Valutazione e terapia del paziente tabagista 2 trattamento psicocomportamentale
1. Trattamento psicocomportamentale del Tabagismo (1)
BASI TEORICHE E METODOLOGICHE
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2. Trattamento delle dipendenze
• Le basi teoriche e metodologiche del trattamento delle
dipendenze (addiction) sono trasversali ai vari tipi di
dipendenze, sia da sostanze che comportamentali e si ritiene
utile descrivere il trattamento della dipendenza da Nicotina
evidenziando questi aspetti comuni.
• La terminologia specifica utilizzata viene riportata spesso in
lingua inglese con l’intento di agevolare l’approccio alla
letteratura scientifica, considerando che questa si trova in
larga parte soltanto in questa lingua.
2
3. Trattamento multimodale
•
Il trattamento d’elezione è MULTIMODALE, nel quale ogni componente ha la sua importanza ed il
suo ruolo complementare agli altri aspetti del trattamento.
•
Tale tipo di trattamento è basato sul modello bio-psico-sociale (1,2), che unisce alla trasversalità
dell’approccio anche diverse possibili chiavi di lettura del fenomeno nei suoi vari aspetti.
•
Fra i componenti del trattamento dell’addiction, quelli socio-riabilitativi sono poco pertinenti al
trattamento del Tabagismo, così come il ricorso a lungo termine ai gruppi di auto aiuto.
•
I 3 componenti essenziali e comuni ai vari trattamenti sono:
– la vautazione iniziale del paziente
– Il trattamento farmacologico, che pur considerando eventuali difficoltà e controversie, è più
facile da definire
– l’intervento psicologico, che necessita di ulteriori chiarimenti
È sempre fondamentale e trasversale a tutte le dipendenze, la necessità di rilevare eventuali
problematiche di tipo psichiatrico.
•
Gli aspetti del trattamento del Tabagismo ampiamente sovrapponibili a quello delle altre
Dipendenze, inseriti in un percorso più breve e pragmatico, lo rendono una sorta di interessante
modello concentrato ed “in scala ridotta” rispetto ai più duraturi e complessi trattamenti delle altre
“addiction”. Si intravede tuttavia la progressiva consapevolezza della necessità di prolungare
ulteriormente il supporto trattamentale e post-trattamentale dei tabagisti (3).
3
4. Intervento psicologico
L’intervento in questo settore presenta due ambiti abbastanza distinti, seppur fortemente
interconnessi, tanto da rendere in parte artificiosa questa distinzione, che viene tuttavia
utilizzata per facilitarne la comprensione. Le specifiche caratteristiche del trattamento del
Tabagismo, più breve e pragmatico rispetto ai trattamenti delle altre Dipendenze, rendono
più agevole l’identificazione di tali ambiti distinti.
• Trattamento psico-comportamentale dell’addiction
E’ focalizzato sugli aspetti costitutivi specifici dell’addiction (motivazione, rapporto con
la sostanza e con l’ambiente e meccanismi che sottendono questo rapporto) ed è teso
a modificare/interrompere il consumo/comportamento.
E’ comunque presente un interessamento alle vulnerabilità e risorse a livello
psicologico e psico-sociale del soggetto e del suo ambiente, che possano aiutare o
interferire con il percorso di disassuefazione.
Nel caso del tabagismo, la durata è piuttosto limitata rispetto al trattamento delle altre
dipendenze.
• Trattamento psicologico
Vengono affrontati o approfonditi altri aspetti psicologici e psicosociali, significativi nel
determinare il benessere psicofisico del soggetto e la sua capacità di superare la
condizione di dipendenza che viene trattata. Nel caso del tabagismo, questo aspetto
del trattamento, che richiede in genere tempi medio-lunghi, può essere affrontato solo
in modo superficiale durante il percorso trattamentale e qualora sia necessario, viene
4
eventualmente delegato ad altre sedi più appropriate.
5. Trattamento psicologico
Oltre all’individuazione e valorizzazione delle risorse psicologiche individuali e relazionali
dell’individuo, può essere fondamentale e spesso anche indispensabile lo sviluppo di un
intervento su aree di disagio psicologico associate in modo più o meno diretto alla
dipendenza trattata.
