SITUAZIONI DA NON SOTTOVALUTARE MAI!!
• Si comporta in modo strano e appare sonnolento o meno vigile.
• Non risponde alle vostre domande.
• È privo di coscienza o non risponde agli stimoli.
• Ha convulsioni (contrazioni ritmiche e perdita di coscienza).
• Presenta difficoltà a respirare.
• Colorito della pelle o delle labbra blu, porpora o grigio.
• Rigidità al collo associato a febbre e a dolore marcato alle gambe o che
aumenta nel tempo e/o macchie diffuse di colore rosso intenso, che non
scompaiono se si preme la pelle intorno (si chiamano petecchie), su
qualsiasi parte del corpo (situazione di sospetta meningite).
• Perdita di coscienza, stato confusionale, mal di testa o vomito dopo un
trauma cranico.
• Febbre molto alta, sopra i 39-40°C, se associata a macchie rosso intenso
con emorragie (come lividi o ematomi).
• Tagli profondi che interessano la testa o il torace o l’addome, oppure
tagli da cui esce sangue a spruzzi (taglio di arteria).
• Un’ampia ustione o ustione che interessa il volto o le mani.
• Fratture scomposte.
• Morso di vipera.
COSA FARE IN SITUAZIONI DI EMERGENZA
• Cercare di mantenere la calma e di ragionare.
• Chiamare aiuto (in casa, un vicino, dei passanti per la strada).
• Se è stato fatto un corso di rianimazione cardiopolmonare iniziare a metterlo in atto
se il bambino non respira e richiedere o utilizzare, se a disposizione, un
defibrillatore semiautomatico.
• Se il bambino ha inalato un corpo estraneo chiedere aiuto e praticare
immediatamente le manovre antisoffocamento.
• Se ha ingerito sostanze o farmaci tel al Centro Antiveleni 038224444
• Far telefonare o, se non sono presenti altre persone, telefonare al 118/112.
• Applicare una pressione continua nella sede del sanguinamento, se presente.
• Sistemare il bambino sul pavimento in posizione laterale di sicurezza o con la testa
deviata sul lato se ha una convulsione. Non mettere niente in bocca.
• Non spostare il bambino traumatizzato salvo che non sia in una situazione di
pericolo.
• Restare con il bambino finché non arrivano i soccorsi.
• Portare in ospedale qualsiasi medicinale o sostanze sospette che il bambino possa
avere ingerito.
• In ospedale comunicare il nome del vostro pediatra.
La cassetta dei medicinali
Farmaci per patologie specifiche:
• antibiotico ad ampio spettro;
• cortisonico per bocca (per allergie);
• antistaminico per bocca;
• antidiarroico (nei bambini l’unico farmaco da usare per la
diarrea è il racecadotril) o prodotti che hanno una
funzione “locale” sull’intestino e non farmaci per l’adulto
come la loperamide;
• antipiretici e antidolorifici: paracetamolo e ibuprofene
disponibili in gocce (paracetamolo), sciroppo e supposte;
• integratori di sali minerali per ripristinare i liquidi in caso
di diarrea;
• supposte o perette di glicerina
• pomata antibiotico-cortisonica;
• pomata cicatrizzante;
• pomata al cloruro di alluminio (punture di insetti, meduse,
escoriazioni).
Attrezzature per le piccole emergenze
• kit di pronto soccorso per l’auto;
• termometro digitale;
• aghi sterili;
• guanti monouso sterili;
• 1 pinza per zecche;
• torcia tascabile;
• garze e bende;
• bende elastiche;
• disinfettante non alcolico;
• cerotti di vario tipo compresi i cerotti “Steri fix”;
• borsa per ghiaccio istantaneo;
• pinzettine sterili;
• siringa da 10 cc (per detersione ferite);
• soluzione fisiologica;
• Simeticone e carbone vegetale
Cosa fare
• Se origine batterica, il pediatra può prescrivere
un antibiotico in crema o in collirio.
• Se l’irritazione è provocata da una congiuntivite
allergica, il medico può prescrivere uno o più tipi
di collirio indicati in caso di allergie (antistaminici
o cortisonici). A volte si può ricorrere a terapia
con antistaminici per bocca.
• In caso di congiuntivite allergica è necessario
cercare di evitare, se possibile, i fattori che
scatenano l’allergia.
• Lavare delicatamente le palpebre con soluzione
fisiologica o camomilla o acqua corrente.
• Un impacco freddo può essere utile per alleviare
la congiuntivite allergica.
Cosa non fare
Somministrare colliri antibiotici o
cortisonici o associati insieme, senza il
parere del medico.
Toccarsi gli occhi con le mani.
Condividere gli asciugamani e la biancheria.
E’ necessario consultare il pediatra se la
situazione non migliora, il dolore aumenta e
l’occhio diventa sempre più rosso o compare
la febbre.
