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Autorganizzazione,Mutualismo,Solidarietà
BOLLETTINO DELLA SEZIONE DI LIEGE DELL’ASBL LA COMUNE DEL BELGIO
Numero 4 GENNAIO-FEBBRAIO 2014
Diritto o non diritto
Siamo arrivati al quarto numero del nostro
bollettino;questo volta ci occupiamo di diritto,o meglio
di come anche il diritto e le leggi o la loro
interpretazione siano in parti mutate in questi anni e ci
riferiamo in particolare al problema che si è avuto in
Belgio circa l’allontanamento(o espulsione se volete)dei
cittadini comunitari e della piattaforma che La Comune
del Belgio ha contribuito a creare a questo proposito;ci
occupiamo anche della cosiddetta ideologia della
tolleranza zero che ha contribuito in questi anni a
modificare gli stessi rapporti e relazioni sociali;infine
come sempre anche in questo numero la rubrica delle
info utili in cui diamo indicazioni,consigli ed
informazioni sulla vita in Belgio.Continuiamo la nostra
avventura fiduciosi!
L’Ideologia della tolleranza
zero
La confusione di questi anni di crisi e di austerity,non ha
coinvolto solo il mondo politico economico e sociale ma
ha finito con l’influenzare anche aspetti che normalmente
vengono messi in secondo piano o per così dire meno
appariscenti,ma che investono una grande importanza nel
nostro sistema di relazioni sociali:il mondo del diritto.
Di pare passo con la diffusione delle politiche neoliberiste
nel mondo legislativo e giuridico si è andato diffondendo
quella che è stata definita come l’ideologia della tolleranza
zero.Si tratta di uno slogan con il quale da almeno un
ventennio si definisce quella dottrina politico-criminale
che sostiene la necessita di combattere in maniera
estremamente aggressiva la microcriminalità e di attrarre
nell’area del diritto penale una serie di condotte che
produrrebbero disordine e arrecherebbero fastidio ai
cittadini per cosi dire perbene(i lavavetri,gli
ambulanti,graffitari,mendicità)basandosi sul presupposto
che una più forte repressione delle violazioni minori
costituiscano la via per combattere i grandi fenomeni
criminali e la soluzione per i problemi di sicurezza urbana.
Un mito nato negli Stati Uniti nel corso degli anni 80 ed
alimentato nel decennio successivo in particolare dal
sindaco di New York Rudolph Giuliani e che poi è
sbarcato anche qui in Europa;questa ideologia, che ha dato
luogo nei vari paesi europei ai cosiddetti”pacchetti
sicurezza”sia pure con forme ed intensità diverse,è stata
negli anni oggetto di forte critiche nel mondo giuridico sia
per il suo indirizzo di trasformare problemi di carattere
sociale(come il degrado nelle periferie delle grandi
città)sia per la sua politicizzazione o meglio l’uso
strumentale da parte di determinate forze politiche per
giusticare politiche repressive.
Continua pag 2
IN QUESTO NUMERO
1 Diritto o non diritto
1 L’ideologia della tolleranza zero(cosa
consiste,come è nata e si è sviluppata)
Da pag 1 a pag 4
2 EUFORPEOPLE(la piattaforma per
la libertà di circolazione e contro la
politica delle espulsioni comunitarie)
4 Info utili:il controllo dei lavoratori in
caso di malattia
2
Nasce”EU forPeople”
piattaforma per la libertà di
circolazione e contro la
politica delle espulsioni.
L’attacco alla libertà dei cittadini UE di circolare e
soggiornare in qualsiasi Stato membro sembra prender
piede in diversi Paesi europei, non ultimi la Francia,
Germania e il Regno Unito. Ma è il piccolo Regno del
Belgio che da tempo sta minacciando, più seriamente degli
altri, il diritto alla libera circolazione. Attraverso procedure
di controllo sistematiche e interpretazioni restrittive delle
norme comunitarie, le autorità belghe stanno procedendo
ad un attacco ostinato alla libertà di circolazione e
soggiorno delle persone. Spesso al confine della legalità,
spesso sfociando nella completa illegalità rispetto alla
corretta applicazione delle norme comunitarie, il Belgio
procede a controlli autonomatici dei dossier personali dei
migranti, ritenendoli con molta facilità un ‘onere
eccessivo’ per lo Stato sociale.
Senza discriminazione rispetto al Paese d’origine - si può
essere rumeni, italiani, inglesi, olandesi, spagnoli, greci o
francesi, e così via - le autorità belghe hanno identificato
tre categorie di cittadini destinatarie di ordini di espulsioni:
i disoccupati, i beneficiari di prestazioni sociali non
contributive, i lavoratori dipendenti assunti con contratti di
reiserimento professionali. Questi ultimi sono conosciuti
come ‘Articolo 60’, e sono erogati in parte dal CPAS
(Centro pubblico di azione sociale).
