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20 CENTRMARCHESATO 10 - 13 AGOSTO 2007 N. 62 il CROTONESE
DalsitoarcheologicodelleSerrealsantuariodellaCalabromaria
EccoitesoridiAltilia
Annunciatol’impegnodellaSoprintendenza
asvolgerestudisull’areadell’anticaabbazia
Il convegno organizzato dal centro Cornelio
Pelusio Parisio sui ‘tesori’ di Altilia; in
basso la mappa delle emergenze e i due siti
individuati dalla Soprintendenza
ALTILIA DI SANTA SEVERINA -
Quello rinvenuto nelle Ser-
re di Altila è un vero e pro-
prio insediamento struttu-
rato. E’ questo il dato più
importante emerso nel cor-
so dell’incontro-dibattito
dal titolo “I ‘tesori’ di Alti-
lia. Profilo archeologico,
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ganizzato dall’associazione
culturale e Centro studi
Cornelio Pelusio Parisio do-
menica 5 agosto.
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dalla Soprintendenza per i
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gione Calabria, dalla Pro-
vincia di Crotone e dal Co-
mune di Santa Severina, ha
fatto registrare la presenza
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pubblico, tra cui, numerosi
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civescovo di Crotone-San-
ta Severina monsignor Do-
menico Graziani.
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tra II e IV secolo a.C.
Nel suo intervento di sa-
luto il presidente dell’asso-
ciazione, Francesco Lopez,
ha rilevato come per la pri-
ma volta, dopo più di due-
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re del monastero Calabro-
maria all’interno dei locali
dell’antico e glorioso ceno-
bio, oggi Palazzo Barracco;
e di come, allo stesso modo,
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frontato, da parte degli or-
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tenti, l’argomento relativo
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che della località Serre di
Altilia.
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avvio con la relazione di
Gregorio Aversa, direttore
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tendenza per i beni archeo-
logici della Calabria. Arti-
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lazione. Dopo aver portato
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bile e di Maria Grazia Aisa
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menti, scientificamente più
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Serre di Altilia non già di
fattorie sparse - come pure
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vero e proprio insediamen-
to strutturato. I materiali e
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venute risalgono ad un pe-
riodo compreso tra la pri-
ma metà del IV sec. e la fi-
ne del II sec. a.C.”.
Potrebbe trattarsi
di una città degli enotri
“La conformazione della
muratura degli edifici - ha
prossguito Aversa - induce
a riconoscere, al momento,
come ci si trovi in presenza
di un insediamento italico
(probabilmente una città
brettia) di notevole impor-
tanza per la sua posizione
strategica di controllo e di
dominio sulla bassa e me-
dia valle del Neto. Per
quanto riguarda gli aspetti
più propriamente storici,
così come il toponimo del
sito rinvenuto - ha prose-
guito Gregorio Aversa - ap-
pare prematuro trarre con-
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nuità, di una delle città de-
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leto e Stefano di Bisanzio)”.
Il funzionario della So-
printendenza si è quindi
soffermato, ampliando lo
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ria”, oggi Palazzo Barrac-
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nunciato “l’intenzione e la
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te della Soprintendenza ad
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dell’antica abbazia, di mo-
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rie fasi di edificazione”.
A conclusione della sua
relazione Gregorio Aversa
ha rimacarto di avere rice-
vuto dal Soprintendente
Pietro Giovanni Guzzo e di
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Aisa, neo-responsabile ter-
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Severina, “ampio mandato
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le Serre di Altilia e dell’ex
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della Calabria”.
I lavori del convegno so-
no proseguiti con l’inter-
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della Deputazione di storia
patria per la Calabria. Lo
studioso, dopo aver trac-
ciato con puntualità il pro-
filo dei principali insedia-
menti rupestri di origine
basiliana presenti nel terri-
torio dell’Alto Crotonese,
tra cui S. Demetrio presso
Petilia Policastro e Timpa
dei Santi presso Cotronei,
ha ricostruito le diverse fa-
si rilevabili, sul piano do-
cumentale, circa la nascita
nell’XII secolo del mona-
stero di Calabromaria, dal-
la riedificazione normanna
all’assegnazione in grangia
dell’esteso tenimento sila-
no di Sanduca (Trepidò-
Ampollino).
A riguardo Francesco
Cosco ha presentato i risul-
tati di alcune sue accurate
ricerche, con originali rico-
struzioni al computer, rela-
tive ai ruderi della Chiesio-
la e di Casa Pascale, rica-
denti nel territorio sopra
menzionato del Sanduca.
