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VITTORIA COLONNA
EVENTO CULTURALE
Pubblicità
Per pubblicizzare l’evento abbiamo inserito un annuncio sulla versione cartacea e
digitale del locale giornale «Il centro», in quanto il costo non era oneroso; abbiamo
poi affisso i manifesti in giro per la città al fine di pubblicizzare il concorso e l’evento.
Abbiamo informato tutte le scuole superiori appartenenti alle province abruzzesi
tramite e-mail o telefonata, soffermandoci maggiormente sugli istituti d’arte, di
design e di moda.
Modulistica
Modulo occupazione suolo pubblico:
http://www.comune.pescara.it/files/doc_online/2017/modulo_MANIFESTAZIONI.pdf
Modulo SIAE:
https://www.siae.it/sites/default/files/FP_feste_private_2018.pdf
Modulo sedie e tavoli:
http://www.comune.pescara.it/files/doc_online/2017/modulo_TAVOLI_E_SEDIE.pdf
Modulo chiusura temporanea delle strade:
http://www.comune.pescara.it/UserFiles/utenti/File/pagare_le_tasse/moduli_cosap/Richiest
a_Ordinanza_Sindacale.pdf
Sponsor
 M.G.F. srls
 Ass. sportivo dilettantistica culturale e sociale Dragonfly (che si esibirà)
 Vision group (che provvederà all’installazione di palcoscenico e service)
 Fox nut & snack
 S.M.O. LAB (che si esibirà)
Attività
 Esibizione teatrale con rappresentazione delle
poesie di Vittoria Colonna ad opera dell’
associazione S.M.O.
 Intervalli di danza moderna ad opera
dell’associazione Dragonfly;
 Sfilate con vestiti di epoca rinascimentale.
LA STORIA DI VITTORIA
COLONNA
Chi era?
Vittoria, marchesa di Pescara, era figlia di Fabrizio principe di Paliano e di Agnese di Montefeltro. Aveva appena
tre anni quando fu promessa in matrimonio a Ferrante d’Avalos che aveva ereditato dal padre il titolo di
marchese di Pescara. I patti matrimoniali furono sottoscritti nel 1507, e successivamente celebrate il 27
dicembre 1509.
Vittoria era nell’isola nel 1512, quando a Ravenna fu sconfitto e preso prigioniero il marito insieme al padre
Fabrizio Colonna. In questa triste circostanza la poetessa indirizza a Ferrante una poesia in forma di epistola:
con versi sobri e misurati lamenta la solitudine e le apprensioni a cui la condannano le imprese e le continue
dolorose separazioni dallo sposo.
Durante la battaglia di Pavia del 1525, Ferrante fu gravemente ferito e morì poco dopo. Profondamente colpita
dalla perdita del consorte, Vittoria decise di onorarne la memoria con la poesia nella quale si fa sempre più
evidente il misticismo; le sue poesie segnano la fondazione del ‘petrarchismo sacro’, un genere letterario che
riscuoterà molto successo. Dopo la morte del marito, infatti, si erano accentuati gli interessi spirituali e religiosi
di Vittoria che aveva annodato relazioni con persone le cui idee avrebbero influenzato il resto della sua vita.
Chi era?
Negli anni Trenta a Roma Vittoria incontrò Michelangelo Buonarroti con il quale strinse una forte amicizia che
durò tutta la vita. Fu in relazione anche con Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, con il vescovo Giberti, colto
letterato umanista e diplomatico e poi solerte vescovo di Verona dedito alla riforma dei costumi e alla
diffusione di un più intimo e sentito senso religioso.
Per circa tre anni dimorò a Viterbo, ambiete dove predominavano le idee spirituali e religiose.
Nel 1544 lasciò Viterbo per Roma, dove prese alloggio presso le monache benedettine di Sant’Anna. Negli
ultimi anni di vita riprese con più intensità il rapporto con il Buonarroti con il quale si intratteneva in lunghe
conversazioni.
Morì il 25 febbraio 1547.
Letto dal Prof. Marco Presutti, professore e politico di origini aquilane e membro della giuria nella
successiva competizione.
SONETTI E CANZONI DI
VITTORIA COLONNA
Per l’esibizione teatrale…
SONETTO LXXIX
Qui fece il mio bel Sole a noi ritorno
Di Regie spoglie carco, e ricche prede:
Ahi con quanto dolor l’ occhio rivede
Quei lochi, ov’ ei mi fea già chiaro il giorno!
