Patologie croniche psichiatriche e mediche: quale integrazione tra farmaci e psicoterapia?
1. Patologie croniche psichiatriche e mediche:
quale integrazione tra terapia farmacologica e
psicoterapia?
Gaspare Palmieri, Psichiatra, Psicoterapeuta
2. Cronicità e cronificazione
• Malattia da cui non ci si può liberare, inguaribile, che accompagna la persone
fino alla fine
• “è un cronico”, indica l’attribuzione di una identità ben definita, la malattia
diventa un involucro che ingloba l’intera persona, ne caratterizza la fisionomia,
stabilisce attese di comportamento e di interazione
• 50% delle attività sanitarie è rivolto alla cure delle condizioni croniche (60%
nel 2020).
• Condizione residuale, disinvestita dal sapere medico, minore dignità rispetto
ad altri contesti di cura
• Nei curanti spesso vissuti di frustrazione, impotenza
• Cronificazione: creare cronicità (es. istituzionalizzazione psichiatrica)
3. Lavorare con il paziente cronico
• Lavoro di equipe
• Accettazione
• Ridurre il danno, alleviare la sofferenza, sostenere le risorse esistenti,
migliorare la qualità di vita
• Nessun intervento è certo del risultato; nessun intervento è definitivo
• Non sempre è chiaro attraverso quali meccanismi si è ottenuto un
miglioramento
• Non c’è guarigione nella malattia cronica, ma PASSAGGIO da una situazione di
equilibrio ad un’altra
4. Modello vulnerabilità-stress
• Ogni individuo è predisposto a sviluppare determinate malattie, e nel campo del
disagio mentale ciascun individuo è predisposto a sviluppare specifici sintomi di
disagio psichico e non altri.
• Lo stress non è l'unico artefice del disagio o della malattia, ma ognuno di noi è
particolarmente vulnerabile in una certa area del funzionamento mentale al punto
da sviluppare sintomi se sottoposto ad intensa pressione.
• Soglia di vulnerabilità: cioè il livello di stress oltre il quale si sviluppano i sintomi.
Individuo
Vulnerabile
(genetica, ambiente di sviluppo)
Evento stressante
Sintomo
Soglia di vulnerabilità
Fattori
protettivi
Zubin et al., 1992
5. Abbandono degli
amici
(fattore protettivo)
Evento stressante I
Il sergente Hartman
Evento stressante II
Gesto autolesivo in
personalità predisposta
Il soldato “palla di lardo”
Esempio di modello stress- vulnerabilità
6. Necessità di una visione globale
• Nella prescrizione dei farmaci è opportuno tener conto di variabili non solo
biologiche
• In psicoterapia si fronteggiano variabili che non solo psicologico-relazionali
• La maggior parte delle patologie psichiatriche sono costituite da circoli
viziosi autoperpetuanti in cui concorrono aspetti psicologici,
comportamentali, biologici, sociali
• La guarigione è opera del paziente. Non è la medicina o la psicoterapia, che
però possono aiutare nel percorso di guarigione
7. Il Modello biopsicosociale
• Pone l’individiuo malato al centro di un ampio sistema influenzato da
molteplici variabili
• Il medico non deve solo occuparsi dei problemi di funzioni e organi, ma
deve rivolgere l’attenzione anche agli aspetti psicologici, sociali, famigliari
dell’individuo, tra loro interagenti e in grado di influenzare l’evoluzione
della malattia
• Necessità di equipes multi-professionali
• Cultura dell’integrazione e la comunicazione interprofessionale
(Engel, 1977)
8. Gli psicofarmaci
• 1950 e il 1960 si assiste a una trasformazione radicale di portata paragonabile a quella
degli antibiotici nel campo delle infezioni.
• 1952: Henri Laborit, propone l'uso della cloropromazina, già nota come antistaminico.
È con questo farmaco che i malati psichici vengono per la prima volta liberati dalle loro
camicie di forza, dati i suoi effetti sedativi.
