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/t-eisr'-T

CHE TI DICE LA PATRIA?
— TIENI DURO.
CHE TI DICE LA GLORIA?
— TIENI DURO.
CHE TI DICE LA VITTORIA ?

—

TIENI DURO.
^''^^^^

iS^i^^:

QABRIELE

DANNVNZIO
LARISCDSS.
^ ^^1^

m

>

A'
Mi
PROPRIETÀ LETTERARIA
EDIZIONE FUORI COMMERCIO

A CURA DEL SOTTOSEGRETARIATO
PER LA STAMPA

CASA EDITRICE D'ARTE
SESTETTI & TUMMINELLI - MILANO
A TUTTI I COMBATTENTI
NELLA TERRA D'ITALIA
NEL MARE D'ITALIA
NEL CIELO ly ITALIA
DEDICA

UN COMPAGNO FEDELE
NELLA VITA
NELLA MORTE
E NELL'AVVENIRE.
ALLA GUARDIA
DEL PIAVE.
COMBATTENTI,

compagni, or è un

anno, per Ognissanti, pel dì dei
Morti, noi cantavamo a squarciagola

su pel dosso del Veliki disperato. Vi

sovviene?

Un

canto che non poteva

essere interrotto se

Più

forte

era

il

era

un

nel

fuoco,

non

che T anelito della corsa

Tutto Tuomo

giubilo dei petti»

grido e

una vampa: un fuoco

una rapina

a volo su per
scoppii,

dalla folgore»

nella

rapina,

imbuti aperti dagli

gli

a volo sotto

Io

scroscio del

ferro e del sasso, a volo di là dal co-

mando

e di là dalla mèta»

una bandiera,
ogni carne era un lembo del tri-

V^era innanzi a

ma

colore palpitante»

tutti

D verde

rosso ricoprivano tutto

r altra

Ve

altura

il

il

bianco

il

monte, e anche

da prendere, immensi.

ne ricordate?

Ora siamo

qui fermi»
9
ALLA GUARDIA DEL PIAVB

La

Carso non

pietra cruda del

vacilla sotto

piede;

il

ma

abbiamo

piede nella dolce terra, abbiamo

il

ci
il

tal-

lone nella sostanza defla patria pura,

che è più viva della nostra carne stessa,
più cara del nostro cuore stesso e del

cuore di

tutti

Siamo qui
piamo

di noi

Ebbene

i

nostri cari.

fermi, compagfni*

una riva

io vi dico

Stam-

disperata.

che molto più di

quefla corsa senz'orme, che infinita-

mente più

di quefla vertigine d'assalto

su per quel monte ignudo e gloriosa
questa fermezza senza croflo di contro
afl' invasore.

Ecco che mi sembra d'aver peccato
afla memoria un evento

richiamandovi
compiuto.

Non

ci

dev'essere per noi

oggi memoria se non dei nostri morti

che rimangono
IO

là

dove non più siamo,
ALLA GUARDIA DEL PIAVE
c dei nostri vivi che rimangono dietro
di noi, ai nostri focolari, ai nostri altari*

Tutto

il

non

resto

vale, tutto

il

resto

dev'essere silenzio*

Per mille

sopra

giorni,

afle

fiac-

chezze, ai dissensi, alle frodi, ai tradimenti, a

tutti

e a tutte le

gli errori

abbiamo creato ogni giorno il
nostro coraggio la nostra arme il nostro
miserie,

utensile la nostra perizia

mero, come
sotto

il

il

nostro nu-

profeta inventa

il

futuro

r inspirazione del suo dio ?

Non

importa.

Là dove
verso,
i

avverso e per-

abbiamo domato infaticabilmente

luoghi e

eletti

tutto era

le fortune,

al più

novissimi soldati

grande sforzo

guerra grande?

Non

Abbiamo issato i

nostri pezzi là

all'uomo pesava perfino
nella sua tasca?

di tutta la

importa*

il

dove

suo pane

trasportato l'impeto
ss
ALLA GUARDIA DEL PIAVE
della battaglia

dove Tuomo appena

si

trascinava carpone? assodato le vie ro-

mane dove non

era pur giunto l'ar-

tiglio dell'aquila?

Dove non

Non

importa*

c'era lena che valesse a

superare l'asprezza dell'erta, dove la

nemica aveva scavato

bestia

le

sue tane

e le difendeva senza mostrarsi, dove

ogni masso bruto aveva per noi

il

suo

prezzo di sangue ammirabile, abbiamo
noi d' improvviso impennato la nostra
vittoria e sorvolato

in

un attimo?

a miracolo la vetta

Non

importa,

non im-

porta»

non ha, non deve avere ali
questa vittoria che abbiamo con noi
Ali

su questo confine tremendo.

Vi
le

fu in altri tempi chi le

penne perché non più

^Ua

partisse

sede della sua gente. Noi, perche

éÀ qui
12

si

mozzò

non

si

parta,

le

tronchiamo
ALLA GUARDIA DEL PIAVE

ambo

le ali

con Tasciat senza

pietà;

e la vincoliamo così mutilata e san-

guinosa contro Tinvasore, Sta su questa
riva della morte

come

la nostra pri-

gioniera immortale; e inflessibilmente
ci

guarda con quei suoi vergini occhi

che hanno

il

colore di queste acque

sante.

Vi sono

forse oggi altre acque in

tutta la patria nostra? Ditemelo»

Ve
che

si

oggi una sete d^anima italiana

possa estinguere altrove? Di-

temelo.

Vi sono

in Italia altri fiumi viventi?

Non voglio ricordarmene, né voi volete» Nomi di altre correnti? Non voglio
conoscerli,

né voi

volete»

Soldati del contado, soldati della
agricoltori, artieri, d^ogni sorta

città,

uomini,
13
ALLA GUARDIA DEL PIAVE
d'ogni iM*ovincia

dimenticate

italiani,

ogni altra cosa per ora e ricordatevi

che sola quest'acqua è per noi Tacqua
della

vita,

come

rigeneratrice

quella

del battesimo.

Se

in prossimità del vostro casolare

un torrente, è di quest'acqua.
Se un ruscello limita il vostro campo,

passa

è di quest'acqua.

Se una fontana

e nella vostra piazza,

e di quest'acqua.

Essa scorre lungo
afle porte,

per

mezzo

le

mura, davanti
contrade di

alle

tutte le città italiane; scorre

davanti afle

soglie di tutte le nostre case, di tutte
le

nostre chiese, di

Essa
tutti

protegge
i

nostri

tutti

contro

altari

e

i

il

nostri

asili.

distruttore

tutti

i

nostri

focolari.

E

soltanto di quest'acqua voi potete

dissetare le vostre donne,
14

i

vostri

figli,
ALT .A GUARDIA DEL PIAVE
i

vostri vecchi» Altrimenti periranno,

dovranno

nella desolazione finire.

Avete inteso? Questo fiume
è

maschio

che

nella tradizione dei Veneti,

maschio nella venerazione
Italiani oggi:

è la

-

il

Piave

vena maestra

-

della

di tutti gli

questo fiume
nostra vita,

vena profonda nel cuore della patria.
Se si spezza, il cuore s'arresta. Ogni

la

goccia intorbidata dal nemico, ciascuno
di noi e
il

pronto a riscattarla con tutto

suo sangue.

Non

mai, come qui, la vita e la

morte furono una sola unica potenza
liberatrice e creatrice.

Tutta

mille giorni vittoriosi

non vale

la luce di

la luce

d*un solo giorno di resistenza.

La

vittoria noi

in questa riva;

l'abbiamo radicata

e sta con noi senza

crollo e senza baleno.

Siamo

certi,

o
)5
ALLA GUARDIA DEL PIAVE
combattenti, o resistenti, siamo certi

che a un

mavera,

tratto,

le

come

le

frondi di pri-

irromperanno

dalle cicatrici

non

le ali

nuove

chiuse; e rivolerà ella

velocissima laggiù su le fronti dei nostri

morti che

tutti

^attenderanno in

piedi,

laggiù, fino all^estrema delle nostre se-

polture

eroiche,

fino

alF ultima

delle

nostre croci di legno o di ferro, e oltre,

e più oltre,

E

quel che fu perduto per

sarà riacquistato per

Viva sempre

16

i

Fltalia

secoli.
!

i

giorni,
A UNA RADUNATA
DI UFFICIALI

D'OGNI ARMA.
COMPAGNI
come
denti

il

d^armi, sa taluno di voi

io abbia serrato tra

più

amaro

i

miei

silenzio nei giorni

defla sciagura improvvisa,

quando non

lamentazioni o imprecazioni o esorta-

domandava la Patria, ma
Fatto unanime di volgere la fronte al
nemico e di non mai più cedere. Né
vorrei oggi parlare se questa parola non
fosse a me e a voi un respiro nel combattimento, una pausa nella battaglia,
un modo di guardarci dentro le pupifle,
zioni corali

di ravvisarci, di noverarci e di giurarci

insieme anche una volta come face-

vamo

nefle caverne e nelle doline del

Carso ancor nostro e sempre nostro per
quella grazia che concede a tutti
deli

il

i

fe-

possesso del Sepolcro.

Veggo

il

doloroso

amore tremare

nei vostri occhi.

Erano

le

radunate prima dell'assalto,
J9
A UNA RADUNATA

momenti dell'ansia eroica. Le
compagnie i battaglioni i reggimenti

erano

i

nelle trincee fulminate aspettavano Io

scocco dell'anima. In ciascuno di voi

l'anima

addensava come una forza

si

luminosa che

affluisse

da

tutti gli oriz-

zonti. L'origine della luce

a oriente

non era più

ma dietro ogni parapetto dove

fosse per balzare

primo un capo

di

uomini.

Non
di

posso senza fremito ricordarmi

quei nostri

commiati

taglio della sorte.

Le

fraterni

sul

piccole bandiere,

poco più larghe d'un cuore maschio,
erano come
grande.

faville

La

le

della bandiera

divinità era presente

come

nella distribuzione delle specie eucaristiche.

Tutte

averne una.
che,

sul

le

mani

Ve

si

tendevano per

ne furono

di

quelle

labbro di una foiba o sul

dente di una cresta, la tennero stretta
20
DI UFFICIALI

come un segno
pressa come la

di passione, quasi

una morte sublime.

nomi. Quei nomi sono

i

masti ai luoghi,

troveremo,

come

corpi. Li ri-

i

Ritroveremo Tamore che
che domò

che fecondò quella
d'inferno,

ma non

ci

di

senza speranza,

:

un amore

dannazione,

ma non senza

melodia. Per noi della Terza

Armata

Carso e beflo come l'amore

del destino.

Non può

essere deluso né

menomato.

cancellato né

Di quegli amanti riconosco
alcuno.

con

I

come

dal calore.
letto,

tra voi

più cari sono là una cosa sola

abbandonata dalla bat-

la roccia

taglia

legò a

quell'asprezza,

sterilità

un amore

l'amore del

ri-

rinomineremo.

li

quei sassi,

im-

stimate della Patria,

nel sacramento di

Conoscete

D OGNI ARMA

la

E

salma e abbandonata

tra

i

più cari

il

predi-

queflo che per potenza di passione
21
A UNA RADUNATA

andò più innanzi d^ogni
seco, quello che tra

e

il

altro e

m'ebbe

saliente del Faiti

saliente della via vecchia di Trieste

il

oltre

il

Timavo

rifulge

d'una gloria

falcata,

ora io mi pento di non averlo

lasciato

a Monfalcone nefla sepoltura

ignuda* Arderebbe intiero nel suo avello»

Ma

arde certo, oggi, anche là dov'è*

Quel

sacrificio fu tutto

d'amore. Per

combattere bisognava amare e credere*

Bisognava a ogni balzo divinare
lineamento d'Italia sotto

il

la crosta e-

getto d'una sola vena bastava

stranea*

II

talvolta

a mutare

la figura

d'un luogo

servo foggiata da tante cagioni nella
lentezza

dei

torrenti,

di

un

tempi*

Ne versammo

a

quel mistico sangue, per

una rupe irta,
per un cratere squallido, per un bosco
incarbonito, per un mucchio di case
vallone sassoso, per

disfatte*

22

Rinvenimmo

le selci

e le febbri
t

DI UFFICIALI

Roma

di

nella

D OGNI ARMA

belletta

palude

della

micidiale. Ostinati riscolpimmo la Patria

nei calvari! più

E

tristi.

che faremo ora?

Siete divenuti pallidi; o
la vista

mi

vacilla

che mi rimane.

Ecco che
chiato da

tutto quell'amore è sover-

un'onda

è portato via

di

sangue

infinita;

da una fiumana che pare

senza fonte e senza foce come

il

corso

dell'eternità.

Se
che

ci

mai questo
moltiplica? Se quello

quello fu amore, che è
strazia e ci

fu sacrificio, quale prova ci sarà oggi

dimandata? quale siamo noi per dare?
Morire non basta.

Se morire e cessare di combattere,
non si può morire. Bisogna rialzarsi.
La Patria partorisce i figli validi e
armati:

li

solleva e

li

scaglia. Sùbito

rende un vivo per un morto, un com23
A UNA RADUNATA
battente per

un

fucile tra le

mani, sempre

Nessun posto
può rimaner vuoto, oggi. Dov'è Io
spazio utile per un uomo, là dev'essere
un uomo, in piedi o in ginocchio, carpone o boccone, ma sempre con un
caduto.

al servizio

un'arme.

di

E

manca, ogni altra cosa
Nel Carso abbiamo sradicato
e rotolato i macigni. AI Cengio, una
se l'arme

è buona.

notte, valsero

e le unghie.

pugni e

i

E

i

calci,

qui le pietre

i

denti

non

si

leveranno da sole ? due braccia inermi

non

stritoleranno

Non
e

il

un nemico

afferrato ?

può oggi dominare il dolore
furore se non per un solo proposito,
si

per una

sola

giusto, per

attenzione:

non

fallire

stupisce che la vita

il

per mirar

colpo. Ci

si

comune possa con-

tinuare a scorrere, che

si

possa tro-

vare un qualunque sollievo fuor del24
DI UFFICIALI

razione, che
irridere,

possa discutere sorridere

si

che

D OGNI ARMA

ci

si

possa indugiare e

riposare.
II

ferito,

non
o una

se la piaga gli duole,

ha requie. Se

gli

spalla, tutto

suo corpo partecipa della

il

duole

collo

il

non dorme. L'Italia è una
nazione, è una patria, è una medesima sostanza vivente; e può non soffrir
doglia e

tutta

quanta per quella sua parte che

soffre?

non

essere di continuo inquieta

per quella parte che è straziata ?
travagliarsi

male che

in

le si è

non

ogni attimo per quel

appreso e

la

minaccia

fino ai precordii?

il

Questo fiume, dove siamo, non è
Frigido e neppure il Timavo e nep-

pure r Isonzo. Di

là

non

v' e terra

da

riconquistare contro l'usurpatore che

ce la contrasta. Questo è

il

puro fiume veneto ; e non

Piave,
il

primo

un
di
25
A UNA RADUNATA

qua dal vecchio confine, non il primo.
Di là non e* e il deserto di sasso, non
foiba

la

né

né ossame
e*

è

il

di

puro

dolina ne

la

calvario,

il

ma

borghi e di casolari,

fiore

d'Italia,

e*

è la più

sincera figura terrestre dell'anima
liana, c'è

il

solco diritto del nostro aratro

e della nostra storia,

e'

è la grazia an-

tica delle nostre piccole città
i

nostri

palma

Ora

Santi

le

portino

degne che

sempre in

mano.

di
la

ita-

branca ignobile

è là sopra.

dell'

invasore

La belva nauseabonda

turpa e appesta

il

nostro giardino.

de-

Che

faremo ?

Tanto abbiamo

noi lottato per

l'

in-

ferno carsico; e che dunque faremo

per questo paradiso?
Io vi ridico che versare
26

il

sangue
D OGNI ARMA

DI UFFICIALI

non

non

basta, offerirsi

non basta

basta,

morire» Bisogna vivere e combattere,

vivere e resistere, vivere e vincere.
Moltiplicatevi, e moltiplicate

Uno

uomini.

gano per
abolito

i

valga per

i

ha

latina

La guerra

limiti della gloria.

latina abolisca

vostri

dieci, dieci val-

La guerra

mille.

i

termini della persona

e le condizioni del numero.

Talune

madri

delle

che benedice tra
Eserciti, si

le

italiane, quelle

donne

rammaricano

se

non un

da

sacrificare, e

figlio,

non

marico è un atto

due
più.

il

di

Dio

degli

non avere

figli,

tre

figli

Ma quel ram-

di fecondità spirituale

che avanza ogni sforzo della carne e
raddoppia Tofferta»

Misera quella che vide tornare

al-

Timprowiso il figliuolo disarmato smarrito stravolto, da prima non riconoscibile; e gridò: ** Che è accaduto? „
27
A UNA RADUNATA

Quel che sia accaduto non ci giova
chiedere, non ci vale sapere. Nella prima
ora alcuno di noi desiderò perdere la

conoscenza

di tutto piuttosto

dannarsi a conoscere
II

che con-

cosa orrenda.

la

buio della disperazione era preferibile

a quel lume

sinistro.

La disperata morte

era preferibile al peso di quell'abominio.

Ma

il

vero coraggio

dolore,

una ferma potenza

dere.

nostro dolore

II

anzi di diamante.
la perspicuità

s*

come

è,

di

Falto

compren-

è fatto di ròcca,

Non

è del

diamante

indomabile? Essa è anche

del nostro dolore e del nostro coraggio,

o uomini nuovi, o

fratelli

nel

patto

verace.

Se

vi fu onta, sarà lavata.

fu infamia, sarà vendicata.

già soffia sopra la

massa

Lo

Se

vi

spirito

infelice,

e la

suscita.

Quella madre, davanti all'appari28
DI UFFICIALI

D OGNI ARMA

zionc del fuggiasco fangoso, balbettava
sbigottita

mio?

**

:

Sei tu ? sei

il

figliuolo

.,,

Non

su

era

quel sangue che

lui

splende anche quando s^aggruma
il

fango della strada lorda,

lui ferita alcuna,

ma

crudo: un marchio»
del servo
spalla

o

qualcosa di più

Non

tra ciglio e ciglio

fosse

era in

il

marchio

o del malfattore, sopra

marchio per
vile

la lordura

Non

dei rigagnoli e dei fossi^

ma

;

tutto,

stata

come

;

ma un

la

solo

se la carne

rimessa in un'altra

matrice e ristampata a vergogna.

Quella madre guatò Io sconosciuto e
gridò dalle viscere: "Io

E

non t'ho

fatto.,,

la più straziante delle parole

ma-

teme; è la più terribile delle rinnegazioni umane. Lacera e insanguina
di nuovo il grembo, molto più a dentro
che Io spasimo del cattivo parto.
29
A UNA RADUNATA

L^udimmo sorgere anche dalla terra,
come una voce delIMntimo, palpitare
per le colline e per

lungo

le valli,

gli

argini e le ripe, nello splendore di tutte
le

campagne, quando passavano a capo

chino

le tristi

mandre inermi che pa-

revano cacciate innanzi dalIMnvisibile
bastone»

**

Chi dice

non t*ho fatto. „
che non v*è orrido di

Io

eguale all^orrido di certe facce

E

abissi

umane?

vero* Quelli uomini sfigurati ave-

vano perduto qualunque impronta

della

razza, qualunque espressione virile. So-

migliavano al nemico: somiglianza odiosa che sembrava esser passata at-

traverso la schiena per stamparsi nel

muso

docile»

Richiamavano

moria quei branchi misti
d'ogni genìa che

giù per
taglia»

30

il

alla

me-

di prigionieri

vedevamo

strascicarsi

Vallone, nelle sere di bat-

Avevano

tutti

insieme

un

colore
DI

UFFIOALI D OGNI ARMA

escrementoso e più non vivevano se

non

dal ventre floscio.

Non

guardavano intomo, e non innanzi né indietro. Uonta aveva messo
i

paraocchi afla loro bestialità ignara»

Qascuno aveva

per orizzonte

dosso

il

del complice. Stranieri nella loro terra,

nemici nelle loro strade, senza patria
nella patria stessa

Non
si

si

sapeva

I

se,

a vederli,

il

cuore

serrasse di sdegfno, di spregio, d^abo-

minio o

di

compassione. Pativamo per

loro in tutta la nostra terra

:

pativamo

in ogni zolla, in ogni foglia, in ogni filo

d^erba, in ogni ombra, in ogni colore,
in ogni

suono, in ogni cosa bella e

incolpevole, penetrati da

una

bellezza

che non avevamo mai sentita così cocente.

AI più sagace e

al più

appas-

sionato di noi questo paese di verzieri
e di acque, di cadenze e di vie lisce,
3J
A UNA RADUNATA
di colli cilestri

e di malinconia,

mai apparso

era

non

una grazia tanto
come

in

profonda» Era la nostra creatura,
noi eravamo

le

sue creature» Ci parlava

da presso, quasi col

serrava contro di noi,

si

ciava quasi umanamente,
sul petto,

si

nel fiato;

fiato

abbrac-

ci
ci

palpitava

faceva carne della nostra

come quando una grande svenricongiunge i consanguinei, come

carne,

tura

quando
si

si soffre si

spera e

si

rimemora

si

dispera insieme.

Ah, veramente, compagni,
i

paesi d* Italia questo

il
il

più

umano,

il

Veneto sembra

più sensibile a chi Io tocca.

conflitto

dei fiumi

È venuto

Tuomo ne

cercato,

viene.

V ha salvato dal

e del

dato di sé egli stesso,

mare,

Tha

Fha riscalTha foggiato

sollevato al calore del sole,

32

fra tutti

più dolce a chi Fama,

dall'uomo così come

L'uomo r ha

trepida
DI UFFICIALI

D OGNI ARMA

f

e rifoggiato,

Tha

fecondato,

Tha

ricchito abbellito ingentilito, negli

senza numero.
grigia

dalla

Non

ar-

anni

sembra emerso

palude padana

ma

dal-

Tardore dell^uomo fidente.

Per

ciò intendete

come oggi

in questa divina passione

Non

si

parli,

dell^ autunno.

può guardare Terba Iene d^una

riva flessibile, la porpora e Toblio d^un

parco patrizio, una vecchia peata mar-

un canale pigro, un solco fumante in un campo tranquillo, una
striscia di sole sopra un prato orlato
di salci, un mucchio di foglie morte
davanti a un trofeo di pietra consunto,
senza che ognuna di queste cose diventi in noi un sentimento d^amore che
non si può sostenere se non soffrendone. E i secoli soffrono in noi come sof-

cita in

fre

il

domani.

in noi
5

come

E gli avi remoti

soffrono

soffrono

venturi.

^

i

figli

33
A UNA RADUNATA

Ma

mandre sen^a volto
e senza nome non guardavano, non
riconoscevanot non comprendevano» In
quelle cupe

certe ore la bellezza della terra dive-

niva così forte che pareva dovesse fendere sin la fronte dei buoi aggiogati.

Ma

il

grido della rinnegazione materna

non giungeva al cuore disumanato
solo. ** Io non t* ho fatto. ,,

Eppure oggi

sempre no-

la nostra

vella fede ci dice che

anche

i

più torbidi

saranno illuminati, che anche
tristi

saranno

Non

e

i

più

salvati.

scampo per essi. Per
chi cede, per chi fugge non v'è scampo.
Non V* è scampo per chi non resiste.

Non
con

V* è salute se

tutte le forze e

La
34

v^ è altro

non
con

nel combattere

armi.

tutte le

parola della terra

non

è

:

**

A
DI UFFICIALI

palmo a palino
**

Pollice

della

il

è

La

parola

Non

piegare

,,.
**

:

neppure:

,,.

vi sono vili

nemico

ARMA

pollice

Patria è oggi

d^un'ugna

Se

per

,,

CXJNI

Non

D

perdono,

i

quali sperino dal
la

condonazione,

l'indulgenza, ignominiosamente s'in-

gannano. Questa guerra
questa guerra del
sericordia»

n

mondo

è senza pietà

;

è senza mi-

patto è stato imposto dal

nemico, osservato dal nemico, dal ne-

mico riconfermato ogni giorno,

È

una guerra guerreggiata per l'abolizione di tutta una grande civiltà
a profitto di un'altra che non la vale,
di tutta

un'altra

una grande storia a onore di
che non l'eguaglia, di tutta

una grande coscienza a favore
un'altra che

si

di

dimostra ogni giorno

più bassa.

Non

e

giusto ricordare

i

Goti

gli

35
A UNA RADUffATA
Eruli gli

La

Unni dinanzi a questa

ira.

crudeltà di quella barbarie era in-

consapévole; la crudeltà di questa è

come

meditata disciplinata coordinata

una

dottrina esplodente.

frenesia pare

un

avviene talvolta

Anche

di ridere

quando consideriamo

rore,

e pose di

la

sua

prodotto chimico. Ci

pur

nell'or-

mosse
questa massiccia belva meccerte

canica.

E

necessario disarticolarla.

Perseveriamo.

Che gridavano,
anni, sotto
tagli,
**

i

il

or è mille e mille

baleno della spada a due

vincitori ai vinti?

Non

siete

voi uomini,

da noi possedute,

si siete

men buone

stimenti, dei vasi, dei

Ietti.

cose

dei ve-

Noi

dalle

vostre viscere trarremo le corde adatte
36
f

DI UFFICIALI

afle

D OGNI ARMA

frombole e agli archi; e

remo

pel

le

serbe-

giorno in cui ci bisogni domare

insania di schiavi se qualche rampollo

abbiamo

risorga dal tronco che

reciso.

Ma

non lasceremo radici» ,,
Qualcuno di voi già conosce

il

testo

d'un canto di guerra rinvenuto, tra

roba rubata, in fondo
soldato

tedesco

fatto

alla tasca

d'un

prigioniero nel

Friuli invaso. È, su la soglia d'Italia,

l'incitamento rinnovato ai saccheggiatori di chiese,

di scuole e di ospedali,

donne, di

ai torturatori di

e

Avanti, prole defla Ger-

di vecchi.

**

mania

armi

in

fanciulli

È

l

questa l'ora del-

l'allegrezza e della gloria.

Di più nobile e

„

di più agile

numero

è l'antico inno, misurato sul passo del
calzare leggero,

forme.

**

Le

non

dello stivale de-

vostre vergini

molli le

soffocheremo nel nostro amplesso ro37
A UNA RADUNATA
busto. Sul

marmo

sbatteremo

i

n grembo

cioli.

dei ginecei violati

pargoli vostri

come

cuc-

madri noi scru-

defle

teremo col fuoco, e non rimarranno

germi

nelle piaghe fumanti.

