7. CASTELLO
Te gnarJiani
con
che
masso sorgere
dal
mura ben
le
i
DI PISINO
pianiate
balconi foran, e ornano
scudi a sculte armi inquartate,
ma
con
non vive
te
con orgoglio
il
e palpita
nostro cor.
memorie
No, per noi non hai
vecchio ostello
signor
di
messi qui dai duchi d'Austria,
aveano
poi che pace
stetta
con Venezia, a lanciar F avide
bande uscoccte
d'
una tregua
guerra! Bello
ma
lor cui era
il
pendendo
attendean
nel
eh'
il
era tacita
tuo
andavano
vi
di
vendetta
alla
cortil,
supplizio
al
conte
agli
ostil,
anei
corda
i
ferrei
tratti,
fondo oscuro carcere
ripiegavansi disfatti,
mentre
nelle sale vigile
stava un nobile tedesco
concertando come
i
barbari
scatenar. Rideano in fresco
8. verde intorno
e
i
floridi
colli
i
venivano a portar
villan cupi le decime,
rebote ad apprestar.
le
Tu non
noi sensi
desti in
intimi
vecchio nido d'oppressori,
non curiamo scudi ed aquile
eh'
pompa
eran
per vicende
fin
:
ed umili
illustri
ne' secoli lontan
noi
veniam
del
comune
e
tuoi signori
ai
Siam
dal cor del popolo
italian,
nati al sole splendido
Roma
che irradiava a noi da
:
abbiamo l'anima
che non cede e non si doma.
della plebe
Padri nostri quei che
del
Placito
al
Risano protestar,
padri nostri
locopositi
i
che per noi pace giurar
a Venezia,
eleggeano
e quei
gli
die liberi
scabini
nostri messi e nostri giudici
pur
de' feudi ne' confini.
Noi
nascemmo
muri austeri
e
guidammo
laboriosi
intorno
de'
i
bovi
fummo
ai
ruvidi
manier
al
artier.
vomere,
9. E crescemmo
tutta V Istria
in
protendendoci
le
mani
conoscendoci
per
fratelli
die
hanno eguai
ceppi lontani.
Da
ogni riva del
mar
cenilo,
da ogni monte da ogni pian
noi gettiamo
chi
di
sente
grido vindice
il
suo diman.
il
Addio dunque o
tu di vecchie
storie aspro ricordo:
tristi
noi sposiamo
idee floride
le
c^6 cogliemmo
iR
dolce accordo,
e guardiani gli spazi
ed
cernii
campi biondeggiar;
i
per
te
un
dì
languir
le
industrie
e le terre si estenuar.
Noi vogliam
da ogni
i
fratelli
laccio
e liberi
d'ignoranza
villan che intorno
vivono
da quando preser stanza
fin
qui, fuggiaschi
ma
il
su terre aride
:
tuo spirto feudal
vive ancora in quei che vengono
a sbarrar la via
Giìi
tu
li
dal
monte
attiri
con
spirto altero di
Castel nostro
fatai.
erto di Castua
1'
antico
dominio
nemico.
10. MORTO
IL
La nera cassa con la croce bianca
è scomparsa; la terra T ha inghiottita
avida indifferente
quei che fu un
man
;
uomo
ha
sulla vanga,
ed appoggiò
la
la
stanca
sua via compita
:
riposa eternamente.
Or
chi r
accompagnò, se ne va
che lascia addietro
fila
e ritorna alla
in
bruna
cimitero,
il
casa
ove attende
la
già strilla
nipotin con piglio fiero
quando
il
la
moglie; nella cuna
vede invasa
da tanta gente che a un gran pasto siede
dove il morto giacque,
alla tavola
e
il
—
mesce nei boccali
vino a rivi in onor suo
Non
quanto
forse in vita fare
dato
e
Ha negato
le
patate
che gira
i
egli
al
ai
e
;
il
ognun chiede
ben
gli
piacque
mortali?
forse
pane o
il
il
sale
misero indigente
casolari
come un cane
battuto
?
A
dargli
il
vale
mangiar conviene e bere lungamente
assieme ai suoi più cari.
—
:
11. Così parlano, e par che
sia vivo in
Il
mezzo a
e nel silenzio tosto
sente anco
nel
il
trapassato
che
immondo,
atterra in gruppo
si
il
loro, fin
ripiombato
ricordo del tapino
suo buco profondo.
^
^
^
il
vino
12. OLI ALBERI SOLI
Vanno
prati
i
con molli ondeggiamenti
a raggiunger lontan
e quasi
jiar
1'
arco
cielo,
tlel
che un lungo soffio anelo
faccia nei!' alto tremolar le sielle.
Uisuonan
e
passan
le
campane
lenti
armenti
degli
oltre la strada
i
stan suir orlo, coi piedi dentro
dei fossato, le
bovi
ai
;
rovi
aduste pastorelle
gettando nella sera un breve canlo,
triste,
sol
di
questo deir
Alti
e un grido aculo
non sa dar saluto
due noie,
altro alla vita
Istria
contadino slavo.
neir acqua che
quattro pioppi
foglie
guardan
riluce
sotlili
con
accanto
le
chine
senza fine
le stelle
neir acqua cupa in suo torpore ignavo.
Oh
nella pace di quel dolce piano,
sotto al limpido cielo, alberi
cui
non allegran più
alberi tristi e freddi e
d'
soli,
uccelh
i
voli,
abbandonati
che sentite V autunno, e invano invano
cercherete altre frondi a voi da presso
a difender con
dal gelo
i
murmurc sommesso
vostri rami dispogliati
!
.
13. Esce una giovane
sposa
die ha
di
diiesa
un lampo vivido
nejr ocdijo assorto
.
ma
bronzei echeggiano
suoni a distesa
neir aria limpida
*
;
suonano a morto.
Le donne dicono
—
Oh cosa
:
strana,
brutto pronostico
gioir corto
di
!
—
La sposa guardano
eh' è già
e
i
lontana,
bronzi edieggiano
sonando a morto.
^
i
»
14. UCCISO
L'
Or tra
le
cantai!
gli
nuove che vcrdc^^i^nano
ini memori del dì
cadde al piò di un albero
trondi
uccelli
cui ferito
in
un uomo a tradimento
Sopra
alla terra
serenamente
sanno
muta
un cor che
fu
incurvasi
cielo
il
mister
e nulla del
come
dir della morte, e
cessi n d'
morì.
e qui
Xarran invece miseranda
palpiti
i
sua audacia
in
^^ì
iier.
uomini
quel morto. Cominciò
la storia di
r inimicizia quando, a un ballo, livido
di ..gelosia,
uno
schiaffo
misurò
r ucciso ad un rivale. Allor che
lume r alba
le
sue
che
e
viti
recise
oh
:
mai più maturati
nero
fumo
di
sprizzavan
le
si
scintille, e
un fuoco
d'
da un
fenile saliano
e
un bove
si
in
A
!
levava
lingue
luce r odio
i
al
eh'
:
il
roseo
pie
dolci grappoli
maturar non
sole ancora
il
erano
diffuse,
fé'
sera un nuvolo
al
ciel,
lunghe fiammec
era ormai ribel
alla
purpurea
vennt> ad attizzar
breve mugolando un fumido
ruscel di sangue intorno a se colar
15. vide da un pie' reciso;
gli
occhi velati
accese
;
stette tremulo,
ei
il
suo dolor
rassegnato ognor più dentro
di
quegli'
ai
e la vittima cadde. Chi
il
animi
ad uccidere
dietro alla siepe nella notte fu
Fiìr gli
fieri
uomini rozzi un reo furor
amici o
i
fratelli ? liceo
paese in due campi ogni
?
dividersi
più
dì
nemici e irrequieti, ad ogni ingiuria
pronti e ad ogni
potè placarli
spiegan
gli
;
menzogna
or dove fu
uccelli
il
in
mezzo
^
ft
;
il
tempo
sol
cadavere
ai
canti
il
voi.
16. LA BICICLETTA
Passa un i^iovane bruno sulla uiacdiina
di
cui sfavillau l'alte ruote al sole,
le
siepi ai lati
e
i^uardano
della via
villan
i
si
nllun^^^ano
senza parole.
(iuardano intenti ed lian
ne<^^Ii
nella bocca socchiusa un'alta
nieravij^iia
ma come
:
occhi attoniti
impressa
mai una simile
stranezza fu da Dio dunque concessa?
Oh queir arnese
e
Oh
Oh
rive
le
scintilla,
s'
ardue e
le
valli
!
incurva sulla strana
Ah
suo
vegga sola, intrepida,
ormai lontana.
una cosa buoiui non può essere
no,
esclaman
si
abbaglila e vola
questa che
il
cavalli.
quel .ijiovane bruno die in un turbine
polvere
macdiina, che
—
non ha
quelle ruote sole die fulminee
divorano
di
che trajìassa rapido
corre e corre e pur
il
—
mondo
viene a trasvolare,
qui è venuto certo
consi^^lio perfido
1^
il
a portare
!
—
diavolo
—
18. COLLOQUIO
Ritorno a casa a sera
;
molto ascoltai parlare
e intesi in
lo
fondo
core
al
sdegno divampare
ora son
triste,
me
tutto a
intorno muore.
mia porta
Chi viene alla
con suono
Sei tu
;
nera,
speroni
di
?
Santo Gavardo
che accendi
con chi
la
le
tenzoni
male accorta
lingua snodò codardo
ad insultar
la terra
tua, eh' è triste e lontana ?
Oh
figlio
d' altri
tempi,
a una calunnia s^ana
per l'Istria
ma
muover
guerra,
che esaltati esempi
!
Noi siamo saggi e accorti
se alcun
le
spalle
ferita in
ci
un po' scrolliamo,
non stride
noi
mentre nel gaudio assorti
ridiam, ridiam, ridiamo
fi)
14
:
insulta o irride
»
!
19. LA SERA
Or
le
cime
son d'oro
alberi
degli
che neir occidente
poi
tramonta;
sol
il
oro rosso e canoro
al
vento dolcemente;
si
l'aurea impronta
ripete sui ledi, sulle
che son bionde, sui
che irradian di
il
capo
e
messi
sulle
colli,
chiome
riflessi
alle fanciulle,
viene alle labbra,
im nome
cui
sorridendo
e soj,man
nella pace dorata, alcuna al
vedendo
loro sogno fulgido
mondo
altra cosa
che
il
Anche
le
de' baldi
miti e
come
Ma
e
profondo.
madri sognan l'avvenire
maschi loro e delle
vedon
rose
figlie
fiorire
lor
le
nuove
famiglie.
la notte eh' è giunta, dice
:
—
È vana
ogni lusinga: o genti, disperate!
Nel buio
s'
allontana
ogni forma e
si
perde.
Non sognate
l'amore che non c'è, l'amor che mente
e tradisce e
devasta
non sognate
fulgete
la gloria per
i
figli
tutti
ciie
gli
i
cuori
;
orrori
15
20. della vita sapranno,
sacrifizi
vostri
i
immensi
obliando, devastati
nell'anima e nei sensi,
essi,
Ma
i
le
bambini un giorno accarezzati
stelle che
spnntan tremolando
con un sorriso limpido
dicon:
—
!
Ponete
d'
argento
bando
al
ogni presagio triste di tormento,
cercate T ideal, tutti protesi
come archi rilucenti in ver
d' immane fiamma accesi
per la bellezza
eh' è
bontà
E sognate, sognate senza
la
vita
infinita.
fine
perchè l'anima deve alto salire
senza tregua o confine
se
non vuol
nella vii
^
ft
^
16
mota morire.