La diagnosi differenziale va fatta con la
sinusite etmoidale che necessita
un’immediata terapia antibiotica
Cosa fate se un bambino vicino a voi fa uno
strano suono e poi cade improvvisamente a
terra, privo di conoscenza, si irrigidisce sulla
schiena per qualche secondo e poi comincia a
scuotere violentemente braccia e gambe?
CONVULSIONI
Cosa sapere
Le convulsioni febbrili (CF) sono crisi convulsive che si
manifestano quando il bambino ha la febbre o quando questa
sta salendo rapidamente.
Le crisi sono, in genere, tonico-cloniche e attraversano
queste fasi:
• Perdita di coscienza e globi oculari rivolti verso l'alto.
• Irrigidimento di tronco, arti e mascelle (FASE TONICA:
durata variabile da pochi secondi fino ad alcuni minuti).
• Scosse muscolari ritmiche (FASE CLONICA: della durata
di alcuni minuti).
• Stato di sonnolenza profonda spesso con perdita di urine
(FASE POST-CRITICA può durare anche qualche ora in
cui il bambino appare ipotonico).
A: Bambini con CF semplice
• Durata inferiore ai 15 minuti;
• non ripetuta nelle prime 24 ore;
• età compresa tra 6 mesi e 5 anni;
• senza problemi neurologici precedenti.
B: Bambini con CF complessa
• Durata superiore ai 15 minuti;
• ripetuta nelle prime 24 ore;
• o età < 6 mesi o > 6 anni;
• o soggetti con precedenti problemi neurologici.
Nei bambini che presentano le caratteristiche B è necessario il ricovero.
Nei bambini con caratteristiche A ricovero/osservazione per 24 ore se di
età inferiore ai 18 mesi.
Negli altri bambini un’osservazione in Pronto Soccorso di alcune ore.
Cosa fare
- verificare che il bambino non sia coperto da troppi vestiti e
liberarlo dagli indumenti stretti;
- allontanare oggetti o cose dal bambino (per la sua incolumità
e di chi è intorno a lui);
- metterlo delicatamente su un fianco, per evitare che aspiri
muco o materiale vomitato;
- verificare la durata della crisi convulsiva;
- somministrare, se disponibile, al più presto il clisterino già
pronto di farmaco consigliato dall’ospedale;
- ripetere il clistere se la prima dose viene espulsa o se la crisi
non finisce in 2-3 minuti.
Cosa fare
• Pesare il bambino ogni giorno per valutare l’entità della
perdita del peso (la diarrea si distingue in lieve, media e
grave in base alla perdita, rispettivamente del 5,10 o 15%
del peso).
• Verificare lo stato d’idratazione del bambino valutando
anche quanto urina.
• La diarrea, di solito, guarisce spontaneamente in pochi
giorni; la cosa importante è restituire al bambino tutta
l’acqua e i sali che perde utilizzando le soluzioni
reidratanti
Far bere la soluzione a piccoli sorsi, con un cucchiaino, un
cucchiaio o con la cannuccia; non datela troppo
velocemente perché ciò potrebbe provocare il vomito.
La soluzione è di sapore più gradevole se conservata in
frigorifero (100 ml ogni chilogrammo di peso nelle 24 ore:
ad esempio, per un bambino di 10 kg sarebbe di 1 litro al
giorno).
Se proprio il bambino non vuole la soluzione potete
mescolarla a piccole quantità di altri liquidi come l’acqua, la
camomilla e il tè che non devono essere zuccherati e
neppure vi devono essere aggiunti biscotti o altro.
Cosa non fare
• Somministrare antibiotici poiché la causa della diarrea
è un virus o un microbo non pericoloso (nel caso delle
enteriti da salmonelle comuni la terapia antibiotica
oltre a non essere utile può anche essere dannosa).
• Somministrare farmaci antidiarroici, se non su
indicazione del vostro pediatra.
• Far digiunare il bambino (il digiuno è sconsigliato e
prolunga la diarrea).
Rigurgito: emissione passiva, non forzata, involontaria, di
piccole quantità di latte che cola dalla bocca del lattante. Il
rigurgito può comparire subito dopo la poppata (in questo
caso è latte non digerito) o anche dopo ore.
Vomito: emissione forzata del contenuto gastrico
attraverso la bocca, spesso preceduto da nausea e da
intensa salivazione.
Il vomito rappresenta un sintomo di uno stato di malessere
o di malattia di cui si devono cercare e capire le cause.
Cause più comuni e frequenti di vomito:
• gastroenterite acuta : precede o si accompagna a diarrea
e febbre.
• Infezione (otite, tonsillite, ecc.) soprattutto nel bambino
nei primi anni di vita.
• Intossicazione alimentare.
• Ingestione di farmaci o sostanze tossiche.