Gli aspetti problematici possono essere di varia natura (traumatica, conflittuale
intrapsichica e relazionale, di struttura di personalità, di carenza di risorse psico-sociali ed
alternative per affrontare il distacco dalla sigaretta, ecc) e possono frequentemente
assumere caratteristiche patologiche strutturate anche dal punto di vista psichiatrico,
richiedendo in questo caso anche un’attenzione di tipo specialistico durante il trattamento
di disassuefazione.
L’emergere di simili aspetti durante il trattamento del Tabagismo, specie se interferiscono
significativamente con uno stabile distacco dalla sigaretta, può rendere opportuno un
approccio parallelo individuale, specie nel caso del trattamento di gruppo, che non
consente il livello di personalizzazione del trattamento necessario in questi casi.
L’attenzione a questi aspetti, potrà tuttavia consentire un primo inquadramento del
problema e dell’opportuno modo di affrontarlo, ma tranne nelle situazioni più lievi, andrà
in genere affrontata in separata sede con le modalità opportune e l’eventuale invio ad altro
specialista .
Può essere necessario un lavoro di «empowerment psicologico» del soggetto, per sostenere
e sviluppare eventuali carenze in quelli che sono dei presupposti essenziali per il
cambiamento, quali l’autoefficacia, l’assertività, l’autostima ed il «Locus of Control interno»
5
(attribuzione interna al sé della causalità degli eventi di vita) (1).
6. Trattamento psico-comportamentale dell’addiction
Questo settore necessita di chiarimenti e precisazioni.
La terminologia utilizzata in letteratura, sia tabaccologica che nell’addiction in generale, è molto varia.
Seguono esempi, che verranno maggiormente precisati nelle diapositive successive:
• Psychological treatments
• Psycho-social treatments / Psycho-social interventions
• Behavioural support / Behavioural interventions / Behavioral therapies
• Trattamenti o supporto psicologico-comportamentale o psico-comportamentale
• Trattamenti psico-sociali
• Individual cognitive-behavioural therapy / Terapia Cognitivo-comportamentale dei Disturbi da Uso di
Sostanze
• Behaviour Change Techniques
• Counseling (versione con una o con 2 “l”), con possibili varianti quali: practical counseling / individual
counseling / counselling comportamentale / chemical dependency counseling / addiction counseling
La dizione che riteniamo più appropriata è ADDICTION COUNSELING.
Gli interventi descritti presentano in alcuni casi aspetti di complementarietà ma sono sostanzialmente
sovrapponibili, parzialmente o completamente.
Sono tutti sviluppati in un tempo limitato e focalizzati sugli aspetti specifici dell’addiction.
In alcuni casi il termine generico viene accompagnato dalla specificazione dei componenti
dell’intervento, quali ad esempio: interventi motivazionali, contingency managment, stress managment,
skills training, ecc.
Molto spesso manca tuttavia una chiara e dettagliata descrizione, nonché manualizzazione, di questo
tipo di interventi, in modo da consentire un approccio più strutturato alla formazione degli operatori,
all’implementazione ed alla valutazione di efficacia di tali interventi. Efficacia che peraltro non sembra
aver mostrato negli ultimi 20 anni, un incremento nel trattamento del tabagismo (1,2).
Tale constatazione, ha portato alcuni Autori britannici, dei quali si dirà più avanti, a tentare di definire nel
dettaglio, quelle che hanno chiamato le Tecniche di cambiamento del comportamento o Behaviour
6
Change Techniques – BCT (3).
7. Trattamento psico-comportamentale dell’addiction
Terminologia Tabagismo (1)
Behavioural interventions
Tim Coleman, Special groups of smokers, BMJ 2004;328;575-577
Behavioural support
West R, McNeill A and Raw M. Smoking cessation guidelines for health professionals: an update. Thorax
2000; 55: 987–999
Individual cognitive-behavioural therapy (CBT)
Psychological support for smoking cessation
Counselling
Fiore MC, Jaen CR, Baker TB, et al., Treating tobacco use and dependence: 2008 update. Rockville, MD:
Department of Health and Human Services, U.S. Public Health Service, 2008
Practical counseling (problem solving/skills training/stress management)
Behavioral therapies
European Smoking Cessation Guidelines, European Network for Smoking and Tobacco Prevention aisbl
(ENSP), 2012, www.ensp.org/node/810
Behavioral support
Counseling
Philip Tønnesen, Smoking cessation: How compelling is the evidence? A review, Health Policy 91 Suppl. 1
(2009) S15–S25, www.elsevier.com/locale/healthpol
7
8. Trattamento psico-comportamentale dell’addiction
Terminologia Tabagismo (2)
Individual Counselling
Lancaster T, Stead LF. Individual behavioural counselling for smoking cessation. Cochrane
Database of Systematic Reviews 2005, Issue 2.