Di mille glorie allor cinto d’ intorno,
E d’ onor vero alla più altiera Sede,
Facean dell’ opre udite intera fede
L’ ardito volto, il parlar saggio adorno.
Vinto da’ prieghi miei poi mi mostrava
Le belle cicatrici, e ’l tempo, e ’l modo
Delle vittorie sue tante, e sì chiare.
Quanta pena or mi dà, gioja mi dava,
E in questo, e in quel pensier piangendo godo
Tra poche dolci, e assai lagrime amare.
Sonetto XXXVI -
Morte col fiero stral se stessa offese,
Quando oscurar pensò quel lume chiaro,
Ch' or vive in cielo e quì sempre più caro:
Che 'l bel morir più le sue glorie accese.
Onde irata ver me l' arme riprese:
Poi vide essermi dolce il colpo amaro,
Nol diè; ma col morir vivendo imparo
Quant'è crudel, quando par più cortese.
S' io cerco darle in man la morta vita,
Perchè di sua vittoria resti altera,
Ed io del mio finir lieta e felice:
per far una vendetta non più udita,
Mi lascia viva in questa morte vera.
S' ella mi fugge, or che sperar mi lice?
Ad opera dell’associazione S.M.O.
Spirto gentil, che sei nel terzo giro
Del Ciel fra le beate Anime asceso,
Scarco del mortal peso,
Dove premio si rende a chi con fede
Vivendo fu d’ onesto amore acceso;
A me, che del tuo ben non già sospiro,
Ma di me, ch’ ancor spiro;
Poichè al dolor, che nella mente siede
Sopra ogn’ altro crudel non si concede
Di metter fine all’ angosciosa vita;
Gli occhi, che già mi fur benigni tanto,
Volgi ora ai miei, ch’ al pianto
Apron sì larga, e sì continua uscita:
Vedi, come mutati son da quelli,
Che ti solean parer già così belli.
L’ Infinita ineffabile bellezza,
Che sempre miri in Ciel, non ti distorni,
Che gli occhi a me non torni,
A me, che già mirando ti credesti
Di spender ben tutte le notti e i giorni;
E se ’l levarli alla superna altezza
Ti leva ogni vaghezza,
Di quanto mai qua giù più caro avesti;
La pietà almen cortese mi ti presti,
Ch’ in terra unqua non fu da te lontana:
Ed ora io n’ ho d’ aver più chiaro segno,
Quando nel divin Regno
Dove senza me sei, n’ è la fontana.
S’ Amor non può, dunque pietà ti pieghi
D’ inchinar il bel sguardo alli miei preghi.
Spirto gentil, che sei nel terzo giro
Spirto gentil, che sei nel terzo giro
Io sono, io son ben dessa; or vedi come
M’ ha cangiato il dolor fiero ed atroce,
Ch’ a fatica la voce
Può di me dar la conoscenza vera.
Lassa, ch’ al tuo partir, partì veloce
Dalle guancie, dagli occhi, e dalle chiome
Questa, a cui davi nome
Tu di beltate, ed io n’ andava altera,
Che me ’l credea, poichè in tal pregio t’ era.
Ch’ ella da me partisse allora, ed anco
Non tornasse mai più, non mi dà noja,
Poichè tu, a cui sol gioja
Di lei dar intendea, mi venne manco,
Non voglio, no, s’ anch’ io non vengo, dove
Tu sei, che questo, od altro ben mi giove.
Come possibil è, quando sovviemme
Del bel guardo soave ad ora ad ora,
Che spento ha sì breve ora;
Ond’ è quel dolce e lieto riso estinto,
Che mille volte non sia morta, o muora?
Perchè pensando all’ ostro, ed alle gemme,
Ch’ avara tomba tiemme,
Di ch’ era il viso Angelico distinto,
Non scoppia il duro cor dal dolor cinto?
Com’ è ch’ io viva, quando mi rimembra,
Ch’ empio sepolcro, e invidiosa polve
Contamina e dissolve
Le delicate alabastrine membra?
Dura condizion, che Morte è peggio,
Patir di morte, e insieme viver deggio.
