2. UIL : “Non possiamo accettare riduzioni della
capacità produttiva. Noi crediamo ancora che
la Fiat possa restare una casa automobilistica
competitiva ma perché ciò sia possibile
bisogna crederci e fare gli investimenti
necessari».
CISL “l progetto Fabbrica Italia presentato
dalla Fiat nel 2010 e oggi sottoposto a
revisione, rappresenta ancora l'unica vera
possibilità in grado di assicurare una
prospettiva all'industria dell'auto nel nostro
Paese e al lavoro ad essa collegata.”
3. CESARE ROMITI: “[…]quando un’impresa
automobilistica per due anni sospende la
progettazione perché c’è crisi di vendite, ha
decretato la morte dell’azienda … la Fiat,
manca di progetti e la colpa principale è di
Marchionne perché chi decide è lui”.
GIANNINI “La Fiat è a corto di idee e di
modelli, perde quote di mercato in Europa e in
Italia a velocità doppia rispetto ai suoi
concorrenti. ”
4. PENATI “L’Italia e la sua classe dirigente
hanno un’opinione visceralmente negativa del
capitalismo di mercato”
Marchionne, manager che ha risanato
un’azienda morente come la Fiat, creando
valore per tutti gli azionisti, di controllo e
risparmiatori (nella sua gestione la
capitalizzazione è salita da 6 a 16 miliardi).
Una bisca (la finanza), inutile alla crescita delle
aziende, tant’è che gli imprenditori italiani la
rifuggono, tranne quando bisogna chiedere
soldi ai risparmiatori per ridurre il debito di un
gruppo in dissesto, mungere per ricapitalizzare
le banche o fare altre operazioni di sistema”.
5. Emmot: “Marchionne ha messo il dito nella piaga,
denunciando il velleitarismo della classe dirigente
italiana ad affrontare seriamente il nodo del recupero
della produttività quale fattore di crescita, invece di
inseguire fumose teorie palingenetiche del capitalismo
italiano”.
SACCONI: “Rispetto a cinque anni fa in Italia
compriamo un milione di auto in meno. L'andamento
del mercato a livello europeo pone inevitabilmente a
tutti i costruttori il riesame dei loro piani. Oggi la Fiat
c'è ed è solidamente presente in alcune grandi
mercati, mentre nel 2004 era sul punto di non esserci
più”.
6. JOHN ELKANN – 18 SETTEMBRE 2012
Il contesto in cui ci muoviamo è difficile, quindi dovremo
tenerne conto per gli investimenti. Faremo scelte
oculate.
Dobbiamo essere estremamente cauti nel portare avanti
il nostro piano di investimenti».
Pieno sostegno a Marchionne.
7. MARIO MONTI – 18 MAGGIO FIERA DI
MILANO
"Chi amministra la Fiat ha il dovere di
scegliere dove fare investimenti e le
localizzazioni più convenienti". "La Fiat con la
Chrysler è oggi una multinazionale e quindi,
come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha
il diritto e il dovere di compiere scelte industriali
in modo razionale e in piena autonomia,
pensando in primo luogo a crescere e a
diventare più competitiva.
8. SERGIO MARCHIONNE – 18 SETTEMBRE 2012
«In questa situazione drammatica, io non
ho parlato di esuberi, non ho proposto
chiusure di stabilimenti, non ho mai detto
che voglio andar via»: «non mollo. Mi
impegno, ma non posso farlo da solo. Ci
vuole un impegno dell'Italia»
9. IMMATRICOLAZIONI UE + EFTA: Luglio 2012 -7,8% /Agosto -8,9%
AUTO VENDUTE NEI PRIMI 8 MESI: 8,6 milioni contro i 9,2 del 2011
VENDITE FIAT 2012 (primi 8 mesi): 557mila -16% rispetto al 2011
Il calo di 110mila vetture vendute equivale quasi alla
produzione di mezzo stabilimento.
Marchionne: «Chi se la sentirebbe di investire in un mercato
tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non
guadagnare un euro ma addirittura di non recuperare i soldi
investiti?
Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto
la stessa fine della nuova Panda di Pomigliano: 800 milioni di
investimenti, e il mercato non la prende, perché il
mercato non c'è».
Nessun cambio di mercato fino al 2014.
Investire nel 2012 sarebbe micidiale.
10. Visti i dati non incoraggianti e l’evoluzione del progetto Fabbrica
Italia negli ultimi due anni, Marchionne, trovandosi a dover
coniugare due compiti non semplici (mantenere Fiat competitiva e
non deludere il sistema occupazionale italiano) ha scelto, a nostro
avviso, la giusta strada della mobilità settoriale e geografica, e della
riqualificazione.
Lo Stato Italiano riveste un ruolo fondamentale.
Dovrebbe adoperarsi maggiormente per rendere gli
investimenti più attrattivi per grandi imprese come la Fiat.
L’Italia, a differenza di altri Stati, si caratterizza per un
mercato del lavoro poco flessibile. Dovrebbe invece
iniziare ad adattarsi al processo di internazionalizzazione
che caratterizza le imprese globali di oggi.
Marchionne, non a caso, non ha ancora parlato né di
esuberi, né di chiusure di stabilimenti.
Ha affermato però che si impegnerà a stare in Italia, a
condizione di un maggior sforzo da parte dello Stato.
11. Siamo dunque dell’idea che, visti i trascorsi di aiuti statali
alla Fiat, diretti ed indiretti, ricordati da Giannini, si potrebbe
proporre un'azione di management/marketing che veda e
faccia vedere agli Italiani il "rimanere in Italia“ come parte
della responsabilità sociale d'impresa Fiat.
Integrare quindi alla mera soddisfazione degli shereholder
proposta da Penati, la soddisfazione di tutti gli attori coinvolti
dalle attività della Fiat, gli stakeholder.
Un'impresa GLOBALE dunque che lavora e pensa in
ottica sociale e sostenibile nei confronti dell’ambiente
in cui è nata e cresciuta.