—
21. UN
DI
Babbo, quando arridea l'infanzia garrula
a
me
nel fresco fior
per un viaggio tu partisti rapido
piansi tanto e terger
Io
nulla quel dì potè
era
il
Tu
ti
mie lagrime
una mano
gelida
tra pochi anni
a
me?
per sempre, o babbo tenero
partisti
novo
vidi al
le
;
presagio die
dovea strapparti
:
ricordo ognor.
io piansi tanto, lo
;
dì
cheto dormire col tuo volto cereo,
io
piangevo
il
tuo affetto che svanì.
Mi disser pazza, esagerata
parlaron
i
medici,
virtù,
di
tacqui cercando
i
posti solitarii,
eppure, babbo, ora non piango più,
F^assaron
a celare
anni, ed
gli
i
ho imparato a vivere,
sospir,
sto zitta, e vedi, adesso io posso ridere
e
nessuno più annoia
Ma quando
ti
penso a
mio
soffrir.
splende nel tramonto fiammeo
tra le nuvole
io
il
te
il
sol
con desiderio trepido,
cerco delle rondini nel voi,
17
22. e sento tutta
babbo
ed
divampar
nell'
anima
tua pietà,
tuoi sdegni e
i
chi
di
la
1'
alterezza nobile
vuole la propria
libertà,
che ad un fermo voler premio è vittoria,
santo € l'onesto
e
il
ver,
ne mai servii vorrà inchinarsi ed umile
chi
segue retto lungo
Oh babbo biondo
scintillantr sul
io
il
sogno ancor
vigile
tuo
ne'
il
suo
sentier.
meriggi splendidi
mar,
tue carezze tacite,
le
amor
sento mancar.
E vorrei ritornar bambina
pt;r scampor con le man
docile
la bella barba, come ai dì che furono
quando potevo non chiamarti invan.
Darei
i
d' aprile le
speranze rosee,
sogni e lo splendor
per poterti saltar sulle ginocchia
e
posar
ki
mia
testa sul tuo cor.
»
li
^
23. LA SPOSA
giovane sa die
li
buona ed
è
donna
la
brava, e
è
ne ondeggia una sera
sul!' aia,
ed
ei
corica
si
la
la
vuole
;
gonna
sol,
il
senza troppe parole
l'afferra alla vita, e pe' bui
mena con
sentieri la
e
ciò eh' egli
la
eh' è
lei
sua.
1
il
le
ne ascolta
è
questa
e qui
il
rapita, la cosa
la
suo nuovo destino
scale ed
ella
;
suon
il
un po' timorosa:
nuova dimora
passerà da quest'ora
tempo
Ma
lui
ella vuol,
gallo che canta al mattino
la sveglia al
discende
vuole
cattivo ed
il
tosto prosegue e
buon.
si
china
con molta premura a soffiare
la cenere sul focolare
una scintilla può trar
mezzo alla polvere fina
che accenda la fiamma rossigna
se
di
di
sotto al paiuolo che ghigna
e ciondola presso
a fumar.
19
24. Così
al fonte ella
ieri
così le patate
padre
pel
il
e
e
fratelli
i
giovane sposo
:
ora a lato
;
vien
le
nuovi cognati
i
andata,
è
ha mondato
adunata
sta intorno al gran piatto la gente
e
mangia
e curiosaniante
lo
sguardo sul volto
Ei
guardan
la
tien.
le
giovin rapita
che dorme col loro fratello
e
ha
il
gomito
il
corpo
sì
agile e snello
;
alza a celar
ella
lor scherzi arrossita.
la faccia ai
E a quel
focolare
sfiorite le
guancie sue piene,
un
un bimbo sommesso a
cullar
nato da poco, un bambino
eh' è
che piange,
rosso ed avvolto
si
ed ha un piccolo volto
di
fascie,
di
vecchio che
mondo ha
il
Al petto ella stringe
il
che ingordo ne succhia
e
viene,
dì
un
orror.
in
piccino
la vita
irromperà con ardita
di
baldanza
lavoro e air amor.
al
La donna non cerca un aiuto
air opra, ed è al
sorride per V
s'
rude
è
Così
e
e
se
20
il
campo ed
uom
in
casa,
che rincasa,
sa compatir.
lo
suo dovere
è
compiuto
non fu smentita V attesa,
un giorno si recano in chiesa
il
prete
li
vuol benedir.
25. SALUTO
Oh non
le
splendide sale ove danzano
donne rosee tra effluvi
non la delizia di brevi e
trascorse ore
ni'
musiche,
e
le
facili
invitano.
Sulla tua pallida fronte
riflettersi
non Veggo candida luce
di
lampade,
ma
ti
cingono
fuori
belli
gli
come
aurei
raggi
un' aureola.
Di sotto agli albeti snelli che intrecciansi
ridi
di
di
un giovane
riso e
forte ed integra vita
negli occhi
mio padre
folgora
tripudio
che lampeggiano.
Tal neir infanzia
caccia ne"
ti
il
taciti
e
quando a non ardua
adduceami
boschi
V agile cane la traccia
ratto a fiutar lanciavasf,
egli
s'
un ruvido tronco con classica
grazia appoggiavasi, biondo alto e nobile,
e
con un tenero sguardo
bimba
lì
restringevano
ne più
con
il
la
seria
fissava immobile.
la
gli
uccelli
i
circoli
lucida canna inij^auriali,
bacio igneo dawi
il
sol
palpili
strani alla terra fertile.
21
26. Me
crebbe libera
ci
sane che
tra V aure
fij^lin
muscoli temprano e V animo,
i
lungi agli inutili fasti e additavami
fiera
idea librantesi
l'
sopra
suoi vincoli franti, com' aqtiila
i
bella ne' cernii spazi
gloria,
di
mentre assentivano balde
ardimenti
Ala
suo magnaninui cuore,
il
k'
ed a
me
lui
fur ido
sletle
gli
nmpi campi,
V irriguo
fra
i
bu'i
gii
nmidi,
occhi
Come un'augure, nude
madido (>lto
ed
jioSd,
il
ride r
fiore
uom
amore
alacre, d'
un
le
braccia,
tergendosi,
laiibru
il
prometiegli.
noi r armonica pace de' vespri,
pio delle floride
donne l'augurio
e delle placide sere die brillano
d' astri
i
misteri e
i
murmuri.
^
^
A
23
pascoli,
lunghi e luinidi solchi o'e girano
flavi
A
suoi limpidi
nelf inlimo
fiume che argenteo scorre
e
i
desiderio.
il
Ora a noi
i
iiiclKi
tenebre presto lasciarono
sensi
di
degli
Immagini.
le
vivido
27. NELLA LOTTA
Che farne
della pallida
pace che sfugge
e spinge V
ad obliare
i
impeti e
gli
uomo
dolor
i
timido
mezzo
crucci in
Che farne
della stupida
calma die
ai
fior?
ai
mentre
un ideale par
fiacchi
lian tranquilla V
anima
solo perche non san desiderar
?
Bella è la pace splendida
che accorda
a
le
riso
il
chi affrontò
le
suo puro
e divin
tenebre,
vinse e gode della luce
Bella è la lotta
ove ultima
meta
di
alfin.
si
mostra
una speme
il
voi,
bello è poterla vincere
col proprio nerbo, alia la fronte
^
al
sol
!
fò
^
23
28. LUI
H un sogno,
come
pure cominciò dal vero
e
:
sembra assai più bello
noi gli prestiamo un' anima e un pensiero
che non son suoi uè lo saranno mai.
è
è
ligli
fior
ondeggia
in
il
aria diffuso
nell*
mezzo
bisbiglio di
un' allegria di
agli
e
altri
trilli
gambo
fior
snello
confuso
niun trova mai.
un nido
quando d'intorno,
tra le fronde
nel calor novello,
si
diffonde
pare non sentita mai.
soave
e
Hgli
la
e
:
nascosto die sul
ognuno cerca
che
f:
e
profumo
il
da un
altri
gli
rosa candida o vermiglia
che pende lenta fuori da un cancello
e che vista lassù, sola, assomiglia
a un gran mister non isvelato mai.
Non
lo
si
sa ciò
chiami
forse
eh' egli
ami o pur che cosa
come imperioso
un giorno,
in un'
appello
:
ora dolorosa
r idol cadrà ne sorgerà più mai.
29. Ei forse cercherà la vita
e sparirà nel freddo
vanirà
come
1:
così,
mesto, lontano,
un' ombra, ne mai verrà più, mai
un sogno,
e
come l'arcano
è tutto
e
invano
d'un avello,
forse
il
pure cominciò dal vero,
egli
è
tremendo
nostro cuor, tutto
mai
lo
!
incontreremo
U
il
e bello;
pensiero
—
mai.
ft
23
30. AL MARE
Glauco, profondo, tu
in vista ai porti e
al sole
scintilli
alle
scendenti in cercliio
come
verdi colline, che le niiran
spose festanti,
te
sempre
l'alte
beilo e libero che
mandi
iraganze sugli aperti venti,
Adriatico mar;
ma come
sei
tanto sereno
mentre ora tutto un' eco lamentosa
manda
di
dubbi immani,
e sospetti che
inducono
di
le
dolori
genti
ad imprecare?
Forse,
memore,
irridi
ai
nostri tempi
con questa calma, o forse non
degni di risvegliare
collere
le
li
trovi
tretuende
tue?
(juarda Trieste e Muggia e Capodistria.
guarda Parenzo
e
Pola e a
l'altre città che
a
lei
grazie e decaro.
2d
l'
Istria in
danno vetuste
riva
31. Da' piani arati ove
—
passa
guardan
rumina
i'
vapor fisdiiàndo
il
sostano, ed
villani
i
mite
festosi, e
la
bimbi
i
giovenca
e volge
—
umido sguardo
dagli aperti colli,
da' verdi boscbi esce
come cadeva
una voce
e dice
tumulto orrendo
nel
Hpulo altero
dispersi ruderi cantava
e sui
perduto canne,
liostio la gloria nel
ed ornava
mensa
F^ucin
il
l'iniperiaìe
Augusto.
d'
quando
di
tingeasi
il
Cissa sui ridenti
clivi
drappo porporino
scorrea soave
il
e
in
copia
lene olio d'oliva
da' larghi torchi.
I:
tu specchiavi in taccia de' vetusti
templi
dopo
le
i
rosse vele e tu vedevi
vessilli
aperti sulle infauste
lotte fraterne.
Miri ora
l'ombra
che avvolge
e nelle vaili
le
tristezza
di
città;
tacite,
sopra
sul
le
immensa
rive
tondo
fresco ed oscuro
degli
ondeggianti all'aure in mezzo
a'
raggi
alberi antichi, esse riposan stanche,
cotne
ferite,
bieco
le
poi che
un
fier
nemico
insidia.
27
32. Alar glorioso, o potenza e
sangue
se torpe
il
batti
scogli irato e
gli
amor
nostro,
nelle vene, corri
con supremo
urlo risveglia
gli
animi
pugne,
di
e
e
il
narra tutte
volere ed
le
passate
vigore spira
quanti per la patria della vita
diedero l'opre.