• aa 50-60: diffusione dei tranquillanti minori Meprobamato e Clordizepossido
• 1958: scoperta l‘ imipramina
• aa 70: ascesa e discesa delle BDZ
• 1987: messo sul mercato il Prozac e SSRI
• aa 90: antipsicotici atipici
9. Luoghi comuni
• Fanno male
• Intontiscono
• Cambiano la personalità
• Danno tutti dipendenza
• Si devono prendere per tutta
la vita
• Rapidi
• Spesso affidabili e efficaci
• Relativamente facili da usare
• Economici
Aspetti positivi
10. Psicofarmaci Questioni aperte
- Aumento delle molecole disponibile, più tollerabili, ma stessi outcome di 25
anni fa
- Farmacoresistenza (fino al 30% dei casi nella depressione maggiore)
- Treater x medication effect: effetto della medicina e del placebo (!) cambia
a seconda di chi la prescrive. In uno studio un terzo dei prescrittori
ottenevano risultati migliori col placebo che un altro terzo con il farmaco
attivo (NIMH, 2006; McKay: 2007)
- Effetto placebo importante in molti studi sugli psicofarmaci
- Il desiderio del paziente di cambiare e un buon transfert stimolano
profonde capacità di autoguarigione
15. Scelta del farmaco
• Diagnosi psichiatrica
• Comorbidità con malattie fisiche (diabete, cardiopatie,
epatopatie, etc.)
• Assunzione di altri farmaci
• Anamnesi di risposta poistiva in precedenza
• Contesto (ambulatoriale, ricovero, Day Hospital)
• Condizioni di vita del paziente (aspetti sociali)
• Altri fattori (es. stato cognitivo)
16. Indagine su un’epidemia, R. Whitaker
• Le diagnosi di Depressione e Disturbo Bipolare sono in
costante aumento
• Le diagnosi di disturbo bipolare sono in aumento anche a
causa dell’uso massiccio di AD
• L’uso di antidepressivi cronicizza la depressione e da questo
conseguono benefici economici, pensioni di invalidità civile,
costi economici
• Benchè l’introduzione degli psicofarmaci abbia permesso di
svuotare gli ospedali psichiatrici, i risultati della cura della
schizofrenia forse non sono migliorati rispetto a 100 anni fa.
Inizialmente efficaci, ma renderebbero più vulnerabili alla
ricaduta i pazienti psicotici trattati, rispetto al placebo (studi
condotto su neurolettici di vecchia generazione)
17. Non è solo una questione di goccie o di pillole!
I Significati della terapia psicofarmacologica
18. Psicofarmacologia psicodinamica
• Si concentra sul sul ruolo centrale del significato e dei fattori interpersonali (meaning
effect) del trattamento psicofarmacologico (Mintz & Belnap, 2006), partendo dai
concetti psicodinamici (inconscio, transfer, conflitto, resistenza, difesa)
• Se nel complesso rapporto tra medico, paziente e terapia i fattori concordano non c’è
problema, quando non concordano possiamo avere casi di resistenza al trattamento
• Insegna non tanto cosa prescrivere, ma come prescrivere
• Importanza dei fattori non farmacologici nella risposta a un farmaco (come in
psicoterapia) . Rifiuto di un riduzionismo biologico
• Importanza della preferenza del paziente (farmaci o psicoterapia: trattamento preferito
funziona nel 50% dei casi, trattamento non preferito 22% (psicoterapia) e 7% (farmaci)
(Kocsis, 2009)
• Aspettative rispetto al trattamento: alte aspettative (Krell, 2004) rispetto al
trattamento avevano risposta del 90% agli AD, basse aspettative del 33%
19. Psicofarmacologia psicodinamica
• Alleanza: collaborazione paritaria per raggiungere un obiettivo comune, senza
una prevalenza della volontà di una delle due parti (né autoritarismo, né
servilismo)
• Se coinvolto nella diagnosi e nel decision-making ha probabilità 2.3 volte
maggiore di continuare le cure, se non coinvolto 7.3 volte maggiore di non
continuare il trattamento (Wooley, 2010)
• E’ più importante conoscere che tipo di paziente ha la malattia, rispetto a sapere
a che malattia ha il paziente (Sir W..Osler). Vissuti personali di significato del
paziente rispetto al trattamento farmacologico (timore di dipendenza, timore di
diventare uno zombie, etc.). Sentire che il medico prescrittore si interessa a lui
come persona aumenta alleanza terapeutica.