A più ampio raggio è sta-
ta di seguito la relazione di
Giuseppe Nicoletti, assi-
stente tecnico-scientifico
della Soprintendenza, il
quale ha ripercorso il qua-
dro storico-archeologico
della bassa valle del Neto
all’indomani della coloniz-
zazione greca.
Il convegno è proseguito
con l’intervento di France-
sco Lopez. Dopo aver ri-
percorso le tappe più signi-
ficative della storia del mo-
nastero di Calabromaria,
dalla sua “regia fondazio-
ne”, attorno al 1099 sotto i
Normanni, all’età sveva
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della badia di Altilia), e
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con Gioacchino da Fiore e
cistercense sino al XVIII
sec., il presidente del Cen-
tro studi Pelusio si è soffer-
mato sul significato che la
venerazione della Vergine
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dioevo. Il culto della Cala-
bromaria, o come è attesta-
to nei diplomi, Madonna
dei Calabri o della Cala-
bria, costituiva “un punto
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territorio della Kalabrìa, in
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ritori a sud del fiume Neto,
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A tal riguardo, “l’abbazia
di Altilia si rivela essere un
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lazione di Francesco Lopez
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cio di “una eccezionale sco-
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grazie all’impegno emerito
e prezioso di Salvatore Oli-
verio, presidente del Cen-
tro internazionale di studi
gioachimiti di San Giovan-
ni in Fiore, di una corpus di
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menti (il fondo Pellicanò) -
riguardanti il monastero di
Calabromaria. Una silloge
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esame, costituiscono gran
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di Altilia, per come descrit-
to in un notamento della fi-
ne del Settecento conserva-
to nell’Archivio storico di
Catanzaro e ritrovato in an-
ni passati dallo studioso
Andrea Pesavento. I re-
scritti si aggiungono al fa-
scicolo di pergamene della
metà del XVII sec. custodi-
te presso l’Archivio storico
di Napoli e di recente ac-
quisite in copia digitale dal
Centro studi Pelusio. A que-
sto si unisce la scoperta,
avvenuta nel medesimo
fondo Pellicanò, della pri-
ma e, ad oggi, unica raffi-
gurazione certa della Cala-
bromaria di Altilia, in un si-
gillo a secco del monastero
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Il sostegno del vescovo
per la rinascita della badia
Il convegno ha fatto di
seguito registrare l’inter-
vento di Bruno Cortese,
sindaco di Santa Severina.
Il primo cittadino, espri-
mendo apprezzamento per
le attività svolte dal Centro
studi Pelusio, ha rimarcato
“la ferma volontà dell’am-
ministrazione comunale di
proseguire nell’impegno di
valorizzazione delle risorse
culturali del territorio, me-
diante un’azione sinergica
capace di coinvolgere ai va-
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ni e competenze”.
Di elevato spessore cul-
turale si è rivelato, da ulti-
mo, l’intervento di monsi-
gnor Domenico Graziani,
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Santa Severina. Il presule,
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nio, vescovo di Cerenzia,
fondatore attorno al 1099
del monastero della Ma-
donna di Calabria, ha ma-
nifestato l’auspicio che, sul-
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mente, documentalmente e
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Tesori di Altilia Convegno 2007 Resoconto Stampa ilCrotonese

  • 1. 20 CENTRMARCHESATO 10 - 13 AGOSTO 2007 N. 62 il CROTONESE DalsitoarcheologicodelleSerrealsantuariodellaCalabromaria EccoitesoridiAltilia Annunciatol’impegnodellaSoprintendenza asvolgerestudisull’areadell’anticaabbazia Il convegno organizzato dal centro Cornelio Pelusio Parisio sui ‘tesori’ di Altilia; in basso la mappa delle emergenze e i due siti individuati dalla Soprintendenza ALTILIA DI SANTA SEVERINA - Quello rinvenuto nelle Ser- re di Altila è un vero e pro- prio insediamento struttu- rato. E’ questo il dato più importante emerso nel cor- so dell’incontro-dibattito dal titolo “I ‘tesori’ di Alti- lia. Profilo archeologico, storico, documentale” or- ganizzato dall’associazione culturale e Centro studi Cornelio Pelusio Parisio do- menica 5 agosto. Il