2t
il
33. LA PARTENZA
ridesta la terra con
Si
cliiaror
ri^i^niardando
il
e la diffusa
nebbia
e
il'
un brivido
bianco
cui le
i
«randi bovi placidi
fumano.
narici
Presso alla casa attende
il
carro initnobile,
il
timone abbandonato,
ammalato
e le catene
inerzia
d'
or torneran
le
e
pare
:
ruote a cigolare
che dai gioghi pendono
risuoneranno
Ma
alba
contadino nella luce scialba
trae dalla stalla
con
dell'
;
ferree.
prima V uomo,
ai
bovi, con
un ainpio
gesto, giù dalla fronte alle narici
e dall'
traccia
uno all' altro occhio
un segno di croce
;
son così allontanati
]H)tra
il
e
il
i
malefici
carro incolume
lavoro compiere.
ni
2&
34. VEN
Passa
il
vento rombando,
come
nudi,
treman
o
r
fuscelli
e
scuote
gli
alberi
rami secchi
i
:
dal freddo, quasi fosser osse
sbattentisi tra lor vita di vecchi.
Passa, va
vette
di
e
le
la
mari e viene dalle altissime
ai
vento, impetuoso annunziatore
primavera
a
aver
e
il
;
e
chiama
verdi ellebori,
i
viole vuol strappare
morbidezza
delle
ride trionfante allo
1'
odore,
primole
;
sgomento
della terra che par tutta restringersi
in
sua
pompa
eh' egli stride
erti,
la
selvaggi,
novella. Al brusco accento
passando, vedo
ove
tra
ghiacci
i
sua cruda freschezza,
e
i
culmini
ei
prese
penso un'
acpiila
che a se vede venir sulle distese
ali
il
compagno,
ratto nella limpida
aria e cercarla con V acuto sguardo,
in alto, in alto,
oltre le
sopra
ai
picchi candidi,
nubi, in faccia all'aureo dardo
35. dt sol die in
Oli,
mezzo
cielo terso folgora..
al
miseria per noi che slam nel
dove aneliani
e quel che
tutto eh' e
ne circonda
è
puro
mondo,
e libero
vile e
immondo
!
36. sta la bimba presso
con
s'
alza r ava, ed
uscio
ha
ed accenna ancor
non anche
Bada
tutto
la
tremula
suol già reclinata,
testa al
che
all'
la fronte corrugata,
—
bricciole
le
fur raccolte.
—
dice
il
pane devesi
quanto conservare,
guai a
di
ciii
lui
piccole
le
miche osasse calpestare:
ch'egli è don di Dio e rAltissinio
mv le sue sembianze ha tolte.
Sta la bimba e guarda
dilungarsi in verdi
prati
guarda
dove brilla al
r acqua chiara
i
e
rifiuta di
e
<;li
alberi
file,
vuole correre
sol d' aprile
un rigagnolo,
di
obbedire.
Viene V ava dalla candida
chioma
le
e
e
il
volto raggrinzito,
pupille spente sbattono
non senton più
l'
della terra, che fa
nelle
vene
Bada
—
si
il
invito
sangue
rifluire.
dice
—
il
pan che improvvidi
lasciò cadere in vita
dovrà, morti, raccogliere
con il fuoco sulle dita,
per riporlo senza tregua
nel panier che jiar profondo
si
ed e un gran buco rotondo
senza fondo, senza fondo......
37. ALLA FOIBA
Te schiusa, fonda, con
ciuffi
di
piante, e
il
roccia
le grigie
ruvide a picco discendenti, e
verdi
i
bosco ceduo
fitto
Foiba guardo,
come austera
regina, incoronata
da' colli in lontananza, e raddolcita
da un sorriso
di
prati
nell'aspetto
gelido e bello.
Fredda bellezza che dischiuda
sembri
a
darti,
il
quando vien
alle sere,
velo
la luna,
nel contrasto delle luci,
nivei candori.
F allor che a ondate addensasi la nebbia,
morbida massa su cui s' erge fuori
dal macigno sorgendo, la vetusta
casa Rapicelo,
pare che aleggi intorno a
saga, e die a
bello, lucente,
il
tratto
te
dai
un'antica
vapor balzando
apparirà nelF armi
cavaliere.
Ma
ne
un
fantasmi
di
non chiedo
luce a te
la piccola storia dei
che abitarono un giorno
potenti
il
tuo castello
conti dell'Istria.
33
38. quando tu
lume sorridi,
sdegni o
d'
un roseo nei tramonti
brevi
non ricordo
affanni die una turba gretta
gli
di
io
i
uomini preme,
ma
segreto
il
chiedo immacolato
ti
della natura che hai fiera e selvaggia
nei secoli, e
anima
vigor della pietrosa
il
tua,
voce dell'acqua che spumeggia
e la
passa
tra le roccie, e die
e
passa e passa
senza posa, dell'acqua sempre nuova
dal canto eterno.
che fu nel
Di' ciò
e
non
tempo
condottieri
di
le
!
non
le
guerre
vittorie,
poveri eroi che già saran domani
vinti
ma
obliati,
battaglie dello spirto,
le
moti
ribelli
e
i
gridi
di
dell'anima che lotta e
i
forti
trionfo
la
materia
vince e sorpassa.
Tutto ciò
onde
io
eh' è
gagliardo ed indomato
possa foggiarne una sicura
freccia die voli al
segno arditamente
agile e pura,
per
a
la
lei
seguir nel volo ed arrivare
meta anelata lungamente,
e di' è r aiuto sol per cui la vita
si
34
può durare.
39. 1
Sai quali
quelli
(ìlORNi
sono
^{iorni
i
PBRDDTI
perduti
rimase
cui iucouipiuto
?
Xou tanto
lavoro
il
a^o,
dell'
uè quelli in cui uou fu dato asciu^^are.alcuu piauto
i
No,,
voli inseguire
tutto ciò
è
d'un
vano
!
so^^iu)
Il
iiuuuitabile e va^^o.
gicu'uo
perduto
è
soltanto
ama,
quello in cui
non
è allor ch'ei
cade nel 'uoto come un sasso infranto,
pare
la
si
vide
la
dolce persona che
voce che ìuwaiu) nel buio chiama
^
e
si
richiama.
^
35
40. PIOQCiIA E
fi
un giorno
di
SOLE
giugno, pesante aggrondato,
che grava qual trise presagio sul cuor
qua
e hi
qualche goccia percote
pe'l
cielo
va cupo
del
tuono
il
il
l'ragor.
La pioggia diventa più grossa più
e
di
il
Sole
luce
adesco
s'
fitta
affaccia tra' nuvoli fuor,
una frangia par venga
le
;
selciato,
streghe son prese
d'
giù ritta:
amor.
41. e
È QUALCOSA DI VERO
Oliando più forte
e
mi
entra in cor lo sdegno,
ribello ardita
a quei
lacci
carne
la
ni'
!
quando
che solcan C(Ui
liir
seimo
illi'idiia,
irrido alle
pompe
e al
mondo vano
mena.
quando disprezzo mentre rnde mano
m' all'erra e m' incatena
che allo sconiorto
e
mi
costrin.i^e
e
il
a recitar
la
jiarte
commedia umana
nella
tango intraveder, celato ad arte
con apparenza sana,
quando molto m'
e
chi
io
e
mi rivolta
passa, e tutta quella
i^^ente
accolta
devo salutare,
sento un desio
e balzare
dove
in
irrita
pur de'o <4uardare
gli
all'
di
rompere quei legami
aperto,
auge! cinguettano sui rami,
un bosco
deserto,
37
42. Di obliare le mascliere,
e guardarsi
forti,
sereni, liberi, sinceri,
da bassezze non
Ed
doveri,
i
negli occhi
in faccia all'
tocchi.
immenso
ciel
sereno,
sopra l'erba d'un prato,
mentre sfolgora
e palpita
il
mattin pieno
sol nel
il
creato.
alta la fronte in
con un invito
mezzo
allo splendore,
fiero
poter gridar dal fondo del mio core
— Cè
-
qualcosa
di
vero
^
^
^
BS
!
—
:
43. SE TU DURASSI ANCORAI
Se tu durassi ancora
lungo tempo, o settembre,
e
non
fossi
seijjnale
il
brumale
del torpore
che in sé porta
novembre.
il
Se tu durassi ancora
con questa tua tristezza
così mite elle pare
un sorriso quieto
dorma che
di
sofferse e
Or che
e
sui
foglie
amare
dolce tristezza
cani^Mù in
le
in secreto
F ire
rami
Iar|L,4ii
son più
!
rad^i
alcune sono gialle
come
tante farfalle
un frutto spesso cade
maturo giù dai rami,
e
e
dentro
ai
grandi
tini
sui carri
ampi,
dai bovi
lentamente
tirati
vengon, mosto bollente,
i
grappoli dorati
che
fuman
già nei
tini,
39
44. e dai
campi montani
portan
mele acerbe
le
che diverranno aulenti
i
ciuchi pazienti
che pensan forse l'erbe
montani,
de' lor prati
e
ancor
mentre
fa
sono
vi
il
piovere
il
con un lepor
e
fiori
i
sole più lento
suo
nì,i)[gio
di
ma.ijgio
hanno un ondulamento,
scossi dal vento,
se tu durassi
i
fiori,
ancora
con questa tua tristezza
serena, o bel settembre,
uè del bruno novembre
avessi r anìarezza.
se tu durassi ancora
^
40
fò
!
45. TEMPORALE
IL
cupo
Nel jihinibco
nuvole
KnKi^> ^^^^^^
son macchie turchine,
vi
e fosche'
pennellate ampie
porpora
di
su cui salgono nere onde e dilagano
alla luce dei lampi,
da presso
Sotto l'oscuro
senza fine
il
tuono brontola.
par che s'attenui
eie!
r ondulazion dei
e tutto
e
da lontano
e
colli,
verde prende toni
il
pallidi
quasi nei campi serpeggiasser brividi
freddo, e
di
assalisser terror
li
folli
che H atterran nel lor pallore immobili.
La
terra, sotto
una
l'
imminente
furia
elementi, pare
ilegli
fanciulla impaurita e timida
guardante con
chiari
i
grandi occhi purissimi
ed aperti ben nelF aspettare'
che sarà queir ignoto eh' è un pericolo.
S'alza levata
in
giri
ampi
la
polvere
sulle riarse strade,
sbatton
gli
usci
sotto
li
imposte
le
delle case,
e
son canori
scrollati,
gli
scuole,
urti
li
del
vento che
li
gemono
gli
alberi
invade.
schiaffeggia e sciiianta e sradica.
46. I
pensano
dolci colli timorosi
con cordoglio
—
infinito
:
dove, dove mai cadrà la grandine
Qua! cima, quale valle ne udrà
i
?
rigidi
colpi scendenti a lacerar l'ordito
tessuto delle foglie e
doman
Chi tra loro vedrà
pompa
ricca
Presso
dispersa?
alle case
le botti
saran
e
i
tra i^oco,
canzon
del
chi
!•
la
turgida
fila
aspettano
sa cpianli
non udran
e
?
-
-
lunga
in
lini.
a offendere
frulli
i
inutili
tersa
la
vino nuovo che gvU'goglia?
Guardano intorno trepidando
uomini
gli
quegli arnesi che stanno
vuoti aspettando,
che
dì
ciel
e
dell'anima loro
sopra
l'ali
come
sui
campi che anco attendono,
i
minaiccie oscure è carico
il
del
vento,
rarni
e
tremano
;
vanno
voiì
i
cuori
i
trefiiano
foglie.
le
Oh, tutto ciò che attende
già!