• Stati emotivi: ansia, paura, stress.
• Trauma cranico: in questo caso è necessaria una visita
pediatrica urgente.
• Patologie congenite. La più frequente è la stenosi del
piloro.
Cosa fare: Nel caso di rigurgito
• Fare piccole pause durante la poppata.
• Dopo il pasto, mantenere il piccolo in posizione verticale.
• Seil lattante è alimentato con latte formulato, è possibile
ricorrere ad addensanti o a formule speciali che li
contengono.
• Consultare il pediatra se il rigurgito diventa un vero e
proprio vomito con conati prolungati o espulsione “a getto”
e se il piccolo manifesta segni di sofferenza (pianto
lamentoso o stato di agitazione persistente).
Cosa fare: Nel caso di vomito
• Digiuno totale per cibi solidi e liquidi per almeno 1 ora dopo il
vomito, anche se il bambino richiede di mangiare o bere.
• Dopo 1 ora somministrare un poco alla volta dei liquidi (un
cucchiaino ogni 2-3 minuti) anche leggermente zuccherati.
Aumentare gradualmente la quantità nelle ore successive.
• Se rivomita tenere il bambino a digiuno per un’ora e poi
ricominciare come indicato in precedenza. Dopo 4-6 ore
dall’ultimo episodio di vomito si possono dare al bambino
piccole quantità di cibi leggeri dando la preferenza a
carboidrati (cracker, pane, riso, patate bollite). Il bambino
alimentato al seno può riprendere regolarmente le poppate,
frazionandole).
• Cercare, senza forzarlo, di farlo bere, anche poco ma
spesso.
Cosa non fare
• Forzare il bambino a mangiare e a bere.
• Ricorrere a farmaci per il controllo del
- la metoclopramide in età pediatrica non va mai
somministrata sotto l’anno di età mentre da 1 anno a 18 anni
l’utilizzo è limitato a paatologie serie
- altri farmaci, come il domperidone, vanno somministrati solo
su indicazione del pediatra: sono stati segnalati effetti
collaterali dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).
Segni di allarme
• ha meno di 3 mesi;
• ha febbre elevata e/o forte mal di testa;
• non ha urinato nelle ultime 8 ore;
• vomita con sangue;
• ha mal di pancia continuo che non si attenua;
• ha difficoltà a camminare o è confuso;
• ha ingerito sostanze tossiche e/o velenose;
• ha subito un trauma cranico.
si manifesta quando l’organismo perde più liquidi di quanti ne
assuma e, quindi, non ha abbastanza acqua e altri liquidi per
svolgere le normali funzioni.
CAUSE:
• Vomito, diarrea
• Eccessiva sudorazione, soprattutto nei climi caldi e secchi.
• Prolungata esposizione al sole (colpo di sole);
• Febbre;
• Ustioni;
• Diabete mal compensato;
• Assunzione di alcol (purtroppo è una situazione non rara già
in periodo pre-pubertario).
Complicazioni gravi della disidratazione:
• Convulsioni.
• Edema cerebrale.
• Colpo di calore.
• Shock
• Insufficienza renale: si verifica quando i reni non sono più in
grado di espellere liquidi e sostanze di rifiuto.
• Coma fino alla morte
• Aritmie cardiache.
Cosa fare
Nel caso di diarrea, vomito o febbre è indispensabile,
per reintegrare sia i liquidi sia gli elettroliti persi
una soluzione reidratante orale contenente acqua e
sali in adeguate proporzioni.
Cosa non fare
Somministrare bevande gassate, bevande
contenenti caffeina, succhi di frutta o frullati che
potrebbero contenere troppo zucchero e troppo
poco sodio per reintegrare gli elettroliti persi.
La medicina cura spesso, guarisce qualche volta, allevia il
dolore e consola sempre. Anonimo
Uno stimolo doloroso lascia traccia nella memoria.
Un’adeguata terapia antidolorifica annulla gli effetti
negativi, sia fisici sia psicologici del dolore.
Cosa fare
Il dolore va valutato:
• ogni volta che il bambino presenta situazioni cliniche che
possono determinare dolore.
• Ogni volta che il bambino dice di avere dolore.
• Ogni volta che i genitori dicono che il loro figlio ha
dolore.
• Prima e dopo interventi dolorosi (procedure-manovre
diagnostico-terapeutiche).
• Durante la somministrazione di farmaci analgesici.
• Dopo la sospensione di farmaci analgesici.
La riduzione dell’ansia e della paura associate al
dolore e il comportamento dei genitori nella
gestione dello stesso, sono importanti strumenti
di cura che s’integrano con le terapie
farmacologiche.
1. Il dolore ha sempre una componente emotiva e per alleviare il
dolore, la terapia non farmacologica è, a volte, altrettanto
importante della terapia farmacologica.
