13. COMBATTENTI,
compagni, or è un
anno, per Ognissanti, pel dì dei
Morti, noi cantavamo a squarciagola
su pel dosso del Veliki disperato. Vi
sovviene?
Un
canto che non poteva
essere interrotto se
Più
forte
era
il
era
un
nel
fuoco,
non
che T anelito della corsa
Tutto Tuomo
giubilo dei petti»
grido e
una vampa: un fuoco
una rapina
a volo su per
scoppii,
dalla folgore»
nella
rapina,
imbuti aperti dagli
gli
a volo sotto
Io
scroscio del
ferro e del sasso, a volo di là dal co-
mando
e di là dalla mèta»
una bandiera,
ogni carne era un lembo del tri-
V^era innanzi a
ma
colore palpitante»
tutti
D verde
rosso ricoprivano tutto
r altra
Ve
altura
il
il
bianco
il
monte, e anche
da prendere, immensi.
ne ricordate?
Ora siamo
qui fermi»
9
14. ALLA GUARDIA DEL PIAVB
La
Carso non
pietra cruda del
vacilla sotto
piede;
il
ma
abbiamo
piede nella dolce terra, abbiamo
il
ci
il
tal-
lone nella sostanza defla patria pura,
che è più viva della nostra carne stessa,
più cara del nostro cuore stesso e del
cuore di
tutti
Siamo qui
piamo
di noi
Ebbene
i
nostri cari.
fermi, compagfni*
una riva
io vi dico
Stam-
disperata.
che molto più di
quefla corsa senz'orme, che infinita-
mente più
di quefla vertigine d'assalto
su per quel monte ignudo e gloriosa
questa fermezza senza croflo di contro
afl' invasore.
Ecco che mi sembra d'aver peccato
afla memoria un evento
richiamandovi
compiuto.
Non
ci
dev'essere per noi
oggi memoria se non dei nostri morti
che rimangono
IO
là
dove non più siamo,
15. ALLA GUARDIA DEL PIAVE
c dei nostri vivi che rimangono dietro
di noi, ai nostri focolari, ai nostri altari*
Tutto
il
non
resto
vale, tutto
il
resto
dev'essere silenzio*
Per mille
sopra
giorni,
afle
fiac-
chezze, ai dissensi, alle frodi, ai tradimenti, a
tutti
e a tutte le
gli errori
abbiamo creato ogni giorno il
nostro coraggio la nostra arme il nostro
miserie,
utensile la nostra perizia
mero, come
sotto
il
il
nostro nu-
profeta inventa
il
futuro
r inspirazione del suo dio ?
Non
importa.
Là dove
verso,
i
avverso e per-
abbiamo domato infaticabilmente
luoghi e
eletti
tutto era
le fortune,
al più
novissimi soldati
grande sforzo
guerra grande?
Non
Abbiamo issato i
nostri pezzi là
all'uomo pesava perfino
nella sua tasca?
di tutta la
importa*
il
dove
suo pane
trasportato l'impeto
ss
16. ALLA GUARDIA DEL PIAVE
della battaglia
dove Tuomo appena
si
trascinava carpone? assodato le vie ro-
mane dove non
era pur giunto l'ar-
tiglio dell'aquila?
Dove non
Non
importa*
c'era lena che valesse a
superare l'asprezza dell'erta, dove la
nemica aveva scavato
bestia
le
sue tane
e le difendeva senza mostrarsi, dove
ogni masso bruto aveva per noi
il
suo
prezzo di sangue ammirabile, abbiamo
noi d' improvviso impennato la nostra
vittoria e sorvolato
in
un attimo?
a miracolo la vetta
Non
importa,
non im-
porta»
non ha, non deve avere ali
questa vittoria che abbiamo con noi
Ali
su questo confine tremendo.
Vi
le
fu in altri tempi chi le
penne perché non più
^Ua
partisse
sede della sua gente. Noi, perche
éÀ qui
12
si
mozzò
non
si
parta,
le
tronchiamo
17. ALLA GUARDIA DEL PIAVE
ambo
le ali
con Tasciat senza
pietà;
e la vincoliamo così mutilata e san-
guinosa contro Tinvasore, Sta su questa
riva della morte
come
la nostra pri-
gioniera immortale; e inflessibilmente
ci
guarda con quei suoi vergini occhi
che hanno
il
colore di queste acque
sante.
Vi sono
forse oggi altre acque in
tutta la patria nostra? Ditemelo»
Ve
che
si
oggi una sete d^anima italiana
possa estinguere altrove? Di-
temelo.
Vi sono
in Italia altri fiumi viventi?
Non voglio ricordarmene, né voi volete» Nomi di altre correnti? Non voglio
conoscerli,
né voi
volete»
Soldati del contado, soldati della
agricoltori, artieri, d^ogni sorta
città,
uomini,
13
18. ALLA GUARDIA DEL PIAVE
d'ogni iM*ovincia
dimenticate
italiani,
ogni altra cosa per ora e ricordatevi
che sola quest'acqua è per noi Tacqua
della
vita,
come
rigeneratrice
quella
del battesimo.
Se
in prossimità del vostro casolare
un torrente, è di quest'acqua.
Se un ruscello limita il vostro campo,
passa
è di quest'acqua.
Se una fontana
e nella vostra piazza,
e di quest'acqua.
Essa scorre lungo
afle porte,
per
mezzo
le
mura, davanti
contrade di
alle
tutte le città italiane; scorre
davanti afle
soglie di tutte le nostre case, di tutte
le
nostre chiese, di
Essa
tutti
protegge
i
nostri
tutti
contro
altari
e
i
il
nostri
asili.
distruttore
tutti
i
nostri
focolari.
E
soltanto di quest'acqua voi potete
dissetare le vostre donne,
14
i
vostri
figli,
19. ALT .A GUARDIA DEL PIAVE
i
vostri vecchi» Altrimenti periranno,
dovranno
nella desolazione finire.
Avete inteso? Questo fiume
è
maschio
che
nella tradizione dei Veneti,
maschio nella venerazione
Italiani oggi:
è la
-
il
Piave
vena maestra
-
della
di tutti gli
questo fiume
nostra vita,
vena profonda nel cuore della patria.
Se si spezza, il cuore s'arresta. Ogni
la
goccia intorbidata dal nemico, ciascuno
di noi e
il
pronto a riscattarla con tutto
suo sangue.
Non
mai, come qui, la vita e la
morte furono una sola unica potenza
liberatrice e creatrice.
Tutta
mille giorni vittoriosi
non vale
la luce di
la luce
d*un solo giorno di resistenza.
La
vittoria noi
in questa riva;
l'abbiamo radicata
e sta con noi senza
crollo e senza baleno.
Siamo
certi,
o
)5
20. ALLA GUARDIA DEL PIAVE
combattenti, o resistenti, siamo certi
che a un
mavera,
tratto,
le
come
le
frondi di pri-
irromperanno
dalle cicatrici
non
le ali
nuove
chiuse; e rivolerà ella
velocissima laggiù su le fronti dei nostri
morti che
tutti
^attenderanno in
piedi,
laggiù, fino all^estrema delle nostre se-
polture
eroiche,
fino
alF ultima
delle
nostre croci di legno o di ferro, e oltre,
e più oltre,
E
quel che fu perduto per
sarà riacquistato per
Viva sempre
16
i
Fltalia
secoli.
!
i
giorni,
23. COMPAGNI
come
denti
il
d^armi, sa taluno di voi
io abbia serrato tra
più
amaro
i
miei
silenzio nei giorni
defla sciagura improvvisa,
quando non
lamentazioni o imprecazioni o esorta-
domandava la Patria, ma
Fatto unanime di volgere la fronte al
nemico e di non mai più cedere. Né
vorrei oggi parlare se questa parola non
fosse a me e a voi un respiro nel combattimento, una pausa nella battaglia,
un modo di guardarci dentro le pupifle,
zioni corali
di ravvisarci, di noverarci e di giurarci
insieme anche una volta come face-
vamo
nefle caverne e nelle doline del
Carso ancor nostro e sempre nostro per
quella grazia che concede a tutti
deli
il
i
fe-
possesso del Sepolcro.
Veggo
il
doloroso
amore tremare
nei vostri occhi.
Erano
le
radunate prima dell'assalto,
J9
24. A UNA RADUNATA
momenti dell'ansia eroica. Le
compagnie i battaglioni i reggimenti
erano
i
nelle trincee fulminate aspettavano Io
scocco dell'anima. In ciascuno di voi
l'anima
addensava come una forza
si
luminosa che
affluisse
da
tutti gli oriz-
zonti. L'origine della luce
a oriente
non era più
ma dietro ogni parapetto dove
fosse per balzare
primo un capo
di
uomini.
Non
di
posso senza fremito ricordarmi
quei nostri
commiati
taglio della sorte.
Le
fraterni
sul
piccole bandiere,
poco più larghe d'un cuore maschio,
erano come
grande.
faville
La
le
della bandiera
divinità era presente
come
nella distribuzione delle specie eucaristiche.
Tutte
averne una.
che,
sul
le
mani
Ve
si
tendevano per
ne furono
di
quelle
labbro di una foiba o sul
dente di una cresta, la tennero stretta
20
25. DI UFFICIALI
come un segno
pressa come la
di passione, quasi
una morte sublime.
nomi. Quei nomi sono
i
masti ai luoghi,
troveremo,
come
corpi. Li ri-
i
Ritroveremo Tamore che
che domò
che fecondò quella
d'inferno,
ma non
ci
di
senza speranza,
:
un amore
dannazione,
ma non senza
melodia. Per noi della Terza
Armata
Carso e beflo come l'amore
del destino.
Non può
essere deluso né
menomato.
cancellato né
Di quegli amanti riconosco
alcuno.
con
I
come
dal calore.
letto,
tra voi
più cari sono là una cosa sola
abbandonata dalla bat-
la roccia
taglia
legò a
quell'asprezza,
sterilità
un amore
l'amore del
ri-
rinomineremo.
li
quei sassi,
im-
stimate della Patria,
nel sacramento di
Conoscete
D OGNI ARMA
la
E
salma e abbandonata
tra
i
più cari
il
predi-
queflo che per potenza di passione
21
26. A UNA RADUNATA
andò più innanzi d^ogni
seco, quello che tra
e
il
altro e
m'ebbe
saliente del Faiti
saliente della via vecchia di Trieste
il
oltre
il
Timavo
rifulge
d'una gloria
falcata,
ora io mi pento di non averlo
lasciato
a Monfalcone nefla sepoltura
ignuda* Arderebbe intiero nel suo avello»
Ma
arde certo, oggi, anche là dov'è*
Quel
sacrificio fu tutto
d'amore. Per
combattere bisognava amare e credere*
Bisognava a ogni balzo divinare
lineamento d'Italia sotto
il
la crosta e-
getto d'una sola vena bastava
stranea*
II
talvolta
a mutare
la figura
d'un luogo
servo foggiata da tante cagioni nella
lentezza
dei
torrenti,
di
un
tempi*
Ne versammo
a
quel mistico sangue, per
una rupe irta,
per un cratere squallido, per un bosco
incarbonito, per un mucchio di case
vallone sassoso, per
disfatte*
22
Rinvenimmo
le selci
e le febbri
27. t
DI UFFICIALI
Roma
di
nella
D OGNI ARMA
belletta
palude
della
micidiale. Ostinati riscolpimmo la Patria
nei calvari! più
E
tristi.
che faremo ora?
Siete divenuti pallidi; o
la vista
mi
vacilla
che mi rimane.
Ecco che
chiato da
tutto quell'amore è sover-
un'onda
è portato via
di
sangue
infinita;
da una fiumana che pare
senza fonte e senza foce come
il
corso
dell'eternità.
Se
che
ci
mai questo
moltiplica? Se quello
quello fu amore, che è
strazia e ci
fu sacrificio, quale prova ci sarà oggi
dimandata? quale siamo noi per dare?
Morire non basta.
Se morire e cessare di combattere,
non si può morire. Bisogna rialzarsi.
La Patria partorisce i figli validi e
armati:
li
solleva e
li
scaglia. Sùbito
rende un vivo per un morto, un com23
28. A UNA RADUNATA
battente per
un
fucile tra le
mani, sempre
Nessun posto
può rimaner vuoto, oggi. Dov'è Io
spazio utile per un uomo, là dev'essere
un uomo, in piedi o in ginocchio, carpone o boccone, ma sempre con un
caduto.
al servizio
un'arme.
di
E
manca, ogni altra cosa
Nel Carso abbiamo sradicato
e rotolato i macigni. AI Cengio, una
se l'arme
è buona.
notte, valsero
e le unghie.
pugni e
i
E
i
calci,
qui le pietre
i
denti
non
si
leveranno da sole ? due braccia inermi
non
stritoleranno
Non
e
il
un nemico
afferrato ?
può oggi dominare il dolore
furore se non per un solo proposito,
si
per una
sola
giusto, per
attenzione:
non
fallire
stupisce che la vita
il
per mirar
colpo. Ci
si
comune possa con-
tinuare a scorrere, che
si
possa tro-
vare un qualunque sollievo fuor del24
29. DI UFFICIALI
razione, che
irridere,
possa discutere sorridere
si
che
D OGNI ARMA
ci
si
possa indugiare e
riposare.
