1. • La relazione d’aiuto
- Ogni relazione di aiuto presuppone due individui di cui uno in difficoltà, in
condizioni di sofferenza o bisogno, che si rivolge ad un altro ritenuto in
grado di portare aiuto al soddisfacimento dei propri bisogni. Si instaura
solo se gli attori dell’interazione hanno capacità e volontà di relazionarsi
per dare e ricevere.
- Si tratta di una relazione asimmetrica, sbilanciata, con ruoli complementari.
- Scopo di ogni relazione d’aiuto è stimolare l’espressione delle potenzialità
e delle capacità che ancora il malato possiede e che possono indirizzarlo
verso una maggiore autonomia.
- L'accoglimento della richiesta diretta o indiretta di presa in carico passa
quindi attraverso la delega, parziale o totale, ad affrontare una malattia o
comunque un disagio.
- La presa in carico richiede sempre il riconoscimento della delega,
l'accettazione e la successiva restituzione attraverso la condivisione della
gestione del disagio.
- la presa in carico è un processo che deve tendere ad autolimitarsi e
ad estinguersi come tale, per dissolversi nella autonomia reciproca e nella
gestione solidale dei problemi.
2. • L’operatore non deve solo utilizzare le sue competenze tecnico/operative,
ma anche occuparsi della relazione: è la differenza tra curare (agire
tecnico) e prendersi cura (evoluzione del rapporto tra operatore e assistito,
atteggiamento empatico e di ascolto attivo)
• Il contesto è fortemente emozionale: la relazione d’aiuto si basa sulle
emozioni ed è necessario imparare a riconoscere e affrontare non solo le
emozioni dell’assistito ma anche le proprie.
• La relazione d’aiuto deve mirare ad innescare un circuito in cui l’operatore
diventi un punto di riferimento emozionale del malato.
3. STRESS (“sforzo, fatica”)
Reazione emozionale e fisiologica intensa che può manifestarsi quando una
persona è sottoposta dall’ambiente a pressioni che richiedono un cambiamento.
Non necessariamente cambiamenti spiacevoli, ma comunque eventi che
richiedono un adattamento, la creazione di un nuovo equilibrio. La
manifestazione dello stress è tuttavia legata al tipo di risposta soggettiva e
individuale di chi affronta l’evento potenzialmente stressante.
-Folkman e Lazarus 1980
-Modello Stress and Coping: lo stress non è né uno stimolo né una risposta, ma
un insieme di processi che comportano interazioni e adattamenti tra persona e
ambiente. La persona influenza l’impatto degli eventi stressanti (stressors)
mediante le proprie strategie emotive, cognitive e comportamentali.
- Ciò significa che vi è stress quando ci si rende conto di una discrepanza tra le
richieste poste dalla situazione e le risorse che si ritiene di avere a disposizione
per farvi fronte. Dunque non è l’ampiezza delle richieste a determinare il grado
di stress, quanto le differenze nelle modalità e abilità di coping (di affrontare la
situazione).
4. -Holmes e Rahe 1967
-Social Readjustment Rating Scale. Prima scala elaborata per
misurare il numero e l’intensità degli eventi stressanti sperimentati. I
due ricercatori chiesero di valutare il grado di riaggiustamento
sociale richiesto da 43 eventi scelti.
-La scala di life events (eventi di vita) probabilmente più conosciuta
e di più largo impiego è l’Interview for Recent Life Events - IRLE di
Paykel e collaboratori (1971), che può essere considerata come una
radicale revisione della SRRS, i cui item sono stati portati a 61. La
scala di Paykel prende in considerazione gli ultimi sei mesi e
suddivide gli eventi in 10 categorie (lavoro, educazione, problemi
economici, salute, lutto, emigrazione, vita sentimentale, problemi
legali, relazioni familiari ed area coniugale)
5.
6. • STRESS E SISTEMA IMMUNITARIO
- Svariati studi dimostrano che quando una persona si trova sotto stress, la
funzionalità del sistema immunitario è danneggiata: ciò rende la persona più
esposta alle malattie.
Jemmott et al, 1983
In periodi di forte stress accademico diminuisce significativamente la
produzione di Immunoglobulina A, anticorpo che difende dalle infezioni
respiratorie; più malattie respiratorie in periodo di esami.
Schleifer et al, 1979
Studio su uomini con mogli decedute per tumore alla mammella. Nei due mesi
successivi alla morte della moglie, i globuli bianchi (linfociti T) presenti nel
sangue di questi uomini erano meno reattivi ad una sostanza di attivazione.
