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EDITORIALE
PATRIZIA TOIA
capodelegazione
degli eurodeputati Pd,
vicepresidente
commissione Industria
patrizia.toia@europarl.europa.eu
alla mezzanotte di mercoledì le
tariffe roaming non ci sono più
e ora possiamo viaggiare in tut-
ta l’Unione europea e telefonare “come
a casa”. Segnatevi questo giorno, con-
servatevi uno screenshot dell’ultimo
dell’sms della compagnia telefonica che
vi avverte dei costi aggiuntivi ogni vol-
ta che passavate una frontiera europea
e scrivetevi da qualche parte la parola
“roaming”, perché da giovedì mattina
nessuno si ricorderà più che il roaming
è mai esistito e nessuno si ricorderà del-
le persone che, come noi eurodeputati,
hanno lottato per più di dieci anni con-
tro l’ostinazione delle compagnie tele-
foniche e di alcuni governi per abolire
il roaming. Personalmente ho negozia-
to con il Consiglio e la Commissione, in
quanto relatrice del Gruppo S&D, e solo
all’alba del 30 giugno 2015, quando ab-
biamo raggiunto l’accordo finale dopo
12 ore di discussioni, ho capito che ave-
vamo vinto. Di quella lunga notte e delle
centinaia di riunioni e votazioni che ab-
biamo fatto nessuno ricorderà nulla.
Sì, lo so, è strano, ma la libertà è un po’
come l’aria che respiriamo, tendiamo a
darla subito per scontata e ci accorgia-
mo che esiste solo quando manca.
Probabilmente non vi stupirete neanche
quando un giorno qualcuno vi dirà che
“ha fatto più Vodafone (o Tim o Wind o
chi volete voi) per l’Europa che non l’Eu-
ropa stessa”. Alcuni penseranno anche
che è proprio vero! Il vantaggio dell’U-
nione europea si percepisce quando si
utilizza il cellulare in vacanza, non quan-
D
do si sente parlare di summit, risoluzioni,
procedure di infrazione, sessioni plena-
rie e altre cose noiose.
Dite di no? Eppure è già successo. Nean-
che due mesi fa Beppe Grillo, quello che
vuole il referendum per uscire dall’euro,
nei suoi spettacoli teatrali si è messo a
dire che “ha fatto più Ryanair per l’Eu-
ropa che non l’Europa stessa”. Applausi.
Peccato che i voli a basso costo in Eu-
ropa non sono solo il frutto dell’intra-
prendenza di un’azienda privata, ma il
risultato di anni di riforme fatte a Bruxel-
les per liberalizzare un mercato che era
fortemente ingessato e frammentato su
base nazionale. Oggi non se lo ricorda
nessuno, ma anni fa prendere un volo da
Roma a Parigi costava fior di quattrini. Gli
Stati Uniti hanno liberalizzato il proprio
mercato aereo nel 1978 con l’Airline De-
regulation Act. In Europa ci sono voluti
tre “pacchetti” legislativi, nel 1987, nel
1990 e nel 1992 per poter permettere
alle compagnie aree di accedere a tutte
le rotte all’interno dell’Ue senza che sia-
no necessari permessi o autorizzazioni e
per poter avere la libertà di fissare libera-
mente le tariffe aree.
Qualcosa simile è successo per gli ac-
cordi di Schengen che ci permettono di
circolare liberamente in Europa senza
essere fermati alle dogane e per la mo-
neta unica. Oggi stiamo lavorando per
arrivare a un vero mercato unico digita-
le. La libertà non è uno slogan, ma una
costruzione che richiede anni di lavoro
tenace e valori solidi.
STRASBURGO
PLENARIA 12-15 GIUGNO 2017
CLIMA
Mercoledì il Parlamento ha discusso la de-
cisione del presidente statunitense Donald
Trump di ritirarsi dagli accordi di Parigi. Lo
stesso giorno gli eurodeputati hanno adot-
tato una nuova legislazione che renderà pos-
sibile suddividere gli obiettivi UE in obiettivi
nazionali vincolanti anche per settori non
interessati dal mercato dei gas serra, in linea
con gli impegni presi con l’accordo di Parigi
sul cambiamento climatico.
ERASMUS
In una cerimonia martedì il Parlamento ha
festeggiato i trent’anni del programma di
scambio studentesco dell’Unione europea
Erasmus. Dal lancio nel 1987 oltre 9 milioni
di persone hanno potuto studiare, lavorare e
fare volontariato all’estero con l’aiuto di Era-
smus.
SHARING ECONOMY
Giovedì i deputati europei hanno chiesto re-
gole chiare, competizione leale e rispetto dei
diritti dei lavoratori nel settore dell’economia
collaborativa e hanno adottato una relazione
di iniziativa sulle piattaforme online e sul mer-
cato digitale.
POLITICA DI COESIONE
La politica di coesione sociale dell’Unione eu-
ropea, che sostiene iniziative in regioni meno
sviluppate, merita di essere adeguatamente
finanziata. Così dice una risoluzione adottata
mercoledì. Le procedure dovrebbero essere
semplificate e delle sinergie migliorate per
ridurre le disparità regionali.
FONDO DI INVESTIMENTO
Nella valutazione sull’utilizzo del FEIS, i de-
putati hanno chiesto maggiore equilibrio
geografico, supporto alle piccole imprese e
investimenti innovativi e più rischiosi.
VERTICE UE
In un dibattito con la Presidenza maltese e il
Presidente della Commissione Juncker, i de-
putati hanno discusso le priorità per il Vertice
europeo del 22 e 23 giugno.
NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 1
ECONOMIA COLLABORATIVA E PIATTAFORME ONLINE
DOBBIAMO CHIARIRE GLI OBBLIGHI (ANCHE FISCALI) DELLE
PIATTAFORME ONLINE E GARANTIRE UNA CONCORRENZA LEALE COI
SETTORI TRADIZIONALI DELLA NOSTRA ECONOMIA. LA DISTINZIONE
TRA PRESTATORI DI SERVIZI PROFESSIONALI E NON PROFESSIONALI
RAPPRESENTA UN PUNTO ESSENZIALE PER POTER DEFINIRE REGOLE
EQUILIBRATE.
L’economia collaborativa è un fe-
nomeno in continua evoluzione e per
questo difficile da definire in modo net-
to. Eppure è già presente nelle vite di
milioni di cittadini europei, nelle nostre
società, nel nostro modo di viaggiare e
di lavorare. Grazie alla rivoluzione digi-
tale ed alle piattaforme online possia-
mo con un click affittare una camera in
ogni parte del mondo, condividere un
viaggio in macchina, acquistare un pa-
sto da un vicino, trovare un giardiniere
per tagliare la siepe. Opportunità che i
consumatori apprezzano e utilizzano in
modo crescente.
Per cogliere tutte le opportunità dell’e-
conomia collaborativa ed evitarne i ri-
schi, occorre inserirla in un quadro di
regole semplici e chiare a livello UE. La
mia relazione si pone l’obiettivo di su-
perare l’attuale stato di incertezza nel
quale si trovano gli attori dell’econo-
mia collaborativa, riducendo al minimo
le “aree grigie” tra autorità pubbliche,
piattaforme, imprenditori e lavoratori.
Ci sono alcune priorità sulle quali impo-
stare il nostro lavoro: occorre anzitutto
evitare la frammentazione del Mercato
unico che deriverebbe dall’applicazio-
ne di normative nazionali e locali diver-
se. Dobbiamo chiarire gli obblighi (an-
che fiscali) delle piattaforme online e
garantire una concorrenza leale coi set-
tori tradizionali della nostra economia.
La distinzione tra prestatori di servizi
professionali e non professionali rap-
presenta un punto essenziale per poter
definire regole equilibrate.
L’obiettivo deve essere quello di evi-
tare che norme diverse si applichino a
servizi analoghi tra economia tradizio-
nale e collaborativa. La nostra priorità,
tuttavia, resta la garanzia di alti livelli di
protezione dei consumatori e il pieno
rispetto dei diritti dei lavoratori delle
piattaforme collaborative. Non è imma-
ginabile, infatti, che in questo settore i
lavoratori, dipendenti o autonomi che
siano, abbiano minori diritti e tutele ri-
spetto a tutti gli altri.
Le piattaforme online non potranno
prescindere dall’assunzione di maggio-
ri responsabilità nei confronti dei con-
sumatori garantendo la trasparenza de-
gli algoritmi e dei sistemi di rating, da
una parte, e verso le autorità pubbliche
tramite una leale cooperazione fiscale.
Con questa relazione gettiamo le basi
per un approccio europeo all´economia
collaborativa, pronti a cogliere tutte le
opportunità che un’innovazione so-
stenibile può garantire al nostro conti-
nente e in particolare a quelle fasce di
popolazione più ai margini del mondo
del lavoro.
2NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
NICOLA DANTI
coordinatore commissione
mercato interno e
tutela dei consumatori
nicola.danti@europarl.
europa.eu
PROCEDURE DI INFRAZIONE PER CHI NON ACCOGLIE
LA PROCEDURA STRAORDINARIA DI RICOLLOCAZIONE DEI RIFUGIATI
PRESENTI IN ITALIA E GRECIA, DECISA NEL 2015, È RISULTATA FINO
AD OGGI UN FALLIMENTO: SOLO UNA MINIMA PARTE DEI 160 MILA
RICHIEDENTI ASILO PREVISTI SONO STATI REALMENTE RICOLLOCATI.
PER QUANTO RIGUARDA I PRIMI CINQUE MESI DEL 2017, ABBIANO
ASSISTITO AD UN SIGNIFICATIVO AUMENTO DEL RITMO DEI
RICOLLOCAMENTI, CON QUASI 10.300 PERSONE TRASFERITE DA
GENNAIO, 5 VOLTE IN PIÙ RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2016,
QUANDO FURONO TRASFERITE SOLO 1600 PERSONE.
La Commissione europea ha deciso
finalmente di far rispettare il carattere
fondante e vincolante di quel princi-
pio di solidarietà che, nonostante sia
sancito nei Trattati, fino ad oggi, per
quanto riguarda la gestione dei flussi
migratori, è rimasto relegato alla pura
enunciazione di principio. Lo ha fatto
avviando una procedura di infrazione
contro Repubblica Ceca, Ungheria e
Polonia, colpevoli di non aver dato se-
guito agli obblighi sottoscritti in sede di
Consiglio UE di accogliere i beneficiari
di protezione internazionale ricollocati
da Italia e Grecia. Da mesi ribadisco, as-
sieme al mio Gruppo S&D, che non può
esserci obbligo senza sanzione, che la
solidarietà non è un optional e che la
solidarietà fattiva fra gli Stati membri
è la chiave di soluzione di questa crisi
migratoria. Era ed è infatti inaccettabile
che l’Ungheria non abbia mai accolto
migranti ricollocati dagli Stati di primo
approdo, che la Polonia non abbia né
accolto nessun richiedente asilo né ri-
spettato alcun impegno dal dicembre
2015, mentre la Repubblica Ceca non
ha effettuato alcun trasferimento da
agosto 2016. La procedura straordinaria
di ricollocazione dei rifugiati presenti in
Italia e Grecia, decisa nel 2015, è risulta-
ta fino ad oggi un fallimento: solo una
minima parte dei 160 mila richiedenti
asilo previsti sono stati realmente ricol-
locati. Per quanto riguarda i primi cin-
que mesi del 2017, abbiano assistito ad
un significativo aumento del ritmo dei
ricollocamenti, con quasi 10.300 perso-
ne trasferite da gennaio, 5 volte in più
rispetto allo stesso periodo del 2016,
quando furono trasferite solo 1600 per-
sone. È necessario però un deciso cam-
bio di passo per raggiungere l’obiettivo:
gestire e governare questa crisi migra-
toria. La solidarietà, incardinata nei trat-
tati Ue, è la parola che credo meglio de-
finisca il senso più profondo dello stare
insieme fra i popoli europei. Superare le
divergenze valorizzando le differenze in
vista di un bene comune, perseguibile
solo insieme, mettendoci quella forza
che solo un’Europa unita è in grado di
sprigionare. Solo difendendo ad ogni
costo questo principio, l’Unione potrà
sopravvivere alla profonda crisi di soli-
darietà e fiducia che sta attraversando.
