento in uno scandalo a corte riguardante Giulia, figlia
dell'imperatore (sul Mar Nero scrisse le Epistulae ex ponto e i Tristia,
rimanendovi sino alla morte in quanto neppure il successore di Augusto, Tiberio,
revocò il provvedimento). La fama fu assicurata ad Ovidio dalle Metamorfosi,
che ebbero uno straordinario successo soprattutto nei secc. XII-XIII e furono
oggetto di un intenso lavorio interpretativo in chiave cristiana, cosa comune
anche ad altri poeti latini come Virgilio e Stazio (un commento in antico
francese intitolato , risalente al XIV sec. e che sottoponeva il poema a questa
rilettura allegorica, ebbe un'amplissima diffusione nei decenni seguenti).
9. CANTO IV
Primo Cerchio o Limbo;Anime Virtuose,ma non battezzate,”Gli spiriti magni”
Ora: Sera del 25 marzo(o dell’8 Aprile)1300
LUCANOLUCANO
Poeta latino vissuto nell'età di Nerone (39-65 d.C.), nipote del filosofo Lucio Anneo
Seneca, nacque come lui a Córdoba in Spagna e fu portato ancora piccolo dai
genitori a Roma, dove ebbe la sua prima educazione e mostrò un ingegno
precocissimo. Studiò ad Atene e al suo rientro nella capitale fu accolto nella
cerchia degli amici dell'imperatore Nerone, del quale Lucano cantò le lodi in
occasione delle feste (60 d.C.) ottenendo l'incoronazione poetica. Poco dopo
pubblicò i primi tre libri della PharsaliaPharsalia (opera conosciuta anche col titolo BellumBellum
civilecivile ), poema epico sulla guerra tra Cesare e Pompeo che divenne una sorta di
manifesto politico antimperiale, per cui si consumò la rottura tra lui e Nerone. Nel
62 Lucano entrò a far parte della congiura dei Pisoni e quando nel 65 la trama
venne scoperta, Lucano venne arrestato e confessò, accusando tra l'altro anche
la madre. Ricevette l'ordine di suicidarsi e si tagliò le vene, declamando un
proprio brano poetico. La tragica fine gli impedì di portare a termine il poema, che
rimase incompiuto al X libro (è probabile che il numero dovesse essere di dodici,
in ossequio alla tradizione dell' rispetto alla quale l'opera presenta comunque
molte differenze): i primi sette libri raccontano le vicende della guerra fino alla
battaglia di Farsàlo, l'ottavo è sulla fine di Pompeo, gli ultimi due narrano le
imprese di in Africa. L'opera è una forte protesta libertaria contro l'assolutismo,
presenta uno stile enfatico e declamatorio, contiene varie incongruenze e
inesattezze che ne rendono talvolta difficile la lettura; nondimeno, Lucano e il suo
poema conobbero grande fama già nell'antichità e durante il Medioevo egli fu
considerato tra i principali poeti latini accanto a Virgilio, mentre la sua opera ebbe
una vasta trasmissione manoscritta.
10. CANTO V
Secondo cerchio: Lussuriosi
PERSONAGGI: Minosse - Semiramide - Didone – Cleopatra – Elena – Achille –
Paride- Tristano – Francesca da Rimini- Paolo Malatesta.
SemiramideSemiramide è in parte una figura leggendaria, anche se
da molti è stata accostata alla regina babilonese
Sammuramat (o Shammuramat), moglie del re assiro.
Di lei si disse che era sfrenata e lussuriosa: ne parlano
Giustino (martire cristiano del II secolo), Agostino di Ippona
e il suo discepolo Paolo Orosio dal quale attinse poi anche
Dante Alighieri. Le tradizioni sono diverse: per alcuni fece
legittimare l'incesto col proprio figlio, per altri fu scacciata e
uccisa dal figlio per sottrarle il potere, per altri ancora finì
suicida.
Erodoto (V secolo a.C.) e il sacerdote babilonese Berosso
(III secolo a.C.) ne parlano come grande sovrana, che
durante il suo regno conquistò la Media, l'Egitto e l'Etiopia,
e che realizzò grandi opere di pace come l'edificazione delle
mura e dei giardini pensili di Babilonia, una delle sette
meraviglie del mondo antico.
11. CANTO V
Secondo cerchio: Lussuriosi
PERSONAGGI: Minosse - Semiramide - Didone – Cleopatra – Elena – Achille –
Paride- Tristano – Francesca da Rimini- Paolo Malatesta
DidoneDidone, o Elissa, è una figura mitologica, regina fenicia fondatrice di Cartagine
e precedentemente regina di Tiro. Secondo la narrazione virgiliana si innamorò
di Enea quando il figlio di Anchise si rifugiò a Cartagine prima di trovare il Lazio.
