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IL PROBLEMA DELLA
PSEUDODEMENZAPSEUDODEMENZA
DEPRESSIVA
DEFINIZIONE
• Quadro clinico caratterizzato da:
• Alterazioni funzioni cognitive
• Alterazioni della memoria
• Alterazioni dell’orientamento
• Presenza di impairments cognitivi
dovuti all’episodio depressivo
maggiore.
• Problematicità nel distinguere
questi sintomi dal quadro della
demenza
GeneraleGenerale
Secondo il DSM-IVSecondo il DSM-IV
ALCUNI SINTOMI DELLA
PSEUDODEMENZA
• Interessa sia la memoria a breve che a lungo termine
• La capacità di concentrazione è molto scarsa
• Si osservano oscillazioni circadiane dei sintomi con
peggioramento mattutino e miglioramento dei sintomi
• Esordio brusco e improvviso
• Rapido decadimento sociale
• Quadro reversibile
PROBLEMATICITÀ
DIAGNOSTICA E
NOSOLOGICA
• Non vi è accordo sui criteri diagnostici di questa sindrome.
• Diversa espressione depressione dell’anziano
• Oppure
• Associata a personalità premorbosa di tipo isterico
• E’ stato proposto di abbandonare l’uso di questo
termine perché fuorviante.
??
DIAGNOSI DIFFERENZIALE PSEUDODEMENZA E DEMENZA
PseudodemenzaPseudodemenza DemenzaDemenza
Esordio acuto Esordio insidioso, graduale
Orientamento relativamente preservato Eventi deficit orientamento
Coscienza dei deficit cognitivi, spesso manifestati Mancanza di coscienza dei deficit spesso minimizzati o
negati
Deficit cognitivi fluttuanti Deficit cognitivi stabili
Deliri più strutturati e congrui all’umore Deliri meno strutturati ed incongrui
Deliri di autosvalutazione, colpa, autoaccusa, ecc.
(olotimici)
Deliri di nocumento (“mi hanno rubato le cose”), deliri di
disconoscimento (“il mio compagno è un impostore”;
“questa non è la mia casa”
Disturbi del sonno con insonnia e/o risveglio precoce Disturbi del sonno frammentato ed inversione del ritmo
sonno/veglia
Ansia con preoccupazioni legate ai temi depressivi Ansia come fobia di rimanere da soli
Assenza di disturbi neurologici minori Possibile presenza di disturbi neurologici minori
Storia personale e familiare di depressione
PRINCIPALI STRUMENTI DIAGNOSTICI:
VANTAGGI E LIMITI
• Test neuropsicologici
• EEG
• Doppler carotideo e vertebrale
• TAC
• RMN
• SPECT
• PET
EEG
• L’utilità dell’EEG è limitata e inutile nella diagnosi delle
demenze aspecifiche; tuttavia, molto utile nelle demenza da
M. di Creutzfeld Jacob
ECODOPPLER
• L’ecodoppler carotideo e vertebrale può dare informazioni
utili solo nelle forme di demenza vascolare
TAC
• Nelle forme di M .Alzheimer reperto di atrofia corticale
diffusa con idrocefalo ex vacuo;
• nella m di Pick atrofia pre-frontale e temporale anteriore;
• nella demenza vascolare è in genere cortico-sottocorticale.
• Nei disturbi dell’umore si possono trovare due segni:
• la dilatazione dei ventricoli cerebrale laterali e atrofia corticale.
• Nelle forme di pseudodemenza atrofia corticale prevalente
in sede frontale e temporale
RMN
• La RMN evidenzia basso volume cerebrale globale e
normalità volumetrica dei lobi frontali, temporali,
dell’amigdala e dell’ippocampo.
• Nei soggetti con Alzheimer si denota riduzione di tutti i
volumi considerati.
SPECT E PET
• La SPECT evidenzia nell’Alzheimer riduzione
di perfusione corticale, che coinvolge
tipicamente le aree parietali e temporali
bilateralmente, mentre relativamente
preservata è la corteccia frontale.
• LA PET evidenzia nella depressione un
ipometabolismo frontale che tende a
ritornare normale in eutimia
CONCLUSIONI
• La depressione nella demenza è un evento molto
più frequente di quanto non venga ritenuto
• La pseudodemenza si verifica più raramente e ciò,
unito alla caratteristica benigna della reversibilità
della pseudodemenza, ha fatto spostare
l’attenzione della ricerca sulle caratteristiche
eziopatogenentiche, diagnostiche e terapeutiche
della depressione coesistente alla demenza.
• L’approccio terapeutico al paziente anziano deve abbandonare
posizioni rinunciatarie o riduttive e identificare, anche in
presenza di demenza, nel miglioramento della qualità della
vita del paziente un obiettivo raggiungibile, tramite interventi
diretti sia sulla persona che sul suo contesto relazionale e
familiare, il che potrà avvenire integrando, in una prospettiva
terapeutica e assistenziale sempre più ampia, terapie
farmacologiche e terapie psicologiche.