Oh
Cc'rri
i
pronti e
nella stalla, volgendo
l:scon
le
donne,
catena su cui
la
e
il
gli
bo'i
i
che muggiscono
occhi attoniti
a loro in
mano
pai nolo
!
dondola
splende
per gettarhJLcon una mossa rapida
nel
mezzo
gettan
delia via.
molle e tosto anche rovesciano
scanni mentre a bassa voce
gli
che
I:
le
s'
allontani la tempesta
r orizzonte con
strette d'angoscia,
43
lo
in
]nc'.{iiv)
ria.
sguardo scrutano
faccia ai lampi, tragiche.
47. l;
ubbriaco
Pende
sul fianco,
muove
inccrlo e
ludo
in
cerca
il
i
duna
ubbriaco. lasso
1'
unirò e trascina
piedi,
dove
avanti
lin
i;iace
che cade sulla via
disfatto,
senza moto, ed intorno a
natura arride
puro
un passo
rialza,
si
si
e sereno,
lui
la
pia
atto
in
come suo non
lussc
quel cencio miscrantlo.
H forse un
del vin
il
sopra V orme rosse
i^nonu)
eli' ei
va eruttando
suo cadrà torto
iigWo
in
i
Miniane
epilettico assalto.
il
che forse
figlio
lancerà un urlo
qua!
in
belva ferita
di
là
dove
al
par
tal
o!4L;Ì
il
d'
non ha
patic
•
alto
e
infuriata
padre «giacque
un bruto immondo.
Oli
se S(M'bata
sorte è lui cui piacque
43
48. dentro
e alla
vino annegar
al
così
insultar, sia V
e le
viti
e
il
sua natura,
uva die matura
rYonzute
lavoro, ed
il
mosto die
de' tini
die rende V
ribolle
neir interno,
sin
ciò
maledetto
44
la
bella salute
in
eterno
uom
!
malato
e
folle
49. CHt F*ASSA?
riip
!
Hop
ncll'
-
!
Chi mai sopra
cui
e
scrillo F iiuperiu
suir auipia fronte sta
!
Mop
*-
!
il
viitù
mondo
e grida:
—
?
Adesso un
passa una
accorre
cleslricro raniilu
aurea luce or va
supcrbanienie
liiji
il
;i
lei
Hurrà
IraJi
mento ha termine
:
!
le
braccia a terulere
Murra!
45
50. F^REOHiERA
mondo
Oh, restiamo! Perdic vuoi in nel
condurmi
Amo
?
casa lacilnrna
ki
che ricorda e sosjjnò
ed
amo
lutti
miei so^mi,
i
scender del mio core
Or perchè dunque a
1:
non
di
me
la
eh'
tondo
toi^diermi
lei
più secreta e più
sai
in
pace notturna
qui, sola nella i^^an
:
a^o^ni
?
essa cela quella parte
che alcuno non conobbe mai,
ecco infranta la
dimmi,
cerchiamo,
:
:
spezza tutto ciò che
si
Dunque
.i^^entil
abbandonate e sparte
bambola che amai
tra queste cose
amiamo
?
spezza? Lasciami, ho paura,
si
il
mondo
e
rimarrei schiacciata dal suo peso.
'edi
i
è
libri,
tanto i^rande ed io son sola
i
lavori
si
rattien, ctiè
H
le
il
conosci tu
solitarie,
eran
la
cura
la
parola
pensier sembra incomiireso.
le
adolescenze
continuo, confuso
il
avvicendarsi in noi
e conosci
:
quando
della fanciulla,
i
timori
d' affetti
le
novi,
parvenze
quando V anima intende un suon confuso
e si dibatte e anela altri
ritrovi ?
51. Provasti mai quei desideri intensi
tanto che
e lo
.^i^'^
come ombre
la
esauditi,
dietro a K'ran velari densi,
perchè del soiferire
il
Impallidisti
e
sembrano
rivolta die fa grillare arditi
e chiedere
di
ci
stupor vedendoli svanire
mai per
lo
s<,^oment()
perdere qualcosa che in
serbi
te
della quale assai f^^elosa sei
Oh non chiamarmi ancora,
bisogno
di
ardimenti
:
ricordi
la
giù
e
mi
di
?
?
iierchò
superbi
jicrderei
!
i(*
sent(
52. SERA
DI
{filando paioli iiclT
barche so|)ra
le
e
i
ombra addormentate^
onde
jìescatori giran le
faccie
io
1'
scambiando apostrofi
senio die
li
insidio
che in lor non tnrba
rorgoi<li(»
di
j^er
?;ioconde,
la
si
j^ace
nh-ii
nn sentire alto
povero orgoglio che
46
abbronzate
e tenace,
sconta assai.
53. SOLE,
Sole, sai tu
tutta r
un
ciuando anslcru s|»lcndi
clic
anima mia vola
affetto
vibratile
a cercar.
e se in lui poso, tosto
mi a^vincono.
mi
1:
e
veri^oojno d'
jiercliè
in
un
istante,
amar.
dar dei
soffili
dolcezza,
la
i
ii
fantasia.
di
tutta la
intensa e la tristezza
(oici
die assalj^on luentre
la
dubbi orrendi
i
ribello
gV intimi sensi delicati,
voli
lU?
S'A!
vita passa via
Perchè? Per chi?
al
]ìar de'
iresclii
rivi
?
all'idolo invocato
{:d
mio beffardo
irrider vuol lo spirtu
cui nulla fiacca ormai,
tal
che anco allor che
se pur ferita mi
io
ha
il
il
vedo a
me
da
late
suo fondo Si^uardo
non son vinta mai.
Ben lo vorrei vorrei eh' ei fosse ^^raude
buono e forte e sopra a tutti of^nora
andasse come un re
/per adorarlo e offrire a lui Ghirlande
:
e
di
ciò
che più alto e più gentile e ancora
più superbo v' ha in me.
49
54. CULPA
M[:A
Oggi non
più tempo, e
e' ò
vorrei tornare indietro,
un cor che
l'armi
o
buono
X'orrei
si
e,
volli
a
me
ne pento
modo
mio,
ad oguì venie»
o rio.
turar
.^li
orecchi ad ogni voce
che non parlasse della mici
persona,
che anche un egoisnu) un po' feroce
è cosa
I:
buona.
vorrei
non veder troppo lontano
molle cose non sa
ed è
il
chi
più fT:rande d'ot>ni pregio
l'essere un' oca.
:
ha vista poca
umano
,
55. MEDIOEVO
— posto campo imperiai;
— cavalieri fcudal,
patriarca — conti
all'arciduca:
cara
Lupolan
ha pur
Herberstein — del castel
che ad un tratto leva l'elmo — per scagliarlo a se lontan
onde cada
mezzo
fango — nereggiante
una buca.
groppa
Sale
pazzo conte — a bisdosso del cavai
Tutto
intorno a Neusiadt
in giro
capitani
ha
«{ente
è
al
li<>i
(ìiorgio
v'
di
in
al
in
d'
il
ponga
che la sella
impone
anzi
il
ventura
di
a'
in
testa -
suoi fedeli
-
—
a impedirgli nulla vai
d'
imitarlo sull' istante.
con
la vita,
suo
delirio
— Qui malato lotta invan
con
morte — soffercndo nelF insan
che ognun crede — l'opra sia
sa quante
arti
inique
d'
Cosi tornano
al
castello.
il
la
di chi
una
strega
sotterraneo ad aspettare
Fuggi vecchia contadina
che
Dalle vette riguardare
i
eh' è cacciata nel fatai
il
:
folti
vittime comprende, -
le
dove
—
— ch'arda rogo funeral.
—
boschi assai ha
—
-
poi che
il
il
monte
puoi fuggi lontan
!
potrai triste Lujiolan
grandi occhi sbarrati -— volge intorno
f^
et
il
pazzo conte,
56. VOLO D'ICARO
A
volte io son così abbatluta e slana»,
senza alcun desiderio,
sonno vorrei
e
in
inimer'^ernii
me
ogni sostegno a
intorno manca,
d'
tutto è silenzio e tenebre
mi lasciano
sola, sola
un profondo
;
nel
mondo,
!
Ala a un tratto un lampo, un fuoco alto, improvviso
mi rischiara
il
cielo,
i
via,
la
campi,
gli
mi scalda,
fiori,
tutta
di
profumi, e a
natura: prendimi!
monti
1:
mi parlano
le
guercie austere e
i
dicono arcane istorie
narrar che
non per V
1'
uom
e le
erti
valli
;
mormorio dell'acque
il
;
percossi dal martel sento
.Mi
scorgo
un sorriso
te mi porgo
e la terra festante in
di
io
alberi
per
il
i
metalli
lavoro naccfue
inerzia torpida.
rizzo allora e balzo
audacemente
verso la vita, avanti, avanti, avanti,
sguardo intento e vigile,
mentre una forza arcana nella mente
lo
mi
di
52
fa
provare
i
paurosi incanti
trasvolar nelF aere.
57. iempo
Il
veggo
quasi un baleno abbraccio,
allor,
chiuse menti penetro
le
pel
umana,
miei pie l'alterna sorte
ai
mio pensìer non
io salgo,
;
ha secreto o laccio,
sovrana
vi
salgo ancora, e son
io
nel regno dello spirito.
Ma
ne discendo
trovo ancor la vita
e
pronta all'assalto. Oh
Dove potrò
dunque m'aiuta?
chi
la pallida
con fiducia posar fronte smarrita?
muta
Chi mi darà quella carezza
che placa
le
battaglie?
La tua carezza, o babbo, che lieve
mi sfiorava ed
la fronte
mentre
capelli,
i
voce maschia
la
dicea soavemente
—
:
disobbedire al medico
non
:
si
deve
ribelli
i
malati non guariscono.
l:d
i
capricci io
rinnovavo solo
per sentirmi ridir
—
:
Bimba
con comando dolcissimo
e
come
sentir la
sopra
il
deve,
—
;
un' ala che riposi
mano
si
volo
il
tua tenera e breve
mio capo
indocile.
babbo, o amor della mia vita, santo
amor perduto Sol la tua bambina
io fui, sommessa e piccola
!
;
strana per
gli
cercata allor
un po' e soltanto
che sopra un' ardua china
altri,
triste
qualche faccenda mettesi.
5a
58. lo
so fredda sembrar, beffarda e altera
rider di tante cose e indifferenti
renderle al
ma
mio
e fanciullo
giudizio
mio
il
solitudine e cerca
i
;
cor,
teme l'austera
blandimenti
die placano e vezzeggiano.
Così raccolta umil sopra
il
(uo petto
vorrei posare ancor, babbo, lontana
dall' infuriar dei
venir sicura
quando
al
turbini,
fido tuo ricetto
dall'alto,
povera sovrana,
nella polve precipito.
f^
hi
^j
59. UN FUNERALE
Lento ora avanzasi
dì fiori
ornato
un carro funebre
acconipai^nato.
chiedono
lì
che
rispondon
e
sia la signorina
chi
adducon con
avea
lo
tiie
tal
pompa
faceva
la
al
pio riposo
;
sari ina
sposo.
Passa ed
il
feretro
seguono molte
fanciulle in candide
vesti
Chiedon che
che dentro
ai
fece
mai
ravvolte.
la t^iovanetta
cuor tanta pietà commise,
rispondon, segnandosi con fretta:
e
—
Non
sa
?
Si
uccise
!
—
«5
60. .