Counselling comportamentale
terapie comportamentali di gruppo
Amato L et al, Sintesi delle revisioni sistematiche cochrane sulla efficacia degli interventi di
cessazione e prevenzione del fumo di tabacco OSSFAD, www.iss.itofad
Counselling individuale
Regione Piemonte 2007 – Cessazione del fumo di tabacco, Linee Guida clinico-organizzative
Il termine COUNSELING è molto diffuso in ambito tabaccologico
8
9. Trattamento psico-comportamentale dell’addiction
Terminologia SOSTANZE
Psychosocial interventions, psychological treatments (behavioural therapy, contingency
management, ecc)
NHS National Institute for Health & Clinical Excellence , DRUG MISUSE Psychosocial
interventions, NICE National Clinical Practice Guideline Number 51 (CG51), National
Collaborating Centre for Mental Health, July 2007 review 2010
Trattamenti psico-sociali (dei disturbi da uso di cocaina): CBT, prevenzione delle ricadute,
contingency management, counselling, terapie psicodinamiche
Terapia Cognitivo-comportamentale dei Disturbi da Uso di Sostanze (CBT dei DUS)
www.politicheantidroga.it/pubblicazioni/in-ordine-alfabetico/zerococa/struttura-dellapubblicazione.aspx
www.nida.nih.gov/nidahome.html
Il termine COUNSELING è un po’ meno diffuso nell’ambito delle altre sostanze e comportamenti
d’abuso ma è comunque utilizzato ed accreditato
9
10. COUNSELING
Il NIDA (National Institute of Drug Abuse), nelle linee guida “Principi di trattamento della
dipendenza da sostanze” del 1999, considera il counseling, individualizzato, centrato sulla
sostanza, “focalizzato direttamente sulla riduzione o sulla sospensione dell’uso di sostanze
illecite”, un approccio scientificamente provato ed efficace (1,2).
In questi contesti il termine Counseling viene affiancato spesso da diversi aggettivi (practical
counseling-individual counseling-counselling comportamentale-chemical dependency counseling
10
e addiction counseling (3-10), che è quello che riteniamo più appropriato)
11. Il cambiamento del comportamento (*)
•
Il Concetto di counseling riporta al problema più generale del come aiutare le persone a CAMBIARE,
specie rispetto a certi comportamenti dannosi per l’individuo, caratterizzati da un difficile bilancio fra
gratificazioni/ricompensa/vantaggio e frustrazioni/punizione/svantaggio e dalla relativa ambivalenza
fra il privilegiare un vantaggio immediato (aumento del piacere per sentirsi «bene» o diminuzione del
dolore per sentirsi «meglio») al quale seguirà uno svantaggio differito (conseguenze negative di
qualsiasi genere), oppure invece la rinuncia al vantaggio immediato per ottenere un vantaggio a
lungo termine. Questi problemi che riguardano particolarmente le dipendenze, gli stili di vita ed altri
tipi di comportamenti nei quali prevale il «principio del piacere», presuppongono diversi tipi di
approcci e di teorie e metodologie di riferimento.
•
Nell’ambito della Promozione della salute degli stili di vita sani, i principali Modelli socio- cognitivi per
il cambiamento dei comportamenti (1), basano i loro interventi su aspetti quali: le influenze
ambientali, le aspettative, la motivazione, l’autoefficacia, il Locus of control, ecc.