convegno, patrocinato dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Re- gione Calabria, dalla Pro- vincia di Crotone e dal Co- mune di Santa Severina, ha fatto registrare la presenza di un nutrito ed attento pubblico, tra cui, numerosi studiosi ed appassionati di storia locale, nonché la pre- senza straordinaria dell’ar- civescovo di Crotone-San- ta Severina monsignor Do- menico Graziani. I ritrovamenti di epoca tra II e IV secolo a.C. Nel suo intervento di sa- luto il presidente dell’asso- ciazione, Francesco Lopez, ha rilevato come per la pri- ma volta, dopo più di due- cento anni, si torni a parla- re del monastero Calabro- maria all’interno dei locali dell’antico e glorioso ceno- bio, oggi Palazzo Barracco; e di come, allo stesso modo, per la prima volta venga af- frontato, da parte degli or- gani istituzionali compe- tenti, l’argomento relativo alle emergenze archeologi- che della località Serre di Altilia. Le attività hanno preso avvio con la relazione di Gregorio Aversa, direttore archeologo della Soprin- tendenza per i beni archeo- logici della Calabria. Arti- colata e puntuale la sua re- lazione. Dopo aver portato i saluti di Roberto Spadea già coordinatore-responsa- bile e di Maria Grazia Aisa neo-responsabile di zona della Soprintendenza da poco subentrata - entrambi assenti per impegni so- praggiunti - l’archeologo si è soffermato, in via preli- minare, a precisare il signi- ficato autentico che per lo Stato assume il concetto di ritrovamento archeologico. “Accanto ai reperti manife- stamente visibili, esistono ‘tesori’ non visibili che me- ritano di essere portati alla luce, in linea con la defini- zione giuridica e costituita di ‘bene culturale’ come ‘te- stimonianza materiale a- vente valore di civiltà’. Ed è sulla base di questo criterio - ha continuato Aversa - che sono stati e vengono effet- tuati gli interventi di scavo ad Altilia. Una ricognizio- ne complessiva dell’intera collina, unitamente ad un primo saggio, realizzato nei mesi di marzo-aprile 2007 e ad un secondo saggio di scavo tuttora in corso, ha permesso di acquisire ele- menti, scientificamente più fondati, dell’esistenza sulle Serre di Altilia non già di fattorie sparse - come pure finora ipotizzato - ma di un vero e proprio insediamen- to strutturato. I materiali e le costruzioni murarie rin- venute risalgono ad un pe- riodo compreso tra la pri- ma metà del IV sec. e la fi- ne del II sec. a.C.”. Potrebbe trattarsi di una città degli enotri “La conformazione della muratura degli edifici - ha prossguito Aversa - induce a riconoscere, al momento, come ci si trovi in presenza di un insediamento italico (probabilmente una città brettia) di notevole impor- tanza per la sua posizione strategica di controllo e di dominio sulla bassa e me- dia valle del Neto. Per quanto riguarda gli aspetti più propriamente storici, così come il toponimo del sito rinvenuto - ha prose- guito Gregorio Aversa - ap- pare prematuro trarre con- clusioni: verosimilmente si potrebbe trattare, in conti- nuità, di una delle città de- gli Enotri ricordate dalle fonti antiche (Ecateo di Mi- leto e Stefano di Bisanzio)”. Il funzionario della So- printendenza si è quindi soffermato, ampliando lo sguardo ad altri ‘tesori’ di Altilia, sulla “centralità che assume dal punto di vista storico ed archeologico l’ex monastero di Calabroma- ria”, oggi Palazzo Barrac- co. A tal riguardo ha an- nunciato “l’intenzione e la piena disponibilità da par- te della Soprintendenza ad avviare una campagna di scavo estesa all’intera area dell’antica abbazia, di mo- do che sia possibile rico- struirne scientificamente la struttura materiale e le va- rie fasi di edificazione”. A conclusione della sua relazione Gregorio Aversa ha rimacarto di avere rice- vuto dal Soprintendente Pietro Giovanni Guzzo e di concerto con Maria Grazia Aisa, neo-responsabile ter- ritoriale per la zona in cui ricade il comune di Santa Severina, “ampio mandato al fine di studiare l’area del- le Serre di Altilia e dell’ex monastero della Madonna della Calabria”. I lavori del convegno so- no proseguiti con l’inter- vento di Francesco Cosco della Deputazione di storia patria per la Calabria. Lo studioso, dopo aver trac- ciato con puntualità il pro- filo dei principali insedia- menti rupestri di origine basiliana presenti nel terri- torio dell’Alto Crotonese, tra cui S. Demetrio presso Petilia Policastro e Timpa dei Santi presso Cotronei, ha