C
EGLI NON
Che manca mai
oggi ?
perduio
ricurvi o haii
nubi nascondono
le
Cè
un velo
il
Son
.
E!
alberi
gli
foglie ?
le
sol ?
cela ogni lucida
clie
parv^enza, le siepi son spoglie
di
l
e Irascinansi
fiori
tutto è
al
lugubre
triste sì
sì
suol
non hanno più
par
invada
le
un languor
luce,
e
un senso
Che dunque ha cangiati
così oggi
Ala
ma
i
i
rami hanno pur
i
colli
e così
Si, è
cose ed
le
di
noia
.
e divisi
cuor
?
sole è nel ciel senza nuvole,
il
se pur
56
!
cose non lian più sorrisi,
I.e
e
?
son verdi
come
com'
vero
.
.
,
e'
ma
il
lor frutto,
eh via die,
son
ieri
essi
:
gli
è tutto
egli
alberi
!
non
.
.
e'
è
!
.
61. .
LA ROCCIA
La roccia che stav^a sul fianco del monte
aveva un torrente scorrente ai suoi pie,
die giù dalla cima scendeva qual freccia
sua
dìcevTi alla pietra l'eterna
le
scompariva formando una
e poi
fonte.
La roccia esultava, purissima, sola
amor,
sociiiando nel cielo qucst' unico
eh' è
ignaro del dubbio, non sa gelosie,
per cui tutto
e
un
Aia
si
il
mondo
racchiuso è in un cor
sMnvola
resto sMgnora, scompare,
il
di
disser
:
le
—
altre roccie che
Lei sola
stavano
.
in
.
giro
ruscel lambirà
il
che ne insuperbisce la giù solitaria
?
Facciamgli lusinghe, chiamiamolo qua,
ed
Gli
ed
ella si
goda solinga
fecero posto,
divertito,
ei,
Taceva
gli
il
il
ritiro
fecero inviti,
giro allargò.
celava lo strazio,
la roccia,
guardava guardava
colui che obliò
che sdegnan compagni
spiriti
gli
Sperò follemente, nei dubbi
lui
solo volendo
;
e poi in
per più non vedere
staccossi dal monte,
e in
un eon
—
'
sì
si
misero
il
strusse,
impeto
piombò
sé stessa
uniti.
l'
fier
idolo
sul sentier
suo soe^no distrusse.
É7
62. PER LA TOMBA DEL COMBI
Quando
sul
mare
folgora con mille luci
a vele aperte sfiorano V onde
e
ed
le
il
sole
barche a voi,
vapori filano
i
taciti
mole
nel silenzio, nera la snella
sul molle piano lucido die
ti
recinge
il
suol,
pensi tu Capodistria?
Van
acri fluiti e
gli
vengono
dove X'enezia bagnasi
volti alla
i
guerrier tuoi Hgida, pronti ad ogni fortuna
bei
d' ()i)re lieti
Mandavi a
rivenian così
jioi
e di gloria.
V intrepida stirpe dei
lei
cavalier dalla lucida spada
cui fior del
il
vider
gli
L'scocchi
clie
gemere quando
del saper
il
Galileo
seppe
affissi gli occhi
;
e
il
Carli
te
r
immago
verdi canali
i
che ogni fior
cogliere,
vividi sulle corolle
intento nel bellissimo volto,
di
recisi
;
Santorio a discorrere lungo
il
nei suoi
mare traboccò
Gravisc andando a Candia
col Sarpi e
tuoi Gravisi,
mai posò,
sangue
sedici anni fortissimi nel
e
dì
Serenissima
seguir della republica,
ed
dal golfo alla laguna
andavano un
così
:
italica.
frali,
pensando ognor
63. inviasti, o trepida
li
madre,
tuo sen iornarono molti
e sul
per sempre
capo a chinar
perirono
altri
;
Dominante
alla
il
sni rossi ponti fnmidi delle tjalere infrante,
andando, cernide devola, ad assaltar;
forti
i
ma nno
rimase, nn esnle
anima come nna fiamma vjva
nn candido dolce ed invitto cor
che tatto ardea nell'
per
amor
nostro,
che fece sno
dell' Istria
caro ed immutabile sogno,
il
minaccia a
la
un
<(iorno
di
chi
presso
bragozzi
ai
che regni
taciìi
che schiuse
il
il
sua
ben sa
non seda
egli
!
sacrificio
vita,
e pascersi
di
noi
di' è
può ognuno, preda
ha sperato invan,
chi
un giocattolo
per la frolla politica, che a scioglier
1'
alto gelo
dentro cui tutta fasciasi, getta ogni tanto
dell' ingordigia,
branco
di
gente stupida seguente ancora
abbandon
ai
pie
un piccolo
che nel cielo profilasi
e che
ele
:
silenzio,
d'ogni bene ormai scettica, guai
e
han l'ampie
oblio r erbe crescano, uè sapjiia egli che 'an
fu tutto
della
nostro mar:
vogliono sul sonno suo vegliar
che nel profondo tumulo non oda
Con r
Michele
il
lente le gondole
e coi cipressi
e
muta di San
murmure lo culla
neir isola
tuo Combi e col
vengon
infieriva
«iustizia.
Dorme adesso
il
quando
intrepido soj=jnare osava ancor
di
una supera
il
velo
rè
raccoglie.
99
64. Bello è giocar con
il
rosso sangue
con invidia
gli
:
ritta
60
anime; bello spremer dai
anemici
Oh Combi, dormi
ma non
1'
cs>rl
possono ben venirlo a veder
!
placido, sogna
sognare V
Istria
accanto a X'enezia
!
con
gli
eroi e
i
fiori
gentil atto e fier
65. SGHIGNAZZATA
Un
se
salio nel
fondo....
un nmccliio
di
e a chi
carne
io
importa
divento
che già più non paljiita e sanguina?
Non sempre
la
speme conforta
sguardo sgomento
e spesso
lo
ricerca
destin tra
E
il
tutto è
sì
le
triste e
tenebre.
monotono,
non cangia una voce, un accento
oh
vita,
ma
quanto
%
sei
:
stupida'
n
^
61
66. A MATTEO FLACIO
irrequieto spirito che invano
cercando
i
ben trovasti invece a mille
il
nemici, o
<,^ran
triste
die ardevi ruiilante
di
cuore insano
scintille
per un puro ideale; o tutto nostro
neir atroce dolor die
quando
in
su noi
sdiiuma
sempre, o<,'i(i come
tempo ha giovato, a die
mondo
invocata dirada
Corron
e
e.tiual,
il
xNulla al
di
consuma
male invelenisce
il
sempre
a die
ci
basso prostrati, avido mostro,
le
bianche
cangia, e mai
si
il
allora,
il
1'
dolore?
aurora
tenebrore.
vie diritte, sfavillanti
luci,
ma
qual luce mai
nell'anime ha brillato dopo tanti
secoli ?
l
forse tu qualcosa sai
or della vita die sfidasti e della
morte die
l*erchè
te
non vecdiio ancora
mentre tumidtua
colse ?
la procella
suir orrore che in noi tutto sconvolse
62
67. il
cuore a un tratto immoto non s'arresta?
H a qual
nostra a
questa vita
fine si vive, e
chi
giova? B perchè se funesta
ci
appar
di
qualche cespo
la
morte, se
si
la via fiorila
dilunga avanti
a noi, dobbiam dobbiam morire
può
fine arrestar?
la
dubbi
in
cui
non
^iri
ma
;
nulla
1:
trastulla
si
pur pensasti
del cervel tuo la fatica
ha dato
ci
la
!
e
quali e quanti
l'alma nostra
senza scopo ne meta
Flacio
I:
la pace,
ed
in
nefasti
coscienza ancor s'intrica,
ne sa reggersi salda come bianca
cima
sopra
di
le
monte che rispiende
al
sole,
nubi, pura nella franca
forza, die sa, sente, giudica e vuole.
%t
68. GLI EREDI
Il
padre
sepolto, e sia pace
è
corpo qui
al
Ma
e son,
come
anima
pace
in
su uno
fior
!
pugnace
l'istinto
stelo,
^etìe fratelli che aspettano
in
ognun
il
lor pezzo di terra,
casa e
la parte di
e
1'
han
vivi
i
terra e nel cielo
in
ognor ne sia
la stalla
bosco che l'acqua rinserra.
il
Ma
tutti
sobbalzano
gridando a
c1ii
guerra
in
legge che falla,
guardandosi ognun con invidia
quand'
è
chi
nota
e tutti
testamento
il
Chi vuole
le
querele e
vigne
di
che mai
pili
jiiai
e
fronte
1'
un
Così passa un
1'
i
lor lagni
spergiurano
più cederanno.
Tra cause, proteste
di
letto.
castagni,
petto,
il
van tosto a narrare
avvocato
i
difetto,
il
picchiandosi
al loro
alfin
e
chiamate
altro essi stanno.
anno ed un anno,
succede T inverno all'estate
e
64
gli
uomjn
di
legge lavorano.
69. H
sette fratelli iniplacati
i
lavorano sol per pagare
color cui
sono
si
affidati
per loro essi falciano
;
prati,
i
a nìietere vanno e ad arare
e
grassi
e
danno
Ma un
pulcini fan crescere
i
becchime
il
ai
taccliini.
giorno più questo non basia
:
un anno cattivo pe' vini,
bambini
la donna è ammalata,
cresciuti, e assai pane s' impasta
fu
i
pe' bianchi lor denti
così avndi.
ognun vende un pezzo
I:
prato,
di
poi viene la volta del bosco
che ha
1*
acqua
chiara da lato,
sì
ha dato
che legna da ardere
;
la
vigna che dava
la
casa bisogna anche vendere
tempo
II
son curve;
figli
die
già
i
vii
:
V accorto
prezzo compronne
pensa a ghermirne anco
gli
ultimi
finisce la lite
I:
perchè non
gli
al fucile
beni a
avanzi.
!
è morto
donne
hanno pòrto
le
lor braccio
il
refosco,
passato ed
è
lalun de' fratelli;
i
il
e'
è più la
sostanza
;
eredi, le fronti avvilite,
or curan
degli
le
altri,
viti
ed
il
fiorite
pan non avanza.
sul desco a cui, vinti,
s'
ap|)ressano.
70. NELLA SALA DELLA DIETA
A PAKliNZO
Russa, muta, raccolta, abbandonata
sala,
la
dove son anni
ha la bandiera
lotta d' oggi
alzata,
audace, qual sui vanni
aquila,
clie
il
sol negli occhi,
ascende
:
ed ancor floscia sta
essa
dair asta mestamente pende
e
ma
ai
venti
Poiché, o miseria
non dà
ali
niun sa o non osa
!
brandirla, e ira
di
gli
squilli
fresca gioventù rigogliosa
far che
f-
!
la
ancora essa
lotta la stessa
e
:
lei
brilli.
cangiare
perchè non seppe alcun
dove perdute ha
le
la Dieta del
Sala
di
alterezze
—
Nessun
:
amare
?
san Francesco ormai deserta
conserva
quanto spirto
in
dei
te
ben
ctiiuso
tempi con incerta
essenza ancora è effuso
5%
71. mura
tra le tue
Quel che a
!
uno
fu eccelso
ben noto
te
ideal
or fluita qual pallon sgonfiato e vuoto
né altro
Vanno
par
ciie
sua vece
sai.
uomini ancor, da
gli
parlan
e
in
V idea
;
ma
ci
sia
son
:
pure
1'
come
è
un' ampolla che
più diiuso in se
fuoco
di
non
:
arcano
senso non sanno darle
ed
lontano,
te
ciarle
;
il
profumo
ha,
legna verde e che tra
il
fumo
guizza, geme, rista.