5913.Questo è il numero di cittadini comunitari che dal
2010 al 2013 ha ricevuto un ordine di lasciare il
territorio(2712 nel solo 2013). ). Un comportamento dello
stato belga giustificato da un’interpretazione quantomeno
ambigua della Direttiva 2004/38CE sulla libera
circolazione. Questa vincola il mantenimento del diritto di
soggiorno per i cittadini UE e i loro familiari alla
condizione che questi non diventino “un onere eccessivo
per il sistema di assistenza sociale dello stato ospitante”
(art. 14.1), ma stabilisce anche, tra le altre cose, che un
cittadino dell’Unione in cerca di occupazione non può
essere allontanato finché è in grado di “dimostrare di
essere alla ricerca di un posto di lavoro e di avere buone
possibilità di trovarlo” (art. 14.4) e che “il ricorso al
sistema di assistenza sociale non dà luogo
automaticamente ad un provvedimento di allontanamento”
(art.14.3). Il Belgio, espellendo beneficiari di redditi
d’integrazione, disoccupati (l’indennità di disoccupazione
non è un aiuto sociale!) e lavoratori “articolo 60”, in nome
di una lotta al cosiddetto welfare tourism, in realtà adotta
un’interpretazione equivoca ed opportunistica del diritto
europeo. Interpretazione dagli effetti sconcertanti e
paradossali, come ad esempio la storia di Fabrizio nato in
Belgio da genitori italiani,che all’età di 18 anni aveva
Continua a pag 3
Ciò ha determinato forme di allarmismo
collettivo(alimentato anche pesantemente dai media in
forma spettacolarizzata)verso determinate categorie di
soggetti(stranieri,drogati,poveri,zingari,emarginati,cioè
quell’insieme di cittadini dell’ultima fila che
esemplificano gli scarti dell’economia globalizzata).
In realtà la politica della tolleranza zero opera solo a
livello superficiale: non si chiede le ragioni dei
comportamenti devianti ne aspira ad eliminare i fenomeni
di degrado e di delinquenza dalla società,importa solo che
i comportamenti incivili non avvengano in pubblico.Non
ci si occupa in definitiva,della sorte di
accattoni,barboni,lavavetri,immigrati clandestini.poco
importa il loro essere individui,la possibilità di reinserire i
“devianti”nella società,quello che va garantito è il valore
esteriore della pulizia e dell’ordine dell’ambiente in cui
l’interazione sociale avviene.
Un ideologia del controllo sociale dunque,e ad
alimentarla una nevrotica preoccupazione per la sicurezza
della proprietà e dell’integrita personale,che oggi sollecita
nelle grandi città la creazione di edifici bunker e di spazi
preclusi al cui interno gli esponenti della classe
media,sempre più intimoriti dal crimine,si rinserrano per
difendersi dagli attacchi di riemergenti soggetti pericolosi
e ciò spiega la svolta verso politiche punitive di stampo
populista in cui la funzione risocializzatrice dello stato
viene messa da parte come illusione di anime belle,e la
questione criminale va progressivamente smarrendo il suo
carattere di questione sociale e di problema anche tecnico-
scientifico di competenza degli
esperti(criminologi,sociologi,psicologi ecc)ma si
ripoliticizza riassumendo il vecchio(e conservatore) volto
di una questione di mero ordine pubblico.
Da qui la tendenza a rispondere alla criminalità con più
carcere nei confronti dei soliti soggetti socialmente
emarginati che costituiscono la popolazione tipica delle
prigioni,ricorventendo così lo stato assistenziale caduto in
crisi in uno stato che torna ad esibire un volto autoritario-
punitivo;mentre al contrario di fronte all’emergere di
nuove forme di criminalità economica,quella cosiddetta
dei “colletti bianchi”la risposta è stata debole ed
inadeguata pur trattandosi di crimini più gravi specie nei
confronti della collettività. Ma perché la tolleranza zero ha
fatto così presa sull’opinione pubblica e sulla
collettività,nonostante le statistiche avessero mostrato un
continuo calo della microcriminalità? Continua pag 3
3
Continua da pag 2
Le risposte sono varie e complesse e legate ai mutamenti
politici,sociali ed economici di questi anni;l’analisi più
lucida è quella proposta dallo studioso della New York
University David Garland nel suo libro La cultura del
controllo spiegando di come a partire dagli anni dei
governi Tatcher e Reegan sia stata proposta al mondo
occidentale un’ideologia politica ed economica che eleva il
mercato ad unico possibile artefice di quel benessere
economico che lo stato interventista sembrava non poter
più garantire;negli anni 80 la democrazia sociale ispirata al
modello keynesiano ha cessato di essere la soluzione di
tutti i mali per divenire, invece, il problema centrale delle
nuove politiche governative”. Questo credo neoliberista si
è quindi tradotto nell’adozione di una serie di
provvedimenti finalizzati a deregolamentare la finanza,
limitare l’influenza dei sindacati, ridurre il costo del lavoro,
privatizzare il settore pubblico, estendere la concorrenza di
mercato e ridurre le prestazioni del welfare attraverso tagli
alla spesa sociale.