Spirto gentil, che sei nel terzo giro
Io sperai ben di questo carcer tetro,
Che qua giù serra ignuda anima sciorme,
E correr dietro all’ orme
Degli tuoi santi piedi, e teco farmi
Delle belle una in Ciel beate forme,
Ch’ io crederei, quando ti fossi dietro,
E insieme udisse Pietro,
E di fede, e d’ amor di te lodarmi,
Che le sue porte non potria negarmi.
Deh perchè tanto è questo corpo forte,
Che nè la lunga febbre, nè ’l tormento,
Che maggior nel cor sento,
Potesse trarlo a destinata morte?
Sicchè lasciato avessi il mondo teco,
Che senza te, ch’ eri suo lume, è cieco.
La cortesia, e ’l valor; che stati ascosi
Non so in qual antri, e latebrosi lustri
Eran molt’ anni e lustri;
E che poi teco apparvero, e la speme,
Che in più matura etade all’ opre illustri
Pareggiassi de’ Publij quei famosi
Tuoi fatti gloriosi
Sicch’ a sentire avessino l’ estreme
Genti, ch’ ancor viva di Marte il seme;
Non pur non veggio, nè da quella notte,
Che agli occhi miei lasciasti un lume oscuro;
Non più veduti furo,
Che ritornaro a loro antiche grotte;
E per disdegno congiuraron, quando
Del mondo uscir, torne perpetuo bando.
Spirto gentil, che sei nel terzo giro
Del danno suo Roma infelice accorta
Dice: poichè costui Morte mi tolli,
Non mai più i sette colli
Duce vedrà, che trionfando possa
Per Sacra via trar catenati i colli.
Dell’ altre piaghe, ond’ io son quasi morta,
Forse sarei risorta;
Ma questa è in mezzo ’l cor quella percossa,
Che da me ogni speranza ne ha rimossa.
Turbato corse il Tebro alla marina;
E ne diè annuncio ad Ilia sua, che mesta
Gridò piangendo: or questa
Di mia progenie è l’ ultima ruina.
Le sante Ninfe, e i boscherecci Dei
Trassen il grido a lagrimar con lei.
E si sentir nell’ una e l’ altra riva
Pianger Donne e Donzelle, e figlie e matri,
E da’ purpurei Patri
Alla più bassa plebe il popol tutto,
E dire: o patria questo dì fra gli atri
D’ Allia, e di Canne ai posteri si scriva;
Quei giorni, che cattiva
Restasti, e che ’l tuo Imperio fu distrutto,
Nè più di questo son degni di lutto;
E ’l desiderio, Signor mio, e ’l ricordo,
Che di te in tutti gli animi è rimaso,
Non trarrà già all’ Occaso
Di questo il violente Fato ingordo;
Nè potrà far, mentre che voce, o lingua
Forman parole, il tuo nome s’ estingua.
Spirto gentil, che sei nel terzo giro
Pon questa appresso all’ altre pene mie,
Che di salir al mio Signor, Canzone,
Sì ch’ oda tua ragione,
D’ ogn’ intorno ti son chiuse le vie.
Piacesse a’ venti almen di rapportarli,
Ch’ io di lui sempre pensi, e pianga, e parli.
Poesia letta da Ezio Budini, attore pescarese famoso per aver recitato in serie a produzione
Rai-Fiction
SONETTO PRIMO
Scrivo sol per sfogar l’interna doglia,
Ch’al cor mandar le luci al mondo sole;
E non per giunger luce al mio bel Sole,
Al chiaro spirto, all’ onorata spoglia.
Giusta cagione a lamentar m’invoglia,
Ch’io scemi la sua gloria assai mi dole;
Per altra lingua, e più saggie parole,
Convien ch’a Morte il gran nome si toglia.
La pura fè, l’ardor, l’intensa pena
Mi scusi appo ciascun, che ’l grave pianto
E’ tal, che tempo, nè ragion l’affrena.
Amaro lagrimar, non dolce canto,
Foschi sospiri, e non voce serena,
Di stil no, ma di duol mi danno il vanto.
SONETTO CXXV
Molza, ch’ al Ciel quest’ altra tua Beatrice
Scorgi per disusate strade altiere,
Tali esser den l’ immortal glorie vere,
Gran frutto eterno trar d’ umil radice.