II
ferito,
non
o una
se la piaga gli duole,
ha requie. Se
gli
spalla, tutto
suo corpo partecipa della
il
duole
collo
il
non dorme. L'Italia è una
nazione, è una patria, è una medesima sostanza vivente; e può non soffrir
doglia e
tutta
quanta per quella sua parte che
soffre?
non
essere di continuo inquieta
per quella parte che è straziata ?
travagliarsi
male che
in
le si è
non
ogni attimo per quel
appreso e
la
minaccia
fino ai precordii?
il
Questo fiume, dove siamo, non è
Frigido e neppure il Timavo e nep-
pure r Isonzo. Di
là
non
v' e terra
da
riconquistare contro l'usurpatore che
ce la contrasta. Questo è
il
puro fiume veneto ; e non
Piave,
il
primo
un
di
25
30. A UNA RADUNATA
qua dal vecchio confine, non il primo.
Di là non e* e il deserto di sasso, non
foiba
la
né
né ossame
e*
è
il
di
puro
dolina ne
la
calvario,
il
ma
borghi e di casolari,
fiore
d'Italia,
e*
è la più
sincera figura terrestre dell'anima
liana, c'è
il
solco diritto del nostro aratro
e della nostra storia,
e'
è la grazia an-
tica delle nostre piccole città
i
nostri
palma
Ora
Santi
le
portino
degne che
sempre in
mano.
di
la
ita-
branca ignobile
è là sopra.
dell'
invasore
La belva nauseabonda
turpa e appesta
il
nostro giardino.
de-
Che
faremo ?
Tanto abbiamo
noi lottato per
l'
in-
ferno carsico; e che dunque faremo
per questo paradiso?
Io vi ridico che versare
26
il
sangue
31. D OGNI ARMA
DI UFFICIALI
non
non
basta, offerirsi
non basta
basta,
morire» Bisogna vivere e combattere,
vivere e resistere, vivere e vincere.
Moltiplicatevi, e moltiplicate
Uno
uomini.
gano per
abolito
i
valga per
i
ha
latina
La guerra
limiti della gloria.
latina abolisca
vostri
dieci, dieci val-
La guerra
mille.
i
termini della persona
e le condizioni del numero.
Talune
madri
delle
che benedice tra
Eserciti, si
le
italiane, quelle
donne
rammaricano
se
non un
da
sacrificare, e
figlio,
non
marico è un atto
due
più.
il
di
Dio
degli
non avere
figli,
tre
figli
Ma quel ram-
di fecondità spirituale
che avanza ogni sforzo della carne e
raddoppia Tofferta»
Misera quella che vide tornare
al-
Timprowiso il figliuolo disarmato smarrito stravolto, da prima non riconoscibile; e gridò: ** Che è accaduto? „
27
32. A UNA RADUNATA
Quel che sia accaduto non ci giova
chiedere, non ci vale sapere. Nella prima
ora alcuno di noi desiderò perdere la
conoscenza
di tutto piuttosto
dannarsi a conoscere
II
che con-
cosa orrenda.
la
buio della disperazione era preferibile
a quel lume
sinistro.
La disperata morte
era preferibile al peso di quell'abominio.
Ma
il
vero coraggio
dolore,
una ferma potenza
dere.
nostro dolore
II
anzi di diamante.
la perspicuità
s*
come
è,
di
Falto
compren-
è fatto di ròcca,
Non
è del
diamante
indomabile? Essa è anche
del nostro dolore e del nostro coraggio,
o uomini nuovi, o
fratelli
nel
patto
verace.
Se
vi fu onta, sarà lavata.
fu infamia, sarà vendicata.
già soffia sopra la
massa
Lo
Se
vi
spirito
infelice,
e la
suscita.
Quella madre, davanti all'appari28
33. DI UFFICIALI
D OGNI ARMA
zionc del fuggiasco fangoso, balbettava
sbigottita
mio?
**
:
Sei tu ? sei
il
figliuolo
.,,
Non
su
era
quel sangue che
lui
splende anche quando s^aggruma
il
fango della strada lorda,
lui ferita alcuna,
ma
crudo: un marchio»
del servo
spalla
o
qualcosa di più
Non
tra ciglio e ciglio
fosse
era in
il
marchio
o del malfattore, sopra
marchio per
vile
la lordura
Non
dei rigagnoli e dei fossi^
ma
;
tutto,
stata
come
;
ma un
la
solo
se la carne
rimessa in un'altra
matrice e ristampata a vergogna.
Quella madre guatò Io sconosciuto e
gridò dalle viscere: "Io
E
non t'ho
fatto.,,
la più straziante delle parole
ma-
teme; è la più terribile delle rinnegazioni umane. Lacera e insanguina
di nuovo il grembo, molto più a dentro
che Io spasimo del cattivo parto.
29
34. A UNA RADUNATA
L^udimmo sorgere anche dalla terra,
come una voce delIMntimo, palpitare
per le colline e per
lungo
le valli,
gli
argini e le ripe, nello splendore di tutte
le
campagne, quando passavano a capo
chino
le tristi
mandre inermi che pa-
revano cacciate innanzi dalIMnvisibile
bastone»
**
Chi dice
non t*ho fatto. „
che non v*è orrido di
Io
eguale all^orrido di certe facce
E
abissi
umane?
vero* Quelli uomini sfigurati ave-
vano perduto qualunque impronta
della
razza, qualunque espressione virile. So-
migliavano al nemico: somiglianza odiosa che sembrava esser passata at-
traverso la schiena per stamparsi nel
muso
docile»
Richiamavano
moria quei branchi misti
d'ogni genìa che
giù per
taglia»
30
il
alla
me-
di prigionieri
vedevamo
strascicarsi
Vallone, nelle sere di bat-
Avevano
tutti
insieme
un
colore
35. DI
UFFIOALI D OGNI ARMA
escrementoso e più non vivevano se
non
dal ventre floscio.
Non
guardavano intomo, e non innanzi né indietro. Uonta aveva messo
i
paraocchi afla loro bestialità ignara»
Qascuno aveva
per orizzonte
dosso
il
del complice. Stranieri nella loro terra,
nemici nelle loro strade, senza patria
nella patria stessa
Non
si
si
sapeva
I
se,
a vederli,
il
cuore
serrasse di sdegfno, di spregio, d^abo-
minio o
di
compassione. Pativamo per
loro in tutta la nostra terra
:
pativamo
in ogni zolla, in ogni foglia, in ogni filo
d^erba, in ogni ombra, in ogni colore,
in ogni
suono, in ogni cosa bella e
incolpevole, penetrati da
una
bellezza
che non avevamo mai sentita così cocente.
AI più sagace e
al più
appas-
sionato di noi questo paese di verzieri
e di acque, di cadenze e di vie lisce,
3J
36. A UNA RADUNATA
di colli cilestri
e di malinconia,
mai apparso
era
non
una grazia tanto
come
in
profonda» Era la nostra creatura,
noi eravamo
le
sue creature» Ci parlava
da presso, quasi col
serrava contro di noi,
si
ciava quasi umanamente,
sul petto,
si
nel fiato;
fiato
abbrac-
ci
ci
palpitava
faceva carne della nostra
come quando una grande svenricongiunge i consanguinei, come
carne,
tura
quando
si
si soffre si
spera e
si
rimemora
si
dispera insieme.
Ah, veramente, compagni,
i
paesi d* Italia questo
il
il
più
umano,
il
Veneto sembra
più sensibile a chi Io tocca.
conflitto
dei fiumi
È venuto
Tuomo ne
cercato,
viene.
V ha salvato dal
e del
dato di sé egli stesso,
mare,
Tha
Fha riscalTha foggiato
sollevato al calore del sole,
32
fra tutti
più dolce a chi Fama,
dall'uomo così come
L'uomo r ha
trepida
37. DI UFFICIALI
D OGNI ARMA
f
e rifoggiato,
Tha
fecondato,
Tha
ricchito abbellito ingentilito, negli
senza numero.
grigia
dalla
Non
ar-
anni
sembra emerso
palude padana
ma
dal-
Tardore dell^uomo fidente.
Per
ciò intendete
come oggi
in questa divina passione
Non
si
parli,
dell^ autunno.
può guardare Terba Iene d^una
riva flessibile, la porpora e Toblio d^un
parco patrizio, una vecchia peata mar-
un canale pigro, un solco fumante in un campo tranquillo, una
striscia di sole sopra un prato orlato
di salci, un mucchio di foglie morte
davanti a un trofeo di pietra consunto,
senza che ognuna di queste cose diventi in noi un sentimento d^amore che
non si può sostenere se non soffrendone. E i secoli soffrono in noi come sof-
cita in
fre
il
domani.
in noi
5
come
E gli avi remoti
soffrono
soffrono
venturi.
^
i
figli
33
38. A UNA RADUNATA
Ma
mandre sen^a volto
e senza nome non guardavano, non
riconoscevanot non comprendevano» In
quelle cupe
certe ore la bellezza della terra dive-
niva così forte che pareva dovesse fendere sin la fronte dei buoi aggiogati.
Ma
il
grido della rinnegazione materna
non giungeva al cuore disumanato
solo. ** Io non t* ho fatto. ,,
Eppure oggi
sempre no-
la nostra
vella fede ci dice che
anche
i
più torbidi
saranno illuminati, che anche
tristi
saranno
Non
e
i
più
salvati.
scampo per essi. Per
chi cede, per chi fugge non v'è scampo.
Non V* è scampo per chi non resiste.
Non
con
V* è salute se
tutte le forze e
La
34
v^ è altro
non
con
nel combattere
armi.
tutte le
parola della terra
non
è
:
**
A
39. DI UFFICIALI
palmo a palino
**
Pollice
della
il
è
La
parola
Non
piegare
,,.
**
:
neppure:
,,.
vi sono vili
nemico
ARMA
pollice
Patria è oggi
d^un'ugna
Se
per
,,
CXJNI
Non
D
perdono,
i
quali sperino dal
la
condonazione,
l'indulgenza, ignominiosamente s'in-
gannano. Questa guerra
questa guerra del
sericordia»
n
mondo
è senza pietà
;
è senza mi-
patto è stato imposto dal
nemico, osservato dal nemico, dal ne-
mico riconfermato ogni giorno,
È
una guerra guerreggiata per l'abolizione di tutta una grande civiltà
a profitto di un'altra che non la vale,
di tutta
un'altra
una grande storia a onore di
che non l'eguaglia, di tutta
una grande coscienza a favore
un'altra che
si
di
dimostra ogni giorno
più bassa.
Non
e
giusto ricordare
i
Goti
gli
35
40. A UNA RADUffATA
Eruli gli
La
Unni dinanzi a questa
ira.
crudeltà di quella barbarie era in-
consapévole; la crudeltà di questa è
come
meditata disciplinata coordinata
una
dottrina esplodente.
frenesia pare
un
avviene talvolta
Anche
di ridere
quando consideriamo
rore,
e pose di
la
sua
prodotto chimico. Ci
pur
nell'or-
mosse
questa massiccia belva meccerte
canica.
E
necessario disarticolarla.
Perseveriamo.
Che gridavano,
anni, sotto
tagli,
**
i
il
or è mille e mille
baleno della spada a due
vincitori ai vinti?
Non
siete
voi uomini,
da noi possedute,
si siete
men buone
stimenti, dei vasi, dei
Ietti.
cose
dei ve-
Noi
dalle
vostre viscere trarremo le corde adatte
36
41. f
DI UFFICIALI
afle
D OGNI ARMA
frombole e agli archi; e
remo
pel
le
serbe-
giorno in cui ci bisogni domare
insania di schiavi se qualche rampollo
abbiamo
risorga dal tronco che
reciso.
Ma
non lasceremo radici» ,,
Qualcuno di voi già conosce
il
testo
d'un canto di guerra rinvenuto, tra
roba rubata, in fondo
soldato
tedesco
fatto
alla tasca
d'un
prigioniero nel
Friuli invaso. È, su la soglia d'Italia,
l'incitamento rinnovato ai saccheggiatori di chiese,
di scuole e di ospedali,
donne, di
ai torturatori di
e
Avanti, prole defla Ger-
di vecchi.
**
mania
armi
in
fanciulli
È
l
questa l'ora del-
l'allegrezza e della gloria.
Di più nobile e
„
di più agile
numero
è l'antico inno, misurato sul passo del
calzare leggero,
forme.
**
Le
non
dello stivale de-
vostre vergini
molli le
soffocheremo nel nostro amplesso ro37
42. A UNA RADUNATA
busto. Sul
marmo
sbatteremo
i
n grembo
cioli.
dei ginecei violati
pargoli vostri
come
cuc-
madri noi scru-
defle
teremo col fuoco, e non rimarranno
germi
nelle piaghe fumanti.