•
Spostandoci in un ambito più clinico e individuale, negli anni ottanta si sviluppa il counseling
motivazionale (2), che riprende molti aspetti del counseling ad impronta “Rogersiana” (3), poco
adatto per queste problematiche, e consente di facilitare il processo di cambiamento di persone con
problemi di uso di sostanze, risolvendo l’ambivalenza e diminuendo le resistenze. La scelta delle
strategie più adatte viene guidata dal “Modello degli stadi del cambiamento” (4), ma una volta
superati i primi stadi del cambiamento (precontemplazione, contemplazione, determinazione), le
strategie motivazionali in genere non sono sufficienti e occorrono approcci più direttivi e prescrittivi
(5). L’addiction counseling, attraverso la sua attenzione sia alla componente empatica e
motivazionale e sia al controllo dello stimolo e dell’ambiente mediante l’approccio cognitivocomportamentale, che ha un importante punto di riferimento nella “Relapse prevention therapy”
sviluppata da Alan Marlatt (6), costituisce l’approccio adeguato per la componente pisco11
comportamentale del trattamento specialistico delle dipendenze.
12. Promozione della salute
La rassegna e analisi critica, effettuata nel 2009 dal “Centro Regionale di Documentazione per la
Promozione della Salute” del Piemonte (DORS) (1), ha indicato fra i principali Modelli socio
cognitivi per il cambiamento dei comportamenti utilizzati nell’ambito della Promozione della
salute, i seguenti:
•
Self Efficacy Model (Bandura, 1977) (2)
•
Theories of reasoned action and planned behaviour (Ajzen e Fishbein, 1980, 1985) (3, 4)
•
Locus of control model (Rotter, 1966) (5)
•
Modello transteorico (Prochaska e DiClemente, 1982) (6)
•
Protection motivation theory (Maddux e Rogers, 1983) (7)
•
Health action process approach (HAPA, Schwarzer 1992) (8)
•
Integrative model (Fishbein, 2000) (9)12
13. Counseling
(non direttivo)
C Rogers
La principali caratteristiche del counseling di derivazione «Rogersiana» sono:
•
uso professionale e regolato da principi, di una relazione tra counselor e cliente, o clienti
(individui, famiglie, gruppi o istituzioni)
•
può essere effettuato con modalità di gruppo o individuali e può variare in intensità e complessità
dal breve intervento ad una sessione formale di durata molto maggiore
•
può affrontare temi sociali, culturali, economici, emotivi e/o comportamentali ed esistono diversi
approcci, quali ad esempio: psicodinamico, umanistico, eclettico, ecc
•
nasce con Carl Rogers negli anni ’50 con la “terapia centrata sul cliente”, che ribaltò il ruolo
reciproco dei partecipanti alla relazione terapeutica. Non più relazione unilaterale (esperto che dà
e paziente che passivamente riceve), ma relazione in cui il cliente ha in sé tutte le risorse
necessarie e il counselor funge da semplice facilitatore-chiarificatore di un processo decisionale
•
lo scopo del counseling non è quello di risolvere un problema particolare, ma di aiutare l'individuo
a crescere perché possa affrontare sia il problema attuale sia quelli successivi in maniera più
integrata, ovvero con maggiore autonomia, responsabilità, consapevolezza“ (Rogers C, 1942)
•
Fonti: (1 – 10)
Rogers, 1942 - Bert e Quadrino, 1998 - Bellotti et al, 1997
BAC - BACP - ACA - EAC - AICO - SICo
13
14. William R. Miller
Stephen Rollnick
Il colloquio motivazionale
E’ uno stile di counseling centrato sul cliente, orientato, per affrontare e risolvere un conflitto
di AMBIVALENZA in vista di un cambiamento di comportamento
Come operatori è possibile aiutare i clienti in ogni punto del processo di cambiamento
utilizzando le appropriate strategie motivazionali che sono specifiche dello stadio del
cambiamento in cui si trova (1)
Modello transteorico del cambiamento
•
•
Il cambiamento non è un fenomeno del tipo “tutto o niente” ma un processo graduale che
attraversa specifici stadi, seguendo un percorso ciclico e progressivo (o regressivo)
Questo modello è applicabile ai comportamenti umani in generale, non solo a
•
comportamenti problematici
Può essere presentato come un ciclo o una spirale, poiché non si ritiene che, dopo una
ricaduta, la situazione della persona sia comunque identica a quella precedente (2)
James O Prochaska
L’integrazione fra i due
modelli consente la
scelta delle strategie del
Colloquio Motivazionale
più adatte per lo stadio
di
cambiamento
dell’individuo (3).
