SlideShare a Scribd company logo
1 of 61
Download to read offline
Libera Università San Pio V
Master in Scienze Criminiologiche,
Investigative e della Difesa
sicurezza urbana :
risposte nazionali e risposte locali.
Maurizio BORTOLETTI
18 aprile 2008
L’attualità del tema
Ø  Stiamo assistendo ad una sempre più rapida evoluzione delle
politiche pubbliche in tema di sicurezza : sotto la spinta di
nuove richieste normative o politiche, si definiscono nuove aree
di policy, trasversali, che travalicano i confini tradizionali delle
specialità amministrative e che evidenziano la necessità di
disporre di strumenti di analisi nuovi, specialmente di tipo
sociologico.
Ø  Il solo dibattito sulla cosiddetta “polizia locale” sta assumendo
in alcune Regioni italiane toni anche molto appassionati.
Ø  In tema di sicurezza, ma, soprattutto, di insicurezza urbana,
stanno emergendo, così, nuovi attori, diversificate e innovative
strategie e politiche di contrasto, spesso ricomprese in quella
cd. “nuova prevenzione”, oggi diventata lo strumento d’azione
principale utilizzato da quegli Enti locali impegnati nel cercare
di dare risposte concrete ai bisogni di sicurezza espressi dai
propri cittadini.
L’indice degli aspetti approfonditi
Ø  Le dimensioni del problema
l  La dimensione soggettiva del problema
l  La dimensione oggettiva
l  Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici
Ø  Forme di criminalità urbana
l  La criminalità predatoria
Ø  L’attività di prevenzione
l  Telecamere : una vita sotto controllo
Ø  Le scelte nazionali
l  La filosofia della prossimità
l  Una precisazione sulla “zero tolerance”
l  Prevenzione dedicata e sussidiaria
l  Dalla sicurezza partecipata alla sicurezza partecipante : Protocolli, Contratti,
Patti
Ø  Le scelte a livello locale
Le letture consigliate
Ø  M. BARBAGLI, A. COLOMBO, E. U. SAVONA, Sociologia della
devianza, Il Mulino, Bologna, 2003.
Ø  M. BARBAGLI ( a cura di ), Rapporto sulla criminalità in
Italia, Il Mulino, Bologna, 2003,
Ø  R. SELMINI ( a cura di ), La sicurezza urbana, Mulino,
Bologna, 2004.
Ø  M. BARBAGLI, U. GATTI ( a cura di ), La criminalità in
Italia, Mulino, Bologna, 2003.
Ø  G. AMENDOLA, ( a cura di ), Il governo della città sicura,
Liguori, Napoli, 2003.
Ø  G. AMENDOLA, Paure in città, Liguori, Napoli, 2003.
Ø  M. BORTOLETTI, Paura, criminalità, insicurezza. Un viaggio,
nell’Italia alla ricerca della soluzione, Rubbettino, Soveria M.,
2005.
Le dimensioni del problema
Ø  Se ne è parlato ogni giorno sotto gli ombrelloni delle località di
villeggiatura, se ne è parlato tra le sdraio dei solarium delle baite di
montagna. Ma se ne parla tra i banchi del mercato rionale, sugli
autobus e nei bar delle città grandi e piccole, sul posto di lavoro.
Come anche l’Istat conferma, il tema della “sicurezza“ è in cima alla
lista delle preoccupazioni del cittadino italiano.
l  Nel nostro paese esiste un'emergenza sicurezza ?
l  Cosa si può dire di fronte al comune sentire che vede il nostro “ sistema sicurezza
“ come malato da una irreversibile inefficienza?
l  E cosa si potrebbe fare per dare ai cittadini quella sicurezza e quella libertà che
sono la base della fiducia in questo grande bene collettivo?
Le dimensioni del problema
Ø  Snodo cruciale della vita italiana, il tema della sicurezza pubblica vede oggi
crescere il senso di disagio e di incertezza, specie tra i cittadini di certe aree
urbane e di certe regioni del nord Italia .
Ø  Qui tutti hanno ben chiaro che poco contano l’entrata in Europa o il federalismo,
ma anche la riduzione del carico fiscale o la semplificazione burocratica per le
aziende, quando la violenza di queste bande delinquenziali in un attimo può
cancellare tutto : i sacrifici di una vita, gli affetti più cari e, finanche, la propria
vita.
Ø  Una sottile, ma logorante angoscia, amplificata e resa ancor più drammatica
dai fatti dell’ 11 settembre che hanno fatto vacillare, in tema di sicurezza,
quelle poche certezze che ancora sembravano intangibili e nelle quali il mondo
occidentale si era illusoriamente cullato, quasi fossero consacrate da un patto
non scritto tra criminali e Istituzioni statali.
Ø  Qui, dalla mancata risposta al problema della sicurezza urbana nasce l’
insoddisfazione del cittadino verso la " sicurezza " e qui, dalle offese della
criminalità urbana, si apre quella ferita con le Istituzioni che alimenta
sfiducia, senso di abbandono, distacco dallo Stato, sordi rancori, rabbie pronte
ad esplodere.
Le dimensioni del problema
Ø  In un weekend sulle strade possono trovare la morte decine e
decine di persone vittime di incidenti : ma al di là di un’emozione
passeggera, queste stragi, come sempre più spesso vengono
etichettate, non suscitano nessuna particolare emozione popolare,
nessuna richiesta di norme più severe, di controlli stradali più
frequenti. Nulla, cioè, di tutto quello che, normalmente, accompagna i
giorni successivi ai delitti, più o meno efferati : emozioni e richieste
provocate dalle vittime, fortunatamente in numero ben più limitato, di
questa forma di criminalità predatoria.
Ø  E’ vero che tutti, più o meno, violiamo, qualche volta, le norme del
codice della strada. E’ anche vero che, forse, purtroppo, alle stragi
dell'asfalto siamo oramai abituati da tanti anni.
Ma è tutto qui ? E’ solo questo ?
Le dimensioni del problema
Non solo.
Ø  La sottovalutazione del problema sicurezza ha finito con
l’umiliare le vittime.
Ø  Tollerare le degenerazioni del tessuto civile, che nascono dalla
criminalità urbana, ha significato, per giunta, disprezzare i più
umili che, per primi, subiscono questa situazione. Ed ha
seminato veleni più in profondo: cosa resta a quell'operaio,
che ha faticato una vita per comprare il piccolo appartamento in
cui abita nella periferia di una grande città, quando vede arrivare
lo sfruttatore o lo spacciatore che ogni giorno staziona sul
marciapiede di casa sua, con una valigia piena di banconote e
comprare l'appartamento sul suo pianerottolo?
Le dimensioni del problema
Ø  Cercheremo di sfatare il mito, nostra antica consuetudine, che
ogni problema debba essere affrontato e disciplinato da una
legge, con la conseguenza che, anche quando una certa legge è
davvero importante ed urgente, per farla approvare da un Parlamento
ingolfato servono due anni.
l  Quando una norma del comparto sicurezza non funziona, si dovrebbe poter
adeguarla entro 48 ore : invece, ci vogliono anni. Nel frattempo quella norma
inefficace continua a vivere ed a provocare danni, nell’attesa, come vedremo, di un
fatto grave che susciti un'ondata emotiva a livello politico.
Ø  Si deve sperare nell'emergenza, per adottare misure giuste e utili ?
Ø  La richiesta di " legge ed ordine " può essere affidata solo ad una parte
dello schieramento politico?
Ø  Le nostre città sono davvero diventate più insicure?
l  A queste domande, a questo disagio, reale o simbolico, ed altre volte manifesto,
deve lavorare la politica indicando strade concrete per la soluzione dei problemi e
tenendo sempre presente che la paura fa sembrare accettabili, e magari auspicabili,
derive illiberali che, in altri casi, sembrerebbero improponibili : sull'onda della paura
e dell'irrazionalità può passare di tutto!
Le dimensioni del problema
Ø  Negli ultimi anni, in Italia, come in altri Paesi occidentali, si è andata
diffondendo, sino quasi a radicarsi nella coscienza collettiva, l’idea che
uno dei problemi più gravi della nostra società sia la diffusione
dell’illegalità, ben oltre gli standard fisiologici che il corpo sociale è in
grado di sopportare.
Ø  E' l'insicurezza del quotidiano a fare più paura e non l'eccezionale
evento sanguinario, avvertito come lontano, come qualcosa che
interessa altri. Questa insicurezza è ulteriormente aggravata da alcuni
elementi di contorno di certi reati : il piccolo spaccio di droga per la
strada infastidisce, di per sé, il cittadino che in quella strada abita o si
trova a passare a piedi. A volte, però, crea più disagio e avvilimento ciò
che ruota intorno a tale spaccio : l'accorrere di tossicodipendenti,
l'impossibilità fisica di passare per certi marciapiedi, l'ostentata
aggressione all'ambiente .
Le dimensioni del problema
Ø  È a partire almeno dagli anni settanta che la questione criminale,
intesa nella sua accezione più ampia, costituisce uno dei problemi
principali della società italiana. Tuttavia, per molto tempo, e
sicuramente negli anni settanta ed ottanta, parlare di questione
criminale nel nostro Paese significava mettere il dito su alcune
piaghe particolarmente visibili, cariche di implicazioni politiche e
dal forte impatto emotivo, come le stragi, il terrorismo, la
corruzione e la mafia : problemi che, facilmente, hanno saputo
richiamare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, ma che
rappresentano solo i momenti più eclatanti e traumatici della
questione criminale.
Ø  Solo recentemente, negli anni 90’, la criminalità è stata
riconosciuta, nelle sue molte manifestazioni, come un problema
sociale generale, capace, perché tale, di influenzare, se non
addirittura determinare, la vita economica, civile e politica del
Paese. E solo recentemente è stata attribuita alla criminalità
diffusa, alla microcriminalità tutta l’importanza che merita.
La dimensione soggettiva del problema
Ø  Nel nostro Paese la paura della criminalità ha una rilevante
incidenza: le dimensioni di alcuni reati che colpiscono direttamente gli
individui e le famiglie sono aumentate dagli anni settanta e la minaccia
alla propria incolumità ed il timore di perdere i propri beni costituiscono,
oggi, paure ricorrenti e diffuse .
Ø  La sicurezza/insicurezza è una sottile angoscia che possa succedere
qualcosa, ma non viene ancora collegata immediatamente all’azione
criminale di un altro essere umano.
Ø  A livello motivazionale, la sicurezza viene citata dagli italiani come la
terza questione, in ordine di importanza, di cui i politici italiani
dovrebbero occuparsi. Preceduta solo dal problema occupazione e da
quello delle pensioni, lesigenza di sentirsi sicuri emerge con forza.
La dimensione soggettiva del problema
Ø  È opportuno precisare che paura della criminalità o sentimento di
insicurezza sono espressioni usate, spesso, in modo ambiguo, in
genere per indicare due fenomeni che, da tempo, nella letteratura
scientifica internazionale, vengono analiticamente tenuti distinti.
Ø  Il primo (concern about crime) è la preoccupazione, di ordine
sociale, politico o anche morale per la criminalità. Questo sentimento
ha, in genere, a che fare con il grado di partecipazione politica, con
l’adesione ad una determinata visione del mondo, con dei valori che
la comunità dovrebbe perseguire e che lo Stato dovrebbe
incoraggiare.
Ø  La paura della vittimizzazione (fear of crime) è, invece, il timore
che gli individui hanno di poter subire un reato che colpisca la propria
incolumità personale o i propri beni. Entrambi i fenomeni si
presentano distribuiti in modo ineguale tra la popolazione, a seconda
della zona in cui vive, del sesso, dell’età, della collocazione sociale.
Ø  Ma, solo in parte, queste due dimensioni si sovrappongono e
ciascuna può essere ricondotta a fattori diversi.
La dimensione soggettiva del problema
Ø  Le ricerche condotte hanno, infatti, evidenziato che la preoccupazione per
la criminalità è più diffusa tra gli strati medio-alti della popolazione, tra gli
individui che hanno posizioni politiche conservatrici e cresce nei periodi di
rapido cambiamento sociale e politico.
Ø  La paura della vittimizzazione, invece, è, in genere, più diffusa tra gli
strati medio-bassi della società, varia al variare del tasso di criminalità della
zona in cui si vive e non è influenzata allo stesso modo dai vari tipi di reato .
Ø  È, soprattutto, la criminalità predatoria, costituita da furti e rapine,
ad influenzare la paura personale della criminalità, mentre la grande
criminalità organizzata non sembra avere una chiara relazione con tale
sentimento.
l  Sicilia e Calabria sono tra le regioni italiane con il più alto tasso di omicidi, ma per la
distribuzione regionale della paura della criminalità queste due regioni si collocano sotto il
Lazio ed il Piemonte, che hanno tassi di omicidio ben più bassi.
l  Guardando al reato di scippo, senz’altro meno grave, ma che può apparire, anche perché
più diffuso, più probabile e meno lontano dalla vita di tutti giorni, le regioni con i tassi di
scippo più elevati sono anche le regioni in cui la paura della criminalità è più diffusa ed al
decrescere dell’una, diminuisce anche l’altra.
La dimensione soggettiva del problema
Ø  Le ricerche condotte hanno mostrato che non sono solo i reati ad influenzare la
paura della vittimizzazione : essa è anche legata alle variazioni nei livelli di ciò
che, nella letteratura anglosassone, viene chiamato disordine .
Ø  Sono due le dimensioni del disordine, una fisica e l’altra sociale. Il disordine
può presentarsi sotto forma di degrado edilizio, di mancanza di manutenzione
delle strade e dei luoghi pubblici, di presenza di auto abbandonate sui marciapiedi
o ai bordi delle strade; oppure può essere segnalato dalla presenza di graffiti sui
muri delle case, dalla presenza di prostitute in cerca di clienti, dalle molestie
verbali rivolte alle donne che passano per la strada, dalluso di droghe o dalla
vista di persone che le spacciano.
Ø  Solo alcuni di questi comportamenti possono essere definiti reati in senso proprio
e, quindi, solo per una parte di essi i cittadini possono richiedere legittimamente
l’intervento delle FF.PP. Ma la presenza di questi c.d. reati morbidi ( soft
crimes ), o di inciviltà, segnalano la rottura di un ordine sociale condiviso e la
perdita di controllo da parte delle comunità sul proprio territorio : possono, quindi,
essere percepiti dai cittadini come segni dell’assenza di norme che governano la
zona in cui vivono e della conseguente imprevedibilità di eventi o comportamenti
dei potenziali autori di reato.
La dimensione oggettiva del problema
Circa il divario tra le dimensioni oggettive del fenomeno e la sua percezione
soggettiva, vi è, prima di tutto, da sgomberare il campo dai facili equivoci sui dati
posti alla base delle diverse argomentazioni :
l  ricorrendo a questi dati si tende, peraltro, a dimenticare che essi richiedono
cautele, informazioni supplementari e capacità di lettura generalmente
più elevate di quelle richieste dalle statistiche che utilizziamo per
conoscere altri fenomeni sociali ( votanti alle elezioni politiche o andamento
dei prezzi ) : uno degli interrogativi originari dei primi studiosi della criminalità
( già nel 700 e, poi, nell’800 con quella che, allora, prendeva il nome di
statistica morale ovvero misurazione dei livelli di moralità ) ha riguardato la
misurazione del numero di reati in un certo tempo e luogo, per studiarne poi le
variazioni nel tempo e nello spazio;
l  è, poi, necessario ricordare che il numero dei reati ufficiali rappresenta solo
una parte di quelli effettivamente compiuti; molti dei reati commessi, infatti,
restano, per vari motivi, nascosti e non sono registrati : è il cosiddetto "
numero oscuro ", che varia per i diversi tipi di reato in relazione alla sua
gravità . Per quanto di non facile lettura, il dato statistico sulla criminalità può
essere, dunque, interpretato, presumibilmente oggi più di ieri, in modo
rigoroso e metodologicamente consapevole e costituire un elemento di forte
valenza per la definizione di strategie di politica criminale.
La dimensione oggettiva del problema
Ø 
Ø  Per tentare di misurare la parte sommersa della criminalità si è adottata
l’inchiesta survey o campionaria ( già utilizzata dai sociologi in altri campi di
studio ) : In queste indagini, indagini di vittimizzazione, viene chiesto a un
campione rappresentativo della popolazione di riferire i reati eventualmente
subiti (o di cui si è stati diretti testimoni) in un determinato arco di tempo
( variabile, ma in genere un anno ). Queste indagini spesso non sono utili solo
alla misurazione della criminalità reale, ma, anche, a rilevare le circostanze in cui
il reato è avvenuto, il comportamento della vittima e, quando possibile, le
caratteristiche degli autori ed il loro comportamento. Grazie alle indagini di
vittimizzazione è stato possibile stimare, per la prima volta, le dimensioni del
numero oscuro e si è così venuti a conoscenza del fatto che esso non è
costante ma varia molto da reato a reato.
La dimensione oggettiva del problema
Ø  E balza immediatamente agli occhi un ben definito e consolidato
andamento opposto tra dimensione quantitativa e percezione dei
cittadini : i delitti contro la persona e, in particolare, gli omicidi dolosi, le
violenze sessuali, le lesioni personali, le rapine ed i sequestri di
persona, sono in costante diminuzione, secondo una tendenza che
dura da oltre un secolo .
Ø  Oggettivamente, quindi, “ l'insicurezza “ nelle nostre città
apparirebbe, di fatto, diminuita. Ma sentimenti come la paura e
l'insicurezza psicologica sono fenomeni complessi che, prima di
manifestarsi, scavano a lungo, vengono da lontano, dal profondo.
Ø  E i dati sul lungo termine, per esaminare le tendenze, fanno giustizia
della tesi della " insicurezza immaginaria ” : la paura, cresciuta
enormemente, non è causata dall'allarme quotidiano lanciato dalla
stampa e dalla televisione per ogni fatto di cronaca nera, non è
alimentata soltanto dal gran parlare che se ne fa .
Ø  Ora, un’indagine del Censis, ci dice che in cima ai pensieri degli Italiani
c’è la delinquenza. E il 76,9 %, a dispetto dei dati ufficiali, è convinto
che nell’ultimo anno i reati siano aumentati … “.
La dimensione oggettiva del problema
La dimensione oggettiva del problema
LA CRIMINALITÀ VIOLENTA: GLI
OMICIDI VOLONTARI
Ø  Il fenomeno degli omicidi volontari
in Italia risulta numericamente
poco rilevante rispetto alla
totalità dei delitti commessi e, al
contempo, piuttosto conosciuto
sotto il profilo qualitativo,
grazie all’alto numero dei delitti
“risolti” che hanno consentito di
raggiungere un ottimo livello di
informazione sulle diverse
peculiarità che li caratterizzano.
Ø  Nell’ultimo quadriennio il numero
degli omicidi volontari commessi
in Italia (2.740) è risultato il più
basso in termini di valore assoluto
rispetto ai due quadrienni
precedenti.
147
158
147 135
0
100
200
300
400
1° sem 2000 1° sem 2001 1° sem 2002 1° sem 2003
Rapine nelle abitazioni
Nord 172 53,3% 198 70,2% 148 54,0% 518 58,9%
Centro 62 19,1% 26 9,2% 44 16,1% 132 15,0%
Sud e Isole 89 27,6% 58 20,6% 82 29,9% 229 26,1%
TOT. ITALIA 323 100,0% 282 100,0% 274 100,0% 879 100,0%
Anno
2000
Anno
2001
Anno
2002
Incidenza %
sul totale
Totale
Incidenza %
sul totale
Incidenza %
sul totale
Incidenza %
sul totale
Rapine alle abitazioni (andamento triennio 2000-2002)
677 841 806
* Dati provvisori
Usura - numero delle denunce
Totale anno
2000
Totale anno
2001
Totale anno
2002*
Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici
Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici che restano e
che chiedono una risoluzione in tempi brevi. E dei quali è semplice
costituire un seppure approssimativo elenco :
l  il problema dell'ipertrofia del nostro sistema penale, che non
assicura né prevenzione, né punizione, perché, da un lato non
consente incisività all'azione penale ( finendo col distogliere l'azione
penale dall'effettiva tutela di beni ritenuti essenziali ), mentre
dall’altro non consente una adeguata differenziazione di reati e pene
secondo gerarchie corrispondenti alle esigenze ed alle scale
valoriali del nostro sistema sociale;
l  il problema dell'enorme estensione della popolazione
carceraria e del suo ritmo di crescita ( una crescita più che lineare
che va al di là del fenomeno analogo che si sta sviluppando negli
altri paesi industrializzati ) : che non consente alcuna politica della
pena e che pone soltanto un problema di contenimento.
l  La presenza di immigrati clandestini dediti ad attività criminali
Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici
Ø  E qui si innesta un altro sentimento diffuso tra i cittadini : la mancata
punizione del colpevole che contribuisce a diffondere l'impressione di
una giustizia negata nel quotidiano. C'è una parola di cui a volte si
smarrisce il senso : la responsabilità.
Ø  E quanto sia centrale questo tema lo capiamo nelle righe, profetiche,
scritte nel 1967 da Arturo Carlo Jemolo ad Alessandro Galante
Garrone : " … una cosa sono i principi di Beccaria, ed altra cosa non
volere le sanzioni … questa Italia, che ha perduto l'idea che chi
manca deve essere punito, si rialzerà meno libera che non sia oggi e
che non fosse nel 1914 … ". E qui si innesta la domanda : ma a che
cosa deve servire la pena ? Non solo prevenzione speciale nei confronti
di chi ha commesso il delitto, per evitare che torni a violare la legge
penale ( la punizione deve essere certa, proporzionale alla gravità del
fatto commesso ed effettiva ) , ma anche prevenzione generale per
dissuadere attraverso la controspinta della sanzione : se la sanzione
perde del tutto la sua capacità dissuasiva, anche il suo fine di
rieducazione si svilisce.
Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici
Ø  Pena effettiva non significa pena severa. Meglio pene miti, ma certe,
piuttosto che pene rigorose, ma casuali. Anche perché l'afflittività della
prigione non è proporzionale, ma progressiva : 10 anni di carcere non
sono il doppio di cinque : sono molto di più.
Ø  " Prontezza della pena " e " dolcezza del castigo" : " … la certezza di
un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione
che non il timore di un altro più terribile, unito alla speranza dell'impunità
… ", diceva Cesare Beccaria.
Ø  In via di principio, l'opzione garantista sembrerebbe comune a tutte le
forze politiche e a tutte le categorie di operatori giuridici: ai partiti di
destra come a quelli di sinistra, ai magistrati come agli avvocati.
Ø  Ma la politica sconta, sul tema “ sicurezza “, atteggiamenti tradizionali e
stereotipi : la destra è portata immediatamente a dare una risposta di "
legge e ordine " ed a semplificare tutto, nella richiesta di sempre
maggiore repressione e durezza; la sinistra, per contro, sulla scia delle
proprie radici che affondano nei valori dell'uguaglianza e della giustizia
sociale, è portata a ricondurre ogni problema di illegalità ad un'analisi
sociale che, invocando le marginalità e le povertà, spesso, assume
accenti giustificazionisti .
Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici
Ø  La prima questione riguarda l'efficacia degli inasprimenti punitivi progettati.
Ø  C'è un principio teorico, elementare, suffragato dall'esperienza, in tema di
capacità di prevenzione del diritto penale ed è che l'effetto deterrente delle
pene e dei suoi inasprimenti è direttamente proporzionale al grado di
effettiva esigibilità dell'osservanza delle norme violate : massimo per reati
come l'omicidio, esso è nullo per la maggior parte dei reati di strada, soprattutto
se legati alla tossicodipendenza o all'emarginazione. Tanto quanto è una
delinquenza di sussistenza, originata dalla povertà e dall'insicurezza delle
condizioni di vita, la delinquenza di strada non è perciò prevenibile con le pene
che, per quanto severe, hanno un valore poco più che simbolico.
Ø  Ovviamente la risposta penale è necessaria, pur nella sua valenza simbolica,
se non altro per evitare, come pure è accaduto, la vendetta privata. Ma è del
tutto illusorio affidare ad essa, anziché a politiche dirette a ridurne le cause e ad
accrescere la sicurezza sociale, la prevenzione dei reati che attentano alla
sicurezza individuale.
Ø  Anche perché la totale inefficacia preventiva delle nuove misure non
