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a cura di Roberto Russo
AD Assiteca SIM
FCA è protagonista di una delle vicende più esaltanti
nella storia dell’industria automobilistica mondiale,
iniziata con l’uscita dalla bancarotta pilotata di
Chrysler nel 2009 e proseguita con la rapidissima
ripresa della redditività.
FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES:
SUCCESSO, SACRIFICIO E
PASSIONE
FCA è protagonista di una delle vicende più esaltanti
nella storia dell’industria automobilistica mondiale,
iniziata con l’uscita dalla bancarotta pilotata di
Chrysler nel 2009 e proseguita con la rapidissima
ripresa della redditività.
L’INVESTITORE
RAZIONALE
Nell’ultimo ventennio abbiamo spesso assistito
alla svendita a partner stranieri di aziende presenti
nei settori chiave dell’economia italiana in base
al principio del “libero mercato” e a causa della
colpevole assenza di meccanismi politici di difesa,
quali la reciprocità tra Stati comunitari nelle
operazioni di cessione di aziende strategiche.
Tuttavia c’è un’eccezione che rende giustizia al
nostro paese e che vede come protagonista la
storia imprenditoriale degli ultimi quindici anni
del gruppo Fiat (oggi Fiat Chrysler), grazie alla
straordinaria visione strategica del management
focalizzata sull’espansione territoriale fuori dalle
mura domestiche.
Fiat ChryslerAutomobiles (FCA) è una multinazionale
del settore automobilistico con circa 230mila
dipendenti nel mondo (di cui 67mila in Italia), che
svolge la propria attività attraverso 162 stabilimenti,
87 centri di Ricerca e Sviluppo e migliaia di
concessionari e distributori in oltre 150 Paesi. Il
suo nome trae origine dall’eredità storica di due
grandi costruttori: Fiat, fondata in Italia nel 1899
da un gruppo di imprenditori illuminati, tra i quali
Giovanni Agnelli, e Chrysler Corporation, l’innovativa
casa automobilistica americana fondata da Walter P.
Chrysler nel 1925. Il gruppo serve circa 4,7 milioni
di clienti in tutto il mondo e opera nel mercato delle
autoattraversoimarchiAbarth,AlfaRomeo,Chrysler,
Dodge, Fiat, Fiat Professional, Jeep, Lancia, Ram,
Maserati ai quali vanno aggiunti i marchi Mopar
(servizi post-vendita e ricambi), Comau (sistemi di
produzione), Magneti Marelli (componenti) e Teksid
(fonderie).
La società nel 2016 ha realizzato un utile netto di 2,5
miliardi di euro e dal giugno 2004 è sotto la guida
di Sergio Marchionne, arrivato dopo un drammatico
triennio nel quale l’azienda aveva cumulato perdite
pari a circa 8 miliardi ed era sull’orlo del fallimento.
La strategia di diversificazione geografica
perseguita dal nuovo Amministratore Delegato
ha consentito alla società di sopravvivere in Italia,
tutelando e salvando decine di migliaia di posti
di lavoro. Le ripetute critiche rivolte dai sindacati
italiani a Marchionne hanno fatto da contraltare
alla riconoscenza espressagli ripetutamente dal
mondo operaio statunitense e pubblicamente dal
Presidente Obama in seguito al salvataggio della
Chrysler dalla quasi bancarotta del 2009. Proprio
grazie ai risultati conseguiti nei Paesi d’oltreoceano,
il gruppo Fiat ha potuto coprire le perdite realizzate
in Italia e in Europa e, a inizio 2014, ha completato
l’acquisizione della totalità di Chrysler creando
le basi per rilanciare gli investimenti nelle aree
geografiche critiche e per aggredire altri mercati
caratterizzati da elevati tassi di crescita.
Nel maggio 2014 Marchionne ha presentato a
n.7 dell’ 11 gennaio 2018
Detroit il primo piano industriale quinquennale
(2014/2018) del gruppo Fiat Chrysler, focalizzato
sull’espansione internazionale e sull’affermazione
dei cosiddetti marchi premium, riferiti a quella
categoria di automobili in grado di generare una
maggiore redditività rispetto alla tradizionale
divisione delle auto utilitarie alla quale il marchio
Fiat è da sempre stato associato. L’idea primaria
è quella di rendere Jeep il marchio trainante del
gruppo, con l’obiettivo di vendere 1,9 milioni di
fuoristrada nel 2018 rispetto alle 730mila unità
del 2013.