Carlo DiClemente
14
15. Counseling breve
Il counseling motivazionale trova una larghissima applicazione negli interventi sanitari di primo livello, brevi ed
opportunistici.
Il Minimal Advise” o counseling delle “5 A”
è il più noto ed accreditato intervento breve
rivolto ai tabagisti,
proposto dalle Linee Guida Americane
e ripreso anche da quelle Italiane (1, 2)
Simili approcci sono stati sviluppati nei confronti dell’alcol:
“Brief intervention”
Progetto PHEPA: Primary Health Care Project on Alcohol (3)
•
Il Counseling motivazionale breve, si avvale del Colloquio motivazionale breve (CMB) e consiste in
un adattamento del colloquio motivazionale, per consultazioni di breve durata in ambito sanitario,
inizialmente con bevitori problematici (4) e successivamente diffuso ampiamente nel campo della
promozione della salute tesa alla modifica dei comportamenti a rischio (5).
•
Il counseling sanitario motivazionale è considerato una evoluzione del metodo classico di
intervento sanitario breve delle «5 A» consentendo una maggior personalizzazione dell’intervento
in base alle caratteristiche dei pazienti (6).
15
16. PRIME Theory of motivation
•
•
•
•
Questa nuova teoria della motivazione spiega in che modo viene influenzato il comportamento
animale (e pertanto anche umano), da un sistema motivazionale composto da diversi livelli, che
corrispondono a gradi crescenti di elasticità delle risposte, in base alla comparsa e sviluppo delle zone
cerebrali nel corso del percorso evolutivo.
I diversi livelli di motivazione riassunti nella sigla PRIME, corrispondono a: Plans (piani/pianificazione),
Responses (risposte riflesse), Impulses (impulsi), Motives
(motivazioni/motivi), Evaluations
(Valutazioni).
A partire da questa teoria, l’autorevole esperto britannico Robert West (1,2) critica il Modello
transteorico del cambiamento e la validità degli stadi del cambiamento proposti. Questa interessante
ed articolata teoria del comportamento, non offre tuttavia un contributo pragmatico ed operativo
come quello proposto dalla teoria di Prochaska e DiClemente, che non prende in considerazione i
precursori del cambiamento ma solo il suo divenire nel tempo, e che è ormai un modello ampiamente
collaudato ed apprezzato dagli operatori del settore.
La Teoria PRIME è stata utilizzata come riferimento teorico nell’importante lavoro di analisi e
classificazione delle Tecniche di cambiamento del comportamento, portata avanti dagli autori
britannici (3).
16
17. Behaviour change techniques
(Tecniche di cambiamento del comportamento)
Robert West
Analisi della
letteratura
scientifica e
classificazione
delle tecniche
utilizzate nel
TABAGISMO
controllo del
peso,
promozione
attività fisica,
ecc (1,2)
17
18. Addiction Counseling: presupposti teorici
Il razionale che sta alla base dei contenuti e le metodologie dell’addiction counseling, deriva dalle
caratteristiche della patologia addiction/dipendenza (da Nicotina, ecc).
All’interno del già citato modello della vulnerabilità bio-psico-sociale ed oltre ai già citati aspetti
motivazionali, lo sviluppo della dipendenza è fortemente condizionato dai meccanismi
dell’apprendimento (condizionamento classico (1) condizionamento operante (2) ed apprendimento
sociale per modelli (3)), che determinano lo sviluppo di un comportamento operante (comportamento
volontario che viene rinforzato o indebolito dalle sue stesse conseguenze), rinforzato sia dalla
componente neurobiologica determinata dalla sostanza d’abuso e sia da altri fattori psico-sociali.
L’azione farmacologica della sostanza, chiamata rinforzo positivo primario (la soppressione dei sintomi
astinenziali viene chiamata rinforzo negativo), agisce sul «sistema di ricompensa» meso-limbicocorticale ed è ben nota la potenza di questo sistema (legato alla dopamina), che lo psicobiologo
americano Jaak Panksepp, chiama «della ricerca, del desiderio e dell’euforia» e che ritiene il più
importante dei sette principali neurocircuiti o sistemi di controllo delle emozioni da lui identificati nei
mammiferi sin dalle specie più primitive (4).