Il risultato, a tutti evidente, è stato un “inasprimento delle
disuguaglianze”, operato in nome della libertà economica,
e la fine delle politiche solidaristiche promosse fino agli
anni Settanta: negli ultimi decenni, “la distanza sociale ed
economica tra disoccupati e occupati, fra bianchi e neri, fra
zone residenziali ricche e zone povere dilaniate dai
conflitti, fra i consumatori di un settore privato in crescente
espansione e gli utenti di istituzioni pubbliche allo sfascio,
è cresciuto in maniera vertiginosa, fino a divenire un luogo
comune nel discorso sociale e politico” (Garland, 2004, p.
189 ss.). Accanto all’ideologia del mercato si è affermato
un ritorno di stampo conservatore a istanze di ordine e
controllo sociale, con effetti, se si vuole, paradossali:“il
neoconservatorismo esortava tutti a un ritorno ai valori
della famiglia, del lavoro,dell’astinenza, dell’autocontrollo,
ma di fatto i suoi imperativi morali si indirizzavano
solo ai disoccupati, alle madri indigenti, agli immigrati, ai
delinquenti e ai tossicodipendenti” (Garland, 2004, p. 191).
Insomma, l’aumento della popolazione economicamente e
socialmente marginalizzata è andata di pari passo con
pressanti domande di controllo sociale: il risultato è stato
che “il senso di una coesione sociale fondata sulla
cittadinanza e la solidarietà che andasse oltre le divisioni di
classe e di reddito è diventato sempre meno credibile man
mano che la vita e la cultura delle classi svantaggiate hanno
iniziato ad essere percepite come diverse dalle classi
benestanti.
Continua pag 4
continua da pag 2
la nazionalità italiana e ritrovatosi senza lavoro ha
ricevuto un ordine di lasciare il territorio pur avendo
sempre vissuto in Belgio! Un ragionamento che riflette
una visione della società che, implicitamente, gerarchizza
le persone e le loro attività in funzione della loro
posizione amministrativa e della loro presunta utilità
economica. Inoltre questo comportamento si pone altresì
in contrasto con quanto previsto dal Regolamento
883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza
sociale; il principio alla sua base è la proibizione di ogni
discriminazione nell’accesso al welfare dei lavoratori
migranti rispetto ai lavoratori nazionali.
Infatti il lavoratore che versa contributi da lavoro in più
stati membri ha diritto a totalizzarli e ad accedere alle
prestazioni di sicurezza sociale nello stato membro,in cui
il lavoratore si trova,prendendo in considerazione anche i
contributi maturati negli altri stati membri(e tra le
prestazioni vi rientra anche la disoccupazione).
La Comune del Belgio di fronte a questa situazione non è
rimasta ferma ed ha contribuito a creare insieme ad altre
realtà associative sia belghe che straniere una piattaforma
comune chiamata EU for People. (come Bruxelles
Laïque, gli indignados spagnoli del 15M, i greci di
Initiative de solidarité avec la Grèce qui resiste, il
Progetto Melting Pot Europa, Urca asbl, la Marche des
Migrants, Maison du peuple d’europe).
La piattaforma nasce come una rete aperta costituità da
organizzazioni della società
civile,associazioni,giuristi,sindacalisti e cittadini di
diverse nazionalità per difendere e rinforzare il diritto alla
libera circolazione di tutti i cittadini europei.L’obiettivo
che la piattaforma persegue si basa su tre azioni:
--)fornire informazioni:essere un primo punto di
contatto e d’informazione per le persone che ricevono un
provvedimento di espulsione.
--)sensibilizzare:denunciare e sensibilizzare tale
politica,come una grave minaccia per il processo
d’integrazione europeo,e perché ciò che può accadere ad
uno può accadere a tutti.
--)azioni collettive:azioni collettive sono necessarie per
opporsi a questa politica;i cittadini espulsi non possono
essere messi da parte,ignorati e lasciati da soli contro la
burocrazia,In parallelo,queste azioni sono necessarie per
esigere una vera Europa sociale, per l’armonizzazione
delle politiche sociale,essenziale per garantire
un’uguaglianza di trattamento per tutti; per cui tutti coloro
che si trovano all’interno dell’UE, siano essi cittadini
comunitari o di paesi terzi, debbano beneficiare degli
stessi diritti e protezioni.