La rauca sequenza

„

teutonica vuol

persuadere al lanzo che

la

nostra carne

imbelle

non

mare

campi che saranno suoi e

i

è

buona

se

suoi figliuoli. Gli insegna

non a

come

concide'

la vita

del vinto sia assunta dal vincitore,

come

nell'uccisore trapassi la vita dell'ucciso,

e

come

sia

da adunare nell'unico petto

della patria l'intera vita
**

Non

donne e
spesso

il

t'infemminire in pietà verso
fanciulli. II figlio del

vincitore di domani.

la vittoria se

detta?

mai

mondo.

del

E

il

Che

domani cova

che sorta

se abbattessi

il

di

vinto fu

la

ven-

padre saresti tu

tuo avversario e

lasciassi in vita quello del figliuol

38

vale

tuo?
DI

UFPICIAU D OGNI ARMA

Prole della

**

Germania

in

armi,

avanti I Fulmina, dirompi, abbatti, trasaccheggia, incendia.

figgi,

uccidi, e uccidi
**

Eccoti

gloria.

E

E

uccidi, e

I

aperto

il

cammino

della

„

questo

il

canto stupido e feroce

gorgogliato nella strozza del lurco sul
limitare dell* Italia

bella.

Si può

credere che, nella notte lugubre di
poretto, gli abbia risposto
della

pace? Si pensa

il

mai
Ca-

ritornello

ai castighi

ful-

minei delle età miracolose. S^imagina

una bocca subitamente incancrenita,
una lingua disseccata come Tesca, un
cuore divenuto subitamente di cenere

a

far

groppo nella gola infame.

G)mpagni, non e yero, non può
essere vero.

Ecco che oggi rispondono a misura
d'animo e d'acciaio, com'è bello rispon39
A UNA RADUNATA DI UFFICIALI D
dere,

com'è romano e

tra

i

pascoli di

ARMA

italiano rispon-

dere, gli eroi subitanei
balzati di terra, tra

OGNI

della riscossa

Brenta e Piave,

Asiago e

le

rupi della

Val Gadena, giù dagli speroni del
Grappa fino alle velme delle Lagune,
dall'alpe nostra fino al nostro

E
il

40

mare.

ritaliano che più uccide sia oggi

figliuolo prediletto dell'Italia in armi.
AGLI ITALIANI

DELLE REPUBLICHE
LATINE.
A
di

gli

tutti

bliche latine, Italiani per

sangue paesani per giure

nefl^

Repu-

delle

Italiani

America

libera,

di

giure

luogo

seconda

questa

non può
chiamata della madre
essere invito ma è comandamento»
Italia

Quando

combattevamo

la

prima

guerra di là dal confine ingiusto, nelle
terre

da

liberare,

d^ aspra

vittoria più aspra, vi

stassero

i

vittoria

in

sembrò che ba-

vostri voti e le vostre spe-

ranze ad accompagnare Io sforzo della
vostra gente, di morte in morte, di meta
in mèta.

Vi bastava

dalle fatiche

alzare la fronte

o dai negozii per scor-

gere sopra r

Oceano

la

faccia

della

Patria lontana ravvicinata dallo splen-

dore del sangue. Splendeva per voi

una nuova aurora di là dalle grandi
acque. Gascuno di voi poteva inerme
ripetere la parola di quell'eroe nostro
43
AGLI ITALIANI

che un giorno cavalcava con pochi

uomini sanguinosi verso Rio Grande :
**

Sono pieno

per

i

morti

Ma

d^orgoglio per

i

vivi e

,,.

questa seconda guerra, che se-

para dalla prima una nera zona di
destino, è combattuta di

ingiusto

su

:

poggi, su

i

qua dal confine

nostri monti, su

i

nostri

nostri fiumi, su le nostre

i

pianure, nelle nostre lagune, nei nostri

borghi, nelle nostre città:

nell^ Italia

viva, nel corpo e nell'anima di quella

dove

Italia bella

sofferto,

siete nati,

dove avete

dove avete sempre sperato

di

ritornare»

Ora non
gnare

il

miele „

,

potete più indugiarvi a so-

dolce ritorno,

no»

La

il

**

ritomo

ritomo in armi sta sopra ciascuno
voi valido.

La

di

necessità imperiosa del

Patria e

ferita,

di

è lacera,

è arsa: la vostra nutrice è profonda44
DELLE REPUBLICHE LATINE

mente piagata
che copre

il

mammella sinistra
La piaga si allarga,

alla

cuore.

divora la sostanza profonda, minaccia
la fonte della vita.

Se

la

dolorosa vi

chiama, a traverso T immensità notturna,

come

potete voi dormire?

giorno vi chiama,

come

Se

di

potete voi chi-

narvi sopra un^altra terra a spargere
il

seme, a raccogliere

cumulare

i

il

frutto,

ad ac-

vostri beni?

Respirate un^altra stagione. Avete
sole caldo su le vostre

mani

abili.

Non

so quale ricchezza vi cresca sotto
occhi avari.
il

Ma

qui

non

z*

è se

il

gli

non

vento della disperata battaglia, più

implacabile che quello
qui c'è

il

della

gelo dell'inverno e del rischio,

aguzzo come

la baionetta in asta,

questa la vostra stagione,

tempo

pampa;

o

esuli:

È
il

d'Italia,

45
AGLI ITALIANI

Mi sembra

un

che, se avete

r acciaio

filiale,

petto

macchine

delle vostre

lucrose vi debba oggi ferire d^una ferita

più atroce che qualsisia dai vostri fratelli

ricevuta nella resistenza»

tete più lavorare,

Non

po-

amministrare, lucrare,

no. Dovete armarvi.

oggi non può esservi

Anche per voi
se non un solo

acciaio: quello che falcia le

masse

invasori, quello che corica

degli

nemico

il

sul suolo insozzato.

Per voi e per
e per

i

infedeli,

di

lontani,

non

morte :

vitù, di

si

noi, per

per

si tratta

i

fedeli e per gli

soltanto di vita o

tratta di libertà

potenza o

prossimi

i

o

di ser-

di miseria, di

onore

perpetuo o di perpetuo vituperio. Se

non

resistiamo, se

non vinciamo, voi

medesimi sarete umiliati sopra

la terra

che vi ospita, schiacciati contro

la terra

che v' è larga, con
46

la faccia nel vostro
DELLE REPUBLICHE LATINE
solco,

con

il

collo piegato sul vostro

utensile»

E così saranno
e servi in
di

due

i

vostri

figli,

terre, chi sa fino

stranieri

a quando,

generazione in generazione.

Per

ciò voi siete

oggi chiamati a

difendere due patrie: quella che san-

guina sotto Furto del nemico e quella

che sovrabbonda sotto

il

vostro lavoro.

Nella patria seconda avete fecondato
il

deserto, fatto portuosi

mare, fondato

istituti

il

fiume e

sodalizi focolari

senza numero, inventato congegni,
nalzato monumenti, edificato sedi
stri,

conquistato

ogni giorno

che

la patria

il

diritti

nome

il

i-

iflu-

solenni, esaltato
latino.

Ma

prima vi chiede

oggi

di pre-

servarle le testimonianze del suo passato

e di confermarle le fondamenta del suo

avvenire, potreste
grido e

non

non accorrere

al

suo

offrire le vostre braccia ?

47
AGLI ITALIANI

Operai, coloni, costruttori di civiltà
e forse forieri di bellezza, tutta Topera

vostra crollerebbe nel suo crollo, e

il

sangue del suo martirio rimarrebbe accagliato sopra le vostre braccia avvilite.

Sareste

rifatti

schiavi due volte,

due volte vergognosi.

Se alcuno

voi abita in Cata-

di

marca, voglia ricordarsi
mini

liberi

di quegli

che uccidevano

i

figli

tendoli contro le rocce affinché

vergognassero

di crescere sotto

uo-

sbat-

non

il

si

giogo

dei conquistatori.

Ma

un

altro

ricordo da per tutto

vige, lungo le rive e sopra le acque,
in

mezzo a

assalito

voi:

dai

Timagine

mercenarii

Giovan Pietro Abrecu

di colui che,

austriaci

all^estancia della

Barra, lottò per cinque ore, con
48

di

soli
DELLE REPUBLICHE LATINE

compagni: uno contro

tredici

dieci; e

vinse.
**

Ogni colpo

fallito è

Questo egfli ripete oggi

perdizione,

tt

agli Italiani della

penisola e a quelli d^oltremare, ch'egli

avvia verso

porti

i

donde partono

le

navi per T Oceano insidiato.

Soleva

addormentarsi, nel suo

egli

poncio forato dai colpi di lancia e dal

piombo

delle carabine,

occhio solo,

chiudendo un

come a Maromba, come

a Coritibani, per esser pronto sempre
a balzare in piedi e a gridare : ** All'armi

I

f,

Ora getta verso di voi quel grido
con un cuore più che mai potente.
L'ode

non

la

ODrdigliera distante.

E

voi

l'udite?

Non
libertà

siete

anche voi

„ come

i

**

figli

della

suoi fanti che col gi-

nocchio a terra aspettavano l'assalto?
*

49
AGLI ITALIANI

come

i

suoi domatori di cavalli che

formavano V istrice impenetrabile,
di lunghe lame?

irta

Eccolo venire a cavallo dalla palude
di Palos che ha i cinque fiumi simili
alle dita della mano aperta ; e gli duole
il

cuore per un^altra laguna più

triste

e più bella.

il

Ecco la sua Annita che ancora punta
cannone di bronzo sul ponte della

goletta, e

poi imbraccia la carabina*

Eccola che rompe a nuoto la furia del
torrente, appesa alla criniera del puledro incoraggiato dalla maschia voce»

suo sublime Anzani che, con
miccia in pugno e col piede su la

Ecco
la

il

santabarbara della batteria, urla dai

polmoni corrosi :

**

Gli Italiani

non

si

rendono I „

Se

ritornate, se venite

a combattere

per la divina libertà, o esuli, sarete a
50
DELLE REPUBUCHE LATINE

come i suoi legionarii, sarete al
amore come i superstiti del
CerrOt della Boyada, del Salto, come
noi

nostro

la legione giurata

che ricusava

dava

il

Non

e

darete voi tutto ?

il

soldo

sangue senza misura.

non darà quanto

il

E

il

povero

ricco? assai più

del ricco?

Poverissimo
della

come

egli era,

lo sposo

Povertà ; e non aveva se non una

Ma,

camicia.

più caritatevole del santo,

cavaliere che con la spada divise in

due

il

gionario più povero di lui
italiano.

verso

ceva
**

un
come

mantello, egli la donò a

Non

era

una

lui,

sorta di carità

la patria infelice?

egli

e,

le-

Tuttavia

di-

a Giacomo Medici, più tardi:

Non Tuomo, non Tuomo

sempre, nuU^altro che

;

la patria

la patria.

„

Noi non siamo oggi uomini se non
per dissolverci in una vit4 infinitamente
5}
AGLI ITALIANI DELLE REPUBLICHE LATINE

più grande della nostra vita. Perché
nostri

figli

vere, noi

non perdano

la

i

cagione di vi-

dobbiamo e vogliamo morire»

Chi sarà

il

vostro pilota

se

non

quegli che, per continuare a combattere,

trainava

il

suo naviglio rattoppato

e rimpeciato di laguna in laguna con

cento coppie di buoi ? Solo proteggerà
il

vostro passaggio, dalla costa atlan-

tica alla

E

sua riva tirrena.

all^approdo vi ripeterà egli forse

l'orazione piccola che risonò sul

cuari:

**

Ognuno

oggi combatta

Tacome

se avesse quattro vite per difendere la
patria e quattro

Non

anime per amarla. „

dirà egli quattro; dirà cento, dirà

mifle.

E, pel vostro amore e pel vostro
valore senza limite, domani

non

vi sarà

più oceano tra le due patrie latine.
52
AGLI ITALIANI
DEGLI STATI UNITI.

it
NELLA

prima notte

guerra,

nella

prima guerra,

Roma

Roma

ziosa.

come

era ridivenuta romana,
della

sua repu-

Roma non

in

aveva
maggio un vano
silenzio aveva offerto

sacrifizio alle

due divinità che stanno

popolo

blica. II

gettato alle

di

nuvole

ma

clamore
il

della

era rimasta silen-

tempo austero

al

nostra

della

prima ora

di

sopra Fazione: alla Fede e alla Costanza.

Tra

monumenti che

i

la tor-

bida notte rendeva più vasti e più solenni, la volontà del popolo

inalzarsi

come

il

sembrava

più vasto e

più

il

solenne dei monumenti.

Una

voce

d^ Italia

lontano e da presso.

Un uomo
lenzio

dltalia vi

come

iscolpita,

si

ve

Ve

lo disse,

di

ne ricordate?

mandò

manda una

quel

lapide

dove una sola parola

si-

non

sia

da

scolpire: la più grande.
55
AGLI ITALIANI

Disse

gruppo

**

:

Esuli

volontari!

di stelle, sotto

Roma,

coloni di

di libertà,

vigilanti, già rivolti

capo e Tanima,

il

il

forieri d'Italia, esuli

che sogno ansiosi e
indietro

segno

il

sotto

rivolti alla

Patria lontana, io vorrei che voi sen-

potenza di questo silenzio, voi

tiste la

che dovete varcare

col vostro carico di

Ma

i

mari

Madre che

per venire alla

amore

silenziosi,

vi aspetta

e di sangue»

sforzo e della lotta senza tregua,
lenzio

non poteva

vano, se supera
petto»

II

il

si-

essere raccolto, né

misurato né pesato»

il

„

costaggiù, nello stridore dello

Il

grido stesso è

Io spazio e

non passa

vento dell'oceano disperde

anche F odore del più acre sangue»
Eravate

al travaglio, eravate al

dagno, eravate
sorda, in

alla

mezzo a un popolo che igno-

rava o disconosceva
5«

gua-

pena, in una terra

la necessità e la
DEGÙ STATI
giustìzia del nostro

UNITI

combattimento. E-

ravate smarriti nel tumulto delle dispute,

men-

defle sentenze, delle illusioni, delle

zogne, dei traffici, dei lucri, delle paure,
delle avarizie»

Troppo avevate

dispe-

rato della Patria, partendo a cercare
in altri lidi le vostre fortune.

avevate dimenticato
costruendo in
pietre

il

un

la

sua fiamma,

con

altro suolo

vostro focolare.

Troppo
altre

Troppo lunga

umiliazione avevate patito

nell^ esilio

mercenario, perché d*un tratto poteste
risollevarvi a insolito orgoglio.

brava che r alloro e
nostra gloria
fonde.

Non

la

Vi sem-

quercia della

non avessero

radici pro-

ambivate corone. Rima-

nevate senz'armi in mezzo a un popolo
inerme, forviati dietro false imagini.

Ma
Le

stelle

tettrice

h

la luce si

faceva a poco a poco.

tessute nella bandiera pro-

s'irradiavano per levarsi

come
57
AGLI ITALIANI

una

costellazione

sinistro.

II

salute nel cielo

di

popolo della bandiera

cominciava a comprendere che
causa era anche
di tutti gli

L^aprile,

la

uomini

mese

il

stellata

la

sua causa:

nostra

la

causa

liberi»

delle natività fatali,

Tevento ammirabile.

recò

Allora una voce italiana tentò di

varcare novamente l'oceano.

Oggi - diceva quella
per Tanima dltalia, nel
di Washington divenuto
celso di. luce come Farce
ghirlanda fiorisce
l'eroe

con
l'

che

gli

nome

il

uomini

di

voce

-

oggi,

Campidoglio

un luogo

busto dedicato
liberi

gloria

ec-

romana, una
al-

chiamarono

Cavaliere

del-

Umanità.

E

una ghirlanda pura come quel

ramoscello di
58

lilla

offerto

dal

poeta
h

DEGÙ STATI
alla

bara di

come

Abramo

UNITI

È

Lincoln.

sacra

quel ramoscello in perpetuo

fiorente

**

dalle foglie tagliate in

ri-

forma

di cuore.

„
sembra che in questo

E

aprile di

passione e di tempesta riecheggi
di

un

il

grido

aprile già torbido di allegrezza

e di cordoglio nella storia degli Stati:
**

O

capitano 1

O mio capitano

rombo

ed ascolta

il

Per

bandiera sventola

te la

Ecco che

il

I

Sorgi

dei bronzi. Levati!

gruppo

,,.

di stelle

su la

grande bandiera republicana diventa

una

costellazione di primavera

le Pleiadi,

un segno

propizio ai na-

viganti armati e inermi,

segno per
reggiano
II

tutte le

come

uno

spiritual

nazioni che guer-

la nostra guerra.

saluto d7talia, dal Gimpidoglio al

Campidoglio, giunga al popolo delI^Unione

come

il

più alto fra quanti gloS9
AGU ITAUANI
rificano

Io

spirito

che Io conduce a

riconfermare e risuggellare

con
le

la libertà.

Perché

il

suo patto

Tltalia, sola fra

nazioni alleate, potendo evitare la

guerra e rimanere spettatrice inerte,

non

sollevò liberamente in armi

per la riconquista

quanto per

Roma

dell'uomo libero» Ella
il

retaggio

la salvezza di tutto ciò

nei secoli nati da

fa oggi

suo

del

si

si

tanto

che

fu la nobiltà

armò, come

popolo degli Stati, per

una

ragione ideale, per una rivendicazione
eroica.

II

suo atto spontaneo, come
oggi compie la gente di

quello che

Giorgio Washington, ebbe
di

un

la bellezza

offerto alla

sacrificio

speranza

dell'uomo.

Così

ella

meritò di rinascere,

un cuore nuovo,

riebbe

un

si

fece

solo volto,

60

fuse in

una

sola virtù.

Questo

si

e

miracolo della giusta

il
DEGÙ STATI
guerra,

il

miracolo medesimo che oggi

improvviso

all^

UNITI

vediamo

risplendere

r Oceano disonorato dagli assas-

oltre

sini e dai ladroni»

La

ma

non

nostra guerra

è distruttrice

creatrice»

II

barbaro con

tutte le

le

atrocità

e

ignominie ha cercato di abo-

lire l'idea

lotta,

tutte

che, fino alla vigilia della

Tuomo

si

faceva dell'uomo.

Or

ecco che noi ricominciamo a sperare
nell'altezza dell'uomo.

n barbaro

moltiplica sopra gli inno-

centi gli strazii infami dell'odio, alter-

nando una impudenza
stupidità

belluina.

senile

Ora

il

con una

viso

del-

l'amore senza lacrime non mai fu più
raggiante, perché l'amore

non

fu

mai

tanto amato.

n barbaro ha propagginato l'eroismo,
l'ha coricato sotterra,

l'

ha

confitto nel
6i
AGLI ITALIANI

putridume; ha abbattuto

cattedrali

le

aeree dove culminava Taspirazione del-

Tanima perenne; ha
le sedi della

di tutte le arti;

ha sconvolto

menti del Cristo e lacerato

madre

della

di

Dio.

precipita e trabocca

un

i

il

linea-

grembo

Ora la bellezza
sul mondo come

torrente di maggio.

petti

e arso

disfatto

sapienza ornate dal fiore

Non

abbiamo

abbastanza capaci per raccoglierla

e contenerla»
II

gran popolo

della bandiera stel-

alzandosi in piedi per difendere

lata,

Io spirito eterno dell* uomo, oggi au-

menta a dismisura questa somma

di

bellezza opposta al furore e al fragore
della barbarie»
**

O

di te;

libertà, disperino

non

io di te sarò

pur

gli altri

mai per

di-

sperare „ gridò negli anni il vostro poeta
leonino»
i2
DEGLI STATI UNITI

Per questa speranza

tutta la vostra

gente^ a nord, a sud, a est, a ovest, oggi
si

leva ed offre

i

suoi beni accumulati,

riconoscendo nella nostra causa la più
bella

causa che l'uomo abbia mai avuto

per combattere.

Eravate una massa enorme e ottusa
di ricchezza e di potenza.

trasfigurate

in

spiritualità

operante. Apparite

come

**

Ed

ecco vi

ardente

e

una razza

tempesta „ pronta alla
eretta in faccia al futuro più grande

di passione e di
lotta,

di tutto
di

il

passato. I rulli del

Mannahatta coprono

gli

tamburo

ultimi guaiti

della viltà.
II

]

morte

4

aprile cade l'anniversario della
di

Abramo

Lincoln. Dal suo

sepolcro risorgono le grandi parole che
la

sua sacra bocca parlò nel cimitero

di

Gettysburg, sul suolo santificato due

volte dalle ossa dei morti e dal sangue
63
AGLI ITALIANI

dei combattenti. Tutti gli Stati, a nord,

a sud, a
notte

est,

a ovest,

atlantica

le

odono

nella

dove sola splende

la

costellazione di primavera.
**

Io dico che questa nazione, con

Taiuto di Dio^ deve avere una nuova
nascita nella libertà.

„

Allora parve che voi medesimi foste
per avere

una nuova

nascita nella na-

zione ospite ridestata e illuminata.

Non

più vi corrompeva la comodità della

pace

utile.

Né

in

mezzo a un popolo

che s'armava potevate rimanere inermi;

né in mezzo a un popolo che voleva
gettare nella fucina delle sorti

beni potevate voi serbare
accrescerli.

Eravate

in guerra adottati da

figli

i

64

suoi

vostri e

d'una patria

una seconda patria

in guerra: per duplice obbligo

combattenti.

i

dunque
DEGÙ STATI

UNITI

Chi era ricco abbandonò

i

suoi averi?

chi era povero tralasciò la sua arte?
chi era giovane offrì la sua giovinezza?

vecchio diede

chi era

il

più robusto

dei suoi nati? chi era invalido
al più

si

piegò

umile servigio, pur di servire

Buona Causa?
Persisteva un malessere molle, perdurava un disagio ambiguo. No, la luce
non era interamente fatta. Un occhio
la

solo era aperto, sotto

una palpebra che

batteva.

D

popolo degli Stati non

contro
tutti

i

contro

si

levava

non affrontava
nemici, non armava il Diritto
tutti

i

barbari,

tutti

i

violatori;

ma

faceva di-

vario fra barbaro e barbaro, separava

nemico da nemico, distingueva impero
da impero. Dichiarava

Tedesco e non

guerra al

ali* Austriaco 1

da parte appunto
e

la

il

Lasciava

nostro avversario
65
AGLI ITALIANI

immediato^

a

faccia

quello che noi

che sapevamo noi trattare

quello
ferro

impeto

contro

nime contro

la più
tutti

i

una-

ardore

astuzia,

discordia coatta. Balzato

in piedi per difendere
stessa

della

a

coraggio contro frode,

freddo,

caro

avevamo

a faccia nell^AIpe e nel Carso,

odiosa

il

Diritto **più

vita „,

costrizione

diritti

e

di

tutte

rispettava

secolare di
le

libertà,

onorava come nazione un'accozzaglia
di genti diverse

a

senza

proteggere

patria libera

imbrancate e forzate
fede

ma una

non

una

falsità costituita

in violenza.

Anche una

volta

Fastro terribile del

Era un

il

dolore e stato

mondo

sole saliente

ingiusto.

ma non

culmi-

nante ancora, divenendo sempre più
esigue

le

ombre* Doveva attingere

il

culmine per risplendere meriggio del66
DEGÙ STATI

UNITI

r anima umana, asse e face

del novis-

simo giorno»

Anche noi non avevamo abbastanza
sofferto, non avevamo abbastanza sanguinato, non avevamo espiato i nostri
contro noi medesimi.

falli

Abbiamo dovuto
tutti

sacrifizii

i

biamo dovuto
la

redentori in terra.
patire

rinnegazione.

La

la tristezza dell^alta

fra
di

i

patire la legge di

tradimento e

il

Erano

ha provato

Patria

Vittima che sedette

suoi all^ultima cena.

colui

Ab-

**

La mano

che mi tradisce è meco. „

tuttavia col

Maestro

gli

undici

fedeli.

Non

erano con Tltalia

vittorie?

le

E la dodicesima fu V

sue undici
**

oscura „,

fu quella d^Iscarioth, quella che la diede

all^awersario.

Voi

Io sapete

omai.

Abbiamo

sop-

portato la percossa, l'ingiuria, la ver67
AGLI ITALIANI

gogna,

tutti

gli

strazi!»

Ed

eccoci in

eccoci sempre in armi. Stringiamo i denti sul nostro dolore, e Io
mutiamo in ferreo proposito. Siamo
piedi,

due volte

Due

oggi.

italiani,

volte italiani siete oggi anche

voi, nefla terra della vostra

mune

L'Unione

fa

nostro compito.

suo

il

nostro disegno,

Comprende

la nostra necessità vitale.

è

una

E

pena co-

e della vostra conquista cotidiana.

decrepita

e conferma

**

L'Austria

menzogna che

giusto che crolli:

il

crolla.

è giusto davanti

a Dio, davanti agli uomini e davanti
alla storia degli

è inevitabile che

Se

si

di sopravvivere,

le loro origini

vittoria

e

si

È

alla

Impero genti

rinvengano esse

luce della nostra

ricongiungano

delle loro patrie

giusto ed

disfaccia e sparisca.

vi sono tuttavia nell'

degne

68

uomini.

risollevate.

alla

„

vita
DEGLI STATI UNITI

Riconoscendo per nemico
nemico, riconoscendo alfine

il

nostro

la santità

della nostra guerra, la gente di Giorgio

Washington

arma,

vi riconsacra e vi

vi fa suoi soldati e nostri soldati, vi fa

presente la patria lontana, vi riannoda

a sé e

ristampa e

alla vostra razza, vi

ribattezza nella verità della causa una.

Essa viene.
spinge,

E

voi.

Non

vi incita,

manda, ma

non vi
non verrete voi

non

vi

viene con

tutti?

Tutti con mille navi e con una

medesima nave.
Sapete voi qual fosse
quella su cui per la

vigò

il

nome

il

di

prima volta na-

giovinetto Garibaldi?

Maravigliosa ed umile,

si

chiamava

Costanza*
**

Com'eri

spira

bella,

o Costanza, ! „ so-

r Eroe quando

la ripensa,

la risogna, fino all'ultimo

quando

fiato*.

69
AGLI ITALIANI DEGLI STATI UNITI

È

nome

il

ideale d'ogni

nave che vi

ricondurrà a traverso Toceano, Italiani
dell'Unione, combattenti ricrociati.

Che ciascuno

di voi Io

veda

rilucere

su la prua del ritorno, intagliato con
Io scarpello veneto, dorato col

sangue

dei diciottenni caduti alla guardia del

Piave

I

E

in ciascuno di voi

glerà Teroe

Non

di

risve-

domani.

è tardi domani.

guerra incomincia.