Altri autori come N. Volkow e R. Goldstein, ritengono fondamentale l’alterata “attribuzione di importanza
a determinati stimoli“ e la “compromessa inibizione della risposta”, determinati da deficit di circuiti della
corteccia frontale (orbitofrontale e cingolo anteriore) (5).
Di importanza non inferiore sono i rinforzi positivi secondari o condizionati, stabiliti attraverso ripetute
associazioni o accoppiamenti di fattori psico-sociali con rinforzi primari o secondari già stabiliti.
Il condizionamento classico (reazione involontaria e autonoma) è alla base del fenomeno che vede,
inizialmente l’abbinamento ripetuto fra la sostanza psicoattiva e altri stimoli quali determinati luoghi,
persone, situazioni, oggetti (external cues) o condizioni fisiche o emotive (internal cues) e che rende
successivamente la sola esposizione a questi stimoli sufficiente a produrre nei soggetti dipendenti il
“craving” (forte appetizione/desiderio) che diviene “urge” (spinta ad agire, basata sul condizionamento
operante) e determina il consumo della sostanza. Una volta stabilito questo abbinamento i “Cues”
divengono “Stimoli ad alto rischio (HRS)” o “Triggers” (6)
18
19. Processi cognitivi
•
Nella dipendenza, oltre ai descritti meccanismi dell’apprendimento e dell’acquisizione
di abitudini, hanno importanza i processi e contenuti cognitivi, emotivi e relazionali
che fungono da schemi di rappresentazione di sé, degli altri e del mondo e di
orientamento dei comportamenti
•
Viene ritenuta particolarmente significativa la stretta relazione esistente fra
comportamento e processi cognitivi
•
Processi cognitivi come: pensieri, aspettative, atteggiamenti e credenze, possono
influenzare il comportamento e lo stato fisiologico della persona
•
Comportamenti disadattivi possano essere mediati da processi cognitivi disadattivi,
quali ad es. atteggiamenti e convinzioni irrazionali o avulse dalla realtà o pensieri di
scoraggiamento, ecc
•
Queste condizioni ricorrono spesso nelle dipendenze di tutti i tipi, compresa quella da
Nicotina
•
Per modificare paradigmi di comportamento disadattivo si devono modificare anche
gli eventuali pensieri erronei o disturbati dei pazienti
19
20. Significati psico-sociali del fumo
Il legame con il fumo può risiedere anche in altri aspetti che in genere hanno tuttavia un ruolo secondario
rispetto agli aspetti già descritti.
I molteplici aspetti connessi al fumare in diversi ambiti (motorio, sensoriale, cognitivo, emotivo,
fisiologico, patologico, relazionale, ecc), consentono alla sigaretta di adattarsi a numerosi significati,
anche simbolici, i quali tuttavia tendono a perdere di significato nel corso del tempo, per lasciare sempre
maggiore spazio ai meccanismi automatici e compulsivi della dipendenza (1).
Possibili funzioni del fumo:
• Per i giovani: acquisire identità e status di adulto, segno di legame e di appartenenza, ricerca di una
potenza fallica, dato che fumare rappresenta a livello simbolico la sessualità. Sesso e fumo sono
appannaggio esclusivo degli adulti, proibiti e anche per questo desiderabili;
• Strumento di “integrazione narcisistica”;
• Oggetto sul quale viene attuata la scissione (separazione simbolica fra aspetti buoni e cattivi (della
sigaretta): sigaretta come oggetto buono/cattivo e come oggetto persecutorio che spinge a farsi male
assegnando al fumo una forte valenza masochistica;
• Oggetto transizionale facilmente disponibile e facilmente rinnovabile;
• Lesourne (2), nella sua lettura psicodinamica del significato del fumo per i fumatori, raggruppa i
diversi valori simbolici della sigaretta in: oggetto di “aggrappamento” in sostituzione della madre,
oggetto di soddisfazione “orale” (seno), oggetto di soddisfazione “anale”, che si può controllare,
dominare ma anche aggredire e maltrattare, oggetto a significato “fallico”;
• Oggetto di “attaccamento” in grado di fornire sostegno e rassicurazione e di colmare bisogni non
soddisfatti (3);
• Altre possibili funzioni del fumo: ritualità, impegno del tempo, fornire senso di sicurezza e
disinvoltura in situazioni di disagio/imbarazzo relazionali o sociali, modalità per entrare in relazione
con gli altri, piacere sensoriale, ricompensa, aiuto per la gestione di frustrazioni, stress, ansia,
depressione.