farebbe che aggravare il sentimento di insicurezza e la sfiducia nel diritto e
nelle istituzioni.
Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici
Ø  Ora, quale dovrebbe essere il compito della politica di fronte a questo
straordinario divario tra la realtà della delinquenza urbana e la sua
percezione e rappresentazione?
l  assecondarlo, inseguendo demagogicamente gli umori dell'opinione
pubblica,
l  ridurlo, evitando di accreditare l'idea di una crescente insicurezza
con una legislazione che se ne faccia interprete?
Ø  Giacché la paura non viene diminuita, ma, semmai, accresciuta da una
simile legislazione : gli inasprimenti punitivi, proprio perché prodotti come
risposte simboliche ed emergenziali al bisogno di sicurezza, finiscono,
infatti, per alimentare a loro volta l'insicurezza e, così, per accrescere e
drogare la domanda di sicurezza.
Ø  Alcune misure penali sono, dunque, tanto inutili nei riguardi delle
dimensioni oggettive del fenomeno che pretendono di esorcizzare,
quanto dannose nei riguardi della sua percezione soggettiva per il
battage pubblicitario che le accompagna : esse stesse contribuiscono ad
accreditare ed alimentare il senso di insicurezza e di paura.
Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici
Ø  Certo è più facile emanare leggi repressive che porre mano a politiche
sociali . Ma queste leggi non servono assolutamente a nulla. La loro
unica spiegazione razionale, talora candidamente ammessa dai loro
fautori, è, purtroppo, quella della loro popolarità: almeno se per "
razionale " s'intende qualunque politica volta a catturare consensi. Una
politica che consiste sempre meno nell'ottenere voti come
strumento per il fine di realizzare programmi, e sempre più nel
propagandare programmi, quali che siano, come strumento per il
fine di ottenere voti.
Ø 
Forme di criminalità.
La criminalità predatoria.
Ø  Insieme di azioni illecite condotte con la forza e con l’inganno per
impadronirsi dei beni mobili altrui e che comportano un contatto fisico
diretto tra colui che compie il reato e una persona o un oggetto.
Ø  Due gruppi molto diversi ne fanno parte : quelli commessi di nascosto
( attraverso la destrezza o il raggiro ) e quelli attraverso la violenza
sulle cose o sulle persone.
Ø  Inoltre sono molto diversi :
l  per la loro gravità e per la severità delle sanzioni che la legge
prevede;
l  per la loro redditività ;
l  per il tipo di forma associativa che incoraggiano;
l  vengono analizzati con una prospettiva comparativa ( tra paesi e
tra le diverse regioni di un paese ) o esaminando i loro
cambiamenti nel tempo i.
Ø  Ambiente urbano : anonimità e opportunità
Forme di criminalità.
La criminalità predatoria.
Ø  Per capire perché ogni giorno, in tutti i paesi del mondo, vengono commessi
dei reati, i sociologi hanno studiato le caratteristiche socio-demografiche di
coloro che li compiono.
l  Per lungo tempo hanno concentrato la loro attenzione sulla classe sociale di
appartenenza.
l  Più recentemente il loro interesse si è spostato all’analisi dell’età e del genere.
l  OGGI : le indagini contemplano solitamente l’esame di
•  ETA’
•  GENERE
•  CLASSE SOCIALE
Ø  altro aspetto : l’organizzazione sociale della devianza
l  come i devianti si organizzano per far fronte alla complessità dell’essere deviante,
del vivere da deviante, del commettere atti devianti; in relazione :
•  alla frequentazione reciproca al di fuori delle attività devianti
•  all’associarsi per commetterli
•  all’esistenza di una suddivisione del lavoro per delinquere o, di più, di una
organizzazione delinquenziale di tipo formale
Solitari – Colleghi – Pari – Squadre - Associazioni delinquenziali
L’attività di prevenzione
Ø  Le politiche di sicurezza dovrebbero indirizzarsi alla tutela dei cittadini dalla
percezione di insicurezza, sia questa collegata o meno alla presenza di
fenomeni criminali e di inciviltà.
Ø  Le politiche di prevenzione sono dirette ad impedire che vengano
commessi reati e dovrebbero quindi tutelare i cittadini dal rischio oggettivo di
essere vittime di eventi criminosi o di atti di inciviltà.
Ø  Distinzione da ricollegare alla differenza - ormai ampiamente condivisa, tra
rischio oggettivo e percezione soggettiva, tra bisogno di sicurezza e
domanda di tutela che ne consegue:
l  le politiche di prevenzione intervengono su una situazione di oggettiva esposizione al
rischio,
l  le politiche di sicurezza si rivolgono soprattutto alla percezione di insicurezza non fondata
oggettivamente su una minaccia di criminalità: sono una risposta più globale rispetto alle
strategie preventive.
Ø  La SCELTA dipende da molti fattori:
l  dalle caratteristiche delle politiche criminali del paese,
l  dagli orientamenti criminologici prevalenti,
l  dai tipi di attori istituzionali che si assumono la responsabilità di rispondere alla richiesta di
sicurezza
Ø  E’ difficile misurare un’attività tesa a raggiungere un fine non
quantificabile, come lo è quello della sicurezza.
L’attività di prevenzione
LA NUOVA PREVENZIONE : intervento che ha l'obiettivo di
eliminare o ridurre la frequenza di determinati comportamenti -
siano essi qualificati o meno come criminali - ricorrendo a
soluzioni diverse da quelle offerte dal sistema penale.
Gli aspetti qualificanti delle politiche di "nuova prevenzione “
consistono :
•  nei diversi obiettivi degli attori ;
•  non solo ridurre la criminalità, ma produrre sicurezza;
•  non più soltanto intervenire sul deviante, ma concentrarsi sulle
vittime
•  nella rinuncia ad interventi globali;
•  nell'orientamento alla dimensione locale e alla criminalità di routine;
•  nel coinvolgimento e nella responsabilizzazione di nuovi attori;
•  nel combinare l'intervento sulle cause della criminalità e dell'inciviltà
con quello sugli effetti.
L’attività di prevenzione
LA NUOVA PREVENZIONE
Ø  L'aspetto innovativo si rintraccia non tanto nei contenuti della varie azioni,
quanto :
l  nello sforzo di integrazione e nella molteplicità degli obiettivi che si
perseguono,
l  in aspetti esterni al contenuto delle misure stesse:
•  individuazione di destinatari diversi (si pensi alle vittime reali e
potenziali)
•  diversità dei soggetti promotori delle politiche, che comporta
un'estensione delle responsabilità e un affacciarsi di nuovi attori sulla
scena delle politiche criminali.
Ø  Ciò che è nuovo è anche la dilatazione nel tempo e nello spazio della
prevenzione: si previene ovunque e ad ogni ora - anche di notte - con tanti
strumenti diversi e grazie a nuove figure professionali (coordinatori, agenti
ausiliari, agenti di mediazione, mediatori di comunità, e così via) .
Ø  Siamo di fronte ad un concetto estremamente elastico che consente di
ricomprendere all’interno della “ prevenzione “ una varietà notevole di misure e
di strategie.
L’attività di prevenzione
All’interno di questa area della cd “ nuova
prevenzione “, si possono distinguere :
l  le azioni di prevenzione situazionale : misure
indirizzate direttamente agli effetti dei fenomeni
criminali e al contesto in cui si verificano e intendono
soprattutto ridurre le opportunità di commettere reati
attraverso interventi sull'ambiente fisico, o con
l'intensificazione dei controllo sociale, o, ancora,
attraverso un rafforzamento delle difese, delle
potenziali vittime,
l  le azioni di prevenzione sociale : si persegue un
obiettivo preventivo più generale, attraverso azioni di
sviluppo sociale, in grado di incidere sulle cause dei
processi di criminalizzazione e di vittimizzazione.
Rispetto alle politiche sociali assistenziali la
prevenzione di tipo sociale cerca di individuare meglio i
destinatari e di rivolgersi a contesti più circoscritti : la
differenza tra le due ipotesi non è sempre evidente.
L’attività di prevenzione
Ø  Una prevenzione integrata, sinergia tra misure della tradizionale
repressione penale e gli interventi attuati nell’ambito sociale per agire
sulle cause della criminalità e della vittimizzazione : un’azione, quindi,
tesa anche a ridurre i fattori di rischio ed a aumentare i fattori di
protezione;
l  ridurre i fattori di rischio : vuol dire ridurre le condizioni che
potrebbero, all’interno di un dato contesto, rivelarsi criminogene;
l  aumentare i fattori di protezione : vuol dire abbassare la soglia di
vulnerabilità dei potenziali soggetti passivi dei reati
Ø  Famiglia : programmi universali e mirati
Ø  Scuola : strategie di intervento individuale e ambientale
Ø  Comunità : la cultura opposta, i fattori criminogeni, il disordine fisico e
sociale.
Ø  Occupazione : sul versante della domanda e dell’offerta
Ø  Situazionale : tende a bloccare le occasioni criminali agendo sui
luoghi e sui bersagli potenziali dei criminali
L’attività di prevenzione
Telecamere : una vita sotto controllo
Ø  Sono diventate di gran moda nell’ultimo periodo :
l  chi attorno alla sede comunale
l  chi trasformando le sale operative della Polizia Municipale in un “ grande
fratello
•  Il “ grande fratello “, profeticamente descritto da George Orwell in “ 1984 “ : le
telecamere sono costanti e precise, talvolta scarse, talvolta un po’ cretine,
come in ogni sistema automatizzato.
•  Nel 2008, i programmi di Manhattan e di Londra prevedono di aver dispiegato,
per miglio quadrato, 1215 telecamere sulle rive dell’Hudson e 757 sulle rive del
Tamigi. Per l’inizio del 2004 : 396 a Manhattan e le 247 a Londra
Ø  Diventa cruciale non solo sapere che cosa sta accadendo, ma anche
anticipare che cosa sta per succedere : la sorveglianza oltrepassa
se stessa.
Ø  Primo immediato effetto è l’ovvio spostamento della criminalità in
altre aree cittadine
l  dalle quali i residenti, persa la loro tranquillità, faranno salire la loro
accorata richiesta di telecamere avviando una sorta di “ Risiko “ senza fine
l  la sorveglianza si trasferisce così dall’eccezionale al quotidiano, dalle
classi “ pericolose “ alla generalità delle persone.
L’attività di prevenzione
Telecamere : una vita sotto controllo
Ø  Stiamo andando sempre più rapidamente verso una società
della sorveglianza, nella quale alcune tecnologie pensate per
uno scopo vengono utilizzate per altri fini
l  Il pericolo che va evitato è la regola del "fai-da-te" , capace di
stravolgere gli intenti di sicurezza
l  adattare questi strumenti a scopi ulteriori rispetto a quelli attinenti la
sicurezza, come è stato rilevato da parte degli esperti di marketing,
che si scoprì raccoglievano i filmati dei supermercati per studiare le
preferenze dei consumatori.
l  Ogni giorno dal bancomat al cellulare, dal computer alle telecamere in
strade ed autostrade, si lasciano tracce elettroniche del proprio
passaggio.
l  Basta pensare alle torme di curiosi con webcam e macchine
fotografiche digitali che giornalmente immortalano privatamente
migliaia di immagini con altre persone.
l  la sorveglianza sui luoghi di lavoro : formalmente per ragioni di
sicurezza, ma in realtà si potrebbe tranquillamente misurare la
produttività dei singoli addetti.
Ø  .
L’attività di prevenzione
Telecamere : una vita sotto controllo
Ø  Con un grande rischio: che anche chi non ha nulla da nascondere diserti lo
spazio pubblico, con la conseguenza che le telecamere anziché incoraggiare
ad uscire di casa finiscano per provocare l’effetto contrario
l  Proprio per contrastare questa pericolosa deriva, negli Stati Uniti è nato il movimento
per il “ free walking “, per il diritto a camminare in libertà.
Ø  chi controlla i controllori ?
l  Perché se si vuole rendere visibile l’invisibile, l’attuale legislazione in tema di privacy
è insufficiente
Ø  chi difende le telecamere ?
l  Perché chi deve commettere un delitto in un’area coperta dalla videosorveglianza,
dovrà necessariamente “ limitarne “ la pericolosità.
Ø  E, servono realmente ? Perché non parlano ai cittadini, non li rassicurano.
Ø  Rischio :
l  di utilizzarle solo a posteriori, dopo la commissione dei reati, e per utilizzarle
effettivamente in chiave preventiva dovrebbe esserci un operatore seduto dietro ad
ogni gruppo di monitor posti a sorveglianza di un punto o di un’area.
l  le telecamere guardano, controllano e registrano, ma non ragionano, non si
insospettiscono,
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Nel settore della prevenzione, negli ultimi anni, è stato tentato dal Ministero
dell’Interno, un importante cambiamento di tipo culturale:
l  passando da una concezione che vedeva la prevenzione intimamente
connessa al controllo del territorio, attuato in un’ottica di presidio,
l  ad una formula aperta ed interattiva nella quale, assumendo le istanze dei
cittadini un ruolo di assoluta prevalenza e, anzi, di ineludibile riferimento
dell’azione, la raccolta di informazioni sui soggetti di interesse operativo
dovrebbe aver ricevuto nuove possibilità e stimoli.
Ø  Tale nuovo atteggiamento prevederebbe, da una parte, la conoscenza
approfondita del territorio ( anche con il ricorso a forme di partnerariato con
altre Istituzioni ) e dei vari fenomeni sociali, economici e, soprattutto, criminali
che lo caratterizzano; dall’altra parte, lo sviluppo di tecniche operative : in
questo settore, forse più che in altri, prevenzione è da intendere non solo
nel senso di eliminazione delle possibilità di compiere reati, ma anche di
riduzione od annullamento dei vantaggi che ne derivano, evitando, così,
che i criminali approfittino di particolari condizioni .
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Tutti i modelli operativi, le iniziative ed i progetti avviati sono ispirati alla
filosofia della prossimità, il cui comune denominatore è costituito da
un diverso e più diretto rapporto con i cittadini e con il territorio :
emerge la necessità della figura del poliziotto della strada, della porta
accanto, che vive tra la gente e sul territorio.
Ø  “ Polizia di prossimità " come filosofia operativa che si inserisce nella
complessiva pianificazione dell’azione di polizia e modifica l'approccio
professionale degli operatori chiamati ad espletare attività di controllo
del territorio, soprattutto a livello di quartiere. L’azione di polizia potrà,
così, incidere in modo positivo sulla percezione di sicurezza del
cittadino e, anche quando non riuscirà ad eliminare le cause che
provocano i suoi timori, costituirà, comunque, una rassicurante
vicinanza ed un momento di compartecipazione ai suoi problemi.
Ø  Due i modelli di riferimento :
l  Quello anglosassone
l  Quello francese
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Il Governo ha mutuato il termine dall’esperienza francese per
comprendere e interpretare le necessità dei cittadini in tema di
insicurezza
l  Vuole avere in comune con le esperienze di alcuni Paesi stranieri ( Community
policing di Stati Uniti e Inghilterra o la Police de proximitè Francese ) la filosofia di
impiego delle forze di polizia : non più solo repressione e mera prevenzione dei reati,
ma maggiore attenzione verso il cittadino, costruendo un rapporto diretto e
coinvolgente, al fine di rassicurarlo e recuperarne la fiducia .
l  In sintesi : migliorando e rendendo più diretto il rapporto con il cittadino, si cerca di
ottenere la sua “ attenzione preventiva “ così da farlo cooperare all’attività di
contrasto della criminalità
Ø  E’ un rilevante passo in avanti nella direzione del cittadino
l  che si sente utente consapevole del prodotto-sicurezza,
l  desidera essere informato
•  il 12,8% degli intervistati ( dato che sale al 18,1% tra i laureati ) chiede espressamente di
essere informato sulle reali emergenze del territorio
l  è disposto a partecipare alla costruzione e alla gestione di questo prodotto.
Ø  richiede : impegno non comune e un completo cambiamento di mentalità
Ø  L’iniziativa tenta di iniziare superare il concetto della “militarizzazione”
del territorio
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
LA SICUREZZA “ SUSSIDIARIA “
Ø  Non è una sicurezza declassata
Ø  esige professionalità diverse, investimenti più circoscritti, nessun
impiego di potestà coercitive, affidando la tutela di quest’ultima a
soggetti diversi da quelli tradizionali e facendo tesoro, fra l'altro, del
concorso offerto dagli Istituti di vigilanza .
l  Un esempio, è la progressiva sostituzione del personale delle Forze di polizia adibito ai
controlli presso gli aeroporti con quello degli Istituti di vigilanza privata, per effetto della quale
si recuperano quotidianamente centinaia di operatori di polizia
l  A Milano l'esperimento pilota : il Questore, nell'ambito delle potestà tecnico-operative
conferitegli dalla legge, può coinvolgere le pattuglie degli Istituti di Vigilanza privata nei
compiti di osservazione ed immediato riferimento alla sala operativa della Questura - senza
oneri aggiuntivi per le imprese e per l’Amministrazione - in un sistema integrato con i compiti
di sicurezza primaria assicurati dalle Forze di polizia.
Ø  Le diverse esperienze di integrazione dei due sistemi di sicurezza
hanno finora fornito risultati decisamente lusinghieri, anche nella
prospettiva di recuperare risorse delle Forze di polizia da reimpiegare
per una loro presenza più “visibile” e fattiva vicino alla gente .
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Forte impulso ad una moderna rivisitazione della complessa
materia della vigilanza e della sicurezza privata è stato impresso
dal Governo con il disegno di legge approvato il 19 giugno 2003,
che va nella direzione:
l  di un deciso sviluppo delle attività di sicurezza esperibili da soggetti
privati, in più ampio contesto di sicurezza generale armonizzato e
controllato dal Ministero dell’Interno e dalle Autorità provinciali di
pubblica sicurezza;
l  di una valorizzazione ed implementazione delle professionalità di settore;
l  di una calibrata apertura all’Europa, compatibilmente con i tratti
pubblicistici dei compiti delle guardie giurate e con le esigenze di
controllo pubblico su attività particolarmente delicate per i profili di ordine
e sicurezza pubblica;
l  di introduzione di meccanismi atti a favorire un miglioramento dei servizi
e la riduzione dei costi, anche attraverso esenzioni o incentivi fiscali;
l  di un adeguamento del sistema dei controlli in genere.
Ø  In realtà, sotto il profilo dei costi sostenuti dal cittadino non
cambia nulla : tanto costava un poliziotto o un carabiniere,
almeno altrettanto costa un addetto di un istituto di vigilanza
considerando l’utile che questa società deve anche produrre.
Ø  Con riflessi sui prezzi di alcuni servizi
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
LA SICUREZZA “ DEDICATA “ .
Ø  La sicurezza dedicata raccoglie gli specifici interventi adottabili per
far fronte alle variegate esigenze di particolari categorie del settore
economico- produttivo
l  ai commercianti, agli industriali, al mondo delle banche, delle assicurazioni, ecc….
cui vengono dedicati mirati interventi di tutela e rassicurazione.
Ø  Sono iniziative che costituiscono una significativa dimostrazione di
come la filosofia della “prossimità” si può integrare perfettamente
con il nuovo modo di intendere la sicurezza, perché, attraverso un
processo concreto e costante di collaborazione tra soggetti
comunque in grado di contribuire a produrre sicurezza, oggettiva e
percepita, essa “avvicina” le Forze di polizia alla gente e, in
particolare, a determinate categorie di cittadini.
l  E’ il caso del protocollo sottoscritto tra il Ministero dell’Interno e le rappresentanze
nazionali di Confcommercio, Confesercenti e Comufficio finalizzato ad attestare
presso le Centrali Operative delle forze dell’ordine i terminali – per ricevere, in tempi
rapidissimi dall’attivazione ad opera del gestore, le immagini ed una serie di dati
relativi alla scena dell’evento criminoso - di un dispositivo tecnologico di video
sorveglianza ed allarme.
l  quello dei “ Protocolli di Intesa “ tra l’ABI e Uffici Territoriali del Governo di diverse
province, al fine di adottare, in piena sinergia e collaborazione, ogni utile intervento
finalizzato a prevenire le forme più tipiche di aggressione criminale contro le banche.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
ZERO TOLERANCE è la locuzione con la quale venne definita una
politica di lotta alla criminalità da parte del Sindaco Giuliani nel 1993
a New York;
l  Si caratterizza per la “ linea dura “ contro la micro e la macro criminalità:
•  forte presenza delle forze di polizia ed una repressione metodica anche
dei piccoli episodi criminali;
•  in più il sistema “ COMPSTAT ( computer statistics ) che gestendo i
dati sulla criminalità ha consentito di indirizzare in modo decisivo le
azioni attuate ( è l’antesignano del crime mapping );
l  nessuna tolleranza per tutto ciò che viene definito “ disordine sociale “ con grande
enfasi sui positivi risultati ottenuti.
l  Questi programmi trovano fondamento nella teoria del “ vetro rotto “: le aree urbane
disordinate perché fuori da ogni tipo di controllo attraggono la criminalità violenta,
nello stesso modo in cui una finestra con un vetro rotto attrae più pietre di una
finestra sana.
Ø  Nel 1993 NY era all’87° posto nella classifica stilata dall’FBI in base ai
tassi di criminalità delle città USA con oltre 100 mila abitanti ; nel 1997
era scesa al 150 ° posto ( su 189 città ) con una riduzione della
criminalità in generale del 44,3 % , degli omicidi del 60,2 % e dei
furti con scasso del 45,7 %.
Ø  CRITICHE : il calo può essere ricondotto alla generale diminuzione del
fenomeno criminale in tutto il Paese; strategie integrate avrebbero
evitato gli inevitabili svantaggi che un approccio aggressivo comporta.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Da qui l’ipotesi che maggiore è il numero di arresti fatti dalla polizia
per piccoli reati minore sarà il numero di reati gravi.
Ø  Se è vero che una maggiore attenzione della polizia alla piccola
criminalità riduce la criminalità grave nel breve periodo, ha buone
probabilità di aumentarla nel lungo periodo perché gli “ arresti in
massa “ per piccoli reati producono le seguenti controindicazioni :
l  riducono le chances occupazionali e, quindi, l’inserimento sociale
dei giovani a rischio ;
l  delegittimano la Polizia sia tra le persone arrestate che nel loro
network familiare.
Ø  La politica sulla sicurezza newyorkese fu una politica innovativa e
attenta agli aspetti sociali della sicurezza : “ zero tolerance “ fu solo
una parte di una più ampia politica di riqualificazione urbana che il
Sindaco Giuliani lanciò nel tentativo di combattere il profondo degrado
in cui era la città :
l  lotta alla criminalità,
l  incentivi agli investimenti produttivi, con il rilancio dell'investimento
privato attraverso esenzioni fiscali, bonus, facilitazioni burocratiche,
l  la sostituzione del welfare con la politica del “ workfare “ : non più
sussidi pubblici alle persone in stato di povertà, ma lavori di utilità
civica
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Proprio a partire dalla paura della criminalità e dalla domanda di sicurezza
allargata a tutti gli aspetti del vivere civile, si è andato definendo un nuovo
modello di offerta che ha visto modificare profondamente la concezione
tradizionale basata essenzialmente sulla presenza dello Stato e sugli
investimenti in apparati repressivi.
Ø  L'idea di fondo che ha guidato la ricerca di nuovi approcci è che lo Stato non è
più in grado da solo di garantire la sicurezza, l'ordine e il controllo della
criminalità : per questo territorializzazione, modernizzazione, coordinamento e
condivisione delle responsabilità.
l  Da questa sfiducia nelle possibilità di intervento sulla criminalità, unita alla
crisi del sistema penale e di quello del welfare, è nata, appunto, l’esigenza
di individuare nuove soluzioni capaci di incidere sul rischio oggettivo, cioè