Lieve fora a cantar, ch’ una Fenice
Viva, e ch’ an lume le celesti sfere;
Far bianchi i corvi, e le colombe nere,
Opre son del tuo stil chiaro e felice.
Più onor dell’ altro avrai, che quella al Cielo
Tirò l’ amante, e fuor d’ umana scorza
Condusse l’ opra santa, e ’l bel desio.
Ma a te convien di casto ardente zelo
Infiammar l’ oste tuo, e quasi a forza
Poscia condurlo fuor d’ eterno oblio.
E PER FINIRE…
Per concludere in bellezza l’evento sulla Poetessa e Marchesa
rinascimentale, proponiamo un’avvincente sfilata con abiti tipici
rinascimentali
Regolamento
1) Ogni concorrente dovrà consegnare il modulo di partecipazione entro e non oltre il 15 giugno.
2) I concorrenti che avranno depositato il modulo in tempo dovranno consegnare l’elaborato entro e
non oltre il 25 giugno.
3) Ogni concorrente potrà portare un elaborato, nel caso in cui il numero totale di questi ultimi sia in
totale superiore a 20, verranno selezionati in ordine cronologico di consegna.
4) I costi di produzione saranno a carico del concorrente
5) Durante la manifestazione sarà aperta la votazione sul nostro sito internet:
https://www.ferendum.com/it/PID140424PSD89260, mentre i risultati saranno visibili solo a noi
tramite questo link
https://www.ferendum.com/it/admin.php?pregunta_ID=140424&sec_digit=89260&edit_code=4203
4
6) Ci saranno 2 vincitori: il miglior vestito secondo la giuria e il vestito con più voti sul nostro sito
Regolamento
6) I vestiti devono essere caratteristici dell’epoca rinascimentale maschili o femminili (esclusi accessori
e scarpe).
7) Accessori e scarpe dovranno essere forniti dai concorrenti e saranno restituiti alla fine della sfilata.
8) I concorrenti dovranno provvedere a trovare delle modelle o dei modelli che sfilino con i propri
abiti (potranno essere anche i concorrenti stessi), saremo noi a provvedere a trucco e parrucco.
9) Il vincitori riceveranno un premio in soldi ricavato dalle entrate degli sponsor.
10) Per rileggere il regolamento è possibile farlo al link: https://vittoriacolonnaevento.wordpress.com/
La giuria
La giuria sarà composta da:
Prof. Marco Presutti
Arch. Carla Di Francesco (direttrice del museo Vittoria Colonna)
Giornalista e modella Arianna Pietrostefani
Scaletta Evento
1) Introduzione da parte dei presentatori (Mattia Faieta e Federica Paolini)
2) Vita di Vittoria Colonna (prof. Presutti)
3) Sonetto LXXIX (S.M.O. Lab)
4) Sfilata vestiti 1-4
5) Esibizione di moderno (Ass. Dragonfly)
6) Sonetto XXXVI (S.M.O. Lab)
7) Sfilata vestiti 5-8
8) Canzone «Spirto gentil che sei nel terzo giro» (Ezio Budini)
Scaletta Evento
9) Sfilata vestiti 9-12
10) Esibizione di moderno (Ass. Dragonfly)
11) Sonetto I (S.M.O. Lab)
12) Sfilata vestiti 13-16
13) Sonetto CXXV (S.M.O. Lab)
14) Sfilata vestiti 17-20
15) Esibizione di moderno (Ass. Dragonfly)
16) Spoglio risultati e premiazione
Rispettivi compiti degli organizzatori
Evento organizzato da:
• Paolini Federica (realizzazione locandina e sito, presentatrice, ricerca sponsor, accoglienza giuria e ospiti
speciali)
• Oro Martina (scelta poesie lette ed interpretate dalla S.M.O., scelta membri della giuria, stilamento del
regolamento del concorso, direzione e organizzazione dei concorrenti)
• Giansante Lisa (ricerca di sponsor, realizzazione del discorso tenuto da Marco Presutti, ricerca della
modulistica, organizzazione e direzione di trucco e acconciatura )
• Faieta Mattia (ricerca sponsor, organizzazione degli intervalli di danza moderna ad opera dell’associazione
Dragonfly, presentatore, realizzazione della piattaforma di voto, revisione regolamento)
• Brandimarte Elena (scelta poesie lette ed interpretate dalla S.M.O., scelta membri della giuria, stilamento
del regolamento, ricerca sponsor, ricerca modulistica, attività pubblicitaria, accoglienza giuria e ospiti
speciali)

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Vittoria colonna

  • 2.