Per info:www.euforpeople.altervista.org
4
da
Info utili: il controllo dei
lavoratori in caso di malattia
Nel caso in cui un lavoratore si trovi nella situazione di
non poter andare a lavoro causa malattia,non può
comunque rifiutare di sottoporsi ad una visita del medico
controllore,né può rifiutare di farsi esaminare.Da parte
sua il medico controllore può verificare soltanto se siete
inabili al lavoro e quale sarà la durata verosimile della
vostra incapacità lavorativa.Il medico deve verificare
anche la causa di questa incapacità(malattia,incidente)e
non potrà mai ingiungervi a riprendere il lavoro.
Se il vostro medico curante vi ha vietato di uscire,il
controllo si effettua là dove abitate;se non è il vostro
indirizzo ufficiale,dovete informare il datore di lavoro ed
il medico controllore,di preferenza per iscritto.Circa il
permesso di uscire ciò dipende;può essere che il
regolamento di lavoro di riferimento preveda di
presentarvi dal medico controllore durante un certo
periodo,o che siate a sua disposizione in certe ore e date.
Se niente è previsto o stipulato allora il datore di lavoro
può chiedervi di presentarvi alla visita in qualsiasi
momento;le spese di spostamento sono a carico tuttavia
del datore di lavoro,ma in questo casi il medico
controllore può anche presentarsi al vostro domicilio;il
controllo da parte del medico può avvenire durante
qualsiasi giorno della settimana,anche i week-end tra le
ore 5h e 21h.
Viene considerato come rifiuto al controllo se cercate di
mantenere volontariamente il medico fuori.
Se vi è il permesso di lasciare la vostra abitazione,non
siete obbligati a restarvi continuamente,ma dovrete
verificare se nella vostra buca delle lettere il medico
abbia lasciato una convocazione;ciò conta anche se siete
a carico della mutualità,dunque dopo il periodo di salario
garantito.La persona che volontariamente rende il
controllo impossibile corre un grande rischio:non
soltanto può perdere il suo salario garantito,ma questo
fattopuò anche costituire una ragione di forza maggiore
per il suo licenziamento
I ceti più deboli della popolazione, in un mondo costruito
sugli imperativi della scelta individuale e della libertà
personale, hanno quindi cominciato ad essere percepiti
dalla classe media come i parassiti del vecchio ordine
economico, i “mantenuti” dal vecchio welfare state, gli
“immeritevoli”, quelli che per mancanza di impegno non
hanno voluto integrarsi nel mondo costruito dal nuovo
credo neoliberista. Lo Stato sociale, a sua volta, è stato
giudicato come “un apparato burocratico governativo
costoso e inefficiente,che ridistribuisce il denaro
faticosamente guadagnato da chi lavora a una massa
immeritevole di beneficiari inetti e sfaccendati”.
Con il tramonto dell’idea di welfare state lo Stato è sempre
più incapace di fronteggiare l’insicurezza prodotta dal
libero mercato: esso trova però una nuova fonte di
legittimazione nei compiti di tutela dell’incolumità
personale dei cittadini, contro “minacce e timori rivolti a
corpi umani, beni e habitat da attività criminali, dal
comportamento antisociale della underclass”. A differenza
però “dell’insicurezza nata dal mercato (che semmai è
troppo visibile e patente), quella insicurezza alternativa con
cui si spera di restituire allo Stato il monopolio perduto
sulla redenzione va acuita
artificialmente, o quanto meno fortemente drammatizzata
per incutere un volume di‘timore ufficiale’ sufficiente a
porre in ombra, e a relegare in secondo piano, i timori per
la sicurezza generati dall’economia, contro cui
l’amministrazione dello Stato non può – e non vuole – fare
nulla.
Diversamente dal caso delle minacce generate dal mercato
alla sopravvivenza e al benessere, la portata dei pericoli per
l’incolumità personale va pubblicizzata in modo intensivo e
dipinta con le tinte più fosche, cosicché il non
materializzarsi delle minacce possa essere salutato come un
evento straordinario, frutto della vigilanza, dell’attenzione
e della buona volontà degli organi dello Stato”.In definitiva
dunque la politica della “legge ed ordine”,della tolleranza
zero opera su due piani:da un lato funziona da modalità di
segregazione e di etichettamento,dall’altro ha un alto valore
simbolico,in particolare nell’assecondare il sentimento di
insicurezza del pubblico.Per questo i criminologi parlano di
politicizzazione del controllo della criminalità in cui le
strategia di risposta escono dalla competenza dei tecnici e
dei professionisti del campo per diventare materia quasi
esclusiva della competizione elettorale.Di qui il triste
spettacolo quotidiano di processi decisionali fortemente
politicizzati ed intrisi di populismo,provvedimenti emanati
per prioritarie esigenze di ordine pubblico indi
pendentemente dalle opinioni degli esperti e dai risultati
delle ricerche empiriche.Si sta affermando insomma una
cultura populista della pena che pone forse per la prima
volta la questione di una penalità socialmente condivisa dal
basso.