• Riconoscere il paziente sia come soggetto che come oggetto della cura,
protagonista assoluto del proprio processo di recovery, non una vittima passiva di
una malattia biologica. Attivamente coinvolto in ogni decisione terapeutica.
Soprattutto nei casi meno gravi, pazienti che vedono la depressione come non
solo biologica rispondono meglio agli antidepressivi.
20. Psicofarmacologia psicodinamica
• Evitare una visione scissa mente-corpo: uno psicofarmacologo “psicodinamico” considera una
reazione positiva o negativa al farmaco non è solo l’azione diretta della pillola o della goccia, ma è
mediata dai significati che il paziente attribuisce al farmaco
• Conosci il paziente: “Affrontare l’ambivalenza del paziente rispetto alla scomparsa dei sintomi:
può essere utile indagare quali sono le aspettative della vita senza sintomi (circa la metà dei
pazienti secondo gli studi trovano vantaggi secondari nel ruolo di malato o nel trattamento)
• Motivazione al cambiamento: in studio placebo controlled pazienti che mostravano maggiore
motivazione al cambiamento stavano meglio assumendo ansiolitici (e anche placebo) rispetto a
quelli che avevano poca voglia di cambiare. La malattia può comportare benefici consci o inconsci
(Beitman et al., 1994)
• Trattamento farmacologico della depressione come trattamento psicologico: nei casi resistenti
valutare più i fattori relazionali (es. frequenza degli appuntamenti) che biologici…aumentare la
dose del dottore, più che della medicina (Ankarberg, 2008)
21. Placebo e Nocebo: il potere dell’aspettativa
- L’alcol e il fumo di tabacco somministrati dicendo che si tratta di placebo producono
meno effetti e piacere (Benedetti, 2012)
- Placebo: In alcune metanalisi l’effetto placebo può essere responsabile fino al 75-80%
dell’efficacia del trattamento. Pazienti che non sanno che potrebbero ricevere placebo
rispondono al 60%, se lo sanno al 46%.
- Nocebo: pazienti che hanno ricevuto abusi o maltrattamenti dai caregivers o pazienti
vulnerabili a figure di autorità (per svantaggio sociale o propensione alla remissività)
vanno incontro a questo effetto, presente in coloro che si aspettano (consciamente o no)
di essere danneggiati dai trattamenti. Molti di questi sviluppano anche molti effetti
collaterali ai farmaci (Hahn, 1997)
- Può essere utile con questi pazienti parlare diffusamente in anticipo rispetto alla
possibile insorgenza di effetti collaterali, senza esagerare per non incorrere nell’effetto
suggestione.
22. Psicologia Psicofarmacologica
• Trovare la giusta modalità prescrittiva a seconda del paziente (Aikens,
2008)
1. Accettante: nessuna strategia particolare, buona aderenza
2. Indifferenti (basse aspettative, aspettano di vedere il risultato per
convincersi di prendere il farmaco ): raggiungere rapidamente la dose
efficace
3. Ambivalenti: start low, go slow
4. Scettici: considerare prima trattamento psicologico con l’obiettivo di
migliorare l’attitudine verso i farmaci o il prescrittore
23. Le psicoterapie
• Non ci sono prove di efficacia per le psicoterapie, in particolare la psicanalisi
(Eysenck,1952)
• Lʼavvento dellʼapproccio metanalitico, caratterizzato dallʼuso della valutazione della
dimensione dellʼeffetto (effect size) dimostrò ampiamente lʼefficacia dei trattamenti
psicoterapeutici (circa l’85% delle persone tratte stava meglio), ma non produsse evidenze
importanti circa lʼinterrogativo sullʼ efficacia differenziale tra i principali modelli di
trattamento (Smith, Glass & Miller, 1980)- Paradosso dell’equivalenza
• Almeno tre filoni: psicodinamico, cognitivo comportamentale e umanistico-
esperienziale. Più di 250 metodi diversi tra loro (Herink, 1980)
• Ricerca sull’esito: RCT, placebo?