70

si

La

nostra vera
ALLE RECLUTE
DEL '9?.
COMPAGNIE

dell'ultimo bando, ulti-

mogeniti della Madre sanguinosa,
per voi oggi nel solco della battaglia
è risorto Tafloro*

Una musa armata
piega

e

Io

di quercia

Non

Io lega.

ma

d'eschio

Io tronca,

o

di lauro è la vostra co-

rona vallare. E, se

il

che non cammina

colui

suo proprio sangue,
tegno

parlo

vi

il

poeta, per liberare

voi chiuso e

vero è

poeta

io qui

non

nel

senza

se

ri-

mio linguaggio
il

di

canto che è in

coraggio che in voi

il

anela*

Oh
-

tra voi

qualcuno

-

io Io so

a cui basta ricordarsi del colore che

ha l'acqua

del Natìsone

del ponte,

per

combattere e

A

sentirsi

sotto

l'arco

impaziente di

di morire.

voi posso alfine parlare così,

quasi in un'ode

non misurata. Ciascuno
73
ALLE RECLUTE DEL
di

nel

quel che sa ogni eroe

sente

voi

non

ratto improvviso:

guerra se non
scoppio

'99

un evento

entusiastico

essere la

lirico^

uno

della volontà di

creazione.

Entrando
voi giovinetti

primissimo
fiato

sùbito

nella
colti

quel

incolti,

voi ancor

fiore,

materno,

ed

zona del fuoco,

avete

voi nel

caldi

appreso in

del

un

che all^adulto non rive-

lano anni ed anni di pensiero studioso.

Quel che Dante credette comprendere
nel mezzo del cammin di sua vita,
salendo di pena in pena e di lume in

lume attraverso
avete

i

intraveduto

tre

mondi,

un

in

voi

Io

battito

di

Nessun potere, né divino né
umano, eguaglia il potere del sacricigli.

fizio,-

che

si

precipita nell^oscurità del-

Tavvenire a suscitarvi
e Tordine nuovo.
74

le

nuove imagini
ALLE RECLUTE DEL

Dove va
cuore

vostro

escita

favilla

la

il

balzo

dal

nell^attimo

vertiginoso,

che scocca tra
il

*99

dell^ assalto

e

grido gettato su Torlo della trincea

Va

avversa?

dove non pur giunge

la visione dei vostri limpidi occhi»

Nessuno

bene

prepari, se

prepara

un

la faccia

genti

si

tutti

sappiamo che

si

sa

fato magnifico

terra

della

dell^uomo.

quel che

di noi

Il

ma

non sopra
nel gorgo

più perspicace dei veg-

non scopre

i

modi

della torbida

genesi né distingue le impronte ov'essa
si

stampa;

ma

indovina

il

ritmo d*una

forza lirica che è per manifestarsi al

culmine

di

ogni altezza futura sollevata

dalla passione

Eccovi in

o dalla

piedi, robusti e leggeri,

bellissima cerna.

non

Non

sia nobile in voi.

tiere della

vittoria*

v'è nulla
Il

che

maschio ar-

razza vi ha formati in un'ora
75
'99

ALLE RECLUTE DEL
felice,

con

la

sua miglior sostanza, col

suo più netto vigore. Veramente Tantica elezione

è

sangue latino

carne

**

,,

fatta

:

gentil

Veramente mi sembra che l'insigne privilegio non si sia mai ifluminato in alcuna giovinezza come oggi
nella vostra:

Di

**

Sicilia

sangue

gentil

o

di

latino,,.

Lombardia,

di

Puglia o di Sardegna, di Liguria o
di Calabria,

d'ogni

nostra

contrada,

d'ogni comune, d'ogni campanile, bruni
e biondi, pallidi e foschi, occhi chiari,
occhi scuri, sotto l'elmetto di ferro e
sotto

il

panno rozzo avete

tutti

il

meme-

desimo segno fraterno perché

la

desima grazia vi tocca :

sangue

**

gentil

latino „.

Siete puri, siete senza

non

Iesi

dalla vita, simili

cangianti che
76

il

macchia,

a quei

volti

vento e la luce creano
ALLE RECLUTE DEL

vicenda

nella

del

credono

speranze

mare.

*99

Le

respirare

nostre
in

voi

l'innocenza del tempo novello ; e s'inebriano, e s'allargano.
Siete per noi l'aroma della battaglia.

Siete

per

noi la verginità della

vittoria.

Ho

veduto dianzi alcuno di voi

dormire placidamente, vinto dalla stanchezza, sul

filo

del pericolo, là

dove

un veterano non potrebbe chiudere
neppure un occhio solo.
Dormiva poggiato il capo senza
elmetto sopra il braccio ricurvo, come
il pastore quando
meriggia. La sua
attitudine era pura come il fiorire del
fiore e come quei gesti che i costruttori

d'eternità incidevano nelle pareti

sotterranee dei loro sepolcri.

E

accanto

a

quel viso appena
77
ALLE RECLUTE DEL

*99

soffuso di lanugine io vedevo

madre^ accostato come

della

il

viso

nelle

ima-

gini della Deposizione di croce, a gota

a gota
e

il

il

:

viso che

fervore sublima»

Ora» ecco,
vi

dolore scarnisce

il

ha asciugato

madre, quella che

la

primo pianto,

il

gnato

la

prima

vere

il

primo passo, quella

ha

favella, guidato

perdonato

consigliato

dà

ecco vi

alla

fuoco, vi grida:

Va

e vinci»

Perché

il

**

Va

lei,

vi

consolato,

e combatti.

Va

?

la pietra del focoIetto,

sul desco, la scodella

per

che

e muori»,.

capezzale del

Ma

a muo-

guerra, vi caccia al

Per proteggere
lare,

inse-

che valgono

se con

lei

la tovaglia

fumante

?

tutte queste cose

non

siete?

Certo, devono queste cose essere

preservate:
78

ma

ve n'c un^ altra che
ALLE RECLUTE DEL
sta sopra tutte.

Sia una massaia del

contadot un^operaia della
allevia

la

una che
suo agio,

'99

una che

città,

sua pena nel suo

sforzo,

volta la sua inquietudine nel
sia povera, sia ricca, igno-

rante, ornata, ella

sopra questi beni
solo e fatta

comprende che v^è

un

altro

bene a cui

Timmolazione»

Vi si strappa dal fianco e vi
manda a combattere. Se è forte, non
piange. Se cede allo schianto, nasconde
le lacrime. Vi dice: ** Va, figlio. Non
si può non vincere, non si può non
morire. „ Perché ?

Per riacquistare un serto
falce

d'un golfo, un grappolo di terra ap-

peso nel mare, un festone

gemmato

d'isole,

un orlo

di spiaggia latina? Sì, certo

anche per questo.

non

di alpi, la

Ma

la

grande causa

è la causa del suolo, è la causa

dell'anima, è la causa dell'immortalità»
79
ALLE RECLUTE DEL

Se nessuno
tutti Io

*99

Ma

Io sa, voi Io sapete.

sanno, anche coloro che laggiù

frodano tuttavia e ciarlano e gozzovigliano.

Nella prima guerra, in quella di
il

dramma

era

velato,

simile

ieri,

un

a

una nuvola tarda.
Per i più consapevoli di noi come per
i più semplici, era una guerra d'angruppo

di folgori in

goscia, di là dallo splendore della gesta

e dal giubilo dei prodi.

La nazione

era

come un crepuscolo ambiguo con un
orizzonte di fiamma.

Non

bastava la

mirra delle volontà eroiche a sanare
lezzo dei contagi,
il

come non bastava

tuono degli obici e dei mortai a co-

prire

il

rombo

Chi dirà se
o ingiusto?
80

il

il

Ha

della chiusa

tragedia.

destino sia a noi giusto
forse l'inesorabile

una
ALLE RECLUTE DEL

D'essa non

bilancia?

pugno

non

se

rimane in

gli

giogo,

il

*99

che è una

spranga rigida di ferro e non

può

si

falsare.

mai guardato
contro una muraglia

L'avevamo
faccia,

ritto

noi

un

pina o sopra

girone carsico?

in
al-

Non

era davanti a noi, era dietro di noi:
dietro

i

combattenti, dietro

sangue e

di sudore,

segnati, ci

ha

il

velo di

A un tratto ci ha

percossi.

Abbiamo do-

vuto rivolgerci, per riconoscerlo.

La

percossa può talvolta ingrandire

colui che la

riceve.

E

questo non e

un enigma.
Ecco che
e isolato.

È

il

dramma

là,

nudo e

ora è svelato

nudità dell'inverno e della

possiamo

sfuggirgli,

Ha la
lotta. Non

solo.

ma dominarlo. La

nostra passione può essere la più forte.

E, per cercare

la

salvezza e per giunse
ALLE RECLUTE DEL

*99

gcre la grandezza, non abbiamo oggi
se

non

passione e tutto quel

la nostra

che provoca e sostiene e scaglia la
passione.

non

resto

Il

aiuta.

ci

vecchia storia, la vecchia gloria
ci

aiutano,

come

non c'ingombra e
ci

vecchia

la
la

La
non

ignavia

vecchia onta non

pesa.

Giovani, ora soltanto Fltalia è gio-

vane, ritalia e nuova.

Ha

la qualità

dei vostri occhi e delle vostre vene.

davanti al destino spoglia

E

come quando

emerse dai suoi mari. C'è chi vi grida
che ha tutta

Tutta

la

la

sua

sua

civiltà

civiltà

Ha

non

da difendere?
le

vale la sua

da difendere

la sua
anima vera.
anima vera.
Compito tremendo e sublime, il massimo che le sia stato mai messo innanzi,

dalla

nascita

di

Roma

nell'acqua del Piave.
82

al

battesimo
ALLE RECLUTE DEL

Ora mi sembra

*99

non essere stato
rinunziato dalla morte se non per annunziare colui che Io canterà, quando
i

polmoni

di

uomini

di tutti gli

liberi re-

anche una volta per

spireranno

la

bocca sonante di un solo.

A
Tutto

posso

voi
il

passato

alfine

parlare

non vale

cosL

alla vostra

novità più di quelle spoglie di serpi

che rapisce
pòlline.

La

grande

il

storia

zefiro carico di

non

vi vale più di

quelle pagine scritte dai legislatori, che
gli

insorti

cacciavano nelle canne dei

loro moschetti, a guisa di stoppaccio,

per calcare la polvere e la munizione.

Che fanno a

voi

le

testimonianze dei

secoli ? Io stesso le ricuso.
di

Venzone marciarono

Le mummie

forse ieri contro

l'invasore ricantando la canzone del

Bidernuccio?

donò

Madonna

Anastasia

ri-

forse ieri ai suoi Furlani sprov83
ALLE RECLUTE DEL
Visti

il

*99

SUO vasellame di peltro per

fonderlo in palle da bombarde? Por-

tarono
tallo al

A

sì

il

loro

me-

nemico,

me,

duomo

Furlani tutto

i

certo,

bastava entrare nel

di Cividale e intendere

il

ritmo

di Pietro Lombardo perché la stirpe
intiera si commovesse nelle mie ossa»
Ma se io, leso come un qualunque
altro combattente, col mio occhio spento
che non si ricorda d'aver goduto un
privilegio nel guardare il mondo e non
si

presume più prezioso dell'occhio

d'un qualunque fante contadino, se io
soffro d'aver dato così

poco e voglio

dare di più e mi metto la mia tunica
di pelle e la

mia

cuffia di cuoio e salgo

mia carlinga coi miei compagni
e vado a mitragliare da vicino il nemico e sparo tutte le mie cartucce, e
neppure per un attimo nel rischio ho

nella

84
*^^

ALLE RECLUTE DEL
il

pensiero che

il

più di quello del

mia

mio
mio

cervello valga
pilota e

prua valga più

vita a

che la

di quella

del piccolo soldato ritto nella torretta

a poppa, se io mi anniento nel coraggio senza nome, se io faccio Tabne-

gazione di tutto

me

battaglia, se io

mi umilio

e

mi

nella volontà della

esalto nella patria

e ignaro, io

sono un

nella patria

dismemorato

figlio dell^ Italia

nuova,

io

piglio

nuova,

io

servo la causa della mia

anima vera»

E

croce

la

dell^ Italia

per ciò sono degno di

stare in piedi davanti a voi e di guar-

darvi bene in faccia, giovine anch* io.

Povera cara

Italia

che sembra sfian-

cata e logora dall' aver partorito ai secoli tanta bellezza,

donne

della

come

quelle

fertili

sua gleba, che invecchiano

nel tanto generare e che ora curve su
85
ALLE RECLUTE DEL

mandano un pugno

la soglia

ben

'99

di figli

verso la morte dalle

costrutti

mam-

melle generose I

Quando mai
una

vi

nell* universo

fu

creatura più resistente, di vita più

tenace ?
L^atterratio a vicenda, le calcano
la

nuca,

spe^^ano

le

le reni

;

e

si

ri-

mette in piedi»

Le frugano

le viscere, la

bruciano

a dentro, la steriliscono col tizzo e

d^un mondo

s^ncinge

e

col ferro;

improvviso»

E

rotta in

e fumanti; e

sanguinanti

tronconi

un fabbro

grifagno

la

rimartella intiera nella sua fucina negra
alla

vampa

Ha

il

del suo inferno.

marchio

del

servaggio

che non rimezzo alla
flette; e un mancino dalla scrittura
ermetica le impone tra ciglio e ciglio
in

86

fronte
*99

ALLE RECLUTE DEL
il

mistero

rughe

grandi

sue

delle

verticali,

È

imbellettata e adornata

come

cortigiana alla finestra, disposta a

una

premere da ogni prodigo e

lasciarsi

da ogni violento; e un tagliapietra
colossi

la

dell'Aurora

e

scaglia

le

furibondo perché

somiglianza

a

riscolpisce

di

nusto di profondo, fra

il

vivace di ve-

Mediterraneo

e TArtico, fra TAtlantico e

che non abbia in

Ha

foggiato

sformato
la

il

libertà»

martello

il

levi.

si

Che cosa v^è

lei

la

il

Caspio,

sua origine?

Tuomo moderno, ha

cristianesimo,

D'ogni

un^arte compiuta

;

di

ha

liberato

ha

lavoro

tra-

d'ogni tumulto,

fatto

una

conquista subitanea. Nelle alluvioni più

ha preso

torbide

armoniose.
idoli

ha

Con

la creta delle
la

sue figure

cenere di

rialzato la deità del

tutti

gli

suo Genio.
87
ALLE RECLUTE DEL

Quanto
tare questi

punta

ci

titoli

*99

gioverebbe oggi pordi nobiltà infissi nella

delle nostre baionette, contro

goffi cartelli dell'Austriaco

zato

bruciati,

vino?

nostro

nel
li

i

ringalluz-

Li abbiamo

bruciamo, ne facciamo an-

córa cenere, non da accumulare, da
disperdere ai quattro venti

semenza

Ve

come una

superflua»
Io dico, fanti leggeri.

Non

vi

mai popolo ingombro quanto il
nostro, sino a oggi; ma non ve n'c
fu

oggi uno più

sciolto*

speditezza balza

di

menti

Alfine la nostra

Non

secolari.

là

dagli impedi-

abbiamo

più

Vogliamo ricominciarla da oggi
con la nostra sola passione. Nessuna
storia»

esperienza

ci

stra angoscia.

noi

e

futura»

il

servirà, fuorché la
II

no-

gioco estremo è fra

destino,

fra

noi e la vita
ALLE RECLUTE DEL

*99

In questa nostra vera lotta nes-

suno veramente

biamo
noi

arrestato

nemico

G)me
sul

ab-

Piave

daremo a noi
Sappiamo quale, noi

così noi

soli,

aiuta.

ci
il

la nostra vittoria.

soli

soli.

E, come nessuno

suno

comprende.

ci

orgoglio a orgoglio.

aiuta, nes-

ci

Aggiungeremo
Salutiamo Tac-

correre degli Alleati, celebriamo la loro
celerità

fraterna, deriviamo dalla

stione dei sangui

Ma

sanno

essi

non sapessero

più

i

quell'altra

baroni di Carlo d'Angiò e
inghilesi al soldo di

Fiutano

vento

il

presagi.

noi poco più che

di

di

alti

mi-

Italia

i

gli arcieri

Giovanni Acuto.

ceruleo che soffia

dagli Euganei o quello più verde che
spira dagli orti della

come

si

beve

seduttrice.

il

Marca

Gioiosa,

profumo profondo

Combatteranno

essi

della

pel
89
ALLE RECLUTE DEL

corpo

dell^ Italia bella,

*99

ammirabilmente»

Noi combatteremo per Tanima,

Italiani,

crificata,

se la bellezza

soli»

sarà

sarà anche vendicata»

sa-

pre-

II

gio del sacrificio è sempre in misura
della forza

nostra

che

antica

dello spirito.

Tuomo ne
città

Se

zione, le pietre

la

si

e

riceve» Ogni
un capolavoro

diamo

fendono

alla distru-

ma Io spirito

comanda una nuova

vige e

domanda

forma

al nostro fervore»

e

La necessità non può essere aboLa fornace non può essere spenta
arde, rugge, consuma» Che c'è da
lita»

:

gettare alla grande

fiamma ? Getteremo

se è necessario:

tutto,

anche

le

ta-

vole più sacre»
II

nemico

ci

stimava un popolo

di custodi vacillanti»
90

Credeva che,

sotto
ALLE RECLUTE DEL
la

minaccia,

*99

avremmo

gli

sùbito

offerto nel vassoio d* argento le chiavi
**

Pas-

non

fate

d'ogni porta supplicando chini:

ma

sate,

o invincibili;

male

ai dentelli dell'architrave!

deh,

„

Ebbene, oggi, per noi, v'è più
valore ideale in

che

liscio

nel

un

elmetto di ferro

morione

cesellato

Benvenuto, in due braccia
bigio che nel piviale di
in

una

di

Enea

da

panno
Silvio,

mitragliatrice precisa che nella

colubrina di Alfonso d'Este lavorata

come un pomo

A

di

daga»

compiere l'opera che oggi

commette è necessario un

destino ci

potere più alto di quello che
nelle

il

mura

si

palesa

degli Scrovegni e nel gesto

del Colleoni,

Un compagno

marino,

guato col suo sommergibile
darsena

di

Romagna, mi

all'ag-

in

una

manda
9J
'99

ALLE RECLUTE DEL

a dire che Tolio di Pirano non nu-

lampada votiva sopra

tre più la

tomba ravennate

di

della cavallata

Campaldino»

polla

di

vuota

è

la

Dante cavaliere

e

Ram-

lampada

la

e

spenta.

Che importa,
tutto

arda

fede,

e

se

il

le

da

e

là

nostro

ungere

serva a

se

l'unanimità

per

della nostra

insonne

olio

macchine

nostre

guerriere ?

Un

più imperioso

bera da

tutto

E

amato.

quello

neppure

mezzo a voi

il

amore ci liabbiamo

che

ferventissimo in

sa dove la nostra virtù

di sacrifizio sia per giungere.

Lo
forza

anche

come

le

le

del vino
92

spirito di vita è

lirica

con noi,

dell'entusiasmo,

arche

sepolcrali

per

la

cui

scoppiano

vecchie botti alla veemenza

nuovo*

-
AULE RECLUTE DEL

Non

con Tawersario è

Esanimi, come
le fenditure

suoi

'89

i

la

vita.

cadaveri che colmano
nostri monti,

dei

battaglioni

in

sono
che

marcia,

i

fal-

cerenio.

Se a

lui

questa guerra bifronte

mostra soltanto
a

noi

scopre

E

oggi

più

specchiano

i

la

sua faccia
suo

il

volto

divino che

ieri.

bestiale,

divino,

Lo

ri-

vostri occhi d'impavida

luce.

Un

popolo

parola d'ordine,
battaglia,

il

giovane
nella

nome

sua

scelse

per

più bella

virgineo della gio-

Ebe „ quando la guerra era
una invenzione energica che imprimeva al movimento delle forze il
numero vittorioso del coro e della

ventù

**

danza.

Voi che non
la

potete più ascoltare

melodia delle vostre vene, qui dove
93
ALLE RECLUTE DEL
il

*99

tuono è incessantCt voi

numero

:

siete

il

siete

quel

levarne della volontà

creatrice»

E
nostra
Talloro»

94

per voi oggi
più

bella

nel

battaglia

solco della
e

risorto
IL

VINCITORE

NON PUÒ
IL

VINCERE.

PERDITORE

NON PUÒ

PERDERE.
L'ALTA ricompensat che Sua Maestà
il

Re

cedere a

d^ Inghilterra

un

soldato volenteroso defla

Buona Causa,
io la ricevo

per grazia della sorte

cielo

il

mano

della Si-

un campo

italiano,

oggi dalla

gnoria Vostra in
sotto

ha voluto con-

italiano vendicato

ogni

giorno dall^ala britannica, mentre non
è ancor placato nel

mio

spirito

il

della corsa vittoriosa condotta nel

dei nostri antichi voti

nuova

vento

mare

e della nostra

libertà.

Così mi sembra d^esser oggi

meno

immeritevole di questo segno, tra combattenti che in cielo e in terra portano

Y istinto profondo

Dovunque
sempre
il

le

ella

serba dentro

soffio dei Sette

vostre

del marinaio isolano.

sventoli la vostra bandiera,

ali Io

le

sue pieghe

Mari. Sempre, anche

sentono in vigore e in

vastità.
7

97
VINCITORE NON PUÒ VINCERE

IL

Fratelli tra fratelli, su questo

campo

già da voi fatto glorioso, respirate oggi

con noi

il

soffio dell'Adriatico nostro

dove sbocca
vostre

il

vittorie

Piave testimone
azzurre.

delle

Lungamente

noi abbiamo combattuto per liberarlo*

Per

liberarlo, voi oggi combattete

con

noi nefla riscossa. Sotto questa croce
di guerra, batte

notte del

il

cuore fedele che nella

Quamaro ha

in faccia al

nemico

la

riconfermato

volontà della

Patria.

La

volontà di vincere, la fedeltà al

patto severo, la certezza religiosa nel

compimento
II

della legge.

vostro poeta giovenile, quegli che

a

fu arso nel rogo degli aromi,
dell' Apennino,

reno
del

di

al

cospetto

Ulisse e dei Mille,

Prometeo

liberato,

il

il

98

poeta

cuor

cuori, per noi canta: **I pensieri

pie

Tir-

del

dei

sono
IL

PERDITORE NON PUÒ PERDERE

insorti^ e le

loro

dormiranno

più.

in trono con

potenze non s*ad-

La

Verità,

Gioia,

la

levata

regnerà

suo impero perduto. Vittoria,

sul

vittoria!

Victory, Victory to the prostrate nations I

„
Ecco che

costrutto

di

tano feconde

le

ceneri di quel rogo,

selva

come

italica,

polline

il

ridivendì

pri-

mavera*

La
sarà

nostra quarta primavera d'armi

sommersa da

sangue.
tezza

Non

non

un'alluvione

importa.

vacilla, la

La

di

vostra cer-

nostra certezza

non balena. Una legge tragica e mistica domina la lotta mortale.
II nemico grida che da
per tutto
egli vince; e non ha la capacità di
vincere.

Grida che noi perdiamo da

per tutto; e noi
dere.

// vincitore

non possiamo pernon può vincere;
99
IL

VINCITORE NON PUÒ VINCERE

una

fatalità

sta

al

Ecco

non può perdere*

perditore

il

meravigliosa, che sovra-

numero,

baionette,

alle

macchinazioni,

batterie, alle

alle

alle cor-

ruzioni.

La causa
spossa è un
schiaccerà.

per

cui

il

nemico

si

lordo peso morto che Io

Tutti

i

errori

nostri

e

non hanno compromesso, non possono comprometnostri dissensi

tutti

i

tere

la

bella

causa viva:

nostra

più

la

che sia mai stata proposta

al-

l'uomo per combattere. Essa trionferà
e sarà coronata.
**

Miei

brethren,
lora

fratelli,

*ive

noi siamo

liberi

1

are freei „ canterà

novamente, dal suo rogo

My
al-

di resina

riacceso sul nostro lido, quel vostro

poeta che fu ebro d'Italia.

D gran

popolo

inglese,

radicato

nefla sua perseveranza, è oggi
}00

il

più
IL

PERDITORE NON PUÒ PERDERE

sicuro maflevadore

del

patto che ci

serra»

Soldato tra soldati, io ricevo questo
segfno

d'onore come

il

comando

ói

perseverare sino al più duro sacrifizio
e di là dalla bella morte.

SOI
V OMBRA
DELLE ALI
E L'OMBRA
DELLA CROCE.
LA

parola potente dell'uomo di vo-

lontà e di fervore, che oggi re-

staura

le

sorti

italiana

dell'ala

e

le

governa, sembra avere oggi ampliato
e armato

il

nostro

cielo.

La

glorifica-

zione dell'eroico stormo è nel grido
stesso di questa

domenica

clamore che solleva
e gli

spiriti

ardenti.

le

trionfale, nel

palme

Osanna

agitate

negli al-

Hosanna in excetsis*
E questo un giorno di fede consaorato da un grido di gloria. Oggi la

tissimi!

.

fede è vita e la fede e gloria.

A tutte

nazioni combattenti per la

Buona

le

Causa,

alla

nostra più che a

noi uomini italiani più che a
altri

uomini, oggi

tutte,

a

tutti gli

la fede è vita e la

fede è gloria.

Credere è necessario.
necessità

come

il

essenziale

E

come

a noi una
il

respiro,

polso.
105
f

L OMBRA DELLE ALI

Credere oggi significa vivere e vincere»

Credere significa perdurare e trionfare»

Mentre Francia e Inghilterra sul
medesimo suolo risanguinano senza
misura nell'urto disperato, mentre su

nuova
minaccia, noi ci confermiamo in una
volontà che io dico essere una volontà
i

nostri

monti s'accumula

la

solare»

Noi non possiamo perdere per quella
ragione divina per cui il sole non si
può spegnere»
Non possiamo, perché non dobbiamo.
La luce non può essere distrutta nel
mondo» Così non può essere abolita
la causa dell'uomo libero, non può la
fronte della dignità

umana

essere ab-

bassata per secoli nella rossa lordura

ove impazza
106

la bestia furibonda»
E L OMBRA DELLA CROCE

Ecco che
l'acqua

ali:

guerra trapassa d^ele-

in elemento, dalla terra e dal-

mento

si

come

vola

la

con

scaglia nell'aria.

nel mito,

ma

La

vittoria

non con due

mille e mille e mille

ali*

Patria t la tua Vittoria che non falla
getta

i

due 'banni che

Irta è d'ali*

^iù

ali

che leonessa crini

È

un'imagine

le diede

Roma*

ha nella spalla

nella,

lirica

chioma*

ed è una po-

tenza pratica.

