SlideShare a Scribd company logo
1 of 143
Download to read offline
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°1 – Nozioni di Base
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Scopo del corso
Il corso di Disegno di Macchine ha lo scopo di:
• insegnare a leggere e redigere i disegni tecnici di progetti relativi all’ambito
dell’ingegneria industriale;
• spiegare il ruolo del disegno nella progettazione meccanica.
Al termine del corso lo studente deve essere in grado di rispondere affermativamente
alle seguenti domande:
• So interpretare un disegno tecnico capendo cosa rappresenta?
• So disegnare secondo la normativa tecnica un componente meccanico? Ed un
assieme?
• Ho capito a cosa serve un disegno nell’iter di progettazione?
Un disegno tecnico è una rappresentazione sintetica realizzata secondo norme
specifiche finalizzate a spiegare in modo univoco
– la forma e le dimensioni di un prodotto o componente,
– le sue modalità di funzionamento,
– Il materiale di cui è composto e le caratteristiche di fabbricazione.
Questi elementi rappresentano i risultati del processo di progettazione ovvero di
quella serie di ragionamenti e calcoli specifici del lavoro dell’ingegnere.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
IdeaIdea
ProdottoProdotto
finitofinito
Progetto diProgetto di
massimamassima
Pianificazione del processoPianificazione del processo
di produzionedi produzione
ProduzioneProduzione
ProgettoProgetto
esecutivoesecutivo
Il compito della progettazione
Definizioni di base
1. Sistema meccanico (o assieme) = sistema in grado di compiere un Lavoro, assolvendo a
specifiche funzionalità e requisiti prescritti all’inizio della progettazione.
2. Componente meccanico = elemento di base che insieme ad altri concorre alla definizione di
un assieme.
La realizzazione di un qualsiasi sistema meccanico richiede una serie di passi che delineano
con dettagli via via crescenti il sistema, rendendo possibile il passaggio dall’idea (o esigenza
di mercato) al prodotto finito.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Il compito della progettazione
L’attuale organizzazione industriale prevede una vastissima gamma di categorie
merceologiche che richiedono “prodotti meccanici” di vario tipo ed impiego la cui
progettazione si può articolare in più fasi quali:
1. La progettazione concettuale: in cui si definisce il principio di funzionamento ed un
primo schema di massima (arrangiamento) del sistema;
2. La progettazione di massima: in cui si procede al dimensionamento ed
all’ottimizzazione dell’arrangiamento dei componenti;
3. La progettazione esecutiva: in cui si indicano e risolvono tutte le problematiche di
assemblabilità e funzionalità del sistema;
4. La progettazione della fabbricazione del sistema: in cui si risolvono tutti i problemi
legati a come produrre il sistema.
Le varie fasi di progettazione implicano documenti differenti e quindi diversi tipi di disegni
tecnici:
•• disegni didisegni di avamprogettoavamprogetto (schizzi a mano,(schizzi a mano,
rappresentazioni concettuali)rappresentazioni concettuali)
(progetto di massima)(progetto di massima)
•• disegni costruttivi (di complessivi, di gruppo, di sottogruppo,disegni costruttivi (di complessivi, di gruppo, di sottogruppo, didi
componenti)componenti)
(progetto esecutivo)(progetto esecutivo)
•• disegni di fabbricazionedisegni di fabbricazione (per chi deve produrre)(per chi deve produrre)
•• disegnidisegni ““come costruitocome costruito”” (per l(per l’’archiviazione)archiviazione)
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
L’evoluzione del Disegno Tecnico
L’abilità di realizzare disegni a mano è estremamente utile
per “catturare” le idee e comunicare al volo con i colleghi,
rendendo possibile un’immediata valutazione dei pro e dei
contro di alcune soluzioni. Per questo la si utilizza molto
durante la fase di progettazione concettuale.
La stesura dei disegni costruttivi e di fabbricazione un
tempo era realizzata al tavolo da disegno con l’ausilio del
tecnigrafo (da qui deriva l’uso di chiamare i disegni tecnici
anche “messe in tavola”), ora è automatizzata al computer
mediate l’uso dei sistemi di Computer Aided Design
(CAD).
Computer Aided Design = Progettazione assistita
dal calcolatore
Computer Aided Drawing = Messa in tavola (o
disegno bidimensionale) assistita dal calcolatore
Come sarà chiarito in seguito i disegni tecnici
rappresentano i componenti in forma bidimensionale,
disegnandoli così come sono visibili lungo specifiche
direzioni di vista (vedi riquadro 2 in figura).
Disegno diDisegno di
massima a manomassima a mano 2.2. proiezioniproiezioni
22
3. sezione3. sezione
33
1.1. assonometriaassonometria
11
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
I programmi di Computer Aided Design mutano la logica di progetto consentendo da subito la
formalizzazione e la visualizzazione 3D dei componenti e del loro assieme.
I disegni al CAD si chiamano per questo modelli solidi dei componenti.
Un modello solido è navigabile in tutte le direzioni (contrariamente ad un disegno tecnico) ed
è interrogabile per conoscere il centro geometrico o delle masse (se si attribuisce una
densità), la superficie, il volume di tutto o di dettagli.
I sistemi CAD si articolano in almeno 3 ambienti:
• uno di modellazione solida,
• uno di messa in tavola in cui si possono realizzare in modo automatico le viste di
proiezione, le sezioni …,
• e l’ambiente di assemblaggio in cui si creano prototipi con cui verificare l’assemblabilità
ed il movimento degli assiemi.
I sistemi CAD meccanici ( ad es. CATIA, Solid Edge, Solid Work, Autodesk Inventor, Pro-E,
…) uniti ad altri software di verifica strutturale (calcolo agli elementi finiti = FEM),
cinematica e automatizzazione delle lavorazioni meccaniche (sistemi CAM = Computer
Aided Manufacturing), formano i sistemi di Computer Aided Engineering ovvero i sistemi
di Ingegnerizzazione assistita dal calcolatore.
L’evoluzione del Disegno Tecnico
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Cenni di modellazione solida
I modelli solidi si disegnano aggiungendo e sottraendo tra loro volumi. Questo si può
realizzare in modo intuitivo attraverso:
• la creazione di primitive di base (parallelepipedi, cilindri, tronchi di cono, …)
• la traslazione o rotazione di superfici piane lungo un percorso rettilineo o curvo
• l’uso di operazioni booleane tra volumi
Altre operazioni di rifinitura consentono di raffinare i modelli creando caratteristiche
specifiche come i raccordi, gli smussi, i fori o gli sformi.
Sottrazione di un volume
da un altro
(operazione di scavo)
Sottrazione di un volume
da un altro
(operazione di scavo)
Sottrazione di un volume
da un altro
(operazione di scavo)
Creazione di foro
alesato
(operazione di foratura)SmussaturaRaccordaturaForatura
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Procedendo in questo modo la forma finale si ottiene attraverso una serie di lavorazioni che si
susseguono secondo la logica della sgrossatura (= ottenere la forma di massima attraverso scavi
successivi su un blocco di materiale) e della rifinitura (forature, raccordi, smussi, …) in modo
simile a come si fa con le macchine utensili.
Questa serie di lavorazioni intuitive corrispondono alla definizione di un database di equazioni e
bordi in grado di rappresentare e descrivere i volumi disegnati.
La struttura dei data-base segue essenzialmente le logiche della rappresentazione CSG (=
Constructive Solid Geometry), e B-Rep (= Boundary Representation) ovvero della
rappresentazione dei bordi.
Alla teoria della struttura dati si associano le tecniche di computer grafica per la visualizzazione
del solido ed il rendering.
Cenni di modellazione solida
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°2 – Nozioni di disegno tecnico
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Il Disegno Tecnico
Lo scopo del disegno tecnico consiste nel rappresentare il componente meccanico
secondo principi geometrici e regole imposte dalla normativa in modo tale che
sia univocamente ed universalmente comprensibili le sue forme, dimensioni e le
caratteristiche di fabbricazione.
La rappresentazione geometrica realizzata nelle cosiddette tavole di disegno è una
rappresentazione bidimensionale in grado di far ricostruire, mentalmente, al
tecnico l’aspetto tridimensionale del componente o dell’assieme. Questa
ricostruzione può avvenire grazie all’uso delle proiezioni ortogonali e delle viste
in sezione.
La normativa prescrive le modalità di realizzazione del disegno tecnico così da
unificare e rendere universale il modo di interpretazione del disegno
bidimensionale. Esistono due enti unificatori principali: l’ UNI (Ente Nazionale
Italiano di Unificazione) e l’ISO (International Standard Organization). L’ente ISO
detta le normative a livello internazionale e l’UNI le ratifica e recepisce a livello
nazionale. Per ogni settore industriale esistono dei comitati che si occupano di
discutere ed aggiornare gli standard del settore.
– La norma UNI EN ISO 5457: 1999 definisce i formati dei fogli, la UNI 938
(norma solo nazionale) spiega come ripiegarli
– La norma UNI EN ISO 128-20:2002 detta le convenzioni di base sulle linee
di tracciatura del disegno
– La norma UNI EN ISO 5456: 2001 codifica i metodi di proiezione da adottare
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Il Disegno Tecnico: il formato dei fogli
Prima dell’avvento del CAD il disegnatore doveva munirsi di matite con punte di varia
durezza (per tracciare al meglio i vari tratti in funzione della pressione della mano),
riga, squadra, curvilinee, compasso, ... oltre che il foglio. Ora con il CAD i tratti si
impostano al calcolatore e tracciare linee curve o forme complicate non è più un
problema manuale. Tuttavia resta la necessità di preparare il foglio.
Da normativa si prevedono 5 formati standard di foglio, indicati con le sigle A0, A1, A2,
A3, A4.
Il foglio A0 è il più grande: ha un’area pari da 1 m2 ed i suoi lati sono di 1189 x 841 mm.
Le dimensioni degli altri formati derivano dal foglio A0 secondo lo schema riportato in
figura
A0
A2
A1
A4
A3
b/2
a
b
Esiste la
similitudine:
a : b = b/2 : a
quindi
b=1.41 a
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Il Disegno Tecnico: il formato dei fogli
Viste le dimensioni di un foglio A0 o di A1 si comprende come mai occorrano delle
regole per ripiegare i fogli.
Il contorno del foglio viene squadrato ad indicare la zona entro cui si disegna. I margini
possono presentare delle maglie rettangolari per localizzare delle aree attraverso
coordinate alfanumeriche (questo è utile per localizzare i dettagli in disegni molto
complessi).
In basso a destra si predispone il cartiglio, una zona in cui riepilogare i dati identificativi
del documento.
A
B
C
1 2 3
Un sistema di coordinate
alfanumeriche ai bordi
permette di localizzare aree
diverse del disegno
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Per quanto riguarda la grossezza della linea le regole specifiche saranno
richiamate volta per volta quando si adotteranno. Al momento basta sapere
che esistono le linee continue grosse per disegnare tutti gli spigoli ed i
contorni in vista mentre i bordi nascosti, se indicati, si tracciano con linea
tratteggiata grossa. Con la linea fine in tratteggio, o meno, si tracciano le
linee di costruzione, mentre gli assi di simmetria si tracciano come linee
miste (tratto punto) fini.
La linea fina è spessa ¼ rispetto alla linea grossa.
Il Disegno Tecnico: la grossezza delle linee
continua grossa
tratteggiata grossa
continua fine
mista fine
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Le Assonometrie
Le viste assonometriche hanno lo scopo di dare un’idea tridimensionale
della forma di un componente.
Nel disegno meccanico si utilizzano in prevalenza l’assonometria isometrica
e quella cavaliera. Nei rispettivi casi I piani di riferimento dello spazio (xy, yz
e zx) sono reciprocamente disposti come in figura:
120°120°
x y
z
x
y
z
135°
Assonometria
isometrica
Assonometria
cavaliera
L’uso di queste viste è legato in genere alla creazione delle viste di assieme
e delle viste esplose in cui si vuole trasmettere la tridimensionalità
dell’insieme.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Le proiezioni ortogonali descrivono bidimensionalmente un
oggetto reale.
Consistono nel proiettare ortogonalmente, sul piano
del disegno, da una distanza infinita, le varie viste
dell’oggetto da rappresentare
z
x
y
A A’
B B’
C C’
Il Disegno Tecnico: le proiezioni ortogonali
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
z
x
y
A A’
B B’
C C’
RUOTO IL PIANO XY
Le diverse proiezioni (una
per ciascuna modalità di
vista dell’oggetto)
vengono rappresentate sul
foglio come illustrato a
destra
Il Disegno Tecnico: le proiezioni ortogonali
RUOTO IL PIANO XZ
PIANO ZY
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Secondo le norme
Esistono due metodi di rappresentazione:
1.1. ilil metodometodo europeoeuropeo
2.2. ilil metodometodo americanoamericano
Si differenziano in base alla posizione dell’oggetto
rispetto al piano di proiezione ed all’osservatore
In questo caso
l’oggetto appare
riflesso, come se
fosse specchiato!
Il Disegno Tecnico: le proiezioni ortogonali
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
M N
OP
Q
R
M N
OP
Q
R
Piani di Proiezione
secondo il metodo ...
pianoverticale
piano orizzontale
piano
laterale
Prospetto (vista anteriore)
Pianta (vista dall’alto)
Vista da sinistra
Vista da destra
Vista dal basso
Vista posteriore
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
M N
OP
Q
R
Proiezione Ortogonale
N.B.
In questo caso, poiché l’oggetto è
assialsimmetrico bastano due viste per
definirlo interamente.
M N
OP
Q
R
Come si sceglie la vista centrale o prospetto?
La vista da collocare in posizione 1 è quella considerata
come maggiormente rappresentativa del pezzo in
esame. Nel caso di una vite o di un albero sarà la vista
parallela all’asse, nel caso di un automobile la vista dal
lato. Per essere più incisivi, ove potrebbero esserci delle
ambiguità, l’orientamento della vista deve ricalcare
quello del suo possibile montaggio/funzionamento
(un’automobile dovrà avere le ruote verso il basso e non
in alto!).
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
M N
OP
Q
R
Proiezione Ortogonale
M N
OP
Q
R
N.B.
In questo caso, poiché l’oggetto
è assialsimmetrico bastano due
viste per definirlo interamente
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Esempio di svolgimento
• si parte dalla conoscenza del corpo tridimensionale
• si sceglie e si realizza la vista centrale
Si realizzano le altre viste in
modo tale che esista la
corrispondenza degli spigoli nel
passaggio da una vista all’altra.
Questa corrispondenza si
realizza attraverso le linee di
costruzione (indicate nel
disegno a tratto fine).
N.B. Nei progetti esecutivi le
linee di costruzione non si
riportano
45°
In tratteggio si riportano i bordi nascosti relativi ai 3 fori.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Proiezioni ortogonali di oggetti simmetrici
I solidisolidi assialsimmetriciassialsimmetrici (corpi cilindrici) e le figure simmetriche devono avere
l’indicazione degli assi
Gli assi dei raccordi non si riportano
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Proiezioni ortogonali di raccordi
I raccordi hanno lo scopo di eliminare gli spigoli,
perchè potrebbero essere taglienti oppure perché
possono creare zone critiche per la resistenza del
pezzo (vedi in seguito il disegno di alberi ad asse
reattilineo).
L’assenza dello spigolo fa sì che nelle proiezioni
l’area soggetta a raccordo non venga
rappresentata.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Proiezioni di superfici inclinate od oblique
La perpendicolarità tra la direzione di vista ed il piano di proiezione garantisce la
rappresentazione reale della forma e delle dimensioni del componente. Capita
alle volte che il pezzo sia così complicato da presentare comunque piani
inclinato o obliqui.
Una superficie è inclinatainclinata se è perpendicolare ad uno dei piani di proiezione ma
inclinata rispetto ai due piani adiacenti.
Una superficie è obliquaobliqua se non è parallela a nessuno dei tre piani di proiezione.
sup. inclinata
Nelle superfici inclinate le dimensioni
rimangono invariate solo nella vista
ortogonale alla superficie.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Per ottenere la forma e le dimensioni reali di una superficie inclinata si ricorre:
• alla vista ribaltata, ovvero alla rotazione della figura fino a renderla
parallela ad un piano di proiezione (nel caso delle superfici inclinate) ;
• alla vista ausiliaria (nel caso delle superfici inclinate o oblique).
Proiezioni di superfici inclinate od oblique
piano inclinato
piano di proiezione
piano ribaltato
proiezione ribaltata
Operazione di ribaltamento
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Si ottiene lo stesso scopo anche non ribaltando il
piano ma realizzando la proiezione su un piano ad
esso parallelo.
piano ausiliario vista ausiliaria
Proiezioni di superfici inclinate od oblique
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Esempi di viste ausiliarie e ribaltamenti
Vista Ausiliaria
Ribaltamento
indicazioneindicazione deldel
ribaltamentoribaltamento
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°3 – Nozioni di disegno tecnico: le
viste in sezione
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Viste in sezione
Nei componenti cavi le proiezioni possono essere insufficienti a descrivere in
modo chiaro la forma, in questi casi si ricorre alla rappresentazione mediante
sezione.sezione.
La sezione è la rappresentazione secondo proiezione ortogonale di una delle
due parti che si ottengono dividendo idealmente l’oggetto secondo uno o più
piani chiamati piani di taglio. La proiezione sarà ortogonale al piano di taglio
per mettere in evidenza la forma e le dimensioni su tale piano.
piano di taglio
Il materiale che interseca il piano di taglio
viene evidenziato attraverso un tratteggio in
linea fine, generalmente inclinato a 45°, noto
anche come campitura della sezione.
superfici dietro il
piano di taglio
superficie sul piano di taglio
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Viste in sezione
Nella rappresentazione la traccia del
piano di taglio deve essere
mostrata in modo chiaro, così da
comprendere dove posizionare
la sezione in esame.
I piani di taglio si indicano in
proiezione ortogonale sottoforma
di tracce, attraverso un tratto
misto fine e grosso. Con il tratto
grosso si marcano di più gli
estremi. A questi estremi si
fanno corrispondere due frecce,
ad indicare la direzione di
proiezione, e una lettera
maiuscola identificativa della
sezione in esame.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Viste in sezione
Le linee di tratteggio nelle aree sezionate vanno disegnate equidistanti, inclinate
a 45°con tratto fine. Se è presente uno spigolo anch ’esso a 45°l’inclinazione
si può cambiare con un angolo incluso tra i 30°e i 60°.
La distanza tra le linee di tratteggio è in funzione della dimensione dell’oggetto
(più l’oggetto è piccolo più le linee sono vicine). Oggetti di grandi dimensioni
possono avere il tratteggio solo in prossimità dei bordi. Oggetti di piccolo
spessore (max 2 mm) si anneriscono interamente.
N.B. Aree diverse dello stesso componente devono avere le linee inclinate nello
stesso verso e con la stessa distanza.
N.B. Componenti contigui rappresentati in sezione devono avere tratteggi ad
inclinazioni diverse o diverso intervallo di tratti.
Errore!
Corretta!
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Tipi di sezione
Le sezioni si possono suddividere in
base:
all’elemento secante >> un solo piano, piani
paralleli, piani concorrenti,superfici qualsiasi
all’estensione della sezione >> semisezioni,
sezioni parziali o a strappo
alla posizione >> sezioni ribaltate in loco,
sezioni in vicinanza, sezioni successive
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Sezioni con piani paralleli
Il cambio di piani in sezione è
reso evidente dallo sfalsamento
del tratteggio e da una linea
mista ad indicare il cambio di
piano.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Sezioni con piani concorrenti
In questo caso è necessario eseguire
un ribaltamento
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Semi-Sezioni
La semisezione rappresenta la vista in
sezione di metà componente, l’altra metà si
rappresenta in proiezione ortogonale.
Questo tipo di rappresentazione è
particolarmente indicato per corpi
assialsimmetrici.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Sezioni a strappo
In altri casi, se il dettaglio interno è piccolo rispetto all’intero
componente si può ricorrere alla sezione a strappo
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Sezioni ribaltate in loco
Talvolta, per evidenziare
la sezione di travi o parti
assimilabili a travi, è
opportuno rappresentare
la sezione con un
ribaltamento in loco.
In questo modo si ha una
visione immediata della
sezione risparmiando
l’aggiunta di una vista
ulteriore.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Eccezioni nella rappresentazione in sezione
Alcuni componenti meccanici o parti di essi non vengono mai rappresentati in
sezione ma sempre in proiezione ortogonale anche se inseriti in una
sezione di assieme.
Questi componenti sono gli alberi e gli assi, le spine, le chiavette e le linguette,
quando rappresentati in vista longitudinale.
1. Asse (rappresentato
in proiezione)
2. Montante o staffa
3. Rullo tenditore
4. Base
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Le parti di componenti sono invece: le dentature delle ruote dentate (in
vista longitudinale), le razze delle pulegge (in vista longitudinale), gli
elementi volventi dei cuscinetti (in ogni vista).
Le razze possono essere associate a sezioni
trasversali con ribaltamento in loco.
Eccezioni nella rappresentazione in sezione
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°4 – Quotatura
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Quotatura dei disegni meccanici
Nel disegno meccanico attraverso la quotatura si precisano le dimensioni del componente, rendendo
possibile la sua realizzazione ed il suo corretto montaggio.
La norma di riferimento per la sua corretta definizione è la UNI 3973.
Dal punto di vista grafico le quote si riportano avvalendosi di linee di riferimento (in tratto continuo fine)
che localizzano gli spigoli a cui si riferisce la quota. Tra le due linee di riferimento si traccia una
linea di misura (a tratto continuo fine con due frecce terminali) su cui si riporta la quota nominale.
La quota da riportare è quella effettiva del
componente: se il disegno è in scala non si
riporta il valore della lunghezza della linea di
misura ma del componente reale.
La disposizione delle linee di riferimento
deve essere ordinata in modo tale da
semplificare la comprensione del disegno: le
linee non si devono intersecare tra loro e
con le linee di disegno della parte. Inoltre
devono succedersi in modo equi-spaziato, in
genere sul basso e verso destra.
I bordi nascosti se presenti NON devono
essere quotati (per definire i dettagli interni si
quota la vista in sezione).
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
L’orientamento delle quote è parallelo alla linea di misura in modo da consentire
la lettura in orizzontale per una rotazione del foglio di 90°oraria.
Oggetti simmetrici possono avere
quote con linee di misura incomplete
ed una sola linea di riferimento. In
questo caso le quote si sfalsano in
maniera alternata
Quote riferite a diametri si
riportano con il prefisso “ O “
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Per chiarezza diPer chiarezza di
rappresentazione alcunerappresentazione alcune
linee di riferimentolinee di riferimento sisi
possono farepossono fare obliqueoblique
Evitare di
intersecare le
linee del
disegno
Non quotare i
bordi nascosti
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Le quote disposte su un componente possono essere distinte in quote di grandezza se
definiscono la dimensione dell’entità in esame (ad esempio un raggio o la distanza tra
due facce), oppure in quote di posizione, se servono a localizzare la posizione degli
assi dei fori.
14
4
20
R
2
10 18
R
2
A riguardo si ricorda che la disposizione di
quote secondo quanto riportato a destra è
errata poiché non ha alcuna utilità pratica
nel localizzare il centro del foro.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Esempi di quotatura disposta in parallelo
Esempio di quotatura disposta in serie
La scelta di una disposizione rispetto all’altra
vincola la precisione finale del pezzo e le modalità
di collaudo.
Nella quotatura in serie ogni tratto parte dal
precedente per cui la lunghezza finale del pezzo è
affetta dagli errori di lavorazione di ogni singola
quota.
Nella quotatura in parallelo ogni dimensione è
riferita ad una specifica faccia, per cui gli errori non
si accumulano.
Alla luce di queste considerazioni occorre chiedersi con quale logica si impostano le
quote di un disegno.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
La scelta di quali elementi geometrici quotare deriva dalle necessità di:
– localizzare tutte le dimensioni necessarie alla definizione del pezzo (come se
dovesse essere riprodotto)
– focalizzare i problemi inerenti al montaggio ed al funzionamento della parte
– aiutare il processo di fabbricazione riducendo gli errori
– definire i punti di collaudo del pezzo
Si distinguono così diversi tipi di quotatura.
Nel disegno esecutivo di un componente si riportano tutte le quote necessarie a definire
ogni dettaglio. Queste volendo possono essere distinte in quote funzionali, non
funzionali e, se presenti, ausiliarie.
Come si imposta una quotatura di un componente? Quali elementi vanno quotati?
Le quote funzionali sono quelle
relative alle superfici di
accoppiamento.
Quelle non funzionali si riferiscono
ad elementi che completano la
geometria ma non servono al
funzionamento della parte.
Quelle ausiliarie sono quote
ridondanti per evitare calcoli a chi
deve realizzare il pezzo. Le quote
ausiliarie si riportano tra parentesi
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Talvolta la quotatura del progetto esecutivo può coincidere con la quotatura di
fabbricazione, altre volte no. In quest’ultimo caso può essere opportuno creare una
versione del disegno con quotatura di fabbricazione. La fabbricazione di un componente,
soprattutto se fatta alle macchine utensili, avviene secondo una sequenza di lavorazioni
ciascuna delle quali porta “a misura” specifiche parti. A seguire si illustra il problema con
un esempio preso dal Manfè, Pozza, Scarato.
Il disegno in figura rappresenta un perno, definito dai diametri A e B e dalle rispettive
lunghezze C e D. Questo sistema di quote rispecchia la logica delle quote funzionali
poiché l’inserimento del perno in un foro di diametro nominale B consente un corretto
funzionamento solo se la misura D rispetta l’esigenze di corretto montaggio nel foro.
Sulla carta è possibile riportare le lunghezze C e D o in serie (come fatto in figura)
oppure in parallelo in cui ad esempio D si desume per differenza.
La quotatura proposta può essere una quota di fabbricazione?
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Immaginiamo di ottenere il perno partendo
da un semilavorato costituito da una barra
circolare di diametro > A e lunghezza >>
C+D
•Afferro la barra,
•creo la superficie 1 facendo sì che sia
ortogonale all’asse della barra
(sfacciatura)
•levo materiale fino ad ottenere il
diametro A per un tratto > C+D
•levo materiale per un tratto di
lunghezza D in modo che abbia
diametro pari a B
•tronco il perno ad una lunghezza C+D
Le quote utili alla lavorazione sono: le
lunghezze di materiale che via via si asporta
e quelle del pezzo finito che poi dovrà
essere verificato in collaudo.
In questo caso la quotatura in parallelo è più
significativa.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
semilavorato
Sequenzadilavorazione
Componente finito
con quotatura di
fabbricazione
cerchiato in rosso:
moto di avanzamento
dell’utensile cerchiato in blu:
quota di
fabbricazione
corrispondente alla
fase di lavoro
riportata a destra
•Quali quote
mancano nella
rappresentazione?
•E’ possibile quotare
questo pezzo senza
badare alla
fabbricazione? Se sì,
come?
utensile
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
•Quali quote mancano nella rappresentazione?
I diametri
•E’ possibile quotare questo pezzo senza badare alla fabbricazione? Se sì, come?
Ponendo tutte le lunghezze dei perni a diametro variabile in serie
La quotatura dello smusso è sempre una quotatura di fabbricazione, si fa quindi nel modo
riportato di seguito perché lo smusso si realizza sempre a partire dalla lunghezza più esterna
con un moto di avanzamento dell’utensile longitudinale ad entrare nel pezzo.
2 x 45°
40
2 x 45°
40
2 X 30 °
2X30°
Errato!
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Descrizione delle conicità
R
2
Simbolo di conicità
da disporre nel
verso
dell’inclinazione