Finora, Repubblica Ceca, Ungheria e
Polonia non hanno intrapreso alcuna
azione per ottemperare ai loro obblighi,
quindi ritengo sia giusta e doverosa la
decisione della Commissione, che ha
deciso di inviare lettere di costituzione
in mora a questi tre Stati membri. Que-
sta Piano di ricollocazione straordinaria
di 160.000 richiedenti asilo dall’Italia e
dalla Grecia è importante perché costi-
tuisce il banco di prova ed anticamera
della necessaria riforma del Regola-
mento di Dublino, oggi in discussione.
Il fatto che sia rispettata l’obbligatorie-
tà vincolante del principio di solidarie-
tà che ispira il Piano assicurerebbe una
forte spinta al processo di riforma del
Regolamento di Dublino, in partico-
lare rispetto alla norma che individua
nel Paese di primo approdo nell’Ue la
competenza per l’esame della doman-
da e per la gestione dell’accoglienza
dei richiedenti asilo. Una riforma che
ritengo dovrà essere ispirata proprio a
quel principio di solidarietà, senza che
si ceda a compromessi al ribasso, che è
il terreno di “scontro” oggi con Unghe-
ria, Polonia e Repubblica Ceca.
3NEWSLETTER EurodeputatiPD -plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
CECILE KASHETU KYENGE
membro commissione libertà civili
giustizia e affari interni
kashetu.kyenge@europarl.europa.eu
LA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO
IL PARLAMENTO EUROPEO HA CONFERMATO DURANTE QUESTA
SESSIONE PLENARIA DI VOLER ANDARE AVANTI IN MODO CONVINTO
SULLA STRADA TRACCIATA DAGLI ACCORDI PRESI DUE ANNI FA A
LIVELLO GLOBALE.
Negli Stati Uniti, con l´annunciata de-
cisione di uscire dagli Accordi di Parigi,
il presidente Trump mette seriamente
in discussione la necessità di combat-
tere contro i cambiamenti climatici. Il
Parlamento Europeo ha confermato du-
rante questa sessione plenaria di voler
andare avanti in modo convinto sulla
strada tracciata dagli Accordi presi due
anni fa a livello globale. Il futuro nostro
e delle prossime generazioni passa per
una società ed un’economia più soste-
nibili. L’Europa ne è consapevole e sa
anche che, al di là della leadership eser-
citata dal Protocollo di Kyoto fino alla
COp21 di Parigi, per ottenere dei risul-
tati l’azione deve essere globale, perché
certo l’inquinamento non si ferma alle
frontiere. Sappiamo di non essere soli
e ci conforta il segnale dato in conclu-
sione del recente G7 che si è tenuto in
Italia e la conferma dell´impegno cine-
se in materia di riduzione delle emis-
sioni. Semmai occorrerà vedere quanto
Trump si auto-isolerà con la linea che
sta portando avanti. La nostra determi-
nazione non si esprime solo con dichia-
razioni ma deve trovare espressione
in azioni concrete. A testimonianza di
questo, mercoledì abbiamo approvato
un nuovo regolamento legislativo che
impegna per il prossimo decennio gli
Stati Membri dell´UE a ridurre del 30%
le emissioni di Co2 nei trasporti, negli
edifici, in agricoltura e nella gestione
dei rifiuti. Questo testo sull’Effort sha-
ring è ambizioso e pragmatico e preve-
de un buon sistema di flessibilità per gli
stati membri che dovranno realizzarne
gli obiettivi. Perché se gestita bene la
transizione ad un sistema a basse emis-
sioni non è solo benefica per l’ambien-
te ma anche per una crescita florida e
sostenibile delle nostre economie. E
non è un caso che uno dei criteri pre-
visti da questo regolamento per stabili-
re gli obiettivi di riduzione per i singoli
Stati membri sia il livello medio di PIL
pro capite. Si riconoscono gli sforzi fatti
fino ad ora e si permette di valorizza-
re in modo flessibile le specificità dei
diversi territori; da quelli a vocazione
più industriale fino a quelli a vocazione
agricola o boschiva. Non viene chiesto
a nessuno l´impossibile ma ad ognuno
di contribuire al meglio. Effort Sharing è
condivisione degli sforzi. Noi andiamo
avanti convinti e posso dirvi, dopo es-
sere stata la scorsa settimana negli Stati
Uniti per una conferenza delle Nazioni
Unite sullo sviluppo sostenibile, che, al
di là dei grandi proclami, anche oltre-
oceano milioni di americani hanno la
stessa nostra motivazione.
4NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
SIMONA BONAFE’
membro commissione
ambiente, sanità
e sicurezza alimentare
simona.bonafe@europarl.
europa.eu
LA RIFORMA DELL’EUROZONA
OGGI C’È UN QUADRO ECONOMICO E POLITICO MIGLIORE ED ESISTE
UNA FINESTRA DI OPPORTUNITÀ CHE VA COLTA, CIÒ È ANCHE
MERITO DELLE CORREZIONI ALL’INDIRIZZO DI POLITICA ECONOMICA
IMPRONTATO ALL’AUSTERITÀ IMPRESSE SU INIZIATIVA DEI SOCIALISTI
E DEMOCRATICI
Il documento della Commissione euro-
pea sull’approfondimento e il comple-
tamento dell’Unione economica e mo-
netaria è - allo stesso tempo - ambizioso
e realistico, e riflette in molti punti le
proposte già avanzate dal Parlamento
europeo. Ora questo documento deve
trasformarsi in una concreta road-map.
Per quanto riguarda l’Unione finanzia-
ria, le misure necessarie al suo comple-
tamento sono già chiare. In particolare,
per quanto riguarda l’Unione bancaria,
la garanzia europea sui depositi e il fi-
scal backstop attendono solo di essere
concluse.
Per quanto riguarda l’Unione economi-
ca e di bilancio, occorre invece uscire
rapidamente dalla fase degli scenari
possibili, e intraprendere con coraggio
e determinazione la strada indicata dal
Parlamento, ossia la realizzazione di
uno“scambio”tra meccanismi rafforzati
e vincolanti di convergenza delle politi-
che economiche e la costruzione di una
capacità di bilancio della zona euro, da
collocare nel bilancio dell’Unione, e da
utilizzare per funzioni di stabilizzazio-
ne. Fra queste, la più efficace è senza
dubbio quella di una indennità di di-
soccupazione europea. In questo senso
è utile precisare che tale schema non ri-
chiede una preventiva armonizzazione
delle regole del mercato del lavoro, ma
al contrario può contribuire, insieme a
altri strumenti, a creare le condizioni
per una maggiore convergenza in que-
sto ambito.
E’anche importante chiarire che - come
il Parlamento ha dimostrato - sia le con-
vergence guidelines sia la fiscal capa-
city possono essere realizzati a trattati
costanti, senza far ricorso a soluzioni in-
tergovernative e sulla base del metodo
comunitario, che è l’unico che può con-
sentire un adeguato controllo demo-
cratico. In questo senso va accolto po-
sitivamente l’invito di Pierre Moscovici
a formalizzare il dialogo tra Parlamento
europeo e Consiglio nel quadro del se-
mestre, che per noi significa un accordo
inter-istituzionale.
La riflessione sulla creazione di un safe
asset europeo è positiva e importante,
anche se bisogna evitare ogni rischio
per la stabilità finanziaria e la capaci-
tà degli Stati membri di finanziarsi sui
mercati.
Infine, è bene essere consapevoli che
se oggi c’è un quadro economico e po-
litico migliore ed esiste una finestra di
opportunità che va colta, ciò è anche
merito delle correzioni all’indirizzo di
politica economica improntato all’au-
sterità impresse su iniziativa dei Sociali-
sti e Democratici. Per questo, è evidente
che una eventuale integrazione del Fi-
scal Compact nei trattati sarà possibile
solo in caso di una sua profonda rifor-
ma.
5NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
ROBERTO GUALTIERI
presidente commissione
affari economici e monetari
roberto.gualtieri@europarl.europa.eu
TRENT’ANNI DI ERASMUS
IN TRENT’ANNI ERASMUS HA COINVOLTO DA 3500 A OLTRE 3MILIONI
E 500 MILA STUDENTI, DI CUI 630MILA ITALIANI. NEI PROSSIMI 7 ANNI
SARANNO ALTRI 4 MILIONI I PARTECIPANTI A ERASMUS PLUS.
Alla fine del 2020 è previsto che il 20%
dei giovani nel percorso scolastico e di
istruzione superiore europea possa fare
una esperienza in un altro Paese. Ma
l’obiettivo deve essere una cittadinanza
educativa, formativa e lavorativa, che
preveda nel curriculum un periodo di
studio e stage in altro Paese Eu. Devo-
no europeizzassi e internazionalizzarsi i
curricula e quindi le università i siste-
mi scolastici e i docenti, ma dobbiamo
anche attivare una vera politica per il
diritto allo studio su base Europea a co-
minciare dalla proposta di una student
e- card europea che consenta accesso
a facilitazioni, servizi e portabilità delle
borse di studio nazionali. Noi in Com-
missione Cultura del Parlamento euro-
peo ci siamo battuti per il 50per cento
di risorse in più per Erasmus (14,7 Mdl)
per mantenere autonomia ai program-
mi Gioventù in azione, per rimettere
Erasmus Mundus, per azioni strategiche
nel Servizio Volontario Europeo nella
semplificazione dell’accesso e nella va-
lutazione del follow up.
In Trent’anni Erasmus ha coinvolto da
3500 a oltre 3milioni e 500 mila studen-
ti, di cui 630mila italiani. Nei prossimi
7 anni saranno altri 4 milioni i parteci-
panti a Erasmus plus. Erasmus ha reso
accessibile la mobilità educativa e for-
mativa ma ha soprattutto rappresen-
tato una occasione di crescita perso-
nale e una esperienza di cittadinanza
europea, facendo crescere il dialogo
interculturale, l’apertura di orizzonti
e di capacità di innovazione ovvero le
condizioni del rilancio della UE. Oggi
proponiamo una più incisiva politica
europea che metta al centro le nuove
generazioni , non solo attraverso Era-
smus e la garanzia giovani, ma in tutte
le politiche e i programmi; una moder-
nizzazione e qualificazione dei sistemi
scolastici e universitari, una Agenda
sociale e un più forte investimento nel-
le politiche educative e occupazionali
e territoriali, anche attraverso il fondo
per gli investimenti strategici, troppo
centrate sulle infrastrutture materiali e
poco sulle risorse umane. Tra le novità
lanciate durante la seduta plenaria a
Strasburgo in occasione delle celebra-
zioni per il trentennale del programma
più amato d’Europa, una app per cel-
lulari destinata agli studenti Erasmus
proposta dalla European University
Foundation ed una piattaforma online
per gli alunni Erasmus attivata dall’As-
sociazione italiana Garage Erasmus. Un
ulteriore lasciapassare che contribuisce
a superare frontiere e nazionalismi.
6NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
SILVIA COSTA
presidente commissione
cultura e istruzione
silvia.costa@europarl.europa.eu
LA RICCHEZZA DEL MEDITERRANEO
IL MEDITERRANEO, CON LE SUE 17.000 SPECIE, È UN MARE
RICCHISSIMO DI BIODIVERSITÀ. PURTROPPO IL 93% DELLE SPECIE
PRESE IN CONSIDERAZIONE DAL RAPPORTO NON SONO RISULTATE IN
UN BUON STATO DI SALUTE.
E’IMPORTANTE QUINDI CHE LE POLITICHE DI GESTIONE DELLA PESCA
ABBIANO UN APPROCCIO ECOSISTEMICO E MULTI SPECIE, CHE TENGA
CONTO DELLE PARTICOLARITÀ LOCALI ATTRAVERSO IL PRINCIPIO
DELLA REGIONALIZZAZIONE.
Alarghissima maggioranza abbiamo
approvato a Strasburgo il rapporto di
iniziativa sul Mediterraneo, volto a met-
tere in luce le criticità ambientali, socia-
li ed economiche legate al settore della
pesca e a individuare azioni concrete
per il loro superamento.
Il Mediterraneo, con le sue 17.000 spe-
cie, è un mare ricchissimo di biodiver-
sità. Purtroppo il 93% delle specie pre-
se in considerazione dal rapporto non
sono risultate in un buon stato di salute.
E’ importante quindi che le politiche
di gestione della pesca abbiano un
approccio ecosistemico e multi specie,
che tenga conto delle particolarità lo-
cali attraverso il principio della regiona-
lizzazione.
A questo proposito occorre impegnar-
si maggiormente nella conoscenza
dell’ambiente marino, incoraggiando la
ricerca scientifica e lo scambio dei dati,
anche attraverso la cooperazione con i
Paesi terzi che si affacciano sul bacino
del Mediterraneo.
Le sfide da affrontare sono molte, tra
queste i cambiamenti climatici, il traf-
fico marittimo, l’inquinamento, il pro-
blema dei rifiuti in mare, in particolare
quello delle plastiche e delle micropla-
stiche.
Non possiamo quindi limitarci a ridurre
lo sforzo di pesca, ma è necessario agire
su tutti i comparti che causano inquina-
mento e disturbo all’ecosistema.
Per raggiungere il rendimento massi-
mo sostenibile entro il 2020 è necessa-
rio lavorare su più fronti attraverso un
processo inclusivo dal basso: dalla sal-
vaguardia degli ecosistemi marini alla
cooperazione con i Paesi terzi, anche
per combattere la pesca illegale. Da un
maggiore coinvolgimento dei pescatori
nei processi decisionali all’investimen-
to sull’educazione alimentare, a partire
dalle scuole, perché un consumatore
consapevole non mangia più pesce, ma
più pesci.
Il Mediterraneo dà lavoro a centinaia di
migliaia di persone, tra cui un numero
considerevole di donne. Le comunità
costiere dipendono fortemente dalla
pesca, in particolare dalla pesca su pic-
cola scala, che corrisponde all’80% del-
la flotta da pesca.
Per garantire un futuro sostenibile, dob-
biamo quindi coniugare gli aspetti am-
bientali con quelli sociali ed economici,
perché quando parliamo di pesca, non
dobbiamo pensare solo al pescatore,
ma anche al pescivendolo, al ristorato-
re, a chi lavora nella trasformazione del
pesce, a chi produce e commercializza
le attrezzature e così via.
Altrimenti tra qualche anno saremo
costretti a scongiurare l’estinzione di
un’altra specie: quella del pescatore.
7NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
RENATA BRIANO
vicepresidente commissione
pesca
renata.briano@europarl.europea.eu
IL FONDO EUROPEO PER GLI INVESTIMENTI
L’OBIETTIVO INIZIALE DI ATTIVARE 315 MILIARDI DI EURO NEL
PERIODO 2015-2018 SEMBRA ESSERE ALLA PORTATA. A MAGGIO 2017,
EFSI HA GIÀ FINANZIATO PROGETTI PER 194 MILIARDI DI EURO, PARI
A CIRCA IL 62% DEL TOTALE PREVISTO, E OLTRE 416 MILA PICCOLE
E MEDIE IMPRESE BENEFICERANNO DI QUESTI FONDI.ESIGIBILI LA
OPPORTUNITÀ LEGATE AI PERCORSI DI MOBILITÀ.
Nell’aprile 2015 veniva avviato il
Fondo europeo di investimenti strate-
gici (EFSI) fortemente voluto dal Parla-
mento europeo e dalla Commissione
Juncker, con l’obiettivo di rilanciare la
crescita affrontando il problema fonda-
mentale del crollo degli investimenti a
seguito della crisi.
A poco più di due anni, il bilancio è po-
sitivo. Rimangono diversi punti su cui
sarà necessario migliorare, innanzitutto
un coinvolgimento maggiore di quel-
le regioni che fino ad oggi non hanno
sfruttato appieno EFSI. Ma servirà an-
che promuovere più progetti ad alto
rischio, che altrimenti non otterrebbero
finanziamenti, e soprattutto garantire
l’addizionalità dei progetti approvati
rispetto ad altre iniziative UE.
Nonostante ciò, l’obiettivo iniziale di at-
tivare 315 miliardi di euro nel periodo
2015-2018 sembra essere alla portata.
A maggio 2017, EFSI ha già finanziato
progetti per 194 miliardi di euro, pari a
circa il 62% del totale previsto, e oltre
416 mila piccole e medie imprese bene-
ficeranno di questi fondi.
Per questo motivo proprio a settembre
la Commissione ha proposto un rinno-
vo di EFSI con un raddoppio della dura-
ta e un raddoppio delle risorse, portan-
dole a 500 miliardi fino al 2020.
Il Parlamento europeo ha la responsa-
bilità di valutare l’efficacia di EFSI ed ha
espresso la sua posizione sia su quanto
fatto fino ad oggi, sia sul futuro del Fon-
do. Il Parlamento è pronto a rinnovare il
proprio supporto a questo progetto, te-
nendo presenti i successi e i buoni risul-
tati ottenuti. Partendo dall’entità delle
risorse mobilizzate, che resta un grande
risultato in tempi di ristrettezze econo-
miche. Ma anche il supporto concreto
a moltissime piccole e medie imprese,
tra cui molte italiane, e ai cittadini sui
territori, oltre alla riattivazione di canali
di finanziamento che avevano sofferto
la crisi facendo crollare gli investimenti
in Europa.
EFSI poi dovrà lavorare meglio con le
altre iniziative UE in campo. In questo
senso, sarebbe importante creare una
migliore sinergia e un coordinamento
più efficace tra EFSI e i fondi struttura-
li. È chiaro che la politica di coesione
dovrà rimanere la principale fonte di
investimento europea, ma abbiamo il
dovere di renderla al passo coi tempi
e capace di lavorare insieme alle altre
fonti di finanziamento europee. La po-
litica di coesione, infatti, lavora per pro-
grammi, mentre EFSI per progetti ed è
per questo che potranno e dovranno
lavorare insieme, anche tramite piani
integrati.
La risoluzione sull’implementazione del
Fondo è stata approvata dal Parlamen-
to europeo durante la scorsa seduta
Plenaria, mentre i negoziati con il Con-
siglio sull’estensione della durata del
fondo sono tuttora in corso.
8NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
MERCEDES BRESSO
coordinatrice commissione sviluppo
regionale e affari costituzionali
mercedes.bresso@europarl.europa.eu
LA POVERTÀ INFANTILE
QUALI E QUANTE FACCE HA LA POVERTÀ? LA POVERTÀ DI RISORSE,
DI QUALITÀ DEI LUOGHI DI VITA, DI BENESSERE, DI CONOSCENZA, DI
ISTRUZIONE E DI CRESCITA.
GARANTIRE LA RICCHEZZA DI OPPORTUNITÀ SIGNIFICA OFFRIRE
STRUMENTI UTILI PER SCONFIGGERLA.
L’Europa così come continuiamo ad
immaginarla non può non farsi carico
del capitale umano più prezioso: i no-
stri bambini, le nostre bambine.
I numeri sono drammaticamente veri.
Ma quali e quante facce ha la povertà?
la Povertà di risorse, di qualità dei luo-
ghi di vita, di benessere, di conoscenza,
di istruzione e di crescita.
Garantire la ricchezza di opportunità
significa offrire strumenti utili per scon-
figgerla.
E non basta rifugiarsi dentro la comoda
lettura delle responsabilità legate alla
crisi e alle sue ricadute.
In particolare alla contrazione della
spesa pubblica e alla crisi del lavoro, in
un tempo in cui le paure spengono spe-
ranze e cancellano il futuro.
È’questo il tempo in cui la politica deve
assumersi tutta intera la responsabilità
di restituire opportunità.
Servono risorse? Certo! Ma queste de-
vono essere orientate alla promozione
di un nuovo sentimento di comunità, di
coesione sociale.
Insomma investire avendo chiara l’idea
di promuovere un modello di comunità
educante che leghi la filiera pubblica
agli attori del territorio per ripensare i
luoghi della vita, i modelli educativi for-
mativi e per rispondere alla domanda di
accessibilità e di opportunità offerta da
una agenda dei diritti che guarda nella
direzione giusta.
È’ il tempo della responsabilità condivi-
sa.
L’Europa con il suo Pilastro sociale se-
gna un punto di non ritorno.
Le politiche di Coesione guardino l’o-
rizzonte dello sviluppo dei territori ma
con l’obiettivo di armonizzare le politi-
che.
Non c’è sviluppo senza crescita del ca-
pitale umano con l’obiettivo di accom-
pagnare appunto il capitale umano più
fragile nel percorso di vita.
9NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
ELENA GENTILE
membro commissione
occupazione e affari sociali
elena.gentile@europarl.europa.eu
LE FUSIONI AZIENDALI TRANSFRONTALIERE
EVITARE IL DUMPING SOCIALE, FISCALE E GIURIDICO È STATO IL
FULCRO DEL LAVORO PORTATO AVANTI IN QUESTO ANNO, CHE IL
RAPPORTO SOTTOLINEA INDIVIDUANDO MISURE PIÙ STRINGENTI
ATTRAVERSO UN’AMPIA SERIE DI PROPOSTE.
Dopo un anno di lavoro è arrivato un
via libera molto ampio dall’aula di Stra-
sburgo al rapporto sulla revisione della
direttiva in materia di fusioni aziendali
transfrontaliere, che ho avuto il man-
dato di redigere e negoziare per conto
della commissione affari giuridici.
Un dossier di grande impatto per il di-
ritto societario, con implicazioni politi-
che rilevanti su alcuni dei nodi più at-
tuali nella dialettica odierna tra lavoro
e globalizzazione. Con questo dossier
il Parlamento propone infatti alla Com-
missione europea linee guida molto
nette in vista della prossima proposta
legislativa, che dovrebbe essere pre-
sentata entro la fine del 2017, e che
dovrà avere come primo obiettivo il su-
peramento delle divergenze di applica-
zione e le zone grigie esistenti in questo
campo. Evitare il dumping sociale, fisca-
le e giuridico è stato il fulcro del lavoro
portato avanti in questo anno, che il
rapporto sottolinea individuando mi-
sure più stringenti attraverso un’ampia
serie di proposte.