Ma
il

oggi, perché la volontà

popolo

esalti

T Italia

cielo, è necessario

un

al

éà.

tutto

dominio del

atto 6i fede pu-

blica*

n

popolo 6ì Napoli percossa ne dà

Tesempio. I fuorusciti adriatici ne danno
l'esempio.
stessa

A

occidente, a oriente, è la

fiamma, è

il

medesimo

appello.
J07
f

L OMBRA DELLE ALI

Napoli, in

con umili

sol giorno,

ha donato tre velivoli di battaglia

offerte,

alla

un

nazione,

orientale

I

fuorusciti

costa

ne offrono uno a una squa-

marina, nel

driglia

della

nome

di

Nazario

Sauro, Credo che avrò io Tonore di
riceverlo.

che

Giuro, coi miei compagni,

condurrò

Io

là

dove

si

va per non

ritornare*

Può

taluno

costruttori

opporre:

preparano

ali

**

Mentre

numero, che vale un dono tanto

Non
di fede.

sopra

di

che sola può vincere

La Lega

questo pegno a

mano

tutti

bronzo

«na
data con una

gli Italiani:

ma

si

stendesse

fuoco per testimoniare o sopra

la croce per giurare,
Ì03

aerea domandi

generosa come se
il

„

un dono lieve; è un pegno
La più umile offerta è un atto

guerra.

moneta

lieve?

è

di fede nell^arme
la

i

in così gran
f

E L OMBRA DELLA CROCE

Questi eroi Io sanno»
vivi, Io

sanno

macchina

morti,

i

Lo sanno

L^ombra

i

della

alata è simile all^ombra del

legno di sacrifizio e di salvazione.

Quando,

in

nissimo, in
guerra, sul

come un

un giorno omai

lonta-

un giorno di quell* altra
campo di Gonàrs squallido

calvario spianato, scorsi Fap-

parecchio ricondotto da Oreste Salo-

mone con

la

soma

funerea, tutto a-

sperso di sangue, la similitudine

apparve. Le sue doppie
la

prua e

i

timoni,

ali

mi

traverse, fra

formavano

la croce

dei morti,

v^è

cruenta.

V'è un canto

un

canto degli immortali, che la confessa.
**

Monte Grappa, tu sei la mia patria „

comincia

il

e torturati.

lamento dei

E

fanciulli schiavi

sembra ne tremi

di

con-

tinuo Taria che respiriamo, Taria che

con

Io strazio ci

discende nel cuore»
J09
f

f

L OMBRA DELLE ALI E L OMBRA DELLA CROCE
**

O ala

d* Italia, tu sei la

mia fede

,»

confessano quelli dei nostri che furono
lacerati,

rono

che furono schiacciati, che fu-

bruciati,

che furono un solo olo-

causto in terra, novamente rapiti in
cielo daflo spirito del fuoco.

Se

tutti,

cittadini e combattenti, o-

perai e soldati, produttori e ordinatori,

poveri e ricchi, ripetiamo

il

grido aereo,

questo d'oggi, in questa Milano
mirabile che agita
eroi, sarà stato

Patria nuova.

UQ

il

le

am-

palme verso

gli

più virtuoso rito della
PASQUA
DI PROMISSIONE.
ci

Pasqua
ha crociati con

ha

segriati col se-

COMPAGNI, per questa
promissione

di

la croce bianca,

gno in
il

cui

si

ci

rossa

vince e in cui

Duca magnanimo che

muore,

si

prima

nella

guerra carsica fu nominato Oriente:

Oriens nottien eius.

non
per

E

nome

il

cessa di fare a noi
tutti

mata

il

i

la

cuori fedeli della

mattino pasquale

di luce

luce.

E

Terza ArCarso

del

illumina questo piano veneto e Io trasfigura* E,
il

in

se

i

suolo erboso,

un campo

nostri piedi
il

calcano

nostro spirito erra

di pietre»

Io dico che anche oggi noi ce-

lebriamo una

Pasqua

carsica.

Dico

che, per tutti noi combattenti che var-

cammo

e

rivarcammo

il

Vallone del

sangue, è questa ancóra una Pasqua
carsica.

Non
«

sembra che

il

vento

ci

porti

U3
PASQUA

DI PROMISSIONE

un rombo

di

dalle foibe

come da bocche

pane riverse?

campane

le

sete, nella

bronzo

II

doline

dalle

e

di

cam-

Sabato santo ha

sciolto

fuoco nel

di

landa di

deserto

di

siccità, nella soli-

tudine senz'acqua. Ascoltiamo la voce

che

rammemora

e richiama, che rim-

provera e promette»

Laggiù
nel

il

calice

sangue

ribofle e risplende

dell' aria»

Trabocca

dalla

tazza senz'orlo» Si versa dalla coppa

senza labbro»

Una

come nel CenaQuesto è il mio sangue»

parola ripete,
**

colo chiuso:

Bevetene

tutti»

„

Ripete ancóra, ed esclama:
vetene

Per
<<

alla

U4

il

Be-

„

tutti»

la terza volta ripete, e grida

Bevetene

È

*'

:

„
sangue che colorò l'Isonzo fino
tutti»

Sdobba»
PASQUA

E

il

DI

PROMISSIONE

sangue del San Michele

dai

quattro gioghi»

È
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E

il

sangue

di

San Martino.

il

sangue

di

Monfalcone»

il

sangue

di

Vermegliano.

il

sangue

di

Rubbia.

il

sangue

di

Boscomalo.

il

sangue

di

Doberdò»

il

sangue

di

Merna»

il

sangue del Debeli»

il

sangue del Pecinka.

il

sangue del Veliki.

il

sangue del

il

sangue

di

Faiti.
tutti

i

calvarii ro-

venti, di tutte le valli infeme»

E

il

sangue

di tutte le nostre vit-

torie sitibonde.

E

il

sangue che rifecondò

di Trieste

E

il

abbandonato,

sangue

fonti del

che

fu

Timavo fiume

il

solco

la via sterile.

lavato

nelle

lustrale.

U5
PASQUA

DI

PROMISSIONE

Soldati, bevetene tutti.

cuori se ne riempiano.

i

vostri

Che i vostri petti si

allarghino per contenerlo.

cherà

Che

Non vi soffo-

ma vi fortificherà sopra

la

morte.

La Patria grida a ognuno nel mattino,
come il Dio degli Eserciti gridava nel crepuscolo:
calice

**

colmo

Ripete,
**

Prendi dalla mia mano questo
del vino del

e

comanda

Prendi questo

calice.

mio

furore.

a

ognuno

„
:

„

Vi impartisce un sacramento che tutti
vi fa partecipi della divinità sua e della

passione sua, della sua umanità misera e della sua speranza immortale*

Per tanto segno conviene a
parola del Santo:

**

lei

la

Se bene ella sia
non sa fare di

infinitamente sapiente,

più

;

se bene ella sia infinitamente po-

tente,

non può

ella sia

se

infinitamente munificente,

può dare
)t6

fare di più;

di più.

„

bene

non
PASQUA

E

DI

PROMISSIONE

la supplicazione antica è per noi

rinnovata,

^*

O

questo clamore.

non

ri-

ispegiiere

,,

Perché vediamo oggi
Patria somigliante
gliuol

Non

tcrra^ terrai

coprire questo sangfue e

il

volto della

volto

al

del

Fi-

d^uomo?

Figliuolo di Dio vivo è trasfuso

II

in tutte le patrie che patiscono e lot-

tano pel riscatto del mondo.

La
di

nostra ha avuto la

Gethsemanit

tale,

il

la

suo sudore

sua

notte

sua angoscia mordi

sangue,

il

bacio

dell^nfamia, la lividura della vergogna.
**

O

notte vergognosa, che nessuno

giorni dell'anno

mio „

ti

conti tra

E

Timplorazione del suo dolore.

i

Che mi dadarò nelle mani ?„

L^oscuro aveva detto
rete voi

ed io ve lo

I

:

**

XJ7
PASQUA

Oggi
idiìif

ma,

ella

può

non

PROMISSIONE

DI

dire:

tutti*

**

Voi

siete net-

tt

Anche può dire
Vegliate in armi
il mio sguardo sopra di voi,
se non volete soccombere alla tenta:

**

e sentite

zione che vi attende, „

Su

tutti

polcro ella

e piangere

i

suoi crocifissi senza se-

non ha tempo
non deve.

Era una dolce
vestiva di
stra è

terra la Galilea;

a primavera,

fiori

E

la

si

no-

anche più dolce, e più nobile,

e più fatale, e

più

di piangere,

belli.

Ma

veste di

fiori

anche

moriva e

si

muore

si
si

per una bellezza e per una grandezza

senza confini.
Quelli

dato la

che
loro

sono
vita

morti,

hanno

come prezzo

del

mondo.
Quelli che soffrono e

ns

travagliano,
PASQUA

PROMISSIONE

DI

come prezzo

loro pena

danno la
mondo»

del

Quelli che patiranno combatteranno
e morranno, patiranno combatteranno
e

morranno per

Non

celebriamo

Siamo ancóra
risorgere; e

la

Resurrezione,

nell^acredine della lotta

Dovremmo

e del tormento.

biamo

prezzo del mondo.

il

non vogliamo
con

la croce

perire.

noi, pesante;

la porteremo sino alla vetta»

tante

n

ci

ma

Se siamo

siamo

rialzati.

rialzeremo, infaticabilmente.

nostro Cristo è oggi quello che

abbiamo

visto sotto

cicchio, perdere

fante colpito da

E

Ab-

Se cadremo,
rialzeremo. Tante volte cadremo e

caduti, ci
ci

perire per

i

il

fuoco, nel cro-

due piedi come un

una grossa scheggia.

tuttavia inchiodato al legno per la

mano

sinistra;

ma

trabocca innanzi,

n9
PASQUA

PROMISSIONE

DI

contro Tawersario, con la fronte tradi spine

fitta

protesa la

mano

come

chiodo

protesa all'urto, e con
destra tuttora irta del

d'un* arme disperata.

Del suo lenzuolo e

hanno
e

i

delle

sue bende

fatto vincoli per legare le

mani

piedi forati delle nazioni, corde per

strangolarle*

Hanno

bruciato

hanno rubato

le

nostre

le

chiese,

nostre campane,

ma-

culato le nostre ostie, contaminato le

nostre reliquie, lordato le nostre case,

scoperchiato le nostre tombe,
i

sterilito

nostri solchi, disperso le nostre se-

menze, corrotto
cosso

i

ciulli,

nostre fonti, per-

le

nostri vecchi

fatto

onta

tratto in schiavitù

alle
i

e

i

nostri fan-

nostre

donne,

nostri più giovani

fratelli.

Colui che pianse presso la fossa di

Lazaro, Colui che pianse sopra
120

la in-
PASQUA
fedeltà

DI

PROMISSIONE

Gerusalemme^

di

che

Colui

pianse nelI^Orto degli Ulivi, Colui

non

può più piangere.

Non

piange; combatte.

combatte con noi, con
divisibili,

dalla guerra

ma

col martirio contro

col sacrifizio contro

Non ha
posca

per

umana

il

il

e

nazioni in-

con un popolo unico e

consumato

E

le

Patisce

libero

inesausto»
misfatto, è

mercato»

più la spugna intrisa nella
refrigerio

e divina

;

ma

alla

bocca

sua

soltanto

il

vento

selvaggio del combattimento medica

le

sue piaghe.

Ecco che il cielo il mare e
sono pieni di presagi»

la terra

Lottiamo a corpo a corpo col Tempo,
fino a che

Non
come

ci

le

il

Tempo non

sopraffanno

sia nostro»

gli eventi»

Sono

uose allacciate e dislacciate
2ì
PASQUA
ai nostri piedi

Una

che vogliono giungere.

cosa valc^ una cosa è certa:

luce

la

PROMISSIONE

DI

s'è

partita

per sempre dalle

facce delle orde e s'accresce ogtii giorno

sopra

le fronti

Alte

le

fronti,

Le campane
tutto

il

delle legioni.

cielo

compagni
di

I

fuoco suonano in

della Promissione: una

a marteflo sul

San Michele, una a

martello sul Faiti; una a stormo sul

Pasubio, una a stormo sul Grappa.
Q)sì ciascuno di noi oggi fa sua la
parola vittoriosa del martire.

un convito che
v'è affamato, non v'è
questo è

brami

di saziarsi e di

**

me
Non

Per

affretto.

assetato

che

bevere come io

desidero ài patire e di combattere. „

122
ALLE RECLUTE
DEL J900.
STORMI

maggio,

del quarto

canzone

di partenza,

la vostra

non

era

una

azione di grazie?

Vi

fu chi, appena allontanato dagli

occhi della madre,

mezzo

s^

inginocchiò nel

sua via per baciare

della

la

polvere. Vi fu chi, più lieve, gettando
il

comentato del Ftlottete o del-

libro

V Aiace,
a suo

modo

sestieri
folli

danzò

nell'atrio della scuola
la

danza

Rioni

di Sofocle*

risonarono di

contrade

come a vespro

il

dini che credono

di

impoverito sopra

i

voci

delirio delle ron-

ritessere
tetti

il

cielo
ospiti

degli

penosi.

Ritessevate la speranza della

Allargavate
l'aria

il

dubbia,

città.

verde della bandiera nelnel

crepuscolo

infido,

sopra quelli che sono stanchi, sopra
quelli

che sono

irrequieti,

sopra quelli

che vogliono ben cenare, sopra quelli
}25
ALLE RECLUTE DEL 1900

che vogliono dormir

la satolla,

quelli

che sono malati

quelli

che sono servi

che sono

di

sazii

di paura,

nati,

sopra
sopra

sopra quelli

arricchirsi,

sopra

che sono ancóra da vendere,

quelli

sopra quelli che smaniano di patteggiare

V Italia

dalla soglia della bottega

socchiusa, sopra quelli che invocano
al

suo petto esausto

piombo,

alla

il

ginocchio di

sua nuca smunta

lone ferrato, per accelerare

il

il

tal-

sollievo

dei loro piccoli incomodi*

Lode a Dio e lode all^uomol Abbiamo potuto udire il grido della gratitudine eroica,

più bello fra

il

tutti

i

gridi della terra.
II

grido della riconoscen;2a, prima

del sacrifizio pieno,

lazione intera, ha

che va
fanciulli,
J26

diritto al

e

prima dell'immo-

un suono

così

puro

cuore dell'Eterno*

O

abbiamo per voi riavuto
AULE RECLUTE DEL
nel

nostro cuore

lute^

segno

il

Ringraziamo

eterna.

1900

il

dell* Italia

Dio

sa-

della

Fautore della salute novella* Rin-

Lodate

graziatelo.

Cantate un
dette.

Vi

Dio

il

della riscossa.

canto al Signore delle ven-

un dono

fu fatto

più che

divino.

Veramente voi
sopra

tutti

gli

Siete

tissimi.

Anche sopra

altri.

gli
i

Se

vi

avventurati

Siete

eletti

e

fortuna-

i
i

prediletti.

vostri fratelli maggiori

d^un anno avete
vilegi.

siete gli

il

più felice dei pri-

può essere una perfezione

ma-

del destino^ a voi è data, in voi è
nifesta.

Tra

guerra

siete

vidiano

Goffredo

i

tutte
le

le

creature

più invidiabili.

vivi e v'invidiano

Mameli

i

della

V* inmorti.

è disperato di

non

poter con voi rimorire. Ricantategli

suo inno perché, essendo in voi,

il

egli

sogni d'essere con voi.
J27
ALLE RECLUTE DEL 1900

Come non
eguale per

è vero che la
così

tutti,

non

morte

sia

è vero che

la nascita sia per tutti eguale.

Ringraziate la vostra

stella.

Non

nasceste all'alba d'un giorno o d'un

anno; nasceste
del
i

all'alba

massimo tra
come i

secoli,

diana e

il

secoli grandi.

Anche

hanno

la loro

mattini,

loro brivido.

vostra culla fu

non
non

i

d'un secolo, e

il

carme

II

canto della

secolare, che

non udimmo. O forse
udire se non la prima

udiste, che
si

potette

metro

ruppe sotto

strofe, e

il

immane

peso

del vaticinio.

Ve
l'antico

si

il

una simiglianza discorde tra
destino di un acerrimo com-

battente, anch'egli giovinetto, e

il

vostro

novissimo. Scolari di umanità, forse

ve ne ricordate.

M' imagino che anche la

vita vostra,

nell'ora della nascita, sia stata legata
)28
ALLE RECLUTE DEL 1900
al tizzo

ardente nel vostro focolare;

e che la

madre

di

ognuno abbia

tolto

quel Uzzo e T abbia riposto nel suo
più profondo

Non^ come
messo con

amore

e timore»

Tha

l'antica,

oggi

ri-

a espiazione

ira nel focolare

ma Tha gettato con
un meraviglioso spasimo nel più grande
incendio che abbia mai fatto rapina
d'una colpa cieca;

di spiriti»

A
dove

voi è dato divampare incolpevoli
il

fuoco più divampa

;

è dato con-

un

sumarvi

nella sublimità di

in cui gli

uomini trasumanano e s'im-

furore

mortalano. Ciascuno di voi è per essere

un

olocausto nell'olocausto del

mondo.

Avevate potuto sognar questo, sopra
le

ginocchia materne ?

I

più beati im-

pallidiscono dinanzi a tanta beatitudine.

Beatissimi

dovrà chiamarvi

il

poeta

avvenire.
9

129
ALLE RECLUTE DEL J900

Ho

detto

subitanea

divampare ; ed è
vostra

della

d*un

gliante. Balzate

la parola

azione abba-

tratto alla

som-

mità della fiamma furibonda. Trapas-

zona che è

sate sùbito nella

di là dal

umano»

limite

Chiamati a vivere, con

il

sogno an-

córa appreso alla carne precoce, entrate in

una

vita che rinnova trasmuta

moltiplica esalta in ciascuno dei suoi
attimi

tutte

le

forze e le forme che

fecero il passato dell^uomo, suscita quelle

che violentemente scortano

la

storia

e violentemente avvicinano

il

futuro

all^uomo, cosicché per respirarla

nima
dere

stessa deve
i

l'a-

rompere e trascen-

suoi confini più distanti»

Chiamati a combattere, armati non
della

spada paladina

tutti,

entrate in

più umile fante
}30

una
si

ma

del fucile di

battaglia

dove

il

solleva alla statura
ALLE RECLUTE DEL 1900

T evento è

dell^evento, e
il

più vasto che abbia

sopra

più alto e

il

mai ondeggiato

la strage.

Chiamati a morire^ mentre nessuno

può credere alla morte^ entrate
leggermente in una immortalità che è
di voi

vera come

come

la terra sotto

il

vostro piede,

come
non ombra

Faria nella vostra bocca,

la luce tra le vostre ciglia,

lunga della vita

ma

irradiazione in-

finita della vita,

non

iscrizione incisa

immobile

nella tavola

ma

spirito ope-

rante nel tempo senza freno.

Che son mai
epigrammi

di

Simonide?

battaglia tra la
Pelope...

canti di Tirteo? gli

i

Persia e

„ Gettate

esempi. Lasciate

il

i

i

Qui

la

fu la

terra di

libri degli

antichi

leone silenzioso di

Leonida nella sua gola
sciate tutti

**

di

monti. La-

leoni nel deserto. Gli uo-

mÌDÌ d^oggi hanno inventato un coiai
ALLE RECLUTE DEL J900

Roma, ai
Abbiamo veduto
che il coraggio umano, come ogni altra
cosa umana oggi, non ha misura» Ogni
raggio ignoto a Sparta e a

leoni e alle aquile»

sommo

giorno sembra che

il

roismo

e, il

sia toccato

un

v^è

monta»

La

;

giorno dopo,

eroe sconosciuto che Io sor-

Non

vi sconfidate di superarlo»

battaglia di Francia supera mille

Termo-

e mille volte la gloria delle
pile.

La chiave

ogni cuore che
all'ombra,
altro

resiste»

il

lacrima

di

tossico, si

il

ogni zolla ?

f32

si

combatte

da ben

beve

la

fiamma,

sangue nero» AI fante

di

Piccardia sarebbe

tregua

bolge dantesche»

vi

Se

cielo è oscurato

il

mascherato
luogo

della patria è fitta in

che dalle frecce pennute dei Persi»

Si mastica
si

dell^e-

Non

sono se non

la

Un
vi

più

truce

un

delle

difensore nasce da

sono più

crateri

zolle»

Non

divoranti»

II
ALLE RECLUTE DEL J900
difensore rinasce dalla sua anima, e
la

sua anima è

Ma

il

suo miracolo.

pensate che vi può essere

anche più

battaglia

befla

una

la battaglia

:

d'Italia!

Voi la combatterete» Ringraziate il
Dio della riscossa» Voi andate verso
quella sovrana battaglia, cantando»

Eravate
ravviava

pada

i

ieri fanciulli»

capelli,

La madre

accendeva

dei vostri studii,

mati
bidire

;

voce a cui non

la

spiro

:

Vi ha

si

il

un

respiro dell'altezza»

vate assunti ?

che leggendo

il

chia-

può disub-

e vi siete levati, e a

avete sentito nella gola

lam-

la

rimboccava

lenzuolo dei vostri riposi»

vi

un

tratto

altro

re-

Dove

era-

Ora comprendete, meglio
le favole,

che cosa

trasfigurazione e che cosa

sia

sia

rapiJ33
ALLE RECLUTE DEL 1900

mento»

E

questa

I

ora di comprendere;

perché questa, se mai ve ne fu

altra,

è Torà dello spirito*

Eravate

fanciulli

ieri

oggi così grandi!

mentichiamo
i

apparite

Un momento

trincea,

di cicatrici, per

non voi

ci

di-

vostri fratelli maggiori,

i

confitti nella

riati

e

;

i

veterani sto-

non guardare

se

sopraggiunti, salvatori imberbi.

Grandeggiate nella nostra speranza, voi

che Favete

ritessuta. Signoreggiate

il

nostro orizzonte, voi che Tavete riaperto.

Un

creatore

fronte quadrata incisa
diritte,
-

il

più

quello

titanico,

di

triste della

sette

linee

nostra razza

uno che vide svergognata

città, la liberta

dalla

la

sua

spenta nel vomito della

crapula, Tltalia data

voglia dei padroni

-

per

mi

secoli

alla

aiuta a figu-

rare la vostra grandezza.

In quella volta che è
t34

il

firmamento
ALLE RECLUTE DEL 1900

dove

del destino ordinato,
il

come

mistero

la

egli

trattò

tempesta tratta Ta-

maro oceano, per una

ispirazione apol-

ima-

linea della speranza ingrandì le
gini della gioventù eroica,

giovani sono su

I

loro plinti

i

come

su troni momentanei, nell'atto di partirsi

la

per

combattimento lontano, per

il

conquista

colpa,

vergogna,

la

Dominano

distante.

paura, la morte.
e

dominano

i

proferitori della

la

sventura,

la

la

Dominano

le sibille

;

profeti

i

perché non sono

Parola

ma

i

facitori

non annunziano Tawefoggiano, non minacciano

della Parola,

nire
il

le

ma

male

Io

ma

creature

l'affrontano»
si

agitano,

si

Negli sfondi
drizzano,

abbattono, patiscono, periscono»
gini eroi

non guardano

intenti nel

se

non

il

I

si

ver-

segno,

provare l'armatura delle loro

ossa alla dismisura del contenuto imJ35
ALLE RECLUTE DEL J900
peto.

Prima che

il

gallo canti, sono per

balzare in piedi gridando :

**

Credo»

,,

Così oggi noi vi vediamo alzati di
là dalla

colpa,

vergogna, dalla

dalla

sventura, dalla paura, dalla morte.

Le

nostre strade possono essere piene di

fango e d^ombra. Voi camminate su
gli argini,

radiosi, ariosi, compiuti in

tutta la persona, interi alla nostra vista.

Siete a noi

come

il

fregio vivente del

tempio d^anima. II fango non vi giunge,

Tombra non

vi tocca. Siete gli

illesi

e gli immuni.

Le avete vedute piangere
del vostro

Ho

le

sangue e dei vostri

udito le madri di

dicare Todio contro

il

donne
affetti?

Mantova

pre-

nemico perpetuo,

santificare Todio pertinace e indefesso,

col
)36

pugno

alto, col

viso duro. Avete
ALLE RECLUTE DEL

1900

udito le vostre singhiozzare nefl* ab-

commiato?

braccio, balbettare nel

Dietro

le

vostre c'erano quelle in

gramaglia, quelle dagli occhi

andarono dalla

quelle che

inariditi,

Sicilia

nel

Veneto, dalla Puglia in Lombardia,

con un solo pezzo

pane avvolto in

di

un fazzoletto, viaggiando
al

modo

del bestiame, per giungere

veder morire nella fede

sorelle

a

il

figliuolo sor-

lutto, le fidanzate

vedove e

gli orfani

:

a

lutto, le

una grande com-

pagnia nera, una milizia di dolore,
ferma, con Io sguardo

Conoscete ora

dano più

E

i

a

vostre c'erano le

Dietro le

ridente»

giorni e giorni

fì

fisso»

silenzii

che coman-

dei gridi?

dietro tutto quel nero c'erano gli

invalidi, c'erano

monchi,

gli

rimasti su

i

mutilati, c'erano

stroppii,
gli

i

rattratti,

i

i

torsi

inguini in luogo di calta?
ALLE RECLUTE DEL 1900

cagna,

citure e

con

visi rabberciati

i

con

gli innesti,

i

ricu-

le

santi mostri

che stentano mezzi automi e mezzi
uomini,

i

nati dalla matrice rifatti dal-

Farte meccanica,

che pota
li

tutti

quei corpi

umani

la guerra, e la potatura atroce

accresce di

magnanimità come

vigorisce gli alberi. C'erano
sopravvissuti,

smembrati

con

testimonianza

la

ancor viva in bocca, per
solamente

si

martiri

confessori stracciati e

i

ma

i

rin-

sentenzia

la cui gloria
**

:

Questo

è

quel potar che disse Cristo, che ogni
palmite, che facesse frutto in

lui,

Iddio

Io poterebbe perché facesse più frutto,

C'erano

gli orbi,

che accettarono
la luce del

c'erano
il

mondo,

sono più scrutare

ma

i

„

ciechi, quelli

buio per preservare
quelli
la

che non pos-

verità nei volti

giudicano l'animo dal suono del

passo. C'era la siepe risecata, la selva
138
ALLE RECLUTE DEL J900

rimondata, lungo la quale fremerà la

quando

vittoria inchinandosi

la ricon-

durrete in patria a capo dei vostri battaglioni color di terra.