ricostruito le diverse fa- si rilevabili, sul piano do- cumentale, circa la nascita nell’XII secolo del mona- stero di Calabromaria, dal- la riedificazione normanna all’assegnazione in grangia dell’esteso tenimento sila- no di Sanduca (Trepidò- Ampollino). A riguardo Francesco Cosco ha presentato i risul- tati di alcune sue accurate ricerche, con originali rico- struzioni al computer, rela- tive ai ruderi della Chiesio- la e di Casa Pascale, rica- denti nel territorio sopra menzionato del Sanduca. A più ampio raggio è sta- ta di seguito la relazione di Giuseppe Nicoletti, assi- stente tecnico-scientifico della Soprintendenza, il quale ha ripercorso il qua- dro storico-archeologico della bassa valle del Neto all’indomani della coloniz- zazione greca. Il convegno è proseguito con l’intervento di France- sco Lopez. Dopo aver ri- percorso le tappe più signi- ficative della storia del mo- nastero di Calabromaria, dalla sua “regia fondazio- ne”, attorno al 1099 sotto i Normanni, all’età sveva (Federico II era per diritto il “patronum principalem’ della badia di Altilia), e quindi alla fase florense con Gioacchino da Fiore e cistercense sino al XVIII sec., il presidente del Cen- tro studi Pelusio si è soffer- mato sul significato che la venerazione della Vergine assumeva in Altilia nel me- dioevo. Il culto della Cala- bromaria, o come è attesta- to nei diplomi, Madonna dei Calabri o della Cala- bria, costituiva “un punto di riferimento per l’intero territorio della Kalabrìa, in un momento storico (XI- XIII sec,) in cui ebbe a con- solidarsi l’utilizzo del topo- nimo per identificare i ter- ritori a sud del fiume Neto, la Calabria vera e propria”. Ritrovati 280 documenti dell’archivio badiale A tal riguardo, “l’abbazia di Altilia si rivela essere un unicum, giacché essa iden- tificava e rappresentava, storicamente, il culto ma- riano per l’intero territorio abitato dai Calabri”. La re- lazione di Francesco Lopez si è conclusa con l’annun- cio di “una eccezionale sco- perta, avvenuta nei mesi scorsi: l’individuazione - grazie all’impegno emerito e prezioso di Salvatore Oli- verio, presidente del Cen- tro internazionale di studi gioachimiti di San Giovan- ni in Fiore, di una corpus di circa duecentottanta docu- menti (il fondo Pellicanò) - riguardanti il monastero di Calabromaria. Una silloge di diplomi che, ad un primo esame, costituiscono gran parte dell’archivio badiale di Altilia, per come descrit- to in un notamento della fi- ne del Settecento conserva- to nell’Archivio storico di Catanzaro e ritrovato in an- ni passati dallo studioso Andrea Pesavento. I re- scritti si aggiungono al fa- scicolo di pergamene della metà del XVII sec. custodi- te presso l’Archivio storico di Napoli e di recente ac- quisite in copia digitale dal Centro studi Pelusio. A que- sto si unisce la scoperta, avvenuta nel medesimo fondo Pellicanò, della pri- ma e, ad oggi, unica raffi- gurazione certa della Cala- bromaria di Altilia, in un si- gillo a secco del monastero dell’anno 1716”. Il sostegno del vescovo per la rinascita della badia Il convegno ha fatto di seguito registrare l’inter- vento di Bruno Cortese, sindaco di Santa Severina. Il primo cittadino, espri- mendo apprezzamento per le attività svolte dal Centro studi Pelusio, ha rimarcato “la ferma volontà dell’am- ministrazione comunale di proseguire nell’impegno di valorizzazione delle risorse culturali del territorio, me- diante un’azione sinergica capace di coinvolgere ai va- ri livelli le diverse istituzio- ni e competenze”. Di elevato spessore cul- turale si è rivelato, da ulti- mo, l’intervento di monsi- gnor Domenico Graziani, Arcivescovo di Crotone- Santa Severina. Il presule, avvertendo l’opportunità di prendere la parola e ricor- dando la figura di Policro- nio, vescovo di Cerenzia, fondatore attorno al 1099 del monastero della Ma- donna di Calabria, ha ma- nifestato l’auspicio che, sul- la base di quanto storica- mente, documentalmente e strutturalmente rimane dell’antica badia, vi possa essere, dopo due secoli di oblio, una ulteriore rifon- dazione. “Una rinascita au- tentica, col pieno sostegno della Curia, nel segno dello spirito e della complessa architettura di preghiera, cultura, economia, svilup- po del territorio: il medesi- mo spirito che ha nel tem- po animato la civiltà mo- nastica, a cominciare dal precetto benedettino, con- siderato nella sua interez- za, dell’“ora et lege et labo- ra””. (g.p.)