  • 3. Pubblicità Per pubblicizzare l’evento abbiamo inserito un annuncio sulla versione cartacea e digitale del locale giornale «Il centro», in quanto il costo non era oneroso; abbiamo poi affisso i manifesti in giro per la città al fine di pubblicizzare il concorso e l’evento. Abbiamo informato tutte le scuole superiori appartenenti alle province abruzzesi tramite e-mail o telefonata, soffermandoci maggiormente sugli istituti d’arte, di design e di moda.
  • 4. Modulistica Modulo occupazione suolo pubblico: http://www.comune.pescara.it/files/doc_online/2017/modulo_MANIFESTAZIONI.pdf Modulo SIAE: https://www.siae.it/sites/default/files/FP_feste_private_2018.pdf Modulo sedie e tavoli: http://www.comune.pescara.it/files/doc_online/2017/modulo_TAVOLI_E_SEDIE.pdf Modulo chiusura temporanea delle strade: http://www.comune.pescara.it/UserFiles/utenti/File/pagare_le_tasse/moduli_cosap/Richiest a_Ordinanza_Sindacale.pdf
  • 5. Sponsor  M.G.F. srls  Ass. sportivo dilettantistica culturale e sociale Dragonfly (che si esibirà)  Vision group (che provvederà all’installazione di palcoscenico e service)  Fox nut & snack  S.M.O. LAB (che si esibirà)
  • 6. Attività  Esibizione teatrale con rappresentazione delle poesie di Vittoria Colonna ad opera dell’ associazione S.M.O.  Intervalli di danza moderna ad opera dell’associazione Dragonfly;  Sfilate con vestiti di epoca rinascimentale.
  • 7. LA STORIA DI VITTORIA COLONNA
  • 8. Chi era? Vittoria, marchesa di Pescara, era figlia di Fabrizio principe di Paliano e di Agnese di Montefeltro. Aveva appena tre anni quando fu promessa in matrimonio a Ferrante d’Avalos che aveva ereditato dal padre il titolo di marchese di Pescara. I patti matrimoniali furono sottoscritti nel 1507, e successivamente celebrate il 27 dicembre 1509. Vittoria era nell’isola nel 1512, quando a Ravenna fu sconfitto e preso prigioniero il marito insieme al padre Fabrizio Colonna. In questa triste circostanza la poetessa indirizza a Ferrante una poesia in forma di epistola: con versi sobri e misurati lamenta la solitudine e le apprensioni a cui la condannano le imprese e le continue dolorose separazioni dallo sposo. Durante la battaglia di Pavia del 1525, Ferrante fu gravemente ferito e morì poco dopo. Profondamente colpita dalla perdita del consorte, Vittoria decise di onorarne la memoria con la poesia nella quale si fa sempre più evidente il misticismo; le sue poesie segnano la fondazione del ‘petrarchismo sacro’, un genere letterario che riscuoterà molto successo. Dopo la morte del marito, infatti, si erano accentuati gli interessi spirituali e religiosi di Vittoria che aveva annodato relazioni con persone le cui idee avrebbero influenzato il resto della sua vita.
  • 9. Chi era? Negli anni Trenta a Roma Vittoria incontrò Michelangelo Buonarroti con il quale strinse una forte amicizia che durò tutta la vita. Fu in relazione anche con Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, con il vescovo Giberti, colto letterato umanista e diplomatico e poi solerte vescovo di Verona dedito alla riforma dei costumi e alla diffusione di un più intimo e sentito senso religioso. Per circa tre anni dimorò a Viterbo, ambiete dove predominavano le idee spirituali e religiose. Nel 1544 lasciò Viterbo per Roma, dove prese alloggio presso le monache benedettine di Sant’Anna. Negli ultimi anni di vita riprese con più intensità il rapporto con il Buonarroti con il quale si intratteneva in lunghe conversazioni. Morì il 25 febbraio 1547. Letto dal Prof. Marco Presutti, professore e politico di origini aquilane e membro della giuria nella successiva competizione.