Se

siete

belli,

vostra bellezza?

avete raumiliata la

Se

siete

Ma

essi

sentono come
i

veggono,

vi
i

cuore?

ma

essi

vi

rami nuovi rimessi su

loro fusti tagliati,

ticci

avete

forti,

ristretta la vostra forza al

del loro vigore,

come
come

rimessi-

i

virgulti

i

scoppiati dai loro tronchi pregni di sole;

poiché per essi fu detto che

crudo giova

**

a intromettere

il
il

taglio

sole „,

e per ciò vi fanno essi così splendenti»

E

dietro di loro

sono

i

morti.

C*è tuttora in quella fòiba del Carso,
di là dal

verso

Vallone del sangue, laggiù,

Nova

Villa,

quello

scheletro
139
ALLE RECLUTE DEL

J900

scoperto dalla frana, lavato dalla bufera,

rimasto in piedi contro

rosso, con

contro

il

i

il

terriccio

buchi del teschio

nemico?

Ce

rivolti

tutt^ora,

là,

presso r Osservatorio delle Bombarde,

a ponente del Veliki, in queflo scheggione dMnferno, quel braccio levato
dei

fuori
tutto
di

sassi,

un seccume

col

pugno

chiuso,

tenace di cartilagini,

tendini e di ossi, rivolto contro

il

nemico ?

Le piogge

di ieri, le chiare

italiane d'aprile,

hanno

piogge

portato via la

terra dai nostri cimiteri in pendio? I

morti appariscono? Mostrano
solitarii

le loro

senza carne?

i

Avevamo

piedi
tolto

scarpe chiodate per marciare

più avanti, di là dai carnai e
sepolture,

dalle

più avanti, più avanti»

Le

avevo mentovate in un canto votivo,

quando erano
140

raccolte sopra gli altari
ALLE RECLUTE DEL 1900
della chiesa

piena di

scoperchiata di Doberdò

feriti

nella paglia.

Che importa? Uossame
I nostri

Sono
il

è

ossame.

morti vivono e comandano.

tutti

in piedi^ anch^essi.

Oggi

è

loro calendimaggio. Battaglioni no-

vizii,

dei

questo calendimaggio è la festa

morti che vivono e comandano.

Non

guardate se non a loro.

guardate più

alle vostre

donne annerate, né
invalidi.

commessi

Non
a

comunicare

Ho

nella

simile a

un

donne, né

alle

né

agli

agli orfani,

guardate se non a loro,

voi guardano.

sun^ altra vita

Non

G)n

nes-

può più potentemente

la vostra vita.

memoria una comunione

questa.

Avevamo

traslatato

eroe nella terra santa di Aquileia,

nella fossa dei nostri morti primi, dei

nostri martiri

primi.

II

cimitero

era

calcato e pieno di fanti in armi. I tut4t
ALLE RECLUTE DEL

muli

i

interrompevano

di zolle

E v'erano

i

le

file.

giovinetti dell'ultimo bando,

maggiori d'un anno,

vostri fratelli

Novantanove,

quelli del

1900

coi visi

tomba

berbi al sole, coi piedi fra

tomba» Era

di

giugno, era

ime

giorno

il

San Leone» Una voce parlava a
fianco dell'arca* E, come la parola
di

s'alzava,

chinavano

si

visi

i

peso del rattenuto pianto*

vedeva

fiamma candidissima
affi

ato

Pentecoste
dei

il

E

allora

si

la baionetta rilucente

tare l'elmetto grigio, a

d'un

sotto

morti

fuoco

dei

sormon-

imagine d'una

eretta,

bianco.

morti,

che mitriava

era
il

a guisa

Era

la

l'ardore
sacrificio

della purità.

non sostano oggi fra
tomba e tomba; camminano, si affrettano per la via diritta. Ma la fiamma
di sotterra è irta sul vostro capo, come
I vostri

J42

piedi
ALLE RECLUTE DEL
in quella visione.

1900

E quest^anno la

Pen-

tecoste ardente precede di cinque giorni
il

terzo anniversario.

una

Cinque giorni e

vigilia.

Ed

ecco la preghiera della vostra

vigilia, iniziati

alla

vittoria

prossima

E

preghiera

e alla vittoria lontana.
di tutti gli

* *

O

uomini

la

liberi.

morti che siete

in terra,

come

in cielo,

sieno santificati

avvenga

il

i

l>ostri

nomi,

regno del vostro spirito,

sia fatta in terra la l^ostra volontà

Date

il

pane cotidiano

alla nostra

fede*

Tenete acceso in noi rodio santo,

come

noi

non

rinnegheremo

mai

il

vostro amore*
J43
ALLE RECLUTE DEL 1900

Allontanate da noi ogni tentazione
infame,
liberateci

da ogni dubbio

vile.

E, se è necessario,

combatteremo

non

all' ultima

fino

goccia del nostro sangue

ma

con

7>oi fino

all'ultimo granello

della nostra cenere.

Se è

necessario,

combatteremo

fino

a

che

V Iddio

giusto

non venga

a

morti*

Così

Hi

sia* ,,

giudicare

i

'bivi

e

i
LA CORONA
DEL FANTE.
FANTI

della Brigata

compagni

del

Toscana, miei

Settantasettesimo

Reggimento, compagni miei del Secondo
Battaglione, eccomi davanti a voi umile
e altero, col cuore che
la fronte

furono
in

che mi

vita che

m^è

memoria,

dalla

da

attribuiti lauri

una

mi trema e con
Se mai mi

sbalza.

arbitri

vani

trascorsa perfino

tutti

io

li

getto per

questa dura corona carsica, per questo

pezzo

di metallo raccolto

di là dalla

ancor caldo

morte e donatomi oggi, dopo

tanto destino, sotto le sguardo di

grande

Ombra

fraterna che

una

ha voluto

esser presente a questo rito di fraternità

guerriera con T ansia di ricom-

battere.

Ma non può esser mio questo giorno,
compagni. Questo non e se non

il

giorno votivo del nostro martire d'Aquileia,

non

è se

non

il

giorno sacro
147
LA CORONA DEL FANTE

come

Timavo, Consideriamolo

del

alI*eroe
il

suo anniversario

dalIMmminenza
cano

sedici giorni:

un

brarlo con

anticipato

Man-

della battaglia.
il

tempo

di

cele-

fatto eroico, quale egli

attende dai suoi Lupi del Veliki, del

San Giovanni.
Se oggi siamo a giuramento, voglia
sorte che il 2S di questo maggio

Faiti e di

la

noi siamo in combattimento, e che a

vespero di quel medesimo giorno
sia

con noi

egli

e beato nella

risuscitato

vittoria.

Era

la

ricordano

tano

i

feria
i

d'Ognissanti.

superstiti ? se

veterani?

in

una

Io

sentiamo;

Una

ne rammen-

battaglia d'oro,

luce d' Oriente.
Io

Se ne

Lo sappiamo,

abbiamo

sentito più

d'una volta, quella volta più d'ogni
148
LA CORONA DEL FANTE
altra

volta: ci sono giorni

in cui

sole

il

ma

Talba

non

è

annunziato dal-

gloria

dalla

citazione

che prende

il

viso dell^alba» Allora, pei prodi, tutto
diviene veloce miracolo.

Era
i

il

dì d^ Ognissanti. Certo, tutti

Santi della Patria avevano gettato

le loro

dove

Non
gli

sole

i

aureole in quel punto dell^aria
soldati

s^era

balzavano

all^ assalto.

mai veduto tanto

uomini, tanto

le

rilucere

cose rilucere.

II

s'avanzava come una trasfigu-

razione.

Ecco che

la dolina

melmosa

una coppa tagliata nel cristallo di
monte. Ecco che la bocca della caverna sucida raggiava come se contenesse il presepe adorabile. Le bisacce
del Poverello di Cristo non dovevano
era

splendere più dello zaino di tela nella

schiena dei

devano,

le

fanti.

Le

barelle

croci d'abete splen-

splendevano.

E

i

J49
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Gabriele D'Annunzio - La Riscossa (1918)