La rauca sequenza
„
teutonica vuol
persuadere al lanzo che
la
nostra carne
imbelle
non
mare
campi che saranno suoi e
i
è
buona
se
suoi figliuoli. Gli insegna
non a
come
concide'
la vita
del vinto sia assunta dal vincitore,
come
nell'uccisore trapassi la vita dell'ucciso,
e
come
sia
da adunare nell'unico petto
della patria l'intera vita
**
Non
donne e
spesso
il
t'infemminire in pietà verso
fanciulli. II figlio del
vincitore di domani.
la vittoria se
detta?
mai
mondo.
del
E
il
Che
domani cova
che sorta
se abbattessi
il
di
vinto fu
la
ven-
padre saresti tu
tuo avversario e
lasciassi in vita quello del figliuol
38
vale
tuo?
43. DI
UFPICIAU D OGNI ARMA
Prole della
**
Germania
in
armi,
avanti I Fulmina, dirompi, abbatti, trasaccheggia, incendia.
figgi,
uccidi, e uccidi
**
Eccoti
gloria.
E
E
uccidi, e
I
aperto
il
cammino
della
„
questo
il
canto stupido e feroce
gorgogliato nella strozza del lurco sul
limitare dell* Italia
bella.
Si può
credere che, nella notte lugubre di
poretto, gli abbia risposto
della
pace? Si pensa
il
mai
Ca-
ritornello
ai castighi
ful-
minei delle età miracolose. S^imagina
una bocca subitamente incancrenita,
una lingua disseccata come Tesca, un
cuore divenuto subitamente di cenere
a
far
groppo nella gola infame.
G)mpagni, non e yero, non può
essere vero.
Ecco che oggi rispondono a misura
d'animo e d'acciaio, com'è bello rispon39
44. A UNA RADUNATA DI UFFICIALI D
dere,
com'è romano e
tra
i
pascoli di
ARMA
italiano rispon-
dere, gli eroi subitanei
balzati di terra, tra
OGNI
della riscossa
Brenta e Piave,
Asiago e
le
rupi della
Val Gadena, giù dagli speroni del
Grappa fino alle velme delle Lagune,
dall'alpe nostra fino al nostro
E
il
40
mare.
ritaliano che più uccide sia oggi
figliuolo prediletto dell'Italia in armi.
47. A
di
gli
tutti
bliche latine, Italiani per
sangue paesani per giure
nefl^
Repu-
delle
Italiani
America
libera,
di
giure
luogo
seconda
questa
non può
chiamata della madre
essere invito ma è comandamento»
Italia
Quando
combattevamo
la
prima
guerra di là dal confine ingiusto, nelle
terre
da
liberare,
d^ aspra
vittoria più aspra, vi
stassero
i
vittoria
in
sembrò che ba-
vostri voti e le vostre spe-
ranze ad accompagnare Io sforzo della
vostra gente, di morte in morte, di meta
in mèta.
Vi bastava
dalle fatiche
alzare la fronte
o dai negozii per scor-
gere sopra r
Oceano
la
faccia
della
Patria lontana ravvicinata dallo splen-
dore del sangue. Splendeva per voi
una nuova aurora di là dalle grandi
acque. Gascuno di voi poteva inerme
ripetere la parola di quell'eroe nostro
43
48. AGLI ITALIANI
che un giorno cavalcava con pochi
uomini sanguinosi verso Rio Grande :
**
Sono pieno
per
i
morti
Ma
d^orgoglio per
i
vivi e
,,.
questa seconda guerra, che se-
para dalla prima una nera zona di
destino, è combattuta di
ingiusto
su
:
poggi, su
i
qua dal confine
nostri monti, su
i
nostri
nostri fiumi, su le nostre
i
pianure, nelle nostre lagune, nei nostri
borghi, nelle nostre città:
nell^ Italia
viva, nel corpo e nell'anima di quella
dove
Italia bella
sofferto,
siete nati,
dove avete
dove avete sempre sperato
di
ritornare»
Ora non
gnare
il
miele „
,
potete più indugiarvi a so-
dolce ritorno,
no»
La
il
**
ritomo
ritomo in armi sta sopra ciascuno
voi valido.
La
di
necessità imperiosa del
Patria e
ferita,
di
è lacera,
è arsa: la vostra nutrice è profonda44
49. DELLE REPUBLICHE LATINE
mente piagata
che copre
il
mammella sinistra
La piaga si allarga,
alla
cuore.
divora la sostanza profonda, minaccia
la fonte della vita.
Se
la
dolorosa vi
chiama, a traverso T immensità notturna,
come
potete voi dormire?
giorno vi chiama,
come
Se
di
potete voi chi-
narvi sopra un^altra terra a spargere
il
seme, a raccogliere
cumulare
i
il
frutto,
ad ac-
vostri beni?
Respirate un^altra stagione. Avete
sole caldo su le vostre
mani
abili.
Non
so quale ricchezza vi cresca sotto
occhi avari.
il
Ma
qui
non
z*
è se
il
gli
non
vento della disperata battaglia, più
implacabile che quello
qui c'è
il
della
gelo dell'inverno e del rischio,
aguzzo come
la baionetta in asta,
questa la vostra stagione,
tempo
pampa;
o
esuli:
È
il
d'Italia,
45
50. AGLI ITALIANI
Mi sembra
un
che, se avete
r acciaio
filiale,
petto
macchine
delle vostre
lucrose vi debba oggi ferire d^una ferita
più atroce che qualsisia dai vostri fratelli
ricevuta nella resistenza»
tete più lavorare,
Non
po-
amministrare, lucrare,
no. Dovete armarvi.
oggi non può esservi
Anche per voi
se non un solo
acciaio: quello che falcia le
masse
invasori, quello che corica
degli
nemico
il
sul suolo insozzato.
Per voi e per
e per
i
infedeli,
di
lontani,
non
morte :
vitù, di
si
noi, per
per
si tratta
i
fedeli e per gli
soltanto di vita o
tratta di libertà
potenza o
prossimi
i
o
di ser-
di miseria, di
onore
perpetuo o di perpetuo vituperio. Se
non
resistiamo, se
non vinciamo, voi
medesimi sarete umiliati sopra
la terra
che vi ospita, schiacciati contro
la terra
che v' è larga, con
46
la faccia nel vostro
51. DELLE REPUBLICHE LATINE
solco,
con
il
collo piegato sul vostro
utensile»
E così saranno
e servi in
di
due
i
vostri
figli,
terre, chi sa fino
stranieri
a quando,
generazione in generazione.
Per
ciò voi siete
oggi chiamati a
difendere due patrie: quella che san-
guina sotto Furto del nemico e quella
che sovrabbonda sotto
il
vostro lavoro.
Nella patria seconda avete fecondato
il
deserto, fatto portuosi
mare, fondato
istituti
il
fiume e
sodalizi focolari
senza numero, inventato congegni,
nalzato monumenti, edificato sedi
stri,
conquistato
ogni giorno
che
la patria
il
diritti
nome
il
i-
iflu-
solenni, esaltato
latino.
Ma
prima vi chiede
oggi
di pre-
servarle le testimonianze del suo passato
e di confermarle le fondamenta del suo
avvenire, potreste
grido e
non
non accorrere
al
suo
offrire le vostre braccia ?
47
52. AGLI ITALIANI
Operai, coloni, costruttori di civiltà
e forse forieri di bellezza, tutta Topera
vostra crollerebbe nel suo crollo, e
il
sangue del suo martirio rimarrebbe accagliato sopra le vostre braccia avvilite.
Sareste
rifatti
schiavi due volte,
due volte vergognosi.
Se alcuno
voi abita in Cata-
di
marca, voglia ricordarsi
mini
liberi
di quegli
che uccidevano
i
figli
tendoli contro le rocce affinché
vergognassero
di crescere sotto
uo-
sbat-
non
il
si
giogo
dei conquistatori.
Ma
un
altro
ricordo da per tutto
vige, lungo le rive e sopra le acque,
in
mezzo a
assalito
voi:
dai
Timagine
mercenarii
Giovan Pietro Abrecu
di colui che,
austriaci
all^estancia della
Barra, lottò per cinque ore, con
48
di
soli
53. DELLE REPUBLICHE LATINE
compagni: uno contro
tredici
dieci; e
vinse.
**
Ogni colpo
fallito è
Questo egfli ripete oggi
perdizione,
tt
agli Italiani della
penisola e a quelli d^oltremare, ch'egli
avvia verso
porti
i
donde partono
le
navi per T Oceano insidiato.
Soleva
addormentarsi, nel suo
egli
poncio forato dai colpi di lancia e dal
piombo
delle carabine,
occhio solo,
chiudendo un
come a Maromba, come
a Coritibani, per esser pronto sempre
a balzare in piedi e a gridare : ** All'armi
I
f,
Ora getta verso di voi quel grido
con un cuore più che mai potente.
L'ode
non
la
ODrdigliera distante.
E
voi
l'udite?
Non
libertà
siete
anche voi
„ come
i
**
figli
della
suoi fanti che col gi-
nocchio a terra aspettavano l'assalto?
*
49
54. AGLI ITALIANI
come
i
suoi domatori di cavalli che
formavano V istrice impenetrabile,
di lunghe lame?
irta
Eccolo venire a cavallo dalla palude
di Palos che ha i cinque fiumi simili
alle dita della mano aperta ; e gli duole
il
cuore per un^altra laguna più
triste
e più bella.
il
Ecco la sua Annita che ancora punta
cannone di bronzo sul ponte della
goletta, e
poi imbraccia la carabina*
Eccola che rompe a nuoto la furia del
torrente, appesa alla criniera del puledro incoraggiato dalla maschia voce»
suo sublime Anzani che, con
miccia in pugno e col piede su la
Ecco
la
il
santabarbara della batteria, urla dai
polmoni corrosi :
**
Gli Italiani
non
si
rendono I „
Se
ritornate, se venite
a combattere
per la divina libertà, o esuli, sarete a
50
55. DELLE REPUBUCHE LATINE
come i suoi legionarii, sarete al
amore come i superstiti del
CerrOt della Boyada, del Salto, come
noi
nostro
la legione giurata
che ricusava
dava
il
Non
e
darete voi tutto ?
il
soldo
sangue senza misura.
non darà quanto
il
E
il
povero
ricco? assai più
del ricco?
Poverissimo
della
come
egli era,
lo sposo
Povertà ; e non aveva se non una
Ma,
camicia.
più caritatevole del santo,
cavaliere che con la spada divise in
due
il
gionario più povero di lui
italiano.
verso
ceva
**
un
come
mantello, egli la donò a
Non
era
una
lui,
sorta di carità
la patria infelice?
egli
e,
le-
Tuttavia
di-
a Giacomo Medici, più tardi:
Non Tuomo, non Tuomo
sempre, nuU^altro che
;
la patria
la patria.
„
Noi non siamo oggi uomini se non
per dissolverci in una vit4 infinitamente
5}
56. AGLI ITALIANI DELLE REPUBLICHE LATINE
più grande della nostra vita. Perché
nostri
figli
vere, noi
non perdano
la
i
cagione di vi-
dobbiamo e vogliamo morire»
Chi sarà
il
vostro pilota
se
non
quegli che, per continuare a combattere,
trainava
il
suo naviglio rattoppato
e rimpeciato di laguna in laguna con
cento coppie di buoi ? Solo proteggerà
il
vostro passaggio, dalla costa atlan-
tica alla
E
sua riva tirrena.
all^approdo vi ripeterà egli forse
l'orazione piccola che risonò sul
cuari:
**
Ognuno
oggi combatta
Tacome
se avesse quattro vite per difendere la
patria e quattro
Non
anime per amarla. „
dirà egli quattro; dirà cento, dirà
mifle.
E, pel vostro amore e pel vostro
valore senza limite, domani
non
vi sarà
più oceano tra le due patrie latine.
52
59. NELLA
prima notte
guerra,
nella
prima guerra,
Roma
Roma
ziosa.
come
era ridivenuta romana,
della
sua repu-
Roma non
in
aveva
maggio un vano
silenzio aveva offerto
sacrifizio alle
due divinità che stanno
popolo
blica. II
gettato alle
di
nuvole
ma
clamore
il
della
era rimasta silen-
tempo austero
al
nostra
della
prima ora
di
sopra Fazione: alla Fede e alla Costanza.
Tra
monumenti che
i
la tor-
bida notte rendeva più vasti e più solenni, la volontà del popolo
inalzarsi
come
il
sembrava
più vasto e
più
il
solenne dei monumenti.
Una
voce
d^ Italia
lontano e da presso.
Un uomo
lenzio
dltalia vi
come
iscolpita,
si
ve
Ve
lo disse,
di
ne ricordate?
mandò
manda una
quel
lapide
dove una sola parola
si-
non
sia
da
scolpire: la più grande.