sulla situazione di reale esposizione al rischio, accompagnate da innovativi
interventi che incidono sulla percezione soggettiva, ossia su una
percezione di insicurezza che può non essere oggettivamente fondata su
una minaccia di criminalità.
Ø  Con una sostanziale differenza rispetto agli altri Paesi europei, dove sono stati,
fin da subito, i governi nazionali a promuovere nuove politiche di sicurezza, a
ridefinirne le priorità, a sostenere l’azione dei governi locali, a riformare le
agenzie statali, di polizia e penali, in maniera da renderle funzionali alle nuove
politiche che si andavano sperimentando : non a caso, spesso, sono state le
stesse polizie nazionali, o le autorità che rappresentano localmente il governo
centrale, a prendere in mano la guida di questo processo.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  La sottoscrizione di “Protocolli”, “Contratti”, “Patti” e la predisposizione di
“Pacchetti” produce effetti tanto quanto le parti manifestano e confermano
con le loro azioni una effettiva volontà di darvi attuazione : impegna e
coinvolge politicamente, ma nessuno può portare l’altra parte in Tribunale per
ottenerne l’esecuzione, né è pensabile il contrario.
l  Quando, poi, gli stessi sono il punto di arrivo di defatiganti mediazioni, e, quindi,
sono “percorsi” che nascono più perché sono stati annunciati che per effettivo
convincimento, si comprende perché alcune Amministrazioni Comunali, particolarmente
apprezzate dai propri elettori in materia di sicurezza, non ne abbiano mai sentito il
bisogno : la ricetta del “fare” quotidiano del sindaco Gentilini di Treviso, improvvisamente
“riscoperto” nel mezzo dell’estate 2007, sembra ancora restare la migliore soluzione, pur
con i limitati strumenti a disposizione di un Sindaco.
l  L’alta valenza politica, e cioè la sicurezza non solo più partecipata ma anche
partecipante, brilla se gli accordi sono effettivamente innovativi – cioè non recepiscono
interventi già in atto - e se producono concreti effetti agli occhi della popolazione,
stanca delle belle dichiarazioni di principio che, oggi, vengono date per scontate : la
certezza della pena, ad esempio, è una litania laica buona per tutti gli usi, da posizioni di
destra e/o di sinistra, ma semanticamente povera, perché non costa niente evocarla
lasciando, però, le cose come stanno nel congegno che la dovrebbe assicurare.
Ø  Il rischio, evidentemente, è che tali strumenti amministrativi si trasformino in
vuoti esercizi stilistici la cui valenza è effimera e, in molti casi, riscontrabile,
appunto, solo sul piano della politica.
Ø  “…Detto e non fatto… - chiosa E.G. della Loggia sul “Corriere della Sera” del
10 ottobre 2007 chiedendosi - per quale oscura maledizione capita che in Italia
i ministri non riescano quasi mai a mantenere le loro promesse?...”
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
la FIRMA DI “ PROTOCOLLI “ tra MINISTERO DELL’INTERNO e EE.LL.
Ø  La competenza ad occuparsi di sicurezza diviene una delle rivendicazioni che fanno parte della
generale richiesta di maggiore autotomia da parte degli EELL. : gli amministratori locali, pressati anche
dall’enfasi con cui gli organi di informazione seguirono l’evolversi della situazione, furono “costretti” a
cercare risposte atipiche, non disponendo in quel quadro normativo di strumenti adeguati per attuare
politiche di sicurezza : la sicurezza urbana diviene, pertanto, oggetto di una vera e propria
competizione istituzionale tra sindaci e autorità di pubblica sicurezza, fra governo locale e governo
nazionale della sicurezza.
Ø  i “protocolli”, un po’ come il fenomeno della videosorveglianza, sono diventati uno strumento di gran
moda,
l  Il primo viene firmato a Modena all’inizio del ’98
l  l’obiettivo innovativo è quello della "sperimentazione di nuove modalità di relazione finalizzate alla realizzazione di iniziative
coordinate per un governo complessivo della sicurezza delle città" :
l  riconoscimento dell’esistenza di due soggetti istituzionali, i governi locali ed il governo nazionale, che hanno entrambi la
responsabilità di garantire sicurezza nelle città che non può dipendere solo dalla prevenzione e dalla repressione dei reati
che rimane competenza dello Stato.
l  Nota positiva : la collaborazione su un piano di parità si è tradotta in un intensificarsi delle comunicazioni reciproche e delle
occasioni di raccordo operativo fra servizi nazionali di polizia e servizi locali
Ø  quasi che il “ Protocollo d’intesa “, una volta sottoscritto, come una magica lampada di Aladino
possa produrre effetti miracolosi sulla situazione.
Ø  esprimono il tentativo di affiancare agli abituali programmi di intervento a livello nazionale, un
pacchetto di misure a livello locale per favorire la cooperazione tra autorità e forze di polizia
Ø  l’esperienza nasce all’estero
l  In Francia, dalla “ Commission national de prèvention de la dèlinquance “ del 1982 ai “ Conseils communaux dè prèvention
de la dèlinquance “ che stimolano la nascita, a livello locale, di strutture volte alla prevenzione della criminalità utilizzando i “
Contrats de ville “, convenzioni stipulate tra Governo nazionale ed enti locali.
l  In Gran Bretagna, dal “ Crime and disorder act “ con cui il Governo nel 1997 ha operato una riallocazione delle risorse,
investendo in programmi di riduzione del crimine efficaci ed efficienti in termini di costi e benefici, al “ crime reduction
program “ del 1999, un programma triennale che incentiva le politiche locali
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
la firma di “CONTRATTI DI SICUREZZA” tra MINISTERO DELL’INTERNO e EE.LL.
Ø  La corsa a sottoscrivere protocolli tutti sostanzialmente uguali – 60 nel primo
biennio - tradisce infatti la presenza di un obiettivo più politico che operativo
ed è così che molti protocolli si esauriscono con l’atto stesso della firma.
l  La cooperazione tra le Istituzioni deputate al controllo ed alla repressione della criminalità,
pur se continuamente richiamata come condizione indispensabile ad un'efficace politica di
sicurezza urbana, non riesce ad “uscire” dal testo del Protocollo, per il timore ministeriale che
l’attribuzione ad altri soggetti di alcune responsabilità nella prevenzione dei reati comporti, quanto
prima, l’abdicazione nell’imporre in materia priorità e vincoli.
l  Questa ambiguità quasi che il “Protocollo d’intesa”, una volta sottoscritto, potesse produrre effetti
miracolosi sulla situazione come una magica lampada di Aladino: solo alcune città – quelle che
avevano già maturato un punto di vista forte sul tema, magari già sfociato in un progetto
autonomamente elaborato sulla sicurezza - riuscirono a metterne a frutto le potenzialità e
prima di altre si rendono conto dei limiti intrinseci allo strumento.
Ø  Nasce così l’idea di dar vita ad una seconda generazione di intese che
recuperi più compiutamente l’esperienza europea e, in particolare, quella
francese.
l  La “partita” comunque avviata tra Stato centrale e amministratori locali, ricca di improvvisi
capovolgimenti di fronte, di spinte e controspinte che vivacizzano l’approccio al tema della
sicurezza locale, portò alla crescente diffusione in molte città italiane di progetti sempre più
strutturati e meglio coordinati per incidere sulla situazione.
l  La prima conseguenza naturale fu quella di un ripensamento dello strumentario disponibile,
con una revisione critica dei “Protocolli” che sembravano aver esaurito la loro spinta
propulsiva.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  la forma giuridica del contratto servì a sottolineare l’impegno, anche formale, della
“volontà di fare” concretamente con una maggiore aderenza ad esigenze specifiche del
territorio di riferimento, quasi a voler superare anche simbolicamente le precedenti
dichiarazioni di intenti e l’enunciazione di tanti principi tipica dei “Protocolli”.
l  In realtà, i Contrats Locaux de Sécurité si riferiscono a problematiche specifiche e
prevedono stanziamenti ad hoc, nuove figure professionali ( gli “assistenti di
sicurezza” e gli “agenti locali di mediazione sociale”), analisi della situazione e
valutazione finale dei risultati, mentre i nostri “Contratti” erano soprattutto ricchi di
impegni tanto indefettibili, quanto ovvi, affidati al noto “stellone” italico attraverso la
“buona volontà” ed i “buoni propositi” delle parti.
Ø  Anche questa volta, dopo la sottoscrizione del primo Contratto a Modena, si aprì la
rincorsa – 29 firme nei primi 12 mesi - puramente formalistica alla sottoscrizione che ha
lentamente svuotato di significato questo strumento, mentre non risulta essere mai stata
attivata la commissione costituita nel 2000 presso il Ministero dell’Interno con il
compito di elaborare una direttiva nazionale che disciplinasse caratteristiche e
procedure per promuovere i contratti di sicurezza.
Ø  Nel frattempo, un ulteriore strumento, quello dei cd. A.P.Q., gli Accordi di Programma
Quadro, si affiancava a Protocolli e Contratti per definire analoghe modalità di
collegamento tra i diversi livelli istituzionali per elevarne l’integrazione operativa : come
tutti gli altri strumenti fin qui descritti hanno funzionato dove vi erano capacità e
competenze capaci di impiegare e valorizzare lo strumento, mentre altrove si sono risolti
in una sicurezza più parlata che praticata attraverso la creazione di sovrastrutture e
difficoltà ulteriori nel funzionamento della “macchina”.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ottobre 2006 : i “Patti per la sicurezza”.
Ø  “…Sono l’espressione di una solidarietà interistituzionale nell’affrontare meglio il
problema della sicurezza, che deve estendersi di più, e che riguarda l’insieme del nostro
assetto istituzionale, altrimenti lo sceriffo da solo non ce la fa…”, per usare le parole del
Ministro dell’Interno Giuliano Amato, a margine di quello sottoscritto a Roma.
l  E’ una scelta strategica e non occasionale, fondata su basi scientifiche, che vuole coniugare la
“…forte visione nazionale di uno Stato centralista forte con la consapevolezza che il centralismo
esclusivo non può più leggere in modo adeguato la realtà locale….” : la Legge Finanziaria 2007,
aveva, infatti, introdotto la possibilità per gli Enti territoriali di finanziare progetti per la sicurezza
della città, attraverso forme di collaborazione logistica, strumentale e finanziaria.
Ø  La vera novità, quindi, dovrebbe risiedere nella condivisione delle decisioni che si
prendono, e in questo la soluzione dei “Patti” presenta effettivamente un significativo
avanzamento nei rapporti tra Stato ed Autonomie Locali sul piano delle politiche integrate,
in vista della riqualificazione del tessuto urbano, del recupero del degrado ambientale e
del disagio sociale oltre che della prevenzione e del contrasto alla criminalità.
Ø  La filosofia che ispira questo nuovo tentativo di coinvolgimento delle Amministrazioni
Locali presenta, quindi, dei profili di interesse, che potrebbero garantire il superamento
di quelle difficoltà attuative che segnarono profondamente, e negativamente, le
precedenti esperienze dei “Protocolli” e “Contratti” : il loro successo risiede
esattamente nella percezione degli Amministratori locali coinvolti di essere entrati a “pieno
titolo” nel “circolo virtuoso” della sicurezza pubblica a livello provinciale, superando la
precedente mera funzione di osservazione o, al più, consultiva a richiesta.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Il primo ad essere firmato è stato quello per l’area metropolitana di Napoli, il
3 novembre 2006,
Ø  Il “Patto per Napoli sicura”, probabilmente come capita in tutte le “prime volte”
si è mosso con qualche difficoltà :
l  la prevista nuova “depositeria per gli scooter sequestrati”, a 3 mesi dal suo avvio risultava
già esaurita nei suoi 350 posti, secondo quanto riferito da “Il Mattino” del 15 settembre 2007,
con i mezzi sequestrati che hanno, così, “ripreso” la strada dei depositi in provincia di Avellino.
Solo qualche settimana prima - il 20 giugno 2007 - lo stesso quotidiano l’aveva definita “…
deposito bluff…” , perché trascorso un mese dall’inaugurazione del 17 maggio non era ancora
stata collegata telefonicamente e non disponeva di un carro scarrabile , la cd. “slitta” che serve
a rimorchiare le moto senza correre il rischio di danneggiarle.
l  per quanto, invece, riguarda, il sistema integrato di videosorveglianza, che andava a
sommarsi ai tre già in itinere ( Securshop, Itaca e Asse Mediano ), sembra essere stato
“contagiato”, come risulta dall’articolo de “Il Mattino” del 10 ottobre 2007 : “Telecamere Flop :
quattro appalti, tutti fermi”, pur precisando che “Securshop” non è ancora in ritardo perché
l’appalto era stato appena contrattualizzato. Per usare il titolo de “L’Indipendente” dell’11
ottobre 2007 : “Napoli contagia persino Amato. Promesse non mantenute : solo annunci sulla
sicurezza”. Problemi antichi, e questo è solo l’ultimo di tanti articoli sull’argomento : a inizio
estate, il Prefetto Pansa su “Il Mattino” del 6 luglio 2007, aveva evidenziato come per “…alcuni
mancano le frequenze per il collegamento via radio, via etere. Bisogna rifare il progetto…
alcuni erano stati anche contrattualizzati, questa è una complicazione in più…”, puntualmente
smentito dalla ditta appaltatrice - su “Il Mattino” del giorno successivo – che, nell’indicare come
le frequenze fossero in realtà sufficienti “…per coprire il territorio urbano e il Prefetto deve aver
equivocato…”, addebitava i ritardi alla vetustà delle carte che si sono dovute utilizzare per gli
scavi e ai tempi degli allacciamenti richiesti dell’Enel;
l  infine, ancora a luglio “…nulla di fatto…”, segnalava Paola Perez, su “Il Mattino” dell’8 luglio
2007, per quanto riguarda il previsto accorpamento dei venti Commissariati di Polizia in
dieci Distretti.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Quello della videosorveglianza sembra un problema ricorrente, perché anche a
Genova l’attuazione del “Patto”, firmato dal Vice Ministro Minniti il 14 giugno 2007,
ha incontrato su questo punto, per quanto è dato sapere, analoghe difficoltà : capita,
così, che una recrudescenza di attività criminali nel Ponente genovese, porti a scoprire
– “… e nessuno sa dire che cosa sarebbe accaduto e quali tempi sarebbero
effettivamente occorsi per sbrogliare il nodo delle 22 telecamere senza la denuncia …” -
che il sistema già installato nella zona di Sampierdarena non possa funzionare
perché nessuno avrebbe previsto l’allaccio alla rete elettrica e il pagamento dei
consumi che l’ELSAG, la ditta appaltatrice, si è assunta provvisoriamente finché la
questione non troverà soluzione.
l  “Telecamere senza luce e annunci politici al buio”, titola Roberto Onofrio su “Il Secolo
XIX” dell’11 ottobre 2007, quindi, e sembra quasi che l’avvenuta messa in funzione del
sistema poche settimane dopo sia dovuta più che all’impegno istituzionale all’intervento
giornalistico, riproponendo il cd. modello “Striscia la notizia”, mentre permane una
asimmetria realizzativa che trova riscontro anche nella circostanza di un sistema che non
“dialoga” con gli esistenti apparati ( il cd. “sistema G8, ampliato” realizzato dalla “Carlo
Gavazzi Space”, quello della Polizia Municipale e quello dello Stadio Marassi ), quasi ad
aver “… costruito una seconda autostrada, invece di prevedere un ampliamento
dell’esistente prevedendo la costruzione di una terza corsia…”.
Ø  Nell’autunno 2007 diventa un problema ricorrente anche quello degli annunciati
rinforzi : “Il Secolo XIX” ha, così, scoperto “la presa in giro dei falsi annunci”, per
rimanere al titolo del 4 novembre 2007, in quanto i 40 poliziotti pattuiti serviranno solo a
sostituire i 56 che hanno lasciato Genova, mentre i 40 Carabinieri colmeranno “… più o
meno alla pari il pensionamento fisiologico di altrettanti sottufficiali incidendo poco o
nulla…”.
L’attività di prevenzione : scelte nazionali
Ø  Vi è, poi, anche una domanda che ha iniziato a serpeggiare su questa sussidiarietà a
senso unico sotto il profilo economico : cosa accadrà il prossimo anno? Chi
sosterrà, cioè, il costo di funzionamento di alcuni progetti ? Qualcuno, come la
Governatrice del Piemonte, la prof.ssa Mercedes Bresso intervistata da Maurizio
Tropeano su “La Stampa” dell’11 giugno 2007, ha già detto “basta” in relazione ad
eventuali richieste future di risorse economiche destinate “… a fornire i mezzi per i
carabinieri e la polizia … i soldi della Regione non saranno più spesi per supplire la
mancanza di risorse dello Stato … è Roma che deve garantire mezzi e uomini alla
polizia e ai carabinieri …”.
Ø  Qualche altro amministratore ha iniziato a fare due conti, “Ma i conti non tornano”, come
aveva già titolato Fulvia Amabile su “La Stampa” del 22 marzo 2007 : nonostante il “…
Piano per Napoli prevedesse mille poliziotti … in 400 sono finiti a Milano… soli 224
agenti sono arrivati a Napoli …al danno si aggiunge la beffa … con Milano che si è
accaparrata una fetta d rinforzi molto più cospicua …” , scrive “L’Unità” del 6 giugno
2007.
Ø  Il problema diventa, così, anche quello della concorrenza tra le diverse città
interessate ai “Patti”, insomma un “perché a loro sì, e perché a noi no”, ben
sintetizzato da un titolo de “La Nazione”, il quotidiano di Firenze, con un “Figli di un dio
minore”, per mettere in risalto come nello stesso giorno in cui il Ministro dell’Interno
firmava il “Patto” senza risorse aggiuntive per la città, un agente della Polizia Locale
veniva ferito da un abusivo e alcuni venditori manifestavano davanti a Palazzo Vecchio
perché vogliono vendere indisturbati merce contraffatta.
L’attività di prevenzione : scelte locali
Ø  Privatizzazione della sicurezza
l  della domanda di sicurezza : lo Stato non è più il collettore delle domande di sicurezza
della società e cittadini ed imprese se ne assumono direttamente l’onere;
l  dell’offerta di sicurezza : lo Stato non è nemmeno più l’unico fornitore,
che è in fase così avanzata da rendere problematica, in alcuni casi, la distinzione
tra pubblico e privato .
Ø  Poche motivazioni di acquisto o di investimento sono più forti della paura.
l  Secondo l’ultima indagine Istat, dal 1997 ad oggi, sono in costante aumento le tecniche di
autodifesa tra gli Italiani che, per il 60,7 % del campione , mettono la paura del furto in
abitazione al primo posto :
•  il 22,3 % lascia le luci accese in casa quando esce ( era il 20,6 % nel 1997 );
•  porte blindate sono la difesa preferita ( 45,3 % contro il 36,6 % ),
•  inferiate a porte e finestre ( 21,4 %, era il 20 % ), sistemi di allarme ( 20,5 % oggi a
fronte del 13,4 % ) , casseforti ( 13,5 %, era il 10 % )
Ø  La paura rischia di produrre un processo di compartimentazione nelle città con la
creazione di zone protette con ogni mezzo dal mondo esterno
Ø  L'elevato costo privato dell'offerta di sicurezza determina poi una
distribuzione diseguale della sicurezza stessa nel sociale, accentuando
pericolosamente i rischi sociali di vittimizzazione in ragione delle disponibilità
economiche di accesso alla risorsa privata della sicurezza.
L’attività di prevenzione : scelte locali
.
PARTECIPAZIONE AL CPOSP.
Ø  Fu una delle prime, se non la prima vera rivendicazione dei Sindaci
l  costituito per effetto della legge di riforma della Polizia del 1981 quale “ organo ausiliario di consulenza
del prefetto – che li presiede - per l’esercizio delle sue attribuzioni di autorità provinciale di pubblica
sicurezza “ e originariamente composto dal Questore e dai Comandanti dei CC e della GdF
l  E’ emblematico che l’avv. Gentilini non lo abbia mai chiesto
l  L’accumulo di inciviltà negli spazi pubblici contribuisce ad aumentare l’insicurezza dei cittadini :
proprio nelle strategie di prevenzione dei fenomeni di disordine urbano le politiche locali possono
giocare un ruolo realmente proattivo e non solo, in maniera perlopiù simbolica, reattivo. Se gli attori
istituzionali locali hanno la capacità di intercettare in tempo utile i segni di inciviltà, hanno contestualmente
la possibilità di produrre politiche non solo di contenimento di tali manifestazioni, ma anche idonee a
trasmettere messaggi portatori di significati opposti contribuendo a sviluppare il senso di appartenenza e
di partecipazione della collettività sana al proprio territorio.
Ø  L’emergenza criminalità ed il processo federalistico, spinsero sempre più spesso Prefetti e Sindaci a
consultarsi sulla consistenza dei problemi e sulle misure da adottare fino a modificarne nei fatti la
natura:
l  da luogo del coordinamento delle FFPP
l  a luogo del confronto, se non della concertazione, fra Prefetto e Sindaco.
Ø  D.Lvo luglio 1999 recepisce l’esistente, ma aumenta, invece di scioglierle, le ambiguità : si presenta
come un organo, quasi paritario, di concertazione delle politiche di sicurezza, ma nella forma resta un
"organo di consulenza del prefetto"
l  le due cose difficilmente stanno insieme atteso che i Sindaci, forti del loro ruolo di rappresentanti diretti della comunità e di
responsabili del Governo della città, vogliono indicare le priorità che fungano da riferimento anche per le Autorità di pubblica
sicurezza
L’attività di prevenzione : scelte locali
Impiego Istituti di vigilanza:
Ø  Una volta il loro impiego era tipico su obiettivi di notevole rilevanza economica.
Ø  Oggi la loro redditività è sempre più influenzata dalla capacità di offrire servizi di
sicurezza capaci di soddisfare le esigenze di clienti con redditi medi
l  negozianti, ambulanti, piccoli artigiani, interi condomini o aree di zone residenziali
che rinunciano ad una parte del loro reddito, ad una parte del loro benessere, pur di
vivere tranquilli o, meglio, pur di cercare di contenere la paura e ridurre l’incidenza
della micro-criminalità.
Ø  Molti Sindaci, dove non era possibile provvedere con la Polizia Municipale, hanno
stipulato contratti per la vigilanza con questi Istituti, magari dopo aver condiviso
spese e servizio con qualche Comune limitrofo.
Ø  E’ il risultato della multilateralizzazione ( D. H. BAYLEY, C. D. SHEARING ) nel
governo della sicurezza :
l  da un lato, i privati che hanno assunto la responsabilità di proteggersi da episodi
criminali;
l  dall’altro, un numero sempre crescente di agenzie non statali che forniscono servizi di
sicurezza, in alternativa o ad integrazione dell’operato delle polizie statali .
L’attività di prevenzione : scelte locali
Ø  valorizzazione della Polizia locale
Ø  Le “ronde” e le altre iniziative
spontanee dei cittadini
L’attività di prevenzione : scelte locali
SICUREZZA URBANA E CITTA’ ACCOGLIENTE
l  Poche motivazioni di acquisto o di investimento sono più forti della
paura.
l  La paura rischia di produrre un processo di compartimentazione nelle
città con la creazione di zone protette con ogni mezzo dal mondo esterno
•  una nuova accezione : non solo assenza di minaccia, ma anche attività positiva di
rafforzamento della percezione pubblica della sicurezza
•  richiama il luogo ove si manifestano problemi rilevanti
•  allude anche agli attori istituzionali che ne hanno la responsabilità e ne afferma un nuovo
ruolo
•  mette però in ombra la relazione che alcuni di queste fenomenologie hanno con livelli
decisamente globali
•  il rischio è quello di trasformare in problemi criminali aspetti della vita urbana che
dovrebbero rientrare in altri ambiti
l  CRITERI
•  attrattività per valorizzare il nuovo insediamento
•  spazi esterni come luoghi vivibili e come ampliamento di uno spazio
•  possibilità di molteplici comunicazioni in luogo di una anonimità cittadina,
•  negozi e uffici pubblici
•  il mezzo pubblico
•  il progetto suolo
•  verde
•  garages e parcheggi