Il precario
+ estratti da “la cultura del controllo”di David Garland
Gli articoli riportati possono essere riprodotti
citandone la fonte e l’autore.
Contatti: www.lacomunedelbelgio.eu
Bruxelles:lacomunedelbelgio@gmail.com
Facebook: Comune del Belgio
Liege:lacomunedelbelgio.liegi@gmail.com
Facebook:Comune del Belgio Liegi
Rete solidale italiani a Liegi
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Gen feb

  • 1. 1 Autorganizzazione,Mutualismo,Solidarietà BOLLETTINO DELLA SEZIONE DI LIEGE DELL’ASBL LA COMUNE DEL BELGIO Numero 4 GENNAIO-FEBBRAIO 2014 Diritto o non diritto Siamo arrivati al quarto numero del nostro bollettino;questo volta ci occupiamo di diritto,o meglio di come anche il diritto e le leggi o la loro interpretazione siano in parti mutate in questi anni e ci riferiamo in particolare al problema che si è avuto in Belgio circa l’allontanamento(o espulsione se volete)dei cittadini comunitari e della piattaforma che La Comune del Belgio ha contribuito a creare a questo proposito;ci occupiamo anche della cosiddetta ideologia della tolleranza zero che ha contribuito in questi anni a modificare gli stessi rapporti e relazioni sociali;infine come sempre anche in questo numero la rubrica delle info utili in cui diamo indicazioni,consigli ed informazioni sulla vita in Belgio.Continuiamo la nostra avventura fiduciosi! L’Ideologia della tolleranza zero La confusione di questi anni di crisi e di austerity,non ha coinvolto solo il mondo politico economico e sociale ma ha finito con l’influenzare anche aspetti che normalmente vengono messi in secondo piano o per così dire meno appariscenti,ma che investono una grande importanza nel nostro sistema di relazioni sociali:il mondo del diritto. Di pare passo con la diffusione delle politiche neoliberiste nel mondo legislativo e giuridico si è andato diffondendo quella che è stata definita come l’ideologia della tolleranza zero.Si tratta di uno slogan con il quale da almeno un ventennio si definisce quella dottrina politico-criminale che sostiene la necessita di combattere in maniera estremamente aggressiva la microcriminalità e di attrarre nell’area del diritto penale una serie di condotte che produrrebbero disordine e arrecherebbero fastidio ai cittadini per cosi dire perbene(i lavavetri,gli ambulanti,graffitari,mendicità)basandosi sul presupposto che una più forte repressione delle violazioni minori costituiscano la via per combattere i grandi fenomeni criminali e la soluzione per i problemi di sicurezza urbana. Un mito nato negli Stati Uniti nel corso degli anni 80 ed alimentato nel decennio successivo in particolare dal sindaco di New York Rudolph Giuliani e che poi è sbarcato anche qui in Europa;questa ideologia, che ha dato luogo nei vari paesi europei ai cosiddetti”pacchetti sicurezza”sia pure con forme ed intensità diverse,è stata negli anni oggetto di forte critiche nel mondo giuridico sia per il suo indirizzo di trasformare problemi di carattere sociale(come il degrado nelle periferie delle grandi città)sia per la sua politicizzazione o meglio l’uso strumentale da parte di determinate forze politiche per giusticare politiche repressive. Continua pag 2 IN QUESTO NUMERO 1 Diritto o non diritto 1 L’ideologia della tolleranza zero(cosa consiste,come è nata e si è sviluppata) Da pag 1 a pag 4 2 EUFORPEOPLE(la piattaforma per la libertà di circolazione e contro la politica delle espulsioni comunitarie) 4 Info utili:il controllo dei lavoratori in caso di malattia
  • 2. 2 Nasce”EU forPeople” piattaforma per la libertà di circolazione e contro la politica delle espulsioni. L’attacco alla libertà dei cittadini UE di circolare e soggiornare in qualsiasi Stato membro sembra prender piede in diversi Paesi europei, non ultimi la Francia, Germania e il Regno Unito. Ma è il piccolo Regno del Belgio che da tempo sta minacciando, più seriamente degli altri, il diritto alla libera circolazione. Attraverso procedure di controllo sistematiche e interpretazioni restrittive delle norme comunitarie, le autorità belghe stanno procedendo ad un attacco ostinato alla libertà di circolazione e soggiorno delle persone. Spesso al confine della legalità, spesso sfociando nella completa illegalità rispetto alla corretta applicazione delle norme comunitarie, il Belgio procede a controlli autonomatici dei dossier personali dei migranti, ritenendoli con molta facilità un ‘onere eccessivo’ per lo Stato sociale. Senza discriminazione rispetto al Paese d’origine - si può essere rumeni, italiani, inglesi, olandesi, spagnoli, greci o francesi, e così via - le autorità belghe hanno identificato tre categorie di cittadini destinatarie di ordini di espulsioni: i disoccupati, i beneficiari di prestazioni sociali non contributive, i lavoratori dipendenti assunti con contratti di reiserimento professionali. Questi ultimi sono conosciuti come ‘Articolo 60’, e sono erogati in parte dal CPAS (Centro pubblico di azione sociale). 