Non
è lt)tta di
vita,
sì
meschina
gara ove perde ognuno
qualche brandello
da
cui
non
d'
anima,
sai
è unft chi.nà
nessuno
!
67
72. QALLIQNANA
Gallignana ha
cullar della berlina
il
muro di un largo
un pezzente rubava una gallina
subir doveva là dell'onta il carco
che sta infisso nel
arco,
se
come ordinava
il
per
denari, e nelle case
le
togliea
strade
il
i
conte che rubava
e 1' onor. Lì ognun sputava
un uom, Oh ben rimase
pane
e percoteva
memoria
un tempo fosco che noi or vediamo
quel terrò a rinfrescarci la
d'
grande da lungi sol
Ma
perchè dunque
viva
:
tutti
la
storia
!
non moriamo
onde estirpar per sempre dalla terra
questa bieca semente del passato?
Sta, testimonio
antica guerra
dell'
tra la contea e Venezia, erta,
una
strada
6g
lato,
torre dall' edera avvinghiata
a riguardar la valle
una
da un
s'
allunga, e
;
lì
una romana
fu ai Turchi data
battaglia in epoca lontana
73. narrati.
—
azzurro
di
cui dai
colli
bella valle che hai
Felicia in
mezzo
lago
il
ai prati,
fronzuti a specchio vago
stan guardando,
vertici affacciati.
a' lor
Pedena, Albona, Suniberg, Tupliaco
Chersano che sta
e
faccia a
di
Santa
Domenica, Moncalvo e Scopliaco
e a ondate cime van girando tanta
;
allegrezza di verde
Vena
de'
le
catene
Caldiera, cui la netta
e dei
fenditura alla vista
svela ove scende
1'
1'
onde piene
ultima sua vetta
Quarnaro, qua! coppa
del
scintillante,
sullo sfondo dei picchi erti
Cherso.
dell' isola di
e lontani
tu die tante
hai forme di bellezze e dolci e
mezzo a
in
te
immani,
ed a tante tue sorelle
che cosa stiamo mai a farci noi
Tra
il
r
uomo
E
noi
e sì brutto co' difetti suoi
siamo
sì
tristi
i
oltre
vizi
i
!
ammalati
e sì
con un povero sangue e
ed
?
fresco riso delle cose belle
core stanco,
il
tempi sol ereditati
abbiam, che con un atto franco
ricopriam
ed abbagli
La berlina
qualcosa che
di
:
ma
e'
è
tutto è
scintilli
come
ancor dovx
i
allora
pusilli
posson sputar sul vinto che divora
!
74. le
lagrime
iti
E
silenzio.
non contamina
la
jiiù
se
bene, corrotto, e a guisa
spremuto,
è più d'
un cuore giovanil
s'
affacciò e
mai più crederà,
cuor die, vivo,
di
triste,
un limone
perchè forte non
sei
e
si
in
tiie
all'
1'
orrore
!
sempre pura
in un largo
ctie
possa dileguar V oscura
caligin die
ci
avvolge e dal letargo
r anime nostre risvegliar novelle
perciiè,
riso
amore,
reciso
morte sa
Terra giovane sempre
soffio tu
altrui
e poi gittato in antri bui
dolce alla vita
e
di
barone
il
sposa
?
più crudele e in un pietosa,
non
scliiudi sotto
tutti
a
inghiottirci,
il
il
riso
delle stelle,
sen dove riposa
la stirpe nostra che operò, che visse,
su una strada incerta e brulla
dove noi ricaldiiam le sue orme infissa
oltre cercando e non trovando nulla ?
e lottò
7»
75. TEDIO
No,
i
libri
non
voglio, son freddi,
son
taciti,
parole non voglio sentir,
non posso
ma
Si, si,
io
non
restar più a lungo qui immobile,
devo,
capite,
ma
io
devo
partir
lontano mi chiamano
fantasmi con alto clamor
perchè
e
tutti
sono
come un
!
sì
tristi,
Ringillo
sì
:
piccoli
hanno
il
cor?
^
B
71
76. LA CASTELLANA
mura ha
Grigie
il
par die
cupo, poi
sulla roccia
Lupolano.
Castel di
e lui
LUPOLANO
DI
monte
il
clic
vioili
castellano
il
morto
Anna,
bella e giovanetta.
cui la
diioma bionda
è già
lasciando vedova
rutila
della torre arcigna in vetta.
die
dolci
le
tende
ni
mani candide
e
faldii.
guarda
come un padre con
A un
ocdìi.
degli
monte
capo
al
ponte
licrberstein avanzasi
discendente
Ha
tratto in
il
limpidi
i
il
vesti e
le
bel Gontiero.
il
guardo splendido
qual conviensi a messaggero
che un maniero nella Stiria
oure
e
il
nome
del potente
cavalier di Lobming. Penetra
roseo raggio
sala, ed
come un
la silente
Anna appare
raggio tra
grevi, e dolce in
le
mura
mezzo
svincolar della natura.
72
rosea
air orrido
77. Ed indiina il capo giovane
commosso il cavaliere,
e la bella su d' un rigido
già
seggiolon viene a sedere.
Guarda dentro il sole occiduo,
monte di viola,
il
essi. a un tratto anco si guardano
e non dicon più parola.
guarda
Dura ancor divin
silenzio
poi che in te parlano
i
cuori
!
Chi ricorda della Stiria
signor? Cantano fuori
il
augelletti
gli
sopra
alberi
gli
;
ma
armonie ben più soavi
nel profondo ai vinti cantano
che si fanno a un tratto gravi
quando
per
la
fede
si
promettono
sposa
vita. Bella
Anna monta
in sella e volgasi
tutta bionda e radiosa
salutando
picchi rigidi
i
Vena e del Caldiera
per Mayrhofen lascia l' Istria
della
:
;
e vi giunge, ed è la sera
delle nozze. Oscura, livida
è
una
notte di tempesta,
scroscia
il
tuono,
scapigliando
ed
ai
la
il
vento sibila
foresta,
lampi liscintillano
r armi alzate dei guerrieri
già la festa in
e
son chiusi
;
pugna cangiasi
fra
i
severi
7-3
79. DUCA ENRICO
Preda è V
per
Istria
Re
chi la
vuole
con
suo regno,
il
?
tutti
avanti, avanti
:
è
l::pulo
Roma
e
!
caduio
dà
ci
leggi
che in cor scriviamo.
Sosta qui Belisario, e va a Ravenna,
e
si
Longobardi,
i
Avari e
gli
gli
Slavi
disfrenano in orde rovinose
tra incendi e stragi.
F^reda è per tutti
van
gì'
a vietarla
di
e
morti
Ma
correndo
campi
d'
dopo Carlomagno
senno
e
di
monti
;
ha
eli'
che la guida contr' essi
di
ai
seminando
Slavi,
agli
i
!
disperatamente
Istriani
valore
:
il
Oh
suo duca
bello Enrico
vincitore
!
Avari erranti
ed ucciso da
essi
lucidi aulenti
e
di larga
i
tra
i
laureti
tronchi de' castagni
chioma, mentre sul morente
rossi oscillando
75
80. inelaoTani di Laurana.
pendono
Su dal sanj^iie che imporpora lo scudo
cresce iniinortale pe' futuri un fiore
i
di'
educheranno
con
la luce dell'
opre ed
del cuor, tutti color che
e al
par
di
lui
vorran che
degli Istriani.
^
^
fò
76
il
calore
un
dì
l'
saranno,
Istria sia
81. LA VALLE DELL'ARSA
Rideva.il laoo piccolo
un occhio azzurro,
sì
come
e lui cinj>cano
le
case de' villani,
^
J^^^Kitn h' H'itu ^uifint'
dome,
giot^o
al
prati,
i
e4 in ^ira-guarda'andr-a€€i«;iatt
della lor siijnoria, dieci castelli.
picciol falco appollaiato
Felicia,
ed
tra la selva,
il
collo
a beccare ne' campi de'
leso a lato
fratelli
Paoli ni, abitayti nel convento
al
lago. Cosliaco dalla
rupe
enorme sor^ea aereo, con le cupe
muraglie, come un forte ad ogni evento
nido costrutto da rapace augello.
Se inan
lo
aveano
ben gl'insorti
oste!
i
X'eneti assalito
villan sotto l'avito
ne trucidar
il
signor
fello.
B Ciiersano che ancor guarda, quadrato,
con
la torre
pietra,
piantata nella viva
l'acqua dell'Arsa, dalla riva
sinistra,
pensa pur
lo scellerato
'
li
82. suo Giorgio che
sgherri Uscocchi cinto
di
uccideva e rubava, ed
di
Venezia
senato
il
chiedea. fin che strozzato
il
a Capodistria
fu
ladrone vinto.
il
Passo, rocca de' Barbo, in sua dolcezza
alpina riguardava
de' monti, e lungi
di
erti
gli
il
cigli
lago
tre
i
figli
Alessaldo cercavan con tristezza
l'assente:
il
morto: quel che
Mnale, torre ch'era forte
e
ed
;
Aurania
burron che
sul
il
padre uccise!
guerra
in
disserra
si
protondo. San Martino che divise
con Letano
poi rovinò
;
breve arnese
sorti, e
le
nomi
guerra, cangiò
di
ed invece
mura,
e sito e
dell'
oscura
mole surse Bel lai, quasi borghese
dimora ove
s'
e si contratta
ingrassano
vin
il
;
i
e della 'ena sul ferrigno
Lupolano, die
tacchini
Sumberg
più in basso,
sasso
confini
vigile ai
delia valle guardava, sentinella,
il
varco del Maggior monte
clic
il
cielo
disegna con sue nette curve, e un velo
violetto di
bosco
Montemaggiore
passo
e
il
cinge e abbella.
quante volte
sentisti del villan
che
a Fiume, ove un capriccio
del
suo signor
:
presto
!
il
greve
andava
lo
mandava
per la via breve
!
83. Ed anco
ed
i
saltano
il
campi attendon
i
fieni la face
dove
egli
guardia
castello
al
attende la novella sposa
d'
un suo vassal,
al
mattino giurò
colei
peritosa
ctie
la fede
a quello
che aveva a lungo dentro
cuor sognato.
al
baron tedesdìi,
nidi di
Castelli,
;
ventura
e la
e far
;
aratura
la cornetta,
barone va a caccia
convien seguirne
1'
sale aspetta
il
suona
cani,
i
;
protettori di Uscocciii, die su' freschi
campi
terror spargeano, e a loro grato
il
era della
beli'
allor che
il
opra V arciduca
territorio dell' odiata
[Repubblica era invcisa
—
sempre armata
gente die attende la ventura e bruca
come
il
verme ove può:
oggi tiranni,
assassini di strada, e dominati
domani
dal terror d' esser dannati
oltre la
tomba,
stretti
preti
e frati,
e
di
ad
a un tratto
essi
a'
panni
liberali
de' rubati denar, convxmti e diiese
fondando, ove
per lor
le
preci
salir
—
possan distese
sotto
le
fatali
ire del tempo o voi bene caduti
E sorrida al lavor la dolce valle
del villano che sol
alla vanga, ed
il
curva
le
!
spalle
dì lieto saluti
7»
84. tutto libere fronti
tributo al dolor
E
se
Barbo
i
di
Hanno pagato
!
il
avi lontani
gli
!
italiani
spirti
per un secolo e mezzo han ravvivato
la region
dell'Arsa, ben
esosi
gli
Brigido r esca alla ribellione
pòrser
i
ctie
divampò contro
servigi negando, e
liberi
i
barone
il
nuovi, ascosi,
sensi die accendeano
i
tempi
corsero, ardente soffio, su pe' monti.