• In questo caso, integrazione significa non solo la correlazione
tra approcci clinici diversi ma, soprattutto, costruire una valida
e collaborativa relazione assistenziale tra i diversi elementi
implicati nella cura: malato, famiglia, contesto di supporto,
contesto terapeutico

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Il problema della pseudodemenza

  • 2. DEFINIZIONE • Quadro clinico caratterizzato da: • Alterazioni funzioni cognitive • Alterazioni della memoria • Alterazioni dell’orientamento • Presenza di impairments cognitivi dovuti all’episodio depressivo maggiore. • Problematicità nel distinguere questi sintomi dal quadro della demenza GeneraleGenerale Secondo il DSM-IVSecondo il DSM-IV
  • 3. ALCUNI SINTOMI DELLA PSEUDODEMENZA • Interessa sia la memoria a breve che a lungo termine • La capacità di concentrazione è molto scarsa • Si osservano oscillazioni circadiane dei sintomi con peggioramento mattutino e miglioramento dei sintomi • Esordio brusco e improvviso • Rapido decadimento sociale • Quadro reversibile
  • 4. PROBLEMATICITÀ DIAGNOSTICA E NOSOLOGICA • Non vi è accordo sui criteri diagnostici di questa sindrome. • Diversa espressione depressione dell’anziano • Oppure • Associata a personalità premorbosa di tipo isterico • E’ stato proposto di abbandonare l’uso di questo termine perché fuorviante. ??
  • 5. DIAGNOSI DIFFERENZIALE PSEUDODEMENZA E DEMENZA PseudodemenzaPseudodemenza DemenzaDemenza Esordio acuto Esordio insidioso, graduale Orientamento relativamente preservato Eventi deficit orientamento Coscienza dei deficit cognitivi, spesso manifestati Mancanza di coscienza dei deficit spesso minimizzati o negati Deficit cognitivi fluttuanti Deficit cognitivi stabili Deliri più strutturati e congrui all’umore Deliri meno strutturati ed incongrui Deliri di autosvalutazione, colpa, autoaccusa, ecc. (olotimici) Deliri di nocumento (“mi hanno rubato le cose”), deliri di disconoscimento (“il mio compagno è un impostore”; “questa non è la mia casa” Disturbi del sonno con insonnia e/o risveglio precoce Disturbi del sonno frammentato ed inversione del ritmo sonno/veglia Ansia con preoccupazioni legate ai temi depressivi Ansia come fobia di rimanere da soli Assenza di disturbi neurologici minori Possibile presenza di disturbi neurologici minori Storia personale e familiare di depressione
  • 6. PRINCIPALI STRUMENTI DIAGNOSTICI: VANTAGGI E LIMITI • Test neuropsicologici • EEG • Doppler carotideo e vertebrale • TAC • RMN • SPECT • PET
  • 7. EEG • L’utilità dell’EEG è limitata e inutile nella diagnosi delle demenze aspecifiche; tuttavia, molto utile nelle demenza da M. di Creutzfeld Jacob
  • 8. ECODOPPLER • L’ecodoppler carotideo e vertebrale può dare informazioni utili solo nelle forme di demenza vascolare
  • 9. TAC • Nelle forme di M .Alzheimer reperto di atrofia corticale diffusa con idrocefalo ex vacuo; • nella m di Pick atrofia pre-frontale e temporale anteriore; • nella demenza vascolare è in genere cortico-sottocorticale. • Nei disturbi dell’umore si possono trovare due segni: • la dilatazione dei ventricoli cerebrale laterali e atrofia corticale. • Nelle forme di pseudodemenza atrofia corticale prevalente in sede frontale e temporale
  • 10. RMN • La RMN evidenzia basso volume cerebrale globale e normalità volumetrica dei lobi frontali, temporali, dell’amigdala e dell’ippocampo. • Nei soggetti con Alzheimer si denota riduzione di tutti i volumi considerati.
  • 11. SPECT E PET • La SPECT evidenzia nell’Alzheimer riduzione di perfusione corticale, che coinvolge tipicamente le aree parietali e temporali bilateralmente, mentre relativamente preservata è la corteccia frontale. • LA PET evidenzia nella depressione un ipometabolismo frontale che tende a ritornare normale in eutimia
  • 12. CONCLUSIONI • La depressione nella demenza è un evento molto più frequente di quanto non venga ritenuto • La pseudodemenza si verifica più raramente e ciò, unito alla caratteristica benigna della reversibilità della pseudodemenza, ha fatto spostare l’attenzione della ricerca sulle caratteristiche eziopatogenentiche, diagnostiche e terapeutiche della depressione coesistente alla demenza.
  • 13. • L’approccio terapeutico al paziente anziano deve abbandonare posizioni rinunciatarie o riduttive e identificare, anche in presenza di demenza, nel miglioramento della qualità della vita del paziente un obiettivo raggiungibile, tramite interventi diretti sia sulla persona che sul suo contesto relazionale e familiare, il che potrà avvenire integrando, in una prospettiva terapeutica e assistenziale sempre più ampia, terapie farmacologiche e terapie psicologiche. • In questo caso, integrazione significa non solo la correlazione tra approcci clinici diversi ma, soprattutto, costruire una valida e collaborativa relazione assistenziale tra i diversi elementi implicati nella cura: malato, famiglia, contesto di supporto, contesto terapeutico