Disperata per la partenza dell'eroe amato, Didone si uccise con la spada di
Enea.
Dante nella Divina Commedia colloca Didone nel Canto V dell'Inferno, in
compagnia dei celebri Paolo e Francesca, nella schiera degli spiriti lussuriosi. Nel
canto Dante non cita per nome Didone, ma la descrive mediante una perifrasi che
ne indica i peccati e il nome del marito (L'altra è colei che s'ancise amorosa, /E
ruppe fede al cener di Sicheo). Didone, infatti, legandosi a Enea si rese colpevole
del tradimento della memoria del marito morto Sicheo, e infine si tolse la vita una
volta che Enea l'abbandonò per continuare il viaggio indicatogli dagli dèi.[5]
Il topos letterario della donna abbandonata, di cui Didone fa parte, ha viaggiato
nella letteratura fino ad Ungaretti in età moderna. Dalla Medea di Euripide e
Apollonio Rodio (che ne descrive la giovinezza e l'ingenuità) fino all'Arianna di
Catullo del carme LXIV e alla Didone virgiliana e a quella ovidiana della VII
epistola, a tutti gli effetti più donna che regina.
12. CANTO V
Secondo cerchio: Lussuriosi
PERSONAGGI: Minosse - Semiramide - Didone – Cleopatra – Elena – Achille –
Paride- Tristano – Francesca da Rimini- Paolo Malatesta
CleopatraCleopatra (nata nel 70 a.C.) fu regina d’Egitto perché, secondo la
tradizione, aveva sposato il fratello Tolemeo XIII, ma si sentiva
soprattutto greca, in quanto erede del più grande e antico regno
ellenistico. Intelligente e colta, era detestata dalla casta dei
sacerdoti, che vedeva minacciato da lei il proprio ascendente sul
faraone dodicenne: fu allontanata dal trono, ma all’arrivo in Egitto
di Cesare (49 a.C.) ottenne che questi, con la forza delle armi, le
restituisse il potere.
Da quel momento ella strinse con Cesare un rapporto non solo
personale, ma anche politico, in quanto sperava di essere aiutata
nella realizzazione di un unico grande Stato, comprendente anche
Roma e i suoi territori, in cui i popoli orientali e quelli occidentali
godessero di uguali diritti.
Fu questa sua ambizione a renderla odiosa quando Cesare la
condusse con sé a Roma, oltre alle abitudini stravaganti che ella
aveva portato con sé: un serraglio, lussi senza limiti, pretese
scandalose.
Morto Cesare, Cleopatra fece ritorno in Egitto, dove ben presto
giunse, in qualità di governatore, Marco Antonio, che era stato il
miglior generale di Cesare e il suo difensore. I due, che si
sposarono ed ebbero tre figli, concepirono un progetto ardito:
creare in Oriente una monarchia universale che si opponesse a
Roma. Quando la sconfitta di Azio stroncò il loro disegno, Antonio
si trafisse con una spada; Cleopatra si fece mordere da un
serpente velenoso.
13. CANTO V
Secondo cerchio: Lussuriosi
PERSONAGGI: Minosse - Semiramide - Didone – Cleopatra – Elena – Achille –
Paride- Tristano – Francesca da Rimini- Paolo Malatesta
ElenaElena è una figura della mitologia greca assunta, nell'immaginario
europeo, a icona dell'eterno femminino. Proprio questa sua
caratteristica archetipica fa sì che, nell'immensa letteratura nata
attorno alla sua figura, Elena non venga mai considerata
responsabile dei danni e lutti provocati dalle contese nate per
appropriarsi della sua bellezza.
Sua madre Leda era sposata con Tindaro. Un giorno Leda venne
rapita da Zeus camuffato da cigno. Da una contemporanea
unione con Zeus e col marito nacquero Polluce ed Elena, figli di
Zeus, Castore, Clitennestra e Filonoe, figli di Tindaro.
Il mito narra anche che fosse figlia d'Oceano o di Afrodite.
La versione più suggestiva della sua nascita però racconta che
essa fosse venuta al mondo dall'unione tra la dea Nemesi e Zeus,
il quale la inseguì per quasi tutto il globo per ottenerla, sotto forma
di vari tipi di animali. Quando fu in età da marito, tutti i capi Greci
pretesero la sua mano. Siccome la loro rivalità rischiava di
generare un conflitto, su suggerimento di Ulisse, Tindaro sacrificò
un cavallo sulla cui pelle fece salire i pretendenti per farli giurare
che chiunque fosse stato il fortunato sposo, tutti avrebbero dovuto
accorrere in suo aiuto nel caso qualcuno avesse tentato di rapirgli
la sposa. Quando era ormai moglie di Menelao, Elena venne
rapita dal principe troiano Paride e il patto di solidarietà stipulato
tra i pretendenti alla sua mano spinse gli stessi, con a capo
Agamennone, a dichiarare guerra a Troia.