55
60. AGLI ITALIANI
Disse
gruppo
**
:
Esuli
volontari!
di stelle, sotto
Roma,
coloni di
di libertà,
vigilanti, già rivolti
capo e Tanima,
il
il
forieri d'Italia, esuli
che sogno ansiosi e
indietro
segno
il
sotto
rivolti alla
Patria lontana, io vorrei che voi sen-
potenza di questo silenzio, voi
tiste la
che dovete varcare
col vostro carico di
Ma
i
mari
Madre che
per venire alla
amore
silenziosi,
vi aspetta
e di sangue»
sforzo e della lotta senza tregua,
lenzio
non poteva
vano, se supera
petto»
II
il
si-
essere raccolto, né
misurato né pesato»
il
„
costaggiù, nello stridore dello
Il
grido stesso è
Io spazio e
non passa
vento dell'oceano disperde
anche F odore del più acre sangue»
Eravate
al travaglio, eravate al
dagno, eravate
sorda, in
alla
mezzo a un popolo che igno-
rava o disconosceva
5«
gua-
pena, in una terra
la necessità e la
61. DEGÙ STATI
giustìzia del nostro
UNITI
combattimento. E-
ravate smarriti nel tumulto delle dispute,
men-
defle sentenze, delle illusioni, delle
zogne, dei traffici, dei lucri, delle paure,
delle avarizie»
Troppo avevate
dispe-
rato della Patria, partendo a cercare
in altri lidi le vostre fortune.
avevate dimenticato
costruendo in
pietre
il
un
la
sua fiamma,
con
altro suolo
vostro focolare.
Troppo
altre
Troppo lunga
umiliazione avevate patito
nell^ esilio
mercenario, perché d*un tratto poteste
risollevarvi a insolito orgoglio.
brava che r alloro e
nostra gloria
fonde.
Non
la
Vi sem-
quercia della
non avessero
radici pro-
ambivate corone. Rima-
nevate senz'armi in mezzo a un popolo
inerme, forviati dietro false imagini.
Ma
Le
stelle
tettrice
h
la luce si
faceva a poco a poco.
tessute nella bandiera pro-
s'irradiavano per levarsi
come
57
62. AGLI ITALIANI
una
costellazione
sinistro.
II
salute nel cielo
di
popolo della bandiera
cominciava a comprendere che
causa era anche
di tutti gli
L^aprile,
la
uomini
mese
il
stellata
la
sua causa:
nostra
la
causa
liberi»
delle natività fatali,
Tevento ammirabile.
recò
Allora una voce italiana tentò di
varcare novamente l'oceano.
Oggi - diceva quella
per Tanima dltalia, nel
di Washington divenuto
celso di. luce come Farce
ghirlanda fiorisce
l'eroe
con
l'
che
gli
nome
il
uomini
di
voce
-
oggi,
Campidoglio
un luogo
busto dedicato
liberi
gloria
ec-
romana, una
al-
chiamarono
Cavaliere
del-
Umanità.
E
una ghirlanda pura come quel
ramoscello di
58
lilla
offerto
dal
poeta
63. h
DEGÙ STATI
alla
bara di
come
Abramo
UNITI
È
Lincoln.
sacra
quel ramoscello in perpetuo
fiorente
**
dalle foglie tagliate in
ri-
forma
di cuore.
„
sembra che in questo
E
aprile di
passione e di tempesta riecheggi
di
un
il
grido
aprile già torbido di allegrezza
e di cordoglio nella storia degli Stati:
**
O
capitano 1
O mio capitano
rombo
ed ascolta
il
Per
bandiera sventola
te la
Ecco che
il
I
Sorgi
dei bronzi. Levati!
gruppo
,,.
di stelle
su la
grande bandiera republicana diventa
una
costellazione di primavera
le Pleiadi,
un segno
propizio ai na-
viganti armati e inermi,
segno per
reggiano
II
tutte le
come
uno
spiritual
nazioni che guer-
la nostra guerra.
saluto d7talia, dal Gimpidoglio al
Campidoglio, giunga al popolo delI^Unione
come
il
più alto fra quanti gloS9
64. AGU ITAUANI
rificano
Io
spirito
che Io conduce a
riconfermare e risuggellare
con
le
la libertà.
Perché
il
suo patto
Tltalia, sola fra
nazioni alleate, potendo evitare la
guerra e rimanere spettatrice inerte,
non
sollevò liberamente in armi
per la riconquista
quanto per
Roma
dell'uomo libero» Ella
il
retaggio
la salvezza di tutto ciò
nei secoli nati da
fa oggi
suo
del
si
si
tanto
che
fu la nobiltà
armò, come
popolo degli Stati, per
una
ragione ideale, per una rivendicazione
eroica.
II
suo atto spontaneo, come
oggi compie la gente di
quello che
Giorgio Washington, ebbe
di
un
la bellezza
offerto alla
sacrificio
speranza
dell'uomo.
Così
ella
meritò di rinascere,
un cuore nuovo,
riebbe
un
si
fece
solo volto,
60
fuse in
una
sola virtù.
Questo
si
e
miracolo della giusta
il
65. DEGÙ STATI
guerra,
il
miracolo medesimo che oggi
improvviso
all^
UNITI
vediamo
risplendere
r Oceano disonorato dagli assas-
oltre
sini e dai ladroni»
La
ma
non
nostra guerra
è distruttrice
creatrice»
II
barbaro con
tutte le
le
atrocità
e
ignominie ha cercato di abo-
lire l'idea
lotta,
tutte
che, fino alla vigilia della
Tuomo
si
faceva dell'uomo.
Or
ecco che noi ricominciamo a sperare
nell'altezza dell'uomo.
n barbaro
moltiplica sopra gli inno-
centi gli strazii infami dell'odio, alter-
nando una impudenza
stupidità
belluina.
senile
Ora
il
con una
viso
del-
l'amore senza lacrime non mai fu più
raggiante, perché l'amore
non
fu
mai
tanto amato.
n barbaro ha propagginato l'eroismo,
l'ha coricato sotterra,
l'
ha
confitto nel
6i
66. AGLI ITALIANI
putridume; ha abbattuto
cattedrali
le
aeree dove culminava Taspirazione del-
Tanima perenne; ha
le sedi della
di tutte le arti;
ha sconvolto
menti del Cristo e lacerato
madre
della
di
Dio.
precipita e trabocca
un
i
il
linea-
grembo
Ora la bellezza
sul mondo come
torrente di maggio.
petti
e arso
disfatto
sapienza ornate dal fiore
Non
abbiamo
abbastanza capaci per raccoglierla
e contenerla»
II
gran popolo
della bandiera stel-
alzandosi in piedi per difendere
lata,
Io spirito eterno dell* uomo, oggi au-
menta a dismisura questa somma
di
bellezza opposta al furore e al fragore
della barbarie»
**
O
di te;
libertà, disperino
non
io di te sarò
pur
gli altri
mai per
di-
sperare „ gridò negli anni il vostro poeta
leonino»
i2
67. DEGLI STATI UNITI
Per questa speranza
tutta la vostra
gente^ a nord, a sud, a est, a ovest, oggi
si
leva ed offre
i
suoi beni accumulati,
riconoscendo nella nostra causa la più
bella
causa che l'uomo abbia mai avuto
per combattere.
Eravate una massa enorme e ottusa
di ricchezza e di potenza.
trasfigurate
in
spiritualità
operante. Apparite
come
**
Ed
ecco vi
ardente
e
una razza
tempesta „ pronta alla
eretta in faccia al futuro più grande
di passione e di
lotta,
di tutto
di
il
passato. I rulli del
Mannahatta coprono
gli
tamburo
ultimi guaiti
della viltà.
II
]
morte
4
aprile cade l'anniversario della
di
Abramo
Lincoln. Dal suo
sepolcro risorgono le grandi parole che
la
sua sacra bocca parlò nel cimitero
di
Gettysburg, sul suolo santificato due
volte dalle ossa dei morti e dal sangue
63
68. AGLI ITALIANI
dei combattenti. Tutti gli Stati, a nord,
a sud, a
notte
est,
a ovest,
atlantica
le
odono
nella
dove sola splende
la
costellazione di primavera.
**
Io dico che questa nazione, con
Taiuto di Dio^ deve avere una nuova
nascita nella libertà.
„
Allora parve che voi medesimi foste
per avere
una nuova
nascita nella na-
zione ospite ridestata e illuminata.
Non
più vi corrompeva la comodità della
pace
utile.
Né
in
mezzo a un popolo
che s'armava potevate rimanere inermi;
né in mezzo a un popolo che voleva
gettare nella fucina delle sorti
beni potevate voi serbare
accrescerli.
Eravate
in guerra adottati da
figli
i
64
suoi
vostri e
d'una patria
una seconda patria
in guerra: per duplice obbligo
combattenti.
i
dunque
69. DEGÙ STATI
UNITI
Chi era ricco abbandonò
i
suoi averi?
chi era povero tralasciò la sua arte?
chi era giovane offrì la sua giovinezza?
vecchio diede
chi era
il
più robusto
dei suoi nati? chi era invalido
al più
si
piegò
umile servigio, pur di servire
Buona Causa?
Persisteva un malessere molle, perdurava un disagio ambiguo. No, la luce
non era interamente fatta. Un occhio
la
solo era aperto, sotto
una palpebra che
batteva.
D
popolo degli Stati non
contro
tutti
i
contro
si
levava
non affrontava
nemici, non armava il Diritto
tutti
i
barbari,
tutti
i
violatori;
ma
faceva di-
vario fra barbaro e barbaro, separava
nemico da nemico, distingueva impero
da impero. Dichiarava
Tedesco e non
guerra al
ali* Austriaco 1
da parte appunto
e
la
il
Lasciava
nostro avversario
65
70. AGLI ITALIANI
immediato^
a
faccia
quello che noi
che sapevamo noi trattare
quello
ferro
impeto
contro
nime contro
la più
tutti
i
una-
ardore
astuzia,
discordia coatta. Balzato
in piedi per difendere
stessa
della
a
coraggio contro frode,
freddo,
caro
avevamo
a faccia nell^AIpe e nel Carso,
odiosa
il
Diritto **più
vita „,
costrizione
diritti
e
di
tutte
rispettava
secolare di
le
libertà,
onorava come nazione un'accozzaglia
di genti diverse
a
senza
proteggere
patria libera
imbrancate e forzate
fede
ma una
non
una
falsità costituita
in violenza.
Anche una
volta
Fastro terribile del
Era un
il
dolore e stato
mondo
sole saliente
ingiusto.
ma non
culmi-
nante ancora, divenendo sempre più
esigue
le
ombre* Doveva attingere
il
culmine per risplendere meriggio del66
71. DEGÙ STATI
UNITI
r anima umana, asse e face
del novis-
simo giorno»
Anche noi non avevamo abbastanza
sofferto, non avevamo abbastanza sanguinato, non avevamo espiato i nostri
contro noi medesimi.
falli
Abbiamo dovuto
tutti
sacrifizii
i
biamo dovuto
la
redentori in terra.
patire
rinnegazione.
La
la tristezza dell^alta
fra
di
i
patire la legge di
tradimento e
il
Erano
ha provato
Patria
Vittima che sedette
suoi all^ultima cena.
colui
Ab-
**
La mano
che mi tradisce è meco. „
tuttavia col
Maestro
gli
undici
fedeli.
Non
erano con Tltalia
vittorie?
le
E la dodicesima fu V
sue undici
**
oscura „,
fu quella d^Iscarioth, quella che la diede
all^awersario.
Voi
Io sapete
omai.
Abbiamo
sop-
portato la percossa, l'ingiuria, la ver67
72. AGLI ITALIANI
gogna,
tutti
gli
strazi!»
Ed
eccoci in
eccoci sempre in armi. Stringiamo i denti sul nostro dolore, e Io
mutiamo in ferreo proposito. Siamo
piedi,
due volte
Due
oggi.
italiani,
volte italiani siete oggi anche
voi, nefla terra della vostra
mune
L'Unione
fa
nostro compito.
suo
il
nostro disegno,
Comprende
la nostra necessità vitale.
è
una
E
pena co-
e della vostra conquista cotidiana.
decrepita
e conferma
**
L'Austria
menzogna che
giusto che crolli:
il
crolla.
è giusto davanti
a Dio, davanti agli uomini e davanti
alla storia degli
è inevitabile che
Se
si
di sopravvivere,
le loro origini
vittoria
e
si
È
alla
Impero genti
rinvengano esse
luce della nostra
ricongiungano
delle loro patrie
giusto ed
disfaccia e sparisca.
vi sono tuttavia nell'
degne
68
uomini.
risollevate.
alla
„
vita
73. DEGLI STATI UNITI
Riconoscendo per nemico
nemico, riconoscendo alfine
il
nostro
la santità
della nostra guerra, la gente di Giorgio
Washington
arma,
vi riconsacra e vi
vi fa suoi soldati e nostri soldati, vi fa
presente la patria lontana, vi riannoda
a sé e
ristampa e
alla vostra razza, vi
ribattezza nella verità della causa una.