Esempio di quotatura di raggi.
Richiedono il prefisso R
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°5 – Componentistica di base: alberi
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Introduzione ai componenti di macchine
• I componenti meccanici di base possiamo distinguerli in funzione del loro scopo oppure in
base al principio tecnologico di funzionamento. In base allo scopo possiamo distinguere
elementi per trasmissione di potenza e di supporto, mentre in base al principio di
funzionamento possiamo distinguere elementi meccanici, elettromeccanici, idraulici e
pneumatici. Sistemi complessi possono prevedere la coesistenza di più tecnologie.
• In molti casi il motore primo è di tipo elettromeccanico. Attraverso un albero di uscita si
connette alla trasmissione meccanica che realizza le opportune variazioni di velocità fino ad
azionare l’utilizzatore finale.
• La potenza richiesta in uscita dall’utilizzatore (Pu) consente di valutare la Potenza motrice
iniziale (Pm) attraverso il rendimento (η) dei meccanismi che compongono il sistema: Pu =
ηPm con η ∈ (0, 1) ma generalmente superiore a 0.9.
• La funzione che deve assolvere il sistema assieme ai vincoli di ingombro e fabbricabilità
rappresentano i requisiti di base su cui si definisce lo schema di massima della struttura,
definendone i componenti e quindi i rendimenti e gli eventuali rapporti di trasmissione.
• Il rapporto di trasmissione τ = ωm/ωu rappresenta il rapporto tra la velocità angolare del
componente motore e quello condotto. Con τ > 1 si realizza una riduzione di velocità dal
motore al condotto, con τ < 1 una moltiplicazione. τ=1 presuppone costanza di velocità tra i
due tratti della trasmissione.
• Tralasciando ad altri corsi l’approfondimento dei criteri specifici di dimensionamento e
progettazione a seguire si presentano gli elementi di base per la trasmissione di potenza
con lo scopo di inquadrare il loro funzionamento e le modalità di disegno nel contesto della
progettazione di assiemi meccanici.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
AlberiAlberi
Sono gli elementi di base per la trasmissione di potenza. Distinguiamo tra alberi ad asse rettilineo, alberi a
gomiti e alberi a camme. I primi si usano per trasmettere potenza attraverso un momento torcente,
moltiplicando o demoltiplicando la velocità angolare tramite organi quali ruote dentate, trasmissione per
cinghie, catene o ruote di frizione. Gli altri servono a trasformare il moto alternato in rotatorio o viceversa. Gli
alberi a gomiti attraverso la manovella si innestano sulla biella che viene mossa dal pistone (elemento che
trasla), mentre quelli a camme hanno delle lavorazioni (le camme) il cui profilo comanda l’alzata
dell’elemento che deve scorrere (ad es. una valvola nel caso di alberi di distribuzione).
Perno di
manovella
Perno di banco
Manovella
- albero a gomito -
Cava per linguetta
Cava per chiavetta
Spallamenti o battute
Estremità d’albero
- albero ad
asse rettilineo -
albero a cammealbero a camme
La forma della manovella è dettata da esigenze di
bilanciamento delle masse dell’albero (masse eccentriche
rispetto all’asse di rotazione creano sovraccarichi), la forma
della camma è funzione della legge di moto da imprimere
all’elemento che deve traslare.
L’albero ad asse rettilineo presenta diverse variazioni di
sezione per consentire l’alloggiamento nei supporti
(frapponendo opportuni cuscinetti per ridurre gli attriti ed
aumentare così il rendimento) ed il montaggio di altri elementi.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Nel caso degli alberi ad asse rettilineo la sezione minima, sia essa piena o cava, è definita in base alla
potenza trasmessa, gli altri diametri sono legati ad esigenze costruttive per il montaggio di:
• organi di trasmissione (ruote, pulegge, giunti, …);
• cuscinetti per ridurre gli attriti in corrispondenza dei supporti.
Un generico organo di trasmissione montato su un albero, sia esso una ruota dentata o una puleggia o altro,
si chiama mozzo. Il montaggio di un mozzo sull’albero (detto anche calettamento) può avvenire per:
• collegamento con chiavetta o linguetta;
• forzamento;
• profilo scanalato.
In tutti i casi, per evitare perdite di potenza, non ci deve essere moto relativo quindi dopo il montaggio è
come se il mozzo diventasse un tutt’uno con l’albero.
I supporti hanno il compito di scaricare le forze a terra, ancorando nello spazio la posizione dell’asse
dell’albero.
Le discontinuità di diametro presenti sugli alberi sono chiamati spallamenti (o battute). Essi richiedono una
raccordatura per migliorare la resistenza del pezzo e garantire l’eventuale montaggio di cuscinetti e
mozzi.
tratto di albero con supporti e
ruota dentata montata
attraverso linguetta
supporto supportodistanziale
•Il distanziale ha il compito di bloccare
assialmente lo spostamento verso destra della
ruota dentata.
•In corrispondenza dei cambi di sezione
(frecce azzurre) è necessario raccordare
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Esempi di raccordi per spallamenti di alberi ad asse rettilineo.
NO! NO!
Nel montaggio per garantire il
contatto tra il mozzo e lo
spallamento il mozzo deve
essere opportunamente
raccordato.
Occorre verificare che:
R_mozzo ≥ R_raccordo
oppure che il mozzo nel foro di
calettamento sia smussato in
modo tale da realizzare il
contatto con lo spallamento
assenza di raccordo:
montaggio errato!
Raccordo del mozzo troppo
piccolo: montaggio errato!
assenza di raccordo:
montaggio errato!
Raccordo del mozzo troppo
piccolo: montaggio errato!
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Per rendere più preciso il contatto e realizzare un
montaggio corretto, sugli spallamenti si possono
realizzare delle gole di scarico che migliorano la
resistenza perché raccordano le due sezioni e
nello stesso tempo localizzano meglio la superficie
di spallamento tra albero e mozzo.
La normativa codifica le dimensioni e le geometrie
delle gole di scarico.
Esempio di albero con profilo
scanalato sulla destra e scavo
per linguetta a sinistra.
Notare i dettagli X e Y per le
gole di scarico e le sezioni A-A e
B-B per visualizzare la sezione
dell’albero in corrispondenza dei
calettamenti.
N.B. Per alberi si ammette il
posizionamento disallineato
delle sezioni.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
In quanto corpi assialsimmetrici è obbligatorio riportare sempre
l’asse di simmetria in tratteggio fine
Le estremità d’albero possono essere di vario tipo, e sono unificate in
base alle norme UNI 6397
vista longitudinale vista frontale
Direzione di vista
per la proiezione
frontale
Nella messa in tavola gli alberi non si sezionano mai (anche se sono cavi), si
realizzano sezioni a strappo solo per evidenziare cave o lavorazioni speciali.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
albero a gomito
biella
cava per linguetta
esempio di supporto
Albero a camme con ruota per
trasmissione potenza
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°6: Giunti cardanici ed innesti
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
I giunti cardanici sono un tipo di giunti mobili usati in genere per alberi ad assi concorrenti
(con angolo α). Sia l’albero motore che il condotto sono dotati di una flangia che termina con
una forcella. Nella forcella si monta una crociera composta da due perni disposti a 90°.
Giunti cardanici
La crociera ha un moto
relativo rispetto alle forcelle,
per questo l’interfaccia
perno/fori della forcella deve
essere ad attrito ridotto per
evitare dissipazioni .
Tale movimento produce in
uscita sul condotto una
velocità di rotazione variabile
(moto non uniforme). Per
rendere il rapporto di
trasmissione costante si usa
il doppio giunto cardanico
(che è quindi un giunto
omocinetico).
Nel caso b di figura gli alberi
motore e condotto sono
disassati (= paralleli ma non
coassiali).
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Innesti
I giunti uniscono solidalmente i due alberi, quando il collegamento va instaurato in modo
intermittente si usano gli innesti. Nei giunti meccanici un elemento scorrevole (il manicotto)
viene azionato da leve o pattini per fa sì che si sospenda o si instauri il collegamento tra le due
flange. Il collegamento può avvenire secondo innesto di denti o per frizione.
Nel primo caso l’innesto avviene con motrice ferma (altrimenti i sovraccarichi potrebbero
danneggiare l’innesto), nel secondo può avvenire anche con velocità diversa da zero. L’azione
dell’attrito tra i dischi di frizione crea un graduale accoppiarsi man mano che il pacchetto si
serra, alla chiusura completa si trasmette la massima potenza possibile (τ=1). Molle di richiamo
fanno sì che nel disinnesto il contatto tra i dischi si perda istantaneamente.
Gli innesti a frizione si distinguono in monodisco (usate negli autoveicoli) o a dischi multipli.
Altri tipi di innesti sfruttano principi (ad esempio azione centrifuga) in grado di rendere
automatico l’innesto, senza richiedere l’azione di un operatore.
Nelle pagine seguenti si illustrano due esempi costruttivi di innesti: uno a denti frontali ed uno a
frizione a dischi multipli.
Riconoscere le parti che li compongono spiegando il loro funzionamento.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Schemi di
azionamento
Come si montano le flange sui due alberi? Provare a disegnare il manicotto ed il semi-innesto condotto
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Qual è il compito
del manicotto 10?
Come è fatto?
Prova a
disegnarlo.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°12 – Collegamenti per trasmissione di
potenza
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Le chiavette sono degli elementi prismatici a sezione
rettangolare di larghezza costante e spessore
decrescente
ChiavetteChiavette
Il loro montaggio avviene incastrandole in scanalature (cave)
create longitudinalmente sia sull’albero che sul mozzo
conicità 1:100
La
trasmissione
del moto
avviene per
forzamento
grazie
all’attrito che
si sviluppa tra
le superfici a
contatto
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
La conicità garantisce l’arresto assiale del mozzo
rispetto all’albero
ChiavetteChiavette
F
R
cava sull’albero chiavetta con nasello
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Le linguette hanno sezione costante
LinguetteLinguette
La traslazione assiale degli
elementi non è impedita!
Il contatto tra le parti avviene sui fianchi della linguetta,
che è soggetta ad una sollecitazione di taglio
N.B. chiavette e linguette longitudinalmente non si sezionano
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Si adottano in caso di alberi molto piccoli o se la
potenza da trasmettere è elevata
Alberi ScanalatiAlberi Scanalati
Sono alberi con sporgenze di pezzo disposte in maniera
regolare sulla circonferenza, che si impegnano in analoghe
cave realizzate sul mozzo
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Alberi ScanalatiAlberi Scanalati
Le sporgenze dei profili scanalati possono essere a fianchi paralleli oppure ad
evolvente.
Il contatto tra il profilo dell’albero e quello dell’interno del mozzo può avvenire in
diversi modi: può essere centrato sul diametro interno dell’albero, su quello
esterno oppure sui fianchi. La prima soluzione è più economica perchè richiede
lavorazioni di precisione su aree di più facile accesso.
Il centraggio sui fianchi è la soluzione naturale per I profili ad evolvente, che
risultano più precisi e particolarmente adatti ad elevate velocità di rotazione.
Per realizzare tali profili si usa lo stesso utensile adottato per le ruote dentate,
mentre per le scanalature a denti dritti si usano frese di forma.
Esempio di centraggio sui fianchi
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Alberi ScanalatiAlberi Scanalati
La rappresentazione
dei profili scanalati nel
disegno avviene in
maniera simbolica (Uni
EN ISO 6413).
Il fondo delle
scanalature si
rappresenta con linea
fine. Se il profilo è ad
evolvente si indica il
diametro primitivo in
tratto misto fine.
Le rappresentazioni in
sezione si riferiscono
sempre a piani
passanti per le cave (e
non per le sporgenze)
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Alberi ScanalatiAlberi Scanalati
tratto di scarico per la
lavorazione
Il tipo di accoppiamento (ovvero la sua designazione) può anche essere indicato
con dicitura semplificata in cui, attraverso linea di richiamo, si riporta
simbolicamente il tipo di profilo ( ), il
numero di cave, l’altezza del fianco e la larghezza della cava (se il centraggio è
tra I fianchi). In questo caso si riportano anche le tolleranze di lavorazione per
garantire il montaggio (in genere scostamenti H – f con classi di tolleranza da 5
a 7). Se il centraggio è sui diametri si riporta il diametro con relativa tolleranza.
Nel caso di profili ad evolvente si riporta il modulo m del profilo.
fianchi rettilinei, fianchi ad evolvente
che tipo di
scanalatura è?
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Le spine sono elementi conici
(1/50) impiegati per collegare e
trasmettere potenza limitata.
La sollecitazione che li
contraddistingue è il taglio
Spine e PerniSpine e Perni
I perni sono elementi cilindrici usati come:
1. fulcri di parti rotanti
2. elementi di arresto
3. elementi di centraggio
N.B. spine e perni longitudinalmente non si sezionano
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°5 – Componentistica di base: ruote dentate
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Ruote Dentate
Quando l’interasse tra due alberi non consente l’uso di trasmissioni per flessibile (perché
troppo piccolo) si può trasmettere potenza, variando velocità, attraverso l’uso di due
ruote di frizione. Vincolando il contatto attraverso una forza ortogonale alle ruote, si può
sviluppare un attrito in grado di far trascinare la ruota condotta. Questa soluzione,
tuttavia non garantisce continuità perché al crescere della velocità possono esserci degli
slittamenti tra le ruote. E’ quindi opportuno pensare una soluzione alternativa che sia in
grado di trascinare la ruota condotta, al girare della motrice. Nascono così gli ingranaggi
(o ruote dentate).
Sagomando opportunamente la ruota motrice e la ruota condotta, si creano delle zone di
contatto in cui si minimizza l’attrito tra le due ruote, Il fianco di ogni dente ha un profilo
sagomato secondo un evolvente di
cerchio (vedere sul libro come si realizza!).
La ruota condotta si ingrana su quella
motrice e nella rotazione quando una
coppia di denti sta per distaccarsi
un’altra si ingrana. La diversità nel
numero di denti tra una ruota e la sua
condotta definisce il rapporto di
trasmissione.
- Descrizione di ruota con denti ad
evolvente di cerchio-
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Ruote Dentate
Coniche (per alberi ortogonali)
Le ruote possono essere classificate sulla base dell’andamento dei fianchi del dente (ruote
cilindriche dritte, cilindriche elicoidali, coniche) oppure su come si posizionano gli assi delle
due ruote (paralleli, concorrenti, sghembi)
Elicoidali
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Nelle viste in sezione
il dente non viene mai
sezionato. Nelle viste
frontali e longitudinali I
vani non si
rappresentano ma si
indica con linea mista
leggera la
circonferenza
primitiva.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°10 – Cuscinetti radenti e volventi
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Supporti e CuscinettiSupporti e Cuscinetti
II supportisupporti sorreggono gli elementi rotanti e vincolano la posizione degli assi di
rotazione, scaricando a terra le forze che si esplicano sugli alberi/assi.
I cuscinetti sono elementi interposti tra albero e supporto con lo scopo di ridurre le
perdite di potenza legate all’attrito sviluppato dall’elemento rotante rispetto al
supporto che è fermo. Distinguiamo due tipi fondamentali di cuscinetti in base al
tipo di attrito che sfruttano nel loro funzionamento: cuscinetti radenti e cuscinetti
volventi (o a rotolamento).
attrito radente >> cuscinetti striscianti
A sinistra si riporta un esempio di supporto
con cuscinetto radente. Quest’ultimo può
essere realizzato in un pezzo unico
(boccola) o in due semi-gusci cilindrici
chiamati bronzine. Il materiale con cui si
realizzano questi componenti è
caratterizzato da un minore attrito rispetto
al contatto acciaio/acciaio, raggiungendo
così lo scopo prefissato dal cuscinetto. Se
il materiale non è in grado di sopportare i
carichi esercitati sul cuscinetto si possono
frapporre tra boccola e supporto strati di
materiale più resistente.
strato a basso attrito
rinforzosupporto
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
I cuscinetti radenti possono lavorare a secco (e quindi la riduzione dell’attrito è delegata
interamente alla scelta del materiale del cuscinetto (bronzo, leghe antifrizione a base di
stagno, …) oppure con lubrificazione. A tal proposito occorre distinguere se il lubrificante
serve a ridurre ulteriormente l’attrito di strisciamento oppure se ha funzioni di
sostentamento dei carichi sostituendosi al contatto tra perno e boccola. In questo caso
possiamo distinguere due soluzioni: il cuscinetto idrostatico e quello idrodinamico. Nel
primo caso in corrispondenza dei supporti si inietta del lubrificante in pressione. Tale
pressione è in grado di sollevare e sostenere il perno che gira all’interno del lubrificante.
Nel caso dei cuscinetti idrodinamici il gioco tra albero e perno combinato con le condizioni
di velocità di rotazione e viscosità del lubrificante crea una distribuzione di pressione tra
fluido e perno che è in grado di sollevare e sostenere il perno evitando che tocchi il
supporto.
In entrambi i casi occorre prevedere un’opportuna gabbia con guarnizioni di tenuta per evitare
la fuori uscita del lubrificante, nel caso dei cuscinetti idrostatici servirà anche un circuito
per mettere il liquido in pressione.
In funzione del carico agente sull’albero distinguiamo cuscinetti idrodinamici assiali o radiali.
F
Cuscinetto radiale
idrostatico: v=0
Cuscinetto radiale
idrostatico: v>0
Meato pieno di fluido
Zona con distribuzione di
pressione in grado di
sorreggere F
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
I cuscinetti a rotolamento sono composti da un anello interno, uno esterno con all’interno una serie di elementi
volventi (sfere o rulli) equidistanziati da una gabbia. Gli elementi volventi possono scorrere lungo le piste
predisposte tra i due anelli. L’anello interno si monta sull’albero e quello esterno nel supporto. Le dimensioni
caratteristiche (selezionate attraverso tabelle in base al carico ed al numero di cicli (ore) di funzionamento)
sono il diametro esterno (D), il diametro interno (d), la lunghezza assiale (B) e i raggi di raccordo (importanti
per il montaggio degli anelli in corrispondenza degli spallamenti).
I cuscinetti volventi si distinguono in radiali, assiali ed obliqui in base
alla direzione dei carichi che possono sopportare. Si distinguono inoltre
tra cuscinetti rigidi ed orientabili a seconda se i due anelli sono
obbligati alla coassialità oppure se ammettono lievi angolazioni (questo
dipende dal tipo di elemento volvente e dalla forma della pista).
cuscinetto radiale a sfere
cuscinetti radiali
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
cuscinetti obliqui
cuscinetti assiali
Per bilanciare le forze assiali i cuscinetti
obliqui a sfere ed a rulli conici vanno
montati in coppia disponendoli ad X oppure
ad O, ovvero ad X se la direzione delle
forze tra elementi volventi e gli anelli si
incontrano all’interno dei due cuscinetti, ad
O se si incontrano all’esterno.
“O” “X”
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Il montaggio dei cuscinetti è un aspetto importante ai fini del progetto di un albero di trasmissione. Generalmente un albero è
guidato da due supporti, tre possono creare sovraccarichi in uno dei punti di supporto soprattutto se con l’uso di cuscinetti
orientabili non si compensano disassamenti o errori di montaggio.
Per i cuscinetti radiali uno va bloccato assialmente mentre l’altro deve essere assialmente libero. Questo comporta che un
cuscinetto abbia tutti e due gli anelli bloccati da spallamenti o ghiere mentre l’altro ha l’anello esterno libero. Se non si ha carico
assiale o se è di piccola entità e solo in una direzione gli anelli interni dei cuscinetti a sfere possono essere liberi. Se il primo
cuscinetto è a sfere ed il secondo è a rulli cilindrici si possono bloccare tutti gli anelli perché la dilatazione è consentita al rullo.
Per quanto riguarda le tolleranze il foro dell’anello interno è
generalmente h9 o h10, il perno dell’albero può variare da g6 fino
a j6. Le condizioni di gioco si scelgono nei casi di ruote folli. Si
sale di classe di scostamento man mano che salgono i carichi
assiali e le velocità.
Per quanto riguarda gli alloggiamenti dei supporti si va da
condizioni di tipo H6 fino a P7.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Cuscinetto assiale: schema di montaggio
Cuscinetto assiale a doppio effetto (sopporta
carichi nelle due direzioni indicate in freccia)
Nei cuscinetti obliqui è
importante registrare i giochi di
funzionamento attraverso
spessori o ghiere filettate.
Se la disposizione è a X si
agisce sull’anello esterno, se è a
O sull’interno
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Tenuta strisciante
Tenuta strisciante
ad anello
Altri elementi importante per il corretto
funzionamento dei cuscinetti sono le
tenute e la lubrificazione. Le tenute
sono costituite da guarnizioni striscianti
o labirinti e scanalature in grado di non
far fluire il lubrificante fuori dai coperchi
del supporto.
La lubrificazione nei cuscinetti volventi
ha il compito di abbassare ulteriormente
l’attrito, preservare dalla ruggine,
asportare il calore.
La lubrificazione può essere fatta con
grasso ed a olio (a bagno, a iniezione, a
circolazione o a nebbia)
Cercare sul Manfè, Pozza, Scarato
esempi di applicazione.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°11 – Collegamenti filettati e cenni sui
dispositivi anti svitamento
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
La vite è un elemento impiegato per collegare tra loro parti distinte, è costituita da un gambo
filettato, ovvero da una diametro di nocciolo su cui si sviluppa secondo un percorso elicoidale
un filetto che può avere sezione triangolare, trapezoidale,
Viti e BulloniViti e Bulloni
Il collegamento avviene
avvitando il profilo della vite
in una sede dotata di filetti
analoghi (dado o
madrevite). Durante
l’operazione di serraggio i
filetti impegnati nella
madrevite mettono in
trazione il gambo della vite
comprimendo le parti da
congiungere che si
frappongono tra la
madrevite e la testa della
vite
testa
dado
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Viti e BulloniViti e Bulloni
La rappresentazione convenzionale dei collegamenti filettati nei disegni tecnici
segue la norma UNI EN ISO 6410
la filettatura NON si disegna nel suo aspetto reale ma, nel caso della vite richiede una
linea continua a tratto fine in corrispondenza del D di nocciolo. Nel caso della
madrevite il tratto fine continuo rappresenta il D nominale della filettatura.
rap. di vite mordente
Le viti in sezione non si tratteggiano!
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Viti e BulloniViti e Bulloni
bullone
filettature esterne ed interne
vite + dado >> bullone
Nella vista dall’alto la
filettatura si indica con ¾ di
un arco in linea continua
fine, in corrispondenza del
D di nocciolo (gambi
filettati) o del D nominali
(dadi e madreviti).
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Rosette e Dispositivi AntisvitamentoRosette e Dispositivi Antisvitamento
Le rosette (o rondelle) sono elementi cilindrici piatti
interposti
tra il dado ed il pezzo da serrare
oppure tra la testa della vite ed il pezzo da serrare
Servono per:
1. proteggere la superficie in
caso di frequenti svitamenti
2. aumentare la superficie di
appoggio
Rosetta
d’appoggio
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Rosette e Dispositivi AntisvitamentoRosette e Dispositivi Antisvitamento
Le vibrazioni, gli urti e le dilatazioni termiche
possono portare all’allentamento del collegamento
Le rosette elastiche funzionano
come delle molle che spingono
assialmente le parti collegate
Controdado
vite
c.dado
dado
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Rosette e Dispositivi AntisvitamentoRosette e Dispositivi Antisvitamento
Copiglia
Rosetta di
sicurezza
Piastrina
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°11 – Tolleranze dimensionali
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Gli assiemi per svolgere le loro funzioni correttamente possono richiedere
condizioni di montaggio con gioco o con interferenza. Nel primo caso tra le due
parti esiste un collegamento mobile, nel secondo si ha un collegamento stabile.
Alberi e mozzi montati per forzamento richiedono un montaggio con interferenza
altrimenti non si eserciterebbero le forze di calettamento, un pistone che scorre
nel cilindro deve avere un gioco, altrimenti non potrebbe scorrere con efficienza.
In aggiunta a queste considerazioni va sottolineato che la fabbricazione di un
componente introduce necessariamente delle imprecisioni, per cui le dimensioni e
la forma di un oggetto non sono mai rigorosamente identiche ai valori nominali
(una lunghezza può avere degli scostamenti dimensionali, un piano orizzontale
può essere leggermente inclinato, …). Distinguiamo quindi imprecisioni
dimensionali, geometriche e micro-geometriche (ovvero rugosità delle superfici).
Le tolleranze prescrivono la variabilità ammissibile per le naturali imprecisioni di
fabbricazione affinché gli assiemi funzionino correttamente, garantendo le
opportune condizioni di gioco o interferenza. La scelta del tipo di accoppiamento e
la precisione di fabbricazione dei pezzi definisce il valore di tolleranza
prescrivibile.
A seguire si illustra la logica codificata dalla normativa (UNI ISO 286/1) per
definire e scegliere le giuste tolleranze in funzione degli accoppiamenti da
realizzare.
Introduzione
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Definizioni di base
Per convenzione da qui in poi chiamiamo alberi le quote riferite ai pieni (ovvero gli elementi interni)
e fori quelle relative agli scavi (o elementi esterni), anche se nella realtà non sono corpi cilindrici.
Riferiamo inoltre ai fori le grandezze indicate con il carattere maiuscolo, agli alberi quelle
minuscole.
Nel caso delle tolleranze dimensionali la realtà che corrisponde ad una corretta
fabbricazione deve far registrare un diametro del valore deffettivo incluso tra [dmin, dmax]
per l’albero ed un Deffettivo incluso tra [Dmin, Dmax] per il foro:
• se si verifica sempre che Deffettivo > deffettivo si ha accoppiamento con gioco
• se si verifica sempre che Deffettivo < deffettivo si ha accoppiamento con interferenza
• se possono verificarsi entrambi i casi a seconda di dove si trovano i due valori si ha
accoppiamento incerto
Chiamiamo tolleranza dimensionale la differenza tra le dimensioni massime e minime
ammissibili:
t = Dmax – Dmin ovvero t = dmax – dmin
La rappresentazione grafica del valore nominale (D0, d0), definisce una linea di
riferimento chiamata linea dello zero.
La zona di tolleranza rappresenta graficamente l’ampiezza della tolleranza, t, e la sua
posizione rispetto alla linea dello zero, ovvero alla quota nominale dell’accoppiamento.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
- condizioni ideali - - condizioni con prescrizione di tolleranza -
Rappresentazione
grafica delle zone di
tolleranza per un caso
albero/foro con gioco.
Rappresentazioni grafiche
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
L’ampiezza della zona di tolleranza (quindi il valore t) si chiama anche IT (International Tolerance)
ed è funzione:
• del tipo di lavorazione con cui si eseguono le superfici di accoppiamento (ad es. lo stampaggio è
meno preciso di una lavorazione alle macchine utensili)
• della dimensione nominale a cui si riferisce l’accoppiamento (al crescere delle dimensioni nominali
t, ovvero IT, cresce)
Delle tabelle prescrivono tali valori suddivisi in classi di tolleranza (cercare esempi di tabelle sui libri
di testo consigliati!). L’ordine di grandezza in cui si trovano tali valori va dal µm al mm
Usualmente per dimensioni nominali tra 5 e 1000 mm si prescrivono 18 classi di precisione a cui
competono 18 gruppi di t al variare della dimensione nominale.
IT1, IT1, IT3, IT4 : sono le classi di massima precisione (precisione descrescente al crescere del
numero) ovvero hanno intervalli tutti dell’ordine del µm, si ottengono attraverso lavorazioni con
macchine di speciali e si adottano per accoppiamenti in strumenti di precisione (ovvero strumenti di
misura o macchine utensili).
IT5, IT6 e IT7: sono le classi di lavorazione precisa, corrispondente a rettifica (IT5 e IT6) e tornitura
(IT7), siamo sull’ordine della decina di µm. Si usano per accoppiamenti precisi (IT7 è considerato lo
standard per molti accoppiamenti).