AlayLupolano ancor chinar
le
ultimi servi imprigionati
gli
:
fronti
esempi
Rodca il popolo il freno,
un colpo di fucil squarciò una sera
l'aria, un uom cadde, e forse a lui non era
vani oramai
!
e
destinata la palla, e volca in pieno
petto colpir alcun che più alto stava.
Ma
assai più uccise
cadea un' epoca
dove .ondeggia ora
ai
:
poi die al rosso
tutta. Arride
alta la
messe flava
piedi de' manieri rovinati.
Pace
ai
martiri e a lor che
e di libera luce
il
han lavorato
consacrato
giro dell'Alpi riscintilli ai fati!
fi
80
lampo
un campo
^
85. PASSO
Or Ceretto
d'
passato e
è
acqua che a
cui
specciii
il
prati intrisi
i
formano
tratti
decisi
sole fa risplender già
;
restato indietro alla collina in vetta
è
Moncalvo,
e la via
con nuove aspetta
rive a ogni giro, fiancheggiata e stretta
qua da
A una
s'
e
colli
frondosi, colli di
svolta profonda
ampia
Moncalvo sta dietro
Passo guarda avidamente
apre
:
la bella valle larga
molle
là.
la valle
alle spalle,
giù
ed ondulata,
come un mar,
sì
marna
così
sfumata
dalla nebbia che sale in larga ondata
delle
montagne azzurre
pe' larghi fianchi su.
Monte Maggior che le catene unisce
de' Vena e de' Caldiera, a mucchi, a
tra'
si
strisce
vapori turchini del camlor
adorna
che già
il
della
neve immacolata
primaveril vento ha solcata
con r ala sua possente.
sereno qual
chi
11
monte guata
posa nel suo conscio vigor.
81
86. E Passo si rallegra alto nel sole
dopo che vide un dì sulle vjole
bianche de'
un
d'
clivi
e riguardarsi
donna
la
a
scorrazzar
tratti
baroni
in altro caste! fieri
gh occhi
Guarda
di
dai balconi
tristi
Messaldo
e
che proni
lei
giovani cani dovei te al sen recar.
i
pe' fori azzurri
co' suoi occhi
di
la
rovina
una cortina
cielo e
edera folta sulle pietre sia
d'
ride la valle d'
un suo
:
dolce
riso
che s'effonde, che tremola, die niolce
i
cuori e trasparisce nella dolce
d'un
aria che
H
pura luce ha.
cristallo la
lluttua intorno la leggenda antica,
come una
fresca rosa che s'abbica
su un tronco che
la folgor rovinò.
La leggenda racconta
dovean
eh' è
un
presso
teatro
Un
:
dì
fate fabbricar nel
le
al
mar,
di
lontano
piano
bel sasso
ove Fola Cesare
montano
rialzò.
Dov'eva avxT cento finestre e cento
aperte al sole ed
sovrano vento
al
che su dall'Adriatico
gli
vien
:
esser segno d' impero, eccelso segno
di
Roma
tempo un fianco degno
l' impegno
una notte dovean compirlo appien.
e
opporre
al
del gran marte! de' secoli, e
era
82
ciie in
87. Volavano
mar
dal
monte
cenilo al
Maggiore, avanti e indietro,
recando colmi
i
gran grembiali
larghe pietre candide
di
era
:
e proni
agili
d'
or
immersa
ogni valle nel sonno; la dispersa
schiera de' colli ove la sorte avversa
deboli,
a"
i
castelli
preparava
signor,
ai
dormian soavemente.
tempo sorgeran presso ni silente
alla brezza
Nel
lago Felicia e
l'inale,
il
rigido Chersan,
Passo, Aurania, San Martino,
e villaggi vassalli; ed
tnrchino
il
Arsa tortuoso attenderà
i
bovi che solenni,
San Vincenti sarà;
mattino
al
lenti,
lavoro an.
al
un giorno
^^Digniino
nella leggenda stringerà a se intorno
sei villaggi,
e
a
Fola fiorirà
difesa, in
uno
dell' Istria in
sol
;
fondo,
faro che splende e guarda nel profondo
mare lontan
dal
suo golfo rotondo
dov' entra de' gabbiani stridendo
il
le
qiuisi
fate
volavano
:
compiuta, e a
era
lei
stava r alba a vestirla
1'
il
bianco stuol.
opra
tremola sopra
di
candor,
Arena rotonda ed incorrotta
E volavano ancora, aerea frotta
che dal culmine inizia la sua rotta
quando al canto del gallo, sfuggir dalle man fuor
bella
!
83
88. le
cocche dei grembiai, e masso a
il
contenuto lor piombò su Passo.
masso
Le fate ora dai monti dileguar.
ma
la
ancora arride tra
rosea fantasia
sette pietre vi
di
84
;
le
mostrano
questa storia,
vqììì^
stesa
presso la chiesa
e quelle
in difesa
son che precipitar.
89. D GNANO
1
I.
La bruna donna che ha
stacca dal chiodo
Ridono
gli
ocelli
e fissano la
il
ali'
man
„muchéra'S
la
denti bianchi
bei
panni mobili sui fianchi
e oscuri
nero gran cappeL
ombra
della tesa
che lien sospesa
oìft
posa con un
bel
gesto ire pietre sul coperchio in forma
triangolo, e ciò farà la
di
torma
nera delle formiche allontanar
non potranno esse entrare
il
:
desinare
ora dentro alla pentola a guastare;
e
guarda
in giro
i
rami
scintillar
che a Pascp-U^ ha strofinati con ardore
e piglian della
fiamma anco
il
rossore
sospesi al muro, sotto del cani min.
Oh
r ampio focolar sa tante storie
e di streghe e d' amori, ed
d' odi
ha memorie
che aveano in lotte triste
fin.
85
90. Di lotte
quando
ed
sangue e
il
uom
la via retta
coltel gli
guizza nelle
per cui r
il
La donna lascia
la dolce
il
vin
s'
accende
non comprende
man.
cucina bianca,
la
casa cheta, e va con franca
andatura
da Dignan.
di' esce
fin
Lascia la via
romana
die s'allunga
senza die piazza alcuna
la
disgiunga,
e forma, tra le case, la città.
L dietro
ai
passi suoi scorre leggera
leggenda, per cui già
la
Dignan villaggio die
tra
e
campi, in
i
fila,
tra
tempo era
cinque sta
esposto
alle rapine,
risolve di unirsi agli altri infine
lutti
:
a difesa intorno a un cani pan il.
Aa allor che questo fu deciso sorse
il
pensiero del nome,
il
villaggio col
e
morse
invidia
suo dente
sotlil
:
niun volle l'oblio; perisca l'altro;
e fini la
contesa un patto scaltro:
gettar
pietre e
e
le
cumulo contar,
il
Dignan vinse. Ala
la
donna sa
romana colonia
in
altre età
die
non vuol
la terra
il
sangue suo
obliar.
91. II.
Finite le case, pe'
campi
prende,
ella
con linea
smorza e s' accende,
monotona che colli non ha.
H mentre
sollecito più
tra
verde, die al sole
il
sui carjipi di
grano
si
11
su floride vigne del vino
il
s'
odon
tiie al
passo
élla fa,
sguardo riposa
lo
di
rosa.
stridenti cicale cantar
sole
si
scaldan
;
in fondo, lontano,
mare turchino solcato da s'éle,
il mare di Pola che abbraccia fedele
le verdi I3rloni, e vide un dì invano
Vittore Pisani la morte cercar.
è
il
ili.
Ecco, ella vede sotto di un olivo
il
marito
ttie
attende'; nella pace
meridiana mangiano ora assieme
blanditi dalla gran
vita die freme
della terra nel fondo sca ferace,
eh' ù
madre a
Guarda
la
tutti
noi
suo cuore vivo.
donna schiudere
le
rosse
labbra che sanno cosi ben baciare,
ma
che, gelose,
guarda
SI
gii
sepper la minaccia
occhi che cercan la
;
sua faccia
dolcemente, e dove balenare
vide un'ira che quasi la percosse
87
92. un giorno
in
Oh ma
dubbio.
di
quel giorno
che sua divenne, quante danze e canti!
E
fu,
a notte,
la fiaccola brandita
da quegli che
dal più vecchio,
la vita
sta per finir, e guida ai nuovi incanti
mentre
gli
sposi,
—
Ella piange
che avvolge
dalla sua fronte
felici là
si
—
!
Ben
!
alle altre
Non
:
è vero,
velo
il
donne cade
quella che V invade
:
mostra
e dietro viene
sposa
la
capo
il
grida intorno
si
Ella piange
!
non piange
no,
alto
in faccia al
cielo
;
lungo corteo nero.
il
Ed or mangiano assieme,
e
sulla terra, sul mar. Ei dice
splende
:
—
11
il
sole
grano
sarà buono e abbondante:
Salta
il
pan T abbiamo.
un augello sfringuellando un ramo
e ella riflette
non
lo
:
—
inangino
F^ur che sotto
pendere nella cucina
—
—
Legherò bene
dice
l'uomo
nò dentro
al
tre
—
fieno
in
grappi d'oro.
—
pannocchie a croce
ed
si
mano
quando suole
lopi,
i
i
topi fuggiranno;
avvoltoleranno,
che tre piccole pietre, con veloce
mano ho
in
lanciate, chiuse dentro
un pugno
a salvezza,
di
fien,
in tre
un foro
dietro la schiena,
parti della stalla. —-
S'arresta in mezzo ad una cucchiaiata
la
donna per narrar d'una covata;
de' bozzoli
in
cui
nasce
della tegghia di latte che
iè
la farfalla
;
ognor piena
93. dan
le
pecore, e tremola la molle
delicata ricotta nel candore
—
del sacchetto di tela:
Pur che alcuna
non venga a tòrci
azzoppando le bestie, col
la fortuna
strega
Ma Tuoni
sorride:
livore
cuor
nelle parole che nel
—
le
bolle.
Non temer
—
di
nulla,
poiché a evitar la „strigari'' ho posato
il
mio ginocchio
tuo grembiale
vigna ben
un
Ei
bel
ci
in
di
tempo
sposa;
darà pe
'1
sul lucente
la fiorente
nostro nato
corredo nella dolce culla.
balza in piò per correre al lavoro,
ella si
china a coglier la muchèra;
tra la terra cui
il
la vita, un'altra
vita comincia
alto
:
sol fa
rinnovare
umana a germinare
e la figura
un simbolo par
nera
nel raggio cV oio.
9b
i%
94. SCIONERA
vento rinforza
Il
die
tempo
e
danni
i
!
nialij>na, sì
s'
sa
chi
chiusa è la
Sii,
(iesù
!