5913.Questo è il numero di cittadini comunitari che dal 2010 al 2013 ha ricevuto un ordine di lasciare il territorio(2712 nel solo 2013). ). Un comportamento dello stato belga giustificato da un’interpretazione quantomeno ambigua della Direttiva 2004/38CE sulla libera circolazione. Questa vincola il mantenimento del diritto di soggiorno per i cittadini UE e i loro familiari alla condizione che questi non diventino “un onere eccessivo per il sistema di assistenza sociale dello stato ospitante” (art. 14.1), ma stabilisce anche, tra le altre cose, che un cittadino dell’Unione in cerca di occupazione non può essere allontanato finché è in grado di “dimostrare di essere alla ricerca di un posto di lavoro e di avere buone possibilità di trovarlo” (art. 14.4) e che “il ricorso al sistema di assistenza sociale non dà luogo automaticamente ad un provvedimento di allontanamento” (art.14.3). Il Belgio, espellendo beneficiari di redditi d’integrazione, disoccupati (l’indennità di disoccupazione non è un aiuto sociale!) e lavoratori “articolo 60”, in nome di una lotta al cosiddetto welfare tourism, in realtà adotta un’interpretazione equivoca ed opportunistica del diritto europeo. Interpretazione dagli effetti sconcertanti e paradossali, come ad esempio la storia di Fabrizio nato in Belgio da genitori italiani,che all’età di 18 anni aveva Continua a pag 3 Ciò ha determinato forme di allarmismo collettivo(alimentato anche pesantemente dai media in forma spettacolarizzata)verso determinate categorie di soggetti(stranieri,drogati,poveri,zingari,emarginati,cioè quell’insieme di cittadini dell’ultima fila che esemplificano gli scarti dell’economia globalizzata). In realtà la politica della tolleranza zero opera solo a livello superficiale: non si chiede le ragioni dei comportamenti devianti ne aspira ad eliminare i fenomeni di degrado e di delinquenza dalla società,importa solo che i comportamenti incivili non avvengano in pubblico.Non ci si occupa in definitiva,della sorte di accattoni,barboni,lavavetri,immigrati clandestini.poco importa il loro essere individui,la possibilità di reinserire i “devianti”nella società,quello che va garantito è il valore esteriore della pulizia e dell’ordine dell’ambiente in cui l’interazione sociale avviene. Un ideologia del controllo sociale dunque,e ad alimentarla una nevrotica preoccupazione per la sicurezza della proprietà e dell’integrita personale,che oggi sollecita nelle grandi città la creazione di edifici bunker e di spazi preclusi al cui interno gli esponenti della classe media,sempre più intimoriti dal crimine,si rinserrano per difendersi dagli attacchi di riemergenti soggetti pericolosi e ciò spiega la svolta verso politiche punitive di stampo populista in cui la funzione risocializzatrice dello stato viene messa da parte come illusione di anime belle,e la questione criminale va progressivamente smarrendo il suo carattere di questione sociale e di problema anche tecnico- scientifico di competenza degli esperti(criminologi,sociologi,psicologi ecc)ma si ripoliticizza riassumendo il vecchio(e conservatore) volto di una questione di mero ordine pubblico. Da qui la tendenza a rispondere alla criminalità con più carcere nei confronti dei soliti soggetti socialmente emarginati che costituiscono la popolazione tipica delle prigioni,ricorventendo così lo stato assistenziale caduto in crisi in uno stato che torna ad esibire un volto autoritario- punitivo;mentre al contrario di fronte all’emergere di nuove forme di criminalità economica,quella cosiddetta dei “colletti bianchi”la risposta è stata debole ed inadeguata pur trattandosi di crimini più gravi specie nei confronti della collettività. Ma perché la tolleranza zero ha fatto così presa sull’opinione pubblica e sulla collettività,nonostante le statistiche avessero mostrato un continuo calo della microcriminalità? Continua pag 3
  • 3. 3 Continua da pag 2 Le risposte sono varie e complesse e legate ai mutamenti politici,sociali ed economici di questi anni;l’analisi più lucida è quella proposta dallo studioso della New York University David Garland nel suo libro La cultura del controllo spiegando di come a partire dagli anni dei governi Tatcher e Reegan sia stata proposta al mondo occidentale un’ideologia politica ed economica che eleva il mercato ad unico possibile artefice di quel benessere economico che lo stato interventista sembrava non poter più garantire;negli anni 80 la democrazia sociale ispirata al modello keynesiano ha cessato di essere la soluzione di tutti i mali per divenire, invece, il problema centrale delle nuove politiche governative”. Questo credo neoliberista si è quindi tradotto nell’adozione di una serie di provvedimenti finalizzati a deregolamentare la finanza, limitare l’influenza dei