Essa viene.
spinge,
E
voi.
Non
vi incita,
manda, ma
non vi
non verrete voi
non
vi
viene con
tutti?
Tutti con mille navi e con una
medesima nave.
Sapete voi qual fosse
quella su cui per la
vigò
il
nome
il
di
prima volta na-
giovinetto Garibaldi?
Maravigliosa ed umile,
si
chiamava
Costanza*
**
Com'eri
spira
bella,
o Costanza, ! „ so-
r Eroe quando
la ripensa,
la risogna, fino all'ultimo
quando
fiato*.
69
74. AGLI ITALIANI DEGLI STATI UNITI
È
nome
il
ideale d'ogni
nave che vi
ricondurrà a traverso Toceano, Italiani
dell'Unione, combattenti ricrociati.
Che ciascuno
di voi Io
veda
rilucere
su la prua del ritorno, intagliato con
Io scarpello veneto, dorato col
sangue
dei diciottenni caduti alla guardia del
Piave
I
E
in ciascuno di voi
glerà Teroe
Non
di
risve-
domani.
è tardi domani.
guerra incomincia.
70
si
La
nostra vera
77. COMPAGNIE
dell'ultimo bando, ulti-
mogeniti della Madre sanguinosa,
per voi oggi nel solco della battaglia
è risorto Tafloro*
Una musa armata
piega
e
Io
di quercia
Non
Io lega.
ma
d'eschio
Io tronca,
o
di lauro è la vostra co-
rona vallare. E, se
il
che non cammina
colui
suo proprio sangue,
tegno
parlo
vi
il
poeta, per liberare
voi chiuso e
vero è
poeta
io qui
non
nel
senza
se
ri-
mio linguaggio
il
di
canto che è in
coraggio che in voi
il
anela*
Oh
-
tra voi
qualcuno
-
io Io so
a cui basta ricordarsi del colore che
ha l'acqua
del Natìsone
del ponte,
per
combattere e
A
sentirsi
sotto
l'arco
impaziente di
di morire.
voi posso alfine parlare così,
quasi in un'ode
non misurata. Ciascuno
73
78. ALLE RECLUTE DEL
di
nel
quel che sa ogni eroe
sente
voi
non
ratto improvviso:
guerra se non
scoppio
'99
un evento
entusiastico
essere la
lirico^
uno
della volontà di
creazione.
Entrando
voi giovinetti
primissimo
fiato
sùbito
nella
colti
quel
incolti,
voi ancor
fiore,
materno,
ed
zona del fuoco,
avete
voi nel
caldi
appreso in
del
un
che all^adulto non rive-
lano anni ed anni di pensiero studioso.
Quel che Dante credette comprendere
nel mezzo del cammin di sua vita,
salendo di pena in pena e di lume in
lume attraverso
avete
i
intraveduto
tre
mondi,
un
in
voi
Io
battito
di
Nessun potere, né divino né
umano, eguaglia il potere del sacricigli.
fizio,-
che
si
precipita nell^oscurità del-
Tavvenire a suscitarvi
e Tordine nuovo.
74
le
nuove imagini
79. ALLE RECLUTE DEL
Dove va
cuore
vostro
escita
favilla
la
il
balzo
dal
nell^attimo
vertiginoso,
che scocca tra
il
*99
dell^ assalto
e
grido gettato su Torlo della trincea
Va
avversa?
dove non pur giunge
la visione dei vostri limpidi occhi»
Nessuno
bene
prepari, se
prepara
un
la faccia
genti
si
tutti
sappiamo che
si
sa
fato magnifico
terra
della
dell^uomo.
quel che
di noi
Il
ma
non sopra
nel gorgo
più perspicace dei veg-
non scopre
i
modi
della torbida
genesi né distingue le impronte ov'essa
si
stampa;
ma
indovina
il
ritmo d*una
forza lirica che è per manifestarsi al
culmine
di
ogni altezza futura sollevata
dalla passione
Eccovi in
o dalla
piedi, robusti e leggeri,
bellissima cerna.
non
Non
sia nobile in voi.
tiere della
vittoria*
v'è nulla
Il
che
maschio ar-
razza vi ha formati in un'ora
75
80. '99
ALLE RECLUTE DEL
felice,
con
la
sua miglior sostanza, col
suo più netto vigore. Veramente Tantica elezione
è
sangue latino
carne
**
,,
fatta
:
gentil
Veramente mi sembra che l'insigne privilegio non si sia mai ifluminato in alcuna giovinezza come oggi
nella vostra:
Di
**
Sicilia
sangue
gentil
o
di
latino,,.
Lombardia,
di
Puglia o di Sardegna, di Liguria o
di Calabria,
d'ogni
nostra
contrada,
d'ogni comune, d'ogni campanile, bruni
e biondi, pallidi e foschi, occhi chiari,
occhi scuri, sotto l'elmetto di ferro e
sotto
il
panno rozzo avete
tutti
il
meme-
desimo segno fraterno perché
la
desima grazia vi tocca :
sangue
**
gentil
latino „.
Siete puri, siete senza
non
Iesi
dalla vita, simili
cangianti che
76
il
macchia,
a quei
volti
vento e la luce creano
81. ALLE RECLUTE DEL
vicenda
nella
del
credono
speranze
mare.
*99
Le
respirare
nostre
in
voi
l'innocenza del tempo novello ; e s'inebriano, e s'allargano.
Siete per noi l'aroma della battaglia.
Siete
per
noi la verginità della
vittoria.
Ho
veduto dianzi alcuno di voi
dormire placidamente, vinto dalla stanchezza, sul
filo
del pericolo, là
dove
un veterano non potrebbe chiudere
neppure un occhio solo.
Dormiva poggiato il capo senza
elmetto sopra il braccio ricurvo, come
il pastore quando
meriggia. La sua
attitudine era pura come il fiorire del
fiore e come quei gesti che i costruttori
d'eternità incidevano nelle pareti
sotterranee dei loro sepolcri.
E
accanto
a
quel viso appena
77
82. ALLE RECLUTE DEL
*99
soffuso di lanugine io vedevo
madre^ accostato come
della
il
viso
nelle
ima-
gini della Deposizione di croce, a gota
a gota
e
il
il
:
viso che
fervore sublima»
Ora» ecco,
vi
dolore scarnisce
il
ha asciugato
madre, quella che
la
primo pianto,
il
gnato
la
prima
vere
il
primo passo, quella
ha
favella, guidato
perdonato
consigliato
dà
ecco vi
alla
fuoco, vi grida:
Va
e vinci»
Perché
il
**
Va
lei,
vi
consolato,
e combatti.
Va
?
la pietra del focoIetto,
sul desco, la scodella
per
che
e muori»,.
capezzale del
Ma
a muo-
guerra, vi caccia al
Per proteggere
lare,
inse-
che valgono
se con
lei
la tovaglia
fumante
?
tutte queste cose
non
siete?
Certo, devono queste cose essere
preservate:
78
ma
ve n'c un^ altra che
83. ALLE RECLUTE DEL
sta sopra tutte.
Sia una massaia del
contadot un^operaia della
allevia
la
una che
suo agio,
'99
una che
città,
sua pena nel suo
sforzo,
volta la sua inquietudine nel
sia povera, sia ricca, igno-
rante, ornata, ella
sopra questi beni
solo e fatta
comprende che v^è
un
altro
bene a cui
Timmolazione»
Vi si strappa dal fianco e vi
manda a combattere. Se è forte, non
piange. Se cede allo schianto, nasconde
le lacrime. Vi dice: ** Va, figlio. Non
si può non vincere, non si può non
morire. „ Perché ?
Per riacquistare un serto
falce
d'un golfo, un grappolo di terra ap-
peso nel mare, un festone
gemmato
d'isole,
un orlo
di spiaggia latina? Sì, certo
anche per questo.
non
di alpi, la
Ma
la
grande causa
è la causa del suolo, è la causa
dell'anima, è la causa dell'immortalità»
79
84. ALLE RECLUTE DEL
Se nessuno
tutti Io
*99
Ma
Io sa, voi Io sapete.
sanno, anche coloro che laggiù
frodano tuttavia e ciarlano e gozzovigliano.
Nella prima guerra, in quella di
il
dramma
era
velato,
simile
ieri,
un
a
una nuvola tarda.
Per i più consapevoli di noi come per
i più semplici, era una guerra d'angruppo
di folgori in
goscia, di là dallo splendore della gesta
e dal giubilo dei prodi.
La nazione
era
come un crepuscolo ambiguo con un
orizzonte di fiamma.
Non
bastava la
mirra delle volontà eroiche a sanare
lezzo dei contagi,
il
come non bastava
tuono degli obici e dei mortai a co-
prire
il
rombo
Chi dirà se
o ingiusto?
80
il
il
Ha
della chiusa
tragedia.
destino sia a noi giusto
forse l'inesorabile
una
85. ALLE RECLUTE DEL
D'essa non
bilancia?
pugno
non
se
rimane in
gli
giogo,
il
*99
che è una
spranga rigida di ferro e non
può
si
falsare.
mai guardato
contro una muraglia
L'avevamo
faccia,
ritto
noi
un
pina o sopra
girone carsico?
in
al-
Non
era davanti a noi, era dietro di noi:
dietro
i
combattenti, dietro
sangue e
di sudore,
segnati, ci
ha
il
velo di
A un tratto ci ha
percossi.
Abbiamo do-
vuto rivolgerci, per riconoscerlo.
La
percossa può talvolta ingrandire
colui che la
riceve.
E
questo non e
un enigma.
Ecco che
e isolato.
È
il
dramma
là,
nudo e
ora è svelato
nudità dell'inverno e della
possiamo
sfuggirgli,
Ha la
lotta. Non
solo.
ma dominarlo. La
nostra passione può essere la più forte.
E, per cercare
la
salvezza e per giunse
86. ALLE RECLUTE DEL
*99
gcre la grandezza, non abbiamo oggi
se
non
passione e tutto quel
la nostra
che provoca e sostiene e scaglia la
passione.
non
resto
Il
aiuta.
ci
vecchia storia, la vecchia gloria
ci
aiutano,
come
non c'ingombra e
ci
vecchia
la
la
La
non
ignavia
vecchia onta non
pesa.
Giovani, ora soltanto Fltalia è gio-
vane, ritalia e nuova.
Ha
la qualità
dei vostri occhi e delle vostre vene.
davanti al destino spoglia
E
come quando
emerse dai suoi mari. C'è chi vi grida
che ha tutta
Tutta
la
la
sua
sua
civiltà
civiltà
Ha
non
da difendere?
le
vale la sua
da difendere
la sua
anima vera.
anima vera.
Compito tremendo e sublime, il massimo che le sia stato mai messo innanzi,
dalla
nascita
di
Roma
nell'acqua del Piave.
82
al
battesimo
87. ALLE RECLUTE DEL
Ora mi sembra
*99
non essere stato
rinunziato dalla morte se non per annunziare colui che Io canterà, quando
i
polmoni
di
uomini
di tutti gli
liberi re-
anche una volta per
spireranno
la
bocca sonante di un solo.
A
Tutto
posso
voi
il
passato
alfine
parlare
non vale
cosL
alla vostra
novità più di quelle spoglie di serpi
che rapisce
pòlline.
La
grande
il
storia
zefiro carico di
non
vi vale più di
quelle pagine scritte dai legislatori, che
gli
insorti
cacciavano nelle canne dei
loro moschetti, a guisa di stoppaccio,
per calcare la polvere e la munizione.
Che fanno a
voi
le
testimonianze dei
secoli ? Io stesso le ricuso.
di
Venzone marciarono
Le mummie
forse ieri contro
l'invasore ricantando la canzone del
Bidernuccio?
donò
Madonna
Anastasia
ri-
forse ieri ai suoi Furlani sprov83
88. ALLE RECLUTE DEL
Visti
il
*99
SUO vasellame di peltro per
fonderlo in palle da bombarde? Por-
tarono
tallo al
A
sì
il
loro
me-
nemico,
me,
duomo
Furlani tutto
i
certo,
bastava entrare nel
di Cividale e intendere
il
ritmo
di Pietro Lombardo perché la stirpe
intiera si commovesse nelle mie ossa»
Ma se io, leso come un qualunque
altro combattente, col mio occhio spento
che non si ricorda d'aver goduto un
privilegio nel guardare il mondo e non
si
presume più prezioso dell'occhio
d'un qualunque fante contadino, se io
soffro d'aver dato così
poco e voglio
dare di più e mi metto la mia tunica
di pelle e la
mia
cuffia di cuoio e salgo
mia carlinga coi miei compagni
e vado a mitragliare da vicino il nemico e sparo tutte le mie cartucce, e
neppure per un attimo nel rischio ho
nella
84
89. *^^
ALLE RECLUTE DEL
il
pensiero che
il
più di quello del
mia
mio
mio
cervello valga
pilota e
prua valga più
vita a
che la
di quella
del piccolo soldato ritto nella torretta
a poppa, se io mi anniento nel coraggio senza nome, se io faccio Tabne-
gazione di tutto
me
battaglia, se io
mi umilio
e
mi
nella volontà della
esalto nella patria
e ignaro, io
sono un
nella patria
dismemorato
figlio dell^ Italia
nuova,
io
piglio
nuova,
io
servo la causa della mia
anima vera»
E
croce
la
dell^ Italia
per ciò sono degno di
stare in piedi davanti a voi e di guar-
darvi bene in faccia, giovine anch* io.