  • 10. SONETTI E CANZONI DI VITTORIA COLONNA
  • 11. Per l’esibizione teatrale… SONETTO LXXIX Qui fece il mio bel Sole a noi ritorno Di Regie spoglie carco, e ricche prede: Ahi con quanto dolor l’ occhio rivede Quei lochi, ov’ ei mi fea già chiaro il giorno! Di mille glorie allor cinto d’ intorno, E d’ onor vero alla più altiera Sede, Facean dell’ opre udite intera fede L’ ardito volto, il parlar saggio adorno. Vinto da’ prieghi miei poi mi mostrava Le belle cicatrici, e ’l tempo, e ’l modo Delle vittorie sue tante, e sì chiare. Quanta pena or mi dà, gioja mi dava, E in questo, e in quel pensier piangendo godo Tra poche dolci, e assai lagrime amare. Sonetto XXXVI - Morte col fiero stral se stessa offese, Quando oscurar pensò quel lume chiaro, Ch' or vive in cielo e quì sempre più caro: Che 'l bel morir più le sue glorie accese. Onde irata ver me l' arme riprese: Poi vide essermi dolce il colpo amaro, Nol diè; ma col morir vivendo imparo Quant'è crudel, quando par più cortese. S' io cerco darle in man la morta vita, Perchè di sua vittoria resti altera, Ed io del mio finir lieta e felice: per far una vendetta non più udita, Mi lascia viva in questa morte vera. S' ella mi fugge, or che sperar mi lice? Ad opera dell’associazione S.M.O.
  • 12. Spirto gentil, che sei nel terzo giro Del Ciel fra le beate Anime asceso, Scarco del mortal peso, Dove premio si rende a chi con fede Vivendo fu d’ onesto amore acceso; A me, che del tuo ben non già sospiro, Ma di me, ch’ ancor spiro; Poichè al dolor, che nella mente siede Sopra ogn’ altro crudel non si concede Di metter fine all’ angosciosa vita; Gli occhi, che già mi fur benigni tanto, Volgi ora ai miei, ch’ al pianto Apron sì larga, e sì continua uscita: Vedi, come mutati son da quelli, Che ti solean parer già così belli. L’ Infinita ineffabile bellezza, Che sempre miri in Ciel, non ti distorni, Che gli occhi a me non torni, A me, che già mirando ti credesti Di spender ben tutte le notti e i giorni; E se ’l levarli alla superna altezza Ti leva ogni vaghezza, Di quanto mai qua giù più caro avesti; La pietà almen cortese mi ti presti, Ch’ in terra unqua non fu da te lontana: Ed ora io n’ ho d’ aver più chiaro segno, Quando nel divin Regno Dove senza me sei, n’ è la fontana. S’ Amor non può, dunque pietà ti pieghi D’ inchinar il bel sguardo alli miei preghi. Spirto gentil, che sei nel terzo giro
  • 13. Spirto gentil, che sei nel terzo giro Io sono, io son ben dessa; or vedi come M’ ha cangiato il dolor fiero ed atroce, Ch’ a fatica la voce Può di me dar la conoscenza vera. Lassa, ch’ al tuo partir, partì veloce Dalle guancie, dagli occhi, e dalle chiome Questa, a cui davi nome Tu di beltate, ed io n’ andava altera, Che me ’l credea, poichè in tal pregio t’ era. Ch’ ella da me partisse allora, ed anco Non tornasse mai più, non mi dà noja, Poichè tu, a cui sol gioja Di lei dar intendea, mi venne manco, Non voglio, no, s’ anch’ io non vengo, dove Tu sei, che questo, od altro ben mi giove. Come possibil è, quando sovviemme Del bel guardo soave ad ora ad ora, Che spento ha sì breve ora; Ond’ è quel dolce e lieto riso estinto, Che mille volte non sia morta, o muora? Perchè pensando all’ ostro, ed alle gemme, Ch’ avara tomba tiemme, Di ch’ era il viso Angelico distinto, Non scoppia il duro cor dal dolor cinto? Com’ è ch’ io viva, quando mi rimembra, Ch’ empio sepolcro, e invidiosa polve Contamina e dissolve Le delicate alabastrine membra? Dura condizion, che Morte è peggio, Patir di morte, e insieme viver deggio.