IT8, IT9, IT10: sono le classi per accoppiamenti medi (IT8 e IT9) e grossolani (IT10). Le operazioni
che reallizzano queste precisioni sono le alesature, le forature con trapani, le trafilature.
IT11, IT12, IT13, IT14: sono classi dell’ordine dei decimi o centesimi di mm, si ottengono per
stampaggio e fusione e si applicano a corpi che non si accoppiano.
Le classi di tolleranza
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Scostamenti e modalità di accoppiamento
La definizione delle classi di tolleranza, sebbene assegni l’ampiezza dell’intervallo di variabilità
ammesso, non aiuta nella scelta della combinazione più opportuna di tolleranza di albero e foro,
sulla base del tipo di accoppiamento da realizzare (con gioco o interferenza).
Per fare ciò occorre definire due nuove grandezze: lo scostamento inferiore e quello superiore.
Chiamiamo scostamento superiore (Es, es) la differenza algebrica tra il diametro massimo e il
valore nominale:
Es = Dmax - Dnom ovvero es = dmax – dnom
Chiamiamo scostamento inferiore (Ei, ei) la differenza algebrica tra il diametro minimo e il valore
nominale:
Ei = Dmin - Dnom ovvero ei = dmin – dnom
Considerando che gli scostamenti possono essere sia positivi che negativi, se si focalizza per i
fori lo scostamento inferiore (Ei) e per gli alberi lo scostamento superiore (es), possiamo definire
27 classi di scostamento rappresentabili per via grafica rispetto alla linea dello zero in modo
tale da delineare in modo univoco coppie di classi in grado di fare sempre accoppiamento con
interferenza, con gioco o incerto (vedi pagina seguente).
Ogni classe di scostamento si indica con una lettera dell’alfabeto (maiuscola per i fori,
minuscola per gli alberi).
La classe H (h) corrisponde ad uno Ei = 0 (es=0). Le classi da A a H accoppiate con una
qualsiasi classe da a ad h producono sempre accoppiamento con gioco perché il dmax
dell’albero è sempre più piccolo del nominale mentre il Dmin del foro è sempre più grande del
nominale. Cosa accade da p a zc quando si accoppia con una classe da P a ZC?
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
accoppiamenti con interferenza
accoppia
menti
incerti
accoppiamenti con
gioco
Ei > 0
ei > 0
es < 0
Es < 0
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Assegnazione delle tolleranze: sistemi foro base o albero base
Attribuire ad un accoppiamento una coppia di lettere significa definire gli scostamenti
fondamentali (Ei ed es) per la tolleranza del foro e del perno. Associando tale conoscenza alla
classe di precisione si è in grado di ricavare in maniera univoca Es/ei, tramite:
Per fori: Es= IT + Ei [Sotto la linea dello zero Ei=Es-IT]
Per alberi: ei= es – IT [Sopra la linea dello zero es=IT+ei]
Esistono delle tabelle che al variare della dimensione nominale definisco gli scostamenti
fondamentali per ciascuna classe di tolleranza. N.B. gli scostamenti fondamentali sono
dell’ordine del µm.
Per semplificare ancora di più si fissa la qualità di tutti i fori o di tutti gli alberi al valore H7 / H6
(adottando così il sistema foro base) o h7 / h6 (adottando così il sistema albero base). In
questo modo si riducono le combinazioni possibili tra classi di tolleranza diverse per albero e
foro, andando a favore della semplicità di collaudo e/o fabbricazione (riducendo così i costi).
Adottando un sistema foro base tutti i fori prevedono uno scostamento fondamentale (Ei) di
classe H (quindi Dmin=Dnom) ed un IT=7 / 6 (lavorazione al tornio di buona / buonissima
precisione). Per realizzare gioco gli alberi devono avere prescrizioni di tolleranza di classe
inclusa tra “a” ed “h”, per avere interferenza invece le classi degli scostamenti devono essere
prese tra “p” e “zc”. Le classi tra “j” ed “n” danno luogo ad accoppiamenti incerti. La classe di
precisione usualmente attribuita agli alberi è uguale o un grado più alta dei fori, in
considerazione del fatto che le superfici esterne si lavorano con maggiore facilità (e quindi
precisione).
Cosa accade adottando il sistema albero base? Quando si ha gioco? Quando interferenza?
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
(preso da pag. 354 del Chirone
Tornincasa, vol. 2)
es < 0
ei > 0
foro
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Esempi di accoppiamenti di uso comune
A seguire si riportano alcuni esempi di accoppiamento basati sul sistema
Foro base (cercare sui libri o sui manuali tabelle analoghe per il sistema Albero
Base):
H6/g5: gioco, montaggio libero a mano, per corpi rotanti di alta precisione, ad
es. alberi rotanti in acciaio bonificati e rettificati in bronzine, mandrini di
rettificatrici
H6/h5 o H6/h6: gioco, montaggio di scorrimento a mano, per centraggi ed
accoppiamenti di alta precisione scorrevoli assialmente e con moto
oscillatorio o rotatorio lento, per es. aste di stantuffi e stantuffi, manicotti
portamandrini e mandrini per fresatrici, comandi idraulici di alta precisione,
spine di posizionamento.
H6/j5 o H6/j6: accoppiamento incerto, montaggio a mano con leggeri colpi di
mazzetta, per accoppiamenti di precisione tra corpi reciprocamente fermi e
sfilabili assialmente, per es. ruote di ricambio montate con linguette, perni di
centratura
H6/n5: interferenza, montaggio alla pressa o a caldo con la mazzetta, per
accoppiamenti bloccati ma senza bloccaggio assiale, per es. ingranaggi con
linguetta da smontare raramente, bronzine nel supporto se da smontare con
frequenza.
H6/p5: interferenza, montaggio alla pressa o a caldo, per organi calettati senza
movimento assiale che devono sopportare grandi carichi, es. bronzine nel
supporto quando non devono essere smontabili.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Nella quotatura le tolleranze dimensionali si trovano riportate in diversi modi:
1. facendo seguire alla quota nominale come pedice gli scostamenti superiori ed inferiori
seguiti dal valore ±;
2. facendo seguire alla quota nominale le classi di tolleranza e precisione prescritti.
3. Mettendo la classe di tollerenza, di precisione più gli scostamenti tra parentesi
Nel primo caso nulla si dice sulla natura dell’accoppiamento, mentre si illustrano subito i
valori di fabbricazione accettabili. La quota di tipo 1 è quindi più utile alla fabbricazione
(e quindi al progetto esecutivo della singola parte) mentre quella di tipo 2 è più sintetica
nello studio degli assiemi, illustrando le condizioni di accoppiamento in corrispondenza
delle quote funzionali.
Tolleranze dimensionali e quotature
Esempi:
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
albero
foro
Accoppiamento con gioco Accoppiamento incerto Accoppiamento con interferenza
Quando si studiano gli assiemi e si valutano gli accoppiamenti delle parti, le quotature funzionali sono
esaminate nei casi limiti di tolleranza per verificare il corretto funzionamento (analisi delle
tolleranze). Esempi di base per l’analisi delle tolleranze di un singolo accoppiamento: negli
accoppiamenti con gioco è importante valutare il gmax ed il gmin, per quelli con interferenza l’imax e
l’imin, nel caso degli accoppiamenti incerti si ricerca la gmax e la imax.
Tolleranze dimensionali e quotature
gmax=Dmax – dmin
gmin=Dmin - dmax
imax=Dmin – dmax
imin=Dmax - dmin
gmax=Dmax – dmin
imax=Dmin - dmax
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
D
D
D + T
D + T
D + T
D = dato
D + T = dato desunto da tabella
Esempio di calcolo delle condizioni minime e massime di
tolleranza a partire dalla prescrizione di accoppiamento
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Per quanto riguarda le quotature funzionali si ricorda che a seconda dell’uso del pezzo si
possono avere più di un modo per disporre le quote. Se si riportano solo le quote nominali le
quote derivate, qualunque sia la disposizione sono uguali, se si riportano le tolleranze invece
disposizioni diverse portano ad intervalli di tolleranza diversi!
Tolleranze dimensionali e quotature
Per avere un
esempio si riporta
una illustrazione
presa da “disegno
Meccanico” di
Manfè, Pozza,
Scarato.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Queste considerazioni introducono il problema dell’ottimizzazione (o allocazione)
delle tolleranze durante la fase di progetto esecutivo.
Durante il progetto degli assiemi si stabiliscono le condizioni di gioco necessarie al
corretto funzionamento, queste si possono riferire ad una specifica quota
funzionale ma non alle altre, resta quindi il problema di allocare al meglio (ovvero
nel modo più economico e in grado di garantire il corretto funzionamento) le altre
quote della catena funzionale.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°12 – Ancora sulle tolleranze: tolleranze
generali, geometriche e rugosità superficiale
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Tolleranze (dimensionali) generali
La designazione delle tolleranze dimensionali mediante gli scostamenti fondamentali,
secondo la logica definita negli appunti precedenti, si riserva agli accoppiamenti le cui
condizioni di funzionamento richiedono specifiche indicazioni di precisione e modalità
di accoppiamento (gioco/interferenza/acc.to incerto).
Le altre quote non direttamente interessate da tali calcoli rappresentano dei valori
nominali che nella realtà variano entro scostamenti che sono sempre funzione della
precisione di lavorazione. Per questo motivo nell’ambito dei disegni esecutivi le quote
non funzionali vengono associate a 4 classi semplificate di tolleranza scelte e fissate
in base alla funzione del componente.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Tolleranze geometriche
Le imprecisioni di fabbricazione non sono solo relative alle dimensioni dei componenti ma anche
alla loro geometria: i piani non sono superfici perfette così come non lo sono i cilindri, gli assi non
sono rettilinei e le condizioni di parallelismo o angolazione non sono quindi sempre assicurate. La
mancanza di queste “certezze” può pregiudicare il corretto funzionamento dell’assieme, per cui si
rende necessario definire anche delle tolleranze geometriche entro cui il corretto funzionamento
rimane garantito. Si pensi ad esempio al caso di guide prismatiche: la mancata precisione della
posizione delle superfici e della loro planarità può pregiudicare il movimento; si pensi alla
cilindricità di un perno ed alla condizione di sua coassialità con un foro, …
Le ricadute industriali legate a questi problemi di tolleranza sono importantissime: se i pezzi non
si montano o funzionano male aumentano i costi legati allo scarto della parte (si sprecano
materiali, forza lavoro, energia e macchinari e tempo), se si fissano tolleranze troppo strette
aumentano i costi di fabbricazione.
In aggiunta non bisogna dimenticare che una volta fabbricato il pezzo va collaudato o verificato
attraverso il controllo (spesso di tipo “passa / non passa”) per capire se rientra o meno nelle
tolleranze specificate [ sai come si misurano i componenti meccanici? Cerca sui libri i metodi di
collaudo]. Ogni tipo di tolleranza prescritta richiede processi di misura diversi (ad es. uso di calibri
passa / non passa o strumenti chiamati comparatori, …) il cui iter va protocollato e standardizzato
per evitare di misurare in modo errato la tolleranza effettiva, evento che aumenterebbe ancor di
più i costi di fabbricazione.
Per ovviare a tutto ciò da molto tempo l’ente ISO sta promuovendo la standardizzazione della
definizione delle tolleranze dimensionali, geometriche e di superficie in modo da unificare
l’approccio progettuale con quello di misura e collaudo. La commissione che si occupa di ciò è la
TC213 :Dimensional and geometrical product specifications and verification
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Metodi di rappresentazione nei
disegni tecnici
significato
A seguire si riportano le spiegazioni
sintetiche delle tolleranze geometriche
più comuni e la loro rappresentazione.
Quelle riportate in questa pagina sono
prescrizioni che non richiedono alcuna
entità geometrica di riferimento (detta
anche datum) rispetto alla quale
valutare la geometria
0.01
Tipo di prescrizione (rettilineità)
Valore di prescrizione entro cui è
compresa la deviazione(0.01 mm)
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Esempi di tolleranze geometriche che richiedono
la prescrizione di entità di riferimento (una o
più).
0.01
Tipo di prescrizione (parallelismo)
Valore di prescrizione entro cui è
compresa la deviazione(0.01 mm)
A
A
Nome dell’entità rispetto a
cui valutare la deviazione
Entità di riferimento
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
La rugosità superficiale
Le tolleranze dimensionali e geometriche possono essere viste come gli intervalli di imprecisione accettabili
per gli errori di forma macrogeometrici. La rugosità superficiale invece rappresenta l’errore medio del
profilo effettivo della superficie di un pezzo. Anche la rugosità è funzione del tipo di lavorazione con cui si
realizza la superficie e più è precisa la lavorazione e piccola la rugosità richiesta più è costoso realizzare
la lavorazione. Per ridurre i costi di fabbricazione e di collaudo (ovvero di misura per controllare la
rugosità) questa indicazione va riportata solo dove strettamente necessario alla funzionalità del pezzo.
Definiamo il parametro rugosità come:
dxy
L
Ra
L
∫=
0
1
ovvero in termini discreti come:
∑=
=
n
i
iy
n
Ra
1
1
Questo è un valore medio delle valli e dei
picchi che si registrano nel tratto di misura L.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Si parla di
micron!
Anche qui
le
applicazion
i con
rugosità
minore
sono quelle
per
strumenti di
misura
Superfici
levigate a
bassa
rugosità
aiutano la
tenuta.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
L’indicazione sui disegni del grado di rugosità
si riporta attraverso i simboli qui riportati.
Nel primo caso si prescrive una rugosità max
di 2 µm ottenuta per fresatura.
Nel secondo caso lo stato superficiale è
ottenuto per lavorazione senza asportazione
di truciolo (lo indica il simbolo circolare), in
particolare attraverso sabbiatura.
Nel terzo caso il simbolo prescrive una
lavorazione per asportazione di truciolo con
max rugosità di 0.2 µm.
Le prescrizioni 2 e 3 potevano anche essere
fatte come segue:
Ra
Lavorazione X alla macchina utensile
dove con Ra si indica la max rugosità
ammissibile
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Per semplificare la complessità dei disegni
costruttivi la rugosità si può indicare in
modo sintetico nel cartiglio o in basso
a destra.
In questo caso il simbolo posto in basso si
ritiene attribuito a tutte le superfici del
componente tranne che a quelle dove
è espressamente indicato sul disegno.
Il valore indicato sulle superfici
specifiche si riporta anche tra
parentesi in basso a destra.
Nella figura in alto il componente prevede
rugosità media di 6.3 µm, realizzata
alla macchina utensile, su tutte le
superfici prive di indicazione, tra
parentesi si fa presente che su certe
superfici sono possibili altre
prescrizioni.
La figura in basso si interpreta che la
rugosità media delle superfici
generiche è 6.3 µm, realizzata alla
macchina utensile, ma che su
particolari superfici si trovano
prescrizioni pari a 3.2 µm, 1.6 µm e
0.8 µm.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°13 – I processi di lavorazione per compone nti
meccanici. Cenni sui processi di fonderia e di forgiatura.
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Il disegno esecutivo deve prevedere le modalità con cui viene realizzato un componente.
La conoscenza delle modalità di fabbricazione aiuta quindi non solo nell’impostazione delle
quote (si ricordi la distinzione tra quote di fabbricazione e quote funzionali), ma anche
nella definizione del corretto disegno delle parti (prevedendo opportuni dettagli che
saranno evidenziati in seguito quali ad esempio angoli di sformo, gole di scarico, …).
In generale il processo di fabbricazione opera su semilavorati o materiali grezzi attraverso
una serie di operazioni eseguite da macchine operatrici ed utensili. Esistono diverse
categorie di lavorazioni ciascuna caratterizzata da specifiche tecnologie. Questo implica
sia specifici campi di applicazione che specifiche richieste progettuali relative alla forma
da dare al componente.
Volendo sintetizzare i fattori che intervengono nella scelta di un processo di fabbricazione si
possono elencare i seguenti:
– La natura del materiale
– Le dimensioni dei pezzi
– La precisione di lavorazione richiesta
– La disponibilità aziendale di macchine ed attrezzature
– La quantità dei pezzi da realizzare
In progettazione concettuale, quando emerge che una data funzionalità può essere
realizzata, a parità di prestazioni, da organi meccanici realizzabili secondo diverse
fabbricazioni tra loro alternative (ad esempio per saldatura profilati o lavorazione alla
macchina utensile), la scelta va operata secondo il criterio dell’economicità e della
convenienza aziendale.
Più in generale possiamo dire che le scelte progettuali relative al disegno della parte, intesa
come forme da dare al componente, vanno fatte non solo in base al modo in cui devono
sopportare i carichi ma anche in base alle esigenze industriali legate alla sua
realizzazione.
Considerazioni generali
Know-how dell’ingegnere
Strategia aziendale
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Panoramica sui processi di lavorazione
Immagine presa da “Disegno Tecnico Industriale”, Chirone, Tornincasa, ed. Il Capitello
La lavorazione per asportazione
con taglienti viene realizzata
attraverso le macchine utensili.
Attraverso laminatura, estrusione
e trafilatura si realizzano molti
semilavorati (ad es. barre e
profilati) su cui procedere con
altre operazioni (lavorazione per
asportazione o taglio e saldatura).
Ogni lavorazione implica:
• specifici criteri di progetto per le
forme che si possono realizzare,
• specifiche tolleranze e finiture
superficiali (vedi tabelle IT e
campi di rugosità),
• la necessità di
progettare/programmare le fasi di
lavorazione (ad es. sviluppo e
messa a punto stampi per la
formatura e la forgiatura, scelta
degli utensili per l’asportazione,
…)
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Schema sintetico Forme-Lavorazioni
Immagine presa da “Disegno Tecnico Industriale”, Chirone, Tornincasa,
ed. Il Capitello
In questa tabella si illustrano degli esempi di
legame forma-lavorazione in modo da iniziare ad
inquadrare come si realizzano i più comuni
componenti meccanici.
Tecnologia meccanica è la disciplina che studia le
diverse modalità di fabbricazione e i connessi
problemi di progettazione.
In generale occorre sapere che al progettista di
prodotti si affianca il progettista di processo
produttivo. La conoscenza dei problemi di
processo è comunque necessaria alla formazione
del progettista di prodotto per prevenire errori di
impostazione che poi farebbero perdere tempo di
sviluppo o diminuire la qualità del prodotto.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Formatura dallo stato liquido
Il processo di fonderia consiste nel creare una
cavità (la forma) che ricopia in negativo il pezzo
da realizzare. Esso si crea colando nella forma
la lega metallica fusa scelta per la realizzazione
del pezzo.
Il suo utilizzo è diffuso per componenti di forma
complessa di medie e grandi dimensioni
(carburatori, testate di motori, volani, bancali di
grandi dimensioni, raccordi, valvolame idraulico,
…) .
La forma può essere di tipo transitorio o
permanente (utile per produzioni in grande
serie)
A sinistra si riporta uno schema (preso da
“Disegno Tecnico Industriale”, Chirone,
Tornincasa, ed. Il Capitello) relativo al
procedimento in forma transitoria. Il modello per
poter essere estratto ha bisogno di una forma in
due parti facilmente scomponibili per rendere
possibile la sformatura del pezzo una volta
solidificato. Il piano di divisione consente di di
formare pezzi unici a partire da due forme la cui
sezione massima coincide con il piano di
appoggio delle staffe della forma.
Il getto finale è un grezzo che richiede
lavorazioni di finitura di vario tipo (distacco delle
materozze, e dei colatoi, … sbavatura,
sabbiatura).
Oggetto da
realizzare
Modello
scomponibile per
creare la forma
Da c) a h) creazione della forma tramite sabbia
compattata attorno al modello
Creazione
dell’anim
a
interna
per fare
la
cavità
centrale
Estrazione del semi-
modello
Montaggio dell’anima
colata
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Per progettare correttamente componenti realizzati
per fusione occorre tener conto
•del fenomeno del ritiro (diminuzione di volume
dovuta alla solidificazione);
•di sovraspessori per consentire le lavorazioni di
finitura successiva;
•l’estraibilità del modello dalla forma.
Il ritiro crea uno stato di sollecitazione
all’interno del pezzo, diminuendo le
sue prestazioni. Per ridurlo è
necessario scegliere forme che
uniformino le velocità di
raffreddamento
Valori minimi di spoglia per getti in sabbia
Confronto processi/tipo di produzione/costi/qualità
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Schema della forma di
realizzazione del getto
Da a) a c) disegno dei modelli (i due
semi-modelli scomponibili e l’assieme
montato). (manca l’anima realizzata a
parte per ultimo, vedi disegno seconda
staffa)
Pezzo finito dopo la lavorazione alle
macchine utensili (sapresti disegnare come
è fatto il getto?)
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Deformazione plastica
bramme
blumi
profilati
rotaie
billette
tubi
fili
barre
Tubi da
saldare
lamiere
nastri Le lavorazioni per deformazione
plastica si basano sulla possibilità
di deformare permanentemente i
metalli. I processi possibili sono
diversi (laminazione,
estrusione,forgiatura, stampaggio
lamiere) .
Con la laminazione si ottengono
diversi semilavorati che poi
possono essere adottati come
materiale di partenza per altre
lavorazioni.
Con la laminazione di fonderia si
ottengono i primi semilavorati
siderurgici (gli sbozzati ovvero i
blumi, le bramme e le billette). I
blumi attraverso altre laminazioni
possono diventare i semilavorati
per profilati di varia sezione
(sezioni a L, T, doppi T,rotaie, …);
le bramme diventano nastri, le
billette diventano barre a sezione
circolare o rettangolare per
lavorazioni alle macchini utensili o
di fucinatura
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Forgiatura
La forgiatura si distingue in forgiatura a stampo aperto o in forma chiusa. Il primo metodo serve
per sbozzare il componente dopo un riscaldamento a temperatura opportuna (1000-1200 °C per
acciai), il secondo serve, in una o più riprese, a dare la forma finale del pezzo.
Al termine del processo si asporta il materiale in eccesso (bava di stampaggio) attraverso taglio
(sbavatura)
Fucinatura in forma aperta
Fucinatura in forma chiusa
Bava di stampaggio da
rimuovere successivamente
semilavorato
semilavorato
forma stampata
forma stampata
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
I criteri di progetto per ottimizzare le forme realizzate per stampaggio sono in
parte simili a quelli della fonderia. Occorrono gli sformi (o angoli di spoglia) per
l’estrazione dagli stampi. In genere si adottano circa 7°per le superfici esterne,
10°per quelle interne, questi valori sono più alti d i quelli per la fonderia (circa 5°)
perché l’inclinazione serve anche a migliorare l’andamento del materiale nello
stampo durante la deformazione plastica. Anche in questo caso si deve tener
conto del ritiro da raffreddamento (circa -1%). Esiste una linea di separazione tra
gli stampi che è sede di bave di stampaggio e rappresenta la sezione di
massima dimensione.
La norma ISO10135 codifica la possibilità di realizzare disegni semplificati di componenti ottenuti per stampaggio o
fusione, attraverso l’uso di simboli il cui significato è riportato nelle figure seguenti.
Indicazione delle spoglie (verso e angolo)
Indicazione della linea di separazione e del max disallineamento
ammissibile (+1.7 mm)
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Indicazione della linea di separazione e del max disallineamento
ammissibile (±0.6 mm)
Indicazione delle spoglie (verso e angolo)
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Disegno di Macchine
Lezione n°14 – I processi di lavorazione per compone nti meccanici. Cenni
sulle lavorazioni per asportazione di truciolo.
Collegamenti tramite saldatura
corso per I anno della laurea in ing. meccanica
Docente: ing. Francesca Campana
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Lavorazioni per asportazione di truciolo
La lavorazione per asportazione di truciolo consente di ottenere dei prodotti finiti,
asportando dal pezzo grezzo il sovrametallo con l’opportuna macchine utensile
(funzione del tipo di lavorazione che si deve compiere).
Il sovrametallo si asporta tramite l’utensile che è provvisto di un tagliente.
Questa operazione prevede un moto di taglio tra pezzo da lavorare ed il tagliente stesso
(ad es. la lavorazione al tornio prevede il pezzo in rotazione e l’utensile fermo,
viceversa accade nella fresatura). Una volta asportato il truciolo occorre un moto di
alimentazione per procedere ad asportare in una nuova zona (sempre nel tornio il
moto di alimentazione è dell’utensile, viceversa nella fresatura).
La conoscenza del processo di asportazione da assegnare ad un dettaglio di un
componente aiuta nella scelta delle quote di fabbricazione (vedi lezione4).
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
La modellazione solida eseguita dai sistemi
CAD segue spesso una logica simile ai
processi per asportazione di truciolo (ovvero
procede per sgrossature e rifiniture sottraendo
volumi) per omogeneità con la lavorazione e
per verificare il prima possibile la fattibilità
fisica della geometria.
Le lavorazioni attuali sono realizzate con
macchine a controllo numerico che pilotano
l’esecuzione mediante un programma
generabile per traduzione da un file CAD (o
da un formato IGES).
I sistemi CAM (computer aided
manufacturing) a partire dal modello solido
consentono di simulare/progettare il processo
di asportazione facendo scegliere il tipo di
lavorazione e di utensile, le condizioni di
montaggio e di avanzamento
Nel link (simulazione CAM) proposto sul sito
del corso la tornitura è simulata senza far
vedere il moto di rotazione del pezzo, tuttavia
sono chiaramente visibili le sequenze di
lavorazione (distinte in sgrossatura e finitura)
attraverso l’avanzamento degli utensili. Si noti
come sono direttamente riconducibili a feature
di modellazione solida.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Nelle figure che seguono si evidenziano alcuni accorgimenti da seguire durante la
progettazione di componenti/dettagli realizzati alla macchine utensili (immagini prese
da Chirone, Tornincasa, Disegno Tecnico Industriale. Edizione il Capitello)
Lasciare sufficiente spazio per
evitare collisioni con la fresa
si
no
Incassare o
rialzare le sedi
dei fori per
offrire una
superficie di
contatto piana
Lasciare sempre lo
spazio aggiuntivo per far
fluire il truciolo
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Saldatura
Il processo di saldatura si realizza per congiungere tra loro parti distinte rendendole un corpo unico non
smontabile. Esistono molti processi basati su principi diversi. In figura si illustra una catalogazione
distinguendo tra brasatura e saldatura autogena, nel primo caso la saldatura agisce su un materiale
aggiuntivo, nell’altro si opera direttamente sui lembi da unire.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
In basso si riportano le possibili
preparazioni da fare sui lembi per
garantire il risultato della saldatura. Man
mano che cresce lo spessore i lembi
sono lavorati in vario modo per garantire
una giunzione continua lungo lo spessore
Schemi di giunzione
Morfologia del cordone
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Nel disegno tecnico il cordone di
saldatura non si disegna ma si
riporta tramite un richiamo associato
a simboli grafici.
A sinistra si elencano i simboli
corrispondenti alle diverse saldature
(rappresentate in modo pittorico)
In basso si riporta il tipo di richiamo
indicato dalla normativa
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
La linea 2 a in tratteggio rappresenta la parte del giunto opposta a quella puntata dalla freccia (in altri termini
è la parte nascosta del giunto). Se il cordone di saldatura è dalla parte opposta della linea puntata dalla
freccia il simbolo della preparazione dei lembi va dalla parte della linea tratteggiata 2 a.
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Saldatura sul lato
della freccia
Saldatura sul lato
opposto della freccia
Saldature sul lato
della freccia
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Saldatura sul lato
della freccia e
ripresa sul bordo
opposto
Saldatura ad U sul
lato della freccia
ed a V sul lato
opposto
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
Esempio: cordone di testa con ripresa al
rovescio
Da cosa si riconosce il dritto del giunto?
Quale simbolo indica il rovescio?
Dove vanno indicate le quote riferite alla
sezione? Alla lunghezza?