Povera cara
Italia
che sembra sfian-
cata e logora dall' aver partorito ai secoli tanta bellezza,
donne
della
come
quelle
fertili
sua gleba, che invecchiano
nel tanto generare e che ora curve su
85
90. ALLE RECLUTE DEL
mandano un pugno
la soglia
ben
'99
di figli
verso la morte dalle
costrutti
mam-
melle generose I
Quando mai
una
vi
nell* universo
fu
creatura più resistente, di vita più
tenace ?
L^atterratio a vicenda, le calcano
la
nuca,
spe^^ano
le
le reni
;
e
si
ri-
mette in piedi»
Le frugano
le viscere, la
bruciano
a dentro, la steriliscono col tizzo e
d^un mondo
s^ncinge
e
col ferro;
improvviso»
E
rotta in
e fumanti; e
sanguinanti
tronconi
un fabbro
grifagno
la
rimartella intiera nella sua fucina negra
alla
vampa
Ha
il
del suo inferno.
marchio
del
servaggio
che non rimezzo alla
flette; e un mancino dalla scrittura
ermetica le impone tra ciglio e ciglio
in
86
fronte
91. *99
ALLE RECLUTE DEL
il
mistero
rughe
grandi
sue
delle
verticali,
È
imbellettata e adornata
come
cortigiana alla finestra, disposta a
una
premere da ogni prodigo e
lasciarsi
da ogni violento; e un tagliapietra
colossi
la
dell'Aurora
e
scaglia
le
furibondo perché
somiglianza
a
riscolpisce
di
nusto di profondo, fra
il
vivace di ve-
Mediterraneo
e TArtico, fra TAtlantico e
che non abbia in
Ha
foggiato
sformato
la
il
libertà»
martello
il
levi.
si
Che cosa v^è
lei
la
il
Caspio,
sua origine?
Tuomo moderno, ha
cristianesimo,
D'ogni
un^arte compiuta
;
di
ha
liberato
ha
lavoro
tra-
d'ogni tumulto,
fatto
una
conquista subitanea. Nelle alluvioni più
ha preso
torbide
armoniose.
idoli
ha
Con
la creta delle
la
sue figure
cenere di
rialzato la deità del
tutti
gli
suo Genio.
87
92. ALLE RECLUTE DEL
Quanto
tare questi
punta
ci
titoli
*99
gioverebbe oggi pordi nobiltà infissi nella
delle nostre baionette, contro
goffi cartelli dell'Austriaco
zato
bruciati,
vino?
nostro
nel
li
i
ringalluz-
Li abbiamo
bruciamo, ne facciamo an-
córa cenere, non da accumulare, da
disperdere ai quattro venti
semenza
Ve
come una
superflua»
Io dico, fanti leggeri.
Non
vi
mai popolo ingombro quanto il
nostro, sino a oggi; ma non ve n'c
fu
oggi uno più
sciolto*
speditezza balza
di
menti
Alfine la nostra
Non
secolari.
là
dagli impedi-
abbiamo
più
Vogliamo ricominciarla da oggi
con la nostra sola passione. Nessuna
storia»
esperienza
ci
stra angoscia.
noi
e
futura»
il
servirà, fuorché la
II
no-
gioco estremo è fra
destino,
fra
noi e la vita
93. ALLE RECLUTE DEL
*99
In questa nostra vera lotta nes-
suno veramente
biamo
noi
arrestato
nemico
G)me
sul
ab-
Piave
daremo a noi
Sappiamo quale, noi
così noi
soli,
aiuta.
ci
il
la nostra vittoria.
soli
soli.
E, come nessuno
suno
comprende.
ci
orgoglio a orgoglio.
aiuta, nes-
ci
Aggiungeremo
Salutiamo Tac-
correre degli Alleati, celebriamo la loro
celerità
fraterna, deriviamo dalla
stione dei sangui
Ma
sanno
essi
non sapessero
più
i
quell'altra
baroni di Carlo d'Angiò e
inghilesi al soldo di
Fiutano
vento
il
presagi.
noi poco più che
di
di
alti
mi-
Italia
i
gli arcieri
Giovanni Acuto.
ceruleo che soffia
dagli Euganei o quello più verde che
spira dagli orti della
come
si
beve
seduttrice.
il
Marca
Gioiosa,
profumo profondo
Combatteranno
essi
della
pel
89
94. ALLE RECLUTE DEL
corpo
dell^ Italia bella,
*99
ammirabilmente»
Noi combatteremo per Tanima,
Italiani,
crificata,
se la bellezza
soli»
sarà
sarà anche vendicata»
sa-
pre-
II
gio del sacrificio è sempre in misura
della forza
nostra
che
antica
dello spirito.
Tuomo ne
città
Se
zione, le pietre
la
si
e
riceve» Ogni
un capolavoro
diamo
fendono
alla distru-
ma Io spirito
comanda una nuova
vige e
domanda
forma
al nostro fervore»
e
La necessità non può essere aboLa fornace non può essere spenta
arde, rugge, consuma» Che c'è da
lita»
:
gettare alla grande
fiamma ? Getteremo
se è necessario:
tutto,
anche
le
ta-
vole più sacre»
II
nemico
ci
stimava un popolo
di custodi vacillanti»
90
Credeva che,
sotto
95. ALLE RECLUTE DEL
la
minaccia,
*99
avremmo
gli
sùbito
offerto nel vassoio d* argento le chiavi
**
Pas-
non
fate
d'ogni porta supplicando chini:
ma
sate,
o invincibili;
male
ai dentelli dell'architrave!
deh,
„
Ebbene, oggi, per noi, v'è più
valore ideale in
che
liscio
nel
un
elmetto di ferro
morione
cesellato
Benvenuto, in due braccia
bigio che nel piviale di
in
una
di
Enea
da
panno
Silvio,
mitragliatrice precisa che nella
colubrina di Alfonso d'Este lavorata
come un pomo
A
di
daga»
compiere l'opera che oggi
commette è necessario un
destino ci
potere più alto di quello che
nelle
il
mura
si
palesa
degli Scrovegni e nel gesto
del Colleoni,
Un compagno
marino,
guato col suo sommergibile
darsena
di
Romagna, mi
all'ag-
in
una
manda
9J
96. '99
ALLE RECLUTE DEL
a dire che Tolio di Pirano non nu-
lampada votiva sopra
tre più la
tomba ravennate
di
della cavallata
Campaldino»
polla
di
vuota
è
la
Dante cavaliere
e
Ram-
lampada
la
e
spenta.
Che importa,
tutto
arda
fede,
e
se
il
le
da
e
là
nostro
ungere
serva a
se
l'unanimità
per
della nostra
insonne
olio
macchine
nostre
guerriere ?
Un
più imperioso
bera da
tutto
E
amato.
quello
neppure
mezzo a voi
il
amore ci liabbiamo
che
ferventissimo in
sa dove la nostra virtù
di sacrifizio sia per giungere.
Lo
forza
anche
come
le
le
del vino
92
spirito di vita è
lirica
con noi,
dell'entusiasmo,
arche
sepolcrali
per
la
cui
scoppiano
vecchie botti alla veemenza
nuovo*
-
97. AULE RECLUTE DEL
Non
con Tawersario è
Esanimi, come
le fenditure
suoi
'89
i
la
vita.
cadaveri che colmano
nostri monti,
dei
battaglioni
in
sono
che
marcia,
i
fal-
cerenio.
Se a
lui
questa guerra bifronte
mostra soltanto
a
noi
scopre
E
oggi
più
specchiano
i
la
sua faccia
suo
il
volto
divino che
ieri.
bestiale,
divino,
Lo
ri-
vostri occhi d'impavida
luce.
Un
popolo
parola d'ordine,
battaglia,
il
giovane
nella
nome
sua
scelse
per
più bella
virgineo della gio-
Ebe „ quando la guerra era
una invenzione energica che imprimeva al movimento delle forze il
numero vittorioso del coro e della
ventù
**
danza.
Voi che non
la
potete più ascoltare
melodia delle vostre vene, qui dove
93
98. ALLE RECLUTE DEL
il
*99
tuono è incessantCt voi
numero
:
siete
il
siete
quel
levarne della volontà
creatrice»
E
nostra
Talloro»
94
per voi oggi
più
bella
nel
battaglia
solco della
e
risorto
101. L'ALTA ricompensat che Sua Maestà
il
Re
cedere a
d^ Inghilterra
un
soldato volenteroso defla
Buona Causa,
io la ricevo
per grazia della sorte
cielo
il
mano
della Si-
un campo
italiano,
oggi dalla
gnoria Vostra in
sotto
ha voluto con-
italiano vendicato
ogni
giorno dall^ala britannica, mentre non
è ancor placato nel
mio
spirito
il
della corsa vittoriosa condotta nel
dei nostri antichi voti
nuova
vento
mare
e della nostra
libertà.
Così mi sembra d^esser oggi
meno
immeritevole di questo segno, tra combattenti che in cielo e in terra portano
Y istinto profondo
Dovunque
sempre
il
le
ella
serba dentro
soffio dei Sette
vostre
del marinaio isolano.
sventoli la vostra bandiera,
ali Io
le
sue pieghe
Mari. Sempre, anche
sentono in vigore e in
vastità.
7
97
102. VINCITORE NON PUÒ VINCERE
IL
Fratelli tra fratelli, su questo
campo
già da voi fatto glorioso, respirate oggi
con noi
il
soffio dell'Adriatico nostro
dove sbocca
vostre
il
vittorie
Piave testimone
azzurre.
delle
Lungamente
noi abbiamo combattuto per liberarlo*
Per
liberarlo, voi oggi combattete
con
noi nefla riscossa. Sotto questa croce
di guerra, batte
notte del
il
cuore fedele che nella
Quamaro ha
in faccia al
nemico
la
riconfermato
volontà della
Patria.
La
volontà di vincere, la fedeltà al
patto severo, la certezza religiosa nel
compimento
II
della legge.
vostro poeta giovenile, quegli che
a
fu arso nel rogo degli aromi,
dell' Apennino,
reno
del
di
al
cospetto
Ulisse e dei Mille,
Prometeo
liberato,
il
il
98
poeta
cuor
cuori, per noi canta: **I pensieri
pie
Tir-
del
dei
sono
103. IL
PERDITORE NON PUÒ PERDERE
insorti^ e le
loro
dormiranno
più.
in trono con
potenze non s*ad-
La
Verità,
Gioia,
la
levata
regnerà
suo impero perduto. Vittoria,
sul
vittoria!
Victory, Victory to the prostrate nations I
„
Ecco che
costrutto
di
tano feconde
le
ceneri di quel rogo,
selva
come
italica,
polline
il
ridivendì
pri-
mavera*
La
sarà
nostra quarta primavera d'armi
sommersa da
sangue.
tezza
Non
non
un'alluvione
importa.
vacilla, la
La
di
vostra cer-
nostra certezza
non balena. Una legge tragica e mistica domina la lotta mortale.
II nemico grida che da
per tutto
egli vince; e non ha la capacità di
vincere.
Grida che noi perdiamo da
per tutto; e noi
dere.
// vincitore
non possiamo pernon può vincere;
99
104. IL
VINCITORE NON PUÒ VINCERE
una
fatalità
sta
al
Ecco
non può perdere*
perditore
il
meravigliosa, che sovra-
numero,
baionette,
alle
macchinazioni,
batterie, alle
alle
alle cor-
ruzioni.
La causa
spossa è un
schiaccerà.
per
cui
il
nemico
si
lordo peso morto che Io
Tutti
i
errori
nostri
e
non hanno compromesso, non possono comprometnostri dissensi
tutti
i
tere
la
bella
causa viva:
nostra
più
la
che sia mai stata proposta
al-
l'uomo per combattere. Essa trionferà
e sarà coronata.
**
Miei
brethren,
lora
fratelli,
*ive
noi siamo
liberi
1
are freei „ canterà
novamente, dal suo rogo
My
al-
di resina
riacceso sul nostro lido, quel vostro
poeta che fu ebro d'Italia.
D gran
popolo
inglese,
radicato
nefla sua perseveranza, è oggi
}00
il
più
105. IL
PERDITORE NON PUÒ PERDERE
sicuro maflevadore
del
patto che ci
serra»
Soldato tra soldati, io ricevo questo
segfno
d'onore come
il
comando
ói
perseverare sino al più duro sacrifizio
e di là dalla bella morte.