Quanto al mercato italiano il piano prevede che
al termine dei cinque anni saranno realizzate
negli stabilimenti del belpaese, unitamente al
marchio Fiat, 200mila Jeep, 400mila Alfa Romeo
e 75mila Maserati, con l’obiettivo di saturare
al 100% le nostre fabbriche entro il 2018. Lo
sforzo di espansione a livello globale richiede
complessivamente un rafforzamento della rete
commerciale e l’apertura di ben 1.300 nuovi punti
vendita in tutto il mondo.
L’investimento complessivo previsto nel
quinquennio di riferimento è di 48 miliardi di euro,
interamente autofinanziato. A piano ultimato, FCA
dovrebbe diventare un gruppo tra i primi cinque
al mondo, con l’obiettivo di vendere 7 milioni di
auto rispetto a 4,3 milioni del 2013, di realizzare
un fatturato di 132 miliardi di euro e un utile netto
di 5 miliardi; l’indebitamento industriale netto a
fine piano è previsto in circa un miliardo di euro.
La reazione degli analisti ai numeri presentati da
Sergio Marchionne è stata di forte scetticismo,
in quanto il piano industriale è stato ritenuto
eccessivamente ambizioso e quindi poco
realistico,tanto che il giorno dopo la presentazione
alla comunità finanziaria, il 7 maggio 2014, il titolo
azionario del Lingotto ha chiuso la seduta con una
sonora perdita dell’11%.
Da quel giorno la società ha realizzato
un’impressionante serie di record, trimestre
dopo trimestre, anno dopo anno, raggiungendo e
superando in anticipo gran parte degli obiettivi del
piano industriale 2014/2018, tanto da spingere il
management a rivedere al rialzo gran parte delle
stime di crescita precedentemente ipotizzate e
ad annunciare nel luglio 2017 un nuovo piano da
presentare entro il primo semestre del 2018. In
sintesi, l’utile netto stimato a fine periodo è stato
rettificato da 4,3/5,3 miliardi di euro a 4,7/5,5
miliardi, l’utile operativo da 8,3/9,4 miliardi a
8,7/9,8 miliardi e i ricavi da 132 a 136 miliardi.
Quanto all’indebitamento industriale netto, la
revisione prevede non solo l’azzeramento dello
stesso,ma un possibile surplus di cassa compreso
tra 4 e 5 miliardi di euro a fine 2018.
Tra i fattori positivi che hanno contribuito alla
suddetta revisione il management ha citato
l’andamento del biennio 2014/2015 migliore
del previsto, lo scorporo di Ferrari, la riduzione
dell’indebitamento più rapida delle attese,
la ripresa del mercato EMEA (Europa, Medio
Oriente e Africa) con un anno d’anticipo rispetto
a quanto stimato, le vendite di Jeep superiori
alle aspettative e infine il positivo andamento del
mercato valutario.
Il gruppo FCA, nei dodici anni compresi dal 2005
al 2016 sotto la guida di Sergio Marchionne, ha
cumulato un utile netto pari a circa 11 miliardi di
euro dopo avere integralmente autofinanziato il
piano di sviluppo della società e quasi azzerato
l’indebitamento industriale. Questi risultati non
comprendono gli utili maturati dalle società Fiat
Industrial (oggi CNH Industrial) e Ferrari, uscite dal
perimetro del gruppo rispettivamente nel 2011 e
2016, e i dividendi distribuiti dalle società negli
anni di riferimento. Nei primi nove mesi del 2017
FCA ha realizzato un utile netto di 2,7 miliardi di
L’INVESTITORE
RAZIONALE
L’INVESTITORE
RAZIONALE
Le informazioni e le opinioni espresse in questa relazione sono state prodotte da Assiteca SIM S.p.A. al momento della pubblicazione e sono suscettibili di modifiche in ogni
momento successivo alla stessa.
Il presente documento è stato redatto unicamente a scopo informativo e non rappresenta pertanto né un’offerta né un invito, da parte o per conto di Assiteca SIM S.p.A., ad
acquistare o vendere un determinato titolo o strumenti finanziari collegati o a porre in essere eventuali strategie di trading in un determinato ordinamento giuridico.
euro e prevede di chiudere l’esercizio con un utile
netto superiore a 3 miliardi.