More Related Content

Similar to Bortoletti, Sicurezza urbana, prevenzione, insicurezza, Libera Università San Pio V, Roma, 18 aprile 2008

Sicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusa
Sicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusaSicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusa
Sicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusaEmiliano Martinelli
 
Gregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pasto
Gregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pastoGregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pasto
Gregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pastoGregorio Fogliani
 
Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuviana
  Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuviana  Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuviana
Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuvianaRaimondo Villano
 
Gli anni Ottanta
Gli anni OttantaGli anni Ottanta
Gli anni Ottantafrantex
 
Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014
Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014
Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014ilfattoquotidiano.it
 
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011Maurizio Bortoletti
 
Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...
Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...
Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...Maurizio Bortoletti
 
Binotto Contenuti e discorsi
Binotto Contenuti e discorsiBinotto Contenuti e discorsi
Binotto Contenuti e discorsiMarco Binotto
 
Comunicato solidarietà colangelo
Comunicato solidarietà colangeloComunicato solidarietà colangelo
Comunicato solidarietà colangeloredazione gioianet
 
Il destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomazia
Il destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomaziaIl destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomazia
Il destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomaziaGiulioTerzi
 
il Portico 318
il Portico 318il Portico 318
il Portico 318novellara
 

Similar to Bortoletti, Sicurezza urbana, prevenzione, insicurezza, Libera Università San Pio V, Roma, 18 aprile 2008 (20)

PENSA ALLA SALUTE
PENSA ALLA SALUTE PENSA ALLA SALUTE
PENSA ALLA SALUTE
 
Sicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusa
Sicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusaSicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusa
Sicurezza o libertà? Mediatizzazione e uso politico dell'insicurezza diffusa
 
L’ITALIA INCRAVATTATA
L’ITALIA INCRAVATTATAL’ITALIA INCRAVATTATA
L’ITALIA INCRAVATTATA
 
Britalyca La Voce Alternativa
Britalyca La Voce Alternativa Britalyca La Voce Alternativa
Britalyca La Voce Alternativa
 
Gregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pasto
Gregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pastoGregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pasto
Gregorio Fogliani sulla defiscalizzazione dei buoni pasto
 
Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuviana
  Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuviana  Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuviana
Raimondo Villano - Sicurezza in area vesuviana
 
Gli anni Ottanta
Gli anni OttantaGli anni Ottanta
Gli anni Ottanta
 
Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014
Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014
Avviso Pubblico, rapporto amministratori-sotto-tiro-2014
 
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011
Bortoletti, corruzione, scuola superiore economia finanze, milano 17 maggio 2011
 
Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...
Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...
Azienda Ospedaliera U.I. Verona, bortoletti, 2017, corruzione, sprechi, corte...
 