  • 14. Spirto gentil, che sei nel terzo giro Io sperai ben di questo carcer tetro, Che qua giù serra ignuda anima sciorme, E correr dietro all’ orme Degli tuoi santi piedi, e teco farmi Delle belle una in Ciel beate forme, Ch’ io crederei, quando ti fossi dietro, E insieme udisse Pietro, E di fede, e d’ amor di te lodarmi, Che le sue porte non potria negarmi. Deh perchè tanto è questo corpo forte, Che nè la lunga febbre, nè ’l tormento, Che maggior nel cor sento, Potesse trarlo a destinata morte? Sicchè lasciato avessi il mondo teco, Che senza te, ch’ eri suo lume, è cieco. La cortesia, e ’l valor; che stati ascosi Non so in qual antri, e latebrosi lustri Eran molt’ anni e lustri; E che poi teco apparvero, e la speme, Che in più matura etade all’ opre illustri Pareggiassi de’ Publij quei famosi Tuoi fatti gloriosi Sicch’ a sentire avessino l’ estreme Genti, ch’ ancor viva di Marte il seme; Non pur non veggio, nè da quella notte, Che agli occhi miei lasciasti un lume oscuro; Non più veduti furo, Che ritornaro a loro antiche grotte; E per disdegno congiuraron, quando Del mondo uscir, torne perpetuo bando.
  • 15. Spirto gentil, che sei nel terzo giro Del danno suo Roma infelice accorta Dice: poichè costui Morte mi tolli, Non mai più i sette colli Duce vedrà, che trionfando possa Per Sacra via trar catenati i colli. Dell’ altre piaghe, ond’ io son quasi morta, Forse sarei risorta; Ma questa è in mezzo ’l cor quella percossa, Che da me ogni speranza ne ha rimossa. Turbato corse il Tebro alla marina; E ne diè annuncio ad Ilia sua, che mesta Gridò piangendo: or questa Di mia progenie è l’ ultima ruina. Le sante Ninfe, e i boscherecci Dei Trassen il grido a lagrimar con lei. E si sentir nell’ una e l’ altra riva Pianger Donne e Donzelle, e figlie e matri, E da’ purpurei Patri Alla più bassa plebe il popol tutto, E dire: o patria questo dì fra gli atri D’ Allia, e di Canne ai posteri si scriva; Quei giorni, che cattiva Restasti, e che ’l tuo Imperio fu distrutto, Nè più di questo son degni di lutto; E ’l desiderio, Signor mio, e ’l ricordo, Che di te in tutti gli animi è rimaso, Non trarrà già all’ Occaso Di questo il violente Fato ingordo; Nè potrà far, mentre che voce, o lingua Forman parole, il tuo nome s’ estingua.
  • 16. Spirto gentil, che sei nel terzo giro Pon questa appresso all’ altre pene mie, Che di salir al mio Signor, Canzone, Sì ch’ oda tua ragione, D’ ogn’ intorno ti son chiuse le vie. Piacesse a’ venti almen di rapportarli, Ch’ io di lui sempre pensi, e pianga, e parli. Poesia letta da Ezio Budini, attore pescarese famoso per aver recitato in serie a produzione Rai-Fiction
  • 17. SONETTO PRIMO Scrivo sol per sfogar l’interna doglia, Ch’al cor mandar le luci al mondo sole; E non per giunger luce al mio bel Sole, Al chiaro spirto, all’ onorata spoglia. Giusta cagione a lamentar m’invoglia, Ch’io scemi la sua gloria assai mi dole; Per altra lingua, e più saggie parole, Convien ch’a Morte il gran nome si toglia. La pura fè, l’ardor, l’intensa pena Mi scusi appo ciascun, che ’l grave pianto E’ tal, che tempo, nè ragion l’affrena. Amaro lagrimar, non dolce canto, Foschi sospiri, e non voce serena, Di stil no, ma di duol mi danno il vanto. SONETTO CXXV Molza, ch’ al Ciel quest’ altra tua Beatrice Scorgi per disusate strade altiere, Tali esser den l’ immortal glorie vere, Gran frutto eterno trar d’ umil radice. Lieve fora a cantar, ch’ una Fenice Viva, e ch’ an lume le celesti sfere; Far bianchi i corvi, e le colombe nere, Opre son del tuo stil chiaro e felice. Più onor dell’ altro avrai, che quella al Cielo Tirò l’ amante, e fuor d’ umana scorza Condusse l’ opra santa, e ’l bel desio. Ma a te convien di casto ardente zelo Infiammar l’ oste tuo, e quasi a forza Poscia condurlo fuor d’ eterno oblio.