  • 1.
  • 2.
  • 3.
  • 4.
  • 5. 1 /t-eisr'-T CHE TI DICE LA PATRIA? — TIENI DURO. CHE TI DICE LA GLORIA? — TIENI DURO. CHE TI DICE LA VITTORIA ? — TIENI DURO.
  • 6.
  • 8. PROPRIETÀ LETTERARIA EDIZIONE FUORI COMMERCIO A CURA DEL SOTTOSEGRETARIATO PER LA STAMPA CASA EDITRICE D'ARTE SESTETTI & TUMMINELLI - MILANO
  • 9. A TUTTI I COMBATTENTI NELLA TERRA D'ITALIA NEL MARE D'ITALIA NEL CIELO ly ITALIA DEDICA UN COMPAGNO FEDELE NELLA VITA NELLA MORTE E NELL'AVVENIRE.
  • 10.
  • 12.
  • 13. COMBATTENTI, compagni, or è un anno, per Ognissanti, pel dì dei Morti, noi cantavamo a squarciagola su pel dosso del Veliki disperato. Vi sovviene? Un canto che non poteva essere interrotto se Più forte era il era un nel fuoco, non che T anelito della corsa Tutto Tuomo giubilo dei petti» grido e una vampa: un fuoco una rapina a volo su per scoppii, dalla folgore» nella rapina, imbuti aperti dagli gli a volo sotto Io scroscio del ferro e del sasso, a volo di là dal co- mando e di là dalla mèta» una bandiera, ogni carne era un lembo del tri- V^era innanzi a ma colore palpitante» tutti D verde rosso ricoprivano tutto r altra Ve altura il il bianco il monte, e anche da prendere, immensi. ne ricordate? Ora siamo qui fermi» 9
  • 14. ALLA GUARDIA DEL PIAVB La Carso non pietra cruda del vacilla sotto piede; il ma abbiamo piede nella dolce terra, abbiamo il ci il tal- lone nella sostanza defla patria pura, che è più viva della nostra carne stessa, più cara del nostro cuore stesso e del cuore di tutti Siamo qui piamo di noi Ebbene i nostri cari. fermi, compagfni* una riva io vi dico Stam- disperata. che molto più di quefla corsa senz'orme, che infinita- mente più di quefla vertigine d'assalto su per quel monte ignudo e gloriosa questa fermezza senza croflo di contro afl' invasore. Ecco che mi sembra d'aver peccato afla memoria un evento richiamandovi compiuto. Non ci dev'essere per noi oggi memoria se non dei nostri morti che rimangono IO là dove non più siamo,
  • 15. ALLA GUARDIA DEL PIAVE c dei nostri vivi che rimangono dietro di noi, ai nostri focolari, ai nostri altari* Tutto il non resto vale, tutto il resto dev'essere silenzio* Per mille sopra giorni, afle fiac- chezze, ai dissensi, alle frodi, ai tradimenti, a tutti e a tutte le gli errori abbiamo creato ogni giorno il nostro coraggio la nostra arme il nostro miserie, utensile la nostra perizia mero, come sotto il il nostro nu- profeta inventa il futuro r inspirazione del suo dio ? Non importa. Là dove verso, i avverso e per- abbiamo domato infaticabilmente luoghi e eletti tutto era le fortune, al più novissimi soldati grande sforzo guerra grande? Non Abbiamo issato i nostri pezzi là all'uomo pesava perfino nella sua tasca? di tutta la importa* il dove suo pane trasportato l'impeto ss
  • 16. ALLA GUARDIA DEL PIAVE della battaglia dove Tuomo appena si trascinava carpone? assodato le vie ro- mane dove non era pur giunto l'ar- tiglio dell'aquila? Dove non Non importa* c'era lena che valesse a superare l'asprezza dell'erta, dove la nemica aveva scavato bestia le sue tane e le difendeva senza mostrarsi, dove ogni masso bruto aveva per noi il suo prezzo di sangue ammirabile, abbiamo noi d' improvviso impennato la nostra vittoria e sorvolato in un attimo? a miracolo la vetta Non importa, non im- porta» non ha, non deve avere ali questa vittoria che abbiamo con noi Ali su questo confine tremendo. Vi le fu in altri tempi chi le penne perché non più ^Ua partisse sede della sua gente. Noi, perche éÀ qui 12 si mozzò non si parta, le tronchiamo
  • 17. ALLA GUARDIA DEL PIAVE ambo le ali con Tasciat senza pietà; e la vincoliamo così mutilata e san- guinosa contro Tinvasore, Sta su questa riva della morte come la nostra pri- gioniera immortale; e inflessibilmente ci guarda con quei suoi vergini occhi che hanno il colore di queste acque sante. Vi sono forse oggi altre acque in tutta la patria nostra? Ditemelo» Ve che si oggi una sete d^anima italiana possa estinguere altrove? Di- temelo. Vi sono in Italia altri fiumi viventi? Non voglio ricordarmene, né voi volete» Nomi di altre correnti? Non voglio conoscerli, né voi volete» Soldati del contado, soldati della agricoltori, artieri, d^ogni sorta città, uomini, 13
  • 18. ALLA GUARDIA DEL PIAVE d'ogni iM*ovincia dimenticate italiani, ogni altra cosa per ora e ricordatevi che sola quest'acqua è per noi Tacqua della vita, come rigeneratrice quella del battesimo. Se in prossimità del vostro casolare un torrente, è di quest'acqua. Se un ruscello limita il vostro campo, passa è di quest'acqua. Se una fontana e nella vostra piazza, e di quest'acqua. Essa scorre lungo afle porte, per mezzo le mura, davanti contrade di alle tutte le città italiane; scorre davanti afle soglie di tutte le nostre case, di tutte le nostre chiese, di Essa tutti protegge i nostri tutti contro altari e i il nostri asili. distruttore tutti i nostri focolari. E soltanto di quest'acqua voi potete dissetare le vostre donne, 14 i vostri figli,
  • 19. ALT .A GUARDIA DEL PIAVE i vostri vecchi» Altrimenti periranno, dovranno nella desolazione finire. Avete inteso? Questo fiume è maschio che nella tradizione dei Veneti, maschio nella venerazione Italiani oggi: è la - il Piave vena maestra - della di tutti gli questo fiume nostra vita, vena profonda nel cuore della patria. Se si spezza, il cuore s'arresta. Ogni la goccia intorbidata dal nemico, ciascuno di noi e il pronto a riscattarla con tutto suo sangue. Non mai, come qui, la vita e la morte furono una sola unica potenza liberatrice e creatrice. Tutta mille giorni vittoriosi non vale la luce di la luce d*un solo giorno di resistenza. La vittoria noi in questa riva; l'abbiamo radicata e sta con noi senza crollo e senza baleno. Siamo certi, o )5
  • 20. ALLA GUARDIA DEL PIAVE combattenti, o resistenti, siamo certi che a un mavera, tratto, le come le frondi di pri- irromperanno dalle cicatrici non le ali nuove chiuse; e rivolerà ella velocissima laggiù su le fronti dei nostri morti che tutti ^attenderanno in piedi, laggiù, fino all^estrema delle nostre se- polture eroiche, fino alF ultima delle nostre croci di legno o di ferro, e oltre, e più oltre, E quel che fu perduto per sarà riacquistato per Viva sempre 16 i Fltalia secoli. ! i giorni,
  • 21. A UNA RADUNATA DI UFFICIALI D'OGNI ARMA.
  • 22.
  • 23. COMPAGNI come denti il d^armi, sa taluno di voi io abbia serrato tra più amaro i miei silenzio nei giorni defla sciagura improvvisa, quando non lamentazioni o imprecazioni o esorta- domandava la Patria, ma Fatto unanime di volgere la fronte al nemico e di non mai più cedere. Né vorrei oggi parlare se questa parola non fosse a me e a voi un respiro nel combattimento, una pausa nella battaglia, un modo di guardarci dentro le pupifle, zioni corali di ravvisarci, di noverarci e di giurarci insieme anche una volta come face- vamo nefle caverne e nelle doline del Carso ancor nostro e sempre nostro per quella grazia che concede a tutti deli il i fe- possesso del Sepolcro. Veggo il doloroso amore tremare nei vostri occhi. Erano le radunate prima dell'assalto, J9
  • 24. A UNA RADUNATA momenti dell'ansia eroica. Le compagnie i battaglioni i reggimenti erano i nelle trincee fulminate aspettavano Io scocco dell'anima. In ciascuno di voi l'anima addensava come una forza si luminosa che affluisse da tutti gli oriz- zonti. L'origine della luce a oriente non era più ma dietro ogni parapetto dove fosse per balzare primo un capo di uomini. Non di posso senza fremito ricordarmi quei nostri commiati taglio della sorte. Le fraterni sul piccole bandiere, poco più larghe d'un cuore maschio, erano come grande. faville La le della bandiera divinità era presente come nella distribuzione delle specie eucaristiche. Tutte averne una. che, sul le mani Ve si tendevano per ne furono di quelle labbro di una foiba o sul dente di una cresta, la tennero stretta 20
  • 25. DI UFFICIALI come un segno pressa come la di passione, quasi una morte sublime. nomi. Quei nomi sono i masti ai luoghi, troveremo, come corpi. Li ri- i Ritroveremo Tamore che che domò che fecondò quella d'inferno, ma non ci di senza speranza, : un amore dannazione, ma non senza melodia. Per noi della Terza Armata Carso e beflo come l'amore del destino. Non può essere deluso né menomato. cancellato né Di quegli amanti riconosco alcuno. con I come dal calore. letto, tra voi più cari sono là una cosa sola abbandonata dalla bat- la roccia taglia legò a quell'asprezza, sterilità un amore l'amore del ri- rinomineremo. li quei sassi, im- stimate della Patria, nel sacramento di Conoscete D OGNI ARMA la E salma e abbandonata tra i più cari il predi- queflo che per potenza di passione 21
  • 26. A UNA RADUNATA andò più innanzi d^ogni seco, quello che tra e il altro e m'ebbe saliente del Faiti saliente della via vecchia di Trieste il oltre il Timavo rifulge d'una gloria falcata, ora io mi pento di non averlo lasciato a Monfalcone nefla sepoltura ignuda* Arderebbe intiero nel suo avello» Ma arde certo, oggi, anche là dov'è* Quel sacrificio fu tutto d'amore. Per combattere bisognava amare e credere* Bisognava a ogni balzo divinare lineamento d'Italia sotto il la crosta e- getto d'una sola vena bastava stranea* II talvolta a mutare la figura d'un luogo servo foggiata da tante cagioni nella lentezza dei torrenti, di un tempi* Ne versammo a quel mistico sangue, per una rupe irta, per un cratere squallido, per un bosco incarbonito, per un mucchio di case vallone sassoso, per disfatte* 22 Rinvenimmo le selci e le febbri
  • 27. t DI UFFICIALI Roma di nella D OGNI ARMA belletta palude della micidiale. Ostinati riscolpimmo la Patria nei calvari! più E tristi. che faremo ora? Siete divenuti pallidi; o la vista mi vacilla che mi rimane. Ecco che chiato da tutto quell'amore è sover- un'onda è portato via di sangue infinita; da una fiumana che pare senza fonte e senza foce come il corso dell'eternità. Se che ci mai questo moltiplica? Se quello quello fu amore, che è strazia e ci fu sacrificio, quale prova ci sarà oggi dimandata? quale siamo noi per dare? Morire non basta. Se morire e cessare di combattere, non si può morire. Bisogna rialzarsi. La Patria partorisce i figli validi e armati: li solleva e li scaglia. Sùbito rende un vivo per un morto, un com23
  • 28. A UNA RADUNATA battente per un fucile tra le mani, sempre Nessun posto può rimaner vuoto, oggi. Dov'è Io spazio utile per un uomo, là dev'essere un uomo, in piedi o in ginocchio, carpone o boccone, ma sempre con un caduto. al servizio un'arme. di E manca, ogni altra cosa Nel Carso abbiamo sradicato e rotolato i macigni. AI Cengio, una se l'arme è buona. notte, valsero e le unghie. pugni e i E i calci, qui le pietre i denti non si leveranno da sole ? due braccia inermi non stritoleranno Non e il un nemico afferrato ? può oggi dominare il dolore furore se non per un solo proposito, si per una sola giusto, per attenzione: non fallire stupisce che la vita il per mirar colpo. Ci si comune possa con- tinuare a scorrere, che si possa tro- vare un qualunque sollievo fuor del24
  • 29. DI UFFICIALI razione, che irridere, possa discutere sorridere si che D OGNI ARMA ci si possa indugiare e riposare. II ferito, non o una se la piaga gli duole, ha requie. Se gli spalla, tutto suo corpo partecipa della il duole collo il non dorme. L'Italia è una nazione, è una patria, è una medesima sostanza vivente; e può non soffrir doglia e tutta quanta per quella sua parte che soffre? non essere di continuo inquieta per quella parte che è straziata ? travagliarsi male che in le si è non ogni attimo per quel appreso e la minaccia fino ai precordii? il Questo fiume, dove siamo, non è Frigido e neppure il Timavo e nep- pure r Isonzo. Di là non v' e terra da riconquistare contro l'usurpatore che ce la contrasta. Questo è il puro fiume veneto ; e non Piave, il primo un di 25
  • 30. A UNA RADUNATA qua dal vecchio confine, non il primo. Di là non e* e il deserto di sasso, non foiba la né né ossame e* è il di puro dolina ne la calvario, il ma borghi e di casolari, fiore d'Italia, e* è la più sincera figura terrestre dell'anima liana, c'è il solco diritto del nostro aratro e della nostra storia, e' è la grazia an- tica delle nostre piccole città i nostri palma Ora Santi le portino degne che sempre in mano. di la ita- branca ignobile è là sopra. dell' invasore La belva nauseabonda turpa e appesta il nostro giardino. de- Che faremo ? Tanto abbiamo noi lottato per l' in- ferno carsico; e che dunque faremo per questo paradiso? Io vi ridico che versare 26 il sangue
  • 31. D OGNI ARMA DI UFFICIALI non non basta, offerirsi non basta basta, morire» Bisogna vivere e combattere, vivere e resistere, vivere e vincere. Moltiplicatevi, e moltiplicate Uno uomini. gano per abolito i valga per i ha latina La guerra limiti della gloria. latina abolisca vostri dieci, dieci val- La guerra mille. i termini della persona e le condizioni del numero. Talune madri delle che benedice tra Eserciti, si le italiane, quelle donne rammaricano se non un da sacrificare, e figlio, non marico è un atto due più. il di Dio degli non avere figli, tre figli Ma quel ram- di fecondità spirituale che avanza ogni sforzo della carne e raddoppia Tofferta» Misera quella che vide tornare al- Timprowiso il figliuolo disarmato smarrito stravolto, da prima non riconoscibile; e gridò: ** Che è accaduto? „ 27
  • 32. A UNA RADUNATA Quel che sia accaduto non ci giova chiedere, non ci vale sapere. Nella prima ora alcuno di noi desiderò perdere la conoscenza di tutto piuttosto dannarsi a conoscere II che con- cosa orrenda. la buio della disperazione era preferibile a quel lume sinistro. La disperata morte era preferibile al peso di quell'abominio. Ma il vero coraggio dolore, una ferma potenza dere. nostro dolore II anzi di diamante. la perspicuità s* come è, di Falto compren- è fatto di ròcca, Non è del diamante indomabile? Essa è anche del nostro dolore e del nostro coraggio, o uomini nuovi, o fratelli nel patto verace. Se vi fu onta, sarà lavata. fu infamia, sarà vendicata. già soffia sopra la massa Lo Se vi spirito infelice, e la suscita. Quella madre, davanti all'appari28
  • 33. DI UFFICIALI D OGNI ARMA zionc del fuggiasco fangoso, balbettava sbigottita mio? ** : Sei tu ? sei il figliuolo .,, Non su era quel sangue che lui splende anche quando s^aggruma il fango della strada lorda, lui ferita alcuna, ma crudo: un marchio» del servo spalla o qualcosa di più Non tra ciglio e ciglio fosse era in il marchio o del malfattore, sopra marchio per vile la lordura Non dei rigagnoli e dei fossi^ ma ; tutto, stata come ; ma un la solo se la carne rimessa in un'altra matrice e ristampata a vergogna. Quella madre guatò Io sconosciuto e gridò dalle viscere: "Io E non t'ho fatto.,, la più straziante delle parole ma- teme; è la più terribile delle rinnegazioni umane. Lacera e insanguina di nuovo il grembo, molto più a dentro che Io spasimo del cattivo parto. 29
  • 34. A UNA RADUNATA L^udimmo sorgere anche dalla terra, come una voce delIMntimo, palpitare per le colline e per lungo le valli, gli argini e le ripe, nello splendore di tutte le campagne, quando passavano a capo chino le tristi mandre inermi che pa- revano cacciate innanzi dalIMnvisibile bastone» ** Chi dice non t*ho fatto. „ che non v*è orrido di Io eguale all^orrido di certe facce E abissi umane? vero* Quelli uomini sfigurati ave- vano perduto qualunque impronta della razza, qualunque espressione virile. So- migliavano al nemico: somiglianza odiosa che sembrava esser passata at- traverso la schiena per stamparsi nel muso docile» Richiamavano moria quei branchi misti d'ogni genìa che giù per taglia» 30 il alla me- di prigionieri vedevamo strascicarsi Vallone, nelle sere di bat- Avevano tutti insieme un colore
  • 35. DI UFFIOALI D OGNI ARMA escrementoso e più non vivevano se non dal ventre floscio. Non guardavano intomo, e non innanzi né indietro. Uonta aveva messo i paraocchi afla loro bestialità ignara» Qascuno aveva per orizzonte dosso il del complice. Stranieri nella loro terra, nemici nelle loro strade, senza patria nella patria stessa Non si si sapeva I se, a vederli, il cuore serrasse di sdegfno, di spregio, d^abo- minio o di compassione. Pativamo per loro in tutta la nostra terra : pativamo in ogni zolla, in ogni foglia, in ogni filo d^erba, in ogni ombra, in ogni colore, in ogni suono, in ogni cosa bella e incolpevole, penetrati da una bellezza che non avevamo mai sentita così cocente. AI più sagace e al più appas- sionato di noi questo paese di verzieri e di acque, di cadenze e di vie lisce, 3J
  • 36. A UNA RADUNATA di colli cilestri e di malinconia, mai apparso era non una grazia tanto come in profonda» Era la nostra creatura, noi eravamo le sue creature» Ci parlava da presso, quasi col serrava contro di noi, si ciava quasi umanamente, sul petto, si nel fiato; fiato abbrac- ci ci palpitava faceva carne della nostra come quando una grande svenricongiunge i consanguinei, come carne, tura quando si si soffre si spera e si rimemora si dispera insieme. Ah, veramente, compagni, i paesi d* Italia questo il il più umano, il Veneto sembra più sensibile a chi Io tocca. conflitto dei fiumi È venuto Tuomo ne cercato, viene. V ha salvato dal e del dato di sé egli stesso, mare, Tha Fha riscalTha foggiato sollevato al calore del sole, 32 fra tutti più dolce a chi Fama, dall'uomo così come L'uomo r ha trepida
  • 37. DI UFFICIALI D OGNI ARMA f e rifoggiato, Tha fecondato, Tha ricchito abbellito ingentilito, negli senza numero. grigia dalla Non ar- anni sembra emerso palude padana ma dal- Tardore dell^uomo fidente. Per ciò intendete come oggi in questa divina passione Non si parli, dell^ autunno. può guardare Terba Iene d^una riva flessibile, la porpora e Toblio d^un parco patrizio, una vecchia peata mar- un canale pigro, un solco fumante in un campo tranquillo, una striscia di sole sopra un prato orlato di salci, un mucchio di foglie morte davanti a un trofeo di pietra consunto, senza che ognuna di queste cose diventi in noi un sentimento d^amore che non si può sostenere se non soffrendone. E i secoli soffrono in noi come sof- cita in fre il domani. in noi 5 come E gli avi remoti soffrono soffrono venturi. ^ i figli 33
  • 38. A UNA RADUNATA Ma mandre sen^a volto e senza nome non guardavano, non riconoscevanot non comprendevano» In quelle cupe certe ore la bellezza della terra dive- niva così forte che pareva dovesse fendere sin la fronte dei buoi aggiogati. Ma il grido della rinnegazione materna non giungeva al cuore disumanato solo. ** Io non t* ho fatto. ,, Eppure oggi sempre no- la nostra vella fede ci dice che anche i più torbidi saranno illuminati, che anche tristi saranno Non e i più salvati. scampo per essi. Per chi cede, per chi fugge non v'è scampo. Non V* è scampo per chi non resiste. Non con V* è salute se tutte le forze e La 34 v^ è altro non con nel combattere armi. tutte le parola della terra non è : ** A
  • 39. DI UFFICIALI palmo a palino ** Pollice della il è La parola Non piegare ,,. ** : neppure: ,,. vi sono vili nemico ARMA pollice Patria è oggi d^un'ugna Se per ,, CXJNI Non D perdono, i quali sperino dal la condonazione, l'indulgenza, ignominiosamente s'in- gannano. Questa guerra questa guerra del sericordia» n mondo è senza pietà ; è senza mi- patto è stato imposto dal nemico, osservato dal nemico, dal ne- mico riconfermato ogni giorno, È una guerra guerreggiata per l'abolizione di tutta una grande civiltà a profitto di un'altra che non la vale, di tutta un'altra una grande storia a onore di che non l'eguaglia, di tutta una grande coscienza a favore un'altra che si di dimostra ogni giorno più bassa. Non e giusto ricordare i Goti gli 35
  • 40. A UNA RADUffATA Eruli gli La Unni dinanzi a questa ira. crudeltà di quella barbarie era in- consapévole; la crudeltà di questa è come meditata disciplinata coordinata una dottrina esplodente. frenesia pare un avviene talvolta Anche di ridere quando consideriamo rore, e pose di la sua prodotto chimico. Ci pur nell'or- mosse questa massiccia belva meccerte canica. E necessario disarticolarla. Perseveriamo. Che gridavano, anni, sotto tagli, ** i il or è mille e mille baleno della spada a due vincitori ai vinti? Non siete voi uomini, da noi possedute, si siete men buone stimenti, dei vasi, dei Ietti. cose dei ve- Noi dalle vostre viscere trarremo le corde adatte 36
  • 41. f DI UFFICIALI afle D OGNI ARMA frombole e agli archi; e remo pel le serbe- giorno in cui ci bisogni domare insania di schiavi se qualche rampollo abbiamo risorga dal tronco che reciso. Ma non lasceremo radici» ,, Qualcuno di voi già conosce il testo d'un canto di guerra rinvenuto, tra roba rubata, in fondo soldato tedesco fatto alla tasca d'un prigioniero nel Friuli invaso. È, su la soglia d'Italia, l'incitamento rinnovato ai saccheggiatori di chiese, di scuole e di ospedali, donne, di ai torturatori di e Avanti, prole defla Ger- di vecchi. ** mania armi in fanciulli È l questa l'ora del- l'allegrezza e della gloria. Di più nobile e „ di più agile numero è l'antico inno, misurato sul passo del calzare leggero, forme. ** Le non dello stivale de- vostre vergini molli le soffocheremo nel nostro amplesso ro37
  • 42. A UNA RADUNATA busto. Sul marmo sbatteremo i n grembo cioli. dei ginecei violati pargoli vostri come cuc- madri noi scru- defle teremo col fuoco, e non rimarranno germi nelle piaghe fumanti. La rauca sequenza „ teutonica vuol persuadere al lanzo che la nostra carne imbelle non mare campi che saranno suoi e i è buona se suoi figliuoli. Gli insegna non a come concide' la vita del vinto sia assunta dal vincitore, come nell'uccisore trapassi la vita dell'ucciso, e come sia da adunare nell'unico petto della patria l'intera vita ** Non donne e spesso il t'infemminire in pietà verso fanciulli. II figlio del vincitore di domani. la vittoria se detta? mai mondo. del E il Che domani cova che sorta se abbattessi il di vinto fu la ven- padre saresti tu tuo avversario e lasciassi in vita quello del figliuol 38 vale tuo?
  • 43. DI UFPICIAU D OGNI ARMA Prole della ** Germania in armi, avanti I Fulmina, dirompi, abbatti, trasaccheggia, incendia. figgi, uccidi, e uccidi ** Eccoti gloria. E E uccidi, e I aperto il cammino della „ questo il canto stupido e feroce gorgogliato nella strozza del lurco sul limitare dell* Italia bella. Si può credere che, nella notte lugubre di poretto, gli abbia risposto della pace? Si pensa il mai Ca- ritornello ai castighi ful- minei delle età miracolose. S^imagina una bocca subitamente incancrenita, una lingua disseccata come Tesca, un cuore divenuto subitamente di cenere a far groppo nella gola infame. G)mpagni, non e yero, non può essere vero. Ecco che oggi rispondono a misura d'animo e d'acciaio, com'è bello rispon39
  • 44. A UNA RADUNATA DI UFFICIALI D dere, com'è romano e tra i pascoli di ARMA italiano rispon- dere, gli eroi subitanei balzati di terra, tra OGNI della riscossa Brenta e Piave, Asiago e le rupi della Val Gadena, giù dagli speroni del Grappa fino alle velme delle Lagune, dall'alpe nostra fino al nostro E il 40 mare. ritaliano che più uccide sia oggi figliuolo prediletto dell'Italia in armi.
  • 46.
  • 47. A di gli tutti bliche latine, Italiani per sangue paesani per giure nefl^ Repu- delle Italiani America libera, di giure luogo seconda questa non può chiamata della madre essere invito ma è comandamento» Italia Quando combattevamo la prima guerra di là dal confine ingiusto, nelle terre da liberare, d^ aspra vittoria più aspra, vi stassero i vittoria in sembrò che ba- vostri voti e le vostre spe- ranze ad accompagnare Io sforzo della vostra gente, di morte in morte, di meta in mèta. Vi bastava dalle fatiche alzare la fronte o dai negozii per scor- gere sopra r Oceano la faccia della Patria lontana ravvicinata dallo splen- dore del sangue. Splendeva per voi una nuova aurora di là dalle grandi acque. Gascuno di voi poteva inerme ripetere la parola di quell'eroe nostro 43
  • 48. AGLI ITALIANI che un giorno cavalcava con pochi uomini sanguinosi verso Rio Grande : ** Sono pieno per i morti Ma d^orgoglio per i vivi e ,,. questa seconda guerra, che se- para dalla prima una nera zona di destino, è combattuta di ingiusto su : poggi, su i qua dal confine nostri monti, su i nostri nostri fiumi, su le nostre i pianure, nelle nostre lagune, nei nostri borghi, nelle nostre città: nell^ Italia viva, nel corpo e nell'anima di quella dove Italia bella sofferto, siete nati, dove avete dove avete sempre sperato di ritornare» Ora non gnare il miele „ , potete più indugiarvi a so- dolce ritorno, no» La il ** ritomo ritomo in armi sta sopra ciascuno voi valido. La di necessità imperiosa del Patria e ferita, di è lacera, è arsa: la vostra nutrice è profonda44
  • 49. DELLE REPUBLICHE LATINE mente piagata che copre il mammella sinistra La piaga si allarga, alla cuore. divora la sostanza profonda, minaccia la fonte della vita. Se la dolorosa vi chiama, a traverso T immensità notturna, come potete voi dormire? giorno vi chiama, come Se di potete voi chi- narvi sopra un^altra terra a spargere il seme, a raccogliere cumulare i il frutto, ad ac- vostri beni? Respirate un^altra stagione. Avete sole caldo su le vostre mani abili. Non so quale ricchezza vi cresca sotto occhi avari. il Ma qui non z* è se il gli non vento della disperata battaglia, più implacabile che quello qui c'è il della gelo dell'inverno e del rischio, aguzzo come la baionetta in asta, questa la vostra stagione, tempo pampa; o esuli: È il d'Italia, 45
  • 50. AGLI ITALIANI Mi sembra un che, se avete r acciaio filiale, petto macchine delle vostre lucrose vi debba oggi ferire d^una ferita più atroce che qualsisia dai vostri fratelli ricevuta nella resistenza» tete più lavorare, Non po- amministrare, lucrare, no. Dovete armarvi. oggi non può esservi Anche per voi se non un solo acciaio: quello che falcia le masse invasori, quello che corica degli nemico il sul suolo insozzato. Per voi e per e per i infedeli, di lontani, non morte : vitù, di si noi, per per si tratta i fedeli e per gli soltanto di vita o tratta di libertà potenza o prossimi i o di ser- di miseria, di onore perpetuo o di perpetuo vituperio. Se non resistiamo, se non vinciamo, voi medesimi sarete umiliati sopra la terra che vi ospita, schiacciati contro la terra che v' è larga, con 46 la faccia nel vostro
  • 51. DELLE REPUBLICHE LATINE solco, con il collo piegato sul vostro utensile» E così saranno e servi in di due i vostri figli, terre, chi sa fino stranieri a quando, generazione in generazione. Per ciò voi siete oggi chiamati a difendere due patrie: quella che san- guina sotto Furto del nemico e quella che sovrabbonda sotto il vostro lavoro. Nella patria seconda avete fecondato il deserto, fatto portuosi mare, fondato istituti il fiume e sodalizi focolari senza numero, inventato congegni, nalzato monumenti, edificato sedi stri, conquistato ogni giorno che la patria il diritti nome il i- iflu- solenni, esaltato latino. Ma prima vi chiede oggi di pre- servarle le testimonianze del suo passato e di confermarle le fondamenta del suo avvenire, potreste grido e non non accorrere al suo offrire le vostre braccia ? 47
  • 52. AGLI ITALIANI Operai, coloni, costruttori di civiltà e forse forieri di bellezza, tutta Topera vostra crollerebbe nel suo crollo, e il sangue del suo martirio rimarrebbe accagliato sopra le vostre braccia avvilite. Sareste rifatti schiavi due volte, due volte vergognosi. Se alcuno voi abita in Cata- di marca, voglia ricordarsi mini liberi di quegli che uccidevano i figli tendoli contro le rocce affinché vergognassero di crescere sotto uo- sbat- non il si giogo dei conquistatori. Ma un altro ricordo da per tutto vige, lungo le rive e sopra le acque, in mezzo a assalito voi: dai Timagine mercenarii Giovan Pietro Abrecu di colui che, austriaci all^estancia della Barra, lottò per cinque ore, con 48 di soli
  • 53. DELLE REPUBLICHE LATINE compagni: uno contro tredici dieci; e vinse. ** Ogni colpo fallito è Questo egfli ripete oggi perdizione, tt agli Italiani della penisola e a quelli d^oltremare, ch'egli avvia verso porti i donde partono le navi per T Oceano insidiato. Soleva addormentarsi, nel suo egli poncio forato dai colpi di lancia e dal piombo delle carabine, occhio solo, chiudendo un come a Maromba, come a Coritibani, per esser pronto sempre a balzare in piedi e a gridare : ** All'armi I f, Ora getta verso di voi quel grido con un cuore più che mai potente. L'ode non la ODrdigliera distante. E voi l'udite? Non libertà siete anche voi „ come i ** figli della suoi fanti che col gi- nocchio a terra aspettavano l'assalto? * 49
  • 54. AGLI ITALIANI come i suoi domatori di cavalli che formavano V istrice impenetrabile, di lunghe lame? irta Eccolo venire a cavallo dalla palude di Palos che ha i cinque fiumi simili alle dita della mano aperta ; e gli duole il cuore per un^altra laguna più triste e più bella. il Ecco la sua Annita che ancora punta cannone di bronzo sul ponte della goletta, e poi imbraccia la carabina* Eccola che rompe a nuoto la furia del torrente, appesa alla criniera del puledro incoraggiato dalla maschia voce» suo sublime Anzani che, con miccia in pugno e col piede su la Ecco la il santabarbara della batteria, urla dai polmoni corrosi : ** Gli Italiani non si rendono I „ Se ritornate, se venite a combattere per la divina libertà, o esuli, sarete a 50
  • 55. DELLE REPUBUCHE LATINE come i suoi legionarii, sarete al amore come i superstiti del CerrOt della Boyada, del Salto, come noi nostro la legione giurata che ricusava dava il Non e darete voi tutto ? il soldo sangue senza misura. non darà quanto il E il povero ricco? assai più del ricco? Poverissimo della come egli era, lo sposo Povertà ; e non aveva se non una Ma, camicia. più caritatevole del santo, cavaliere che con la spada divise in due il gionario più povero di lui italiano. verso ceva ** un come mantello, egli la donò a Non era una lui, sorta di carità la patria infelice? egli e, le- Tuttavia di- a Giacomo Medici, più tardi: Non Tuomo, non Tuomo sempre, nuU^altro che ; la patria la patria. „ Noi non siamo oggi uomini se non per dissolverci in una vit4 infinitamente 5}