sindacati, ridurre il costo del lavoro, privatizzare il settore pubblico, estendere la concorrenza di mercato e ridurre le prestazioni del welfare attraverso tagli alla spesa sociale. Il risultato, a tutti evidente, è stato un “inasprimento delle disuguaglianze”, operato in nome della libertà economica, e la fine delle politiche solidaristiche promosse fino agli anni Settanta: negli ultimi decenni, “la distanza sociale ed economica tra disoccupati e occupati, fra bianchi e neri, fra zone residenziali ricche e zone povere dilaniate dai conflitti, fra i consumatori di un settore privato in crescente espansione e gli utenti di istituzioni pubbliche allo sfascio, è cresciuto in maniera vertiginosa, fino a divenire un luogo comune nel discorso sociale e politico” (Garland, 2004, p. 189 ss.). Accanto all’ideologia del mercato si è affermato un ritorno di stampo conservatore a istanze di ordine e controllo sociale, con effetti, se si vuole, paradossali:“il neoconservatorismo esortava tutti a un ritorno ai valori della famiglia, del lavoro,dell’astinenza, dell’autocontrollo, ma di fatto i suoi imperativi morali si indirizzavano solo ai disoccupati, alle madri indigenti, agli immigrati, ai delinquenti e ai tossicodipendenti” (Garland, 2004, p. 191). Insomma, l’aumento della popolazione economicamente e socialmente marginalizzata è andata di pari passo con pressanti domande di controllo sociale: il risultato è stato che “il senso di una coesione sociale fondata sulla cittadinanza e la solidarietà che andasse oltre le divisioni di classe e di reddito è diventato sempre meno credibile man mano che la vita e la cultura delle classi svantaggiate hanno iniziato ad essere percepite come diverse dalle classi benestanti. Continua pag 4 continua da pag 2 la nazionalità italiana e ritrovatosi senza lavoro ha ricevuto un ordine di lasciare il territorio pur avendo sempre vissuto in Belgio! Un ragionamento che riflette una visione della società che, implicitamente, gerarchizza le persone e le loro attività in funzione della loro posizione amministrativa e della loro presunta utilità economica. Inoltre questo comportamento si pone altresì in contrasto con quanto previsto dal Regolamento 883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale; il principio alla sua base è la proibizione di ogni discriminazione nell’accesso al welfare dei lavoratori migranti rispetto ai lavoratori nazionali. Infatti il lavoratore che versa contributi da lavoro in più stati membri ha diritto a totalizzarli e ad accedere alle prestazioni di sicurezza sociale nello stato membro,in cui il lavoratore si trova,prendendo in considerazione anche i contributi maturati negli altri stati membri(e tra le prestazioni vi rientra anche la disoccupazione). La Comune del Belgio di fronte a questa situazione non è rimasta ferma ed ha contribuito a creare insieme ad altre realtà associative sia belghe che straniere una piattaforma comune chiamata EU for People. (come Bruxelles Laïque, gli indignados spagnoli del 15M, i greci di Initiative de solidarité avec la Grèce qui resiste, il Progetto Melting Pot Europa, Urca asbl, la Marche des Migrants, Maison du peuple d’europe). La piattaforma nasce come una rete aperta costituità da organizzazioni della società civile,associazioni,giuristi,sindacalisti e cittadini di diverse nazionalità per difendere e rinforzare il diritto alla libera circolazione di tutti i cittadini europei.L’obiettivo che la piattaforma persegue si basa su tre azioni: --)fornire informazioni:essere un primo punto di contatto e d’informazione per le persone che ricevono un provvedimento di espulsione. --)sensibilizzare:denunciare e sensibilizzare tale politica,come una grave minaccia per il processo d’integrazione europeo,e perché ciò che può accadere ad uno può accadere a tutti. --)azioni collettive:azioni collettive sono necessarie per opporsi a questa politica;i cittadini espulsi non possono essere messi da parte,ignorati e lasciati da soli contro la burocrazia,In parallelo,queste azioni sono necessarie per esigere una vera Europa sociale, per l’armonizzazione delle politiche sociale,essenziale per garantire un’uguaglianza di trattamento per tutti; per cui tutti coloro che si trovano all’interno dell’UE, siano essi cittadini comunitari o di paesi terzi, debbano beneficiare degli stessi diritti e protezioni. Per info:www.euforpeople.altervista.org