20
21. Addiction Counseling
componente cognitivo-comportamentale
Le specifiche caratteristiche dell’addiction rendono necessaria l’aggiunta all’approccio
motivazionale di una componente maggiormente strutturata, direttiva e psicoeducativa,
tesa all’efficace gestione e controllo dello stimolo e dell’ambiente.
Questo è il motivo per il quale l’approccio cognitivo-comportamentale è molto utilizzato nel
trattamento delle Dipendenze da Sostanze Psicoattive (1) in quanto è stato dimostrato che
“permette la modifica dei comportamenti che inducono la dipendenza facilitando il
controllo dei processi psicologici connessi con l’acquisizione e il mantenimento
dell’abitudine” (2).
Le più autorevoli Linee Guida internazionali sul
TABAGISMO, quale ad esempio quella degli USA
(3), promuovono l’utilizzo delle Tecniche
cognitivo-comportamentali:
“finalizzate
all’auto-osservazione,
all’addestramento
e
all’acquisizione di nuove abilità pratiche relative
alla gestione ed al controllo dello stimolo,
attraverso metodiche di skills training, problem
solving e relapse prevention”.
Michael C Fiore
Simili approcci vengono applicati nelle altre dipendenze
21
22. Altre Dipendenze da sostanze e
comportamentali
Trattamento ad approccio Cognitivo Comportamentale (TCC)
della Dipendenza da Cocaina (Kathlee M. Carrol)
Gli argomenti da trattare nelle otto sedute del trattamento, sono:
1. Combattere il desiderio
2. Sostegno alla motivazione e impegno per l’interruzione dell’uso
3. Modalità di rifiuto/determinazione
4. Decisioni apparentemente rilevanti
5. Piano di difesa multifunzionale
6. Problem solving
7. Gestione del caso
La struttura ed i
8. Riduzione rischio HIV
contenuti di molti
trattamenti per
dipendenze da
sostanze psicoattive
e comportamentali,
sono largamente
sovrapponibili (1,2,3)
22
23. Cognitive-Behavioural Model of relapse
&
Relapse Prevention Therapy (RPT)
G. Alan Marlatt
La ricaduta costituisce il principale problema nelle Dipendenze, in
genere molto più insidiosa ed impegnativa rispetto all’inizale fase di
“disintossicazione”. Ad Alan Marlatt (e collaboratori) viene
riconosciuto il merito di aver creato il più organico ed articolato
approccio al rischio di ricaduta ed al trattamento cognitivocomportamentale della medesima (1,2,3,4,5). Tale modello è stato
tuttavia successivamente integrato con aspetti molto innovativi.
23
24. Evoluzione del modello cognitivo- comportamentale
Mindfulness Based Relapse Prevention - MBRP
Mindfulness Based Relapse Prevention (MBRP)
La lunga frequentazione di Marlatt, personale e
professionale, con le pratiche meditative, ha portato ad
introdurre questa dimensione nel trattamento di prevenzione
della ricaduta, con un protocollo di 8 incontri che combina le
strategie cognitivo-comportamentali con la mindfulness (1,2).
Il modello preso come riferimento è quello di 8 sedute messo
a punto da Jon Kabat-Zinn per la gestione dello stress, nella
ben nota Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) (3)
Simili combinazioni si sono diffuse in diversi ambiti quali nella
Mindfulness Based Cognitive behavioral therapy (MBCT) (4)
e nella Dialectical Dehavior Therapy (DBT) di Marsha
Linehan, rivolta al Disturbo Borderline di personalità, che
prevede peraltro anche un protocollo in caso di compresenza
di abuso di sostanze (DBT-S) (5)
Il protocollo MBRP prosegue nel suo percorso di diffusione e di verifica di efficacia, come
mostra la letteratura (6-10), nella quale inizia ad emergere anche lo specifico utilizzo
nell’ambito del TABAGISMO (11-13). Sono tuttavia necessari ulteriori studi per verificarne
l’effettiva efficacia ed inserirla fra i trattamenti evidence-based.
È particolarmente interessante il modello che combina il collaudato approccio
cognitivo-comportamentale con approcci che agiscono ad altri livelli.
24