Innanzitutto, un’armonizzazione massi-
ma per gli standard procedurali e rego-
le comuni più avanzate, estendendo le
categorie societarie coinvolte; un netto
rifiuto del ricorso a fusioni, divisioni e
trasferimenti di sedi aziendali per fini
fiscalmente speculativi; il sostegno al
rafforzamento della protezione dei la-
voratori attraverso nuove forme di ob-
bligo di consultazione e informazione;
il mantenimento della tutela anche per
gli attori di minoranza nella governan-
ce aziendale.
Si tratta inoltre di un provvedimento
necessario per favorire la competitivi-
tà, attraverso un piano complessivo di
semplificazione burocratico-ammini-
strativa che può concretizzarsi anche
attraverso nuove forme di digitalizza-
zione.
E’ solo definendo un modello soste-
nibile che l’economia europea potrà
rispondere alla sfida della competiti-
vità globale, la recente crisi finanziaria
ormai quasi alle spalle ce lo insegna. E’
soprattutto per questo che il messag-
gio principale del rapporto verte sull’e-
sigenza di prestare particolare atten-
zione a come regolare le varie forme di
mobilità e trasferimento delle imprese
a rischio di esternalità negativa su occu-
pazione e trasparenza, soprattutto per
i possibili casi di sedi fittizie ai soli fini
fiscali.
Dal Parlamento, quindi, un testo che
poggia su un grande consenso e che
vuole invitare la Commissione a fissare
standard ambiziosi nella propria futura
proposta normativa, in un disegno co-
erente di riorganizzazione del diritto
dell’economia a vantaggio della cresci-
ta e della trasparenza.
10NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
ENRICO GASBARRA
membro commissione
giuridica
enrico.gasbarra@europarl.europa.eu
LA REVISIONE DELLA POLITICA DI COESIONE
ENTRO LA FINE DEL 2017 PROPRIO LA COMMISSIONE DOVRÀ
PRESENTARE UNA PROPOSTA DI REVISIONE PER LA PROSSIMA
PROGRAMMAZIONE. UN PASSAGGIO DELICATO, ADDIRITTURA
PERICOLOSO, CON IL RISCHIO DI VEDERE MESSA IN DISCUSSIONE
L’ESISTENZA STESSA DEI FONDI STRUTTURALI,COSÌ COME LI ABBIAMO
CONOSCIUTI E, SOPRATTUTTO, QUALI PRINCIPALI STRUMENTO DI
COESIONE TERRITORIALE TRA LE REGIONI EUROPEE.
Il 26 e 27 giugno prossimi, a Bruxelles,
politici ed esperti europei si confron-
teranno sul futuro dei fondi strutturali
dopo il 2020, all’interno del 7° Forum
della Coesione. In vista di questo im-
portante appuntamento, nel corso
dell’ultima plenaria abbiamo discusso e
approvato il rapporto di iniziativa “Co-
struzione dei pilastri per una politica
dell’Ue post 2020”, che rappresenta la
base programmatica del Parlamento
per il confronto con la Commissione
Europea e gli Stati Membri. Entro la fine
del 2017 proprio la Commissione dovrà
presentare una proposta di revisione
per la prossima programmazione. Un
passaggio delicato, addirittura perico-
loso, con il rischio di vedere messa in
discussione l’esistenza stessa dei fondi
strutturali, così come li abbiamo co-
nosciuti e, soprattutto, quali principali
strumento di coesione territoriale tra le
regioni europee. Mai come questa vol-
ta, infatti, gli effetti della Brexit, anzitut-
to sul bilancio, rischiano di abbattersi
come un macigno sulle dotazioni finan-
ziarie, compromettendo la capacità del-
le politiche di fare fronte a tutte le sfide
che abbiamo innanzi. Negli ultimi anni,
infatti, le risorse della coesione sono, via
via, diventate la cassaforte alla quale si
è attinto ogni qualvolta si era di fronte
ad emergenze o vi era bisogno di inter-
venire con tempestività. Nulla di male,
la solidarietà europea ci impone di uti-
lizzare le risorse disponibili per aiutare
Stati Membri che, più di altri, hanno
dovuto far fronte, per esempio, agli ef-
fetti della crisi migratoria o di catastrofi
naturali. Tuttavia, la solidarietà non può
essere a senso unico. Per questo motivo,
come delegazione Pd abbiamo lottato
e vinto affinché nel testo venisse citata
la contrarietà del Parlamento Europeo
alla condizionalità macroeconomica. E
poco importa se, alla fine, il PPE abbia
deciso di non votare la relazione. Non
sempre è possibile ottenere l’unanimi-
tà e, come socialisti, dobbiamo cogliere
queste occasioni per riscoprire le nostre
priorità politiche e rilanciarle. La condi-
zionalità macroeconomica è sbagliata;
lo avevamo detto e lo ripetiamo oggi,
dopo aver sperimentato - e scongiurato
- i possibili effetti su Spagna e Portogal-
lo. Bloccare i fondi strutturali a quelle
regioni e a quegli enti locali i cui Stati
non rispettino i vincoli del patto di sta-
bilità è semplicemente ottuso, oltre che
controproducente, perché, esse, a conti
fatti, restano le uniche fonti reali di inve-
stimento. Come Socialisti&Democratici
crediamo che l’Europa, per tornare ad
essere Unione, deve contrastare gli
egoismi, per riscoprirsi pienamente so-
lidale.
11NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
ANDREA COZZOLINO
vicepresidente commissione
sviluppo regionale
andrea.cozzolino@europarl.europa.eu
L’ALLARGAMENTO UE AI BALCANI OCCIDENTALI
AL PARLAMENTO EUROPEO A STRASBURGO SONO STATE ADOTTATE
TRE RISOLUZIONI RIGUARDANTI L’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE
EUROPEA ALLA SERBIA, KOSOVO E MACEDONIA. SEI SONO I PAESI DEI
BALCANI OCCIDENTALI CHE HANNO INTRAPRESO - CON TEMPISTICHE
DIVERSE - IL PERCORSO EUROPEO: MACEDONIA - FYROM,
MONTENEGRO, SERBIA, ALBANIA, BOSNIA ERZEGOVINA E KOSOVO.
Questa settimana al Parlamento eu-
ropeo a Strasburgo sono state adotta-
te tre risoluzioni riguardanti l’allarga-
mento dell’Unione europea alla Serbia,
Kosovo e Macedonia. Sei sono i paesi
dei Balcani occidentali che hanno in-
trapreso - con tempistiche diverse - il
percorso europeo: Macedonia - FYROM,
Montenegro, Serbia, Albania, Bosnia Er-
zegovina e Kosovo.
In Macedonia sono ancora molti i quesi-
ti da risolvere, a cominciare dalla dispu-
ta con la Grecia circa il nome. Atene non
lo accetta in quanto ritiene che la Mace-
donia sia la sua regione settentrionale.
Inoltre, spinose sono anche le proble-
matiche con la Bulgaria che non ricono-
sce la lingua macedone considerandola
solo un dialetto bulgaro. Rilevante è
anche la questione della comunità al-
banese che richiede i propri diritti quali
l’equiparazione ufficiale della lingua al-
banese a quella macedone, nello spirito
dell’accordo di Ohrid. A tutto questo si
sommano le paure di Atene e Belgrado
per la nascita di una “grande Albania”
e il decennale governo conservatore
di Gruevski che avrebbe influenzato la
crisi politica scaturita in seguito alle ele-
zioni parlamentari lo scorso dicembre.
Esprimo dunque fiducia al nuovo go-
verno guidato da Zoran Zaev affinché
possa portare il paese al rispetto dello
stato di diritto, della giustizia e dei di-
ritti umani. E’ importante che si imple-
menti l’accordo di Pržino per garantire
un governo di unità nazionale stabile e
riforme democratiche.
Adottando la risoluzione il Parlamento
europeo ha preso atto anche dei pro-
gressi del Kosovo, nonostante la sua po-
sizione - insieme alla Bosnia Erzegovina
- di fanalino di coda, essendo essi sola-
mente potenziali paesi candidati. Molti
sono infatti i problemi interni ed ester-
ni del paese, a partire dai gravi conflitti
etnici tra la maggioranza albanese e le
enclavi serbe al confine settentrionale,
la corruzione, la criminalità e la pover-
tà. Inoltre, cinque paesi europei, quali
Spagna, Grecia, Cipro, Romania e Slo-
vacchia, non riconoscono il paese. Allo
stesso modo, la divisione politica della
Bosnia Erzegovina e le tensioni etniche
tra serbi e bosniaci dovuti alla guerra e
alla mancanza di una storia condivisa
allontanano una futura prospettiva di
adesione all’UE. La Serbia e Il Montene-
gro sono sicuramente quelli che hanno
registrato i maggiori avanzamenti negli
ultimi anni. La Serbia con un governo
stabile guidato da Aleksandar Vui ha
migliorato le relazioni con il Kosovo ed
iniziato a lavorare sul proprio sistema
giudiziario e sul rispetto delle libertà
fondamentali.
Il paese più avanzato nel percorso eu-
ro-atlantico è invece il Montenegro.
L’adesione al patto atlantico è stata un
segnale forte ed ha confermato l’alli-
neamento all’Europa del Montenegro,
soggetto in precedenza anche ad inge-
renze russe. Anche questo paese deve
dunque continuare sul percorso di ri-
forme democratiche, soprattutto in se-
guito alle irregolarità durante le ultime
elezioni parlamentari lo scorso 16 otto-
bre, quali l’interruzione di Whatsapp e
Viber e un tentativo di colpo di stato di
cui i responsabili sono ancora ignoti.
La posizione geografica, un passato
politico comune, la composizione et-
nografica nonché le diversità religiose
fanno sì che questi paesi siano natural-
mente predisposti ad influenze stranie-
re quali la Turchia, la Russia ed alcuni
paesi musulmani.
Accolgo dunque con favore l’incontro
a Sarajevo lo scorso marzo che ha vi-
sto coinvolti i sei Ministri del governo
dei Balcani occidentali in preparazione
del vertice sull’allargamento dell’UE
ai Balcani occidentali che si svolgerà a
luglio a Trieste. Il Summit si impegnerà
a rispondere ad una delle sfide princi-
pali in prospettiva di integrazione, la
Connectivity Agenda. I suoi obiettivi
fondamentali sono infatti il migliora-
mento dei trasporti transfrontalieri e
delle infrastrutture, nonché l’efficienza
energetica e lo sviluppo di energie rin-
novabili nella regione, vantaggi ingenti
per i cittadini e lo sviluppo economico
dell’area balcanica.
Ben venga dunque la dichiarazione del
Commissario europeo per l’allargamen-
to Johannes Hahn che ha definito “non
irrealistico” un ingresso dei Balcani oc-
cidentali nell’UE prima del 2024. Perso-
nalmente, ritengo molto importante il
processo di adesione, ma questi paesi
devono garantire condizioni imprescin-
dibili, quali la formazione e l’implemen-
tazione di governi e amministrazioni
pubbliche stabili e l’attuazione di rifor-
me democratiche.
12NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
ISABELLA DE MONTE
membro commissione
trasporti e turismo
isabella.demonte@europarl.europa.eu
13NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017
BRANDO BENIFEI
membro commissione
occupazione e affari sociali
ROBERTO GUALTIERI
presidente commissione
affari economici e monetari
NICOLA CAPUTO
membro commissione
agricoltura e sviluppo rurale
PAOLO DE CASTRO
coordinatore commissione
agricoltura e sviluppo rurale
PATRIZIA TOIA
vicepresidente commissione
industria, ricerca ed energia
GOFFREDO MARIA BETTINI
membro commissione
affari esteri
CECILE KASHETU KYENGE
membrocommissionelibertàcivili,
giustizia e affari interni
CATERINA CHINNICI
membrocommissionelibertàcivili,
giustizia e affari interni
PINA PICIERNO
membro
commissione bilanci
ISABELLA DE MONTE
membro commissione
trasporti e turismo
DANIELE VIOTTI
membro
commissione bilanci
SIMONA BONAFE’
membrocommissioneambiente,
sanità e sicurezza alimentare
LUIGI MORGANO
membro commissione
cultura e istruzione
SILVIA COSTA
presidente commissione
cultura e istruzione
GIANNI PITTELLA
presidente
Gruppo S&D
ENRICO GASBARRA
membro
commissione giuridica
MERCEDES BRESSO
coordinatricecommissionesviluppo
regionale e affari costituzionali
ALESSIA MOSCA
membro commissione
commercio internazionale
ANDREA COZZOLINO
vicepresidente commissione
sviluppo regionale
DAVID SASSOLI
vicepresidente
Parlamento europeo
ELENA GENTILE
membro commissione
occupazione e affari sociali
DAMIANO ZOFFOLI
membrocommissioneambiente,
sanità e sicurezza alimentare
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RENATA BRIANO
vicepresidente
commissione pesca
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MICHELA GIUFFRIDA
membro commissione
sviluppo regionale

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  • 1. EDITORIALE PATRIZIA TOIA capodelegazione degli eurodeputati Pd, vicepresidente commissione Industria patrizia.toia@europarl.europa.eu alla mezzanotte di mercoledì le tariffe roaming non ci sono più e ora possiamo viaggiare in tut- ta l’Unione europea e telefonare “come a casa”. Segnatevi questo giorno, con- servatevi uno screenshot dell’ultimo dell’sms della compagnia telefonica che vi avverte dei costi aggiuntivi ogni vol- ta che passavate una frontiera europea e scrivetevi da qualche parte la parola “roaming”, perché da giovedì mattina nessuno si ricorderà più che il roaming è mai esistito e nessuno si ricorderà del- le persone che, come noi eurodeputati, hanno lottato per più di dieci anni con- tro l’ostinazione delle compagnie tele- foniche e di alcuni governi per abolire il roaming. Personalmente ho negozia- to con il Consiglio e la Commissione, in quanto relatrice del Gruppo S&D, e solo all’alba del 30 giugno 2015, quando ab- biamo raggiunto l’accordo finale dopo 12 ore di discussioni, ho capito che ave- vamo vinto. Di quella lunga notte e delle centinaia di riunioni e votazioni che ab- biamo fatto nessuno ricorderà nulla. Sì, lo so, è strano, ma la libertà è un po’ come l’aria che respiriamo, tendiamo a darla subito per scontata e ci accorgia- mo che esiste solo quando manca. Probabilmente non vi stupirete neanche quando un giorno qualcuno vi dirà che “ha fatto più Vodafone (o Tim o Wind o chi volete voi) per l’Europa che non l’Eu- ropa stessa”. Alcuni penseranno anche che è proprio vero! Il vantaggio dell’U- nione europea si percepisce quando si utilizza il cellulare in vacanza, non quan- D do si sente parlare di summit, risoluzioni, procedure di infrazione, sessioni plena- rie e altre cose noiose. Dite di no? Eppure è già successo. Nean- che due mesi fa Beppe Grillo, quello che vuole il referendum per uscire dall’euro, nei suoi spettacoli teatrali si è messo a dire che “ha fatto più Ryanair per l’Eu- ropa che non l’Europa stessa”. Applausi. Peccato che i voli a basso costo in Eu- ropa non sono solo il frutto dell’intra- prendenza di un’azienda privata, ma il risultato di anni di riforme fatte a Bruxel- les per liberalizzare un mercato che era fortemente ingessato e frammentato su base nazionale. Oggi non se lo ricorda nessuno, ma anni fa prendere un volo da Roma a Parigi costava fior di quattrini. Gli Stati Uniti hanno liberalizzato il proprio mercato aereo nel 1978 con l’Airline De- regulation Act. In Europa ci sono voluti tre “pacchetti” legislativi, nel 1987, nel 1990 e nel 1992 per poter permettere alle compagnie aree di accedere a tutte le rotte all’interno dell’Ue senza che sia- no necessari permessi o autorizzazioni e per poter avere la libertà di fissare libera- mente le tariffe aree. Qualcosa simile è successo per gli ac- cordi di Schengen che ci permettono di circolare liberamente in Europa senza essere fermati alle dogane e per la mo- neta unica. Oggi stiamo lavorando per arrivare a un vero mercato unico digita- le. La libertà non è uno slogan, ma una costruzione che richiede anni di lavoro tenace e valori solidi. STRASBURGO PLENARIA 12-15 GIUGNO 2017 CLIMA Mercoledì il Parlamento ha discusso la de- cisione del presidente statunitense Donald Trump di ritirarsi dagli accordi di Parigi. Lo stesso giorno gli eurodeputati hanno adot- tato una nuova legislazione che renderà pos- sibile suddividere gli obiettivi UE in obiettivi nazionali vincolanti anche per settori non interessati dal mercato dei gas serra, in linea con gli impegni presi con l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. ERASMUS In una cerimonia martedì il Parlamento ha festeggiato i trent’anni del programma di scambio studentesco dell’Unione europea Erasmus. Dal lancio nel 1987 oltre 9 milioni di persone hanno potuto studiare, lavorare e fare volontariato all’estero con l’aiuto di Era- smus. SHARING ECONOMY Giovedì i deputati europei hanno chiesto re- gole chiare, competizione leale e rispetto dei diritti dei lavoratori nel settore dell’economia collaborativa e hanno adottato una relazione di iniziativa sulle piattaforme online e sul mer- cato digitale. POLITICA DI COESIONE La politica di coesione sociale dell’Unione eu- ropea, che sostiene iniziative in regioni meno sviluppate, merita di essere adeguatamente finanziata. Così dice una risoluzione adottata mercoledì. Le procedure dovrebbero essere semplificate e delle sinergie migliorate per ridurre le disparità regionali. FONDO DI INVESTIMENTO Nella valutazione sull’utilizzo del FEIS, i de- putati hanno chiesto maggiore equilibrio geografico, supporto alle piccole imprese e investimenti innovativi e più rischiosi. VERTICE UE In un dibattito con la Presidenza maltese e il Presidente della Commissione Juncker, i de- putati hanno discusso le priorità per il Vertice europeo del 22 e 23 giugno. NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 1
  • 2. ECONOMIA COLLABORATIVA E PIATTAFORME ONLINE DOBBIAMO CHIARIRE GLI OBBLIGHI (ANCHE FISCALI) DELLE PIATTAFORME ONLINE E GARANTIRE UNA CONCORRENZA LEALE COI SETTORI TRADIZIONALI DELLA NOSTRA ECONOMIA. LA DISTINZIONE TRA PRESTATORI DI SERVIZI PROFESSIONALI E NON PROFESSIONALI RAPPRESENTA UN PUNTO ESSENZIALE PER POTER DEFINIRE REGOLE EQUILIBRATE. L’economia collaborativa è un fe- nomeno in continua evoluzione e per questo difficile da definire in modo net- to. Eppure è già presente nelle vite di milioni di cittadini europei, nelle nostre società, nel nostro modo di viaggiare e di lavorare. Grazie alla rivoluzione digi- tale ed alle piattaforme online possia- mo con un click affittare una camera in ogni parte del mondo, condividere un viaggio in macchina, acquistare un pa- sto da un vicino, trovare un giardiniere per tagliare la siepe. Opportunità che i consumatori apprezzano e utilizzano in modo crescente. Per cogliere tutte le opportunità dell’e- conomia collaborativa ed evitarne i ri- schi, occorre inserirla in un quadro di regole semplici e chiare a livello UE. La mia relazione si pone l’obiettivo di su- perare l’attuale stato di incertezza nel quale si trovano gli attori dell’econo- mia collaborativa, riducendo al minimo le “aree grigie” tra autorità pubbliche, piattaforme, imprenditori e lavoratori. Ci sono alcune priorità sulle quali impo- stare il nostro lavoro: occorre anzitutto evitare la frammentazione del Mercato unico che deriverebbe dall’applicazio- ne di normative nazionali e locali diver- se. Dobbiamo chiarire gli obblighi (an- che fiscali) delle piattaforme online e garantire una concorrenza leale coi set- tori tradizionali della nostra economia. La distinzione tra prestatori di servizi professionali e non professionali rap- presenta un punto essenziale per poter definire regole equilibrate. L’obiettivo deve essere quello di evi- tare che norme diverse si applichino a servizi analoghi tra economia tradizio- nale e collaborativa. La nostra priorità, tuttavia, resta la garanzia di alti livelli di protezione dei consumatori e il pieno rispetto dei diritti dei lavoratori delle piattaforme collaborative. Non è imma- ginabile, infatti, che in questo settore i lavoratori, dipendenti o autonomi che siano, abbiano minori diritti e tutele ri- spetto a tutti gli altri. Le piattaforme online non potranno prescindere dall’assunzione di maggio- ri responsabilità nei confronti dei con- sumatori garantendo la trasparenza de- gli algoritmi e dei sistemi di rating, da una parte, e verso le autorità pubbliche tramite una leale cooperazione fiscale. Con questa relazione gettiamo le basi per un approccio europeo all´economia collaborativa, pronti a cogliere tutte le opportunità che un’innovazione so- stenibile può garantire al nostro conti- nente e in particolare a quelle fasce di popolazione più ai margini del mondo del lavoro. 2NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 NICOLA DANTI coordinatore commissione mercato interno e tutela dei consumatori nicola.danti@europarl. europa.eu