2. La riduzione dell’ansia e della paura associate al dolore e il
comportamento dei genitori nella gestione dello stesso, sono
importanti strumenti di cura che s’integrano con le terapie
farmacologiche.
3. Nella terapia non farmacologica del dolore è molto importante il
nostro comportamento: è necessario avere atteggiamento calmo
e tranquillizzante, parlare a voce bassa e tranquilla e se il
bambino è grande e comprende, spiegare cosa succede.
4. Importante anche l’ambiente cercando di mettere il bambino in
un ambiente confortevole e tranquillo, senza troppi rumori.
Terapia farmacologica a seconda dell’età:
0-2 anni: contatto fisico con il bambino: toccare, accarezzare,
cullare. Ascoltare musica, giocattoli sopra la culla, leggere ad
alta voce;
2-4 anni: giocare con pupazzi, raccontare storie, leggere libri,
respirazione e bolle di sapone;
4-6 anni: respirazione, racconto di storie, gioco con pupazzi,
parlare dei luoghi preferiti, guardare la televisione,
coinvolgimento;
6-11 anni: musica, respirazione, contare, parlare dei luoghi
preferiti, guardare la TV, leggere libro.
• In caso di dolore recidivante o cronico è necessario
somministrare il farmaco prima dell’insorgenza del dolore
prevedibile.
• È anche importante somministrare gli analgesici a orario
fisso, in modo da evitare l’insorgenza di “buchi” di dolore.
• Il dolore va sempre cercato e trattato, in tutte le situazioni
in cui vi siano segni e sintomi della sua presenza e anche
quando la situazione clinica depone per la presenza di dolore,
anche se il bambino non esprime verbalmente il suo disagio
.
• Quando possibile il dolore va sempre profilassato.
CAUSE:
• otite media acuta
• Corpo estraneo: determina infiammazione
• Puntura di un insetto (vedi foto).
• Foruncolo del condotto uditivo esterno.
• Patologia dentaria.
• Otite esterna: si manifesta spesso in estate favorita dai
bagni in mare e in piscina. Il dolore può essere evocato
tirando il padiglione auricolare verso l’alto o il basso,
soprattutto in caso di otite esterna.
• Dolore transitorio all’orecchio che può comparire per
variazioni della pressione esterna (fase di ascesa e di
discesa aerea o tuffi o immersioni subacquee).
Cosa fare
Contattare il pediatra
Iniziare da subito una terapia antidolorifica (paracetamolo,
ibuprofene).
Durante il riposo scegliere, se è presente dolore, la
posizione semiseduta.
Se oltre al dolore è presente anche scolo nasale o naso
“attappato” è opportuno fare frequenti lavaggi nasali con
soluzione salina.
In caso di persistenza dei sintomi far rivalutare la
situazione dal pediatra dopo 48-72 ore.
Cosa non fare
• Somministrare gocce auricolari, di qualsiasi tipo, prima di
una valutazione clinica.
• Pulire le orecchie con cotton fioc.
• Non dare terapia antidolorifica.
• Dare antibiotico senza indicazione medica.
Nel periodo in cui spuntano i primi dentini, in alcuni
bambini, il mal di denti potrebbe rappresentare un
momento di disagio e di malessere fisico
(irritabilità, alterazioni dell’intestino, calo
dell’appetito, talora una febbricola).
Se appare una febbre alta, è molto improbabile
che la causa siano i “dentini” e vanno cercate, o
almeno escluse, altre cause quali infezioni delle
vie aeree e delle vie urinarie.
Cosa fare
• Proporre al bambino oggetti gommosi piuttosto
duri, refrigerati, affinché il piccolo, mordendoli,
possa trovare sollievo.
• Dopo i primi 6 mesi è possibile usare gel gengivali
lenitivi, senza zucchero, anche se la loro efficacia
è scarsa.
• Somministrare paracetamolo su indicazione del
pediatra in casi selezionati.
• Se il bambino ha mal di denti a qualsiasi età farlo
visitare dallo specialista sin dai primi sintomi,
senza aspettare che il dolore diventi forte e
persistente.
Non è possibile visualizzare questa immagine.
Cosa non fare
• dare lo zucchero, il miele rosato, i
biscotti e tutto ciò che contiene
zucchero, in quanto cariogeni, sin
dall’inizio dell’eruzione dentaria.
• attribuire tutti i disturbi alla
dentizione.
Cefalea primitiva: affezione a decorso cronico-ricorrente
e ad andamento accessuale, discontinuo o continuo,
caratterizzata da dolore e, talora, associata a nausea, vomito,
sudorazione, fotofobia (eccessiva sensibilità alla luce), ecc.