• Ricerca sul processo: la qualità della relazione terapeutica, la competenza del terapeuta,
il livello di cooperazione del cliente, il livello di disponibilità al cambiamento, la durata
del trattamento (Parks, 1994)
• I risultati della psicoterapia, anche in campioni omogenei, variano più a causa delle
variabili legate alla "persona" del terapeuta che alle "tecniche" usate
24. Integrazione farmaci-psicoterapia nei
disturbi psichiatrici
• Diverse metanalisi mostrano risultati migliori con integrazione di AD e
psicoterapia (soprattutto CBT)
• Depressione maggiore (Spijkjer, 2013)
• Depressione, Disturbo di panico, OCD (Cujipers, 2014)
• Disturbo bipolare (Parikh, 2014)
• Disturbo di personalità borderline (Bellino, 2010)
26. Il paziente in psicoterapia che inizia a prendere psicofarmaci
• La psicoterapia può mettere il paziente di fronte a situazioni frustranti.
• Fuga/anestesia in cui il paziente si deresponsabilizza nei confronti dell'ansia, sia come
rivincita/ricatto verso lo psicoterapeuta.
• E' necessario che lo psicoterapeuta prenda posizione rispondendo a questo messaggio del
paziente e non lo ignori.
• Qualunque sia la risposta è importante che sia portata all'interno della psicoterapia, in
modo che il paziente divenga consapevole delle componenti e delle implicazioni
conseguenti a questa sua libera scelta.
• Attenzione all’uso dei farmaci usati per la gestione di stati d’animo normali da cui si può
apprendere molto di sé (solitudine, tristezza, frustrazione, rabbia)
27. • Quando lo psicologo accetta in terapia un paziente che utilizza psicofarmaci, è
conveniente che chieda che la responsabilità della prescrizione farmacologica venga
presa da uno specialista, con il qual poter avere uno scambio informativo diretto,
riportando il farmaco nell'ambito di una somministrazione controllata e controllabile
• Le coterapie funzionano soprattutto per i casi più complessi. Fondamentale remare
dalla stessa parte (rischio scissione, termine prematuro di uno dei trattamenti, conflitto
tra i due trattamenti)
• Per il paziente è importante spesso sapere che i due terapeuti comunichino tra loro.
Talvolta può essere coinvolto anche il medico di base o altri specialisti (es. nutrizionista)
• Non ci sono controindicazioni comunque al fatto che il prescrittore e il terapeuta siano
la stessa persona
Integrazione tra intervento farmacologico e
psicoterapico in regime ambulatoriale
29. Integrazione farmaci e psicoterapia
nel paziente medico
«Il medico come medicina», Balint
30. La Psichiatria di consultazione (CL-Psychiatry)
Consultation-Liaison Psychiatry è una sottospecialità della psichiatria che
comprende servizi clinici, insegnamento e ricerca nel terreno comune tra
psichiatria e medicina (Lipowski, 1983)
Studia le correlazioni tra fenomeni psicologici e fenomeni sociali con funzioni
fisiologiche
Si concentra sul rapporto tra fattori biologici e psicosociali nella genesi,
sviluppo ed esito di tutte le malattie
Predilige l’approccio biopsicosociale alla cura del paziente
31. Diagnosi differenziali psichiatriche nel setting medico
• Presentazione psichiatrica di condizioni mediche (es. insonnia in
ipertiroidismo)
• Complicazioni psichiatriche di condizioni o trattamenti medici (es.