  • 56. AGLI ITALIANI DELLE REPUBLICHE LATINE più grande della nostra vita. Perché nostri figli vere, noi non perdano la i cagione di vi- dobbiamo e vogliamo morire» Chi sarà il vostro pilota se non quegli che, per continuare a combattere, trainava il suo naviglio rattoppato e rimpeciato di laguna in laguna con cento coppie di buoi ? Solo proteggerà il vostro passaggio, dalla costa atlan- tica alla E sua riva tirrena. all^approdo vi ripeterà egli forse l'orazione piccola che risonò sul cuari: ** Ognuno oggi combatta Tacome se avesse quattro vite per difendere la patria e quattro Non anime per amarla. „ dirà egli quattro; dirà cento, dirà mifle. E, pel vostro amore e pel vostro valore senza limite, domani non vi sarà più oceano tra le due patrie latine. 52
  • 58.
  • 59. NELLA prima notte guerra, nella prima guerra, Roma Roma ziosa. come era ridivenuta romana, della sua repu- Roma non in aveva maggio un vano silenzio aveva offerto sacrifizio alle due divinità che stanno popolo blica. II gettato alle di nuvole ma clamore il della era rimasta silen- tempo austero al nostra della prima ora di sopra Fazione: alla Fede e alla Costanza. Tra monumenti che i la tor- bida notte rendeva più vasti e più solenni, la volontà del popolo inalzarsi come il sembrava più vasto e più il solenne dei monumenti. Una voce d^ Italia lontano e da presso. Un uomo lenzio dltalia vi come iscolpita, si ve Ve lo disse, di ne ricordate? mandò manda una quel lapide dove una sola parola si- non sia da scolpire: la più grande. 55
  • 60. AGLI ITALIANI Disse gruppo ** : Esuli volontari! di stelle, sotto Roma, coloni di di libertà, vigilanti, già rivolti capo e Tanima, il il forieri d'Italia, esuli che sogno ansiosi e indietro segno il sotto rivolti alla Patria lontana, io vorrei che voi sen- potenza di questo silenzio, voi tiste la che dovete varcare col vostro carico di Ma i mari Madre che per venire alla amore silenziosi, vi aspetta e di sangue» sforzo e della lotta senza tregua, lenzio non poteva vano, se supera petto» II il si- essere raccolto, né misurato né pesato» il „ costaggiù, nello stridore dello Il grido stesso è Io spazio e non passa vento dell'oceano disperde anche F odore del più acre sangue» Eravate al travaglio, eravate al dagno, eravate sorda, in alla mezzo a un popolo che igno- rava o disconosceva 5« gua- pena, in una terra la necessità e la
  • 61. DEGÙ STATI giustìzia del nostro UNITI combattimento. E- ravate smarriti nel tumulto delle dispute, men- defle sentenze, delle illusioni, delle zogne, dei traffici, dei lucri, delle paure, delle avarizie» Troppo avevate dispe- rato della Patria, partendo a cercare in altri lidi le vostre fortune. avevate dimenticato costruendo in pietre il un la sua fiamma, con altro suolo vostro focolare. Troppo altre Troppo lunga umiliazione avevate patito nell^ esilio mercenario, perché d*un tratto poteste risollevarvi a insolito orgoglio. brava che r alloro e nostra gloria fonde. Non la Vi sem- quercia della non avessero radici pro- ambivate corone. Rima- nevate senz'armi in mezzo a un popolo inerme, forviati dietro false imagini. Ma Le stelle tettrice h la luce si faceva a poco a poco. tessute nella bandiera pro- s'irradiavano per levarsi come 57
  • 62. AGLI ITALIANI una costellazione sinistro. II salute nel cielo di popolo della bandiera cominciava a comprendere che causa era anche di tutti gli L^aprile, la uomini mese il stellata la sua causa: nostra la causa liberi» delle natività fatali, Tevento ammirabile. recò Allora una voce italiana tentò di varcare novamente l'oceano. Oggi - diceva quella per Tanima dltalia, nel di Washington divenuto celso di. luce come Farce ghirlanda fiorisce l'eroe con l' che gli nome il uomini di voce - oggi, Campidoglio un luogo busto dedicato liberi gloria ec- romana, una al- chiamarono Cavaliere del- Umanità. E una ghirlanda pura come quel ramoscello di 58 lilla offerto dal poeta
  • 63. h DEGÙ STATI alla bara di come Abramo UNITI È Lincoln. sacra quel ramoscello in perpetuo fiorente ** dalle foglie tagliate in ri- forma di cuore. „ sembra che in questo E aprile di passione e di tempesta riecheggi di un il grido aprile già torbido di allegrezza e di cordoglio nella storia degli Stati: ** O capitano 1 O mio capitano rombo ed ascolta il Per bandiera sventola te la Ecco che il I Sorgi dei bronzi. Levati! gruppo ,,. di stelle su la grande bandiera republicana diventa una costellazione di primavera le Pleiadi, un segno propizio ai na- viganti armati e inermi, segno per reggiano II tutte le come uno spiritual nazioni che guer- la nostra guerra. saluto d7talia, dal Gimpidoglio al Campidoglio, giunga al popolo delI^Unione come il più alto fra quanti gloS9
  • 64. AGU ITAUANI rificano Io spirito che Io conduce a riconfermare e risuggellare con le la libertà. Perché il suo patto Tltalia, sola fra nazioni alleate, potendo evitare la guerra e rimanere spettatrice inerte, non sollevò liberamente in armi per la riconquista quanto per Roma dell'uomo libero» Ella il retaggio la salvezza di tutto ciò nei secoli nati da fa oggi suo del si si tanto che fu la nobiltà armò, come popolo degli Stati, per una ragione ideale, per una rivendicazione eroica. II suo atto spontaneo, come oggi compie la gente di quello che Giorgio Washington, ebbe di un la bellezza offerto alla sacrificio speranza dell'uomo. Così ella meritò di rinascere, un cuore nuovo, riebbe un si fece solo volto, 60 fuse in una sola virtù. Questo si e miracolo della giusta il
  • 65. DEGÙ STATI guerra, il miracolo medesimo che oggi improvviso all^ UNITI vediamo risplendere r Oceano disonorato dagli assas- oltre sini e dai ladroni» La ma non nostra guerra è distruttrice creatrice» II barbaro con tutte le le atrocità e ignominie ha cercato di abo- lire l'idea lotta, tutte che, fino alla vigilia della Tuomo si faceva dell'uomo. Or ecco che noi ricominciamo a sperare nell'altezza dell'uomo. n barbaro moltiplica sopra gli inno- centi gli strazii infami dell'odio, alter- nando una impudenza stupidità belluina. senile Ora il con una viso del- l'amore senza lacrime non mai fu più raggiante, perché l'amore non fu mai tanto amato. n barbaro ha propagginato l'eroismo, l'ha coricato sotterra, l' ha confitto nel 6i
  • 66. AGLI ITALIANI putridume; ha abbattuto cattedrali le aeree dove culminava Taspirazione del- Tanima perenne; ha le sedi della di tutte le arti; ha sconvolto menti del Cristo e lacerato madre della di Dio. precipita e trabocca un i il linea- grembo Ora la bellezza sul mondo come torrente di maggio. petti e arso disfatto sapienza ornate dal fiore Non abbiamo abbastanza capaci per raccoglierla e contenerla» II gran popolo della bandiera stel- alzandosi in piedi per difendere lata, Io spirito eterno dell* uomo, oggi au- menta a dismisura questa somma di bellezza opposta al furore e al fragore della barbarie» ** O di te; libertà, disperino non io di te sarò pur gli altri mai per di- sperare „ gridò negli anni il vostro poeta leonino» i2
  • 67. DEGLI STATI UNITI Per questa speranza tutta la vostra gente^ a nord, a sud, a est, a ovest, oggi si leva ed offre i suoi beni accumulati, riconoscendo nella nostra causa la più bella causa che l'uomo abbia mai avuto per combattere. Eravate una massa enorme e ottusa di ricchezza e di potenza. trasfigurate in spiritualità operante. Apparite come ** Ed ecco vi ardente e una razza tempesta „ pronta alla eretta in faccia al futuro più grande di passione e di lotta, di tutto di il passato. I rulli del Mannahatta coprono gli tamburo ultimi guaiti della viltà. II ] morte 4 aprile cade l'anniversario della di Abramo Lincoln. Dal suo sepolcro risorgono le grandi parole che la sua sacra bocca parlò nel cimitero di Gettysburg, sul suolo santificato due volte dalle ossa dei morti e dal sangue 63
  • 68. AGLI ITALIANI dei combattenti. Tutti gli Stati, a nord, a sud, a notte est, a ovest, atlantica le odono nella dove sola splende la costellazione di primavera. ** Io dico che questa nazione, con Taiuto di Dio^ deve avere una nuova nascita nella libertà. „ Allora parve che voi medesimi foste per avere una nuova nascita nella na- zione ospite ridestata e illuminata. Non più vi corrompeva la comodità della pace utile. Né in mezzo a un popolo che s'armava potevate rimanere inermi; né in mezzo a un popolo che voleva gettare nella fucina delle sorti beni potevate voi serbare accrescerli. Eravate in guerra adottati da figli i 64 suoi vostri e d'una patria una seconda patria in guerra: per duplice obbligo combattenti. i dunque
  • 69. DEGÙ STATI UNITI Chi era ricco abbandonò i suoi averi? chi era povero tralasciò la sua arte? chi era giovane offrì la sua giovinezza? vecchio diede chi era il più robusto dei suoi nati? chi era invalido al più si piegò umile servigio, pur di servire Buona Causa? Persisteva un malessere molle, perdurava un disagio ambiguo. No, la luce non era interamente fatta. Un occhio la solo era aperto, sotto una palpebra che batteva. D popolo degli Stati non contro tutti i contro si levava non affrontava nemici, non armava il Diritto tutti i barbari, tutti i violatori; ma faceva di- vario fra barbaro e barbaro, separava nemico da nemico, distingueva impero da impero. Dichiarava Tedesco e non guerra al ali* Austriaco 1 da parte appunto e la il Lasciava nostro avversario 65
  • 70. AGLI ITALIANI immediato^ a faccia quello che noi che sapevamo noi trattare quello ferro impeto contro nime contro la più tutti i una- ardore astuzia, discordia coatta. Balzato in piedi per difendere stessa della a coraggio contro frode, freddo, caro avevamo a faccia nell^AIpe e nel Carso, odiosa il Diritto **più vita „, costrizione diritti e di tutte rispettava secolare di le libertà, onorava come nazione un'accozzaglia di genti diverse a senza proteggere patria libera imbrancate e forzate fede ma una non una falsità costituita in violenza. Anche una volta Fastro terribile del Era un il dolore e stato mondo sole saliente ingiusto. ma non culmi- nante ancora, divenendo sempre più esigue le ombre* Doveva attingere il culmine per risplendere meriggio del66
  • 71. DEGÙ STATI UNITI r anima umana, asse e face del novis- simo giorno» Anche noi non avevamo abbastanza sofferto, non avevamo abbastanza sanguinato, non avevamo espiato i nostri contro noi medesimi. falli Abbiamo dovuto tutti sacrifizii i biamo dovuto la redentori in terra. patire rinnegazione. La la tristezza dell^alta fra di i patire la legge di tradimento e il Erano ha provato Patria Vittima che sedette suoi all^ultima cena. colui Ab- ** La mano che mi tradisce è meco. „ tuttavia col Maestro gli undici fedeli. Non erano con Tltalia vittorie? le E la dodicesima fu V sue undici ** oscura „, fu quella d^Iscarioth, quella che la diede all^awersario. Voi Io sapete omai. Abbiamo sop- portato la percossa, l'ingiuria, la ver67
  • 72. AGLI ITALIANI gogna, tutti gli strazi!» Ed eccoci in eccoci sempre in armi. Stringiamo i denti sul nostro dolore, e Io mutiamo in ferreo proposito. Siamo piedi, due volte Due oggi. italiani, volte italiani siete oggi anche voi, nefla terra della vostra mune L'Unione fa nostro compito. suo il nostro disegno, Comprende la nostra necessità vitale. è una E pena co- e della vostra conquista cotidiana. decrepita e conferma ** L'Austria menzogna che giusto che crolli: il crolla. è giusto davanti a Dio, davanti agli uomini e davanti alla storia degli è inevitabile che Se si di sopravvivere, le loro origini vittoria e si È alla Impero genti rinvengano esse luce della nostra ricongiungano delle loro patrie giusto ed disfaccia e sparisca. vi sono tuttavia nell' degne 68 uomini. risollevate. alla „ vita
  • 73. DEGLI STATI UNITI Riconoscendo per nemico nemico, riconoscendo alfine il nostro la santità della nostra guerra, la gente di Giorgio Washington arma, vi riconsacra e vi vi fa suoi soldati e nostri soldati, vi fa presente la patria lontana, vi riannoda a sé e ristampa e alla vostra razza, vi ribattezza nella verità della causa una. Essa viene. spinge, E voi. Non vi incita, manda, ma non vi non verrete voi non vi viene con tutti? Tutti con mille navi e con una medesima nave. Sapete voi qual fosse quella su cui per la vigò il nome il di prima volta na- giovinetto Garibaldi? Maravigliosa ed umile, si chiamava Costanza* ** Com'eri spira bella, o Costanza, ! „ so- r Eroe quando la ripensa, la risogna, fino all'ultimo quando fiato*. 69
  • 74. AGLI ITALIANI DEGLI STATI UNITI È nome il ideale d'ogni nave che vi ricondurrà a traverso Toceano, Italiani dell'Unione, combattenti ricrociati. Che ciascuno di voi Io veda rilucere su la prua del ritorno, intagliato con Io scarpello veneto, dorato col sangue dei diciottenni caduti alla guardia del Piave I E in ciascuno di voi glerà Teroe Non di risve- domani. è tardi domani. guerra incomincia. 70 si La nostra vera
  • 76.
  • 77. COMPAGNIE dell'ultimo bando, ulti- mogeniti della Madre sanguinosa, per voi oggi nel solco della battaglia è risorto Tafloro* Una musa armata piega e Io di quercia Non Io lega. ma d'eschio Io tronca, o di lauro è la vostra co- rona vallare. E, se il che non cammina colui suo proprio sangue, tegno parlo vi il poeta, per liberare voi chiuso e vero è poeta io qui non nel senza se ri- mio linguaggio il di canto che è in coraggio che in voi il anela* Oh - tra voi qualcuno - io Io so a cui basta ricordarsi del colore che ha l'acqua del Natìsone del ponte, per combattere e A sentirsi sotto l'arco impaziente di di morire. voi posso alfine parlare così, quasi in un'ode non misurata. Ciascuno 73
  • 78. ALLE RECLUTE DEL di nel quel che sa ogni eroe sente voi non ratto improvviso: guerra se non scoppio '99 un evento entusiastico essere la lirico^ uno della volontà di creazione. Entrando voi giovinetti primissimo fiato sùbito nella colti quel incolti, voi ancor fiore, materno, ed zona del fuoco, avete voi nel caldi appreso in del un che all^adulto non rive- lano anni ed anni di pensiero studioso. Quel che Dante credette comprendere nel mezzo del cammin di sua vita, salendo di pena in pena e di lume in lume attraverso avete i intraveduto tre mondi, un in voi Io battito di Nessun potere, né divino né umano, eguaglia il potere del sacricigli. fizio,- che si precipita nell^oscurità del- Tavvenire a suscitarvi e Tordine nuovo. 74 le nuove imagini
  • 79. ALLE RECLUTE DEL Dove va cuore vostro escita favilla la il balzo dal nell^attimo vertiginoso, che scocca tra il *99 dell^ assalto e grido gettato su Torlo della trincea Va avversa? dove non pur giunge la visione dei vostri limpidi occhi» Nessuno bene prepari, se prepara un la faccia genti si tutti sappiamo che si sa fato magnifico terra della dell^uomo. quel che di noi Il ma non sopra nel gorgo più perspicace dei veg- non scopre i modi della torbida genesi né distingue le impronte ov'essa si stampa; ma indovina il ritmo d*una forza lirica che è per manifestarsi al culmine di ogni altezza futura sollevata dalla passione Eccovi in o dalla piedi, robusti e leggeri, bellissima cerna. non Non sia nobile in voi. tiere della vittoria* v'è nulla Il che maschio ar- razza vi ha formati in un'ora 75
  • 80. '99 ALLE RECLUTE DEL felice, con la sua miglior sostanza, col suo più netto vigore. Veramente Tantica elezione è sangue latino carne ** ,, fatta : gentil Veramente mi sembra che l'insigne privilegio non si sia mai ifluminato in alcuna giovinezza come oggi nella vostra: Di ** Sicilia sangue gentil o di latino,,. Lombardia, di Puglia o di Sardegna, di Liguria o di Calabria, d'ogni nostra contrada, d'ogni comune, d'ogni campanile, bruni e biondi, pallidi e foschi, occhi chiari, occhi scuri, sotto l'elmetto di ferro e sotto il panno rozzo avete tutti il meme- desimo segno fraterno perché la desima grazia vi tocca : sangue ** gentil latino „. Siete puri, siete senza non Iesi dalla vita, simili cangianti che 76 il macchia, a quei volti vento e la luce creano
  • 81. ALLE RECLUTE DEL vicenda nella del credono speranze mare. *99 Le respirare nostre in voi l'innocenza del tempo novello ; e s'inebriano, e s'allargano. Siete per noi l'aroma della battaglia. Siete per noi la verginità della vittoria. Ho veduto dianzi alcuno di voi dormire placidamente, vinto dalla stanchezza, sul filo del pericolo, là dove un veterano non potrebbe chiudere neppure un occhio solo. Dormiva poggiato il capo senza elmetto sopra il braccio ricurvo, come il pastore quando meriggia. La sua attitudine era pura come il fiorire del fiore e come quei gesti che i costruttori d'eternità incidevano nelle pareti sotterranee dei loro sepolcri. E accanto a quel viso appena 77
  • 82. ALLE RECLUTE DEL *99 soffuso di lanugine io vedevo madre^ accostato come della il viso nelle ima- gini della Deposizione di croce, a gota a gota e il il : viso che fervore sublima» Ora» ecco, vi dolore scarnisce il ha asciugato madre, quella che la primo pianto, il gnato la prima vere il primo passo, quella ha favella, guidato perdonato consigliato dà ecco vi alla fuoco, vi grida: Va e vinci» Perché il ** Va lei, vi consolato, e combatti. Va ? la pietra del focoIetto, sul desco, la scodella per che e muori»,. capezzale del Ma a muo- guerra, vi caccia al Per proteggere lare, inse- che valgono se con lei la tovaglia fumante ? tutte queste cose non siete? Certo, devono queste cose essere preservate: 78 ma ve n'c un^ altra che
  • 83. ALLE RECLUTE DEL sta sopra tutte. Sia una massaia del contadot un^operaia della allevia la una che suo agio, '99 una che città, sua pena nel suo sforzo, volta la sua inquietudine nel sia povera, sia ricca, igno- rante, ornata, ella sopra questi beni solo e fatta comprende che v^è un altro bene a cui Timmolazione» Vi si strappa dal fianco e vi manda a combattere. Se è forte, non piange. Se cede allo schianto, nasconde le lacrime. Vi dice: ** Va, figlio. Non si può non vincere, non si può non morire. „ Perché ? Per riacquistare un serto falce d'un golfo, un grappolo di terra ap- peso nel mare, un festone gemmato d'isole, un orlo di spiaggia latina? Sì, certo anche per questo. non di alpi, la Ma la grande causa è la causa del suolo, è la causa dell'anima, è la causa dell'immortalità» 79
  • 84. ALLE RECLUTE DEL Se nessuno tutti Io *99 Ma Io sa, voi Io sapete. sanno, anche coloro che laggiù frodano tuttavia e ciarlano e gozzovigliano. Nella prima guerra, in quella di il dramma era velato, simile ieri, un a una nuvola tarda. Per i più consapevoli di noi come per i più semplici, era una guerra d'angruppo di folgori in goscia, di là dallo splendore della gesta e dal giubilo dei prodi. La nazione era come un crepuscolo ambiguo con un orizzonte di fiamma. Non bastava la mirra delle volontà eroiche a sanare lezzo dei contagi, il come non bastava tuono degli obici e dei mortai a co- prire il rombo Chi dirà se o ingiusto? 80 il il Ha della chiusa tragedia. destino sia a noi giusto forse l'inesorabile una
  • 85. ALLE RECLUTE DEL D'essa non bilancia? pugno non se rimane in gli giogo, il *99 che è una spranga rigida di ferro e non può si falsare. mai guardato contro una muraglia L'avevamo faccia, ritto noi un pina o sopra girone carsico? in al- Non era davanti a noi, era dietro di noi: dietro i combattenti, dietro sangue e di sudore, segnati, ci ha il velo di A un tratto ci ha percossi. Abbiamo do- vuto rivolgerci, per riconoscerlo. La percossa può talvolta ingrandire colui che la riceve. E questo non e un enigma. Ecco che e isolato. È il dramma là, nudo e ora è svelato nudità dell'inverno e della possiamo sfuggirgli, Ha la lotta. Non solo. ma dominarlo. La nostra passione può essere la più forte. E, per cercare la salvezza e per giunse
  • 86. ALLE RECLUTE DEL *99 gcre la grandezza, non abbiamo oggi se non passione e tutto quel la nostra che provoca e sostiene e scaglia la passione. non resto Il aiuta. ci vecchia storia, la vecchia gloria ci aiutano, come non c'ingombra e ci vecchia la la La non ignavia vecchia onta non pesa. Giovani, ora soltanto Fltalia è gio- vane, ritalia e nuova. Ha la qualità dei vostri occhi e delle vostre vene. davanti al destino spoglia E come quando emerse dai suoi mari. C'è chi vi grida che ha tutta Tutta la la sua sua civiltà civiltà Ha non da difendere? le vale la sua da difendere la sua anima vera. anima vera. Compito tremendo e sublime, il massimo che le sia stato mai messo innanzi, dalla nascita di Roma nell'acqua del Piave. 82 al battesimo
  • 87. ALLE RECLUTE DEL Ora mi sembra *99 non essere stato rinunziato dalla morte se non per annunziare colui che Io canterà, quando i polmoni di uomini di tutti gli liberi re- anche una volta per spireranno la bocca sonante di un solo. A Tutto posso voi il passato alfine parlare non vale cosL alla vostra novità più di quelle spoglie di serpi che rapisce pòlline. La grande il storia zefiro carico di non vi vale più di quelle pagine scritte dai legislatori, che gli insorti cacciavano nelle canne dei loro moschetti, a guisa di stoppaccio, per calcare la polvere e la munizione. Che fanno a voi le testimonianze dei secoli ? Io stesso le ricuso. di Venzone marciarono Le mummie forse ieri contro l'invasore ricantando la canzone del Bidernuccio? donò Madonna Anastasia ri- forse ieri ai suoi Furlani sprov83
  • 88. ALLE RECLUTE DEL Visti il *99 SUO vasellame di peltro per fonderlo in palle da bombarde? Por- tarono tallo al A sì il loro me- nemico, me, duomo Furlani tutto i certo, bastava entrare nel di Cividale e intendere il ritmo di Pietro Lombardo perché la stirpe intiera si commovesse nelle mie ossa» Ma se io, leso come un qualunque altro combattente, col mio occhio spento che non si ricorda d'aver goduto un privilegio nel guardare il mondo e non si presume più prezioso dell'occhio d'un qualunque fante contadino, se io soffro d'aver dato così poco e voglio dare di più e mi metto la mia tunica di pelle e la mia cuffia di cuoio e salgo mia carlinga coi miei compagni e vado a mitragliare da vicino il nemico e sparo tutte le mie cartucce, e neppure per un attimo nel rischio ho nella 84
  • 89. *^^ ALLE RECLUTE DEL il pensiero che il più di quello del mia mio mio cervello valga pilota e prua valga più vita a che la di quella del piccolo soldato ritto nella torretta a poppa, se io mi anniento nel coraggio senza nome, se io faccio Tabne- gazione di tutto me battaglia, se io mi umilio e mi nella volontà della esalto nella patria e ignaro, io sono un nella patria dismemorato figlio dell^ Italia nuova, io piglio nuova, io servo la causa della mia anima vera» E croce la dell^ Italia per ciò sono degno di stare in piedi davanti a voi e di guar- darvi bene in faccia, giovine anch* io. Povera cara Italia che sembra sfian- cata e logora dall' aver partorito ai secoli tanta bellezza, donne della come quelle fertili sua gleba, che invecchiano nel tanto generare e che ora curve su 85
  • 90. ALLE RECLUTE DEL mandano un pugno la soglia ben '99 di figli verso la morte dalle costrutti mam- melle generose I Quando mai una vi nell* universo fu creatura più resistente, di vita più tenace ? L^atterratio a vicenda, le calcano la nuca, spe^^ano le le reni ; e si ri- mette in piedi» Le frugano le viscere, la bruciano a dentro, la steriliscono col tizzo e d^un mondo s^ncinge e col ferro; improvviso» E rotta in e fumanti; e sanguinanti tronconi un fabbro grifagno la rimartella intiera nella sua fucina negra alla vampa Ha il del suo inferno. marchio del servaggio che non rimezzo alla flette; e un mancino dalla scrittura ermetica le impone tra ciglio e ciglio in 86 fronte
  • 91. *99 ALLE RECLUTE DEL il mistero rughe grandi sue delle verticali, È imbellettata e adornata come cortigiana alla finestra, disposta a una premere da ogni prodigo e lasciarsi da ogni violento; e un tagliapietra colossi la dell'Aurora e scaglia le furibondo perché somiglianza a riscolpisce di nusto di profondo, fra il vivace di ve- Mediterraneo e TArtico, fra TAtlantico e che non abbia in Ha foggiato sformato la il libertà» martello il levi. si Che cosa v^è lei la il Caspio, sua origine? Tuomo moderno, ha cristianesimo, D'ogni un^arte compiuta ; di ha liberato ha lavoro tra- d'ogni tumulto, fatto una conquista subitanea. Nelle alluvioni più ha preso torbide armoniose. idoli ha Con la creta delle la sue figure cenere di rialzato la deità del tutti gli suo Genio. 87
  • 92. ALLE RECLUTE DEL Quanto tare questi punta ci titoli *99 gioverebbe oggi pordi nobiltà infissi nella delle nostre baionette, contro goffi cartelli dell'Austriaco zato bruciati, vino? nostro nel li i ringalluz- Li abbiamo bruciamo, ne facciamo an- córa cenere, non da accumulare, da disperdere ai quattro venti semenza Ve come una superflua» Io dico, fanti leggeri. Non vi mai popolo ingombro quanto il nostro, sino a oggi; ma non ve n'c fu oggi uno più sciolto* speditezza balza di menti Alfine la nostra Non secolari. là dagli impedi- abbiamo più Vogliamo ricominciarla da oggi con la nostra sola passione. Nessuna storia» esperienza ci stra angoscia. noi e futura» il servirà, fuorché la II no- gioco estremo è fra destino, fra noi e la vita
  • 93. ALLE RECLUTE DEL *99 In questa nostra vera lotta nes- suno veramente biamo noi arrestato nemico G)me sul ab- Piave daremo a noi Sappiamo quale, noi così noi soli, aiuta. ci il la nostra vittoria. soli soli. E, come nessuno suno comprende. ci orgoglio a orgoglio. aiuta, nes- ci Aggiungeremo Salutiamo Tac- correre degli Alleati, celebriamo la loro celerità fraterna, deriviamo dalla stione dei sangui Ma sanno essi non sapessero più i quell'altra baroni di Carlo d'Angiò e inghilesi al soldo di Fiutano vento il presagi. noi poco più che di di alti mi- Italia i gli arcieri Giovanni Acuto. ceruleo che soffia dagli Euganei o quello più verde che spira dagli orti della come si beve seduttrice. il Marca Gioiosa, profumo profondo Combatteranno essi della pel 89
  • 94. ALLE RECLUTE DEL corpo dell^ Italia bella, *99 ammirabilmente» Noi combatteremo per Tanima, Italiani, crificata, se la bellezza soli» sarà sarà anche vendicata» sa- pre- II gio del sacrificio è sempre in misura della forza nostra che antica dello spirito. Tuomo ne città Se zione, le pietre la si e riceve» Ogni un capolavoro diamo fendono alla distru- ma Io spirito comanda una nuova vige e domanda forma al nostro fervore» e La necessità non può essere aboLa fornace non può essere spenta arde, rugge, consuma» Che c'è da lita» : gettare alla grande fiamma ? Getteremo se è necessario: tutto, anche le ta- vole più sacre» II nemico ci stimava un popolo di custodi vacillanti» 90 Credeva che, sotto
  • 95. ALLE RECLUTE DEL la minaccia, *99 avremmo gli sùbito offerto nel vassoio d* argento le chiavi ** Pas- non fate d'ogni porta supplicando chini: ma sate, o invincibili; male ai dentelli dell'architrave! deh, „ Ebbene, oggi, per noi, v'è più valore ideale in che liscio nel un elmetto di ferro morione cesellato Benvenuto, in due braccia bigio che nel piviale di in una di Enea da panno Silvio, mitragliatrice precisa che nella colubrina di Alfonso d'Este lavorata come un pomo A di daga» compiere l'opera che oggi commette è necessario un destino ci potere più alto di quello che nelle il mura si palesa degli Scrovegni e nel gesto del Colleoni, Un compagno marino, guato col suo sommergibile darsena di Romagna, mi all'ag- in una manda 9J
  • 96. '99 ALLE RECLUTE DEL a dire che Tolio di Pirano non nu- lampada votiva sopra tre più la tomba ravennate di della cavallata Campaldino» polla di vuota è la Dante cavaliere e Ram- lampada la e spenta. Che importa, tutto arda fede, e se il le da e là nostro ungere serva a se l'unanimità per della nostra insonne olio macchine nostre guerriere ? Un più imperioso bera da tutto E amato. quello neppure mezzo a voi il amore ci liabbiamo che ferventissimo in sa dove la nostra virtù di sacrifizio sia per giungere. Lo forza anche come le le del vino 92 spirito di vita è lirica con noi, dell'entusiasmo, arche sepolcrali per la cui scoppiano vecchie botti alla veemenza nuovo* -
  • 97. AULE RECLUTE DEL Non con Tawersario è Esanimi, come le fenditure suoi '89 i la vita. cadaveri che colmano nostri monti, dei battaglioni in sono che marcia, i fal- cerenio. Se a lui questa guerra bifronte mostra soltanto a noi scopre E oggi più specchiano i la sua faccia suo il volto divino che ieri. bestiale, divino, Lo ri- vostri occhi d'impavida luce. Un popolo parola d'ordine, battaglia, il giovane nella nome sua scelse per più bella virgineo della gio- Ebe „ quando la guerra era una invenzione energica che imprimeva al movimento delle forze il numero vittorioso del coro e della ventù ** danza. Voi che non la potete più ascoltare melodia delle vostre vene, qui dove 93
  • 98. ALLE RECLUTE DEL il *99 tuono è incessantCt voi numero : siete il siete quel levarne della volontà creatrice» E nostra Talloro» 94 per voi oggi più bella nel battaglia solco della e risorto
  • 100.
  • 101. L'ALTA ricompensat che Sua Maestà il Re cedere a d^ Inghilterra un soldato volenteroso defla Buona Causa, io la ricevo per grazia della sorte cielo il mano della Si- un campo italiano, oggi dalla gnoria Vostra in sotto ha voluto con- italiano vendicato ogni giorno dall^ala britannica, mentre non è ancor placato nel mio spirito il della corsa vittoriosa condotta nel dei nostri antichi voti nuova vento mare e della nostra libertà. Così mi sembra d^esser oggi meno immeritevole di questo segno, tra combattenti che in cielo e in terra portano Y istinto profondo Dovunque sempre il le ella serba dentro soffio dei Sette vostre del marinaio isolano. sventoli la vostra bandiera, ali Io le sue pieghe Mari. Sempre, anche sentono in vigore e in vastità. 7 97
  • 102. VINCITORE NON PUÒ VINCERE IL Fratelli tra fratelli, su questo campo già da voi fatto glorioso, respirate oggi con noi il soffio dell'Adriatico nostro dove sbocca vostre il vittorie Piave testimone azzurre. delle Lungamente noi abbiamo combattuto per liberarlo* Per liberarlo, voi oggi combattete con noi nefla riscossa. Sotto questa croce di guerra, batte notte del il cuore fedele che nella Quamaro ha in faccia al nemico la riconfermato volontà della Patria. La volontà di vincere, la fedeltà al patto severo, la certezza religiosa nel compimento II della legge. vostro poeta giovenile, quegli che a fu arso nel rogo degli aromi, dell' Apennino, reno del di al cospetto Ulisse e dei Mille, Prometeo liberato, il il 98 poeta cuor cuori, per noi canta: **I pensieri pie Tir- del dei sono