SOI
109. LA
parola potente dell'uomo di vo-
lontà e di fervore, che oggi re-
staura
le
sorti
italiana
dell'ala
e
le
governa, sembra avere oggi ampliato
e armato
il
nostro
cielo.
La
glorifica-
zione dell'eroico stormo è nel grido
stesso di questa
domenica
clamore che solleva
e gli
spiriti
ardenti.
le
trionfale, nel
palme
Osanna
agitate
negli al-
Hosanna in excetsis*
E questo un giorno di fede consaorato da un grido di gloria. Oggi la
tissimi!
.
fede è vita e la fede e gloria.
A tutte
nazioni combattenti per la
Buona
le
Causa,
alla
nostra più che a
noi uomini italiani più che a
altri
uomini, oggi
tutte,
a
tutti gli
la fede è vita e la
fede è gloria.
Credere è necessario.
necessità
come
il
essenziale
E
come
a noi una
il
respiro,
polso.
105
110. f
L OMBRA DELLE ALI
Credere oggi significa vivere e vincere»
Credere significa perdurare e trionfare»
Mentre Francia e Inghilterra sul
medesimo suolo risanguinano senza
misura nell'urto disperato, mentre su
nuova
minaccia, noi ci confermiamo in una
volontà che io dico essere una volontà
i
nostri
monti s'accumula
la
solare»
Noi non possiamo perdere per quella
ragione divina per cui il sole non si
può spegnere»
Non possiamo, perché non dobbiamo.
La luce non può essere distrutta nel
mondo» Così non può essere abolita
la causa dell'uomo libero, non può la
fronte della dignità
umana
essere ab-
bassata per secoli nella rossa lordura
ove impazza
106
la bestia furibonda»
111. E L OMBRA DELLA CROCE
Ecco che
l'acqua
ali:
guerra trapassa d^ele-
in elemento, dalla terra e dal-
mento
si
come
vola
la
con
scaglia nell'aria.
nel mito,
ma
La
vittoria
non con due
mille e mille e mille
ali*
Patria t la tua Vittoria che non falla
getta
i
due 'banni che
Irta è d'ali*
^iù
ali
che leonessa crini
È
un'imagine
le diede
Roma*
ha nella spalla
nella,
lirica
chioma*
ed è una po-
tenza pratica.
Ma
il
oggi, perché la volontà
popolo
esalti
T Italia
cielo, è necessario
un
al
éà.
tutto
dominio del
atto 6i fede pu-
blica*
n
popolo 6ì Napoli percossa ne dà
Tesempio. I fuorusciti adriatici ne danno
l'esempio.
stessa
A
occidente, a oriente, è la
fiamma, è
il
medesimo
appello.
J07
112. f
L OMBRA DELLE ALI
Napoli, in
con umili
sol giorno,
ha donato tre velivoli di battaglia
offerte,
alla
un
nazione,
orientale
I
fuorusciti
costa
ne offrono uno a una squa-
marina, nel
driglia
della
nome
di
Nazario
Sauro, Credo che avrò io Tonore di
riceverlo.
che
Giuro, coi miei compagni,
condurrò
Io
là
dove
si
va per non
ritornare*
Può
taluno
costruttori
opporre:
preparano
ali
**
Mentre
numero, che vale un dono tanto
Non
di fede.
sopra
di
che sola può vincere
La Lega
questo pegno a
mano
tutti
bronzo
«na
data con una
gli Italiani:
ma
si
stendesse
fuoco per testimoniare o sopra
la croce per giurare,
Ì03
aerea domandi
generosa come se
il
„
un dono lieve; è un pegno
La più umile offerta è un atto
guerra.
moneta
lieve?
è
di fede nell^arme
la
i
in così gran
113. f
E L OMBRA DELLA CROCE
Questi eroi Io sanno»
vivi, Io
sanno
macchina
morti,
i
Lo sanno
L^ombra
i
della
alata è simile all^ombra del
legno di sacrifizio e di salvazione.
Quando,
in
nissimo, in
guerra, sul
come un
un giorno omai
lonta-
un giorno di quell* altra
campo di Gonàrs squallido
calvario spianato, scorsi Fap-
parecchio ricondotto da Oreste Salo-
mone con
la
soma
funerea, tutto a-
sperso di sangue, la similitudine
apparve. Le sue doppie
la
prua e
i
timoni,
ali
mi
traverse, fra
formavano
la croce
dei morti,
v^è
cruenta.
V'è un canto
un
canto degli immortali, che la confessa.
**
Monte Grappa, tu sei la mia patria „
comincia
il
e torturati.
lamento dei
E
fanciulli schiavi
sembra ne tremi
di
con-
tinuo Taria che respiriamo, Taria che
con
Io strazio ci
discende nel cuore»
J09
114. f
f
L OMBRA DELLE ALI E L OMBRA DELLA CROCE
**
O ala
d* Italia, tu sei la
mia fede
,»
confessano quelli dei nostri che furono
lacerati,
rono
che furono schiacciati, che fu-
bruciati,
che furono un solo olo-
causto in terra, novamente rapiti in
cielo daflo spirito del fuoco.
Se
tutti,
cittadini e combattenti, o-
perai e soldati, produttori e ordinatori,
poveri e ricchi, ripetiamo
il
grido aereo,
questo d'oggi, in questa Milano
mirabile che agita
eroi, sarà stato
Patria nuova.
UQ
il
le
am-
palme verso
gli
più virtuoso rito della
117. ci
Pasqua
ha crociati con
ha
segriati col se-
COMPAGNI, per questa
promissione
di
la croce bianca,
gno in
il
cui
si
ci
rossa
vince e in cui
Duca magnanimo che
muore,
si
prima
nella
guerra carsica fu nominato Oriente:
Oriens nottien eius.
non
per
E
nome
il
cessa di fare a noi
tutti
mata
il
i
la
cuori fedeli della
mattino pasquale
di luce
luce.
E
Terza ArCarso
del
illumina questo piano veneto e Io trasfigura* E,
il
in
se
i
suolo erboso,
un campo
nostri piedi
il
calcano
nostro spirito erra
di pietre»
Io dico che anche oggi noi ce-
lebriamo una
Pasqua
carsica.
Dico
che, per tutti noi combattenti che var-
cammo
e
rivarcammo
il
Vallone del
sangue, è questa ancóra una Pasqua
carsica.
Non
«
sembra che
il
vento
ci
porti
U3
118. PASQUA
DI PROMISSIONE
un rombo
di
dalle foibe
come da bocche
pane riverse?
campane
le
sete, nella
bronzo
II
doline
dalle
e
di
cam-
Sabato santo ha
sciolto
fuoco nel
di
landa di
deserto
di
siccità, nella soli-
tudine senz'acqua. Ascoltiamo la voce
che
rammemora
e richiama, che rim-
provera e promette»
Laggiù
nel
il
calice
sangue
ribofle e risplende
dell' aria»
Trabocca
dalla
tazza senz'orlo» Si versa dalla coppa
senza labbro»
Una
come nel CenaQuesto è il mio sangue»
parola ripete,
**
colo chiuso:
Bevetene
tutti»
„
Ripete ancóra, ed esclama:
vetene
Per
<<
alla
U4
il
Be-
„
tutti»
la terza volta ripete, e grida
Bevetene
È
*'
:
„
sangue che colorò l'Isonzo fino
tutti»
Sdobba»
119. PASQUA
E
il
DI
PROMISSIONE
sangue del San Michele
dai
quattro gioghi»
È
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
E
il
sangue
di
San Martino.
il
sangue
di
Monfalcone»
il
sangue
di
Vermegliano.
il
sangue
di
Rubbia.
il
sangue
di
Boscomalo.
il
sangue
di
Doberdò»
il
sangue
di
Merna»
il
sangue del Debeli»
il
sangue del Pecinka.
il
sangue del Veliki.
il
sangue del
il
sangue
di
Faiti.
tutti
i
calvarii ro-
venti, di tutte le valli infeme»
E
il
sangue
di tutte le nostre vit-
torie sitibonde.
E
il
sangue che rifecondò
di Trieste
E
il
abbandonato,
sangue
fonti del
che
fu
Timavo fiume
il
solco
la via sterile.
lavato
nelle
lustrale.
U5
120. PASQUA
DI
PROMISSIONE
Soldati, bevetene tutti.
cuori se ne riempiano.
i
vostri
Che i vostri petti si
allarghino per contenerlo.
cherà
Che
Non vi soffo-
ma vi fortificherà sopra
la
morte.
La Patria grida a ognuno nel mattino,
come il Dio degli Eserciti gridava nel crepuscolo:
calice
**
colmo
Ripete,
**
Prendi dalla mia mano questo
del vino del
e
comanda
Prendi questo
calice.
mio
furore.
a
ognuno
„
:
„
Vi impartisce un sacramento che tutti
vi fa partecipi della divinità sua e della
passione sua, della sua umanità misera e della sua speranza immortale*
Per tanto segno conviene a
parola del Santo:
**
lei
la
Se bene ella sia
non sa fare di
infinitamente sapiente,
più
;
se bene ella sia infinitamente po-
tente,
non può
ella sia
se
infinitamente munificente,
può dare
)t6
fare di più;
di più.
„
bene
non
121. PASQUA
E
DI
PROMISSIONE
la supplicazione antica è per noi
rinnovata,
^*
O
questo clamore.
non
ri-
ispegiiere
,,
Perché vediamo oggi
Patria somigliante
gliuol
Non
tcrra^ terrai
coprire questo sangfue e
il
volto della
volto
al
del
Fi-
d^uomo?
Figliuolo di Dio vivo è trasfuso
II
in tutte le patrie che patiscono e lot-
tano pel riscatto del mondo.
La
di
nostra ha avuto la
Gethsemanit
tale,
il
la
suo sudore
sua
notte
sua angoscia mordi
sangue,
il
bacio
dell^nfamia, la lividura della vergogna.
**
O
notte vergognosa, che nessuno
giorni dell'anno
mio „
ti
conti tra
E
Timplorazione del suo dolore.
i
Che mi dadarò nelle mani ?„
L^oscuro aveva detto
rete voi
ed io ve lo
I
:
**
XJ7
122. PASQUA
Oggi
idiìif
ma,
ella
può
non
PROMISSIONE
DI
dire:
tutti*
**
Voi
siete net-
tt
Anche può dire
Vegliate in armi
il mio sguardo sopra di voi,
se non volete soccombere alla tenta:
**
e sentite
zione che vi attende, „
Su
tutti
polcro ella
e piangere
i
suoi crocifissi senza se-
non ha tempo
non deve.
Era una dolce
vestiva di
stra è
terra la Galilea;
a primavera,
fiori
E
la
si
no-
anche più dolce, e più nobile,
e più fatale, e
più
di piangere,
belli.
Ma
veste di
fiori
anche
moriva e
si
muore
si
si
per una bellezza e per una grandezza
senza confini.
Quelli
dato la
che
loro
sono
vita
morti,
hanno
come prezzo
del
mondo.
Quelli che soffrono e
ns
travagliano,
123. PASQUA
PROMISSIONE
DI
come prezzo
loro pena
danno la
mondo»
del
Quelli che patiranno combatteranno
e morranno, patiranno combatteranno
e
morranno per
Non
celebriamo
Siamo ancóra
risorgere; e
la
Resurrezione,
nell^acredine della lotta
Dovremmo
e del tormento.
biamo
prezzo del mondo.
il
non vogliamo
con
la croce
perire.
noi, pesante;
la porteremo sino alla vetta»
tante
n
ci
ma
Se siamo
siamo
rialzati.
rialzeremo, infaticabilmente.
nostro Cristo è oggi quello che
abbiamo
visto sotto
cicchio, perdere
fante colpito da
E
Ab-
Se cadremo,
rialzeremo. Tante volte cadremo e
caduti, ci
ci
perire per
i
il
fuoco, nel cro-
due piedi come un
una grossa scheggia.
tuttavia inchiodato al legno per la
mano
sinistra;
ma
trabocca innanzi,
n9
124. PASQUA
PROMISSIONE
DI
contro Tawersario, con la fronte tradi spine
fitta
protesa la
mano
come
chiodo
protesa all'urto, e con
destra tuttora irta del
d'un* arme disperata.
Del suo lenzuolo e
hanno
e
i
delle
sue bende
fatto vincoli per legare le
mani
piedi forati delle nazioni, corde per
strangolarle*
Hanno
bruciato
hanno rubato
le
nostre
le
chiese,
nostre campane,
ma-
culato le nostre ostie, contaminato le
nostre reliquie, lordato le nostre case,
scoperchiato le nostre tombe,
i
sterilito
nostri solchi, disperso le nostre se-
menze, corrotto
cosso
i
ciulli,
nostre fonti, per-
le
nostri vecchi
fatto
onta
tratto in schiavitù
alle
i
e
i
nostri fan-
nostre
donne,
nostri più giovani
fratelli.