Cefalea secondaria:
• cause generali: malattie febbrili ad es.;
• cause locali: trauma cranico recente o pregresso, sinusite,
disturbi oculari, patologie dentarie (carie o ascessi dentari)
La cefalea più frequente è la “muscolo-tensiva”
La situazione è tranquilla se il bambino:
• Non si sveglia alla notte per il dolore.
• Non piange per il dolore ma semplicemente
“dice” di aver mal di testa.
• Durante il mal di testa gioca e si comporta
normalmente.
La situazione merita una visita dal pediatra
se il bambino:
• ha un comportamento diverso e un rendimento scolastico
scarso.
• Il mal di testa è tale da bloccare le normali attività del
bambino.
• Il mal di testa è localizzato o insorge dopo uno forzo fisico.
• Ha mal di testa con febbre e collo rigido.
• Ha mal di testa con scolo nasale muco-purulento.
• Il mal di testa sveglia il bambino di notte.
• Il mal di testa è associato a vertigini.
ATTENZIONE: Sintomi che richiedono una visita
urgente
• Esordio recente e dolore che peggiora in
frequenza e intensità.
• Risveglio di notte.
• Cefalea mattutina con vomito non proceduto da
nausea.
• Tendenza, in breve tempo, al costante
peggioramento sia come intensità sia come
frequenza.
• Associato a crisi convulsive, disturbi
dell’equilibrio e della vista.
Cosa fare
• Far riposare un po’ il bambino, in un luogo
tranquillo e poco luminoso.
• Tranquillizzare il bambino.
• Se il mal di testa è frequente compilare, o far
compilare se il bambino è grandicello, il diario
della cefalea
• Somministrare farmaci antidolorifici, come il
paracetamolo o l’ibuprofene: è sempre consigliabile però
evitare l’autocura, anche quando si tratta di farmaci considerati sicuri in
età pediatrica, e concordare con il pediatra dosi e modalità di
somministrazione.
Cosa non fare
• Commentare il problema, magari minimizzando,
in presenza del bambino.
• Continuare a chiedere se ha ancora mal di
testa (un bambino, soprattutto se piccolo, non è
capace di nascondere un dolore importante).
13) Dolore osteo-artro-muscolare
14) Dolore toracico e mal di schiena
15) Dolore alle vie urinarie
16) Dolore addominale
17)Dolore ai genitali
18) Febbre
19) Infezioni delle vie respiratorie
• Più frequente nei maschi tra i 2 e i 10 anni di età
(più frequente sotto ai 5-6 anni).
• Si manifesta in modo acuto con dolore localizzato
all’anca o, qualche volta, a tutto l’arto inferiore
senza una sede ben definibile, di grado variabile,
qualche volta così intenso da impedire al paziente
l’appoggio del piede a terra.
• Altre volte l’esordio è meno violento e il bambino
riferisce dolore ma cammina lo stesso, pur
zoppicando, limitando la propria attività o la
funzionalità dell’arto.
Artrosinovite dell’anca
Cosa fare
• Riposo assoluto.
• Farmaci antidolorifici
• Attività tranquille (leggere un libro).
• Se i sintomi persistessero per più giorni,
consulenza ortopedica.
Cosa non fare:
• Attività fisica.
• Sollecitare il bambino a camminare.
• Anomalie dei nuclei di ossificazione, che
scompaiono a sviluppo ultimato delle ossa
in via di accrescimento.
• Si manifestano con dolore tale, in alcuni
casi, da limitare il movimento.
• Rappresentano una patologia tipica
dell’età della crescita che si risolve
spontaneamente al raggiungimento della
maturità scheletrica.
OSTEOCONDROSI
Le più frequenti sono:
• malattia di Osgood-Schlatter:
apofisi tibiale anteriore;
• malattia di Sever o tallonite.
Cosa fare
• Riposo;
• riduzione/sospensione dell'attività sportiva ;
• ghiaccio locale nella fase acuta;
• antinfiammatori/ antidolorifici nella fase
acuta;
• ripresa graduale dell’attività sportiva
incominciando con sport atraumatici;
Cosa non fare
• Proseguire attività fisica a tutti i
costi.
• Abusare di farmaci.
DOLORE TORACICO: Cosa sapere
• La comparsa di un dolore toracico nei bambini
è abbastanza frequente.
• Quasi sempre il dolore è benigno e
autolimitante.
• Il dolore più comune è quello detto
“idiopatico” (non si riesce a identificare la
causa), seguito da quello muscolo-scheletrico.
• Il dolore toracico di natura cardiaca è il più
raro.
Cosa fare
• Cercare di avere un atteggiamento
tranquillizzante e rassicurare il
bambino, in assenza dei sintomi sotto
descritti.
• Chiamare il 118/112 o recarsi al PS se
presenti una situazione a rischio(vedi).
ATTENZIONE se il dolore è:
• persistente, localizzato ,si protrae per minuti e il
bambino appare sofferente.