  • 3. PROCEDURE DI INFRAZIONE PER CHI NON ACCOGLIE LA PROCEDURA STRAORDINARIA DI RICOLLOCAZIONE DEI RIFUGIATI PRESENTI IN ITALIA E GRECIA, DECISA NEL 2015, È RISULTATA FINO AD OGGI UN FALLIMENTO: SOLO UNA MINIMA PARTE DEI 160 MILA RICHIEDENTI ASILO PREVISTI SONO STATI REALMENTE RICOLLOCATI. PER QUANTO RIGUARDA I PRIMI CINQUE MESI DEL 2017, ABBIANO ASSISTITO AD UN SIGNIFICATIVO AUMENTO DEL RITMO DEI RICOLLOCAMENTI, CON QUASI 10.300 PERSONE TRASFERITE DA GENNAIO, 5 VOLTE IN PIÙ RISPETTO ALLO STESSO PERIODO DEL 2016, QUANDO FURONO TRASFERITE SOLO 1600 PERSONE. La Commissione europea ha deciso finalmente di far rispettare il carattere fondante e vincolante di quel princi- pio di solidarietà che, nonostante sia sancito nei Trattati, fino ad oggi, per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori, è rimasto relegato alla pura enunciazione di principio. Lo ha fatto avviando una procedura di infrazione contro Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, colpevoli di non aver dato se- guito agli obblighi sottoscritti in sede di Consiglio UE di accogliere i beneficiari di protezione internazionale ricollocati da Italia e Grecia. Da mesi ribadisco, as- sieme al mio Gruppo S&D, che non può esserci obbligo senza sanzione, che la solidarietà non è un optional e che la solidarietà fattiva fra gli Stati membri è la chiave di soluzione di questa crisi migratoria. Era ed è infatti inaccettabile che l’Ungheria non abbia mai accolto migranti ricollocati dagli Stati di primo approdo, che la Polonia non abbia né accolto nessun richiedente asilo né ri- spettato alcun impegno dal dicembre 2015, mentre la Repubblica Ceca non ha effettuato alcun trasferimento da agosto 2016. La procedura straordinaria di ricollocazione dei rifugiati presenti in Italia e Grecia, decisa nel 2015, è risulta- ta fino ad oggi un fallimento: solo una minima parte dei 160 mila richiedenti asilo previsti sono stati realmente ricol- locati. Per quanto riguarda i primi cin- que mesi del 2017, abbiano assistito ad un significativo aumento del ritmo dei ricollocamenti, con quasi 10.300 perso- ne trasferite da gennaio, 5 volte in più rispetto allo stesso periodo del 2016, quando furono trasferite solo 1600 per- sone. È necessario però un deciso cam- bio di passo per raggiungere l’obiettivo: gestire e governare questa crisi migra- toria. La solidarietà, incardinata nei trat- tati Ue, è la parola che credo meglio de- finisca il senso più profondo dello stare insieme fra i popoli europei. Superare le divergenze valorizzando le differenze in vista di un bene comune, perseguibile solo insieme, mettendoci quella forza che solo un’Europa unita è in grado di sprigionare. Solo difendendo ad ogni costo questo principio, l’Unione potrà sopravvivere alla profonda crisi di soli- darietà e fiducia che sta attraversando. Finora, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia non hanno intrapreso alcuna azione per ottemperare ai loro obblighi, quindi ritengo sia giusta e doverosa la decisione della Commissione, che ha deciso di inviare lettere di costituzione in mora a questi tre Stati membri. Que- sta Piano di ricollocazione straordinaria di 160.000 richiedenti asilo dall’Italia e dalla Grecia è importante perché costi- tuisce il banco di prova ed anticamera della necessaria riforma del Regola- mento di Dublino, oggi in discussione. Il fatto che sia rispettata l’obbligatorie- tà vincolante del principio di solidarie- tà che ispira il Piano assicurerebbe una forte spinta al processo di riforma del Regolamento di Dublino, in partico- lare rispetto alla norma che individua nel Paese di primo approdo nell’Ue la competenza per l’esame della doman- da e per la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Una riforma che ritengo dovrà essere ispirata proprio a quel principio di solidarietà, senza che si ceda a compromessi al ribasso, che è il terreno di “scontro” oggi con Unghe- ria, Polonia e Repubblica Ceca. 3NEWSLETTER EurodeputatiPD -plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 CECILE KASHETU KYENGE membro commissione libertà civili giustizia e affari interni kashetu.kyenge@europarl.europa.eu
  • 4. LA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO IL PARLAMENTO EUROPEO HA CONFERMATO DURANTE QUESTA SESSIONE PLENARIA DI VOLER ANDARE AVANTI IN MODO CONVINTO SULLA STRADA TRACCIATA DAGLI ACCORDI PRESI DUE ANNI FA A LIVELLO GLOBALE. Negli Stati Uniti, con l´annunciata de- cisione di uscire dagli Accordi di Parigi, il presidente Trump mette seriamente in discussione la necessità di combat- tere contro i cambiamenti climatici. Il Parlamento Europeo ha confermato du- rante questa sessione plenaria di voler andare avanti in modo convinto sulla strada tracciata dagli Accordi presi due anni fa a livello globale. Il futuro nostro e delle prossime generazioni passa per una società ed un’economia più soste- nibili. L’Europa ne è consapevole e sa anche che, al di là della leadership eser- citata dal Protocollo di Kyoto fino alla COp21 di Parigi, per ottenere dei risul- tati l’azione deve essere globale, perché certo l’inquinamento non si ferma alle frontiere. Sappiamo di non essere soli e ci conforta il segnale dato in conclu- sione del recente G7 che si è tenuto in Italia e la conferma dell´impegno cine- se in materia di riduzione delle emis- sioni. Semmai occorrerà vedere quanto Trump si auto-isolerà con la linea che sta portando avanti. La nostra determi- nazione non si esprime solo con dichia- razioni ma deve trovare espressione in azioni concrete. A testimonianza di questo, mercoledì abbiamo approvato un nuovo regolamento legislativo che impegna per il prossimo decennio gli Stati Membri dell´UE a ridurre del 30% le emissioni di Co2 nei trasporti, negli edifici, in agricoltura e nella gestione dei rifiuti. Questo testo sull’Effort sha- ring è ambizioso e pragmatico e preve- de un buon sistema di flessibilità per gli stati membri che dovranno realizzarne gli obiettivi. Perché se gestita bene la transizione ad un sistema a basse emis- sioni non è solo benefica per l’ambien- te ma anche per una crescita florida e sostenibile delle nostre economie. E non è un caso che uno dei criteri pre- visti da questo regolamento per stabili- re gli obiettivi di riduzione per i singoli Stati membri sia il livello medio di PIL pro capite. Si riconoscono gli sforzi fatti fino ad ora e si permette di valorizza- re in modo flessibile le specificità dei diversi territori; da quelli a vocazione più industriale fino a quelli a vocazione agricola o boschiva. Non viene chiesto a nessuno l´impossibile ma ad ognuno di contribuire al meglio. Effort Sharing è condivisione degli sforzi. Noi andiamo avanti convinti e posso dirvi, dopo es- sere stata la scorsa settimana negli Stati Uniti per una conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, che, al di là dei grandi proclami, anche oltre- oceano milioni di americani hanno la stessa nostra motivazione. 4NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 SIMONA BONAFE’ membro commissione ambiente, sanità e sicurezza alimentare simona.bonafe@europarl. europa.eu
  • 5. LA RIFORMA DELL’EUROZONA OGGI C’È UN QUADRO ECONOMICO E POLITICO MIGLIORE ED ESISTE UNA FINESTRA DI OPPORTUNITÀ CHE VA COLTA, CIÒ È ANCHE MERITO DELLE CORREZIONI ALL’INDIRIZZO DI POLITICA ECONOMICA IMPRONTATO ALL’AUSTERITÀ IMPRESSE SU INIZIATIVA DEI SOCIALISTI E DEMOCRATICI Il documento della Commissione euro- pea sull’approfondimento e il comple- tamento dell’Unione economica e mo- netaria è - allo stesso tempo - ambizioso e realistico, e riflette in molti punti le proposte già avanzate dal Parlamento europeo. Ora questo documento deve trasformarsi in una concreta road-map. Per quanto riguarda l’Unione finanzia- ria, le misure necessarie al suo comple- tamento sono già chiare. In particolare, per quanto riguarda l’Unione bancaria, la garanzia europea sui depositi e il fi- scal backstop attendono solo di essere concluse. Per quanto riguarda l’Unione economi- ca e di bilancio, occorre invece uscire rapidamente dalla fase degli scenari possibili, e intraprendere con coraggio e determinazione la strada indicata dal Parlamento, ossia la realizzazione di uno“scambio”tra meccanismi rafforzati e vincolanti di convergenza delle politi- che economiche e la costruzione di una capacità di bilancio della zona euro, da collocare nel bilancio dell’Unione, e da utilizzare per funzioni di stabilizzazio- ne. Fra queste, la più efficace è senza dubbio quella di una indennità di di- soccupazione europea. In questo senso è utile precisare che tale schema non ri- chiede una preventiva armonizzazione delle regole del mercato del lavoro, ma al contrario può contribuire, insieme a altri strumenti, a creare le condizioni per una maggiore convergenza in que- sto ambito. E’anche importante chiarire che - come il Parlamento ha dimostrato - sia le con- vergence guidelines sia la fiscal capa- city possono essere realizzati a trattati costanti, senza far ricorso a soluzioni in- tergovernative e sulla base del metodo comunitario, che è l’unico che può con- sentire un adeguato controllo demo- cratico. In questo senso va accolto po- sitivamente l’invito di Pierre Moscovici a formalizzare il dialogo tra Parlamento europeo e Consiglio nel quadro del se- mestre, che per noi significa un accordo inter-istituzionale. La riflessione sulla creazione di un safe asset europeo è positiva e importante, anche se bisogna evitare ogni rischio per la stabilità finanziaria e la capaci- tà degli Stati membri di finanziarsi sui mercati. Infine, è bene essere consapevoli che se oggi c’è un quadro economico e po- litico migliore ed esiste una finestra di opportunità che va colta, ciò è anche merito delle correzioni all’indirizzo di politica economica improntato all’au- sterità impresse su iniziativa dei Sociali- sti e Democratici. Per questo, è evidente che una eventuale integrazione del Fi- scal Compact nei trattati sarà possibile solo in caso di una sua profonda rifor- ma. 5NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 ROBERTO GUALTIERI presidente commissione affari economici e monetari roberto.gualtieri@europarl.europa.eu
  • 6. TRENT’ANNI DI ERASMUS IN TRENT’ANNI ERASMUS HA COINVOLTO DA 3500 A OLTRE 3MILIONI E 500 MILA STUDENTI, DI CUI 630MILA ITALIANI. NEI PROSSIMI 7 ANNI SARANNO ALTRI 4 MILIONI I PARTECIPANTI A ERASMUS PLUS. Alla fine del 2020 è previsto che il 20% dei giovani nel percorso scolastico e di istruzione superiore europea possa fare una esperienza in un altro Paese. Ma l’obiettivo deve essere una cittadinanza educativa, formativa e lavorativa, che preveda nel curriculum un periodo di studio e stage in altro Paese Eu. Devo- no europeizzassi e internazionalizzarsi i curricula e quindi le università i siste- mi scolastici e i docenti, ma dobbiamo anche attivare una vera politica per il diritto allo studio su base Europea a co- minciare dalla proposta di una student e- card europea che consenta accesso a facilitazioni, servizi e portabilità delle borse di studio nazionali. Noi in Com- missione Cultura del Parlamento euro- peo ci siamo battuti per il 50per cento di risorse in più per Erasmus (14,7 Mdl) per mantenere autonomia ai program- mi Gioventù in azione, per rimettere Erasmus Mundus, per azioni strategiche nel Servizio Volontario Europeo nella semplificazione dell’accesso e nella va- lutazione del follow up. In Trent’anni Erasmus ha coinvolto da 3500 a oltre 3milioni e 500 mila studen- ti, di cui 630mila italiani. Nei prossimi 7 anni saranno altri 4 milioni i parteci- panti a Erasmus plus. Erasmus ha reso accessibile la mobilità educativa e for- mativa ma ha soprattutto rappresen- tato una occasione di crescita perso- nale e una esperienza di cittadinanza europea, facendo crescere il dialogo interculturale, l’apertura di orizzonti e di capacità di innovazione ovvero le condizioni del rilancio della UE. Oggi proponiamo una più incisiva politica europea che metta al centro le nuove generazioni , non solo attraverso Era- smus e la garanzia giovani, ma in tutte le politiche e i programmi; una moder- nizzazione e qualificazione dei sistemi scolastici e universitari, una Agenda sociale e un più forte investimento nel- le politiche educative e occupazionali e territoriali, anche attraverso il fondo per gli investimenti strategici, troppo centrate sulle infrastrutture materiali e poco sulle risorse umane. Tra le novità lanciate durante la seduta plenaria a Strasburgo in occasione delle celebra- zioni per il trentennale del programma più amato d’Europa, una app per cel- lulari destinata agli studenti Erasmus proposta dalla European University Foundation ed una piattaforma online per gli alunni Erasmus attivata dall’As- sociazione italiana Garage Erasmus. Un ulteriore lasciapassare che contribuisce a superare frontiere e nazionalismi. 6NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 SILVIA COSTA presidente commissione cultura e istruzione silvia.costa@europarl.europa.eu
