3. Datazione: 1481-82 (rimasta incompiuta in seguito alla partenza per Milano)
Ubicazione: Firenze, galleria degli Uffizi
Misure: 246 x 243 cm
Tecnica: Olio e tempera su tavola con parti in lacche rosse, verdastre e biacca
L’incompiutezza dell’opera, rimasta in stato di abbozzo, permette di conoscere
approfonditamente la tecnica usata da Leonardo.
Al centro del dipinto è rappresentata la Madonna, con le gambe orientate verso
sinistra e il busto e il volto verso destra, con in braccio il
Bambino, rappresentato nel momento del gesto della benedizione, che si rivela
quindi come Salvatore. Alle loro spalle si trova san Giuseppe, mentre i 3 re
Magi, il loro seguito e gli angeli sono disposti a semicerchio tutti intorno.
Particolare è la resa psicologica dei personaggi, che sono raffigurati con una
grande varietà di espressioni e gesti, che riflettono diversi sentimenti, quali
stupore, turbamento, contemplazione.
Una pianta di alloro, simbolo di trionfo, e una palma, simbolo della passione di
Cristo, dirigono lo sguardo in profondità dividendo lo sfondo in due parti: sulla
destra si trovano dei cavalieri in combattimento, simbolo dell’umanità prima
della rivelazione divina, in un paesaggio roccioso tipico leonardesco, in cui si
riconosce la grotta; la struttura architettonica in rovina presente sulla sinistra
indica la fine dell’era pagana e l’avvento del Cristianesimo.
Secondo alcuni, il fanciullo più a destra del quadro potrebbe essere un
autoritratto giovanile di Leonardo.
5. La Vergine delle rocce fu il primo incarico commissionato a Leonardo una volta
giunto a Milano, il dipinto doveva fare parte di un polittico commissionato dalla
confraternita dell’Immacolata concezione di Maria. Si pensa che Leonardo, non
contento del compenso per l’opera, abbia venduto la prima versione per ricavare
un guadagno maggiore, e abbia poi consegnato alla confraternita una seconda
versione, più maestosa e monumentale, ma di minor valore, eseguita insieme ai
suoi allievi.
Il dipinto rappresenta l’incontro tra Gesù Bambino e san Giovanni. Questo episodio
non è presente nei Vangeli canonici ma in quelli apocrifi e in altri testi
devozionali, sarebbe inoltre un’anticipazione del futuro incontro tra i due, quando
Gesù verrà battezzato da Giovanni. Nell’opera viene celebrata anche l’Immacolata
concezione. Al centro della scena, che si svolge in un paesagio roccioso, si trova
Maria che con la mano destra abbraccia e protegge san Giovannino in preghiera
rivolto verso Gesù, che si trova in una posizione più bassa, in atto di benedirlo; la
mano sinistra di Maria si spinge con un forte scorcio sopra Gesù in segno di
protezione; l’angelo guarda verso lo spettatore coinvolgendolo nella
rappresentazione e indica con la mano destra san Giovannino, punto di partenza
delle linee di forza tra i vari personaggi. Sullo sfondo si aprono due cavità che
mostrano un paesaggio irto e roccioso, le cavità sono inoltre fonte di illuminazione
nella caverna, i personaggi sono illuminati da una luce proveniente da sinistra. Le
figure sono legate allo sfondo attraverso l’uso dello sfumato, che determina
un’atmosfera coinvolgente. Rispetto alla seconda versione, i colori sono più
cupi, nonostante ciò la luce non è asettica e tagliente ma calda.
6. La seconda versione è concepita
in chiave più monumentale, i
personaggi sono infatti più
grandi e si staccano
maggiormente dallo sfondo.
Sono presenti anche differenze
iconografiche: l’angelo non
indica più Giovannino e il suo
sguardo non è più rivolto verso
lo spettatore; cambia anche la
vegetazione raffigurata sulla
sinistra e curata nei minimi
dettagli. L’aggiunta delle
aureole e del bastone risale al
XVII secolo.
Datazione: 1491/94-1508
Ubicazione: Londra, National Gallery
Misure: 189 x 120 cm
Tecnica: Olio su tavola
8. Il Ritratto di dama in un paesaggio rappresenta tradizionalmente Lisa
Gherardini, chiamata Monna Lisa, moglie di Francesco del Giocondo, da cui
“Gioconda”. La figura è rappresentata a mezzo busto, leggermente ruotato
verso sinistra, con le mani poste in primo piano, il volto è invece frontale.
Indossa una pesante veste scollata, secondo la moda dell'epoca, con un ricamo
lungo il petto e maniche in tessuto diverso; in testa indossa un velo
trasparente che tiene fermi i lunghi capelli sciolti, ricadendo poi sulla spalla
dove si trova appoggiato anche un leggero drappo.
La figura è perfettamente inserita nel paesaggio con l’uso della tecnica dello
sfumato, ciò provoca una forte resa atmosferica e una profonda introspezione
psicologica, in quanto rappresentano una realtà in continuo mutamento (il
movimento è dato dal paesaggio, dal personaggio in leggera torsione e dal
sorriso del volto che esprime diversi stati d’animo a seconda dei punti di
osservazione, incarnando l’essenza stessa dell’attimo in divenire).
Il personaggio è inserito in una loggia panoramica, da cui si osserva un vasto
paesaggio pluviale tipicamente leonardesco, con speroni e picchi rocciosi. Una
caratteristica particolare è che il panorama non è uniforme: la parte sinistra è
posta più in basso di quella di destra. Alcuni pensano si tratti di un paesaggio
immaginario, altri, spinti dalla grande cura di L. per i dettagli, pensano sia la
rappresentazione di un luogo della Toscana, indizio di ciò è anche il ponte
presente sopra la spalla destra della dama, identificato con il ponte a
Buriano, sopra l’Arno.
10. Sant’Anna, la
Vergine, il
Bambino e
l’agnello
Datazione: 1510-13
Ubicazione: Parigi, Museo
del Louvre
Misure: 168 x 112 cm
Tecnica: Olio su tavola
11. Il dipinto raffigura le tre generazioni della famiglia di Cristo:
Sant’Anna, sua figlia Maria e Gesù Bambino. Sant’Anna si trova al
centro della scena e osserva Maria sulle sue ginocchia protesa verso
Gesù, che è intento a giocare con un agnellino, simbolo della futura
Passione. Nel cartone modello, l’agnello era sostituito da san
Giovaninno rivolto verso Gesù, in atto di benedirlo. I personaggi sono
modellati su una forma piramidale in cui la testa di Anna rappresenta
il vertice, conferendole una certa importanza: come simbolo della
Chiesa, ostacola l’azione materna di Maria per ribadire il sacrificio
volontario di Gesù. Il paesaggio, caratterizzato da speroni e rocce, è
tipicamente leonardesco ed è rappresentato in una prospettiva
aerea, che produce quindi una sfumatura verso toni molto chiari. I
toni spenti dello sfondo amplificano la plasticità del gruppo
centrale, caratterizzato da gesti e sguardi che si sviluppano anche in
profondità. Si ritorna quindi all’immagine del perenne rinnovarsi
della vita e della natura, già presente nella Gioconda.