  • 4. 4 da Info utili: il controllo dei lavoratori in caso di malattia Nel caso in cui un lavoratore si trovi nella situazione di non poter andare a lavoro causa malattia,non può comunque rifiutare di sottoporsi ad una visita del medico controllore,né può rifiutare di farsi esaminare.Da parte sua il medico controllore può verificare soltanto se siete inabili al lavoro e quale sarà la durata verosimile della vostra incapacità lavorativa.Il medico deve verificare anche la causa di questa incapacità(malattia,incidente)e non potrà mai ingiungervi a riprendere il lavoro. Se il vostro medico curante vi ha vietato di uscire,il controllo si effettua là dove abitate;se non è il vostro indirizzo ufficiale,dovete informare il datore di lavoro ed il medico controllore,di preferenza per iscritto.Circa il permesso di uscire ciò dipende;può essere che il regolamento di lavoro di riferimento preveda di presentarvi dal medico controllore durante un certo periodo,o che siate a sua disposizione in certe ore e date. Se niente è previsto o stipulato allora il datore di lavoro può chiedervi di presentarvi alla visita in qualsiasi momento;le spese di spostamento sono a carico tuttavia del datore di lavoro,ma in questo casi il medico controllore può anche presentarsi al vostro domicilio;il controllo da parte del medico può avvenire durante qualsiasi giorno della settimana,anche i week-end tra le ore 5h e 21h. Viene considerato come rifiuto al controllo se cercate di mantenere volontariamente il medico fuori. Se vi è il permesso di lasciare la vostra abitazione,non siete obbligati a restarvi continuamente,ma dovrete verificare se nella vostra buca delle lettere il medico abbia lasciato una convocazione;ciò conta anche se siete a carico della mutualità,dunque dopo il periodo di salario garantito.La persona che volontariamente rende il controllo impossibile corre un grande rischio:non soltanto può perdere il suo salario garantito,ma questo fattopuò anche costituire una ragione di forza maggiore per il suo licenziamento I ceti più deboli della popolazione, in un mondo costruito sugli imperativi della scelta individuale e della libertà personale, hanno quindi cominciato ad essere percepiti dalla classe media come i parassiti del vecchio ordine economico, i “mantenuti” dal vecchio welfare state, gli “immeritevoli”, quelli che per mancanza di impegno non hanno voluto integrarsi nel mondo costruito dal nuovo credo neoliberista. Lo Stato sociale, a sua volta, è stato giudicato come “un apparato burocratico governativo costoso e inefficiente,che ridistribuisce il denaro faticosamente guadagnato da chi lavora a una massa immeritevole di beneficiari inetti e sfaccendati”. Con il tramonto dell’idea di welfare state lo Stato è sempre più incapace di fronteggiare l’insicurezza prodotta dal libero mercato: esso trova però una nuova fonte di legittimazione nei compiti di tutela dell’incolumità personale dei cittadini, contro “minacce e timori rivolti a corpi umani, beni e habitat da attività criminali, dal comportamento antisociale della underclass”. A differenza però “dell’insicurezza nata dal mercato (che semmai è troppo visibile e patente), quella insicurezza alternativa con cui si spera di restituire allo Stato il monopolio perduto sulla redenzione va acuita artificialmente, o quanto meno fortemente drammatizzata per incutere un volume di‘timore ufficiale’ sufficiente a porre in ombra, e a relegare in secondo piano, i timori per la sicurezza generati dall’economia, contro cui l’amministrazione dello Stato non può – e non vuole – fare nulla. Diversamente dal caso delle minacce generate dal mercato alla sopravvivenza e al benessere, la portata dei pericoli per l’incolumità personale va pubblicizzata in modo intensivo e dipinta con le tinte più fosche, cosicché il non materializzarsi delle minacce possa essere salutato come un evento straordinario, frutto della vigilanza, dell’attenzione e della buona volontà degli organi dello Stato”.In definitiva dunque la politica della “legge ed ordine”,della tolleranza zero opera su due piani:da un lato funziona da modalità di segregazione e di etichettamento,dall’altro ha un alto valore simbolico,in particolare nell’assecondare il sentimento di insicurezza del pubblico.Per questo i criminologi parlano di politicizzazione del controllo della criminalità in cui le strategia di risposta escono dalla competenza dei tecnici e dei professionisti del campo per diventare materia quasi esclusiva della competizione elettorale.Di qui il triste spettacolo quotidiano di processi decisionali fortemente politicizzati ed intrisi di populismo,provvedimenti emanati per prioritarie esigenze di ordine pubblico indi pendentemente dalle opinioni degli esperti e dai risultati delle ricerche empiriche.Si sta affermando insomma una cultura populista della pena che pone forse per la prima volta la questione di una penalità socialmente condivisa dal basso. Il precario + estratti da “la cultura del controllo”di David Garland Gli articoli riportati possono essere riprodotti citandone la fonte e l’autore. Contatti: www.lacomunedelbelgio.eu Bruxelles:lacomunedelbelgio@gmail.com Facebook: Comune del Belgio Liege:lacomunedelbelgio.liegi@gmail.com Facebook:Comune del Belgio Liegi Rete solidale italiani a Liegi Ne pas jeter sur la voie publique