Pieghevole20141127orange
Pieghevole20141127orangePieghevole20141127orange
Pieghevole20141127orange
 
Pieghevole20141127orange
Pieghevole20141127orangePieghevole20141127orange
Pieghevole20141127orange
 
Binotto Contenuti e discorsi
Binotto Contenuti e discorsiBinotto Contenuti e discorsi
Binotto Contenuti e discorsi
 
Per non dimenticare
Per non dimenticarePer non dimenticare
Per non dimenticare
 
Comunicato solidarietà colangelo
Comunicato solidarietà colangeloComunicato solidarietà colangelo
Comunicato solidarietà colangelo
 
Britalyca News Londra
Britalyca News Londra Britalyca News Londra
Britalyca News Londra
 
Il destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomazia
Il destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomaziaIl destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomazia
Il destino geopolitico dell’Italia: le metamorfosi della diplomazia
 
Portico 272
Portico 272Portico 272
Portico 272
 
il Portico 318
il Portico 318il Portico 318
il Portico 318
 
Portico 272
Portico 272Portico 272
Portico 272
 

More from Maurizio Bortoletti

Università Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021
Università  Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021Università  Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021
Università Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021Maurizio Bortoletti
 
Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...
Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...
Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...Maurizio Bortoletti
 
Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...
Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...
Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...Maurizio Bortoletti
 
Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...
Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...
Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...Maurizio Bortoletti
 
Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...
Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...
Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...Maurizio Bortoletti
 
Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...Maurizio Bortoletti
 
LAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati servizi
LAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati serviziLAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati servizi
LAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati serviziMaurizio Bortoletti
 
AO CAGLIARI, Bortoletti, 23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...
AO CAGLIARI, Bortoletti,  23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...AO CAGLIARI, Bortoletti,  23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...
AO CAGLIARI, Bortoletti, 23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...Maurizio Bortoletti
 
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...Maurizio Bortoletti
 
BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...
BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...
BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...Maurizio Bortoletti
 
BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...Maurizio Bortoletti
 
OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...
OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...
OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...Maurizio Bortoletti
 
BORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATA
BORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATABORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATA
BORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATAMaurizio Bortoletti
 
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...Maurizio Bortoletti
 
Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...
Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...
Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...Maurizio Bortoletti
 
Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...
Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...
Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...Maurizio Bortoletti
 
Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...Maurizio Bortoletti
 
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...Maurizio Bortoletti
 
Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...
Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...
Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...Maurizio Bortoletti
 
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preamble
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preambleOsce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preamble
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preambleMaurizio Bortoletti
 

More from Maurizio Bortoletti (20)

Università Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021
Università  Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021Università  Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021
Università Roma Tor Vergata, Master anticorruzione, 14 ottobre 2021
 
Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...
Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...
Master Anticorruzione - Univ. Roma Tor Vergata - 14 ottobre 2011- BORTOLETTI ...
 
Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...
Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...
Contesti disfunzionali e contesti criminali, bortoletti , master anticorruzio...
 
Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...
Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...
Ipertrofia normativa e burocrazia difensiva, Bortoletti, master anticorruzion...
 
Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...
Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...
Inefficienza e corruzione, bortoletti, master anticorruzione, roma tor vergat...
 
Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
Bortoletti, infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
 
LAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati servizi
LAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati serviziLAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati servizi
LAB P.A. FIRENZE, Bortoletti, la sanità fra buona gestione e adeguati servizi
 
AO CAGLIARI, Bortoletti, 23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...
AO CAGLIARI, Bortoletti,  23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...AO CAGLIARI, Bortoletti,  23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...
AO CAGLIARI, Bortoletti, 23 novembre 2017, la prevenzione della corruzione i...
 
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct 2017, corruptive practices in public pr...
 
BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...
BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...
BORTOLETTI, La corrosione del sistema, prima della corruzione del sistema, Ma...
 
BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
BORTOLETTI, Infiltrazione nel mercato dei subappalti, TRIA, Economia della co...
 
OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...
OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...
OSCE, SNA, Tirana, 31 oct. 2017, BORTOLETTI, Restoring good administration an...
 
BORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATA
BORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATABORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATA
BORTOLETTI, 22 marzo 2019, Master Anticorruzione, UNI TOR VERGATA
 
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
 
Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...
Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...
Bortoletti, la gestione della spesa pubblica, G. Tria, economia della corruzi...
 
Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...
Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...
Bortoletti, metodologia del disservizio, Tria, economia della corruzione e de...
 
Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...
Osce, sna, bortoletti, tirana, 1 nov. 2017, a convergent view point the role ...
 
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
Bortoletti, ristrutturare i costi in una asl commissariata, master in procure...
 
Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...
Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...
Ispe sanita', bortoletti, 23 gennaio 2013, la gestione di una azienda sanitar...
 
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preamble
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preambleOsce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preamble
Osce, sna, bortoletti, tirana, 31 oct. 2017, preamble
 

Bortoletti, Sicurezza urbana, prevenzione, insicurezza, Libera Università San Pio V, Roma, 18 aprile 2008