depressione e interferone)
• Reazioni psicologiche a condizioni o trattamenti medici (es.
depressione post-ictus)
• Presentazione medica di patologie psichiatriche (es.gastrite da stress)
• Complicanze mediche di condizioni o trattamenti psichiatrici (es.
diabete con neurolettici atipici)
• Comorbidità medica e psichiatrica (es. paziente psicotico che ha un
infarto)
33. Psicoterapia per Sindrome del colon irritabile (IBS)
• IBS: dolore e gonfiore addominale, alterazione del funzionamento intestinale
• Circa la metà dei pazienti con IBS soddisfano i criteri di ricerca per patologie
psichiatriche
• La comparsa del disturbo è spesso associata ad eventi di vita simili a quelli che
precedono gli episodi depressivi
• RCT su 102 pazienti in cui veniva comparata la psicoterapia + trattamento medico con
solo trattamento medico
• A 3 mesi il gruppo trattato con psicoterapia ha mostrato
maggiore miglioramento rispetto ai parametri stilati dai
gastroenterologi e dai pazienti rispetto al dolore addominale
e alla diarrea
• I fattori prognostici positivi erano la presenza di evidente
patologia psichiatrica e il dolore intermittente (il dolore
continuo migliorava meno)
34. Cost-effectiveness PIT vs Paroxetina (Creed, 2003)
• Confronto per pazienti IBS tra 8 sedute di psicoterapia, 20 mg di paroxetina o
trattamento routinario gastroenterologico
• Risultati valutati rispetto al dolore addominale, alla qualità della vita (SF-36) e dei costi
sanitari
• Su 257 soggetti il 69% di quelli che hanno fatto psicoterapia e il 50% di quelli che
hanno assunto il farmcao hanno completato il trattamento
• Sia la psicoterapia che l’antidepressivo sono risultati superiori al trattamento normale
per quanto riguarda la qualità della vita, ma non ci sono state differenze rispetto al
dolore
• La psicoterapia e non l’antidepressivo è risultata associata alla riduzione dei costi
sanitari
35. Terapia psicodinamica interpersonale (PIT) breve
• Storia accurata dei sintomi (anche sedute lunghe)
• Esplorazione stati d’animo (stare con gli stati d’animo problematici)
• Natura delle relazioni interpersonali
• Collegare lo sviluppo dei sintomi al mantenimento di difficoltà interpersonali
• Identificazione di fattori che aggravano i sintomi
• Valutazione delle relazione tra paziente e terapeuta e collegamenti con le relazioni
interpersonali
• Identificazione delle principali aree problematiche
• Formulazione interpersonale
36. Un modello per la somatizzazione
• Modelli delle relazioni oggettuali sottolineano l’importanza della relazione bambino-
figure di attaccamento
• Il mondo emotivo del bambino si sviluppa attraverso il gioco con la figura di attaccamento
attraverso cui è in grado di interiorizzare esperienze positive e strategia per tollerare il
distress
• Lo sviluppo del mondo interno si associa allo sviluppo della capacità simbolica e alla
capacità di tollerare il distress attraverso l’uso della fantasia e del pensiero creativo
• Esperienze di neglect o di abuso possono danneggiare il senso di sé del bambino
lasciando un senso di vuoto interno che la persona tende a colmare focalizzandosi sul
mondo esterno e sugli stimoli fisici: il cosiddetto intrappolamento nello stimolo (Meares,
1997), una sorta di dipendenza dallo stimolo
• Nelle persone che somatizzano l’attenzione è tutta focalizzata sugli stimoli provenienti dal
corpo e spesso non sono in grado di pensiero simbolico (alessitimia)
37. L., 19 aa
• Si rivolge a un reumatologo per sintomatologia presente da
due anni caratterizzata da: cefalea, dolori al petto, tremori,
lombalgia, perdite temporanee della vista e dell’uso delle
gambe, stanchezza, episodi di svenimenti con crisi di panico
• Riporta senso soggettivo di angoscia e crisi di rabbia con
conseguenti stati dissociativi. Ha paura a restare da sola.