Questo rendeva più vulnerabili alle infezioni esterne e alle malattie, con una
persistenza fino ad un anno della bassa reattività immunologica .
L’indebolimento del sistema immunitario provocato dallo stress può aiutare a
spiegare perché lo stress è spesso precondizione di allergie, mononucleosi,
ripetute manifestazioni di herpes symplex, etc..
7. • Rosenman et al 1975, Brandt et al 1976, Glass 1977
Comportamento di tipo A: soggetti impazienti, aggressivi, competitivi, pervasi
da senso di urgenza. Rischio di malattia coronarica doppio rispetto a
individui con comportamento di tipo B (più rilassati e liberi da tensioni).
Le comparazioni fisiologiche mostrano che individui con comportamenti di
tipo A se sottoposti a stress hanno un aumento eccessivo della pressione
sanguigna. Inoltre, davanti a situazioni stressanti il tipo A lotta senza
tregua per controllare le circostanze difficili.
Queste risposte autodistruttive possono essere modificate:
Friedman e Ulmer, 1984
Uomini che avevano subito un attacco cardiaco venivano addestrati a rilassarsi
e ad attuare comportamenti incompatibili con quelli di tipo A: il rischio di
un ulteriore attacco nei tre anni successivi fu dimezzato rispetto al gruppo
di controllo (a uomini nelle stesse condizioni che non avevano ricevuto
l’addestramento comportamentale al rilassamento)
8. • LA CONSEGUENZE FISIOLOGICHE DELLO STRESS
Cannon negli anni venti osservò e descrisse come gli esseri umani e gli
animali reagiscono alle minacce esterne. L’organismo utilizza dei
meccanismi preparatori definiti FIGHT OR FLIGHT (lottare o scappare),
che fisiologicamente corrispondono ad una attivazione del sistema nervoso
autonomo, con conseguenti accelerazione della respirazione e della
frequenza cardiaca, restrizione dei vasi sanguigni, aumento della pressione
sanguigna, dilatazione pupillare e sudorazione.
Selye (1956)
Sindrome d’adattamento generale: risposta a tre stadi
1) Reazione d’allarme: attivazione del sistema nervoso autonomo, in
particolare del simpatico, da parte della corteccia surrenale che secerne
adrenalina e noradrenalina, aumentando il metabolismo e dando origine a
tutti i cambiamenti fisici descritti da Cannon.
2) Stadio di resistenza: le risposte fisiologiche si placano, tutto torna
apparentemente nella normalità: ma in realtà l’organismo sta consumando
risorse emotive e fisiche nello sforzo di resistere allo stress.
3) Esaurimento: se la condizione di stress permane troppo a lungo o
sopravviene un nuovo fattore di stress, l’organismo può avere un crollo e le
sue risorse possono diventare pericolosamente basse; possono risultarne
danni dei tessuti e malattie anche gravi.
9. • MALATTIE PSICOSOMATICHE: Si può intendere come
somatizzazione quel processo patogenetico attraverso il quale eventi che
accadono nell'ambito della psiche, dei vissuti e delle emozioni provocano
modificazioni patologiche sia funzionali sia organiche che si esprimono
nel corpo e col corpo.
• sono vere e proprie malattie organiche, anche con segni di lesione, cui si
può riconoscere, almeno in parte, una genesi psicologica (legata
all’esposizione a uno stato di stress). Es. ulcera gastrica e duodenale,
emicrania, eczema, ipertensione, asma, cefalea muscolo tensiva, etc..
• Secondo la teoria della combinazione diatesi-stress (Sternbach 1966,
Schwartz 1977, Gannon 1981), per produrre le malattie psicosomatiche
occorre sia una diatesi (ovvero una predisposizione biologica), sia lo
stressor. La malattia psicosomatica sceglierebbe come bersaglio l’organo o
il sistema più debole in quell’organismo (es. un individuo che ha i polmoni
indeboliti dal fumo se sottoposto a stress può sviluppare un’asma).
• Altri studiosi suggeriscono che le malattie si manifestano nel sistema
maggiormente coinvolto nella risposta di stress; non si tratterebbe della
debolezza specifica di un sistema, ma ad una iperreattività allo stress, con
un’iperattivazione delle sue risposte fisiologiche (es. sotto stress un
individuo ha un eccessivo battito cardiaco, un altro produce un eccesso di
secrezioni acide nello stomaco, etc..).
10. ALESSITIMIA (a-lexis- thymos, incapacità di leggere l’emozione)
Termine coniato da P. Sifneos (1963) per indicare pazienti con incapacità
di descrivere verbalmente le proprie emozioni.