• Associato a febbre e/o difficoltà respiratoria.
• Compare con lo sforzo e diminuisce a riposo.
• Associato a vertigini o a sincope.
• Associato a nausea o sudorazione a palpitazioni a
cianosi.
• Precordiale, opprimente che s’irradia al braccio
sinistro o alla mandibola.
INFEZIONI DELLE VIE URINARIE: Cosa sapere
Nei bambini più piccoli i sintomi possono essere molto generici:
irritabilità, scarsa crescita, vomito. A volte l’unico sintomo è
una febbre senza altri disturbi.
Nei bambini più grandi possono essere presenti vari disturbi,
da soli o associati:
• dolore, bruciore, sensazione pungente al momento di urinare;
• crescente stimolo a urinare o una frequente minzione;
• febbre (non è sempre presente);
• risvegli durante la notte per andare in bagno;
• enuresi nei bambini, anche se il bambino ha imparato ad
andare in bagno;
• dolori addominali, più raramente dolori in sede lombare;
• urina che emana odore “forte”, di ammoniaca, o torbida o che
contiene sangue (ematuria).
Le infezioni delle vie urinarie (IVU)
rappresentano le infezioni più
frequenti in età pediatrica dopo quelle
delle vie aeree.
Cosa fare
• Far bere al bambino molti liquidi.
• Somministrare antidolorifici per febbre e/o
dolore.
• Esame delle urine, possibilmente, con
urinocoltura
Cosa non fare
• Somministrare antibiotici senza il
parere del medico.
• Somministrare ibuprofene, se il
bambino è disidratato.
• Non rispettare la durata della terapia
antibiotica.
Indicazioni al ricovero in ospedale:
• Stato generale compromesso,
• febbre che sale rapidamente e con brivi di:
i batteri dell’apparato urinario infettato possono essersi diffusi nel sangue
(sepsi).
• Disidratazione
• Vomito che impedisce di assumere liquidi
per bocca.
Esame chimico-fisico delle urine
Consente rapidamente di confermare,
o escludere, un’infezione delle vie
urinarie.
In presenza di una febbre senza causa
evidente è sempre utile l’esecuzione dell’esame
urine. Può essere eseguito agevolmente
nell’ambulatorio del pediatra di famiglia con
uno stick urinario. (vedere www.selfpediatrico.it).
L’urinocoltura fornisce risultati solo dopo alcuni giorni, è consigliabile, in presenza di
sintomi “importanti”, raccogliere le urine per eseguire l’urinocoltura e, nel
frattempo, far fare l’esame delle urine che fornisce un risultato immediato e dà la
possibilità di prendererpidamente decisioni sulla terapia da somministrare.
DOLORE ADDOMINALE: Cosa sapere
Il dolore addominale si può presentare in:
• forma acuta (ad es. appendicite),
• ricorrente
• cronica (dolore da cause psicologiche o emotive).
Può essere
continuo e costante come nell’appendicite,
colico (dolore che si accentua e poi si riduce fino a
scomparire, in alcuni casi, per poi ricomparire) come nella
invaginazione intestinale.
Solo il 5 % dei dolori addominali richiede
un’ospedalizzazione.
Ricordare che:
• I bambini soffrono di mal di pancia anche a
seguito di infezioni virali o cambi di
alimentazione.
• Il mal di pancia dei bambini è riconducibile,
nella maggior parte dei casi, a cause
psicologico-emotive.
• Mai trascurare comunque un mal di pancia
Segni di preoccupazione :
• risveglio notturno;
• sangue nelle feci (in assenza di emorroidi o ragadi);
• dolore, anche se il bambino non si muove e
sta fermo;
• atteggiamento molto mogio o irritabile;
• vomito “biliare” ripetuto (vomito con eliminazione
di muco giallo e/o verde);
• mancata emissione di feci e gas (nella stipsi
avvengono le flatulenze);
• mal di pancia in un punto ben preciso.
I bambini vanno visitati in urgenza se
presentano dolore addominale nelle ore
successive a un trauma addominale
Cosa fare
In presenza di dolore addominale anche il
genitore a casa può fare alcune prove pratiche
da segnalare al proprio pediatra.
Queste semplici prove, se positive (il bambino
non riesce a compierle o evocano dolore),
indirizzano a contattare subito il pediatra in
quanto è probabile un’infiammazione
dell’appendice o del peritoneo.
• SEGNO DEL BALZELLO: Far fare dei salti.
La “prova del salto” si è rivelata essere
attendibile. Il bambino con appendicite avrà
dolore se saltella.
• FAR TOSSIRE IL BAMBINO: accentua il
dolore.
COLPI SUL LETTO: Se il bimbo e' disteso sul
letto dare dei piccoli colpi al materasso, in
modo da scuotere il piccolo senza, però,
toccarlo.