  • 1. Libera Università San Pio V Master in Scienze Criminiologiche, Investigative e della Difesa sicurezza urbana : risposte nazionali e risposte locali. Maurizio BORTOLETTI 18 aprile 2008
  • 2. L’attualità del tema Ø  Stiamo assistendo ad una sempre più rapida evoluzione delle politiche pubbliche in tema di sicurezza : sotto la spinta di nuove richieste normative o politiche, si definiscono nuove aree di policy, trasversali, che travalicano i confini tradizionali delle specialità amministrative e che evidenziano la necessità di disporre di strumenti di analisi nuovi, specialmente di tipo sociologico. Ø  Il solo dibattito sulla cosiddetta “polizia locale” sta assumendo in alcune Regioni italiane toni anche molto appassionati. Ø  In tema di sicurezza, ma, soprattutto, di insicurezza urbana, stanno emergendo, così, nuovi attori, diversificate e innovative strategie e politiche di contrasto, spesso ricomprese in quella cd. “nuova prevenzione”, oggi diventata lo strumento d’azione principale utilizzato da quegli Enti locali impegnati nel cercare di dare risposte concrete ai bisogni di sicurezza espressi dai propri cittadini.
  • 3. L’indice degli aspetti approfonditi Ø  Le dimensioni del problema l  La dimensione soggettiva del problema l  La dimensione oggettiva l  Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici Ø  Forme di criminalità urbana l  La criminalità predatoria Ø  L’attività di prevenzione l  Telecamere : una vita sotto controllo Ø  Le scelte nazionali l  La filosofia della prossimità l  Una precisazione sulla “zero tolerance” l  Prevenzione dedicata e sussidiaria l  Dalla sicurezza partecipata alla sicurezza partecipante : Protocolli, Contratti, Patti Ø  Le scelte a livello locale
  • 4. Le letture consigliate Ø  M. BARBAGLI, A. COLOMBO, E. U. SAVONA, Sociologia della devianza, Il Mulino, Bologna, 2003. Ø  M. BARBAGLI ( a cura di ), Rapporto sulla criminalità in Italia, Il Mulino, Bologna, 2003, Ø  R. SELMINI ( a cura di ), La sicurezza urbana, Mulino, Bologna, 2004. Ø  M. BARBAGLI, U. GATTI ( a cura di ), La criminalità in Italia, Mulino, Bologna, 2003. Ø  G. AMENDOLA, ( a cura di ), Il governo della città sicura, Liguori, Napoli, 2003. Ø  G. AMENDOLA, Paure in città, Liguori, Napoli, 2003. Ø  M. BORTOLETTI, Paura, criminalità, insicurezza. Un viaggio, nell’Italia alla ricerca della soluzione, Rubbettino, Soveria M., 2005.
  • 5. Le dimensioni del problema Ø  Se ne è parlato ogni giorno sotto gli ombrelloni delle località di villeggiatura, se ne è parlato tra le sdraio dei solarium delle baite di montagna. Ma se ne parla tra i banchi del mercato rionale, sugli autobus e nei bar delle città grandi e piccole, sul posto di lavoro. Come anche l’Istat conferma, il tema della “sicurezza“ è in cima alla lista delle preoccupazioni del cittadino italiano. l  Nel nostro paese esiste un'emergenza sicurezza ? l  Cosa si può dire di fronte al comune sentire che vede il nostro “ sistema sicurezza “ come malato da una irreversibile inefficienza? l  E cosa si potrebbe fare per dare ai cittadini quella sicurezza e quella libertà che sono la base della fiducia in questo grande bene collettivo?
  • 6. Le dimensioni del problema Ø  Snodo cruciale della vita italiana, il tema della sicurezza pubblica vede oggi crescere il senso di disagio e di incertezza, specie tra i cittadini di certe aree urbane e di certe regioni del nord Italia . Ø  Qui tutti hanno ben chiaro che poco contano l’entrata in Europa o il federalismo, ma anche la riduzione del carico fiscale o la semplificazione burocratica per le aziende, quando la violenza di queste bande delinquenziali in un attimo può cancellare tutto : i sacrifici di una vita, gli affetti più cari e, finanche, la propria vita. Ø  Una sottile, ma logorante angoscia, amplificata e resa ancor più drammatica dai fatti dell’ 11 settembre che hanno fatto vacillare, in tema di sicurezza, quelle poche certezze che ancora sembravano intangibili e nelle quali il mondo occidentale si era illusoriamente cullato, quasi fossero consacrate da un patto non scritto tra criminali e Istituzioni statali. Ø  Qui, dalla mancata risposta al problema della sicurezza urbana nasce l’ insoddisfazione del cittadino verso la " sicurezza " e qui, dalle offese della criminalità urbana, si apre quella ferita con le Istituzioni che alimenta sfiducia, senso di abbandono, distacco dallo Stato, sordi rancori, rabbie pronte ad esplodere.
  • 7. Le dimensioni del problema Ø  In un weekend sulle strade possono trovare la morte decine e decine di persone vittime di incidenti : ma al di là di un’emozione passeggera, queste stragi, come sempre più spesso vengono etichettate, non suscitano nessuna particolare emozione popolare, nessuna richiesta di norme più severe, di controlli stradali più frequenti. Nulla, cioè, di tutto quello che, normalmente, accompagna i giorni successivi ai delitti, più o meno efferati : emozioni e richieste provocate dalle vittime, fortunatamente in numero ben più limitato, di questa forma di criminalità predatoria. Ø  E’ vero che tutti, più o meno, violiamo, qualche volta, le norme del codice della strada. E’ anche vero che, forse, purtroppo, alle stragi dell'asfalto siamo oramai abituati da tanti anni. Ma è tutto qui ? E’ solo questo ?
  • 8. Le dimensioni del problema Non solo. Ø  La sottovalutazione del problema sicurezza ha finito con l’umiliare le vittime. Ø  Tollerare le degenerazioni del tessuto civile, che nascono dalla criminalità urbana, ha significato, per giunta, disprezzare i più umili che, per primi, subiscono questa situazione. Ed ha seminato veleni più in profondo: cosa resta a quell'operaio, che ha faticato una vita per comprare il piccolo appartamento in cui abita nella periferia di una grande città, quando vede arrivare lo sfruttatore o lo spacciatore che ogni giorno staziona sul marciapiede di casa sua, con una valigia piena di banconote e comprare l'appartamento sul suo pianerottolo?
  • 9. Le dimensioni del problema Ø  Cercheremo di sfatare il mito, nostra antica consuetudine, che ogni problema debba essere affrontato e disciplinato da una legge, con la conseguenza che, anche quando una certa legge è davvero importante ed urgente, per farla approvare da un Parlamento ingolfato servono due anni. l  Quando una norma del comparto sicurezza non funziona, si dovrebbe poter adeguarla entro 48 ore : invece, ci vogliono anni. Nel frattempo quella norma inefficace continua a vivere ed a provocare danni, nell’attesa, come vedremo, di un fatto grave che susciti un'ondata emotiva a livello politico. Ø  Si deve sperare nell'emergenza, per adottare misure giuste e utili ? Ø  La richiesta di " legge ed ordine " può essere affidata solo ad una parte dello schieramento politico? Ø  Le nostre città sono davvero diventate più insicure? l  A queste domande, a questo disagio, reale o simbolico, ed altre volte manifesto, deve lavorare la politica indicando strade concrete per la soluzione dei problemi e tenendo sempre presente che la paura fa sembrare accettabili, e magari auspicabili, derive illiberali che, in altri casi, sembrerebbero improponibili : sull'onda della paura e dell'irrazionalità può passare di tutto!
  • 10. Le dimensioni del problema Ø  Negli ultimi anni, in Italia, come in altri Paesi occidentali, si è andata diffondendo, sino quasi a radicarsi nella coscienza collettiva, l’idea che uno dei problemi più gravi della nostra società sia la diffusione dell’illegalità, ben oltre gli standard fisiologici che il corpo sociale è in grado di sopportare. Ø  E' l'insicurezza del quotidiano a fare più paura e non l'eccezionale evento sanguinario, avvertito come lontano, come qualcosa che interessa altri. Questa insicurezza è ulteriormente aggravata da alcuni elementi di contorno di certi reati : il piccolo spaccio di droga per la strada infastidisce, di per sé, il cittadino che in quella strada abita o si trova a passare a piedi. A volte, però, crea più disagio e avvilimento ciò che ruota intorno a tale spaccio : l'accorrere di tossicodipendenti, l'impossibilità fisica di passare per certi marciapiedi, l'ostentata aggressione all'ambiente .
  • 11. Le dimensioni del problema Ø  È a partire almeno dagli anni settanta che la questione criminale, intesa nella sua accezione più ampia, costituisce uno dei problemi principali della società italiana. Tuttavia, per molto tempo, e sicuramente negli anni settanta ed ottanta, parlare di questione criminale nel nostro Paese significava mettere il dito su alcune piaghe particolarmente visibili, cariche di implicazioni politiche e dal forte impatto emotivo, come le stragi, il terrorismo, la corruzione e la mafia : problemi che, facilmente, hanno saputo richiamare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica, ma che rappresentano solo i momenti più eclatanti e traumatici della questione criminale. Ø  Solo recentemente, negli anni 90’, la criminalità è stata riconosciuta, nelle sue molte manifestazioni, come un problema sociale generale, capace, perché tale, di influenzare, se non addirittura determinare, la vita economica, civile e politica del Paese. E solo recentemente è stata attribuita alla criminalità diffusa, alla microcriminalità tutta l’importanza che merita.
  • 12. La dimensione soggettiva del problema Ø  Nel nostro Paese la paura della criminalità ha una rilevante incidenza: le dimensioni di alcuni reati che colpiscono direttamente gli individui e le famiglie sono aumentate dagli anni settanta e la minaccia alla propria incolumità ed il timore di perdere i propri beni costituiscono, oggi, paure ricorrenti e diffuse . Ø  La sicurezza/insicurezza è una sottile angoscia che possa succedere qualcosa, ma non viene ancora collegata immediatamente all’azione criminale di un altro essere umano. Ø  A livello motivazionale, la sicurezza viene citata dagli italiani come la terza questione, in ordine di importanza, di cui i politici italiani dovrebbero occuparsi. Preceduta solo dal problema occupazione e da quello delle pensioni, lesigenza di sentirsi sicuri emerge con forza.
  • 13. La dimensione soggettiva del problema Ø  È opportuno precisare che paura della criminalità o sentimento di insicurezza sono espressioni usate, spesso, in modo ambiguo, in genere per indicare due fenomeni che, da tempo, nella letteratura scientifica internazionale, vengono analiticamente tenuti distinti. Ø  Il primo (concern about crime) è la preoccupazione, di ordine sociale, politico o anche morale per la criminalità. Questo sentimento ha, in genere, a che fare con il grado di partecipazione politica, con l’adesione ad una determinata visione del mondo, con dei valori che la comunità dovrebbe perseguire e che lo Stato dovrebbe incoraggiare. Ø  La paura della vittimizzazione (fear of crime) è, invece, il timore che gli individui hanno di poter subire un reato che colpisca la propria incolumità personale o i propri beni. Entrambi i fenomeni si presentano distribuiti in modo ineguale tra la popolazione, a seconda della zona in cui vive, del sesso, dell’età, della collocazione sociale. Ø  Ma, solo in parte, queste due dimensioni si sovrappongono e ciascuna può essere ricondotta a fattori diversi.
  • 14. La dimensione soggettiva del problema Ø  Le ricerche condotte hanno, infatti, evidenziato che la preoccupazione per la criminalità è più diffusa tra gli strati medio-alti della popolazione, tra gli individui che hanno posizioni politiche conservatrici e cresce nei periodi di rapido cambiamento sociale e politico. Ø  La paura della vittimizzazione, invece, è, in genere, più diffusa tra gli strati medio-bassi della società, varia al variare del tasso di criminalità della zona in cui si vive e non è influenzata allo stesso modo dai vari tipi di reato . Ø  È, soprattutto, la criminalità predatoria, costituita da furti e rapine, ad influenzare la paura personale della criminalità, mentre la grande criminalità organizzata non sembra avere una chiara relazione con tale sentimento. l  Sicilia e Calabria sono tra le regioni italiane con il più alto tasso di omicidi, ma per la distribuzione regionale della paura della criminalità queste due regioni si collocano sotto il Lazio ed il Piemonte, che hanno tassi di omicidio ben più bassi. l  Guardando al reato di scippo, senz’altro meno grave, ma che può apparire, anche perché più diffuso, più probabile e meno lontano dalla vita di tutti giorni, le regioni con i tassi di scippo più elevati sono anche le regioni in cui la paura della criminalità è più diffusa ed al decrescere dell’una, diminuisce anche l’altra.
  • 15. La dimensione soggettiva del problema Ø  Le ricerche condotte hanno mostrato che non sono solo i reati ad influenzare la paura della vittimizzazione : essa è anche legata alle variazioni nei livelli di ciò che, nella letteratura anglosassone, viene chiamato disordine . Ø  Sono due le dimensioni del disordine, una fisica e l’altra sociale. Il disordine può presentarsi sotto forma di degrado edilizio, di mancanza di manutenzione delle strade e dei luoghi pubblici, di presenza di auto abbandonate sui marciapiedi o ai bordi delle strade; oppure può essere segnalato dalla presenza di graffiti sui muri delle case, dalla presenza di prostitute in cerca di clienti, dalle molestie verbali rivolte alle donne che passano per la strada, dalluso di droghe o dalla vista di persone che le spacciano. Ø  Solo alcuni di questi comportamenti possono essere definiti reati in senso proprio e, quindi, solo per una parte di essi i cittadini possono richiedere legittimamente l’intervento delle FF.PP. Ma la presenza di questi c.d. reati morbidi ( soft crimes ), o di inciviltà, segnalano la rottura di un ordine sociale condiviso e la perdita di controllo da parte delle comunità sul proprio territorio : possono, quindi, essere percepiti dai cittadini come segni dell’assenza di norme che governano la zona in cui vivono e della conseguente imprevedibilità di eventi o comportamenti dei potenziali autori di reato.
  • 16. La dimensione oggettiva del problema Circa il divario tra le dimensioni oggettive del fenomeno e la sua percezione soggettiva, vi è, prima di tutto, da sgomberare il campo dai facili equivoci sui dati posti alla base delle diverse argomentazioni : l  ricorrendo a questi dati si tende, peraltro, a dimenticare che essi richiedono cautele, informazioni supplementari e capacità di lettura generalmente più elevate di quelle richieste dalle statistiche che utilizziamo per conoscere altri fenomeni sociali ( votanti alle elezioni politiche o andamento dei prezzi ) : uno degli interrogativi originari dei primi studiosi della criminalità ( già nel 700 e, poi, nell’800 con quella che, allora, prendeva il nome di statistica morale ovvero misurazione dei livelli di moralità ) ha riguardato la misurazione del numero di reati in un certo tempo e luogo, per studiarne poi le variazioni nel tempo e nello spazio; l  è, poi, necessario ricordare che il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti; molti dei reati commessi, infatti, restano, per vari motivi, nascosti e non sono registrati : è il cosiddetto " numero oscuro ", che varia per i diversi tipi di reato in relazione alla sua gravità . Per quanto di non facile lettura, il dato statistico sulla criminalità può essere, dunque, interpretato, presumibilmente oggi più di ieri, in modo rigoroso e metodologicamente consapevole e costituire un elemento di forte valenza per la definizione di strategie di politica criminale.
  • 17. La dimensione oggettiva del problema Ø  Ø  Per tentare di misurare la parte sommersa della criminalità si è adottata l’inchiesta survey o campionaria ( già utilizzata dai sociologi in altri campi di studio ) : In queste indagini, indagini di vittimizzazione, viene chiesto a un campione rappresentativo della popolazione di riferire i reati eventualmente subiti (o di cui si è stati diretti testimoni) in un determinato arco di tempo ( variabile, ma in genere un anno ). Queste indagini spesso non sono utili solo alla misurazione della criminalità reale, ma, anche, a rilevare le circostanze in cui il reato è avvenuto, il comportamento della vittima e, quando possibile, le caratteristiche degli autori ed il loro comportamento. Grazie alle indagini di vittimizzazione è stato possibile stimare, per la prima volta, le dimensioni del numero oscuro e si è così venuti a conoscenza del fatto che esso non è costante ma varia molto da reato a reato.
  • 18. La dimensione oggettiva del problema Ø  E balza immediatamente agli occhi un ben definito e consolidato andamento opposto tra dimensione quantitativa e percezione dei cittadini : i delitti contro la persona e, in particolare, gli omicidi dolosi, le violenze sessuali, le lesioni personali, le rapine ed i sequestri di persona, sono in costante diminuzione, secondo una tendenza che dura da oltre un secolo . Ø  Oggettivamente, quindi, “ l'insicurezza “ nelle nostre città apparirebbe, di fatto, diminuita. Ma sentimenti come la paura e l'insicurezza psicologica sono fenomeni complessi che, prima di manifestarsi, scavano a lungo, vengono da lontano, dal profondo. Ø  E i dati sul lungo termine, per esaminare le tendenze, fanno giustizia della tesi della " insicurezza immaginaria ” : la paura, cresciuta enormemente, non è causata dall'allarme quotidiano lanciato dalla stampa e dalla televisione per ogni fatto di cronaca nera, non è alimentata soltanto dal gran parlare che se ne fa . Ø  Ora, un’indagine del Censis, ci dice che in cima ai pensieri degli Italiani c’è la delinquenza. E il 76,9 %, a dispetto dei dati ufficiali, è convinto che nell’ultimo anno i reati siano aumentati … “.
  • 19. La dimensione oggettiva del problema
  • 20. La dimensione oggettiva del problema LA CRIMINALITÀ VIOLENTA: GLI OMICIDI VOLONTARI Ø  Il fenomeno degli omicidi volontari in Italia risulta numericamente poco rilevante rispetto alla totalità dei delitti commessi e, al contempo, piuttosto conosciuto sotto il profilo qualitativo, grazie all’alto numero dei delitti “risolti” che hanno consentito di raggiungere un ottimo livello di informazione sulle diverse peculiarità che li caratterizzano. Ø  Nell’ultimo quadriennio il numero degli omicidi volontari commessi in Italia (2.740) è risultato il più basso in termini di valore assoluto rispetto ai due quadrienni precedenti.
  • 21.
  • 22. 147 158 147 135 0 100 200 300 400 1° sem 2000 1° sem 2001 1° sem 2002 1° sem 2003 Rapine nelle abitazioni Nord 172 53,3% 198 70,2% 148 54,0% 518 58,9% Centro 62 19,1% 26 9,2% 44 16,1% 132 15,0% Sud e Isole 89 27,6% 58 20,6% 82 29,9% 229 26,1% TOT. ITALIA 323 100,0% 282 100,0% 274 100,0% 879 100,0% Anno 2000 Anno 2001 Anno 2002 Incidenza % sul totale Totale Incidenza % sul totale Incidenza % sul totale Incidenza % sul totale Rapine alle abitazioni (andamento triennio 2000-2002)
  • 23. 677 841 806 * Dati provvisori Usura - numero delle denunce Totale anno 2000 Totale anno 2001 Totale anno 2002*
  • 24. Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici che restano e che chiedono una risoluzione in tempi brevi. E dei quali è semplice costituire un seppure approssimativo elenco : l  il problema dell'ipertrofia del nostro sistema penale, che non assicura né prevenzione, né punizione, perché, da un lato non consente incisività all'azione penale ( finendo col distogliere l'azione penale dall'effettiva tutela di beni ritenuti essenziali ), mentre dall’altro non consente una adeguata differenziazione di reati e pene secondo gerarchie corrispondenti alle esigenze ed alle scale valoriali del nostro sistema sociale; l  il problema dell'enorme estensione della popolazione carceraria e del suo ritmo di crescita ( una crescita più che lineare che va al di là del fenomeno analogo che si sta sviluppando negli altri paesi industrializzati ) : che non consente alcuna politica della pena e che pone soltanto un problema di contenimento. l  La presenza di immigrati clandestini dediti ad attività criminali
  • 25. Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici Ø  E qui si innesta un altro sentimento diffuso tra i cittadini : la mancata punizione del colpevole che contribuisce a diffondere l'impressione di una giustizia negata nel quotidiano. C'è una parola di cui a volte si smarrisce il senso : la responsabilità. Ø  E quanto sia centrale questo tema lo capiamo nelle righe, profetiche, scritte nel 1967 da Arturo Carlo Jemolo ad Alessandro Galante Garrone : " … una cosa sono i principi di Beccaria, ed altra cosa non volere le sanzioni … questa Italia, che ha perduto l'idea che chi manca deve essere punito, si rialzerà meno libera che non sia oggi e che non fosse nel 1914 … ". E qui si innesta la domanda : ma a che cosa deve servire la pena ? Non solo prevenzione speciale nei confronti di chi ha commesso il delitto, per evitare che torni a violare la legge penale ( la punizione deve essere certa, proporzionale alla gravità del fatto commesso ed effettiva ) , ma anche prevenzione generale per dissuadere attraverso la controspinta della sanzione : se la sanzione perde del tutto la sua capacità dissuasiva, anche il suo fine di rieducazione si svilisce.
  • 26. Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici Ø  Pena effettiva non significa pena severa. Meglio pene miti, ma certe, piuttosto che pene rigorose, ma casuali. Anche perché l'afflittività della prigione non è proporzionale, ma progressiva : 10 anni di carcere non sono il doppio di cinque : sono molto di più. Ø  " Prontezza della pena " e " dolcezza del castigo" : " … la certezza di un castigo, benché moderato, farà sempre una maggiore impressione che non il timore di un altro più terribile, unito alla speranza dell'impunità … ", diceva Cesare Beccaria. Ø  In via di principio, l'opzione garantista sembrerebbe comune a tutte le forze politiche e a tutte le categorie di operatori giuridici: ai partiti di destra come a quelli di sinistra, ai magistrati come agli avvocati. Ø  Ma la politica sconta, sul tema “ sicurezza “, atteggiamenti tradizionali e stereotipi : la destra è portata immediatamente a dare una risposta di " legge e ordine " ed a semplificare tutto, nella richiesta di sempre maggiore repressione e durezza; la sinistra, per contro, sulla scia delle proprie radici che affondano nei valori dell'uguaglianza e della giustizia sociale, è portata a ricondurre ogni problema di illegalità ad un'analisi sociale che, invocando le marginalità e le povertà, spesso, assume accenti giustificazionisti .
  • 27. Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici Ø  La prima questione riguarda l'efficacia degli inasprimenti punitivi progettati. Ø  C'è un principio teorico, elementare, suffragato dall'esperienza, in tema di capacità di prevenzione del diritto penale ed è che l'effetto deterrente delle pene e dei suoi inasprimenti è direttamente proporzionale al grado di effettiva esigibilità dell'osservanza delle norme violate : massimo per reati come l'omicidio, esso è nullo per la maggior parte dei reati di strada, soprattutto se legati alla tossicodipendenza o all'emarginazione. Tanto quanto è una delinquenza di sussistenza, originata dalla povertà e dall'insicurezza delle condizioni di vita, la delinquenza di strada non è perciò prevenibile con le pene che, per quanto severe, hanno un valore poco più che simbolico. Ø  Ovviamente la risposta penale è necessaria, pur nella sua valenza simbolica, se non altro per evitare, come pure è accaduto, la vendetta privata. Ma è del tutto illusorio affidare ad essa, anziché a politiche dirette a ridurne le cause e ad accrescere la sicurezza sociale, la prevenzione dei reati che attentano alla sicurezza individuale. Ø  Anche perché la totale inefficacia preventiva delle nuove misure non farebbe che aggravare il sentimento di insicurezza e la sfiducia nel diritto e nelle istituzioni.