“Dà parole al dolore: la pena che non parla sussurra al cuore affranto e gli
ordina di spezzarsi.”- W. Shakespeare, Macbeth, IV, 3
• Nel soggetto psicosomatico si riscontra spesso alessitimia, ovvero una
ridotta capacità di elaborazione ed espressione delle emozioni attraverso il
pensiero ed il linguaggio.
Caratteristiche dei soggetti alessitimici:
- difficoltà a riconoscere e descrivere i propri sentimenti anche quando sono
evidenti come manifestazioni comportamentali dell’emozione stessa.
- Scarsità di fantasia, difficoltà nel distinguere il sentimento dalla
componente corporea dell’emozione
- Iperadattamento alla realtà esterna e poca attenzione al proprio mondo
interno
- Difetto nel riconoscere emozioni altrui (scarse capacità empatiche)-Sono
ben adattati socialmente, ma difficilmente hanno relazioni profonde e
durature.
Alessitimia primaria: tratto di personalità
Alessitimia secondaria: si evidenzia in seguito a malattie somatiche
croniche, come anche in pazienti dializzati o trapiantati.
11. • Le ulcere
L’organismo reagisce allo stress secernendo alcuni ormoni che aumentano
nello stomaco la secrezione di succhi acidi digestivi e l’irrorazione
sanguigna; ne conseguono una dilatazione del rivestimento mucoso dello
stomaco e un eccesso di acido gastrico nell’intero sistema
gastrointestinale. Se rimane a contatto a lungo con questi acidi, il
rivestimento mucoso si deteriora e si manifestano ulcerazioni dello
stomaco (ulcere gastriche), o nell’intestino tenue (ulcere duodenali).
Brady, Porter et. al., 1958
Due scimmie addestrate a evitare una scossa erano poste in una situazione in
cui solo una di loro (la scimmia executive, da “dirigente d’azienda”)
poteva interrompere la scossa ricevuta da entrambe dopo un segnale di
avvertimento. La scimmia executive per evitare la scossa doveva
abbassare una leva almeno ogni venti secondi.All’autopsia, vennero
rilevate solo nella scimmia executive ulcere gastriche e duodenali. Un
basso controllo sulla situazione (in questo caso sulla punizione) e un alto
numero di risposte richieste per controllarla è un buon predittore delle
ulcere gravi.
12. • Il controllo sulla situazione stressante è fattore protettivo.
Tre tipi di controllo:
1) C. comportamentale. Azione che ci permette di moderare o eliminare
uno stimolo o un evento disturbante.
2) C. informazionale. Informazione che ci mette in grado di anticipare ed
essere pronti per un’esperienza, o che ci spiega cause e esiti di
un’esperienza stressante. (es. informazioni e comunicazioni fornite dal
medico o dall’operatore sanitario durante un esame clinico)
3) C. cognitivo. Capacità di ridurre lo stress utilizzando certi tipi di
pensiero (ad es., mi concentro sulla musica quando corro per sentire
meno la fatica).
Tutti questi tipi di controllo possono essere esercitati sia con tattiche
focalizzate sul problema sia sull’emozione (vedi Lazarus e Folkman,
1980).
Svariati studi hanno dimostrato che l’assunzione di poter controllare la
risposta di evitamento permette di ridurre le reazioni di stress
13. - ll sostegno sociale
- Gli studi sull’efficacia del sostegno sociale come protezione nei confronti
dello stress hanno riguardato inizialmente gli animali.
Henry e Cassel, 1969
Alcuni topi, sistemati in gabbie diverse, che condividevano fonte di
alimentazione(con la conseguenza di un persistente conflitto territoriale),
diventavano ipertesi. Ma l’ipertensione si manifestava solo quando i topi
erano “estranei”e non quando appartenevano alla stessa figliata.
Berkman e Syme, 1979
Ricerca su 5000 adulti californiani. Presenza/assenza di 4 tipi di legame
sociale:matrimonio, amicizia, appartenenza a un gruppo o a una chiesa.
Indipendentemente da fattori quali la dieta, il sesso, l’età e il reddito, le
persone prive di legami avevano dal 30 al 300% di probabilità di morte nel
giro dei successivi nove anni.
Kulik e Mahler, 1989
Pazienti non sposati sottoposti a bypass coronarico si ristabilivano molto più
lentamente dei pazienti sposati sottoposti allo stesso intervento; tra questi
ultimi, si ristabiliva più velocemente e prendeva una quantità minore di
antidolorifici chi riceveva più visite del coniuge.