More Related Content

What's hot

Introduction to SOLIDWORKS SimulationXpress
Introduction to SOLIDWORKS SimulationXpressIntroduction to SOLIDWORKS SimulationXpress
Introduction to SOLIDWORKS SimulationXpress
Tasos Lazaridis
 
INTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESS
INTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESSINTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESS
INTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESS
Abhilash kk
 

What's hot (20)

Corso rischio per rspp datore di lavoro studio rosi
Corso rischio per rspp datore di lavoro studio rosiCorso rischio per rspp datore di lavoro studio rosi
Corso rischio per rspp datore di lavoro studio rosi
 
Introduction to CAD and CAD software
Introduction to CAD and CAD softwareIntroduction to CAD and CAD software
Introduction to CAD and CAD software
 
Verga
VergaVerga
Verga
 
Il rischio biologico, di Veronica Galli
Il rischio biologico, di Veronica GalliIl rischio biologico, di Veronica Galli
Il rischio biologico, di Veronica Galli
 
Introduction to SOLIDWORKS SimulationXpress
Introduction to SOLIDWORKS SimulationXpressIntroduction to SOLIDWORKS SimulationXpress
Introduction to SOLIDWORKS SimulationXpress
 
CAD/CAM/CIM (Lecture 1 CAD)
CAD/CAM/CIM  (Lecture 1 CAD)CAD/CAM/CIM  (Lecture 1 CAD)
CAD/CAM/CIM (Lecture 1 CAD)
 
Corso di formazione per addetti all'uso del CARROPONTE
Corso di formazione per addetti all'uso del CARROPONTECorso di formazione per addetti all'uso del CARROPONTE
Corso di formazione per addetti all'uso del CARROPONTE
 
Parte rischi specifici
Parte rischi specificiParte rischi specifici
Parte rischi specifici
 
aspetti pratici per valutare i rischi e gestire il relativo documento
aspetti pratici per valutare i rischi e gestire il relativo documentoaspetti pratici per valutare i rischi e gestire il relativo documento
aspetti pratici per valutare i rischi e gestire il relativo documento
 
sicurezza delle macchine e valutazione dei rischi
sicurezza delle macchine e valutazione dei rischisicurezza delle macchine e valutazione dei rischi
sicurezza delle macchine e valutazione dei rischi
 
Intro to-freecad
Intro to-freecadIntro to-freecad
Intro to-freecad
 
principali misure prevenzione per ridurre i rischi meccanici
principali misure prevenzione per ridurre i rischi meccaniciprincipali misure prevenzione per ridurre i rischi meccanici
principali misure prevenzione per ridurre i rischi meccanici
 
NX_CAD
NX_CADNX_CAD
NX_CAD
 
Mechanical Design Presentation
Mechanical Design PresentationMechanical Design Presentation
Mechanical Design Presentation
 
Corso di formazione e aggiornamento TRATTORI
Corso di formazione e aggiornamento TRATTORICorso di formazione e aggiornamento TRATTORI
Corso di formazione e aggiornamento TRATTORI
 
la gestione degli appalti privati secondo il D.lgs 81/08
la gestione degli appalti privati secondo il D.lgs 81/08la gestione degli appalti privati secondo il D.lgs 81/08
la gestione degli appalti privati secondo il D.lgs 81/08
 
COMPUTER AIDED ENGINEERING - INTRODUCTION
COMPUTER AIDED ENGINEERING - INTRODUCTIONCOMPUTER AIDED ENGINEERING - INTRODUCTION
COMPUTER AIDED ENGINEERING - INTRODUCTION
 
Il Novecento
Il NovecentoIl Novecento
Il Novecento
 
INTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESS
INTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESSINTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESS
INTRODUCTION TO CAD,WORKSTATION & DESIGN PROCESS
 
Sicurezza sul Lavoro: dlsg 81/2008
Sicurezza sul Lavoro: dlsg 81/2008Sicurezza sul Lavoro: dlsg 81/2008
Sicurezza sul Lavoro: dlsg 81/2008
 

Similar to Disegno meccanico

Nuovo documento rtf
Nuovo documento rtfNuovo documento rtf
Nuovo documento rtf
diegob91
 
Corsi Ifoa: Catalogo Area CAD
Corsi Ifoa: Catalogo Area CADCorsi Ifoa: Catalogo Area CAD
Corsi Ifoa: Catalogo Area CAD
ifoasapereutile
 
Iuavcamp presentazione 2003
Iuavcamp presentazione 2003Iuavcamp presentazione 2003
Iuavcamp presentazione 2003
Tullinho
 
Tesi Case Roberto
Tesi Case RobertoTesi Case Roberto
Tesi Case Roberto
guestffdfbc
 

Similar to Disegno meccanico (20)

Bachelor's Thesis: Use of CAD technologies to optimize the productivity of a ...
Bachelor's Thesis: Use of CAD technologies to optimize the productivity of a ...Bachelor's Thesis: Use of CAD technologies to optimize the productivity of a ...
Bachelor's Thesis: Use of CAD technologies to optimize the productivity of a ...
 
Stampa 3D: dal dire al fare
Stampa 3D: dal dire al fareStampa 3D: dal dire al fare
Stampa 3D: dal dire al fare
 
Flyer_ita
Flyer_itaFlyer_ita
Flyer_ita
 
Nuovo documento rtf
Nuovo documento rtfNuovo documento rtf
Nuovo documento rtf
 
AutoCAD2011
AutoCAD2011AutoCAD2011
AutoCAD2011
 
Ldb OpenLab_Corcione-introduzione ai materiali adottati nella modellazione e ...
Ldb OpenLab_Corcione-introduzione ai materiali adottati nella modellazione e ...Ldb OpenLab_Corcione-introduzione ai materiali adottati nella modellazione e ...
Ldb OpenLab_Corcione-introduzione ai materiali adottati nella modellazione e ...
 