Ora vien
la scionèra
fa nascere
clic
brutta,
sì
nera.
incLirwa, si abbassa,
va
le
gonne facendo frusciar
le
sbatte
suoi
le
ed a
stinchi,,
il
calci
ai
lo strascico
quattro angoli.
le
fiche
Lanciarle nel
-
acri
sì
calmar?
mezzo
del cor
curvo lucente falcetto
bisogna
!
tentenna,
—
Oh, già qualche comignolo
Madonna
santissima
preghiamo, picchiamoci
che urla, che
90
:
Potreni quei suoi spirti
squadrando
—
su,
sbatte sui niacri
or getta e rigetta
—
!
vortice,
nel
stre.ij^a
fischi,
il
petto
che orror
!
!
:
95. - Ragazzi, voltate
bene
tiratelo
gettatevi
a terra
premiamo
chiamiam
E
chi
!
noi
tenti
:
!
—
coi nostri
tutti
può
i
—
;
un subito
La polvere
ginocchi,
santi del ciel
il
Di croci
genti sul
cappel,
!
del re Salanion'
nell'aria tracciare
lo
il
occhi
voltate, e in
le calze
—
sugli
gran segno
segniamoci
mare che
infuria
lottando su un fragile legno
or forse in pericolo son.
—
^1
96. .
.
STRIMPELLATA
Soffia, soffia, soffia .... le
s'
incalzar! pei cielo
lina notte affannosa
al
nuvole
sarà
:
:
dove quattro vie s'incontrano,
tocco,
potrà alzarsi la forca, e messo là
stando a riguardare immobili,
il
collo,
si
vedranno
xMontando
e
danzan,
in
le
la
streghe, tra là là ...
scopa esse passano,
e saltan
ridda paurosa
qua
e
là
;
ma
guai a quegli che imprudente muovesi
ciiè
sulla forca
miserando
Sino a che
appeso
resterà,
alle streghe in
1'
man
giocattolo
alba imbianca tra là là
.
.
97. LA SEMINAGIONE
Tramonta
lavora
sole e ancor con gesto lento
il
vcccliio,
il
lavora assiduo, senza
fretta,
muto,
solennemente.
Sul rilucente
bianco Un della barba un suo saluto
posa
del
sue
le
raggio die muor, lungi lo specchio
il
mar ha spento
luce.
striscie di
semina
11
vecdiio ancora
grani
i
rotondi de'
piselli,
nella grassa
terra die attende.
Un poco tende
il
mentor^Jpoi die Fora passa,
tre
piselli,
i
più
belli
ed
i
più sani,
die già da un' ora
tenea sotto la lingua, in terra sputa
e dice
—
:
pigliali
!
e
Questi, o diavol, son per
il
te,
seminato che Dio prosperi
e
possa ben fruttar
e
da
s'
Egli
m' aiuta
oggi curo e attendo, sia per
me!
—
93
98. Sorride e pensa: l'insalata libera
sarà da' bruchi, perchè, in
gambi con protese
radici ho piantato, erte
ultimi
le
Va
»f4
il
vecchio, è buio,
non
fine,
i
tre
all'aria
all'
insù.
si
vede
i^iù.
99. NON PJOVH
La terra ha stio
che soffre
ha sete e tanto leni pò
ed ogni pianta ed ogni fogha
1
!
!
sembra una bocca aperta avidamente,
poi eh' ò ora uno spasimo
il
bisogno
clic
attende
sì
gran tempo.
Fxco, io soffro con V erbe ora, coi grani,
per la lor breve vita che dibattersi
e. logorarsi deve, in
un
silente
desiderio, e cozzar contro un'incognita
potenza
in sforzi
Mi tendo con
verso
—
il
le
piante, in alto, in alto,
che avrà nubi e lampi e folgori
che freschezza, che vita! ~- Intensanienle
con lor
e
eie!
disperati e vani.
il
la
benedetta acqua desidero
fremito die avran profondo ed alto.
:
100. DESIDERIO
FM1ic stare
si
deve per sempre
quasi schiavi
di
Oh poter un
sol
,i^enii
giorno volare,
sopra a tutto ed a
le.ijati
alla
terra
che son conie luridi insetti
tutti,
'olare.
più assai
d'
?
volare,
un' aquila audace,
esser ebbri di luce, disciolti dai lacci imbecilli
signor
di
se stessi, per
•
96
un
£i
»
dì.
^
"tS^.
per un' ora esser
libeii
101. NOT E
poesie
Nelle
La
10,
hicicleiia,
Pioggia e sole,
di
pajj;.
fermar credenze,
'.ìcir
interno
La
//
morto, pn^.
36,
La
12,
^?ig.
Gli eredi,
usi, idee,
del
L' ucciso
7,
pag.
partenza, pag.
pao".
20,
ho ccrcato
64,
popolo canipagnuolo
dell' Istria.
sposa,
pa^^.
Questo
19.
rapire la sposa
di
un uso che hanno ancora a Corridico, gruppo di
'ille presso a quel tratto di terreno promiscuo di oltre
è
nOO campi, dove, ad evitar discordie,
ducali ed
differenza,
veneti potevano
i
l
contadini
di
ville di
Antignana,
venete,
han conservato V
ancora volentieri
di
abitanti arci-
Corridico,
si
come
chiamava
quelli
delle
a far scorrerie nelle terre
istinto del
bestiame.
Un
predone e rubano
po' per quel fondo
barbarie che hanno, così segregati dal mondo,
po' per evitare
e
il
istigali
gli
pascolare, e
gli
ad evitarne forse sopra
tutto le spese, perchè
poveri, ricorrono al rapimento, e
^^^^
un
usi nuziali che eriin lunghi e seccanti,
si
sposano
pag- 31. Superstizione che
interni dell'Istria e che
si
hanno
sono
in seguito.
nei luoglii
incontra anche in Toscana.
Medioevo, pag 51. Giorgio di Herberstein, colto
da improvvisa pazzia mentre si trovava al cani pò di
Neustadt, morì dopo lunge sofferenze a Lupolano
nel 1491.
102. Nella sala della Dieia a Parenzo, pag. 66, *.
venne aperta per la prima volta la Dieta
Nel 1861
16.
Una
istriana-
minare
sue attribuzioni era quella
delle
deputati al Consiglio
i
dell'
impero.
una seduta privata
liberale decise in
di
no-
di
partito
11
non mandare
deputati a Vienna. Perciò nella seduta pubblica tenutasi
a
tale scopo,
venti
deputati
gioranza scrissero sulla sdieda
»,
Nessuno".
La dieta fu
costituenti
di
votazione
mag-
la
la
parola
—
sciolta seduta stante.
mi furono favorite dal dottor An-
(Queste informazioni
tonio Scampicdiio die faceva parte della storica Dieta.
La
di
castellana di Lupolano,
erede
lasciò
tutte
di
Jiag. 72.
non avendo
Anna,
figlia
le
maschi
la
sue possessioni, fra cui
Alixe di Eberstein, die
la
figli
signoria di Lupolano, sposò in seconde nozze (jontiero
degli
mano
Herberstein.
per Ernesto
Duca
die
di
era
venuto a diiedere
Enrico, pag. 75.
primo duca
la
sua
Lobming.
Il
De Francesdii narra
morto a Laurana. Invece
il Benussi dice die Enrico mori a Laurana combattendo
contro
Croati, e guidando andie Istriani, ma che era
di iìnrico,
d'Istria
i
duca
del
Friuli.
La
Nicolidi
valle dell'
si stabilì
Arsa, pag.
di
governo oppressivo die
li
4
maggio
77. V. LS-lO.
Giuseppe
a Cosliaco dove introdusse un sistema
del
1.574,
lo fece
odiare dal popolo,
durante una
sudditi della signoria fu trucidato
sommossa
le mura
sotto
dei
del
castello.
1.
Giorgio da Chersanu reo di vio-
di assassinii.
che circondato da bravi spargeva
V^g. 78, V.
lenze e
il
98
terrore nella provincia, ricercato dai senato veneto
103. che
gli
avea posto addosso una
dei Veneziani
sulla fine
cadde
taglia,
in
potere
1600, e fu giustiziato a
del
Capodistria.
un
Pag. 78, V, 8-9. Alessaldo Barbo uccise in
impeto d'ira
di lui
nel
il
sentenza
pronunciata perciò contro
fu
e
figlio
morte, die
di
Lubiana
eseguita a
fu
1589.
Tua
15-16-17.
FVg. 80, V.
desco fu ucciso da un colpo
r attentato fosse stato
politico e contro
Ho
1'
sera un
contro
diretto
soldato
commissario
il
amministratore della signoria.
tratto queste notizie dal lavoro di
De Francesdii
:
.,1
te-
sospettò die
Si
di fucile.
castelli
Camillo
della vai d'Arsa''.
Passo, pag. SI. tlo trov^ato la leggenda di Passo
un numero del giornale ,,La Provincia'', nelle ,,Alpi
Giulie" del Caprin, e 1' ho intesa raccontare a Passo,
dove mostrano ancora sul piazzale della diiesa le
jU
pietre cadute dai grembiale delle fate, o strego, perche
tra le
due non fanno differenza.
Pag. 82, V.
7.
Un
castellano di Hellai o di
Martino odiava talmente
allattare
di
i
cagnuoli e la
campane,
morto
che
iccc
San
moglie da costringerla ad
la
senza suono
seppellire
fece
invece
sonare per
il
cavallo
in guerra.
Di^nano, pag. 85. Devo
le
notizie di usi e su-
perstizioni dignanesi alle cortesi informazioni del prof,
[^alin,
-
le
-
il
quale spiega così: pag. 85,
mollaria
-
da molcere
contadine portano
la stregheria.
mato
—
il
-
la
v.
pentola
desinare
al
,,muchèra"
6.
legno in cui
di
campo. „Strigarr'
Pag, 90.^,Scionèra'-
il
dal vento del rincontro, e siccome
vortice foril
popolo
si
104. figura
fatto
veramente di vederci dentro una strega, ne ha
un femminile: sifone- sion -scionèra.
Il
popolo dignagnese distingue invece
classica che cavalca la scopa;
(pag.
93)
lingua e
finita,
di
di
tener mentre
semina
è
la strega
suo l'uso
tre grani sotto la
sputarli in terra, al diavolo, a seminagione
onde propiziarselo.
r^
100
come pure
fi?
105. INDICE
Castello dì Pisino
,
.
.
,
morto
Il
Gli
•
6
>
8
»
alberi soli
10
12
bicicletta
Autunno
.
Colloquio
,
La sera
Un
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dì
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La sposa
..-....,
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Saluto
Nella lotta
9
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26
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30
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Pioggia e sole
vero
Se tu durassi ancora
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,
di
33
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giorni perduti
qualcosa
23
24
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Alla foiba
e
17
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mare
Vento
C
15
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La partenza
I
13
14
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Lui
Al
3
»
L'ucciso
La
Pag.
!
36
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37
>
39
II
temporale
»
41
L'
ubbriaco
»
43
Chi passa?
Preghiera
!
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45
»
46
101
106. Di sera
,
Sole, sai tu ?
Pag, 48
-
49
Alea culpa
SO
Aìediocvo
51
tr Icaro
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Un funemle
Egli nou e' è
52
55
Sf»
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La roccia
Per
la
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tomba
del Conibi
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Sghignazzata
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A Matteo
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(ili
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eredi
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Nella sala della Dieta a Parenzo
(»(>
(ìallignana
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Tedio
La castellana
71
di
Lnpolano
Duca Hnrico
72
75
La valle dell'Arsa
77
Passo
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Dignano
SS
Sionèra
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StrinipelLda
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La seminagione
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Non piove
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Desiderio
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Note
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102