  • 28. Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici Ø  Ora, quale dovrebbe essere il compito della politica di fronte a questo straordinario divario tra la realtà della delinquenza urbana e la sua percezione e rappresentazione? l  assecondarlo, inseguendo demagogicamente gli umori dell'opinione pubblica, l  ridurlo, evitando di accreditare l'idea di una crescente insicurezza con una legislazione che se ne faccia interprete? Ø  Giacché la paura non viene diminuita, ma, semmai, accresciuta da una simile legislazione : gli inasprimenti punitivi, proprio perché prodotti come risposte simboliche ed emergenziali al bisogno di sicurezza, finiscono, infatti, per alimentare a loro volta l'insicurezza e, così, per accrescere e drogare la domanda di sicurezza. Ø  Alcune misure penali sono, dunque, tanto inutili nei riguardi delle dimensioni oggettive del fenomeno che pretendono di esorcizzare, quanto dannose nei riguardi della sua percezione soggettiva per il battage pubblicitario che le accompagna : esse stesse contribuiscono ad accreditare ed alimentare il senso di insicurezza e di paura.
  • 29. Una giustizia penale afflitta da problemi drammatici Ø  Certo è più facile emanare leggi repressive che porre mano a politiche sociali . Ma queste leggi non servono assolutamente a nulla. La loro unica spiegazione razionale, talora candidamente ammessa dai loro fautori, è, purtroppo, quella della loro popolarità: almeno se per " razionale " s'intende qualunque politica volta a catturare consensi. Una politica che consiste sempre meno nell'ottenere voti come strumento per il fine di realizzare programmi, e sempre più nel propagandare programmi, quali che siano, come strumento per il fine di ottenere voti. Ø 
  • 30. Forme di criminalità. La criminalità predatoria. Ø  Insieme di azioni illecite condotte con la forza e con l’inganno per impadronirsi dei beni mobili altrui e che comportano un contatto fisico diretto tra colui che compie il reato e una persona o un oggetto. Ø  Due gruppi molto diversi ne fanno parte : quelli commessi di nascosto ( attraverso la destrezza o il raggiro ) e quelli attraverso la violenza sulle cose o sulle persone. Ø  Inoltre sono molto diversi : l  per la loro gravità e per la severità delle sanzioni che la legge prevede; l  per la loro redditività ; l  per il tipo di forma associativa che incoraggiano; l  vengono analizzati con una prospettiva comparativa ( tra paesi e tra le diverse regioni di un paese ) o esaminando i loro cambiamenti nel tempo i. Ø  Ambiente urbano : anonimità e opportunità
  • 31. Forme di criminalità. La criminalità predatoria. Ø  Per capire perché ogni giorno, in tutti i paesi del mondo, vengono commessi dei reati, i sociologi hanno studiato le caratteristiche socio-demografiche di coloro che li compiono. l  Per lungo tempo hanno concentrato la loro attenzione sulla classe sociale di appartenenza. l  Più recentemente il loro interesse si è spostato all’analisi dell’età e del genere. l  OGGI : le indagini contemplano solitamente l’esame di •  ETA’ •  GENERE •  CLASSE SOCIALE Ø  altro aspetto : l’organizzazione sociale della devianza l  come i devianti si organizzano per far fronte alla complessità dell’essere deviante, del vivere da deviante, del commettere atti devianti; in relazione : •  alla frequentazione reciproca al di fuori delle attività devianti •  all’associarsi per commetterli •  all’esistenza di una suddivisione del lavoro per delinquere o, di più, di una organizzazione delinquenziale di tipo formale Solitari – Colleghi – Pari – Squadre - Associazioni delinquenziali
  • 32. L’attività di prevenzione Ø  Le politiche di sicurezza dovrebbero indirizzarsi alla tutela dei cittadini dalla percezione di insicurezza, sia questa collegata o meno alla presenza di fenomeni criminali e di inciviltà. Ø  Le politiche di prevenzione sono dirette ad impedire che vengano commessi reati e dovrebbero quindi tutelare i cittadini dal rischio oggettivo di essere vittime di eventi criminosi o di atti di inciviltà. Ø  Distinzione da ricollegare alla differenza - ormai ampiamente condivisa, tra rischio oggettivo e percezione soggettiva, tra bisogno di sicurezza e domanda di tutela che ne consegue: l  le politiche di prevenzione intervengono su una situazione di oggettiva esposizione al rischio, l  le politiche di sicurezza si rivolgono soprattutto alla percezione di insicurezza non fondata oggettivamente su una minaccia di criminalità: sono una risposta più globale rispetto alle strategie preventive. Ø  La SCELTA dipende da molti fattori: l  dalle caratteristiche delle politiche criminali del paese, l  dagli orientamenti criminologici prevalenti, l  dai tipi di attori istituzionali che si assumono la responsabilità di rispondere alla richiesta di sicurezza Ø  E’ difficile misurare un’attività tesa a raggiungere un fine non quantificabile, come lo è quello della sicurezza.
  • 33. L’attività di prevenzione LA NUOVA PREVENZIONE : intervento che ha l'obiettivo di eliminare o ridurre la frequenza di determinati comportamenti - siano essi qualificati o meno come criminali - ricorrendo a soluzioni diverse da quelle offerte dal sistema penale. Gli aspetti qualificanti delle politiche di "nuova prevenzione “ consistono : •  nei diversi obiettivi degli attori ; •  non solo ridurre la criminalità, ma produrre sicurezza; •  non più soltanto intervenire sul deviante, ma concentrarsi sulle vittime •  nella rinuncia ad interventi globali; •  nell'orientamento alla dimensione locale e alla criminalità di routine; •  nel coinvolgimento e nella responsabilizzazione di nuovi attori; •  nel combinare l'intervento sulle cause della criminalità e dell'inciviltà con quello sugli effetti.
  • 34. L’attività di prevenzione LA NUOVA PREVENZIONE Ø  L'aspetto innovativo si rintraccia non tanto nei contenuti della varie azioni, quanto : l  nello sforzo di integrazione e nella molteplicità degli obiettivi che si perseguono, l  in aspetti esterni al contenuto delle misure stesse: •  individuazione di destinatari diversi (si pensi alle vittime reali e potenziali) •  diversità dei soggetti promotori delle politiche, che comporta un'estensione delle responsabilità e un affacciarsi di nuovi attori sulla scena delle politiche criminali. Ø  Ciò che è nuovo è anche la dilatazione nel tempo e nello spazio della prevenzione: si previene ovunque e ad ogni ora - anche di notte - con tanti strumenti diversi e grazie a nuove figure professionali (coordinatori, agenti ausiliari, agenti di mediazione, mediatori di comunità, e così via) . Ø  Siamo di fronte ad un concetto estremamente elastico che consente di ricomprendere all’interno della “ prevenzione “ una varietà notevole di misure e di strategie.
  • 35. L’attività di prevenzione All’interno di questa area della cd “ nuova prevenzione “, si possono distinguere : l  le azioni di prevenzione situazionale : misure indirizzate direttamente agli effetti dei fenomeni criminali e al contesto in cui si verificano e intendono soprattutto ridurre le opportunità di commettere reati attraverso interventi sull'ambiente fisico, o con l'intensificazione dei controllo sociale, o, ancora, attraverso un rafforzamento delle difese, delle potenziali vittime, l  le azioni di prevenzione sociale : si persegue un obiettivo preventivo più generale, attraverso azioni di sviluppo sociale, in grado di incidere sulle cause dei processi di criminalizzazione e di vittimizzazione. Rispetto alle politiche sociali assistenziali la prevenzione di tipo sociale cerca di individuare meglio i destinatari e di rivolgersi a contesti più circoscritti : la differenza tra le due ipotesi non è sempre evidente.
  • 36. L’attività di prevenzione Ø  Una prevenzione integrata, sinergia tra misure della tradizionale repressione penale e gli interventi attuati nell’ambito sociale per agire sulle cause della criminalità e della vittimizzazione : un’azione, quindi, tesa anche a ridurre i fattori di rischio ed a aumentare i fattori di protezione; l  ridurre i fattori di rischio : vuol dire ridurre le condizioni che potrebbero, all’interno di un dato contesto, rivelarsi criminogene; l  aumentare i fattori di protezione : vuol dire abbassare la soglia di vulnerabilità dei potenziali soggetti passivi dei reati Ø  Famiglia : programmi universali e mirati Ø  Scuola : strategie di intervento individuale e ambientale Ø  Comunità : la cultura opposta, i fattori criminogeni, il disordine fisico e sociale. Ø  Occupazione : sul versante della domanda e dell’offerta Ø  Situazionale : tende a bloccare le occasioni criminali agendo sui luoghi e sui bersagli potenziali dei criminali
  • 37. L’attività di prevenzione Telecamere : una vita sotto controllo Ø  Sono diventate di gran moda nell’ultimo periodo : l  chi attorno alla sede comunale l  chi trasformando le sale operative della Polizia Municipale in un “ grande fratello •  Il “ grande fratello “, profeticamente descritto da George Orwell in “ 1984 “ : le telecamere sono costanti e precise, talvolta scarse, talvolta un po’ cretine, come in ogni sistema automatizzato. •  Nel 2008, i programmi di Manhattan e di Londra prevedono di aver dispiegato, per miglio quadrato, 1215 telecamere sulle rive dell’Hudson e 757 sulle rive del Tamigi. Per l’inizio del 2004 : 396 a Manhattan e le 247 a Londra Ø  Diventa cruciale non solo sapere che cosa sta accadendo, ma anche anticipare che cosa sta per succedere : la sorveglianza oltrepassa se stessa. Ø  Primo immediato effetto è l’ovvio spostamento della criminalità in altre aree cittadine l  dalle quali i residenti, persa la loro tranquillità, faranno salire la loro accorata richiesta di telecamere avviando una sorta di “ Risiko “ senza fine l  la sorveglianza si trasferisce così dall’eccezionale al quotidiano, dalle classi “ pericolose “ alla generalità delle persone.
  • 38. L’attività di prevenzione Telecamere : una vita sotto controllo Ø  Stiamo andando sempre più rapidamente verso una società della sorveglianza, nella quale alcune tecnologie pensate per uno scopo vengono utilizzate per altri fini l  Il pericolo che va evitato è la regola del "fai-da-te" , capace di stravolgere gli intenti di sicurezza l  adattare questi strumenti a scopi ulteriori rispetto a quelli attinenti la sicurezza, come è stato rilevato da parte degli esperti di marketing, che si scoprì raccoglievano i filmati dei supermercati per studiare le preferenze dei consumatori. l  Ogni giorno dal bancomat al cellulare, dal computer alle telecamere in strade ed autostrade, si lasciano tracce elettroniche del proprio passaggio. l  Basta pensare alle torme di curiosi con webcam e macchine fotografiche digitali che giornalmente immortalano privatamente migliaia di immagini con altre persone. l  la sorveglianza sui luoghi di lavoro : formalmente per ragioni di sicurezza, ma in realtà si potrebbe tranquillamente misurare la produttività dei singoli addetti. Ø  .
  • 39. L’attività di prevenzione Telecamere : una vita sotto controllo Ø  Con un grande rischio: che anche chi non ha nulla da nascondere diserti lo spazio pubblico, con la conseguenza che le telecamere anziché incoraggiare ad uscire di casa finiscano per provocare l’effetto contrario l  Proprio per contrastare questa pericolosa deriva, negli Stati Uniti è nato il movimento per il “ free walking “, per il diritto a camminare in libertà. Ø  chi controlla i controllori ? l  Perché se si vuole rendere visibile l’invisibile, l’attuale legislazione in tema di privacy è insufficiente Ø  chi difende le telecamere ? l  Perché chi deve commettere un delitto in un’area coperta dalla videosorveglianza, dovrà necessariamente “ limitarne “ la pericolosità. Ø  E, servono realmente ? Perché non parlano ai cittadini, non li rassicurano. Ø  Rischio : l  di utilizzarle solo a posteriori, dopo la commissione dei reati, e per utilizzarle effettivamente in chiave preventiva dovrebbe esserci un operatore seduto dietro ad ogni gruppo di monitor posti a sorveglianza di un punto o di un’area. l  le telecamere guardano, controllano e registrano, ma non ragionano, non si insospettiscono,
  • 40. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Nel settore della prevenzione, negli ultimi anni, è stato tentato dal Ministero dell’Interno, un importante cambiamento di tipo culturale: l  passando da una concezione che vedeva la prevenzione intimamente connessa al controllo del territorio, attuato in un’ottica di presidio, l  ad una formula aperta ed interattiva nella quale, assumendo le istanze dei cittadini un ruolo di assoluta prevalenza e, anzi, di ineludibile riferimento dell’azione, la raccolta di informazioni sui soggetti di interesse operativo dovrebbe aver ricevuto nuove possibilità e stimoli. Ø  Tale nuovo atteggiamento prevederebbe, da una parte, la conoscenza approfondita del territorio ( anche con il ricorso a forme di partnerariato con altre Istituzioni ) e dei vari fenomeni sociali, economici e, soprattutto, criminali che lo caratterizzano; dall’altra parte, lo sviluppo di tecniche operative : in questo settore, forse più che in altri, prevenzione è da intendere non solo nel senso di eliminazione delle possibilità di compiere reati, ma anche di riduzione od annullamento dei vantaggi che ne derivano, evitando, così, che i criminali approfittino di particolari condizioni .
  • 41. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Tutti i modelli operativi, le iniziative ed i progetti avviati sono ispirati alla filosofia della prossimità, il cui comune denominatore è costituito da un diverso e più diretto rapporto con i cittadini e con il territorio : emerge la necessità della figura del poliziotto della strada, della porta accanto, che vive tra la gente e sul territorio. Ø  “ Polizia di prossimità " come filosofia operativa che si inserisce nella complessiva pianificazione dell’azione di polizia e modifica l'approccio professionale degli operatori chiamati ad espletare attività di controllo del territorio, soprattutto a livello di quartiere. L’azione di polizia potrà, così, incidere in modo positivo sulla percezione di sicurezza del cittadino e, anche quando non riuscirà ad eliminare le cause che provocano i suoi timori, costituirà, comunque, una rassicurante vicinanza ed un momento di compartecipazione ai suoi problemi. Ø  Due i modelli di riferimento : l  Quello anglosassone l  Quello francese
  • 42. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Il Governo ha mutuato il termine dall’esperienza francese per comprendere e interpretare le necessità dei cittadini in tema di insicurezza l  Vuole avere in comune con le esperienze di alcuni Paesi stranieri ( Community policing di Stati Uniti e Inghilterra o la Police de proximitè Francese ) la filosofia di impiego delle forze di polizia : non più solo repressione e mera prevenzione dei reati, ma maggiore attenzione verso il cittadino, costruendo un rapporto diretto e coinvolgente, al fine di rassicurarlo e recuperarne la fiducia . l  In sintesi : migliorando e rendendo più diretto il rapporto con il cittadino, si cerca di ottenere la sua “ attenzione preventiva “ così da farlo cooperare all’attività di contrasto della criminalità Ø  E’ un rilevante passo in avanti nella direzione del cittadino l  che si sente utente consapevole del prodotto-sicurezza, l  desidera essere informato •  il 12,8% degli intervistati ( dato che sale al 18,1% tra i laureati ) chiede espressamente di essere informato sulle reali emergenze del territorio l  è disposto a partecipare alla costruzione e alla gestione di questo prodotto. Ø  richiede : impegno non comune e un completo cambiamento di mentalità Ø  L’iniziativa tenta di iniziare superare il concetto della “militarizzazione” del territorio
  • 43. L’attività di prevenzione : scelte nazionali LA SICUREZZA “ SUSSIDIARIA “ Ø  Non è una sicurezza declassata Ø  esige professionalità diverse, investimenti più circoscritti, nessun impiego di potestà coercitive, affidando la tutela di quest’ultima a soggetti diversi da quelli tradizionali e facendo tesoro, fra l'altro, del concorso offerto dagli Istituti di vigilanza . l  Un esempio, è la progressiva sostituzione del personale delle Forze di polizia adibito ai controlli presso gli aeroporti con quello degli Istituti di vigilanza privata, per effetto della quale si recuperano quotidianamente centinaia di operatori di polizia l  A Milano l'esperimento pilota : il Questore, nell'ambito delle potestà tecnico-operative conferitegli dalla legge, può coinvolgere le pattuglie degli Istituti di Vigilanza privata nei compiti di osservazione ed immediato riferimento alla sala operativa della Questura - senza oneri aggiuntivi per le imprese e per l’Amministrazione - in un sistema integrato con i compiti di sicurezza primaria assicurati dalle Forze di polizia. Ø  Le diverse esperienze di integrazione dei due sistemi di sicurezza hanno finora fornito risultati decisamente lusinghieri, anche nella prospettiva di recuperare risorse delle Forze di polizia da reimpiegare per una loro presenza più “visibile” e fattiva vicino alla gente .
  • 44. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Forte impulso ad una moderna rivisitazione della complessa materia della vigilanza e della sicurezza privata è stato impresso dal Governo con il disegno di legge approvato il 19 giugno 2003, che va nella direzione: l  di un deciso sviluppo delle attività di sicurezza esperibili da soggetti privati, in più ampio contesto di sicurezza generale armonizzato e controllato dal Ministero dell’Interno e dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza; l  di una valorizzazione ed implementazione delle professionalità di settore; l  di una calibrata apertura all’Europa, compatibilmente con i tratti pubblicistici dei compiti delle guardie giurate e con le esigenze di controllo pubblico su attività particolarmente delicate per i profili di ordine e sicurezza pubblica; l  di introduzione di meccanismi atti a favorire un miglioramento dei servizi e la riduzione dei costi, anche attraverso esenzioni o incentivi fiscali; l  di un adeguamento del sistema dei controlli in genere. Ø  In realtà, sotto il profilo dei costi sostenuti dal cittadino non cambia nulla : tanto costava un poliziotto o un carabiniere, almeno altrettanto costa un addetto di un istituto di vigilanza considerando l’utile che questa società deve anche produrre. Ø  Con riflessi sui prezzi di alcuni servizi
  • 45. L’attività di prevenzione : scelte nazionali LA SICUREZZA “ DEDICATA “ . Ø  La sicurezza dedicata raccoglie gli specifici interventi adottabili per far fronte alle variegate esigenze di particolari categorie del settore economico- produttivo l  ai commercianti, agli industriali, al mondo delle banche, delle assicurazioni, ecc…. cui vengono dedicati mirati interventi di tutela e rassicurazione. Ø  Sono iniziative che costituiscono una significativa dimostrazione di come la filosofia della “prossimità” si può integrare perfettamente con il nuovo modo di intendere la sicurezza, perché, attraverso un processo concreto e costante di collaborazione tra soggetti comunque in grado di contribuire a produrre sicurezza, oggettiva e percepita, essa “avvicina” le Forze di polizia alla gente e, in particolare, a determinate categorie di cittadini. l  E’ il caso del protocollo sottoscritto tra il Ministero dell’Interno e le rappresentanze nazionali di Confcommercio, Confesercenti e Comufficio finalizzato ad attestare presso le Centrali Operative delle forze dell’ordine i terminali – per ricevere, in tempi rapidissimi dall’attivazione ad opera del gestore, le immagini ed una serie di dati relativi alla scena dell’evento criminoso - di un dispositivo tecnologico di video sorveglianza ed allarme. l  quello dei “ Protocolli di Intesa “ tra l’ABI e Uffici Territoriali del Governo di diverse province, al fine di adottare, in piena sinergia e collaborazione, ogni utile intervento finalizzato a prevenire le forme più tipiche di aggressione criminale contro le banche.
  • 46. L’attività di prevenzione : scelte nazionali ZERO TOLERANCE è la locuzione con la quale venne definita una politica di lotta alla criminalità da parte del Sindaco Giuliani nel 1993 a New York; l  Si caratterizza per la “ linea dura “ contro la micro e la macro criminalità: •  forte presenza delle forze di polizia ed una repressione metodica anche dei piccoli episodi criminali; •  in più il sistema “ COMPSTAT ( computer statistics ) che gestendo i dati sulla criminalità ha consentito di indirizzare in modo decisivo le azioni attuate ( è l’antesignano del crime mapping ); l  nessuna tolleranza per tutto ciò che viene definito “ disordine sociale “ con grande enfasi sui positivi risultati ottenuti. l  Questi programmi trovano fondamento nella teoria del “ vetro rotto “: le aree urbane disordinate perché fuori da ogni tipo di controllo attraggono la criminalità violenta, nello stesso modo in cui una finestra con un vetro rotto attrae più pietre di una finestra sana. Ø  Nel 1993 NY era all’87° posto nella classifica stilata dall’FBI in base ai tassi di criminalità delle città USA con oltre 100 mila abitanti ; nel 1997 era scesa al 150 ° posto ( su 189 città ) con una riduzione della criminalità in generale del 44,3 % , degli omicidi del 60,2 % e dei furti con scasso del 45,7 %. Ø  CRITICHE : il calo può essere ricondotto alla generale diminuzione del fenomeno criminale in tutto il Paese; strategie integrate avrebbero evitato gli inevitabili svantaggi che un approccio aggressivo comporta.
  • 47. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Da qui l’ipotesi che maggiore è il numero di arresti fatti dalla polizia per piccoli reati minore sarà il numero di reati gravi. Ø  Se è vero che una maggiore attenzione della polizia alla piccola criminalità riduce la criminalità grave nel breve periodo, ha buone probabilità di aumentarla nel lungo periodo perché gli “ arresti in massa “ per piccoli reati producono le seguenti controindicazioni : l  riducono le chances occupazionali e, quindi, l’inserimento sociale dei giovani a rischio ; l  delegittimano la Polizia sia tra le persone arrestate che nel loro network familiare. Ø  La politica sulla sicurezza newyorkese fu una politica innovativa e attenta agli aspetti sociali della sicurezza : “ zero tolerance “ fu solo una parte di una più ampia politica di riqualificazione urbana che il Sindaco Giuliani lanciò nel tentativo di combattere il profondo degrado in cui era la città : l  lotta alla criminalità, l  incentivi agli investimenti produttivi, con il rilancio dell'investimento privato attraverso esenzioni fiscali, bonus, facilitazioni burocratiche, l  la sostituzione del welfare con la politica del “ workfare “ : non più sussidi pubblici alle persone in stato di povertà, ma lavori di utilità civica
  • 48. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Proprio a partire dalla paura della criminalità e dalla domanda di sicurezza allargata a tutti gli aspetti del vivere civile, si è andato definendo un nuovo modello di offerta che ha visto modificare profondamente la concezione tradizionale basata essenzialmente sulla presenza dello Stato e sugli investimenti in apparati repressivi. Ø  L'idea di fondo che ha guidato la ricerca di nuovi approcci è che lo Stato non è più in grado da solo di garantire la sicurezza, l'ordine e il controllo della criminalità : per questo territorializzazione, modernizzazione, coordinamento e condivisione delle responsabilità. l  Da questa sfiducia nelle possibilità di intervento sulla criminalità, unita alla crisi del sistema penale e di quello del welfare, è nata, appunto, l’esigenza di individuare nuove soluzioni capaci di incidere sul rischio oggettivo, cioè sulla situazione di reale esposizione al rischio, accompagnate da innovativi interventi che incidono sulla percezione soggettiva, ossia su una percezione di insicurezza che può non essere oggettivamente fondata su una minaccia di criminalità. Ø  Con una sostanziale differenza rispetto agli altri Paesi europei, dove sono stati, fin da subito, i governi nazionali a promuovere nuove politiche di sicurezza, a ridefinirne le priorità, a sostenere l’azione dei governi locali, a riformare le agenzie statali, di polizia e penali, in maniera da renderle funzionali alle nuove politiche che si andavano sperimentando : non a caso, spesso, sono state le stesse polizie nazionali, o le autorità che rappresentano localmente il governo centrale, a prendere in mano la guida di questo processo.