La stampa 3D nella scuola: imparare creando
La stampa 3D nella scuola: imparare creandoLa stampa 3D nella scuola: imparare creando
La stampa 3D nella scuola: imparare creando
 
Progettazione Avanzata Cad 3D
Progettazione Avanzata Cad 3DProgettazione Avanzata Cad 3D
Progettazione Avanzata Cad 3D
 
MODELLAZIONE 3D E PROGETTAZIONE MECCANICA CON PROE
MODELLAZIONE 3D E PROGETTAZIONE MECCANICA CON PROEMODELLAZIONE 3D E PROGETTAZIONE MECCANICA CON PROE
MODELLAZIONE 3D E PROGETTAZIONE MECCANICA CON PROE
 
Corsi Ifoa: Catalogo Area CAD
Corsi Ifoa: Catalogo Area CADCorsi Ifoa: Catalogo Area CAD
Corsi Ifoa: Catalogo Area CAD
 
FLSS: documento di design
FLSS: documento di designFLSS: documento di design
FLSS: documento di design
 
Modellazione geometrica generativa: un approccio algoritmico
Modellazione geometrica generativa: un approccio algoritmicoModellazione geometrica generativa: un approccio algoritmico
Modellazione geometrica generativa: un approccio algoritmico
 
Iuavcamp presentazione 2003
Iuavcamp presentazione 2003Iuavcamp presentazione 2003
Iuavcamp presentazione 2003
 
Lo stato dell' arte sulla documentazione dei progetti ICT
Lo stato dell' arte sulla documentazione dei progetti ICTLo stato dell' arte sulla documentazione dei progetti ICT
Lo stato dell' arte sulla documentazione dei progetti ICT
 
MED in Italy, the Sustainable Mediterranean House | Mario Grimaudo, Universit...
MED in Italy, the Sustainable Mediterranean House | Mario Grimaudo, Universit...MED in Italy, the Sustainable Mediterranean House | Mario Grimaudo, Universit...
MED in Italy, the Sustainable Mediterranean House | Mario Grimaudo, Universit...
 
Solar Decathlon 17.04.2014 @ TIS | Mario Grimaudo (MED in Italy)
Solar Decathlon 17.04.2014 @ TIS | Mario Grimaudo (MED in Italy)Solar Decathlon 17.04.2014 @ TIS | Mario Grimaudo (MED in Italy)
Solar Decathlon 17.04.2014 @ TIS | Mario Grimaudo (MED in Italy)
 
Il metodo FEM come strumento di Design-Check
Il metodo FEM come strumento di Design-CheckIl metodo FEM come strumento di Design-Check
Il metodo FEM come strumento di Design-Check
 
3d proe creo
3d proe creo3d proe creo
3d proe creo
 
Introduzione a UML
Introduzione a UMLIntroduzione a UML
Introduzione a UML
 
Tesi Case Roberto
Tesi Case RobertoTesi Case Roberto
Tesi Case Roberto
 

More from antonio dellisanti (9)

L’Universo cosa c'è dietro.pptx
L’Universo cosa c'è dietro.pptxL’Universo cosa c'è dietro.pptx
L’Universo cosa c'è dietro.pptx
 
Esercitazione n8
Esercitazione n8Esercitazione n8
Esercitazione n8
 
Esercitazione n7
Esercitazione n7Esercitazione n7
Esercitazione n7
 
Esercitazione n6
Esercitazione n6Esercitazione n6
Esercitazione n6
 
Esercitazione n3
Esercitazione n3Esercitazione n3
Esercitazione n3
 
Esercitazione n2
Esercitazione n2Esercitazione n2
Esercitazione n2
 
Esercitazione disegno1
Esercitazione disegno1Esercitazione disegno1
Esercitazione disegno1
 
Chapter 10 convention in section
Chapter 10 convention in sectionChapter 10 convention in section
Chapter 10 convention in section
 
Chapter 08 orthographic convention
Chapter 08 orthographic conventionChapter 08 orthographic convention
Chapter 08 orthographic convention
 

Recently uploaded

Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...
Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...
Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...
nicolofusco13
 
presentazione di arte di michela caporale.pptx
presentazione di arte di michela caporale.pptxpresentazione di arte di michela caporale.pptx
presentazione di arte di michela caporale.pptx
michelacaporale12345
 
ed civica ambiente presentazione (1).pptx
ed civica ambiente presentazione (1).pptxed civica ambiente presentazione (1).pptx
ed civica ambiente presentazione (1).pptx
michelacaporale12345
 
presentazione di Storia di michela .pptx
presentazione di Storia di michela .pptxpresentazione di Storia di michela .pptx
presentazione di Storia di michela .pptx
michelacaporale12345
 
Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...
Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...
Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...
nicolofusco13
 
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informaticaPresentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
nico07fusco
 

Recently uploaded (20)

Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
Esame di Stato 2024 - Materiale conferenza online 09 aprile 2024
 
Pancia Asia-La vita di Steve Jobs-Adriano Olivetti-Bill Gates.pptx
Pancia Asia-La vita di Steve Jobs-Adriano Olivetti-Bill Gates.pptxPancia Asia-La vita di Steve Jobs-Adriano Olivetti-Bill Gates.pptx
Pancia Asia-La vita di Steve Jobs-Adriano Olivetti-Bill Gates.pptx
 
Pancia Asia-Pelusi Sara-La pittura romana - Copia (1).pptx
Pancia Asia-Pelusi Sara-La pittura romana - Copia (1).pptxPancia Asia-Pelusi Sara-La pittura romana - Copia (1).pptx
Pancia Asia-Pelusi Sara-La pittura romana - Copia (1).pptx
 
Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...
Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...
Questa è una presentazione di Educazione Civica riguardo la libertà di inizia...
 
presentazione di arte di michela caporale.pptx
presentazione di arte di michela caporale.pptxpresentazione di arte di michela caporale.pptx
presentazione di arte di michela caporale.pptx
 
Le forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docx
Le forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docxLe forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docx
Le forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docx
 
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
CHIẾN THẮNG KÌ THI TUYỂN SINH VÀO LỚP 10 THPT MÔN NGỮ VĂN - PHAN THẾ HOÀI (36...
 
a scuola di biblioVerifica: come utilizzare il test TRAAP
a scuola di biblioVerifica: come utilizzare il test TRAAPa scuola di biblioVerifica: come utilizzare il test TRAAP
a scuola di biblioVerifica: come utilizzare il test TRAAP
 
TeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdf
TeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdfTeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdf
TeccarelliLorenzo-Mitodella.cavernaa.pdf
 
Le forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docx
Le forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docxLe forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docx
Le forme allotropiche del C-Palestini e Pancia.docx
 
ed civica ambiente presentazione (1).pptx
ed civica ambiente presentazione (1).pptxed civica ambiente presentazione (1).pptx
ed civica ambiente presentazione (1).pptx
 
presentazione di Storia di michela .pptx
presentazione di Storia di michela .pptxpresentazione di Storia di michela .pptx
presentazione di Storia di michela .pptx
 
Aurora Palestinipresentazione000001.pdtf
Aurora Palestinipresentazione000001.pdtfAurora Palestinipresentazione000001.pdtf
Aurora Palestinipresentazione000001.pdtf
 
Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...
Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...
Questa è una presentazione di Scienze riguardo le varietà allotropiche del ca...
 
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informaticaPresentazione tre geni della tecnologia informatica
Presentazione tre geni della tecnologia informatica
 
Gli isotopi scienze naturale seconda pres
Gli isotopi scienze naturale seconda presGli isotopi scienze naturale seconda pres
Gli isotopi scienze naturale seconda pres
 
magia, stregoneria, inquisizione e medicina.pptx
magia, stregoneria, inquisizione e medicina.pptxmagia, stregoneria, inquisizione e medicina.pptx
magia, stregoneria, inquisizione e medicina.pptx
 
Pancia Asia_relazione laboratorio(forza d'attrito).docx
Pancia Asia_relazione laboratorio(forza d'attrito).docxPancia Asia_relazione laboratorio(forza d'attrito).docx
Pancia Asia_relazione laboratorio(forza d'attrito).docx
 
TeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docx
TeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docxTeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docx
TeccarelliLorenzo-i4stilidellapitturaromana.docx
 
TeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptx
TeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptxTeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptx
TeccarelliLorenzo-PrimadiSteveJobselasuaconcorrenza.pptx
 