• Il quadro le impedisce il lavoro di parrucchiera («faccio una
vita da 90enne»)
• Da bambina seguita da NPI per un periodo per dislessia
• Esperienze traumatiche: a 7 anni assiste alla morte dello zio
per rottura aneurisma aortico («eravamo a cena, stava bene,
poi è corso in bagno a vomitare sangue»), PTSD?; a 15 anni
relazione abusante con fidanzato violento (la chiudeva in
casa); a 16 anni IVG con conseguente episodio depressivo.
Nonna maltrattante.
• Dopo l’aborto va alcuni mesi da una psicologa e per un
periodo assume trazodone con beneficio sull’ansia. In quel
periodo anche assunzione incongrua di BDZ a scopo
autolesivo
38. L, 19 aa
• Attualmente ha una relazione stabile con un ragazzo cardiopatico («mi ha aiutato molto»)
• Primo incontro: somministro alprazolam 5 gtt x 3 (ha comunque pochi EC e sull’ansia
funziona). La complessità del quadro necessita ulteriore approfondimento. Timore degli ec
degli AD in una paziente che ha già molti problemi fisici, timore di reazioni paradosse di
disforia, prudenza con queste pazienti che non sono primariamente depresse ma hanno
quadri misti (angoscia, somatizzazioni, panico, stanchezza, scoppi di rabbia, stati
dissociativi). Viene accompagnata dalla madre.
• Contatti telefonici con la psicologa. Concordiamo sulla complessità del caso. Ci diamo
l’obiettivo, condiviso con la paziente, di migliorare la sintomatologia in modo tale da poter
tornare al lavoro
• Secondo incontro (dopo 15 giorni): va benino, «sto un pelo meglio con le gocce, riesco a
stare più calma». Mi parla di una profonda tristezza e di ulteriori crisi di rabbia e
dissociazione durante un litigio che definisce «black out» (tipo urlare, perdere il controllo,
minacciare di farsi del male e poi non si ricorda niente) . Fisicamente sta meglio grazie al
miorilassante. E’ riuscita ad andare al cimitero dello zio (dopo 7 anni). Introduco Sertralina
50 mg/die
39. L, 19 aa
• Terzo incontro (dopo un mese): viene da sola. miglioramento dell’ansia e dell’umore. Non
ha più avuto esplosioni di rabbia con crisi dissociative. Permane stanchezza. Sospendo le
BDZ.
• Quarto incontro (dopo un mese): Ha ripreso ad andare in giro da sola. non deve più per
forza andare a letto la mattina ma le basta un riposino verso le 14, “finalmente mi sveglio
carica”. Miglioramento del tremore alle mani, del mal di schiena. Ha ripreso a uscire con le
amiche. Ha provato a ricominciare piano piano a lavorare, ma riferisce che dopo aver fatto
il primo cliente cominciano a tremarle violentemente le braccia ed ha sudori freddi che la
costringono a stendersi e riposarsi.