  • 49. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  La sottoscrizione di “Protocolli”, “Contratti”, “Patti” e la predisposizione di “Pacchetti” produce effetti tanto quanto le parti manifestano e confermano con le loro azioni una effettiva volontà di darvi attuazione : impegna e coinvolge politicamente, ma nessuno può portare l’altra parte in Tribunale per ottenerne l’esecuzione, né è pensabile il contrario. l  Quando, poi, gli stessi sono il punto di arrivo di defatiganti mediazioni, e, quindi, sono “percorsi” che nascono più perché sono stati annunciati che per effettivo convincimento, si comprende perché alcune Amministrazioni Comunali, particolarmente apprezzate dai propri elettori in materia di sicurezza, non ne abbiano mai sentito il bisogno : la ricetta del “fare” quotidiano del sindaco Gentilini di Treviso, improvvisamente “riscoperto” nel mezzo dell’estate 2007, sembra ancora restare la migliore soluzione, pur con i limitati strumenti a disposizione di un Sindaco. l  L’alta valenza politica, e cioè la sicurezza non solo più partecipata ma anche partecipante, brilla se gli accordi sono effettivamente innovativi – cioè non recepiscono interventi già in atto - e se producono concreti effetti agli occhi della popolazione, stanca delle belle dichiarazioni di principio che, oggi, vengono date per scontate : la certezza della pena, ad esempio, è una litania laica buona per tutti gli usi, da posizioni di destra e/o di sinistra, ma semanticamente povera, perché non costa niente evocarla lasciando, però, le cose come stanno nel congegno che la dovrebbe assicurare. Ø  Il rischio, evidentemente, è che tali strumenti amministrativi si trasformino in vuoti esercizi stilistici la cui valenza è effimera e, in molti casi, riscontrabile, appunto, solo sul piano della politica. Ø  “…Detto e non fatto… - chiosa E.G. della Loggia sul “Corriere della Sera” del 10 ottobre 2007 chiedendosi - per quale oscura maledizione capita che in Italia i ministri non riescano quasi mai a mantenere le loro promesse?...”
  • 50. L’attività di prevenzione : scelte nazionali la FIRMA DI “ PROTOCOLLI “ tra MINISTERO DELL’INTERNO e EE.LL. Ø  La competenza ad occuparsi di sicurezza diviene una delle rivendicazioni che fanno parte della generale richiesta di maggiore autotomia da parte degli EELL. : gli amministratori locali, pressati anche dall’enfasi con cui gli organi di informazione seguirono l’evolversi della situazione, furono “costretti” a cercare risposte atipiche, non disponendo in quel quadro normativo di strumenti adeguati per attuare politiche di sicurezza : la sicurezza urbana diviene, pertanto, oggetto di una vera e propria competizione istituzionale tra sindaci e autorità di pubblica sicurezza, fra governo locale e governo nazionale della sicurezza. Ø  i “protocolli”, un po’ come il fenomeno della videosorveglianza, sono diventati uno strumento di gran moda, l  Il primo viene firmato a Modena all’inizio del ’98 l  l’obiettivo innovativo è quello della "sperimentazione di nuove modalità di relazione finalizzate alla realizzazione di iniziative coordinate per un governo complessivo della sicurezza delle città" : l  riconoscimento dell’esistenza di due soggetti istituzionali, i governi locali ed il governo nazionale, che hanno entrambi la responsabilità di garantire sicurezza nelle città che non può dipendere solo dalla prevenzione e dalla repressione dei reati che rimane competenza dello Stato. l  Nota positiva : la collaborazione su un piano di parità si è tradotta in un intensificarsi delle comunicazioni reciproche e delle occasioni di raccordo operativo fra servizi nazionali di polizia e servizi locali Ø  quasi che il “ Protocollo d’intesa “, una volta sottoscritto, come una magica lampada di Aladino possa produrre effetti miracolosi sulla situazione. Ø  esprimono il tentativo di affiancare agli abituali programmi di intervento a livello nazionale, un pacchetto di misure a livello locale per favorire la cooperazione tra autorità e forze di polizia Ø  l’esperienza nasce all’estero l  In Francia, dalla “ Commission national de prèvention de la dèlinquance “ del 1982 ai “ Conseils communaux dè prèvention de la dèlinquance “ che stimolano la nascita, a livello locale, di strutture volte alla prevenzione della criminalità utilizzando i “ Contrats de ville “, convenzioni stipulate tra Governo nazionale ed enti locali. l  In Gran Bretagna, dal “ Crime and disorder act “ con cui il Governo nel 1997 ha operato una riallocazione delle risorse, investendo in programmi di riduzione del crimine efficaci ed efficienti in termini di costi e benefici, al “ crime reduction program “ del 1999, un programma triennale che incentiva le politiche locali
  • 51. L’attività di prevenzione : scelte nazionali la firma di “CONTRATTI DI SICUREZZA” tra MINISTERO DELL’INTERNO e EE.LL. Ø  La corsa a sottoscrivere protocolli tutti sostanzialmente uguali – 60 nel primo biennio - tradisce infatti la presenza di un obiettivo più politico che operativo ed è così che molti protocolli si esauriscono con l’atto stesso della firma. l  La cooperazione tra le Istituzioni deputate al controllo ed alla repressione della criminalità, pur se continuamente richiamata come condizione indispensabile ad un'efficace politica di sicurezza urbana, non riesce ad “uscire” dal testo del Protocollo, per il timore ministeriale che l’attribuzione ad altri soggetti di alcune responsabilità nella prevenzione dei reati comporti, quanto prima, l’abdicazione nell’imporre in materia priorità e vincoli. l  Questa ambiguità quasi che il “Protocollo d’intesa”, una volta sottoscritto, potesse produrre effetti miracolosi sulla situazione come una magica lampada di Aladino: solo alcune città – quelle che avevano già maturato un punto di vista forte sul tema, magari già sfociato in un progetto autonomamente elaborato sulla sicurezza - riuscirono a metterne a frutto le potenzialità e prima di altre si rendono conto dei limiti intrinseci allo strumento. Ø  Nasce così l’idea di dar vita ad una seconda generazione di intese che recuperi più compiutamente l’esperienza europea e, in particolare, quella francese. l  La “partita” comunque avviata tra Stato centrale e amministratori locali, ricca di improvvisi capovolgimenti di fronte, di spinte e controspinte che vivacizzano l’approccio al tema della sicurezza locale, portò alla crescente diffusione in molte città italiane di progetti sempre più strutturati e meglio coordinati per incidere sulla situazione. l  La prima conseguenza naturale fu quella di un ripensamento dello strumentario disponibile, con una revisione critica dei “Protocolli” che sembravano aver esaurito la loro spinta propulsiva.
  • 52. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  la forma giuridica del contratto servì a sottolineare l’impegno, anche formale, della “volontà di fare” concretamente con una maggiore aderenza ad esigenze specifiche del territorio di riferimento, quasi a voler superare anche simbolicamente le precedenti dichiarazioni di intenti e l’enunciazione di tanti principi tipica dei “Protocolli”. l  In realtà, i Contrats Locaux de Sécurité si riferiscono a problematiche specifiche e prevedono stanziamenti ad hoc, nuove figure professionali ( gli “assistenti di sicurezza” e gli “agenti locali di mediazione sociale”), analisi della situazione e valutazione finale dei risultati, mentre i nostri “Contratti” erano soprattutto ricchi di impegni tanto indefettibili, quanto ovvi, affidati al noto “stellone” italico attraverso la “buona volontà” ed i “buoni propositi” delle parti. Ø  Anche questa volta, dopo la sottoscrizione del primo Contratto a Modena, si aprì la rincorsa – 29 firme nei primi 12 mesi - puramente formalistica alla sottoscrizione che ha lentamente svuotato di significato questo strumento, mentre non risulta essere mai stata attivata la commissione costituita nel 2000 presso il Ministero dell’Interno con il compito di elaborare una direttiva nazionale che disciplinasse caratteristiche e procedure per promuovere i contratti di sicurezza. Ø  Nel frattempo, un ulteriore strumento, quello dei cd. A.P.Q., gli Accordi di Programma Quadro, si affiancava a Protocolli e Contratti per definire analoghe modalità di collegamento tra i diversi livelli istituzionali per elevarne l’integrazione operativa : come tutti gli altri strumenti fin qui descritti hanno funzionato dove vi erano capacità e competenze capaci di impiegare e valorizzare lo strumento, mentre altrove si sono risolti in una sicurezza più parlata che praticata attraverso la creazione di sovrastrutture e difficoltà ulteriori nel funzionamento della “macchina”.
  • 53. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ottobre 2006 : i “Patti per la sicurezza”. Ø  “…Sono l’espressione di una solidarietà interistituzionale nell’affrontare meglio il problema della sicurezza, che deve estendersi di più, e che riguarda l’insieme del nostro assetto istituzionale, altrimenti lo sceriffo da solo non ce la fa…”, per usare le parole del Ministro dell’Interno Giuliano Amato, a margine di quello sottoscritto a Roma. l  E’ una scelta strategica e non occasionale, fondata su basi scientifiche, che vuole coniugare la “…forte visione nazionale di uno Stato centralista forte con la consapevolezza che il centralismo esclusivo non può più leggere in modo adeguato la realtà locale….” : la Legge Finanziaria 2007, aveva, infatti, introdotto la possibilità per gli Enti territoriali di finanziare progetti per la sicurezza della città, attraverso forme di collaborazione logistica, strumentale e finanziaria. Ø  La vera novità, quindi, dovrebbe risiedere nella condivisione delle decisioni che si prendono, e in questo la soluzione dei “Patti” presenta effettivamente un significativo avanzamento nei rapporti tra Stato ed Autonomie Locali sul piano delle politiche integrate, in vista della riqualificazione del tessuto urbano, del recupero del degrado ambientale e del disagio sociale oltre che della prevenzione e del contrasto alla criminalità. Ø  La filosofia che ispira questo nuovo tentativo di coinvolgimento delle Amministrazioni Locali presenta, quindi, dei profili di interesse, che potrebbero garantire il superamento di quelle difficoltà attuative che segnarono profondamente, e negativamente, le precedenti esperienze dei “Protocolli” e “Contratti” : il loro successo risiede esattamente nella percezione degli Amministratori locali coinvolti di essere entrati a “pieno titolo” nel “circolo virtuoso” della sicurezza pubblica a livello provinciale, superando la precedente mera funzione di osservazione o, al più, consultiva a richiesta.
  • 54. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Il primo ad essere firmato è stato quello per l’area metropolitana di Napoli, il 3 novembre 2006, Ø  Il “Patto per Napoli sicura”, probabilmente come capita in tutte le “prime volte” si è mosso con qualche difficoltà : l  la prevista nuova “depositeria per gli scooter sequestrati”, a 3 mesi dal suo avvio risultava già esaurita nei suoi 350 posti, secondo quanto riferito da “Il Mattino” del 15 settembre 2007, con i mezzi sequestrati che hanno, così, “ripreso” la strada dei depositi in provincia di Avellino. Solo qualche settimana prima - il 20 giugno 2007 - lo stesso quotidiano l’aveva definita “… deposito bluff…” , perché trascorso un mese dall’inaugurazione del 17 maggio non era ancora stata collegata telefonicamente e non disponeva di un carro scarrabile , la cd. “slitta” che serve a rimorchiare le moto senza correre il rischio di danneggiarle. l  per quanto, invece, riguarda, il sistema integrato di videosorveglianza, che andava a sommarsi ai tre già in itinere ( Securshop, Itaca e Asse Mediano ), sembra essere stato “contagiato”, come risulta dall’articolo de “Il Mattino” del 10 ottobre 2007 : “Telecamere Flop : quattro appalti, tutti fermi”, pur precisando che “Securshop” non è ancora in ritardo perché l’appalto era stato appena contrattualizzato. Per usare il titolo de “L’Indipendente” dell’11 ottobre 2007 : “Napoli contagia persino Amato. Promesse non mantenute : solo annunci sulla sicurezza”. Problemi antichi, e questo è solo l’ultimo di tanti articoli sull’argomento : a inizio estate, il Prefetto Pansa su “Il Mattino” del 6 luglio 2007, aveva evidenziato come per “…alcuni mancano le frequenze per il collegamento via radio, via etere. Bisogna rifare il progetto… alcuni erano stati anche contrattualizzati, questa è una complicazione in più…”, puntualmente smentito dalla ditta appaltatrice - su “Il Mattino” del giorno successivo – che, nell’indicare come le frequenze fossero in realtà sufficienti “…per coprire il territorio urbano e il Prefetto deve aver equivocato…”, addebitava i ritardi alla vetustà delle carte che si sono dovute utilizzare per gli scavi e ai tempi degli allacciamenti richiesti dell’Enel; l  infine, ancora a luglio “…nulla di fatto…”, segnalava Paola Perez, su “Il Mattino” dell’8 luglio 2007, per quanto riguarda il previsto accorpamento dei venti Commissariati di Polizia in dieci Distretti.
  • 55. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Quello della videosorveglianza sembra un problema ricorrente, perché anche a Genova l’attuazione del “Patto”, firmato dal Vice Ministro Minniti il 14 giugno 2007, ha incontrato su questo punto, per quanto è dato sapere, analoghe difficoltà : capita, così, che una recrudescenza di attività criminali nel Ponente genovese, porti a scoprire – “… e nessuno sa dire che cosa sarebbe accaduto e quali tempi sarebbero effettivamente occorsi per sbrogliare il nodo delle 22 telecamere senza la denuncia …” - che il sistema già installato nella zona di Sampierdarena non possa funzionare perché nessuno avrebbe previsto l’allaccio alla rete elettrica e il pagamento dei consumi che l’ELSAG, la ditta appaltatrice, si è assunta provvisoriamente finché la questione non troverà soluzione. l  “Telecamere senza luce e annunci politici al buio”, titola Roberto Onofrio su “Il Secolo XIX” dell’11 ottobre 2007, quindi, e sembra quasi che l’avvenuta messa in funzione del sistema poche settimane dopo sia dovuta più che all’impegno istituzionale all’intervento giornalistico, riproponendo il cd. modello “Striscia la notizia”, mentre permane una asimmetria realizzativa che trova riscontro anche nella circostanza di un sistema che non “dialoga” con gli esistenti apparati ( il cd. “sistema G8, ampliato” realizzato dalla “Carlo Gavazzi Space”, quello della Polizia Municipale e quello dello Stadio Marassi ), quasi ad aver “… costruito una seconda autostrada, invece di prevedere un ampliamento dell’esistente prevedendo la costruzione di una terza corsia…”. Ø  Nell’autunno 2007 diventa un problema ricorrente anche quello degli annunciati rinforzi : “Il Secolo XIX” ha, così, scoperto “la presa in giro dei falsi annunci”, per rimanere al titolo del 4 novembre 2007, in quanto i 40 poliziotti pattuiti serviranno solo a sostituire i 56 che hanno lasciato Genova, mentre i 40 Carabinieri colmeranno “… più o meno alla pari il pensionamento fisiologico di altrettanti sottufficiali incidendo poco o nulla…”.
  • 56. L’attività di prevenzione : scelte nazionali Ø  Vi è, poi, anche una domanda che ha iniziato a serpeggiare su questa sussidiarietà a senso unico sotto il profilo economico : cosa accadrà il prossimo anno? Chi sosterrà, cioè, il costo di funzionamento di alcuni progetti ? Qualcuno, come la Governatrice del Piemonte, la prof.ssa Mercedes Bresso intervistata da Maurizio Tropeano su “La Stampa” dell’11 giugno 2007, ha già detto “basta” in relazione ad eventuali richieste future di risorse economiche destinate “… a fornire i mezzi per i carabinieri e la polizia … i soldi della Regione non saranno più spesi per supplire la mancanza di risorse dello Stato … è Roma che deve garantire mezzi e uomini alla polizia e ai carabinieri …”. Ø  Qualche altro amministratore ha iniziato a fare due conti, “Ma i conti non tornano”, come aveva già titolato Fulvia Amabile su “La Stampa” del 22 marzo 2007 : nonostante il “… Piano per Napoli prevedesse mille poliziotti … in 400 sono finiti a Milano… soli 224 agenti sono arrivati a Napoli …al danno si aggiunge la beffa … con Milano che si è accaparrata una fetta d rinforzi molto più cospicua …” , scrive “L’Unità” del 6 giugno 2007. Ø  Il problema diventa, così, anche quello della concorrenza tra le diverse città interessate ai “Patti”, insomma un “perché a loro sì, e perché a noi no”, ben sintetizzato da un titolo de “La Nazione”, il quotidiano di Firenze, con un “Figli di un dio minore”, per mettere in risalto come nello stesso giorno in cui il Ministro dell’Interno firmava il “Patto” senza risorse aggiuntive per la città, un agente della Polizia Locale veniva ferito da un abusivo e alcuni venditori manifestavano davanti a Palazzo Vecchio perché vogliono vendere indisturbati merce contraffatta.
  • 57. L’attività di prevenzione : scelte locali Ø  Privatizzazione della sicurezza l  della domanda di sicurezza : lo Stato non è più il collettore delle domande di sicurezza della società e cittadini ed imprese se ne assumono direttamente l’onere; l  dell’offerta di sicurezza : lo Stato non è nemmeno più l’unico fornitore, che è in fase così avanzata da rendere problematica, in alcuni casi, la distinzione tra pubblico e privato . Ø  Poche motivazioni di acquisto o di investimento sono più forti della paura. l  Secondo l’ultima indagine Istat, dal 1997 ad oggi, sono in costante aumento le tecniche di autodifesa tra gli Italiani che, per il 60,7 % del campione , mettono la paura del furto in abitazione al primo posto : •  il 22,3 % lascia le luci accese in casa quando esce ( era il 20,6 % nel 1997 ); •  porte blindate sono la difesa preferita ( 45,3 % contro il 36,6 % ), •  inferiate a porte e finestre ( 21,4 %, era il 20 % ), sistemi di allarme ( 20,5 % oggi a fronte del 13,4 % ) , casseforti ( 13,5 %, era il 10 % ) Ø  La paura rischia di produrre un processo di compartimentazione nelle città con la creazione di zone protette con ogni mezzo dal mondo esterno Ø  L'elevato costo privato dell'offerta di sicurezza determina poi una distribuzione diseguale della sicurezza stessa nel sociale, accentuando pericolosamente i rischi sociali di vittimizzazione in ragione delle disponibilità economiche di accesso alla risorsa privata della sicurezza.
  • 58. L’attività di prevenzione : scelte locali . PARTECIPAZIONE AL CPOSP. Ø  Fu una delle prime, se non la prima vera rivendicazione dei Sindaci l  costituito per effetto della legge di riforma della Polizia del 1981 quale “ organo ausiliario di consulenza del prefetto – che li presiede - per l’esercizio delle sue attribuzioni di autorità provinciale di pubblica sicurezza “ e originariamente composto dal Questore e dai Comandanti dei CC e della GdF l  E’ emblematico che l’avv. Gentilini non lo abbia mai chiesto l  L’accumulo di inciviltà negli spazi pubblici contribuisce ad aumentare l’insicurezza dei cittadini : proprio nelle strategie di prevenzione dei fenomeni di disordine urbano le politiche locali possono giocare un ruolo realmente proattivo e non solo, in maniera perlopiù simbolica, reattivo. Se gli attori istituzionali locali hanno la capacità di intercettare in tempo utile i segni di inciviltà, hanno contestualmente la possibilità di produrre politiche non solo di contenimento di tali manifestazioni, ma anche idonee a trasmettere messaggi portatori di significati opposti contribuendo a sviluppare il senso di appartenenza e di partecipazione della collettività sana al proprio territorio. Ø  L’emergenza criminalità ed il processo federalistico, spinsero sempre più spesso Prefetti e Sindaci a consultarsi sulla consistenza dei problemi e sulle misure da adottare fino a modificarne nei fatti la natura: l  da luogo del coordinamento delle FFPP l  a luogo del confronto, se non della concertazione, fra Prefetto e Sindaco. Ø  D.Lvo luglio 1999 recepisce l’esistente, ma aumenta, invece di scioglierle, le ambiguità : si presenta come un organo, quasi paritario, di concertazione delle politiche di sicurezza, ma nella forma resta un "organo di consulenza del prefetto" l  le due cose difficilmente stanno insieme atteso che i Sindaci, forti del loro ruolo di rappresentanti diretti della comunità e di responsabili del Governo della città, vogliono indicare le priorità che fungano da riferimento anche per le Autorità di pubblica sicurezza
  • 59. L’attività di prevenzione : scelte locali Impiego Istituti di vigilanza: Ø  Una volta il loro impiego era tipico su obiettivi di notevole rilevanza economica. Ø  Oggi la loro redditività è sempre più influenzata dalla capacità di offrire servizi di sicurezza capaci di soddisfare le esigenze di clienti con redditi medi l  negozianti, ambulanti, piccoli artigiani, interi condomini o aree di zone residenziali che rinunciano ad una parte del loro reddito, ad una parte del loro benessere, pur di vivere tranquilli o, meglio, pur di cercare di contenere la paura e ridurre l’incidenza della micro-criminalità. Ø  Molti Sindaci, dove non era possibile provvedere con la Polizia Municipale, hanno stipulato contratti per la vigilanza con questi Istituti, magari dopo aver condiviso spese e servizio con qualche Comune limitrofo. Ø  E’ il risultato della multilateralizzazione ( D. H. BAYLEY, C. D. SHEARING ) nel governo della sicurezza : l  da un lato, i privati che hanno assunto la responsabilità di proteggersi da episodi criminali; l  dall’altro, un numero sempre crescente di agenzie non statali che forniscono servizi di sicurezza, in alternativa o ad integrazione dell’operato delle polizie statali .
  • 60. L’attività di prevenzione : scelte locali Ø  valorizzazione della Polizia locale Ø  Le “ronde” e le altre iniziative spontanee dei cittadini
  • 61. L’attività di prevenzione : scelte locali SICUREZZA URBANA E CITTA’ ACCOGLIENTE l  Poche motivazioni di acquisto o di investimento sono più forti della paura. l  La paura rischia di produrre un processo di compartimentazione nelle città con la creazione di zone protette con ogni mezzo dal mondo esterno •  una nuova accezione : non solo assenza di minaccia, ma anche attività positiva di rafforzamento della percezione pubblica della sicurezza •  richiama il luogo ove si manifestano problemi rilevanti •  allude anche agli attori istituzionali che ne hanno la responsabilità e ne afferma un nuovo ruolo •  mette però in ombra la relazione che alcuni di queste fenomenologie hanno con livelli decisamente globali •  il rischio è quello di trasformare in problemi criminali aspetti della vita urbana che dovrebbero rientrare in altri ambiti l  CRITERI •  attrattività per valorizzare il nuovo insediamento •  spazi esterni come luoghi vivibili e come ampliamento di uno spazio •  possibilità di molteplici comunicazioni in luogo di una anonimità cittadina, •  negozi e uffici pubblici •  il mezzo pubblico •  il progetto suolo •  verde •  garages e parcheggi