Il successo conseguito sotto il profilo industriale
ha determinato una straordinaria creazione di
valore per gli azionisti, tanto che la performance
borsistica del titolo FCA nei tredici anni della
gestione di Sergio Marchionne è stata pari
all’800% circa.
Ciòcheglianalistinonhannoinizialmentecompreso
(e timidamente adesso iniziano a comprendere) è
che FCA non è un’azienda qualsiasi, ma un gruppo
che grazie all’incredibile spirito di sacrificio
dei suoi lavoratori, dagli operai ai dirigenti, è
protagonista di una delle vicende più esaltanti
nellastoriadell’industriaautomobilisticamondiale,
iniziata con l’uscita dalla bancarotta pilotata di
Chrysler nel 2009 e proseguita, nel mezzo di due
delle peggiori crisi finanziarie degli ultimi
ottant’anni (2009 e 2011), con la rapidissima
quanto straordinaria ripresa della redditività
dell’azienda, testimoniata da ben sette anni
consecutivi di crescita del fatturato. Tutto ciò fa di
FCA un costruttore di auto globale caratterizzato
da un bagaglio unico di esperienze e competenze
e da un senso di appartenenza che, come ha
affermato Sergio Marchionne,fa sì che“il privilegio
di essere parte del management team di questa
organizzazione sia riconosciuto solo a coloro che
dimostrino l’abilità di cambiare, di avere spirito
competitivo, integrità e rapidità decisionale”.
Dopo lo scorporo di Fiat Industrial, la fusione con
Chrysler, il cambio di nome e di sede legale e
fiscale, il debutto a Wall Street e lo scorporo di
Ferrari, adesso la ricerca di un partner industriale
potrebbe rappresentare l’ultimo tassello del piano
strategico di Sergio Marchionne che prevede che
il gruppo, entro il 2018, rientri tra le prime cinque
case automobilistiche al mondo in termini di unità
prodotte.
Una storia imprenditoriale esaltante e un
progetto industriale così ambizioso non possono
prescindere della passione con cui Marchionne
e tutto l’universo Fiat Chrysler Automobiles
affronteranno questa ennesima sfida che, tra lo
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  • 1. a cura di Roberto Russo AD Assiteca SIM FCA è protagonista di una delle vicende più esaltanti nella storia dell’industria automobilistica mondiale, iniziata con l’uscita dalla bancarotta pilotata di Chrysler nel 2009 e proseguita con la rapidissima ripresa della redditività. FIAT CHRYSLER AUTOMOBILES: SUCCESSO, SACRIFICIO E PASSIONE FCA è protagonista di una delle vicende più esaltanti nella storia dell’industria automobilistica mondiale, iniziata con l’uscita dalla bancarotta pilotata di Chrysler nel 2009 e proseguita con la rapidissima ripresa della redditività. L’INVESTITORE RAZIONALE Nell’ultimo ventennio abbiamo spesso assistito alla svendita a partner stranieri di aziende presenti nei settori chiave dell’economia italiana in base al principio del “libero mercato” e a causa della colpevole assenza di meccanismi politici di difesa, quali la reciprocità tra Stati comunitari nelle operazioni di cessione di aziende strategiche. Tuttavia c’è un’eccezione che rende giustizia al nostro paese e che vede come protagonista la storia imprenditoriale degli ultimi quindici anni del gruppo Fiat (oggi Fiat Chrysler), grazie alla straordinaria visione strategica del management focalizzata sull’espansione territoriale fuori dalle mura domestiche. Fiat ChryslerAutomobiles (FCA) è una multinazionale del settore automobilistico con circa 230mila dipendenti nel mondo (di cui 67mila in Italia), che svolge la propria attività attraverso 162 stabilimenti, 87 centri di Ricerca e Sviluppo e migliaia di concessionari e distributori in oltre 150 Paesi. Il suo nome trae origine dall’eredità storica di due grandi costruttori: Fiat, fondata in Italia nel 1899 da un gruppo di imprenditori illuminati, tra i quali Giovanni Agnelli, e Chrysler Corporation, l’innovativa casa automobilistica americana fondata da Walter P. Chrysler nel 1925. Il gruppo serve circa 4,7 milioni di clienti in tutto il mondo e opera nel