14. CANTO V
Secondo cerchio: Lussuriosi
PERSONAGGI: Minosse - Semiramide - Didone – Cleopatra – Elena – Achille –
Paride- Tristano – Francesca da Rimini- Paolo Malatesta
Achille soprannominato piè veloce o piè rapido, è
un eroe della mitologia greca, eroe leggendario
della guerra di Troia e protagonista dell'Iliade.
Il mito di Achille è tra i più ricchi e antichi della
mitologia greca: oltre all'Iliade, altre leggende
hanno fatto proprio tale personaggio e si sono
sforzate di completare il racconto della sua vita,
inventando episodi che supplissero alle lacune dei
poemi omerici.
Via via si è venuto a formare un ciclo di Achille
ricco di versioni spesso divergenti, che hanno
ispirato i poeti tragici ed epici dell'antichità, fino
all'epoca romana.
15. CANTO V
Secondo cerchio: Lussuriosi
PERSONAGGI: Minosse - Semiramide - Didone – Cleopatra – Elena – Achille –
Paride- Tristano – Francesca da Rimini- Paolo Malatesta
PAOLO MALATESTA e FRANCESCA daPAOLO MALATESTA e FRANCESCA da
RIMINIRIMINI
Sono i protagonisti del Canto V dell‘ Inferno , posti fra i Lussuriosi del
II cerchio . Francesca era figlia di Guido il Vecchio da Polenta,
signore di Ravenna, che dopo il 1275 aveva sposato Gianciotto
Malatesta, il figlio deforme del signore di Rimini. Paolo era il fratello
di Gianciotto e fu capitano del popolo a Firenze nel 1282-83.
Secondo il racconto di Dante, di cui però non c'è traccia nelle
cronache del tempo, Francesca ebbe una relazione adulterina col
cognato Paolo e i due, sorpresi dal marito di lei, furono entrambi
trucidati.
Nell’episodio infernale è Francesca la sola a parlare mentre Paolo
tace e piange alla fine del racconto della donna. .Le due anime
volano affiancate nella bufera infernale che trascinai lussuriosi e
Dante chiede a Virgilio il permesso di parlare con loro;Francesca
dapprima si presenta e ricorda l’assassinio subito ad opera del
marito,poi su richiesta di Dante spiega la causa del loro peccato,
ovvero la lettura del romanzo “Lancillotto e Ginevra” che li spinse a
intrecciare una relazione amorosa.
Attraverso il suo personaggio Dante compie una parziale
ritrattazione della sua precedente produzione poetica (stilnovistica e,
soprattutto, delle petrose ), che avendo l'amore come argomento
poteva spingere il lettore a mettere in pratica gli esempi letterari e
cadere nel peccato di lussuria. Francesca è il primo dannato che
pronuncia un discorso nell‘inferno dantesco, mentre Guido
Guinizzelli (citato indirettamente dalla donna) e il trovatore
provenzale Arnaut Daniel saranno gli ultimi penitenti a dialogare con
Dante nel Purgatorio, colpevoli anche loro di lussuria e produttori di
quella letteratura amorosa di cui Francesca era stata appassionata
lettrice.
16. CANTO VI
Terzo cerchio: GOLOSI
PERSONAGGI: Cerbero – Ciacco- Pluto
CIACCOCIACCO
E’ uno dei golosi del dell'Inferno, introdotto da Dante nel
Canto VI della I Cantica. Poco sappiamo di lui, a parte le
notizie fornite da Dante e da Boccaccio nel Decameron (IX,
8), dove lo definisce un «uomo ghiottissimo quanto alcun
altro fosse giammai... per altro assai costumato e tutto pieno
di belli e piacevoli motti». Il nome poteva forse essere un
soprannome spregiativo col senso di «porco», ma potrebbe
essere anche un nome proprio. Probabilmente era un
parassita che veniva invitato ai banchetti per allietare i
commensali, quindi doveva essere ben noto ai lettori
contemporanei della Commedia .
Ciacco riconosce Dante come fiorentino e gli chiede se lo
riconosce, cosa impossibile dato il suo aspetto stravolto. Poi
si presenta e Dante gli pone tre domande sul destino politico
di Firenze: cosa succederà alle fazioni in lotta, se vi sono
cittadini giusti, quali sono le cause della discordia. Ciacco
risponde profetizzando la vittoria dei Neri, dicendo che i
giusti sono pochissimi e indicando le cause delle divisioni in
superbia, invidia e avarizia.