Disegno meccanico

  • 1. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°1 – Nozioni di Base corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 2. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Scopo del corso Il corso di Disegno di Macchine ha lo scopo di: • insegnare a leggere e redigere i disegni tecnici di progetti relativi all’ambito dell’ingegneria industriale; • spiegare il ruolo del disegno nella progettazione meccanica. Al termine del corso lo studente deve essere in grado di rispondere affermativamente alle seguenti domande: • So interpretare un disegno tecnico capendo cosa rappresenta? • So disegnare secondo la normativa tecnica un componente meccanico? Ed un assieme? • Ho capito a cosa serve un disegno nell’iter di progettazione? Un disegno tecnico è una rappresentazione sintetica realizzata secondo norme specifiche finalizzate a spiegare in modo univoco – la forma e le dimensioni di un prodotto o componente, – le sue modalità di funzionamento, – Il materiale di cui è composto e le caratteristiche di fabbricazione. Questi elementi rappresentano i risultati del processo di progettazione ovvero di quella serie di ragionamenti e calcoli specifici del lavoro dell’ingegnere.
  • 3. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine IdeaIdea ProdottoProdotto finitofinito Progetto diProgetto di massimamassima Pianificazione del processoPianificazione del processo di produzionedi produzione ProduzioneProduzione ProgettoProgetto esecutivoesecutivo Il compito della progettazione Definizioni di base 1. Sistema meccanico (o assieme) = sistema in grado di compiere un Lavoro, assolvendo a specifiche funzionalità e requisiti prescritti all’inizio della progettazione. 2. Componente meccanico = elemento di base che insieme ad altri concorre alla definizione di un assieme. La realizzazione di un qualsiasi sistema meccanico richiede una serie di passi che delineano con dettagli via via crescenti il sistema, rendendo possibile il passaggio dall’idea (o esigenza di mercato) al prodotto finito.
  • 4. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Il compito della progettazione L’attuale organizzazione industriale prevede una vastissima gamma di categorie merceologiche che richiedono “prodotti meccanici” di vario tipo ed impiego la cui progettazione si può articolare in più fasi quali: 1. La progettazione concettuale: in cui si definisce il principio di funzionamento ed un primo schema di massima (arrangiamento) del sistema; 2. La progettazione di massima: in cui si procede al dimensionamento ed all’ottimizzazione dell’arrangiamento dei componenti; 3. La progettazione esecutiva: in cui si indicano e risolvono tutte le problematiche di assemblabilità e funzionalità del sistema; 4. La progettazione della fabbricazione del sistema: in cui si risolvono tutti i problemi legati a come produrre il sistema. Le varie fasi di progettazione implicano documenti differenti e quindi diversi tipi di disegni tecnici: •• disegni didisegni di avamprogettoavamprogetto (schizzi a mano,(schizzi a mano, rappresentazioni concettuali)rappresentazioni concettuali) (progetto di massima)(progetto di massima) •• disegni costruttivi (di complessivi, di gruppo, di sottogruppo,disegni costruttivi (di complessivi, di gruppo, di sottogruppo, didi componenti)componenti) (progetto esecutivo)(progetto esecutivo) •• disegni di fabbricazionedisegni di fabbricazione (per chi deve produrre)(per chi deve produrre) •• disegnidisegni ““come costruitocome costruito”” (per l(per l’’archiviazione)archiviazione)
  • 5. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine L’evoluzione del Disegno Tecnico L’abilità di realizzare disegni a mano è estremamente utile per “catturare” le idee e comunicare al volo con i colleghi, rendendo possibile un’immediata valutazione dei pro e dei contro di alcune soluzioni. Per questo la si utilizza molto durante la fase di progettazione concettuale. La stesura dei disegni costruttivi e di fabbricazione un tempo era realizzata al tavolo da disegno con l’ausilio del tecnigrafo (da qui deriva l’uso di chiamare i disegni tecnici anche “messe in tavola”), ora è automatizzata al computer mediate l’uso dei sistemi di Computer Aided Design (CAD). Computer Aided Design = Progettazione assistita dal calcolatore Computer Aided Drawing = Messa in tavola (o disegno bidimensionale) assistita dal calcolatore Come sarà chiarito in seguito i disegni tecnici rappresentano i componenti in forma bidimensionale, disegnandoli così come sono visibili lungo specifiche direzioni di vista (vedi riquadro 2 in figura). Disegno diDisegno di massima a manomassima a mano 2.2. proiezioniproiezioni 22 3. sezione3. sezione 33 1.1. assonometriaassonometria 11
  • 6. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine I programmi di Computer Aided Design mutano la logica di progetto consentendo da subito la formalizzazione e la visualizzazione 3D dei componenti e del loro assieme. I disegni al CAD si chiamano per questo modelli solidi dei componenti. Un modello solido è navigabile in tutte le direzioni (contrariamente ad un disegno tecnico) ed è interrogabile per conoscere il centro geometrico o delle masse (se si attribuisce una densità), la superficie, il volume di tutto o di dettagli. I sistemi CAD si articolano in almeno 3 ambienti: • uno di modellazione solida, • uno di messa in tavola in cui si possono realizzare in modo automatico le viste di proiezione, le sezioni …, • e l’ambiente di assemblaggio in cui si creano prototipi con cui verificare l’assemblabilità ed il movimento degli assiemi. I sistemi CAD meccanici ( ad es. CATIA, Solid Edge, Solid Work, Autodesk Inventor, Pro-E, …) uniti ad altri software di verifica strutturale (calcolo agli elementi finiti = FEM), cinematica e automatizzazione delle lavorazioni meccaniche (sistemi CAM = Computer Aided Manufacturing), formano i sistemi di Computer Aided Engineering ovvero i sistemi di Ingegnerizzazione assistita dal calcolatore. L’evoluzione del Disegno Tecnico
  • 7. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Cenni di modellazione solida I modelli solidi si disegnano aggiungendo e sottraendo tra loro volumi. Questo si può realizzare in modo intuitivo attraverso: • la creazione di primitive di base (parallelepipedi, cilindri, tronchi di cono, …) • la traslazione o rotazione di superfici piane lungo un percorso rettilineo o curvo • l’uso di operazioni booleane tra volumi Altre operazioni di rifinitura consentono di raffinare i modelli creando caratteristiche specifiche come i raccordi, gli smussi, i fori o gli sformi. Sottrazione di un volume da un altro (operazione di scavo) Sottrazione di un volume da un altro (operazione di scavo) Sottrazione di un volume da un altro (operazione di scavo) Creazione di foro alesato (operazione di foratura)SmussaturaRaccordaturaForatura
  • 8. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Procedendo in questo modo la forma finale si ottiene attraverso una serie di lavorazioni che si susseguono secondo la logica della sgrossatura (= ottenere la forma di massima attraverso scavi successivi su un blocco di materiale) e della rifinitura (forature, raccordi, smussi, …) in modo simile a come si fa con le macchine utensili. Questa serie di lavorazioni intuitive corrispondono alla definizione di un database di equazioni e bordi in grado di rappresentare e descrivere i volumi disegnati. La struttura dei data-base segue essenzialmente le logiche della rappresentazione CSG (= Constructive Solid Geometry), e B-Rep (= Boundary Representation) ovvero della rappresentazione dei bordi. Alla teoria della struttura dati si associano le tecniche di computer grafica per la visualizzazione del solido ed il rendering. Cenni di modellazione solida
  • 9. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°2 – Nozioni di disegno tecnico corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 10. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Il Disegno Tecnico Lo scopo del disegno tecnico consiste nel rappresentare il componente meccanico secondo principi geometrici e regole imposte dalla normativa in modo tale che sia univocamente ed universalmente comprensibili le sue forme, dimensioni e le caratteristiche di fabbricazione. La rappresentazione geometrica realizzata nelle cosiddette tavole di disegno è una rappresentazione bidimensionale in grado di far ricostruire, mentalmente, al tecnico l’aspetto tridimensionale del componente o dell’assieme. Questa ricostruzione può avvenire grazie all’uso delle proiezioni ortogonali e delle viste in sezione. La normativa prescrive le modalità di realizzazione del disegno tecnico così da unificare e rendere universale il modo di interpretazione del disegno bidimensionale. Esistono due enti unificatori principali: l’ UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) e l’ISO (International Standard Organization). L’ente ISO detta le normative a livello internazionale e l’UNI le ratifica e recepisce a livello nazionale. Per ogni settore industriale esistono dei comitati che si occupano di discutere ed aggiornare gli standard del settore. – La norma UNI EN ISO 5457: 1999 definisce i formati dei fogli, la UNI 938 (norma solo nazionale) spiega come ripiegarli – La norma UNI EN ISO 128-20:2002 detta le convenzioni di base sulle linee di tracciatura del disegno – La norma UNI EN ISO 5456: 2001 codifica i metodi di proiezione da adottare
  • 11. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Il Disegno Tecnico: il formato dei fogli Prima dell’avvento del CAD il disegnatore doveva munirsi di matite con punte di varia durezza (per tracciare al meglio i vari tratti in funzione della pressione della mano), riga, squadra, curvilinee, compasso, ... oltre che il foglio. Ora con il CAD i tratti si impostano al calcolatore e tracciare linee curve o forme complicate non è più un problema manuale. Tuttavia resta la necessità di preparare il foglio. Da normativa si prevedono 5 formati standard di foglio, indicati con le sigle A0, A1, A2, A3, A4. Il foglio A0 è il più grande: ha un’area pari da 1 m2 ed i suoi lati sono di 1189 x 841 mm. Le dimensioni degli altri formati derivano dal foglio A0 secondo lo schema riportato in figura A0 A2 A1 A4 A3 b/2 a b Esiste la similitudine: a : b = b/2 : a quindi b=1.41 a
  • 12. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Il Disegno Tecnico: il formato dei fogli Viste le dimensioni di un foglio A0 o di A1 si comprende come mai occorrano delle regole per ripiegare i fogli. Il contorno del foglio viene squadrato ad indicare la zona entro cui si disegna. I margini possono presentare delle maglie rettangolari per localizzare delle aree attraverso coordinate alfanumeriche (questo è utile per localizzare i dettagli in disegni molto complessi). In basso a destra si predispone il cartiglio, una zona in cui riepilogare i dati identificativi del documento. A B C 1 2 3 Un sistema di coordinate alfanumeriche ai bordi permette di localizzare aree diverse del disegno
  • 13. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Per quanto riguarda la grossezza della linea le regole specifiche saranno richiamate volta per volta quando si adotteranno. Al momento basta sapere che esistono le linee continue grosse per disegnare tutti gli spigoli ed i contorni in vista mentre i bordi nascosti, se indicati, si tracciano con linea tratteggiata grossa. Con la linea fine in tratteggio, o meno, si tracciano le linee di costruzione, mentre gli assi di simmetria si tracciano come linee miste (tratto punto) fini. La linea fina è spessa ¼ rispetto alla linea grossa. Il Disegno Tecnico: la grossezza delle linee continua grossa tratteggiata grossa continua fine mista fine
  • 14. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Le Assonometrie Le viste assonometriche hanno lo scopo di dare un’idea tridimensionale della forma di un componente. Nel disegno meccanico si utilizzano in prevalenza l’assonometria isometrica e quella cavaliera. Nei rispettivi casi I piani di riferimento dello spazio (xy, yz e zx) sono reciprocamente disposti come in figura: 120°120° x y z x y z 135° Assonometria isometrica Assonometria cavaliera L’uso di queste viste è legato in genere alla creazione delle viste di assieme e delle viste esplose in cui si vuole trasmettere la tridimensionalità dell’insieme.
  • 15. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Le proiezioni ortogonali descrivono bidimensionalmente un oggetto reale. Consistono nel proiettare ortogonalmente, sul piano del disegno, da una distanza infinita, le varie viste dell’oggetto da rappresentare z x y A A’ B B’ C C’ Il Disegno Tecnico: le proiezioni ortogonali
  • 16. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine z x y A A’ B B’ C C’ RUOTO IL PIANO XY Le diverse proiezioni (una per ciascuna modalità di vista dell’oggetto) vengono rappresentate sul foglio come illustrato a destra Il Disegno Tecnico: le proiezioni ortogonali RUOTO IL PIANO XZ PIANO ZY
  • 17. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Secondo le norme Esistono due metodi di rappresentazione: 1.1. ilil metodometodo europeoeuropeo 2.2. ilil metodometodo americanoamericano Si differenziano in base alla posizione dell’oggetto rispetto al piano di proiezione ed all’osservatore In questo caso l’oggetto appare riflesso, come se fosse specchiato! Il Disegno Tecnico: le proiezioni ortogonali
  • 18. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine M N OP Q R M N OP Q R Piani di Proiezione secondo il metodo ... pianoverticale piano orizzontale piano laterale Prospetto (vista anteriore) Pianta (vista dall’alto) Vista da sinistra Vista da destra Vista dal basso Vista posteriore
  • 19. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine M N OP Q R Proiezione Ortogonale N.B. In questo caso, poiché l’oggetto è assialsimmetrico bastano due viste per definirlo interamente. M N OP Q R Come si sceglie la vista centrale o prospetto? La vista da collocare in posizione 1 è quella considerata come maggiormente rappresentativa del pezzo in esame. Nel caso di una vite o di un albero sarà la vista parallela all’asse, nel caso di un automobile la vista dal lato. Per essere più incisivi, ove potrebbero esserci delle ambiguità, l’orientamento della vista deve ricalcare quello del suo possibile montaggio/funzionamento (un’automobile dovrà avere le ruote verso il basso e non in alto!).
  • 20. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine M N OP Q R Proiezione Ortogonale M N OP Q R N.B. In questo caso, poiché l’oggetto è assialsimmetrico bastano due viste per definirlo interamente
  • 21. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Esempio di svolgimento • si parte dalla conoscenza del corpo tridimensionale • si sceglie e si realizza la vista centrale Si realizzano le altre viste in modo tale che esista la corrispondenza degli spigoli nel passaggio da una vista all’altra. Questa corrispondenza si realizza attraverso le linee di costruzione (indicate nel disegno a tratto fine). N.B. Nei progetti esecutivi le linee di costruzione non si riportano 45° In tratteggio si riportano i bordi nascosti relativi ai 3 fori.
  • 22. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Proiezioni ortogonali di oggetti simmetrici I solidisolidi assialsimmetriciassialsimmetrici (corpi cilindrici) e le figure simmetriche devono avere l’indicazione degli assi Gli assi dei raccordi non si riportano
  • 23. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Proiezioni ortogonali di raccordi I raccordi hanno lo scopo di eliminare gli spigoli, perchè potrebbero essere taglienti oppure perché possono creare zone critiche per la resistenza del pezzo (vedi in seguito il disegno di alberi ad asse reattilineo). L’assenza dello spigolo fa sì che nelle proiezioni l’area soggetta a raccordo non venga rappresentata.
  • 24. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Proiezioni di superfici inclinate od oblique La perpendicolarità tra la direzione di vista ed il piano di proiezione garantisce la rappresentazione reale della forma e delle dimensioni del componente. Capita alle volte che il pezzo sia così complicato da presentare comunque piani inclinato o obliqui. Una superficie è inclinatainclinata se è perpendicolare ad uno dei piani di proiezione ma inclinata rispetto ai due piani adiacenti. Una superficie è obliquaobliqua se non è parallela a nessuno dei tre piani di proiezione. sup. inclinata Nelle superfici inclinate le dimensioni rimangono invariate solo nella vista ortogonale alla superficie.
  • 25. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Per ottenere la forma e le dimensioni reali di una superficie inclinata si ricorre: • alla vista ribaltata, ovvero alla rotazione della figura fino a renderla parallela ad un piano di proiezione (nel caso delle superfici inclinate) ; • alla vista ausiliaria (nel caso delle superfici inclinate o oblique). Proiezioni di superfici inclinate od oblique piano inclinato piano di proiezione piano ribaltato proiezione ribaltata Operazione di ribaltamento
  • 26. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Si ottiene lo stesso scopo anche non ribaltando il piano ma realizzando la proiezione su un piano ad esso parallelo. piano ausiliario vista ausiliaria Proiezioni di superfici inclinate od oblique
  • 27. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Esempi di viste ausiliarie e ribaltamenti Vista Ausiliaria Ribaltamento indicazioneindicazione deldel ribaltamentoribaltamento
  • 28. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°3 – Nozioni di disegno tecnico: le viste in sezione corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 29. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Viste in sezione Nei componenti cavi le proiezioni possono essere insufficienti a descrivere in modo chiaro la forma, in questi casi si ricorre alla rappresentazione mediante sezione.sezione. La sezione è la rappresentazione secondo proiezione ortogonale di una delle due parti che si ottengono dividendo idealmente l’oggetto secondo uno o più piani chiamati piani di taglio. La proiezione sarà ortogonale al piano di taglio per mettere in evidenza la forma e le dimensioni su tale piano. piano di taglio Il materiale che interseca il piano di taglio viene evidenziato attraverso un tratteggio in linea fine, generalmente inclinato a 45°, noto anche come campitura della sezione. superfici dietro il piano di taglio superficie sul piano di taglio
  • 30. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Viste in sezione Nella rappresentazione la traccia del piano di taglio deve essere mostrata in modo chiaro, così da comprendere dove posizionare la sezione in esame. I piani di taglio si indicano in proiezione ortogonale sottoforma di tracce, attraverso un tratto misto fine e grosso. Con il tratto grosso si marcano di più gli estremi. A questi estremi si fanno corrispondere due frecce, ad indicare la direzione di proiezione, e una lettera maiuscola identificativa della sezione in esame.
  • 31. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Viste in sezione Le linee di tratteggio nelle aree sezionate vanno disegnate equidistanti, inclinate a 45°con tratto fine. Se è presente uno spigolo anch ’esso a 45°l’inclinazione si può cambiare con un angolo incluso tra i 30°e i 60°. La distanza tra le linee di tratteggio è in funzione della dimensione dell’oggetto (più l’oggetto è piccolo più le linee sono vicine). Oggetti di grandi dimensioni possono avere il tratteggio solo in prossimità dei bordi. Oggetti di piccolo spessore (max 2 mm) si anneriscono interamente. N.B. Aree diverse dello stesso componente devono avere le linee inclinate nello stesso verso e con la stessa distanza. N.B. Componenti contigui rappresentati in sezione devono avere tratteggi ad inclinazioni diverse o diverso intervallo di tratti. Errore! Corretta!
  • 32. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Tipi di sezione Le sezioni si possono suddividere in base: all’elemento secante >> un solo piano, piani paralleli, piani concorrenti,superfici qualsiasi all’estensione della sezione >> semisezioni, sezioni parziali o a strappo alla posizione >> sezioni ribaltate in loco, sezioni in vicinanza, sezioni successive
  • 33. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Sezioni con piani paralleli Il cambio di piani in sezione è reso evidente dallo sfalsamento del tratteggio e da una linea mista ad indicare il cambio di piano.
  • 34. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Sezioni con piani concorrenti In questo caso è necessario eseguire un ribaltamento
  • 35. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Semi-Sezioni La semisezione rappresenta la vista in sezione di metà componente, l’altra metà si rappresenta in proiezione ortogonale. Questo tipo di rappresentazione è particolarmente indicato per corpi assialsimmetrici.
  • 36. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Sezioni a strappo In altri casi, se il dettaglio interno è piccolo rispetto all’intero componente si può ricorrere alla sezione a strappo
  • 37. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Sezioni ribaltate in loco Talvolta, per evidenziare la sezione di travi o parti assimilabili a travi, è opportuno rappresentare la sezione con un ribaltamento in loco. In questo modo si ha una visione immediata della sezione risparmiando l’aggiunta di una vista ulteriore.
  • 38. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Eccezioni nella rappresentazione in sezione Alcuni componenti meccanici o parti di essi non vengono mai rappresentati in sezione ma sempre in proiezione ortogonale anche se inseriti in una sezione di assieme. Questi componenti sono gli alberi e gli assi, le spine, le chiavette e le linguette, quando rappresentati in vista longitudinale. 1. Asse (rappresentato in proiezione) 2. Montante o staffa 3. Rullo tenditore 4. Base
  • 39. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Le parti di componenti sono invece: le dentature delle ruote dentate (in vista longitudinale), le razze delle pulegge (in vista longitudinale), gli elementi volventi dei cuscinetti (in ogni vista). Le razze possono essere associate a sezioni trasversali con ribaltamento in loco. Eccezioni nella rappresentazione in sezione
  • 40. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°4 – Quotatura corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 41. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Quotatura dei disegni meccanici Nel disegno meccanico attraverso la quotatura si precisano le dimensioni del componente, rendendo possibile la sua realizzazione ed il suo corretto montaggio. La norma di riferimento per la sua corretta definizione è la UNI 3973. Dal punto di vista grafico le quote si riportano avvalendosi di linee di riferimento (in tratto continuo fine) che localizzano gli spigoli a cui si riferisce la quota. Tra le due linee di riferimento si traccia una linea di misura (a tratto continuo fine con due frecce terminali) su cui si riporta la quota nominale. La quota da riportare è quella effettiva del componente: se il disegno è in scala non si riporta il valore della lunghezza della linea di misura ma del componente reale. La disposizione delle linee di riferimento deve essere ordinata in modo tale da semplificare la comprensione del disegno: le linee non si devono intersecare tra loro e con le linee di disegno della parte. Inoltre devono succedersi in modo equi-spaziato, in genere sul basso e verso destra. I bordi nascosti se presenti NON devono essere quotati (per definire i dettagli interni si quota la vista in sezione).
  • 42. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine L’orientamento delle quote è parallelo alla linea di misura in modo da consentire la lettura in orizzontale per una rotazione del foglio di 90°oraria. Oggetti simmetrici possono avere quote con linee di misura incomplete ed una sola linea di riferimento. In questo caso le quote si sfalsano in maniera alternata Quote riferite a diametri si riportano con il prefisso “ O “
  • 43. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Per chiarezza diPer chiarezza di rappresentazione alcunerappresentazione alcune linee di riferimentolinee di riferimento sisi possono farepossono fare obliqueoblique Evitare di intersecare le linee del disegno Non quotare i bordi nascosti
  • 44. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Le quote disposte su un componente possono essere distinte in quote di grandezza se definiscono la dimensione dell’entità in esame (ad esempio un raggio o la distanza tra due facce), oppure in quote di posizione, se servono a localizzare la posizione degli assi dei fori. 14 4 20 R 2 10 18 R 2 A riguardo si ricorda che la disposizione di quote secondo quanto riportato a destra è errata poiché non ha alcuna utilità pratica nel localizzare il centro del foro.
  • 45. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Esempi di quotatura disposta in parallelo Esempio di quotatura disposta in serie La scelta di una disposizione rispetto all’altra vincola la precisione finale del pezzo e le modalità di collaudo. Nella quotatura in serie ogni tratto parte dal precedente per cui la lunghezza finale del pezzo è affetta dagli errori di lavorazione di ogni singola quota. Nella quotatura in parallelo ogni dimensione è riferita ad una specifica faccia, per cui gli errori non si accumulano. Alla luce di queste considerazioni occorre chiedersi con quale logica si impostano le quote di un disegno.
  • 46. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine La scelta di quali elementi geometrici quotare deriva dalle necessità di: – localizzare tutte le dimensioni necessarie alla definizione del pezzo (come se dovesse essere riprodotto) – focalizzare i problemi inerenti al montaggio ed al funzionamento della parte – aiutare il processo di fabbricazione riducendo gli errori – definire i punti di collaudo del pezzo Si distinguono così diversi tipi di quotatura. Nel disegno esecutivo di un componente si riportano tutte le quote necessarie a definire ogni dettaglio. Queste volendo possono essere distinte in quote funzionali, non funzionali e, se presenti, ausiliarie. Come si imposta una quotatura di un componente? Quali elementi vanno quotati? Le quote funzionali sono quelle relative alle superfici di accoppiamento. Quelle non funzionali si riferiscono ad elementi che completano la geometria ma non servono al funzionamento della parte. Quelle ausiliarie sono quote ridondanti per evitare calcoli a chi deve realizzare il pezzo. Le quote ausiliarie si riportano tra parentesi
  • 47. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Talvolta la quotatura del progetto esecutivo può coincidere con la quotatura di fabbricazione, altre volte no. In quest’ultimo caso può essere opportuno creare una versione del disegno con quotatura di fabbricazione. La fabbricazione di un componente, soprattutto se fatta alle macchine utensili, avviene secondo una sequenza di lavorazioni ciascuna delle quali porta “a misura” specifiche parti. A seguire si illustra il problema con un esempio preso dal Manfè, Pozza, Scarato. Il disegno in figura rappresenta un perno, definito dai diametri A e B e dalle rispettive lunghezze C e D. Questo sistema di quote rispecchia la logica delle quote funzionali poiché l’inserimento del perno in un foro di diametro nominale B consente un corretto funzionamento solo se la misura D rispetta l’esigenze di corretto montaggio nel foro. Sulla carta è possibile riportare le lunghezze C e D o in serie (come fatto in figura) oppure in parallelo in cui ad esempio D si desume per differenza. La quotatura proposta può essere una quota di fabbricazione?
  • 48. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Immaginiamo di ottenere il perno partendo da un semilavorato costituito da una barra circolare di diametro > A e lunghezza >> C+D •Afferro la barra, •creo la superficie 1 facendo sì che sia ortogonale all’asse della barra (sfacciatura) •levo materiale fino ad ottenere il diametro A per un tratto > C+D •levo materiale per un tratto di lunghezza D in modo che abbia diametro pari a B •tronco il perno ad una lunghezza C+D Le quote utili alla lavorazione sono: le lunghezze di materiale che via via si asporta e quelle del pezzo finito che poi dovrà essere verificato in collaudo. In questo caso la quotatura in parallelo è più significativa.
  • 49. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine semilavorato Sequenzadilavorazione Componente finito con quotatura di fabbricazione cerchiato in rosso: moto di avanzamento dell’utensile cerchiato in blu: quota di fabbricazione corrispondente alla fase di lavoro riportata a destra •Quali quote mancano nella rappresentazione? •E’ possibile quotare questo pezzo senza badare alla fabbricazione? Se sì, come? utensile
  • 50. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine •Quali quote mancano nella rappresentazione? I diametri •E’ possibile quotare questo pezzo senza badare alla fabbricazione? Se sì, come? Ponendo tutte le lunghezze dei perni a diametro variabile in serie La quotatura dello smusso è sempre una quotatura di fabbricazione, si fa quindi nel modo riportato di seguito perché lo smusso si realizza sempre a partire dalla lunghezza più esterna con un moto di avanzamento dell’utensile longitudinale ad entrare nel pezzo. 2 x 45° 40 2 x 45° 40 2 X 30 ° 2X30° Errato!
  • 51. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Descrizione delle conicità R 2 Simbolo di conicità da disporre nel verso dell’inclinazione Esempio di quotatura di raggi. Richiedono il prefisso R