“LA MANO ALLONTANATA”: appoggiare
delicatamente, senza esercitare alcuna
pressione, la mano sulla pancia del bambino. Se
questo contatto è gradevole al bambino, oppure lo calma,
senz'altro non ha l'appendicite o un'altra malattia che
richiede l'intervento del chirurgo; se, invece, il bimbo
allontana la mano dell'adulto, va subito fatto visitare dal
medico.
Nel sospetto dell’origine psicologica
bisogna cercare di comprendere e
considerare il bambino e non minimizzare
con frasi tipo “non hai niente”.
Attraverso il mal di pancia il bambino cerca
attenzione da parte dell’ambiente famigliare. Il
dolore deve essere interpretato come una
richiesta di aiuto.
MAL DI PANCIA DA CAUSE
PSICOLOGICHE-EMOTIVE
Cosa fare
• Tranquillizzare il bambino e distrarlo.
• Massaggiare il pancino: nel dolore addominale da
cause psicologiche il massaggio delicato, con le mani calde,
fa “piacere” al bambino (in caso di patologia organica il
bambino allontana la mano).
• Telefonare al pediatra per una consulenza e
richiedere un appuntamento per parlare del
problema senza la presenza del bambino.
Cosa non fare
• Dire al bambino che non ha niente.
• Ignorare i sintomi lamentati.
• Fare lo “psicologo” del proprio figlio.
• Chiedere al bambino se ha mal di pancia e,
farne oggetto di conversazione con amici,
parenti e dal medico in presenza del
bambino.
Cosa fare
• Valutare lo stato generale del bambino;
• verificare se è andato di corpo nei giorni
precedenti;
• eseguire le manovre indicate sopra (segno
del balzello, la “mano allontanata”, dolore accentuato
dalla tosse o da colpi con la nostra mano sul materasso);
• contattare, anche solo nel dubbio, il
pediatra o il Pronto Soccorso;
• coccolare e consolare il bambino.
Cosa non fare
• Dare farmaci senza indicazione del medico;
• insistere a far mangiare e bere;
• far passare molto tempo prima di contattare
il pediatra.
•
Cosa sapere
• Non sono causate da dolori addominali
• Vengono definite come “crisi di pianto
inconsolabile”.
• Compaiono nel neonato nelle prime
settimane e proseguono e aumentano fino al
3° mese di vita circa, quando iniziano piano
piano ad attenuarsi.
Regola del tre.
1. Compaiono nelle prime 3 settimane di vita.
2. Aumentano fino al 3° mese e poi,
gradualmente, si riducono.
3. Vengono almeno 3 volte alla settimana.
4. Le crisi di pianto possono durare fino a 3
ore.
A volte si calmano coccolando e dondolando il bambino,
allattandolo o portandolo a fare un giro in macchina (vedi le 5 S
cap. pianto……)
Cosa fare
• Cercare di calmare il bambino: consolarlo e
coccolarlo, dargli il ciuccio, passeggiare, attaccarlo al seno.
• Favorire il “contenimento”: ad alcuni bambini piace
essere in una specie di nido.
• Si possono usare farmaci*. Per la scelta si
consiglia di rivolgersi al pediatra, anche se l’effetto non è
sempre garantito.
• Una delle cause di coliche potrebbe essere
l’intolleranza alle proteine del latte vaccino.
Perettina, sondine rettali e suppostine vanno
utilizzate solo in caso di stitichezza.
Se oltre alle crisi di pianto il bambino
vomita ripetutamente o non elimina feci
e gas (flatulenza) o evacua feci con
sangue contattare rapidamente il
pediatra o il Pronto Soccorso.
Cosa non fare
• Dare farmaci non consigliati dal pediatra.
• Usare routinariamente sondini rettali o
perettine o suppostine.
• Somministrare sostanze dolci (se non su
indicazione del pediatra).
• Colpevolizzarsi perché piange (non dipende
da voi).
• Ascoltare le accuse da parte di parenti e
amici.
Cosa sapere
Infiammazione dei linfonodi dell’addome
provocata in genere, da infezioni virali e si
manifesta con dolori addominali, soprattutto
in età pediatrica.
A volte il quadro del dolore addominale è tale
da far pensare a un’appendicite.
Adenite mesenterica
Il dolore addominale è solitamente in zona periombelicale o
nel lato inferiore destro dell’addome associato a febbre e
malessere generale. Possono essere presenti nausea e/o
diarrea o un’infezione delle vie respiratorie o un’infezione
può precedere l’insorgenza del dolore addominale.
Cosa fare
• Valutare lo stato generale del bambino.
• Coccolarlo e tranquillizzarlo.
• Fare le prove descritte per l’appendicite
(segno del balzello, massaggio dell’addome, ecc.) che
nella adenite mesenterica, in genere sono possibili.