mercato delle autoattraversoimarchiAbarth,AlfaRomeo,Chrysler, Dodge, Fiat, Fiat Professional, Jeep, Lancia, Ram, Maserati ai quali vanno aggiunti i marchi Mopar (servizi post-vendita e ricambi), Comau (sistemi di produzione), Magneti Marelli (componenti) e Teksid (fonderie). La società nel 2016 ha realizzato un utile netto di 2,5 miliardi di euro e dal giugno 2004 è sotto la guida di Sergio Marchionne, arrivato dopo un drammatico triennio nel quale l’azienda aveva cumulato perdite pari a circa 8 miliardi ed era sull’orlo del fallimento. La strategia di diversificazione geografica perseguita dal nuovo Amministratore Delegato ha consentito alla società di sopravvivere in Italia, tutelando e salvando decine di migliaia di posti di lavoro. Le ripetute critiche rivolte dai sindacati italiani a Marchionne hanno fatto da contraltare alla riconoscenza espressagli ripetutamente dal mondo operaio statunitense e pubblicamente dal Presidente Obama in seguito al salvataggio della Chrysler dalla quasi bancarotta del 2009. Proprio grazie ai risultati conseguiti nei Paesi d’oltreoceano, il gruppo Fiat ha potuto coprire le perdite realizzate in Italia e in Europa e, a inizio 2014, ha completato l’acquisizione della totalità di Chrysler creando le basi per rilanciare gli investimenti nelle aree geografiche critiche e per aggredire altri mercati caratterizzati da elevati tassi di crescita. Nel maggio 2014 Marchionne ha presentato a n.7 dell’ 11 gennaio 2018
  • 2. Detroit il primo piano industriale quinquennale (2014/2018) del gruppo Fiat Chrysler, focalizzato sull’espansione internazionale e sull’affermazione dei cosiddetti marchi premium, riferiti a quella categoria di automobili in grado di generare una maggiore redditività rispetto alla tradizionale divisione delle auto utilitarie alla quale il marchio Fiat è da sempre stato associato. L’idea primaria è quella di rendere Jeep il marchio trainante del gruppo, con l’obiettivo di vendere 1,9 milioni di fuoristrada nel 2018 rispetto alle 730mila unità del 2013. Quanto al mercato italiano il piano prevede che al termine dei cinque anni saranno realizzate negli stabilimenti del belpaese, unitamente al marchio Fiat, 200mila Jeep, 400mila Alfa Romeo e 75mila Maserati, con l’obiettivo di saturare al 100% le nostre fabbriche entro il 2018. Lo sforzo di espansione a livello globale richiede complessivamente un rafforzamento della rete commerciale e l’apertura di ben 1.300 nuovi punti vendita in tutto il mondo. L’investimento complessivo previsto nel quinquennio di riferimento è di 48 miliardi di euro, interamente autofinanziato. A piano ultimato, FCA dovrebbe diventare un gruppo tra i primi cinque al mondo, con l’obiettivo di vendere 7 milioni di auto rispetto a 4,3 milioni del 2013, di realizzare un fatturato di 132 miliardi di euro e un utile netto di 5 miliardi; l’indebitamento industriale netto a fine piano è previsto in circa un miliardo di euro. La reazione degli analisti ai numeri presentati da Sergio Marchionne è stata di forte scetticismo, in quanto il piano industriale è stato ritenuto eccessivamente ambizioso e quindi poco realistico,tanto che il giorno dopo la presentazione alla comunità finanziaria, il 7 maggio 2014, il titolo azionario del Lingotto ha chiuso la seduta con una sonora perdita dell’11%. Da quel giorno la società ha realizzato un’impressionante serie di record, trimestre dopo trimestre, anno dopo anno, raggiungendo e superando in anticipo gran parte degli obiettivi del piano industriale 2014/2018, tanto da spingere il management a rivedere al rialzo gran parte delle stime di crescita precedentemente ipotizzate e ad annunciare nel luglio 2017 un nuovo piano da presentare entro il primo semestre del 2018. In sintesi, l’utile netto stimato a fine periodo è stato rettificato da 4,3/5,3 miliardi di euro a 4,7/5,5 miliardi, l’utile operativo da 8,3/9,4 miliardi a 8,7/9,8 miliardi e i ricavi da 132 a 136 miliardi. Quanto all’indebitamento