  • 52. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°5 – Componentistica di base: alberi corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 53. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Introduzione ai componenti di macchine • I componenti meccanici di base possiamo distinguerli in funzione del loro scopo oppure in base al principio tecnologico di funzionamento. In base allo scopo possiamo distinguere elementi per trasmissione di potenza e di supporto, mentre in base al principio di funzionamento possiamo distinguere elementi meccanici, elettromeccanici, idraulici e pneumatici. Sistemi complessi possono prevedere la coesistenza di più tecnologie. • In molti casi il motore primo è di tipo elettromeccanico. Attraverso un albero di uscita si connette alla trasmissione meccanica che realizza le opportune variazioni di velocità fino ad azionare l’utilizzatore finale. • La potenza richiesta in uscita dall’utilizzatore (Pu) consente di valutare la Potenza motrice iniziale (Pm) attraverso il rendimento (η) dei meccanismi che compongono il sistema: Pu = ηPm con η ∈ (0, 1) ma generalmente superiore a 0.9. • La funzione che deve assolvere il sistema assieme ai vincoli di ingombro e fabbricabilità rappresentano i requisiti di base su cui si definisce lo schema di massima della struttura, definendone i componenti e quindi i rendimenti e gli eventuali rapporti di trasmissione. • Il rapporto di trasmissione τ = ωm/ωu rappresenta il rapporto tra la velocità angolare del componente motore e quello condotto. Con τ > 1 si realizza una riduzione di velocità dal motore al condotto, con τ < 1 una moltiplicazione. τ=1 presuppone costanza di velocità tra i due tratti della trasmissione. • Tralasciando ad altri corsi l’approfondimento dei criteri specifici di dimensionamento e progettazione a seguire si presentano gli elementi di base per la trasmissione di potenza con lo scopo di inquadrare il loro funzionamento e le modalità di disegno nel contesto della progettazione di assiemi meccanici.
  • 54. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine AlberiAlberi Sono gli elementi di base per la trasmissione di potenza. Distinguiamo tra alberi ad asse rettilineo, alberi a gomiti e alberi a camme. I primi si usano per trasmettere potenza attraverso un momento torcente, moltiplicando o demoltiplicando la velocità angolare tramite organi quali ruote dentate, trasmissione per cinghie, catene o ruote di frizione. Gli altri servono a trasformare il moto alternato in rotatorio o viceversa. Gli alberi a gomiti attraverso la manovella si innestano sulla biella che viene mossa dal pistone (elemento che trasla), mentre quelli a camme hanno delle lavorazioni (le camme) il cui profilo comanda l’alzata dell’elemento che deve scorrere (ad es. una valvola nel caso di alberi di distribuzione). Perno di manovella Perno di banco Manovella - albero a gomito - Cava per linguetta Cava per chiavetta Spallamenti o battute Estremità d’albero - albero ad asse rettilineo - albero a cammealbero a camme La forma della manovella è dettata da esigenze di bilanciamento delle masse dell’albero (masse eccentriche rispetto all’asse di rotazione creano sovraccarichi), la forma della camma è funzione della legge di moto da imprimere all’elemento che deve traslare. L’albero ad asse rettilineo presenta diverse variazioni di sezione per consentire l’alloggiamento nei supporti (frapponendo opportuni cuscinetti per ridurre gli attriti ed aumentare così il rendimento) ed il montaggio di altri elementi.
  • 55. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Nel caso degli alberi ad asse rettilineo la sezione minima, sia essa piena o cava, è definita in base alla potenza trasmessa, gli altri diametri sono legati ad esigenze costruttive per il montaggio di: • organi di trasmissione (ruote, pulegge, giunti, …); • cuscinetti per ridurre gli attriti in corrispondenza dei supporti. Un generico organo di trasmissione montato su un albero, sia esso una ruota dentata o una puleggia o altro, si chiama mozzo. Il montaggio di un mozzo sull’albero (detto anche calettamento) può avvenire per: • collegamento con chiavetta o linguetta; • forzamento; • profilo scanalato. In tutti i casi, per evitare perdite di potenza, non ci deve essere moto relativo quindi dopo il montaggio è come se il mozzo diventasse un tutt’uno con l’albero. I supporti hanno il compito di scaricare le forze a terra, ancorando nello spazio la posizione dell’asse dell’albero. Le discontinuità di diametro presenti sugli alberi sono chiamati spallamenti (o battute). Essi richiedono una raccordatura per migliorare la resistenza del pezzo e garantire l’eventuale montaggio di cuscinetti e mozzi. tratto di albero con supporti e ruota dentata montata attraverso linguetta supporto supportodistanziale •Il distanziale ha il compito di bloccare assialmente lo spostamento verso destra della ruota dentata. •In corrispondenza dei cambi di sezione (frecce azzurre) è necessario raccordare
  • 56. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Esempi di raccordi per spallamenti di alberi ad asse rettilineo. NO! NO! Nel montaggio per garantire il contatto tra il mozzo e lo spallamento il mozzo deve essere opportunamente raccordato. Occorre verificare che: R_mozzo ≥ R_raccordo oppure che il mozzo nel foro di calettamento sia smussato in modo tale da realizzare il contatto con lo spallamento assenza di raccordo: montaggio errato! Raccordo del mozzo troppo piccolo: montaggio errato! assenza di raccordo: montaggio errato! Raccordo del mozzo troppo piccolo: montaggio errato!
  • 57. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Per rendere più preciso il contatto e realizzare un montaggio corretto, sugli spallamenti si possono realizzare delle gole di scarico che migliorano la resistenza perché raccordano le due sezioni e nello stesso tempo localizzano meglio la superficie di spallamento tra albero e mozzo. La normativa codifica le dimensioni e le geometrie delle gole di scarico. Esempio di albero con profilo scanalato sulla destra e scavo per linguetta a sinistra. Notare i dettagli X e Y per le gole di scarico e le sezioni A-A e B-B per visualizzare la sezione dell’albero in corrispondenza dei calettamenti. N.B. Per alberi si ammette il posizionamento disallineato delle sezioni.
  • 58. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine In quanto corpi assialsimmetrici è obbligatorio riportare sempre l’asse di simmetria in tratteggio fine Le estremità d’albero possono essere di vario tipo, e sono unificate in base alle norme UNI 6397 vista longitudinale vista frontale Direzione di vista per la proiezione frontale Nella messa in tavola gli alberi non si sezionano mai (anche se sono cavi), si realizzano sezioni a strappo solo per evidenziare cave o lavorazioni speciali.
  • 59. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine albero a gomito biella cava per linguetta esempio di supporto Albero a camme con ruota per trasmissione potenza
  • 60. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°6: Giunti cardanici ed innesti corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 61. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine I giunti cardanici sono un tipo di giunti mobili usati in genere per alberi ad assi concorrenti (con angolo α). Sia l’albero motore che il condotto sono dotati di una flangia che termina con una forcella. Nella forcella si monta una crociera composta da due perni disposti a 90°. Giunti cardanici La crociera ha un moto relativo rispetto alle forcelle, per questo l’interfaccia perno/fori della forcella deve essere ad attrito ridotto per evitare dissipazioni . Tale movimento produce in uscita sul condotto una velocità di rotazione variabile (moto non uniforme). Per rendere il rapporto di trasmissione costante si usa il doppio giunto cardanico (che è quindi un giunto omocinetico). Nel caso b di figura gli alberi motore e condotto sono disassati (= paralleli ma non coassiali).
  • 62. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Innesti I giunti uniscono solidalmente i due alberi, quando il collegamento va instaurato in modo intermittente si usano gli innesti. Nei giunti meccanici un elemento scorrevole (il manicotto) viene azionato da leve o pattini per fa sì che si sospenda o si instauri il collegamento tra le due flange. Il collegamento può avvenire secondo innesto di denti o per frizione. Nel primo caso l’innesto avviene con motrice ferma (altrimenti i sovraccarichi potrebbero danneggiare l’innesto), nel secondo può avvenire anche con velocità diversa da zero. L’azione dell’attrito tra i dischi di frizione crea un graduale accoppiarsi man mano che il pacchetto si serra, alla chiusura completa si trasmette la massima potenza possibile (τ=1). Molle di richiamo fanno sì che nel disinnesto il contatto tra i dischi si perda istantaneamente. Gli innesti a frizione si distinguono in monodisco (usate negli autoveicoli) o a dischi multipli. Altri tipi di innesti sfruttano principi (ad esempio azione centrifuga) in grado di rendere automatico l’innesto, senza richiedere l’azione di un operatore. Nelle pagine seguenti si illustrano due esempi costruttivi di innesti: uno a denti frontali ed uno a frizione a dischi multipli. Riconoscere le parti che li compongono spiegando il loro funzionamento.
  • 63. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Schemi di azionamento Come si montano le flange sui due alberi? Provare a disegnare il manicotto ed il semi-innesto condotto
  • 64. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Qual è il compito del manicotto 10? Come è fatto? Prova a disegnarlo.
  • 65. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°12 – Collegamenti per trasmissione di potenza corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 66. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Le chiavette sono degli elementi prismatici a sezione rettangolare di larghezza costante e spessore decrescente ChiavetteChiavette Il loro montaggio avviene incastrandole in scanalature (cave) create longitudinalmente sia sull’albero che sul mozzo conicità 1:100 La trasmissione del moto avviene per forzamento grazie all’attrito che si sviluppa tra le superfici a contatto
  • 67. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine La conicità garantisce l’arresto assiale del mozzo rispetto all’albero ChiavetteChiavette F R cava sull’albero chiavetta con nasello
  • 68. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Le linguette hanno sezione costante LinguetteLinguette La traslazione assiale degli elementi non è impedita! Il contatto tra le parti avviene sui fianchi della linguetta, che è soggetta ad una sollecitazione di taglio N.B. chiavette e linguette longitudinalmente non si sezionano
  • 69. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Si adottano in caso di alberi molto piccoli o se la potenza da trasmettere è elevata Alberi ScanalatiAlberi Scanalati Sono alberi con sporgenze di pezzo disposte in maniera regolare sulla circonferenza, che si impegnano in analoghe cave realizzate sul mozzo
  • 70. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Alberi ScanalatiAlberi Scanalati Le sporgenze dei profili scanalati possono essere a fianchi paralleli oppure ad evolvente. Il contatto tra il profilo dell’albero e quello dell’interno del mozzo può avvenire in diversi modi: può essere centrato sul diametro interno dell’albero, su quello esterno oppure sui fianchi. La prima soluzione è più economica perchè richiede lavorazioni di precisione su aree di più facile accesso. Il centraggio sui fianchi è la soluzione naturale per I profili ad evolvente, che risultano più precisi e particolarmente adatti ad elevate velocità di rotazione. Per realizzare tali profili si usa lo stesso utensile adottato per le ruote dentate, mentre per le scanalature a denti dritti si usano frese di forma. Esempio di centraggio sui fianchi
  • 71. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Alberi ScanalatiAlberi Scanalati La rappresentazione dei profili scanalati nel disegno avviene in maniera simbolica (Uni EN ISO 6413). Il fondo delle scanalature si rappresenta con linea fine. Se il profilo è ad evolvente si indica il diametro primitivo in tratto misto fine. Le rappresentazioni in sezione si riferiscono sempre a piani passanti per le cave (e non per le sporgenze)
  • 72. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Alberi ScanalatiAlberi Scanalati tratto di scarico per la lavorazione Il tipo di accoppiamento (ovvero la sua designazione) può anche essere indicato con dicitura semplificata in cui, attraverso linea di richiamo, si riporta simbolicamente il tipo di profilo ( ), il numero di cave, l’altezza del fianco e la larghezza della cava (se il centraggio è tra I fianchi). In questo caso si riportano anche le tolleranze di lavorazione per garantire il montaggio (in genere scostamenti H – f con classi di tolleranza da 5 a 7). Se il centraggio è sui diametri si riporta il diametro con relativa tolleranza. Nel caso di profili ad evolvente si riporta il modulo m del profilo. fianchi rettilinei, fianchi ad evolvente che tipo di scanalatura è?
  • 73. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Le spine sono elementi conici (1/50) impiegati per collegare e trasmettere potenza limitata. La sollecitazione che li contraddistingue è il taglio Spine e PerniSpine e Perni I perni sono elementi cilindrici usati come: 1. fulcri di parti rotanti 2. elementi di arresto 3. elementi di centraggio N.B. spine e perni longitudinalmente non si sezionano
  • 74. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°5 – Componentistica di base: ruote dentate corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 75. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Ruote Dentate Quando l’interasse tra due alberi non consente l’uso di trasmissioni per flessibile (perché troppo piccolo) si può trasmettere potenza, variando velocità, attraverso l’uso di due ruote di frizione. Vincolando il contatto attraverso una forza ortogonale alle ruote, si può sviluppare un attrito in grado di far trascinare la ruota condotta. Questa soluzione, tuttavia non garantisce continuità perché al crescere della velocità possono esserci degli slittamenti tra le ruote. E’ quindi opportuno pensare una soluzione alternativa che sia in grado di trascinare la ruota condotta, al girare della motrice. Nascono così gli ingranaggi (o ruote dentate). Sagomando opportunamente la ruota motrice e la ruota condotta, si creano delle zone di contatto in cui si minimizza l’attrito tra le due ruote, Il fianco di ogni dente ha un profilo sagomato secondo un evolvente di cerchio (vedere sul libro come si realizza!). La ruota condotta si ingrana su quella motrice e nella rotazione quando una coppia di denti sta per distaccarsi un’altra si ingrana. La diversità nel numero di denti tra una ruota e la sua condotta definisce il rapporto di trasmissione. - Descrizione di ruota con denti ad evolvente di cerchio-
  • 76. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Ruote Dentate Coniche (per alberi ortogonali) Le ruote possono essere classificate sulla base dell’andamento dei fianchi del dente (ruote cilindriche dritte, cilindriche elicoidali, coniche) oppure su come si posizionano gli assi delle due ruote (paralleli, concorrenti, sghembi) Elicoidali
  • 77. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Nelle viste in sezione il dente non viene mai sezionato. Nelle viste frontali e longitudinali I vani non si rappresentano ma si indica con linea mista leggera la circonferenza primitiva.
  • 78. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°10 – Cuscinetti radenti e volventi corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 79. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Supporti e CuscinettiSupporti e Cuscinetti II supportisupporti sorreggono gli elementi rotanti e vincolano la posizione degli assi di rotazione, scaricando a terra le forze che si esplicano sugli alberi/assi. I cuscinetti sono elementi interposti tra albero e supporto con lo scopo di ridurre le perdite di potenza legate all’attrito sviluppato dall’elemento rotante rispetto al supporto che è fermo. Distinguiamo due tipi fondamentali di cuscinetti in base al tipo di attrito che sfruttano nel loro funzionamento: cuscinetti radenti e cuscinetti volventi (o a rotolamento). attrito radente >> cuscinetti striscianti A sinistra si riporta un esempio di supporto con cuscinetto radente. Quest’ultimo può essere realizzato in un pezzo unico (boccola) o in due semi-gusci cilindrici chiamati bronzine. Il materiale con cui si realizzano questi componenti è caratterizzato da un minore attrito rispetto al contatto acciaio/acciaio, raggiungendo così lo scopo prefissato dal cuscinetto. Se il materiale non è in grado di sopportare i carichi esercitati sul cuscinetto si possono frapporre tra boccola e supporto strati di materiale più resistente. strato a basso attrito rinforzosupporto
  • 80. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine I cuscinetti radenti possono lavorare a secco (e quindi la riduzione dell’attrito è delegata interamente alla scelta del materiale del cuscinetto (bronzo, leghe antifrizione a base di stagno, …) oppure con lubrificazione. A tal proposito occorre distinguere se il lubrificante serve a ridurre ulteriormente l’attrito di strisciamento oppure se ha funzioni di sostentamento dei carichi sostituendosi al contatto tra perno e boccola. In questo caso possiamo distinguere due soluzioni: il cuscinetto idrostatico e quello idrodinamico. Nel primo caso in corrispondenza dei supporti si inietta del lubrificante in pressione. Tale pressione è in grado di sollevare e sostenere il perno che gira all’interno del lubrificante. Nel caso dei cuscinetti idrodinamici il gioco tra albero e perno combinato con le condizioni di velocità di rotazione e viscosità del lubrificante crea una distribuzione di pressione tra fluido e perno che è in grado di sollevare e sostenere il perno evitando che tocchi il supporto. In entrambi i casi occorre prevedere un’opportuna gabbia con guarnizioni di tenuta per evitare la fuori uscita del lubrificante, nel caso dei cuscinetti idrostatici servirà anche un circuito per mettere il liquido in pressione. In funzione del carico agente sull’albero distinguiamo cuscinetti idrodinamici assiali o radiali. F Cuscinetto radiale idrostatico: v=0 Cuscinetto radiale idrostatico: v>0 Meato pieno di fluido Zona con distribuzione di pressione in grado di sorreggere F
  • 81. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine I cuscinetti a rotolamento sono composti da un anello interno, uno esterno con all’interno una serie di elementi volventi (sfere o rulli) equidistanziati da una gabbia. Gli elementi volventi possono scorrere lungo le piste predisposte tra i due anelli. L’anello interno si monta sull’albero e quello esterno nel supporto. Le dimensioni caratteristiche (selezionate attraverso tabelle in base al carico ed al numero di cicli (ore) di funzionamento) sono il diametro esterno (D), il diametro interno (d), la lunghezza assiale (B) e i raggi di raccordo (importanti per il montaggio degli anelli in corrispondenza degli spallamenti). I cuscinetti volventi si distinguono in radiali, assiali ed obliqui in base alla direzione dei carichi che possono sopportare. Si distinguono inoltre tra cuscinetti rigidi ed orientabili a seconda se i due anelli sono obbligati alla coassialità oppure se ammettono lievi angolazioni (questo dipende dal tipo di elemento volvente e dalla forma della pista). cuscinetto radiale a sfere cuscinetti radiali
  • 82. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine cuscinetti obliqui cuscinetti assiali Per bilanciare le forze assiali i cuscinetti obliqui a sfere ed a rulli conici vanno montati in coppia disponendoli ad X oppure ad O, ovvero ad X se la direzione delle forze tra elementi volventi e gli anelli si incontrano all’interno dei due cuscinetti, ad O se si incontrano all’esterno. “O” “X”
  • 83. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Il montaggio dei cuscinetti è un aspetto importante ai fini del progetto di un albero di trasmissione. Generalmente un albero è guidato da due supporti, tre possono creare sovraccarichi in uno dei punti di supporto soprattutto se con l’uso di cuscinetti orientabili non si compensano disassamenti o errori di montaggio. Per i cuscinetti radiali uno va bloccato assialmente mentre l’altro deve essere assialmente libero. Questo comporta che un cuscinetto abbia tutti e due gli anelli bloccati da spallamenti o ghiere mentre l’altro ha l’anello esterno libero. Se non si ha carico assiale o se è di piccola entità e solo in una direzione gli anelli interni dei cuscinetti a sfere possono essere liberi. Se il primo cuscinetto è a sfere ed il secondo è a rulli cilindrici si possono bloccare tutti gli anelli perché la dilatazione è consentita al rullo. Per quanto riguarda le tolleranze il foro dell’anello interno è generalmente h9 o h10, il perno dell’albero può variare da g6 fino a j6. Le condizioni di gioco si scelgono nei casi di ruote folli. Si sale di classe di scostamento man mano che salgono i carichi assiali e le velocità. Per quanto riguarda gli alloggiamenti dei supporti si va da condizioni di tipo H6 fino a P7.
  • 84. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Cuscinetto assiale: schema di montaggio Cuscinetto assiale a doppio effetto (sopporta carichi nelle due direzioni indicate in freccia) Nei cuscinetti obliqui è importante registrare i giochi di funzionamento attraverso spessori o ghiere filettate. Se la disposizione è a X si agisce sull’anello esterno, se è a O sull’interno
  • 85. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Tenuta strisciante Tenuta strisciante ad anello Altri elementi importante per il corretto funzionamento dei cuscinetti sono le tenute e la lubrificazione. Le tenute sono costituite da guarnizioni striscianti o labirinti e scanalature in grado di non far fluire il lubrificante fuori dai coperchi del supporto. La lubrificazione nei cuscinetti volventi ha il compito di abbassare ulteriormente l’attrito, preservare dalla ruggine, asportare il calore. La lubrificazione può essere fatta con grasso ed a olio (a bagno, a iniezione, a circolazione o a nebbia) Cercare sul Manfè, Pozza, Scarato esempi di applicazione.
  • 86. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°11 – Collegamenti filettati e cenni sui dispositivi anti svitamento corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 87. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine La vite è un elemento impiegato per collegare tra loro parti distinte, è costituita da un gambo filettato, ovvero da una diametro di nocciolo su cui si sviluppa secondo un percorso elicoidale un filetto che può avere sezione triangolare, trapezoidale, Viti e BulloniViti e Bulloni Il collegamento avviene avvitando il profilo della vite in una sede dotata di filetti analoghi (dado o madrevite). Durante l’operazione di serraggio i filetti impegnati nella madrevite mettono in trazione il gambo della vite comprimendo le parti da congiungere che si frappongono tra la madrevite e la testa della vite testa dado
  • 88. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Viti e BulloniViti e Bulloni La rappresentazione convenzionale dei collegamenti filettati nei disegni tecnici segue la norma UNI EN ISO 6410 la filettatura NON si disegna nel suo aspetto reale ma, nel caso della vite richiede una linea continua a tratto fine in corrispondenza del D di nocciolo. Nel caso della madrevite il tratto fine continuo rappresenta il D nominale della filettatura. rap. di vite mordente Le viti in sezione non si tratteggiano!
  • 89. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Viti e BulloniViti e Bulloni bullone filettature esterne ed interne vite + dado >> bullone Nella vista dall’alto la filettatura si indica con ¾ di un arco in linea continua fine, in corrispondenza del D di nocciolo (gambi filettati) o del D nominali (dadi e madreviti).
  • 90. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Rosette e Dispositivi AntisvitamentoRosette e Dispositivi Antisvitamento Le rosette (o rondelle) sono elementi cilindrici piatti interposti tra il dado ed il pezzo da serrare oppure tra la testa della vite ed il pezzo da serrare Servono per: 1. proteggere la superficie in caso di frequenti svitamenti 2. aumentare la superficie di appoggio Rosetta d’appoggio
  • 91. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Rosette e Dispositivi AntisvitamentoRosette e Dispositivi Antisvitamento Le vibrazioni, gli urti e le dilatazioni termiche possono portare all’allentamento del collegamento Le rosette elastiche funzionano come delle molle che spingono assialmente le parti collegate Controdado vite c.dado dado
  • 92. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Rosette e Dispositivi AntisvitamentoRosette e Dispositivi Antisvitamento Copiglia Rosetta di sicurezza Piastrina
  • 93. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°11 – Tolleranze dimensionali corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 94. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Gli assiemi per svolgere le loro funzioni correttamente possono richiedere condizioni di montaggio con gioco o con interferenza. Nel primo caso tra le due parti esiste un collegamento mobile, nel secondo si ha un collegamento stabile. Alberi e mozzi montati per forzamento richiedono un montaggio con interferenza altrimenti non si eserciterebbero le forze di calettamento, un pistone che scorre nel cilindro deve avere un gioco, altrimenti non potrebbe scorrere con efficienza. In aggiunta a queste considerazioni va sottolineato che la fabbricazione di un componente introduce necessariamente delle imprecisioni, per cui le dimensioni e la forma di un oggetto non sono mai rigorosamente identiche ai valori nominali (una lunghezza può avere degli scostamenti dimensionali, un piano orizzontale può essere leggermente inclinato, …). Distinguiamo quindi imprecisioni dimensionali, geometriche e micro-geometriche (ovvero rugosità delle superfici). Le tolleranze prescrivono la variabilità ammissibile per le naturali imprecisioni di fabbricazione affinché gli assiemi funzionino correttamente, garantendo le opportune condizioni di gioco o interferenza. La scelta del tipo di accoppiamento e la precisione di fabbricazione dei pezzi definisce il valore di tolleranza prescrivibile. A seguire si illustra la logica codificata dalla normativa (UNI ISO 286/1) per definire e scegliere le giuste tolleranze in funzione degli accoppiamenti da realizzare. Introduzione
  • 95. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Definizioni di base Per convenzione da qui in poi chiamiamo alberi le quote riferite ai pieni (ovvero gli elementi interni) e fori quelle relative agli scavi (o elementi esterni), anche se nella realtà non sono corpi cilindrici. Riferiamo inoltre ai fori le grandezze indicate con il carattere maiuscolo, agli alberi quelle minuscole. Nel caso delle tolleranze dimensionali la realtà che corrisponde ad una corretta fabbricazione deve far registrare un diametro del valore deffettivo incluso tra [dmin, dmax] per l’albero ed un Deffettivo incluso tra [Dmin, Dmax] per il foro: • se si verifica sempre che Deffettivo > deffettivo si ha accoppiamento con gioco • se si verifica sempre che Deffettivo < deffettivo si ha accoppiamento con interferenza • se possono verificarsi entrambi i casi a seconda di dove si trovano i due valori si ha accoppiamento incerto Chiamiamo tolleranza dimensionale la differenza tra le dimensioni massime e minime ammissibili: t = Dmax – Dmin ovvero t = dmax – dmin La rappresentazione grafica del valore nominale (D0, d0), definisce una linea di riferimento chiamata linea dello zero. La zona di tolleranza rappresenta graficamente l’ampiezza della tolleranza, t, e la sua posizione rispetto alla linea dello zero, ovvero alla quota nominale dell’accoppiamento.
  • 96. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine - condizioni ideali - - condizioni con prescrizione di tolleranza - Rappresentazione grafica delle zone di tolleranza per un caso albero/foro con gioco. Rappresentazioni grafiche
  • 97. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine L’ampiezza della zona di tolleranza (quindi il valore t) si chiama anche IT (International Tolerance) ed è funzione: • del tipo di lavorazione con cui si eseguono le superfici di accoppiamento (ad es. lo stampaggio è meno preciso di una lavorazione alle macchine utensili) • della dimensione nominale a cui si riferisce l’accoppiamento (al crescere delle dimensioni nominali t, ovvero IT, cresce) Delle tabelle prescrivono tali valori suddivisi in classi di tolleranza (cercare esempi di tabelle sui libri di testo consigliati!). L’ordine di grandezza in cui si trovano tali valori va dal µm al mm Usualmente per dimensioni nominali tra 5 e 1000 mm si prescrivono 18 classi di precisione a cui competono 18 gruppi di t al variare della dimensione nominale. IT1, IT1, IT3, IT4 : sono le classi di massima precisione (precisione descrescente al crescere del numero) ovvero hanno intervalli tutti dell’ordine del µm, si ottengono attraverso lavorazioni con macchine di speciali e si adottano per accoppiamenti in strumenti di precisione (ovvero strumenti di misura o macchine utensili). IT5, IT6 e IT7: sono le classi di lavorazione precisa, corrispondente a rettifica (IT5 e IT6) e tornitura (IT7), siamo sull’ordine della decina di µm. Si usano per accoppiamenti precisi (IT7 è considerato lo standard per molti accoppiamenti). IT8, IT9, IT10: sono le classi per accoppiamenti medi (IT8 e IT9) e grossolani (IT10). Le operazioni che reallizzano queste precisioni sono le alesature, le forature con trapani, le trafilature. IT11, IT12, IT13, IT14: sono classi dell’ordine dei decimi o centesimi di mm, si ottengono per stampaggio e fusione e si applicano a corpi che non si accoppiano. Le classi di tolleranza