  • 7. LA RICCHEZZA DEL MEDITERRANEO IL MEDITERRANEO, CON LE SUE 17.000 SPECIE, È UN MARE RICCHISSIMO DI BIODIVERSITÀ. PURTROPPO IL 93% DELLE SPECIE PRESE IN CONSIDERAZIONE DAL RAPPORTO NON SONO RISULTATE IN UN BUON STATO DI SALUTE. E’IMPORTANTE QUINDI CHE LE POLITICHE DI GESTIONE DELLA PESCA ABBIANO UN APPROCCIO ECOSISTEMICO E MULTI SPECIE, CHE TENGA CONTO DELLE PARTICOLARITÀ LOCALI ATTRAVERSO IL PRINCIPIO DELLA REGIONALIZZAZIONE. Alarghissima maggioranza abbiamo approvato a Strasburgo il rapporto di iniziativa sul Mediterraneo, volto a met- tere in luce le criticità ambientali, socia- li ed economiche legate al settore della pesca e a individuare azioni concrete per il loro superamento. Il Mediterraneo, con le sue 17.000 spe- cie, è un mare ricchissimo di biodiver- sità. Purtroppo il 93% delle specie pre- se in considerazione dal rapporto non sono risultate in un buon stato di salute. E’ importante quindi che le politiche di gestione della pesca abbiano un approccio ecosistemico e multi specie, che tenga conto delle particolarità lo- cali attraverso il principio della regiona- lizzazione. A questo proposito occorre impegnar- si maggiormente nella conoscenza dell’ambiente marino, incoraggiando la ricerca scientifica e lo scambio dei dati, anche attraverso la cooperazione con i Paesi terzi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo. Le sfide da affrontare sono molte, tra queste i cambiamenti climatici, il traf- fico marittimo, l’inquinamento, il pro- blema dei rifiuti in mare, in particolare quello delle plastiche e delle micropla- stiche. Non possiamo quindi limitarci a ridurre lo sforzo di pesca, ma è necessario agire su tutti i comparti che causano inquina- mento e disturbo all’ecosistema. Per raggiungere il rendimento massi- mo sostenibile entro il 2020 è necessa- rio lavorare su più fronti attraverso un processo inclusivo dal basso: dalla sal- vaguardia degli ecosistemi marini alla cooperazione con i Paesi terzi, anche per combattere la pesca illegale. Da un maggiore coinvolgimento dei pescatori nei processi decisionali all’investimen- to sull’educazione alimentare, a partire dalle scuole, perché un consumatore consapevole non mangia più pesce, ma più pesci. Il Mediterraneo dà lavoro a centinaia di migliaia di persone, tra cui un numero considerevole di donne. Le comunità costiere dipendono fortemente dalla pesca, in particolare dalla pesca su pic- cola scala, che corrisponde all’80% del- la flotta da pesca. Per garantire un futuro sostenibile, dob- biamo quindi coniugare gli aspetti am- bientali con quelli sociali ed economici, perché quando parliamo di pesca, non dobbiamo pensare solo al pescatore, ma anche al pescivendolo, al ristorato- re, a chi lavora nella trasformazione del pesce, a chi produce e commercializza le attrezzature e così via. Altrimenti tra qualche anno saremo costretti a scongiurare l’estinzione di un’altra specie: quella del pescatore. 7NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 RENATA BRIANO vicepresidente commissione pesca renata.briano@europarl.europea.eu
  • 8. IL FONDO EUROPEO PER GLI INVESTIMENTI L’OBIETTIVO INIZIALE DI ATTIVARE 315 MILIARDI DI EURO NEL PERIODO 2015-2018 SEMBRA ESSERE ALLA PORTATA. A MAGGIO 2017, EFSI HA GIÀ FINANZIATO PROGETTI PER 194 MILIARDI DI EURO, PARI A CIRCA IL 62% DEL TOTALE PREVISTO, E OLTRE 416 MILA PICCOLE E MEDIE IMPRESE BENEFICERANNO DI QUESTI FONDI.ESIGIBILI LA OPPORTUNITÀ LEGATE AI PERCORSI DI MOBILITÀ. Nell’aprile 2015 veniva avviato il Fondo europeo di investimenti strate- gici (EFSI) fortemente voluto dal Parla- mento europeo e dalla Commissione Juncker, con l’obiettivo di rilanciare la crescita affrontando il problema fonda- mentale del crollo degli investimenti a seguito della crisi. A poco più di due anni, il bilancio è po- sitivo. Rimangono diversi punti su cui sarà necessario migliorare, innanzitutto un coinvolgimento maggiore di quel- le regioni che fino ad oggi non hanno sfruttato appieno EFSI. Ma servirà an- che promuovere più progetti ad alto rischio, che altrimenti non otterrebbero finanziamenti, e soprattutto garantire l’addizionalità dei progetti approvati rispetto ad altre iniziative UE. Nonostante ciò, l’obiettivo iniziale di at- tivare 315 miliardi di euro nel periodo 2015-2018 sembra essere alla portata. A maggio 2017, EFSI ha già finanziato progetti per 194 miliardi di euro, pari a circa il 62% del totale previsto, e oltre 416 mila piccole e medie imprese bene- ficeranno di questi fondi. Per questo motivo proprio a settembre la Commissione ha proposto un rinno- vo di EFSI con un raddoppio della dura- ta e un raddoppio delle risorse, portan- dole a 500 miliardi fino al 2020. Il Parlamento europeo ha la responsa- bilità di valutare l’efficacia di EFSI ed ha espresso la sua posizione sia su quanto fatto fino ad oggi, sia sul futuro del Fon- do. Il Parlamento è pronto a rinnovare il proprio supporto a questo progetto, te- nendo presenti i successi e i buoni risul- tati ottenuti. Partendo dall’entità delle risorse mobilizzate, che resta un grande risultato in tempi di ristrettezze econo- miche. Ma anche il supporto concreto a moltissime piccole e medie imprese, tra cui molte italiane, e ai cittadini sui territori, oltre alla riattivazione di canali di finanziamento che avevano sofferto la crisi facendo crollare gli investimenti in Europa. EFSI poi dovrà lavorare meglio con le altre iniziative UE in campo. In questo senso, sarebbe importante creare una migliore sinergia e un coordinamento più efficace tra EFSI e i fondi struttura- li. È chiaro che la politica di coesione dovrà rimanere la principale fonte di investimento europea, ma abbiamo il dovere di renderla al passo coi tempi e capace di lavorare insieme alle altre fonti di finanziamento europee. La po- litica di coesione, infatti, lavora per pro- grammi, mentre EFSI per progetti ed è per questo che potranno e dovranno lavorare insieme, anche tramite piani integrati. La risoluzione sull’implementazione del Fondo è stata approvata dal Parlamen- to europeo durante la scorsa seduta Plenaria, mentre i negoziati con il Con- siglio sull’estensione della durata del fondo sono tuttora in corso. 8NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 MERCEDES BRESSO coordinatrice commissione sviluppo regionale e affari costituzionali mercedes.bresso@europarl.europa.eu
  • 9. LA POVERTÀ INFANTILE QUALI E QUANTE FACCE HA LA POVERTÀ? LA POVERTÀ DI RISORSE, DI QUALITÀ DEI LUOGHI DI VITA, DI BENESSERE, DI CONOSCENZA, DI ISTRUZIONE E DI CRESCITA. GARANTIRE LA RICCHEZZA DI OPPORTUNITÀ SIGNIFICA OFFRIRE STRUMENTI UTILI PER SCONFIGGERLA. L’Europa così come continuiamo ad immaginarla non può non farsi carico del capitale umano più prezioso: i no- stri bambini, le nostre bambine. I numeri sono drammaticamente veri. Ma quali e quante facce ha la povertà? la Povertà di risorse, di qualità dei luo- ghi di vita, di benessere, di conoscenza, di istruzione e di crescita. Garantire la ricchezza di opportunità significa offrire strumenti utili per scon- figgerla. E non basta rifugiarsi dentro la comoda lettura delle responsabilità legate alla crisi e alle sue ricadute. In particolare alla contrazione della spesa pubblica e alla crisi del lavoro, in un tempo in cui le paure spengono spe- ranze e cancellano il futuro. È’questo il tempo in cui la politica deve assumersi tutta intera la responsabilità di restituire opportunità. Servono risorse? Certo! Ma queste de- vono essere orientate alla promozione di un nuovo sentimento di comunità, di coesione sociale. Insomma investire avendo chiara l’idea di promuovere un modello di comunità educante che leghi la filiera pubblica agli attori del territorio per ripensare i luoghi della vita, i modelli educativi for- mativi e per rispondere alla domanda di accessibilità e di opportunità offerta da una agenda dei diritti che guarda nella direzione giusta. È’ il tempo della responsabilità condivi- sa. L’Europa con il suo Pilastro sociale se- gna un punto di non ritorno. Le politiche di Coesione guardino l’o- rizzonte dello sviluppo dei territori ma con l’obiettivo di armonizzare le politi- che. Non c’è sviluppo senza crescita del ca- pitale umano con l’obiettivo di accom- pagnare appunto il capitale umano più fragile nel percorso di vita. 9NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 ELENA GENTILE membro commissione occupazione e affari sociali elena.gentile@europarl.europa.eu
  • 10. LE FUSIONI AZIENDALI TRANSFRONTALIERE EVITARE IL DUMPING SOCIALE, FISCALE E GIURIDICO È STATO IL FULCRO DEL LAVORO PORTATO AVANTI IN QUESTO ANNO, CHE IL RAPPORTO SOTTOLINEA INDIVIDUANDO MISURE PIÙ STRINGENTI ATTRAVERSO UN’AMPIA SERIE DI PROPOSTE. Dopo un anno di lavoro è arrivato un via libera molto ampio dall’aula di Stra- sburgo al rapporto sulla revisione della direttiva in materia di fusioni aziendali transfrontaliere, che ho avuto il man- dato di redigere e negoziare per conto della commissione affari giuridici. Un dossier di grande impatto per il di- ritto societario, con implicazioni politi- che rilevanti su alcuni dei nodi più at- tuali nella dialettica odierna tra lavoro e globalizzazione. Con questo dossier il Parlamento propone infatti alla Com- missione europea linee guida molto nette in vista della prossima proposta legislativa, che dovrebbe essere pre- sentata entro la fine del 2017, e che dovrà avere come primo obiettivo il su- peramento delle divergenze di applica- zione e le zone grigie esistenti in questo campo. Evitare il dumping sociale, fisca- le e giuridico è stato il fulcro del lavoro portato avanti in questo anno, che il rapporto sottolinea individuando mi- sure più stringenti attraverso un’ampia serie di proposte. Innanzitutto, un’armonizzazione massi- ma per gli standard procedurali e rego- le comuni più avanzate, estendendo le categorie societarie coinvolte; un netto rifiuto del ricorso a fusioni, divisioni e trasferimenti di sedi aziendali per fini fiscalmente speculativi; il sostegno al rafforzamento della protezione dei la- voratori attraverso nuove forme di ob- bligo di consultazione e informazione; il mantenimento della tutela anche per gli attori di minoranza nella governan- ce aziendale. Si tratta inoltre di un provvedimento necessario per favorire la competitivi- tà, attraverso un piano complessivo di semplificazione burocratico-ammini- strativa che può concretizzarsi anche attraverso nuove forme di digitalizza- zione. E’ solo definendo un modello soste- nibile che l’economia europea potrà rispondere alla sfida della competiti- vità globale, la recente crisi finanziaria ormai quasi alle spalle ce lo insegna. E’ soprattutto per questo che il messag- gio principale del rapporto verte sull’e- sigenza di prestare particolare atten- zione a come regolare le varie forme di mobilità e trasferimento delle imprese a rischio di esternalità negativa su occu- pazione e trasparenza, soprattutto per i possibili casi di sedi fittizie ai soli fini fiscali. Dal Parlamento, quindi, un testo che poggia su un grande consenso e che vuole invitare la Commissione a fissare standard ambiziosi nella propria futura proposta normativa, in un disegno co- erente di riorganizzazione del diritto dell’economia a vantaggio della cresci- ta e della trasparenza. 10NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 ENRICO GASBARRA membro commissione giuridica enrico.gasbarra@europarl.europa.eu