  • 103. IL PERDITORE NON PUÒ PERDERE insorti^ e le loro dormiranno più. in trono con potenze non s*ad- La Verità, Gioia, la levata regnerà suo impero perduto. Vittoria, sul vittoria! Victory, Victory to the prostrate nations I „ Ecco che costrutto di tano feconde le ceneri di quel rogo, selva come italica, polline il ridivendì pri- mavera* La sarà nostra quarta primavera d'armi sommersa da sangue. tezza Non non un'alluvione importa. vacilla, la La di vostra cer- nostra certezza non balena. Una legge tragica e mistica domina la lotta mortale. II nemico grida che da per tutto egli vince; e non ha la capacità di vincere. Grida che noi perdiamo da per tutto; e noi dere. // vincitore non possiamo pernon può vincere; 99
  • 104. IL VINCITORE NON PUÒ VINCERE una fatalità sta al Ecco non può perdere* perditore il meravigliosa, che sovra- numero, baionette, alle macchinazioni, batterie, alle alle alle cor- ruzioni. La causa spossa è un schiaccerà. per cui il nemico si lordo peso morto che Io Tutti i errori nostri e non hanno compromesso, non possono comprometnostri dissensi tutti i tere la bella causa viva: nostra più la che sia mai stata proposta al- l'uomo per combattere. Essa trionferà e sarà coronata. ** Miei brethren, lora fratelli, *ive noi siamo liberi 1 are freei „ canterà novamente, dal suo rogo My al- di resina riacceso sul nostro lido, quel vostro poeta che fu ebro d'Italia. D gran popolo inglese, radicato nefla sua perseveranza, è oggi }00 il più
  • 105. IL PERDITORE NON PUÒ PERDERE sicuro maflevadore del patto che ci serra» Soldato tra soldati, io ricevo questo segfno d'onore come il comando ói perseverare sino al più duro sacrifizio e di là dalla bella morte. SOI
  • 106.
  • 107. V OMBRA DELLE ALI E L'OMBRA DELLA CROCE.
  • 108.
  • 109. LA parola potente dell'uomo di vo- lontà e di fervore, che oggi re- staura le sorti italiana dell'ala e le governa, sembra avere oggi ampliato e armato il nostro cielo. La glorifica- zione dell'eroico stormo è nel grido stesso di questa domenica clamore che solleva e gli spiriti ardenti. le trionfale, nel palme Osanna agitate negli al- Hosanna in excetsis* E questo un giorno di fede consaorato da un grido di gloria. Oggi la tissimi! . fede è vita e la fede e gloria. A tutte nazioni combattenti per la Buona le Causa, alla nostra più che a noi uomini italiani più che a altri uomini, oggi tutte, a tutti gli la fede è vita e la fede è gloria. Credere è necessario. necessità come il essenziale E come a noi una il respiro, polso. 105
  • 110. f L OMBRA DELLE ALI Credere oggi significa vivere e vincere» Credere significa perdurare e trionfare» Mentre Francia e Inghilterra sul medesimo suolo risanguinano senza misura nell'urto disperato, mentre su nuova minaccia, noi ci confermiamo in una volontà che io dico essere una volontà i nostri monti s'accumula la solare» Noi non possiamo perdere per quella ragione divina per cui il sole non si può spegnere» Non possiamo, perché non dobbiamo. La luce non può essere distrutta nel mondo» Così non può essere abolita la causa dell'uomo libero, non può la fronte della dignità umana essere ab- bassata per secoli nella rossa lordura ove impazza 106 la bestia furibonda»
  • 111. E L OMBRA DELLA CROCE Ecco che l'acqua ali: guerra trapassa d^ele- in elemento, dalla terra e dal- mento si come vola la con scaglia nell'aria. nel mito, ma La vittoria non con due mille e mille e mille ali* Patria t la tua Vittoria che non falla getta i due 'banni che Irta è d'ali* ^iù ali che leonessa crini È un'imagine le diede Roma* ha nella spalla nella, lirica chioma* ed è una po- tenza pratica. Ma il oggi, perché la volontà popolo esalti T Italia cielo, è necessario un al éà. tutto dominio del atto 6i fede pu- blica* n popolo 6ì Napoli percossa ne dà Tesempio. I fuorusciti adriatici ne danno l'esempio. stessa A occidente, a oriente, è la fiamma, è il medesimo appello. J07
  • 112. f L OMBRA DELLE ALI Napoli, in con umili sol giorno, ha donato tre velivoli di battaglia offerte, alla un nazione, orientale I fuorusciti costa ne offrono uno a una squa- marina, nel driglia della nome di Nazario Sauro, Credo che avrò io Tonore di riceverlo. che Giuro, coi miei compagni, condurrò Io là dove si va per non ritornare* Può taluno costruttori opporre: preparano ali ** Mentre numero, che vale un dono tanto Non di fede. sopra di che sola può vincere La Lega questo pegno a mano tutti bronzo «na data con una gli Italiani: ma si stendesse fuoco per testimoniare o sopra la croce per giurare, Ì03 aerea domandi generosa come se il „ un dono lieve; è un pegno La più umile offerta è un atto guerra. moneta lieve? è di fede nell^arme la i in così gran
  • 113. f E L OMBRA DELLA CROCE Questi eroi Io sanno» vivi, Io sanno macchina morti, i Lo sanno L^ombra i della alata è simile all^ombra del legno di sacrifizio e di salvazione. Quando, in nissimo, in guerra, sul come un un giorno omai lonta- un giorno di quell* altra campo di Gonàrs squallido calvario spianato, scorsi Fap- parecchio ricondotto da Oreste Salo- mone con la soma funerea, tutto a- sperso di sangue, la similitudine apparve. Le sue doppie la prua e i timoni, ali mi traverse, fra formavano la croce dei morti, v^è cruenta. V'è un canto un canto degli immortali, che la confessa. ** Monte Grappa, tu sei la mia patria „ comincia il e torturati. lamento dei E fanciulli schiavi sembra ne tremi di con- tinuo Taria che respiriamo, Taria che con Io strazio ci discende nel cuore» J09
  • 114. f f L OMBRA DELLE ALI E L OMBRA DELLA CROCE ** O ala d* Italia, tu sei la mia fede ,» confessano quelli dei nostri che furono lacerati, rono che furono schiacciati, che fu- bruciati, che furono un solo olo- causto in terra, novamente rapiti in cielo daflo spirito del fuoco. Se tutti, cittadini e combattenti, o- perai e soldati, produttori e ordinatori, poveri e ricchi, ripetiamo il grido aereo, questo d'oggi, in questa Milano mirabile che agita eroi, sarà stato Patria nuova. UQ il le am- palme verso gli più virtuoso rito della
  • 116.
  • 117. ci Pasqua ha crociati con ha segriati col se- COMPAGNI, per questa promissione di la croce bianca, gno in il cui si ci rossa vince e in cui Duca magnanimo che muore, si prima nella guerra carsica fu nominato Oriente: Oriens nottien eius. non per E nome il cessa di fare a noi tutti mata il i la cuori fedeli della mattino pasquale di luce luce. E Terza ArCarso del illumina questo piano veneto e Io trasfigura* E, il in se i suolo erboso, un campo nostri piedi il calcano nostro spirito erra di pietre» Io dico che anche oggi noi ce- lebriamo una Pasqua carsica. Dico che, per tutti noi combattenti che var- cammo e rivarcammo il Vallone del sangue, è questa ancóra una Pasqua carsica. Non « sembra che il vento ci porti U3
  • 118. PASQUA DI PROMISSIONE un rombo di dalle foibe come da bocche pane riverse? campane le sete, nella bronzo II doline dalle e di cam- Sabato santo ha sciolto fuoco nel di landa di deserto di siccità, nella soli- tudine senz'acqua. Ascoltiamo la voce che rammemora e richiama, che rim- provera e promette» Laggiù nel il calice sangue ribofle e risplende dell' aria» Trabocca dalla tazza senz'orlo» Si versa dalla coppa senza labbro» Una come nel CenaQuesto è il mio sangue» parola ripete, ** colo chiuso: Bevetene tutti» „ Ripete ancóra, ed esclama: vetene Per << alla U4 il Be- „ tutti» la terza volta ripete, e grida Bevetene È *' : „ sangue che colorò l'Isonzo fino tutti» Sdobba»
  • 119. PASQUA E il DI PROMISSIONE sangue del San Michele dai quattro gioghi» È E E E E E E E E E E E il sangue di San Martino. il sangue di Monfalcone» il sangue di Vermegliano. il sangue di Rubbia. il sangue di Boscomalo. il sangue di Doberdò» il sangue di Merna» il sangue del Debeli» il sangue del Pecinka. il sangue del Veliki. il sangue del il sangue di Faiti. tutti i calvarii ro- venti, di tutte le valli infeme» E il sangue di tutte le nostre vit- torie sitibonde. E il sangue che rifecondò di Trieste E il abbandonato, sangue fonti del che fu Timavo fiume il solco la via sterile. lavato nelle lustrale. U5
  • 120. PASQUA DI PROMISSIONE Soldati, bevetene tutti. cuori se ne riempiano. i vostri Che i vostri petti si allarghino per contenerlo. cherà Che Non vi soffo- ma vi fortificherà sopra la morte. La Patria grida a ognuno nel mattino, come il Dio degli Eserciti gridava nel crepuscolo: calice ** colmo Ripete, ** Prendi dalla mia mano questo del vino del e comanda Prendi questo calice. mio furore. a ognuno „ : „ Vi impartisce un sacramento che tutti vi fa partecipi della divinità sua e della passione sua, della sua umanità misera e della sua speranza immortale* Per tanto segno conviene a parola del Santo: ** lei la Se bene ella sia non sa fare di infinitamente sapiente, più ; se bene ella sia infinitamente po- tente, non può ella sia se infinitamente munificente, può dare )t6 fare di più; di più. „ bene non
  • 121. PASQUA E DI PROMISSIONE la supplicazione antica è per noi rinnovata, ^* O questo clamore. non ri- ispegiiere ,, Perché vediamo oggi Patria somigliante gliuol Non tcrra^ terrai coprire questo sangfue e il volto della volto al del Fi- d^uomo? Figliuolo di Dio vivo è trasfuso II in tutte le patrie che patiscono e lot- tano pel riscatto del mondo. La di nostra ha avuto la Gethsemanit tale, il la suo sudore sua notte sua angoscia mordi sangue, il bacio dell^nfamia, la lividura della vergogna. ** O notte vergognosa, che nessuno giorni dell'anno mio „ ti conti tra E Timplorazione del suo dolore. i Che mi dadarò nelle mani ?„ L^oscuro aveva detto rete voi ed io ve lo I : ** XJ7
  • 122. PASQUA Oggi idiìif ma, ella può non PROMISSIONE DI dire: tutti* ** Voi siete net- tt Anche può dire Vegliate in armi il mio sguardo sopra di voi, se non volete soccombere alla tenta: ** e sentite zione che vi attende, „ Su tutti polcro ella e piangere i suoi crocifissi senza se- non ha tempo non deve. Era una dolce vestiva di stra è terra la Galilea; a primavera, fiori E la si no- anche più dolce, e più nobile, e più fatale, e più di piangere, belli. Ma veste di fiori anche moriva e si muore si si per una bellezza e per una grandezza senza confini. Quelli dato la che loro sono vita morti, hanno come prezzo del mondo. Quelli che soffrono e ns travagliano,
  • 123. PASQUA PROMISSIONE DI come prezzo loro pena danno la mondo» del Quelli che patiranno combatteranno e morranno, patiranno combatteranno e morranno per Non celebriamo Siamo ancóra risorgere; e la Resurrezione, nell^acredine della lotta Dovremmo e del tormento. biamo prezzo del mondo. il non vogliamo con la croce perire. noi, pesante; la porteremo sino alla vetta» tante n ci ma Se siamo siamo rialzati. rialzeremo, infaticabilmente. nostro Cristo è oggi quello che abbiamo visto sotto cicchio, perdere fante colpito da E Ab- Se cadremo, rialzeremo. Tante volte cadremo e caduti, ci ci perire per i il fuoco, nel cro- due piedi come un una grossa scheggia. tuttavia inchiodato al legno per la mano sinistra; ma trabocca innanzi, n9
  • 124. PASQUA PROMISSIONE DI contro Tawersario, con la fronte tradi spine fitta protesa la mano come chiodo protesa all'urto, e con destra tuttora irta del d'un* arme disperata. Del suo lenzuolo e hanno e i delle sue bende fatto vincoli per legare le mani piedi forati delle nazioni, corde per strangolarle* Hanno bruciato hanno rubato le nostre le chiese, nostre campane, ma- culato le nostre ostie, contaminato le nostre reliquie, lordato le nostre case, scoperchiato le nostre tombe, i sterilito nostri solchi, disperso le nostre se- menze, corrotto cosso i ciulli, nostre fonti, per- le nostri vecchi fatto onta tratto in schiavitù alle i e i nostri fan- nostre donne, nostri più giovani fratelli. Colui che pianse presso la fossa di Lazaro, Colui che pianse sopra 120 la in-
  • 125. PASQUA fedeltà DI PROMISSIONE Gerusalemme^ di che Colui pianse nelI^Orto degli Ulivi, Colui non può più piangere. Non piange; combatte. combatte con noi, con divisibili, dalla guerra ma col martirio contro col sacrifizio contro Non ha posca per umana il il e nazioni in- con un popolo unico e consumato E le Patisce libero inesausto» misfatto, è mercato» più la spugna intrisa nella refrigerio e divina ; ma alla bocca sua soltanto il vento selvaggio del combattimento medica le sue piaghe. Ecco che il cielo il mare e sono pieni di presagi» la terra Lottiamo a corpo a corpo col Tempo, fino a che Non come ci le il Tempo non sopraffanno sia nostro» gli eventi» Sono uose allacciate e dislacciate 2ì
  • 126. PASQUA ai nostri piedi Una che vogliono giungere. cosa valc^ una cosa è certa: luce la PROMISSIONE DI s'è partita per sempre dalle facce delle orde e s'accresce ogtii giorno sopra le fronti Alte le fronti, Le campane tutto il delle legioni. cielo compagni di I fuoco suonano in della Promissione: una a marteflo sul San Michele, una a martello sul Faiti; una a stormo sul Pasubio, una a stormo sul Grappa. Q)sì ciascuno di noi oggi fa sua la parola vittoriosa del martire. un convito che v'è affamato, non v'è questo è brami di saziarsi e di ** me Non Per affretto. assetato che bevere come io desidero ài patire e di combattere. „ 122
  • 128.
  • 129. STORMI maggio, del quarto canzone di partenza, la vostra non era una azione di grazie? Vi fu chi, appena allontanato dagli occhi della madre, mezzo s^ inginocchiò nel sua via per baciare della la polvere. Vi fu chi, più lieve, gettando il comentato del Ftlottete o del- libro V Aiace, a suo modo sestieri folli danzò nell'atrio della scuola la danza Rioni di Sofocle* risonarono di contrade come a vespro il dini che credono di impoverito sopra i voci delirio delle ron- ritessere tetti il cielo ospiti degli penosi. Ritessevate la speranza della Allargavate l'aria il dubbia, città. verde della bandiera nelnel crepuscolo infido, sopra quelli che sono stanchi, sopra quelli che sono irrequieti, sopra quelli che vogliono ben cenare, sopra quelli }25
  • 130. ALLE RECLUTE DEL 1900 che vogliono dormir la satolla, quelli che sono malati quelli che sono servi che sono di sazii di paura, nati, sopra sopra sopra quelli arricchirsi, sopra che sono ancóra da vendere, quelli sopra quelli che smaniano di patteggiare V Italia dalla soglia della bottega socchiusa, sopra quelli che invocano al suo petto esausto piombo, alla il ginocchio di sua nuca smunta lone ferrato, per accelerare il il tal- sollievo dei loro piccoli incomodi* Lode a Dio e lode all^uomol Abbiamo potuto udire il grido della gratitudine eroica, più bello fra il tutti i gridi della terra. II grido della riconoscen;2a, prima del sacrifizio pieno, lazione intera, ha che va fanciulli, J26 diritto al e prima dell'immo- un suono così puro cuore dell'Eterno* O abbiamo per voi riavuto
  • 131. AULE RECLUTE DEL nel nostro cuore lute^ segno il Ringraziamo eterna. 1900 il dell* Italia Dio sa- della Fautore della salute novella* Rin- Lodate graziatelo. Cantate un dette. Vi Dio il della riscossa. canto al Signore delle ven- un dono fu fatto più che divino. Veramente voi sopra tutti gli Siete tissimi. Anche sopra altri. gli i Se vi avventurati Siete eletti e fortuna- i i prediletti. vostri fratelli maggiori d^un anno avete vilegi. siete gli il più felice dei pri- può essere una perfezione ma- del destino^ a voi è data, in voi è nifesta. Tra guerra siete vidiano Goffredo i tutte le le creature più invidiabili. vivi e v'invidiano Mameli i della V* inmorti. è disperato di non poter con voi rimorire. Ricantategli suo inno perché, essendo in voi, il egli sogni d'essere con voi. J27
  • 132. ALLE RECLUTE DEL 1900 Come non eguale per è vero che la così tutti, non morte sia è vero che la nascita sia per tutti eguale. Ringraziate la vostra stella. Non nasceste all'alba d'un giorno o d'un anno; nasceste del i all'alba massimo tra come i secoli, diana e il secoli grandi. Anche hanno la loro mattini, loro brivido. vostra culla fu non non i d'un secolo, e il carme II canto della secolare, che non udimmo. O forse udire se non la prima udiste, che si potette metro ruppe sotto strofe, e il immane peso del vaticinio. Ve l'antico si il una simiglianza discorde tra destino di un acerrimo com- battente, anch'egli giovinetto, e il vostro novissimo. Scolari di umanità, forse ve ne ricordate. M' imagino che anche la vita vostra, nell'ora della nascita, sia stata legata )28
  • 133. ALLE RECLUTE DEL 1900 al tizzo ardente nel vostro focolare; e che la madre di ognuno abbia tolto quel Uzzo e T abbia riposto nel suo più profondo Non^ come messo con amore e timore» Tha l'antica, oggi ri- a espiazione ira nel focolare ma Tha gettato con un meraviglioso spasimo nel più grande incendio che abbia mai fatto rapina d'una colpa cieca; di spiriti» A dove voi è dato divampare incolpevoli il fuoco più divampa ; è dato con- un sumarvi nella sublimità di in cui gli uomini trasumanano e s'im- furore mortalano. Ciascuno di voi è per essere un olocausto nell'olocausto del mondo. Avevate potuto sognar questo, sopra le ginocchia materne ? I più beati im- pallidiscono dinanzi a tanta beatitudine. Beatissimi dovrà chiamarvi il poeta avvenire. 9 129
  • 134. ALLE RECLUTE DEL J900 Ho detto subitanea divampare ; ed è vostra della d*un gliante. Balzate la parola azione abba- tratto alla som- mità della fiamma furibonda. Trapas- zona che è sate sùbito nella di là dal umano» limite Chiamati a vivere, con il sogno an- córa appreso alla carne precoce, entrate in una vita che rinnova trasmuta moltiplica esalta in ciascuno dei suoi attimi tutte le forze e le forme che fecero il passato dell^uomo, suscita quelle che violentemente scortano la storia e violentemente avvicinano il futuro all^uomo, cosicché per respirarla nima dere stessa deve i l'a- rompere e trascen- suoi confini più distanti» Chiamati a combattere, armati non della spada paladina tutti, entrate in più umile fante }30 una si ma del fucile di battaglia dove il solleva alla statura
  • 135. ALLE RECLUTE DEL 1900 T evento è dell^evento, e il più vasto che abbia sopra più alto e il mai ondeggiato la strage. Chiamati a morire^ mentre nessuno può credere alla morte^ entrate leggermente in una immortalità che è di voi vera come come la terra sotto il vostro piede, come non ombra Faria nella vostra bocca, la luce tra le vostre ciglia, lunga della vita ma irradiazione in- finita della vita, non iscrizione incisa immobile nella tavola ma spirito ope- rante nel tempo senza freno. Che son mai epigrammi di Simonide? battaglia tra la Pelope... canti di Tirteo? gli i Persia e „ Gettate esempi. Lasciate il i i Qui la fu la terra di libri degli antichi leone silenzioso di Leonida nella sua gola sciate tutti ** di monti. La- leoni nel deserto. Gli uo- mÌDÌ d^oggi hanno inventato un coiai
  • 136. ALLE RECLUTE DEL J900 Roma, ai Abbiamo veduto che il coraggio umano, come ogni altra cosa umana oggi, non ha misura» Ogni raggio ignoto a Sparta e a leoni e alle aquile» sommo giorno sembra che il roismo e, il sia toccato un v^è monta» La ; giorno dopo, eroe sconosciuto che Io sor- Non vi sconfidate di superarlo» battaglia di Francia supera mille Termo- e mille volte la gloria delle pile. La chiave ogni cuore che all'ombra, altro resiste» il lacrima di tossico, si il ogni zolla ? f32 si combatte da ben beve la fiamma, sangue nero» AI fante di Piccardia sarebbe tregua bolge dantesche» vi Se cielo è oscurato il mascherato luogo della patria è fitta in che dalle frecce pennute dei Persi» Si mastica si dell^e- Non sono se non la Un vi più truce un delle difensore nasce da sono più crateri zolle» Non divoranti» II
  • 137. ALLE RECLUTE DEL J900 difensore rinasce dalla sua anima, e la sua anima è Ma il suo miracolo. pensate che vi può essere anche più battaglia befla una la battaglia : d'Italia! Voi la combatterete» Ringraziate il Dio della riscossa» Voi andate verso quella sovrana battaglia, cantando» Eravate ravviava pada i ieri fanciulli» capelli, La madre accendeva dei vostri studii, mati bidire ; voce a cui non la spiro : Vi ha si il un respiro dell'altezza» vate assunti ? che leggendo il chia- può disub- e vi siete levati, e a avete sentito nella gola lam- la rimboccava lenzuolo dei vostri riposi» vi un tratto altro re- Dove era- Ora comprendete, meglio le favole, che cosa trasfigurazione e che cosa sia sia rapiJ33
  • 138. ALLE RECLUTE DEL 1900 mento» E questa I ora di comprendere; perché questa, se mai ve ne fu altra, è Torà dello spirito* Eravate fanciulli ieri oggi così grandi! mentichiamo i apparite Un momento trincea, di cicatrici, per non voi ci di- vostri fratelli maggiori, i confitti nella riati e ; i veterani sto- non guardare se sopraggiunti, salvatori imberbi. Grandeggiate nella nostra speranza, voi che Favete ritessuta. Signoreggiate il nostro orizzonte, voi che Tavete riaperto. Un creatore fronte quadrata incisa diritte, - il più quello titanico, di triste della sette linee nostra razza uno che vide svergognata città, la liberta dalla la sua spenta nel vomito della crapula, Tltalia data voglia dei padroni - per mi secoli alla aiuta a figu- rare la vostra grandezza. In quella volta che è t34 il firmamento
  • 139. ALLE RECLUTE DEL 1900 dove del destino ordinato, il come mistero la egli trattò tempesta tratta Ta- maro oceano, per una ispirazione apol- ima- linea della speranza ingrandì le gini della gioventù eroica, giovani sono su I loro plinti i come su troni momentanei, nell'atto di partirsi la per combattimento lontano, per il conquista colpa, vergogna, la Dominano distante. paura, la morte. e dominano i proferitori della la sventura, la la Dominano le sibille ; profeti i perché non sono Parola ma i facitori non annunziano Tawefoggiano, non minacciano della Parola, nire il le ma male Io ma creature l'affrontano» si agitano, si Negli sfondi drizzano, abbattono, patiscono, periscono» gini eroi non guardano intenti nel se non il I si ver- segno, provare l'armatura delle loro ossa alla dismisura del contenuto imJ35
  • 140. ALLE RECLUTE DEL J900 peto. Prima che il gallo canti, sono per balzare in piedi gridando : ** Credo» ,, Così oggi noi vi vediamo alzati di là dalla colpa, vergogna, dalla dalla sventura, dalla paura, dalla morte. Le nostre strade possono essere piene di fango e d^ombra. Voi camminate su gli argini, radiosi, ariosi, compiuti in tutta la persona, interi alla nostra vista. Siete a noi come il fregio vivente del tempio d^anima. II fango non vi giunge, Tombra non vi tocca. Siete gli illesi e gli immuni. Le avete vedute piangere del vostro Ho le sangue e dei vostri udito le madri di dicare Todio contro il donne affetti? Mantova pre- nemico perpetuo, santificare Todio pertinace e indefesso, col )36 pugno alto, col viso duro. Avete
  • 141. ALLE RECLUTE DEL 1900 udito le vostre singhiozzare nefl* ab- commiato? braccio, balbettare nel Dietro le vostre c'erano quelle in gramaglia, quelle dagli occhi andarono dalla quelle che inariditi, Sicilia nel Veneto, dalla Puglia in Lombardia, con un solo pezzo pane avvolto in di un fazzoletto, viaggiando al modo del bestiame, per giungere veder morire nella fede sorelle a il figliuolo sor- lutto, le fidanzate vedove e gli orfani : a lutto, le una grande com- pagnia nera, una milizia di dolore, ferma, con Io sguardo Conoscete ora dano più E i a vostre c'erano le Dietro le ridente» giorni e giorni fì fisso» silenzii che coman- dei gridi? dietro tutto quel nero c'erano gli invalidi, c'erano monchi, gli rimasti su i mutilati, c'erano stroppii, gli i rattratti, i i torsi inguini in luogo di calta?
  • 142. ALLE RECLUTE DEL 1900 cagna, citure e con visi rabberciati i con gli innesti, i ricu- le santi mostri che stentano mezzi automi e mezzi uomini, i nati dalla matrice rifatti dal- Farte meccanica, che pota li tutti quei corpi umani la guerra, e la potatura atroce accresce di magnanimità come vigorisce gli alberi. C'erano sopravvissuti, smembrati con testimonianza la ancor viva in bocca, per solamente si martiri confessori stracciati e i ma i rin- sentenzia la cui gloria ** : Questo è quel potar che disse Cristo, che ogni palmite, che facesse frutto in lui, Iddio Io poterebbe perché facesse più frutto, C'erano gli orbi, che accettarono la luce del c'erano il mondo, sono più scrutare ma i „ ciechi, quelli buio per preservare quelli la che non pos- verità nei volti giudicano l'animo dal suono del passo. C'era la siepe risecata, la selva 138
  • 143. ALLE RECLUTE DEL J900 rimondata, lungo la quale fremerà la quando vittoria inchinandosi la ricon- durrete in patria a capo dei vostri battaglioni color di terra. Se siete belli, vostra bellezza? avete raumiliata la Se siete Ma essi sentono come i veggono, vi i cuore? ma essi vi rami nuovi rimessi su loro fusti tagliati, ticci avete forti, ristretta la vostra forza al del loro vigore, come come rimessi- i virgulti i scoppiati dai loro tronchi pregni di sole; poiché per essi fu detto che crudo giova ** a intromettere il il taglio sole „, e per ciò vi fanno essi così splendenti» E dietro di loro sono i morti. C*è tuttora in quella fòiba del Carso, di là dal verso Vallone del sangue, laggiù, Nova Villa, quello scheletro 139
  • 144. ALLE RECLUTE DEL J900 scoperto dalla frana, lavato dalla bufera, rimasto in piedi contro rosso, con contro il i il terriccio buchi del teschio nemico? Ce rivolti tutt^ora, là, presso r Osservatorio delle Bombarde, a ponente del Veliki, in queflo scheggione dMnferno, quel braccio levato dei fuori tutto di sassi, un seccume col pugno chiuso, tenace di cartilagini, tendini e di ossi, rivolto contro il nemico ? Le piogge di ieri, le chiare italiane d'aprile, hanno piogge portato via la terra dai nostri cimiteri in pendio? I morti appariscono? Mostrano solitarii le loro senza carne? i Avevamo piedi tolto scarpe chiodate per marciare più avanti, di là dai carnai e sepolture, dalle più avanti, più avanti» Le avevo mentovate in un canto votivo, quando erano 140 raccolte sopra gli altari
  • 145. ALLE RECLUTE DEL 1900 della chiesa piena di scoperchiata di Doberdò feriti nella paglia. Che importa? Uossame I nostri Sono il è ossame. morti vivono e comandano. tutti in piedi^ anch^essi. Oggi è loro calendimaggio. Battaglioni no- vizii, dei questo calendimaggio è la festa morti che vivono e comandano. Non guardate se non a loro. guardate più alle vostre donne annerate, né invalidi. commessi Non a comunicare Ho nella simile a un donne, né alle né agli agli orfani, guardate se non a loro, voi guardano. sun^ altra vita Non G)n nes- può più potentemente la vostra vita. memoria una comunione questa. Avevamo traslatato eroe nella terra santa di Aquileia, nella fossa dei nostri morti primi, dei nostri martiri primi. II cimitero era calcato e pieno di fanti in armi. I tut4t
  • 146. ALLE RECLUTE DEL muli i interrompevano di zolle E v'erano i le file. giovinetti dell'ultimo bando, maggiori d'un anno, vostri fratelli Novantanove, quelli del 1900 coi visi tomba berbi al sole, coi piedi fra tomba» Era di giugno, era ime giorno il San Leone» Una voce parlava a fianco dell'arca* E, come la parola di s'alzava, chinavano si visi i peso del rattenuto pianto* vedeva fiamma candidissima affi ato Pentecoste dei il E allora si la baionetta rilucente tare l'elmetto grigio, a d'un sotto morti fuoco dei sormon- imagine d'una eretta, bianco. morti, che mitriava era il a guisa Era la l'ardore sacrificio della purità. non sostano oggi fra tomba e tomba; camminano, si affrettano per la via diritta. Ma la fiamma di sotterra è irta sul vostro capo, come I vostri J42 piedi
  • 147. ALLE RECLUTE DEL in quella visione. 1900 E quest^anno la Pen- tecoste ardente precede di cinque giorni il terzo anniversario. una Cinque giorni e vigilia. Ed ecco la preghiera della vostra vigilia, iniziati alla vittoria prossima E preghiera e alla vittoria lontana. di tutti gli * * O uomini la liberi. morti che siete in terra, come in cielo, sieno santificati avvenga il i l>ostri nomi, regno del vostro spirito, sia fatta in terra la l^ostra volontà Date il pane cotidiano alla nostra fede* Tenete acceso in noi rodio santo, come noi non rinnegheremo mai il vostro amore* J43
  • 148. ALLE RECLUTE DEL 1900 Allontanate da noi ogni tentazione infame, liberateci da ogni dubbio vile. E, se è necessario, combatteremo non all' ultima fino goccia del nostro sangue ma con 7>oi fino all'ultimo granello della nostra cenere. Se è necessario, combatteremo fino a che V Iddio giusto non venga a morti* Così Hi sia* ,, giudicare i 'bivi e i
  • 150.
  • 151. FANTI della Brigata compagni del Toscana, miei Settantasettesimo Reggimento, compagni miei del Secondo Battaglione, eccomi davanti a voi umile e altero, col cuore che la fronte furono in che mi vita che m^è memoria, dalla da attribuiti lauri una mi trema e con Se mai mi sbalza. arbitri vani trascorsa perfino tutti io li getto per questa dura corona carsica, per questo pezzo di metallo raccolto di là dalla ancor caldo morte e donatomi oggi, dopo tanto destino, sotto le sguardo di grande Ombra fraterna che una ha voluto esser presente a questo rito di fraternità guerriera con T ansia di ricom- battere. Ma non può esser mio questo giorno, compagni. Questo non e se non il giorno votivo del nostro martire d'Aquileia, non è se non il giorno sacro 147
  • 152. LA CORONA DEL FANTE come Timavo, Consideriamolo del alI*eroe il suo anniversario dalIMmminenza cano sedici giorni: un brarlo con anticipato Man- della battaglia. il tempo di cele- fatto eroico, quale egli attende dai suoi Lupi del Veliki, del San Giovanni. Se oggi siamo a giuramento, voglia sorte che il 2S di questo maggio Faiti e di la noi siamo in combattimento, e che a vespero di quel medesimo giorno sia con noi egli e beato nella risuscitato vittoria. Era la ricordano tano i feria i d'Ognissanti. superstiti ? se veterani? in una Io sentiamo; Una ne rammen- battaglia d'oro, luce d' Oriente. Io Se ne Lo sappiamo, abbiamo sentito più d'una volta, quella volta più d'ogni 148
  • 153. LA CORONA DEL FANTE altra volta: ci sono giorni in cui sole il ma Talba non è annunziato dal- gloria dalla citazione che prende il viso dell^alba» Allora, pei prodi, tutto diviene veloce miracolo. Era i il dì d^ Ognissanti. Certo, tutti Santi della Patria avevano gettato le loro dove Non gli sole i aureole in quel punto dell^aria soldati s^era balzavano all^ assalto. mai veduto tanto uomini, tanto le rilucere cose rilucere. II s'avanzava come una trasfigu- razione. Ecco che la dolina melmosa una coppa tagliata nel cristallo di monte. Ecco che la bocca della caverna sucida raggiava come se contenesse il presepe adorabile. Le bisacce del Poverello di Cristo non dovevano era splendere più dello zaino di tela nella schiena dei devano, le fanti. Le barelle croci d'abete splen- splendevano. E i J49