  • 98. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Scostamenti e modalità di accoppiamento La definizione delle classi di tolleranza, sebbene assegni l’ampiezza dell’intervallo di variabilità ammesso, non aiuta nella scelta della combinazione più opportuna di tolleranza di albero e foro, sulla base del tipo di accoppiamento da realizzare (con gioco o interferenza). Per fare ciò occorre definire due nuove grandezze: lo scostamento inferiore e quello superiore. Chiamiamo scostamento superiore (Es, es) la differenza algebrica tra il diametro massimo e il valore nominale: Es = Dmax - Dnom ovvero es = dmax – dnom Chiamiamo scostamento inferiore (Ei, ei) la differenza algebrica tra il diametro minimo e il valore nominale: Ei = Dmin - Dnom ovvero ei = dmin – dnom Considerando che gli scostamenti possono essere sia positivi che negativi, se si focalizza per i fori lo scostamento inferiore (Ei) e per gli alberi lo scostamento superiore (es), possiamo definire 27 classi di scostamento rappresentabili per via grafica rispetto alla linea dello zero in modo tale da delineare in modo univoco coppie di classi in grado di fare sempre accoppiamento con interferenza, con gioco o incerto (vedi pagina seguente). Ogni classe di scostamento si indica con una lettera dell’alfabeto (maiuscola per i fori, minuscola per gli alberi). La classe H (h) corrisponde ad uno Ei = 0 (es=0). Le classi da A a H accoppiate con una qualsiasi classe da a ad h producono sempre accoppiamento con gioco perché il dmax dell’albero è sempre più piccolo del nominale mentre il Dmin del foro è sempre più grande del nominale. Cosa accade da p a zc quando si accoppia con una classe da P a ZC?
  • 99. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine accoppiamenti con interferenza accoppia menti incerti accoppiamenti con gioco Ei > 0 ei > 0 es < 0 Es < 0
  • 100. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Assegnazione delle tolleranze: sistemi foro base o albero base Attribuire ad un accoppiamento una coppia di lettere significa definire gli scostamenti fondamentali (Ei ed es) per la tolleranza del foro e del perno. Associando tale conoscenza alla classe di precisione si è in grado di ricavare in maniera univoca Es/ei, tramite: Per fori: Es= IT + Ei [Sotto la linea dello zero Ei=Es-IT] Per alberi: ei= es – IT [Sopra la linea dello zero es=IT+ei] Esistono delle tabelle che al variare della dimensione nominale definisco gli scostamenti fondamentali per ciascuna classe di tolleranza. N.B. gli scostamenti fondamentali sono dell’ordine del µm. Per semplificare ancora di più si fissa la qualità di tutti i fori o di tutti gli alberi al valore H7 / H6 (adottando così il sistema foro base) o h7 / h6 (adottando così il sistema albero base). In questo modo si riducono le combinazioni possibili tra classi di tolleranza diverse per albero e foro, andando a favore della semplicità di collaudo e/o fabbricazione (riducendo così i costi). Adottando un sistema foro base tutti i fori prevedono uno scostamento fondamentale (Ei) di classe H (quindi Dmin=Dnom) ed un IT=7 / 6 (lavorazione al tornio di buona / buonissima precisione). Per realizzare gioco gli alberi devono avere prescrizioni di tolleranza di classe inclusa tra “a” ed “h”, per avere interferenza invece le classi degli scostamenti devono essere prese tra “p” e “zc”. Le classi tra “j” ed “n” danno luogo ad accoppiamenti incerti. La classe di precisione usualmente attribuita agli alberi è uguale o un grado più alta dei fori, in considerazione del fatto che le superfici esterne si lavorano con maggiore facilità (e quindi precisione). Cosa accade adottando il sistema albero base? Quando si ha gioco? Quando interferenza?
  • 101. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine (preso da pag. 354 del Chirone Tornincasa, vol. 2) es < 0 ei > 0 foro
  • 102. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Esempi di accoppiamenti di uso comune A seguire si riportano alcuni esempi di accoppiamento basati sul sistema Foro base (cercare sui libri o sui manuali tabelle analoghe per il sistema Albero Base): H6/g5: gioco, montaggio libero a mano, per corpi rotanti di alta precisione, ad es. alberi rotanti in acciaio bonificati e rettificati in bronzine, mandrini di rettificatrici H6/h5 o H6/h6: gioco, montaggio di scorrimento a mano, per centraggi ed accoppiamenti di alta precisione scorrevoli assialmente e con moto oscillatorio o rotatorio lento, per es. aste di stantuffi e stantuffi, manicotti portamandrini e mandrini per fresatrici, comandi idraulici di alta precisione, spine di posizionamento. H6/j5 o H6/j6: accoppiamento incerto, montaggio a mano con leggeri colpi di mazzetta, per accoppiamenti di precisione tra corpi reciprocamente fermi e sfilabili assialmente, per es. ruote di ricambio montate con linguette, perni di centratura H6/n5: interferenza, montaggio alla pressa o a caldo con la mazzetta, per accoppiamenti bloccati ma senza bloccaggio assiale, per es. ingranaggi con linguetta da smontare raramente, bronzine nel supporto se da smontare con frequenza. H6/p5: interferenza, montaggio alla pressa o a caldo, per organi calettati senza movimento assiale che devono sopportare grandi carichi, es. bronzine nel supporto quando non devono essere smontabili.
  • 103. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Nella quotatura le tolleranze dimensionali si trovano riportate in diversi modi: 1. facendo seguire alla quota nominale come pedice gli scostamenti superiori ed inferiori seguiti dal valore ±; 2. facendo seguire alla quota nominale le classi di tolleranza e precisione prescritti. 3. Mettendo la classe di tollerenza, di precisione più gli scostamenti tra parentesi Nel primo caso nulla si dice sulla natura dell’accoppiamento, mentre si illustrano subito i valori di fabbricazione accettabili. La quota di tipo 1 è quindi più utile alla fabbricazione (e quindi al progetto esecutivo della singola parte) mentre quella di tipo 2 è più sintetica nello studio degli assiemi, illustrando le condizioni di accoppiamento in corrispondenza delle quote funzionali. Tolleranze dimensionali e quotature Esempi:
  • 104. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine albero foro Accoppiamento con gioco Accoppiamento incerto Accoppiamento con interferenza Quando si studiano gli assiemi e si valutano gli accoppiamenti delle parti, le quotature funzionali sono esaminate nei casi limiti di tolleranza per verificare il corretto funzionamento (analisi delle tolleranze). Esempi di base per l’analisi delle tolleranze di un singolo accoppiamento: negli accoppiamenti con gioco è importante valutare il gmax ed il gmin, per quelli con interferenza l’imax e l’imin, nel caso degli accoppiamenti incerti si ricerca la gmax e la imax. Tolleranze dimensionali e quotature gmax=Dmax – dmin gmin=Dmin - dmax imax=Dmin – dmax imin=Dmax - dmin gmax=Dmax – dmin imax=Dmin - dmax
  • 105. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine D D D + T D + T D + T D = dato D + T = dato desunto da tabella Esempio di calcolo delle condizioni minime e massime di tolleranza a partire dalla prescrizione di accoppiamento
  • 106. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Per quanto riguarda le quotature funzionali si ricorda che a seconda dell’uso del pezzo si possono avere più di un modo per disporre le quote. Se si riportano solo le quote nominali le quote derivate, qualunque sia la disposizione sono uguali, se si riportano le tolleranze invece disposizioni diverse portano ad intervalli di tolleranza diversi! Tolleranze dimensionali e quotature Per avere un esempio si riporta una illustrazione presa da “disegno Meccanico” di Manfè, Pozza, Scarato.
  • 107. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Queste considerazioni introducono il problema dell’ottimizzazione (o allocazione) delle tolleranze durante la fase di progetto esecutivo. Durante il progetto degli assiemi si stabiliscono le condizioni di gioco necessarie al corretto funzionamento, queste si possono riferire ad una specifica quota funzionale ma non alle altre, resta quindi il problema di allocare al meglio (ovvero nel modo più economico e in grado di garantire il corretto funzionamento) le altre quote della catena funzionale.
  • 108. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°12 – Ancora sulle tolleranze: tolleranze generali, geometriche e rugosità superficiale corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 109. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Tolleranze (dimensionali) generali La designazione delle tolleranze dimensionali mediante gli scostamenti fondamentali, secondo la logica definita negli appunti precedenti, si riserva agli accoppiamenti le cui condizioni di funzionamento richiedono specifiche indicazioni di precisione e modalità di accoppiamento (gioco/interferenza/acc.to incerto). Le altre quote non direttamente interessate da tali calcoli rappresentano dei valori nominali che nella realtà variano entro scostamenti che sono sempre funzione della precisione di lavorazione. Per questo motivo nell’ambito dei disegni esecutivi le quote non funzionali vengono associate a 4 classi semplificate di tolleranza scelte e fissate in base alla funzione del componente.
  • 110. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Tolleranze geometriche Le imprecisioni di fabbricazione non sono solo relative alle dimensioni dei componenti ma anche alla loro geometria: i piani non sono superfici perfette così come non lo sono i cilindri, gli assi non sono rettilinei e le condizioni di parallelismo o angolazione non sono quindi sempre assicurate. La mancanza di queste “certezze” può pregiudicare il corretto funzionamento dell’assieme, per cui si rende necessario definire anche delle tolleranze geometriche entro cui il corretto funzionamento rimane garantito. Si pensi ad esempio al caso di guide prismatiche: la mancata precisione della posizione delle superfici e della loro planarità può pregiudicare il movimento; si pensi alla cilindricità di un perno ed alla condizione di sua coassialità con un foro, … Le ricadute industriali legate a questi problemi di tolleranza sono importantissime: se i pezzi non si montano o funzionano male aumentano i costi legati allo scarto della parte (si sprecano materiali, forza lavoro, energia e macchinari e tempo), se si fissano tolleranze troppo strette aumentano i costi di fabbricazione. In aggiunta non bisogna dimenticare che una volta fabbricato il pezzo va collaudato o verificato attraverso il controllo (spesso di tipo “passa / non passa”) per capire se rientra o meno nelle tolleranze specificate [ sai come si misurano i componenti meccanici? Cerca sui libri i metodi di collaudo]. Ogni tipo di tolleranza prescritta richiede processi di misura diversi (ad es. uso di calibri passa / non passa o strumenti chiamati comparatori, …) il cui iter va protocollato e standardizzato per evitare di misurare in modo errato la tolleranza effettiva, evento che aumenterebbe ancor di più i costi di fabbricazione. Per ovviare a tutto ciò da molto tempo l’ente ISO sta promuovendo la standardizzazione della definizione delle tolleranze dimensionali, geometriche e di superficie in modo da unificare l’approccio progettuale con quello di misura e collaudo. La commissione che si occupa di ciò è la TC213 :Dimensional and geometrical product specifications and verification
  • 111. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Metodi di rappresentazione nei disegni tecnici significato A seguire si riportano le spiegazioni sintetiche delle tolleranze geometriche più comuni e la loro rappresentazione. Quelle riportate in questa pagina sono prescrizioni che non richiedono alcuna entità geometrica di riferimento (detta anche datum) rispetto alla quale valutare la geometria 0.01 Tipo di prescrizione (rettilineità) Valore di prescrizione entro cui è compresa la deviazione(0.01 mm)
  • 112. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Esempi di tolleranze geometriche che richiedono la prescrizione di entità di riferimento (una o più). 0.01 Tipo di prescrizione (parallelismo) Valore di prescrizione entro cui è compresa la deviazione(0.01 mm) A A Nome dell’entità rispetto a cui valutare la deviazione Entità di riferimento
  • 113. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
  • 114. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine La rugosità superficiale Le tolleranze dimensionali e geometriche possono essere viste come gli intervalli di imprecisione accettabili per gli errori di forma macrogeometrici. La rugosità superficiale invece rappresenta l’errore medio del profilo effettivo della superficie di un pezzo. Anche la rugosità è funzione del tipo di lavorazione con cui si realizza la superficie e più è precisa la lavorazione e piccola la rugosità richiesta più è costoso realizzare la lavorazione. Per ridurre i costi di fabbricazione e di collaudo (ovvero di misura per controllare la rugosità) questa indicazione va riportata solo dove strettamente necessario alla funzionalità del pezzo. Definiamo il parametro rugosità come: dxy L Ra L ∫= 0 1 ovvero in termini discreti come: ∑= = n i iy n Ra 1 1 Questo è un valore medio delle valli e dei picchi che si registrano nel tratto di misura L.
  • 115. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Si parla di micron! Anche qui le applicazion i con rugosità minore sono quelle per strumenti di misura Superfici levigate a bassa rugosità aiutano la tenuta.
  • 116. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
  • 117. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine L’indicazione sui disegni del grado di rugosità si riporta attraverso i simboli qui riportati. Nel primo caso si prescrive una rugosità max di 2 µm ottenuta per fresatura. Nel secondo caso lo stato superficiale è ottenuto per lavorazione senza asportazione di truciolo (lo indica il simbolo circolare), in particolare attraverso sabbiatura. Nel terzo caso il simbolo prescrive una lavorazione per asportazione di truciolo con max rugosità di 0.2 µm. Le prescrizioni 2 e 3 potevano anche essere fatte come segue: Ra Lavorazione X alla macchina utensile dove con Ra si indica la max rugosità ammissibile
  • 118. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Per semplificare la complessità dei disegni costruttivi la rugosità si può indicare in modo sintetico nel cartiglio o in basso a destra. In questo caso il simbolo posto in basso si ritiene attribuito a tutte le superfici del componente tranne che a quelle dove è espressamente indicato sul disegno. Il valore indicato sulle superfici specifiche si riporta anche tra parentesi in basso a destra. Nella figura in alto il componente prevede rugosità media di 6.3 µm, realizzata alla macchina utensile, su tutte le superfici prive di indicazione, tra parentesi si fa presente che su certe superfici sono possibili altre prescrizioni. La figura in basso si interpreta che la rugosità media delle superfici generiche è 6.3 µm, realizzata alla macchina utensile, ma che su particolari superfici si trovano prescrizioni pari a 3.2 µm, 1.6 µm e 0.8 µm.
  • 119. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°13 – I processi di lavorazione per compone nti meccanici. Cenni sui processi di fonderia e di forgiatura. corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 120. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Il disegno esecutivo deve prevedere le modalità con cui viene realizzato un componente. La conoscenza delle modalità di fabbricazione aiuta quindi non solo nell’impostazione delle quote (si ricordi la distinzione tra quote di fabbricazione e quote funzionali), ma anche nella definizione del corretto disegno delle parti (prevedendo opportuni dettagli che saranno evidenziati in seguito quali ad esempio angoli di sformo, gole di scarico, …). In generale il processo di fabbricazione opera su semilavorati o materiali grezzi attraverso una serie di operazioni eseguite da macchine operatrici ed utensili. Esistono diverse categorie di lavorazioni ciascuna caratterizzata da specifiche tecnologie. Questo implica sia specifici campi di applicazione che specifiche richieste progettuali relative alla forma da dare al componente. Volendo sintetizzare i fattori che intervengono nella scelta di un processo di fabbricazione si possono elencare i seguenti: – La natura del materiale – Le dimensioni dei pezzi – La precisione di lavorazione richiesta – La disponibilità aziendale di macchine ed attrezzature – La quantità dei pezzi da realizzare In progettazione concettuale, quando emerge che una data funzionalità può essere realizzata, a parità di prestazioni, da organi meccanici realizzabili secondo diverse fabbricazioni tra loro alternative (ad esempio per saldatura profilati o lavorazione alla macchina utensile), la scelta va operata secondo il criterio dell’economicità e della convenienza aziendale. Più in generale possiamo dire che le scelte progettuali relative al disegno della parte, intesa come forme da dare al componente, vanno fatte non solo in base al modo in cui devono sopportare i carichi ma anche in base alle esigenze industriali legate alla sua realizzazione. Considerazioni generali Know-how dell’ingegnere Strategia aziendale
  • 121. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Panoramica sui processi di lavorazione Immagine presa da “Disegno Tecnico Industriale”, Chirone, Tornincasa, ed. Il Capitello La lavorazione per asportazione con taglienti viene realizzata attraverso le macchine utensili. Attraverso laminatura, estrusione e trafilatura si realizzano molti semilavorati (ad es. barre e profilati) su cui procedere con altre operazioni (lavorazione per asportazione o taglio e saldatura). Ogni lavorazione implica: • specifici criteri di progetto per le forme che si possono realizzare, • specifiche tolleranze e finiture superficiali (vedi tabelle IT e campi di rugosità), • la necessità di progettare/programmare le fasi di lavorazione (ad es. sviluppo e messa a punto stampi per la formatura e la forgiatura, scelta degli utensili per l’asportazione, …)
  • 122. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Schema sintetico Forme-Lavorazioni Immagine presa da “Disegno Tecnico Industriale”, Chirone, Tornincasa, ed. Il Capitello In questa tabella si illustrano degli esempi di legame forma-lavorazione in modo da iniziare ad inquadrare come si realizzano i più comuni componenti meccanici. Tecnologia meccanica è la disciplina che studia le diverse modalità di fabbricazione e i connessi problemi di progettazione. In generale occorre sapere che al progettista di prodotti si affianca il progettista di processo produttivo. La conoscenza dei problemi di processo è comunque necessaria alla formazione del progettista di prodotto per prevenire errori di impostazione che poi farebbero perdere tempo di sviluppo o diminuire la qualità del prodotto.
  • 123. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Formatura dallo stato liquido Il processo di fonderia consiste nel creare una cavità (la forma) che ricopia in negativo il pezzo da realizzare. Esso si crea colando nella forma la lega metallica fusa scelta per la realizzazione del pezzo. Il suo utilizzo è diffuso per componenti di forma complessa di medie e grandi dimensioni (carburatori, testate di motori, volani, bancali di grandi dimensioni, raccordi, valvolame idraulico, …) . La forma può essere di tipo transitorio o permanente (utile per produzioni in grande serie) A sinistra si riporta uno schema (preso da “Disegno Tecnico Industriale”, Chirone, Tornincasa, ed. Il Capitello) relativo al procedimento in forma transitoria. Il modello per poter essere estratto ha bisogno di una forma in due parti facilmente scomponibili per rendere possibile la sformatura del pezzo una volta solidificato. Il piano di divisione consente di di formare pezzi unici a partire da due forme la cui sezione massima coincide con il piano di appoggio delle staffe della forma. Il getto finale è un grezzo che richiede lavorazioni di finitura di vario tipo (distacco delle materozze, e dei colatoi, … sbavatura, sabbiatura). Oggetto da realizzare Modello scomponibile per creare la forma Da c) a h) creazione della forma tramite sabbia compattata attorno al modello Creazione dell’anim a interna per fare la cavità centrale Estrazione del semi- modello Montaggio dell’anima colata
  • 124. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Per progettare correttamente componenti realizzati per fusione occorre tener conto •del fenomeno del ritiro (diminuzione di volume dovuta alla solidificazione); •di sovraspessori per consentire le lavorazioni di finitura successiva; •l’estraibilità del modello dalla forma. Il ritiro crea uno stato di sollecitazione all’interno del pezzo, diminuendo le sue prestazioni. Per ridurlo è necessario scegliere forme che uniformino le velocità di raffreddamento Valori minimi di spoglia per getti in sabbia Confronto processi/tipo di produzione/costi/qualità
  • 125. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Schema della forma di realizzazione del getto Da a) a c) disegno dei modelli (i due semi-modelli scomponibili e l’assieme montato). (manca l’anima realizzata a parte per ultimo, vedi disegno seconda staffa) Pezzo finito dopo la lavorazione alle macchine utensili (sapresti disegnare come è fatto il getto?)
  • 126. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Deformazione plastica bramme blumi profilati rotaie billette tubi fili barre Tubi da saldare lamiere nastri Le lavorazioni per deformazione plastica si basano sulla possibilità di deformare permanentemente i metalli. I processi possibili sono diversi (laminazione, estrusione,forgiatura, stampaggio lamiere) . Con la laminazione si ottengono diversi semilavorati che poi possono essere adottati come materiale di partenza per altre lavorazioni. Con la laminazione di fonderia si ottengono i primi semilavorati siderurgici (gli sbozzati ovvero i blumi, le bramme e le billette). I blumi attraverso altre laminazioni possono diventare i semilavorati per profilati di varia sezione (sezioni a L, T, doppi T,rotaie, …); le bramme diventano nastri, le billette diventano barre a sezione circolare o rettangolare per lavorazioni alle macchini utensili o di fucinatura
  • 127. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Forgiatura La forgiatura si distingue in forgiatura a stampo aperto o in forma chiusa. Il primo metodo serve per sbozzare il componente dopo un riscaldamento a temperatura opportuna (1000-1200 °C per acciai), il secondo serve, in una o più riprese, a dare la forma finale del pezzo. Al termine del processo si asporta il materiale in eccesso (bava di stampaggio) attraverso taglio (sbavatura) Fucinatura in forma aperta Fucinatura in forma chiusa Bava di stampaggio da rimuovere successivamente semilavorato semilavorato forma stampata forma stampata
  • 128. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine I criteri di progetto per ottimizzare le forme realizzate per stampaggio sono in parte simili a quelli della fonderia. Occorrono gli sformi (o angoli di spoglia) per l’estrazione dagli stampi. In genere si adottano circa 7°per le superfici esterne, 10°per quelle interne, questi valori sono più alti d i quelli per la fonderia (circa 5°) perché l’inclinazione serve anche a migliorare l’andamento del materiale nello stampo durante la deformazione plastica. Anche in questo caso si deve tener conto del ritiro da raffreddamento (circa -1%). Esiste una linea di separazione tra gli stampi che è sede di bave di stampaggio e rappresenta la sezione di massima dimensione. La norma ISO10135 codifica la possibilità di realizzare disegni semplificati di componenti ottenuti per stampaggio o fusione, attraverso l’uso di simboli il cui significato è riportato nelle figure seguenti. Indicazione delle spoglie (verso e angolo) Indicazione della linea di separazione e del max disallineamento ammissibile (+1.7 mm)
  • 129. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Indicazione della linea di separazione e del max disallineamento ammissibile (±0.6 mm) Indicazione delle spoglie (verso e angolo)
  • 130. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Disegno di Macchine Lezione n°14 – I processi di lavorazione per compone nti meccanici. Cenni sulle lavorazioni per asportazione di truciolo. Collegamenti tramite saldatura corso per I anno della laurea in ing. meccanica Docente: ing. Francesca Campana
  • 131. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Lavorazioni per asportazione di truciolo La lavorazione per asportazione di truciolo consente di ottenere dei prodotti finiti, asportando dal pezzo grezzo il sovrametallo con l’opportuna macchine utensile (funzione del tipo di lavorazione che si deve compiere). Il sovrametallo si asporta tramite l’utensile che è provvisto di un tagliente. Questa operazione prevede un moto di taglio tra pezzo da lavorare ed il tagliente stesso (ad es. la lavorazione al tornio prevede il pezzo in rotazione e l’utensile fermo, viceversa accade nella fresatura). Una volta asportato il truciolo occorre un moto di alimentazione per procedere ad asportare in una nuova zona (sempre nel tornio il moto di alimentazione è dell’utensile, viceversa nella fresatura). La conoscenza del processo di asportazione da assegnare ad un dettaglio di un componente aiuta nella scelta delle quote di fabbricazione (vedi lezione4).
  • 132. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine La modellazione solida eseguita dai sistemi CAD segue spesso una logica simile ai processi per asportazione di truciolo (ovvero procede per sgrossature e rifiniture sottraendo volumi) per omogeneità con la lavorazione e per verificare il prima possibile la fattibilità fisica della geometria. Le lavorazioni attuali sono realizzate con macchine a controllo numerico che pilotano l’esecuzione mediante un programma generabile per traduzione da un file CAD (o da un formato IGES). I sistemi CAM (computer aided manufacturing) a partire dal modello solido consentono di simulare/progettare il processo di asportazione facendo scegliere il tipo di lavorazione e di utensile, le condizioni di montaggio e di avanzamento Nel link (simulazione CAM) proposto sul sito del corso la tornitura è simulata senza far vedere il moto di rotazione del pezzo, tuttavia sono chiaramente visibili le sequenze di lavorazione (distinte in sgrossatura e finitura) attraverso l’avanzamento degli utensili. Si noti come sono direttamente riconducibili a feature di modellazione solida.
  • 133. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Nelle figure che seguono si evidenziano alcuni accorgimenti da seguire durante la progettazione di componenti/dettagli realizzati alla macchine utensili (immagini prese da Chirone, Tornincasa, Disegno Tecnico Industriale. Edizione il Capitello) Lasciare sufficiente spazio per evitare collisioni con la fresa si no Incassare o rialzare le sedi dei fori per offrire una superficie di contatto piana Lasciare sempre lo spazio aggiuntivo per far fluire il truciolo
  • 134. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Saldatura Il processo di saldatura si realizza per congiungere tra loro parti distinte rendendole un corpo unico non smontabile. Esistono molti processi basati su principi diversi. In figura si illustra una catalogazione distinguendo tra brasatura e saldatura autogena, nel primo caso la saldatura agisce su un materiale aggiuntivo, nell’altro si opera direttamente sui lembi da unire.
  • 135. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine In basso si riportano le possibili preparazioni da fare sui lembi per garantire il risultato della saldatura. Man mano che cresce lo spessore i lembi sono lavorati in vario modo per garantire una giunzione continua lungo lo spessore Schemi di giunzione Morfologia del cordone
  • 136. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Nel disegno tecnico il cordone di saldatura non si disegna ma si riporta tramite un richiamo associato a simboli grafici. A sinistra si elencano i simboli corrispondenti alle diverse saldature (rappresentate in modo pittorico) In basso si riporta il tipo di richiamo indicato dalla normativa
  • 137. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine La linea 2 a in tratteggio rappresenta la parte del giunto opposta a quella puntata dalla freccia (in altri termini è la parte nascosta del giunto). Se il cordone di saldatura è dalla parte opposta della linea puntata dalla freccia il simbolo della preparazione dei lembi va dalla parte della linea tratteggiata 2 a.
  • 138. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
  • 139. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Saldatura sul lato della freccia Saldatura sul lato opposto della freccia Saldature sul lato della freccia
  • 140. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Saldatura sul lato della freccia e ripresa sul bordo opposto Saldatura ad U sul lato della freccia ed a V sul lato opposto
  • 141. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
  • 142. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine
  • 143. Appunti delle lezioni di Disegno di Macchine Esempio: cordone di testa con ripresa al rovescio Da cosa si riconosce il dritto del giunto? Quale simbolo indica il rovescio? Dove vanno indicate le quote riferite alla sezione? Alla lunghezza?