industriale netto, la revisione prevede non solo l’azzeramento dello stesso,ma un possibile surplus di cassa compreso tra 4 e 5 miliardi di euro a fine 2018. Tra i fattori positivi che hanno contribuito alla suddetta revisione il management ha citato l’andamento del biennio 2014/2015 migliore del previsto, lo scorporo di Ferrari, la riduzione dell’indebitamento più rapida delle attese, la ripresa del mercato EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) con un anno d’anticipo rispetto a quanto stimato, le vendite di Jeep superiori alle aspettative e infine il positivo andamento del mercato valutario. Il gruppo FCA, nei dodici anni compresi dal 2005 al 2016 sotto la guida di Sergio Marchionne, ha cumulato un utile netto pari a circa 11 miliardi di euro dopo avere integralmente autofinanziato il piano di sviluppo della società e quasi azzerato l’indebitamento industriale. Questi risultati non comprendono gli utili maturati dalle società Fiat Industrial (oggi CNH Industrial) e Ferrari, uscite dal perimetro del gruppo rispettivamente nel 2011 e 2016, e i dividendi distribuiti dalle società negli anni di riferimento. Nei primi nove mesi del 2017 FCA ha realizzato un utile netto di 2,7 miliardi di L’INVESTITORE RAZIONALE
  • 3. L’INVESTITORE RAZIONALE Le informazioni e le opinioni espresse in questa relazione sono state prodotte da Assiteca SIM S.p.A. al momento della pubblicazione e sono suscettibili di modifiche in ogni momento successivo alla stessa. Il presente documento è stato redatto unicamente a scopo informativo e non rappresenta pertanto né un’offerta né un invito, da parte o per conto di Assiteca SIM S.p.A., ad acquistare o vendere un determinato titolo o strumenti finanziari collegati o a porre in essere eventuali strategie di trading in un determinato ordinamento giuridico. euro e prevede di chiudere l’esercizio con un utile netto superiore a 3 miliardi. Il successo conseguito sotto il profilo industriale ha determinato una straordinaria creazione di valore per gli azionisti, tanto che la performance borsistica del titolo FCA nei tredici anni della gestione di Sergio Marchionne è stata pari all’800% circa. Ciòcheglianalistinonhannoinizialmentecompreso (e timidamente adesso iniziano a comprendere) è che FCA non è un’azienda qualsiasi, ma un gruppo che grazie all’incredibile spirito di sacrificio dei suoi lavoratori, dagli operai ai dirigenti, è protagonista di una delle vicende più esaltanti nellastoriadell’industriaautomobilisticamondiale, iniziata con l’uscita dalla bancarotta pilotata di Chrysler nel 2009 e proseguita, nel mezzo di due delle peggiori crisi finanziarie degli ultimi ottant’anni (2009 e 2011), con la rapidissima quanto straordinaria ripresa della redditività dell’azienda, testimoniata da ben sette anni consecutivi di crescita del fatturato. Tutto ciò fa di FCA un costruttore di auto globale caratterizzato da un bagaglio unico di esperienze e competenze e da un senso di appartenenza che, come ha affermato Sergio Marchionne,fa sì che“il privilegio di essere parte del management team di questa organizzazione sia riconosciuto solo a coloro che dimostrino l’abilità di cambiare, di avere spirito competitivo, integrità e rapidità decisionale”. Dopo lo scorporo di Fiat Industrial, la fusione con Chrysler, il cambio di nome e di sede legale e fiscale, il debutto a Wall Street e lo scorporo di Ferrari, adesso la ricerca di un partner industriale potrebbe rappresentare l’ultimo tassello del piano strategico di Sergio Marchionne che prevede che il gruppo, entro il 2018, rientri tra le prime cinque case automobilistiche al mondo in termini di unità prodotte. Una storia imprenditoriale esaltante e un progetto industriale così ambizioso non possono prescindere della passione con cui Marchionne e tutto l’universo Fiat Chrysler Automobiles affronteranno questa ennesima sfida che, tra lo scetticismo generale, molto probabilmente ancora una volta vinceranno.