• Con la psicoterapeuta sta intanto esplorando le relazioni conflittuali con la nonna e l’ex
moroso che la legava al letto per giorni
40. L, 19 aa
valutazione del dolore: storia del sintomo, ricerca di eventi traumatici/stressanti periesordio (morte dello zio, presa in
carico al nespolo dislessia, relazione sentimentale con maltrattamento e aborto) , collocazione sulla linea del tempo e
valutazione delle componenti traumatiche
altri sintomi: dissociazioni (svenimenti)
valutazione delle risorse della paziente: presenza di sintomi molto invalidanti, componenti dissociative e scarse risorse
anche della rete attorno a lucretia
aree disfunzionali: difficoltà nelle relazioni interpersonali, secondo me è un po’ saltato anche il sistema di risposta allo
stress, poco integrata
Prima fase: MESSA IN SICUREZZA
1 ) Stabilizzazione : invio allo psichiatra per valutazione terapia farmacologica, tecniche comportamentali sul dolore
(rilassamento progressivo/isometrico)
2) Approfondimento crisi dissociative : ricostruzione della dinamica per capire eventi attivanti (conflitto, in particolare
quando l’altro non la vede) e insegnamento strategie di coping (gestione della rabbia)
Seconda fase: obiettivo TORNARE AL LAVORO
1) Gestione della stanchezza (strategie)
41. M, 22 aa
• Extraprovincia, affetta da vulvodinia, seguita da ostetrica e da psicoterapeuta. Lunga
storia di trattamenti in altri centri (amitriptilina basse dosi), ma mai un supporto
psicologico. Soffre di vaginismo (bruciore e dolore fortissimo) dall’età di 19 aa, in
occasione del primo rapporto sessuale. Da settembre è peggiorato anche l’umore con
difficoltà a studiare, ritiro sociale, idee autolesive. Al colloquio tono dell’umore molto
abbassato, pianto da inizio alla fine della seduta. Idee di autoaccusa, di
inadeguatezza, aspetti dismorfofobici
• Studentessa universitaria. Proviene da famiglia molto cattolica, un fratello maggiore e
uno minore. Famiglia controllante (padre mette timer al computer perché i figli lo
usino solo un tempo prestabilito)
• Molto pudica. Sempre terrorizzata dalle questioni dell’intimità. Alle medie sentì un
ragazzo che si vantava di aver spiato la sorella in bagno dal buco della serratura e da
allora spaventata che potesse succedere anche a lei (metteva asciugamani sulla
toppa). Aspetti ossessivi rupofobici, ordinata, rigida.
• Introduco cipralex gtt
• Vede la psicologa ogni settimana
42. M, 22 aa
• Valutazione: ricostruzione storia del sintomo, eventi traumatici/stressanti attorno all’esordio (inizio università, conflittualità in
famiglia, episodio bagno col fratello), marcata deflessione dell’umore (impossibile fare una seduta causa pianto)
Fase 1: STABILIZZAZIONE e RACCOLTA INFORMAZIONI
Invio psichiatra per valutazione aspetti depressivi e terapia farmacologica
Abc per indagare pensieri e aree disfunzionali (inadeguatezza che gestisce attraverso controllo, tratti ossessivi, ritiro dalle relazioni,
isolamento, corpo, cibo)
Fase 2: OBIETTIVI TERAPEUTICI E STRUMENTI DI EFFICACIA
Aree su cui lavorare:
rapporto col cibo e con il proprio corpo (dismorfismo??)= relazione con la mamma
ossessioni (non posso tollerare le persone che mi stanno dietro le spalle potrebbero spiarmi, tema del dormire, pulizia e
ordine)=relazione padre
dolore (EMDR)
verbalizza che nella sua quotidianità queste aree implicano:
1. Sono sempre all’erta con gli uomini di casa
2. Non mi faccio toccare
3. Rimuginio costante sui temi dell’inadeguatezza
4. Copro il mio corpo
5. Sessualità: fatico a farmi toccare
43. M, 22 aa
risultati da ottobre a febbraio: (valutazione fatta con la paziente il 12/2)
miglioramento sul corpo : va a danza mettendo vestiti aderenti, sente di più il suo
corpo)
cibo: riesce a guardare sua madre che mangia, non si pesa più tutti i giorni
isolamento: si sforza di uscire e frequentare amici seppur ancora con difficoltà
inadeguatezza: meno pensieri negativi
nel complesso mi dice: se prima avevo sempre la febbre a 40 adesso alcuni giorni
l’ho a 36 ed altri a 38
27/2: crisi depressiva (si è attivato il sistema dell’accudimento perché l’ostetrica le
ha detto che stava meglio e l’avrebbe vista ogni tre settimane)