  • 19. Per concludere in bellezza l’evento sulla Poetessa e Marchesa rinascimentale, proponiamo un’avvincente sfilata con abiti tipici rinascimentali
  • 20. Regolamento 1) Ogni concorrente dovrà consegnare il modulo di partecipazione entro e non oltre il 15 giugno. 2) I concorrenti che avranno depositato il modulo in tempo dovranno consegnare l’elaborato entro e non oltre il 25 giugno. 3) Ogni concorrente potrà portare un elaborato, nel caso in cui il numero totale di questi ultimi sia in totale superiore a 20, verranno selezionati in ordine cronologico di consegna. 4) I costi di produzione saranno a carico del concorrente 5) Durante la manifestazione sarà aperta la votazione sul nostro sito internet: https://www.ferendum.com/it/PID140424PSD89260, mentre i risultati saranno visibili solo a noi tramite questo link https://www.ferendum.com/it/admin.php?pregunta_ID=140424&sec_digit=89260&edit_code=4203 4 6) Ci saranno 2 vincitori: il miglior vestito secondo la giuria e il vestito con più voti sul nostro sito
  • 21. Regolamento 6) I vestiti devono essere caratteristici dell’epoca rinascimentale maschili o femminili (esclusi accessori e scarpe). 7) Accessori e scarpe dovranno essere forniti dai concorrenti e saranno restituiti alla fine della sfilata. 8) I concorrenti dovranno provvedere a trovare delle modelle o dei modelli che sfilino con i propri abiti (potranno essere anche i concorrenti stessi), saremo noi a provvedere a trucco e parrucco. 9) Il vincitori riceveranno un premio in soldi ricavato dalle entrate degli sponsor. 10) Per rileggere il regolamento è possibile farlo al link: https://vittoriacolonnaevento.wordpress.com/
  • 22. La giuria La giuria sarà composta da: Prof. Marco Presutti Arch. Carla Di Francesco (direttrice del museo Vittoria Colonna) Giornalista e modella Arianna Pietrostefani
  • 23. Scaletta Evento 1) Introduzione da parte dei presentatori (Mattia Faieta e Federica Paolini) 2) Vita di Vittoria Colonna (prof. Presutti) 3) Sonetto LXXIX (S.M.O. Lab) 4) Sfilata vestiti 1-4 5) Esibizione di moderno (Ass. Dragonfly) 6) Sonetto XXXVI (S.M.O. Lab) 7) Sfilata vestiti 5-8 8) Canzone «Spirto gentil che sei nel terzo giro» (Ezio Budini)
  • 24. Scaletta Evento 9) Sfilata vestiti 9-12 10) Esibizione di moderno (Ass. Dragonfly) 11) Sonetto I (S.M.O. Lab) 12) Sfilata vestiti 13-16 13) Sonetto CXXV (S.M.O. Lab) 14) Sfilata vestiti 17-20 15) Esibizione di moderno (Ass. Dragonfly) 16) Spoglio risultati e premiazione
  • 25. Rispettivi compiti degli organizzatori Evento organizzato da: • Paolini Federica (realizzazione locandina e sito, presentatrice, ricerca sponsor, accoglienza giuria e ospiti speciali) • Oro Martina (scelta poesie lette ed interpretate dalla S.M.O., scelta membri della giuria, stilamento del regolamento del concorso, direzione e organizzazione dei concorrenti) • Giansante Lisa (ricerca di sponsor, realizzazione del discorso tenuto da Marco Presutti, ricerca della modulistica, organizzazione e direzione di trucco e acconciatura ) • Faieta Mattia (ricerca sponsor, organizzazione degli intervalli di danza moderna ad opera dell’associazione Dragonfly, presentatore, realizzazione della piattaforma di voto, revisione regolamento) • Brandimarte Elena (scelta poesie lette ed interpretate dalla S.M.O., scelta membri della giuria, stilamento del regolamento, ricerca sponsor, ricerca modulistica, attività pubblicitaria, accoglienza giuria e ospiti speciali)