• Somministrare antidolorifici (paracetamolo o
ibuprofene) dopo aver sentito il pediatra.
•
Cosa non fare
• Agitarsi non risolve il problema e
accentua la sofferenza del bambino.
• Evitare di contattare il pediatra per una
consulenza.
• Forzare il bambino a bere e a mangiare.
Cosa sapere
Consiste nella penetrazione di una porzione
d’intestino in quella adiacente con
conseguente occlusione intestinale.
Interessa prevalentemente i bambini tra i 4
e i 12 mesi di età.
INVAGINAZIONE INTESTINALE
• dolori addominali, di tipo colico, molto
forti seguiti da periodi di benessere;
• vomito, anche verde/giallo (biliare);
• abbondante aria nell’addome
(meteorismo);
• sangue e muco nelle feci.
Fattori che favoriscono la stipsi
• Cambio di alimentazione (svezzamento);
• episodi infettivi (portano a una perdita di liquidi);
• passaggio dal pannolino al vasino;
• predisposizione familiare;
• fattori psicologici;
• infiammazioni nella zona perianale;
• alimentazione povera di fibre.
Una stipsi può causare:
• dolori addominali anche importanti, soprattutto
nel lattante e nei primi anni di vita;
• emorroidi e sanguinamento;
• riduzione dell’appetito;
• nervosismo, irritabilità, irrequietezza.
Cosa fare
• Offrire da bere.
• Dare alimenti ricchi di fibre: farina integrale,
frutta (soprattutto pesche, prugne, melone) e verdura.
• Abituare il bambino ad andare alla toilette
quando avverte lo stimolo e a non trattenere
la defecazione.
• In caso di persistenza o non risoluzione con
la dieta si possono somministrare
rammollitori fecali
• In caso dolori addominali ricorrere alla
stimolazione locale
Norme igieniche:
- abituare bambino ad andare in bagno ogni
giorno alla stessa ora;
- farlo sedere con l’aiuto di un riduttore e di
uno sgabello
Cosa non fare
• Non tenerlo sul water o sul vasino troppo
tempo: se dopo qualche minuto non si
scarica, meglio ritentare dopo qualche ora.
• Minacciarlo o punirlo se trattiene le feci.
• Alimentarlo con poche fibre
• Offrirgli poco da bere.
DOLORE AI GENITALI
• Trauma ai testicoli
• Torsione del testicolo e delle appendici test.
• Balanopostite
• Fimosi e parafimosi
• Infezioni/infiammazioni dei genitali femminili
• Trauma ai testicoli
Cosa fare
E’ necessario chiamare il medico se:
• la pelle è lacerata o il sanguinamento non si
ferma.
• Il dolore è molto forte.
• Il bambino fatica a urinare o vi è ematuria.
• Il bambino ha le vertigini o sviene quando si
alza in piedi.
• Lo scroto è gonfio.
• Per il gonfiore applicare ghiaccio, non a
contatto della pelle, per 10 minuti.
Rivolgersi a un Pronto Soccorso se al dolore si
associa nausea o vomito, o se il dolore o il gonfiore
Torsione del testicolo e delle appendici
Cosa sapere
La torsione testicolare: si presenta con dolore
improvviso associato, spesso, a vomito e nausea.
esistono due picchi d’incidenza
-sotto l’anno di età
- tra gli 11 e i 13 anni.
La torsione delle: il quadro clinico è più attenuato
della torsione testicolare ma non sempre
Cosa fare
La torsione del testicolo è una emergenza
Rivolgersi urgentemente al Pronto Soccorso.
L’intervento è tanto più efficace quanto
viene eseguito precocemente.
La probabilità di “recuperare” il testicolo si aggira intorno al
90% quando l’intervento avviene entro 6 ore dall'esordio dei
sintomi, al 50% dopo 12 ore e al 10% dopo le 24 ore.
La balanopostite acuta
La balanopostite è una infezione del glande
infezione (balano) e del prepuzio (poste).
Glande e prepuzio appaiono tesi, caldi,
arrossati, edematosi e si forma del pus.
Il bambino può presentare disuria (dolore a urinare),
pollachiuria (minzioni molto frequenti), talora associati
anche ad aumento della temperatura corporea.
Cosa fare
• pulizia;
• impacchi caldo umidi con amuchina
sciolta in acqua;
• se necessario antibiotici per via
generale.
Cosa non fare
• Utilizzare creme cortisoniche che
favoriscono le infezioni.
Infezioni/infiammazioni dei genitali femminili
Sono più frequenti quando cominciano a
frequentare l’asilo o la scuola.
Fattore favorente è l’uso di detergenti non
risciacquati adeguatamente.
I genitali femminili sono
molto vicini all’ano (facile
la contaminazione da
germi che si trovano nelle
feci).