  • 11. LA REVISIONE DELLA POLITICA DI COESIONE ENTRO LA FINE DEL 2017 PROPRIO LA COMMISSIONE DOVRÀ PRESENTARE UNA PROPOSTA DI REVISIONE PER LA PROSSIMA PROGRAMMAZIONE. UN PASSAGGIO DELICATO, ADDIRITTURA PERICOLOSO, CON IL RISCHIO DI VEDERE MESSA IN DISCUSSIONE L’ESISTENZA STESSA DEI FONDI STRUTTURALI,COSÌ COME LI ABBIAMO CONOSCIUTI E, SOPRATTUTTO, QUALI PRINCIPALI STRUMENTO DI COESIONE TERRITORIALE TRA LE REGIONI EUROPEE. Il 26 e 27 giugno prossimi, a Bruxelles, politici ed esperti europei si confron- teranno sul futuro dei fondi strutturali dopo il 2020, all’interno del 7° Forum della Coesione. In vista di questo im- portante appuntamento, nel corso dell’ultima plenaria abbiamo discusso e approvato il rapporto di iniziativa “Co- struzione dei pilastri per una politica dell’Ue post 2020”, che rappresenta la base programmatica del Parlamento per il confronto con la Commissione Europea e gli Stati Membri. Entro la fine del 2017 proprio la Commissione dovrà presentare una proposta di revisione per la prossima programmazione. Un passaggio delicato, addirittura perico- loso, con il rischio di vedere messa in discussione l’esistenza stessa dei fondi strutturali, così come li abbiamo co- nosciuti e, soprattutto, quali principali strumento di coesione territoriale tra le regioni europee. Mai come questa vol- ta, infatti, gli effetti della Brexit, anzitut- to sul bilancio, rischiano di abbattersi come un macigno sulle dotazioni finan- ziarie, compromettendo la capacità del- le politiche di fare fronte a tutte le sfide che abbiamo innanzi. Negli ultimi anni, infatti, le risorse della coesione sono, via via, diventate la cassaforte alla quale si è attinto ogni qualvolta si era di fronte ad emergenze o vi era bisogno di inter- venire con tempestività. Nulla di male, la solidarietà europea ci impone di uti- lizzare le risorse disponibili per aiutare Stati Membri che, più di altri, hanno dovuto far fronte, per esempio, agli ef- fetti della crisi migratoria o di catastrofi naturali. Tuttavia, la solidarietà non può essere a senso unico. Per questo motivo, come delegazione Pd abbiamo lottato e vinto affinché nel testo venisse citata la contrarietà del Parlamento Europeo alla condizionalità macroeconomica. E poco importa se, alla fine, il PPE abbia deciso di non votare la relazione. Non sempre è possibile ottenere l’unanimi- tà e, come socialisti, dobbiamo cogliere queste occasioni per riscoprire le nostre priorità politiche e rilanciarle. La condi- zionalità macroeconomica è sbagliata; lo avevamo detto e lo ripetiamo oggi, dopo aver sperimentato - e scongiurato - i possibili effetti su Spagna e Portogal- lo. Bloccare i fondi strutturali a quelle regioni e a quegli enti locali i cui Stati non rispettino i vincoli del patto di sta- bilità è semplicemente ottuso, oltre che controproducente, perché, esse, a conti fatti, restano le uniche fonti reali di inve- stimento. Come Socialisti&Democratici crediamo che l’Europa, per tornare ad essere Unione, deve contrastare gli egoismi, per riscoprirsi pienamente so- lidale. 11NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 ANDREA COZZOLINO vicepresidente commissione sviluppo regionale andrea.cozzolino@europarl.europa.eu
  • 12. L’ALLARGAMENTO UE AI BALCANI OCCIDENTALI AL PARLAMENTO EUROPEO A STRASBURGO SONO STATE ADOTTATE TRE RISOLUZIONI RIGUARDANTI L’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA ALLA SERBIA, KOSOVO E MACEDONIA. SEI SONO I PAESI DEI BALCANI OCCIDENTALI CHE HANNO INTRAPRESO - CON TEMPISTICHE DIVERSE - IL PERCORSO EUROPEO: MACEDONIA - FYROM, MONTENEGRO, SERBIA, ALBANIA, BOSNIA ERZEGOVINA E KOSOVO. Questa settimana al Parlamento eu- ropeo a Strasburgo sono state adotta- te tre risoluzioni riguardanti l’allarga- mento dell’Unione europea alla Serbia, Kosovo e Macedonia. Sei sono i paesi dei Balcani occidentali che hanno in- trapreso - con tempistiche diverse - il percorso europeo: Macedonia - FYROM, Montenegro, Serbia, Albania, Bosnia Er- zegovina e Kosovo. In Macedonia sono ancora molti i quesi- ti da risolvere, a cominciare dalla dispu- ta con la Grecia circa il nome. Atene non lo accetta in quanto ritiene che la Mace- donia sia la sua regione settentrionale. Inoltre, spinose sono anche le proble- matiche con la Bulgaria che non ricono- sce la lingua macedone considerandola solo un dialetto bulgaro. Rilevante è anche la questione della comunità al- banese che richiede i propri diritti quali l’equiparazione ufficiale della lingua al- banese a quella macedone, nello spirito dell’accordo di Ohrid. A tutto questo si sommano le paure di Atene e Belgrado per la nascita di una “grande Albania” e il decennale governo conservatore di Gruevski che avrebbe influenzato la crisi politica scaturita in seguito alle ele- zioni parlamentari lo scorso dicembre. Esprimo dunque fiducia al nuovo go- verno guidato da Zoran Zaev affinché possa portare il paese al rispetto dello stato di diritto, della giustizia e dei di- ritti umani. E’ importante che si imple- menti l’accordo di Pržino per garantire un governo di unità nazionale stabile e riforme democratiche. Adottando la risoluzione il Parlamento europeo ha preso atto anche dei pro- gressi del Kosovo, nonostante la sua po- sizione - insieme alla Bosnia Erzegovina - di fanalino di coda, essendo essi sola- mente potenziali paesi candidati. Molti sono infatti i problemi interni ed ester- ni del paese, a partire dai gravi conflitti etnici tra la maggioranza albanese e le enclavi serbe al confine settentrionale, la corruzione, la criminalità e la pover- tà. Inoltre, cinque paesi europei, quali Spagna, Grecia, Cipro, Romania e Slo- vacchia, non riconoscono il paese. Allo stesso modo, la divisione politica della Bosnia Erzegovina e le tensioni etniche tra serbi e bosniaci dovuti alla guerra e alla mancanza di una storia condivisa allontanano una futura prospettiva di adesione all’UE. La Serbia e Il Montene- gro sono sicuramente quelli che hanno registrato i maggiori avanzamenti negli ultimi anni. La Serbia con un governo stabile guidato da Aleksandar Vui ha migliorato le relazioni con il Kosovo ed iniziato a lavorare sul proprio sistema giudiziario e sul rispetto delle libertà fondamentali. Il paese più avanzato nel percorso eu- ro-atlantico è invece il Montenegro. L’adesione al patto atlantico è stata un segnale forte ed ha confermato l’alli- neamento all’Europa del Montenegro, soggetto in precedenza anche ad inge- renze russe. Anche questo paese deve dunque continuare sul percorso di ri- forme democratiche, soprattutto in se- guito alle irregolarità durante le ultime elezioni parlamentari lo scorso 16 otto- bre, quali l’interruzione di Whatsapp e Viber e un tentativo di colpo di stato di cui i responsabili sono ancora ignoti. La posizione geografica, un passato politico comune, la composizione et- nografica nonché le diversità religiose fanno sì che questi paesi siano natural- mente predisposti ad influenze stranie- re quali la Turchia, la Russia ed alcuni paesi musulmani. Accolgo dunque con favore l’incontro a Sarajevo lo scorso marzo che ha vi- sto coinvolti i sei Ministri del governo dei Balcani occidentali in preparazione del vertice sull’allargamento dell’UE ai Balcani occidentali che si svolgerà a luglio a Trieste. Il Summit si impegnerà a rispondere ad una delle sfide princi- pali in prospettiva di integrazione, la Connectivity Agenda. I suoi obiettivi fondamentali sono infatti il migliora- mento dei trasporti transfrontalieri e delle infrastrutture, nonché l’efficienza energetica e lo sviluppo di energie rin- novabili nella regione, vantaggi ingenti per i cittadini e lo sviluppo economico dell’area balcanica. Ben venga dunque la dichiarazione del Commissario europeo per l’allargamen- to Johannes Hahn che ha definito “non irrealistico” un ingresso dei Balcani oc- cidentali nell’UE prima del 2024. Perso- nalmente, ritengo molto importante il processo di adesione, ma questi paesi devono garantire condizioni imprescin- dibili, quali la formazione e l’implemen- tazione di governi e amministrazioni pubbliche stabili e l’attuazione di rifor- me democratiche. 12NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 ISABELLA DE MONTE membro commissione trasporti e turismo isabella.demonte@europarl.europa.eu
  • 13. 13NEWSLETTER EurodeputatiPD - plenaria Strasburgo 12-15 giugno 2017 BRANDO BENIFEI membro commissione occupazione e affari sociali ROBERTO GUALTIERI presidente commissione affari economici e monetari NICOLA CAPUTO membro commissione agricoltura e sviluppo rurale PAOLO DE CASTRO coordinatore commissione agricoltura e sviluppo rurale PATRIZIA TOIA vicepresidente commissione industria, ricerca ed energia GOFFREDO MARIA BETTINI membro commissione affari esteri CECILE KASHETU KYENGE membrocommissionelibertàcivili, giustizia e affari interni CATERINA CHINNICI membrocommissionelibertàcivili, giustizia e affari interni PINA PICIERNO membro commissione bilanci ISABELLA DE MONTE membro commissione trasporti e turismo DANIELE VIOTTI membro commissione bilanci SIMONA BONAFE’ membrocommissioneambiente, sanità e sicurezza alimentare LUIGI MORGANO membro commissione cultura e istruzione SILVIA COSTA presidente commissione cultura e istruzione GIANNI PITTELLA presidente Gruppo S&D ENRICO GASBARRA membro commissione giuridica MERCEDES BRESSO coordinatricecommissionesviluppo regionale e affari costituzionali ALESSIA MOSCA membro commissione commercio internazionale ANDREA COZZOLINO vicepresidente commissione sviluppo regionale DAVID SASSOLI vicepresidente Parlamento europeo ELENA GENTILE membro commissione occupazione e affari sociali DAMIANO ZOFFOLI membrocommissioneambiente, sanità e sicurezza alimentare eurodeputatipd.eu RENATA BRIANO vicepresidente commissione pesca NICOLA DANTI coordinatore commissione mercato interno MICHELA GIUFFRIDA membro commissione sviluppo regionale