Colui che pianse presso la fossa di
Lazaro, Colui che pianse sopra
120
la in-
125. PASQUA
fedeltà
DI
PROMISSIONE
Gerusalemme^
di
che
Colui
pianse nelI^Orto degli Ulivi, Colui
non
può più piangere.
Non
piange; combatte.
combatte con noi, con
divisibili,
dalla guerra
ma
col martirio contro
col sacrifizio contro
Non ha
posca
per
umana
il
il
e
nazioni in-
con un popolo unico e
consumato
E
le
Patisce
libero
inesausto»
misfatto, è
mercato»
più la spugna intrisa nella
refrigerio
e divina
;
ma
alla
bocca
sua
soltanto
il
vento
selvaggio del combattimento medica
le
sue piaghe.
Ecco che il cielo il mare e
sono pieni di presagi»
la terra
Lottiamo a corpo a corpo col Tempo,
fino a che
Non
come
ci
le
il
Tempo non
sopraffanno
sia nostro»
gli eventi»
Sono
uose allacciate e dislacciate
2ì
126. PASQUA
ai nostri piedi
Una
che vogliono giungere.
cosa valc^ una cosa è certa:
luce
la
PROMISSIONE
DI
s'è
partita
per sempre dalle
facce delle orde e s'accresce ogtii giorno
sopra
le fronti
Alte
le
fronti,
Le campane
tutto
il
delle legioni.
cielo
compagni
di
I
fuoco suonano in
della Promissione: una
a marteflo sul
San Michele, una a
martello sul Faiti; una a stormo sul
Pasubio, una a stormo sul Grappa.
Q)sì ciascuno di noi oggi fa sua la
parola vittoriosa del martire.
un convito che
v'è affamato, non v'è
questo è
brami
di saziarsi e di
**
me
Non
Per
affretto.
assetato
che
bevere come io
desidero ài patire e di combattere. „
122
129. STORMI
maggio,
del quarto
canzone
di partenza,
la vostra
non
era
una
azione di grazie?
Vi
fu chi, appena allontanato dagli
occhi della madre,
mezzo
s^
inginocchiò nel
sua via per baciare
della
la
polvere. Vi fu chi, più lieve, gettando
il
comentato del Ftlottete o del-
libro
V Aiace,
a suo
modo
sestieri
folli
danzò
nell'atrio della scuola
la
danza
Rioni
di Sofocle*
risonarono di
contrade
come a vespro
il
dini che credono
di
impoverito sopra
i
voci
delirio delle ron-
ritessere
tetti
il
cielo
ospiti
degli
penosi.
Ritessevate la speranza della
Allargavate
l'aria
il
dubbia,
città.
verde della bandiera nelnel
crepuscolo
infido,
sopra quelli che sono stanchi, sopra
quelli
che sono
irrequieti,
sopra quelli
che vogliono ben cenare, sopra quelli
}25
130. ALLE RECLUTE DEL 1900
che vogliono dormir
la satolla,
quelli
che sono malati
quelli
che sono servi
che sono
di
sazii
di paura,
nati,
sopra
sopra
sopra quelli
arricchirsi,
sopra
che sono ancóra da vendere,
quelli
sopra quelli che smaniano di patteggiare
V Italia
dalla soglia della bottega
socchiusa, sopra quelli che invocano
al
suo petto esausto
piombo,
alla
il
ginocchio di
sua nuca smunta
lone ferrato, per accelerare
il
il
tal-
sollievo
dei loro piccoli incomodi*
Lode a Dio e lode all^uomol Abbiamo potuto udire il grido della gratitudine eroica,
più bello fra
il
tutti
i
gridi della terra.
II
grido della riconoscen;2a, prima
del sacrifizio pieno,
lazione intera, ha
che va
fanciulli,
J26
diritto al
e
prima dell'immo-
un suono
così
puro
cuore dell'Eterno*
O
abbiamo per voi riavuto
131. AULE RECLUTE DEL
nel
nostro cuore
lute^
segno
il
Ringraziamo
eterna.
1900
il
dell* Italia
Dio
sa-
della
Fautore della salute novella* Rin-
Lodate
graziatelo.
Cantate un
dette.
Vi
Dio
il
della riscossa.
canto al Signore delle ven-
un dono
fu fatto
più che
divino.
Veramente voi
sopra
tutti
gli
Siete
tissimi.
Anche sopra
altri.
gli
i
Se
vi
avventurati
Siete
eletti
e
fortuna-
i
i
prediletti.
vostri fratelli maggiori
d^un anno avete
vilegi.
siete gli
il
più felice dei pri-
può essere una perfezione
ma-
del destino^ a voi è data, in voi è
nifesta.
Tra
guerra
siete
vidiano
Goffredo
i
tutte
le
le
creature
più invidiabili.
vivi e v'invidiano
Mameli
i
della
V* inmorti.
è disperato di
non
poter con voi rimorire. Ricantategli
suo inno perché, essendo in voi,
il
egli
sogni d'essere con voi.
J27
132. ALLE RECLUTE DEL 1900
Come non
eguale per
è vero che la
così
tutti,
non
morte
sia
è vero che
la nascita sia per tutti eguale.
Ringraziate la vostra
stella.
Non
nasceste all'alba d'un giorno o d'un
anno; nasceste
del
i
all'alba
massimo tra
come i
secoli,
diana e
il
secoli grandi.
Anche
hanno
la loro
mattini,
loro brivido.
vostra culla fu
non
non
i
d'un secolo, e
il
carme
II
canto della
secolare, che
non udimmo. O forse
udire se non la prima
udiste, che
si
potette
metro
ruppe sotto
strofe, e
il
immane
peso
del vaticinio.
Ve
l'antico
si
il
una simiglianza discorde tra
destino di un acerrimo com-
battente, anch'egli giovinetto, e
il
vostro
novissimo. Scolari di umanità, forse
ve ne ricordate.
M' imagino che anche la
vita vostra,
nell'ora della nascita, sia stata legata
)28
133. ALLE RECLUTE DEL 1900
al tizzo
ardente nel vostro focolare;
e che la
madre
di
ognuno abbia
tolto
quel Uzzo e T abbia riposto nel suo
più profondo
Non^ come
messo con
amore
e timore»
Tha
l'antica,
oggi
ri-
a espiazione
ira nel focolare
ma Tha gettato con
un meraviglioso spasimo nel più grande
incendio che abbia mai fatto rapina
d'una colpa cieca;
di spiriti»
A
dove
voi è dato divampare incolpevoli
il
fuoco più divampa
;
è dato con-
un
sumarvi
nella sublimità di
in cui gli
uomini trasumanano e s'im-
furore
mortalano. Ciascuno di voi è per essere
un
olocausto nell'olocausto del
mondo.
Avevate potuto sognar questo, sopra
le
ginocchia materne ?
I
più beati im-
pallidiscono dinanzi a tanta beatitudine.
Beatissimi
dovrà chiamarvi
il
poeta
avvenire.
9
129
134. ALLE RECLUTE DEL J900
Ho
detto
subitanea
divampare ; ed è
vostra
della
d*un
gliante. Balzate
la parola
azione abba-
tratto alla
som-
mità della fiamma furibonda. Trapas-
zona che è
sate sùbito nella
di là dal
umano»
limite
Chiamati a vivere, con
il
sogno an-
córa appreso alla carne precoce, entrate in
una
vita che rinnova trasmuta
moltiplica esalta in ciascuno dei suoi
attimi
tutte
le
forze e le forme che
fecero il passato dell^uomo, suscita quelle
che violentemente scortano
la
storia
e violentemente avvicinano
il
futuro
all^uomo, cosicché per respirarla
nima
dere
stessa deve
i
l'a-
rompere e trascen-
suoi confini più distanti»
Chiamati a combattere, armati non
della
spada paladina
tutti,
entrate in
più umile fante
}30
una
si
ma
del fucile di
battaglia
dove
il
solleva alla statura
135. ALLE RECLUTE DEL 1900
T evento è
dell^evento, e
il
più vasto che abbia
sopra
più alto e
il
mai ondeggiato
la strage.
Chiamati a morire^ mentre nessuno
può credere alla morte^ entrate
leggermente in una immortalità che è
di voi
vera come
come
la terra sotto
il
vostro piede,
come
non ombra
Faria nella vostra bocca,
la luce tra le vostre ciglia,
lunga della vita
ma
irradiazione in-
finita della vita,
non
iscrizione incisa
immobile
nella tavola
ma
spirito ope-
rante nel tempo senza freno.
Che son mai
epigrammi
di
Simonide?
battaglia tra la
Pelope...
canti di Tirteo? gli
i
Persia e
„ Gettate
esempi. Lasciate
il
i
i
Qui
la
fu la
terra di
libri degli
antichi
leone silenzioso di
Leonida nella sua gola
sciate tutti
**
di
monti. La-
leoni nel deserto. Gli uo-
mÌDÌ d^oggi hanno inventato un coiai
136. ALLE RECLUTE DEL J900
Roma, ai
Abbiamo veduto
che il coraggio umano, come ogni altra
cosa umana oggi, non ha misura» Ogni
raggio ignoto a Sparta e a
leoni e alle aquile»
sommo
giorno sembra che
il
roismo
e, il
sia toccato
un
v^è
monta»
La
;
giorno dopo,
eroe sconosciuto che Io sor-
Non
vi sconfidate di superarlo»
battaglia di Francia supera mille
Termo-
e mille volte la gloria delle
pile.
La chiave
ogni cuore che
all'ombra,
altro
resiste»
il
lacrima
di
tossico, si
il
ogni zolla ?
f32
si
combatte
da ben
beve
la
fiamma,
sangue nero» AI fante
di
Piccardia sarebbe
tregua
bolge dantesche»
vi
Se
cielo è oscurato
il
mascherato
luogo
della patria è fitta in
che dalle frecce pennute dei Persi»
Si mastica
si
dell^e-
Non
sono se non
la
Un
vi
più
truce
un
delle
difensore nasce da
sono più
crateri
zolle»
Non
divoranti»
II
137. ALLE RECLUTE DEL J900
difensore rinasce dalla sua anima, e
la
sua anima è
Ma
il
suo miracolo.
pensate che vi può essere
anche più
battaglia
befla
una
la battaglia
:
d'Italia!
Voi la combatterete» Ringraziate il
Dio della riscossa» Voi andate verso
quella sovrana battaglia, cantando»
Eravate
ravviava
pada
i
ieri fanciulli»
capelli,
La madre
accendeva
dei vostri studii,
mati
bidire
;
voce a cui non
la
spiro
:
Vi ha
si
il
un
respiro dell'altezza»
vate assunti ?
che leggendo
il
chia-
può disub-
e vi siete levati, e a
avete sentito nella gola
lam-
la
rimboccava
lenzuolo dei vostri riposi»
vi
un
tratto
altro
re-
Dove
era-
Ora comprendete, meglio
le favole,
che cosa
trasfigurazione e che cosa
sia
sia
rapiJ33
138. ALLE RECLUTE DEL 1900
mento»
E
questa
I
ora di comprendere;
perché questa, se mai ve ne fu
altra,
è Torà dello spirito*
Eravate
fanciulli
ieri
oggi così grandi!
mentichiamo
i
apparite
Un momento
trincea,
di cicatrici, per
non voi
ci
di-
vostri fratelli maggiori,
i
confitti nella
riati
e
;
i
veterani sto-
non guardare
se
sopraggiunti, salvatori imberbi.
Grandeggiate nella nostra speranza, voi
che Favete
ritessuta. Signoreggiate
il
nostro orizzonte, voi che Tavete riaperto.
Un
creatore
fronte quadrata incisa
diritte,
-
il
più
quello
titanico,
di
triste della
sette
linee
nostra razza
uno che vide svergognata
città, la liberta
dalla
la
sua
spenta nel vomito della
crapula, Tltalia data
voglia dei padroni
-
per
mi
secoli
alla
aiuta a figu-
rare la vostra grandezza.
In quella volta che è
t34
il
firmamento
139. ALLE RECLUTE DEL 1900
dove
del destino ordinato,
il
come
mistero
la
egli
trattò
tempesta tratta Ta-
maro oceano, per una
ispirazione apol-
ima-
linea della speranza ingrandì le
gini della gioventù eroica,
giovani sono su
I
loro plinti
i
come
su troni momentanei, nell'atto di partirsi
la
per
combattimento lontano, per
il
conquista
colpa,
vergogna,
la
Dominano
distante.
paura, la morte.
e
dominano
i
proferitori della
la
sventura,
la
la
Dominano
le sibille
;
profeti
i
perché non sono
Parola
ma
i
facitori
non annunziano Tawefoggiano, non minacciano
della Parola,
nire
il
le
ma
male
Io
ma
creature
l'affrontano»
si
agitano,
si
Negli sfondi
drizzano,
abbattono, patiscono, periscono»
gini eroi
non guardano
intenti nel
se
non
il
I
si
ver-
segno,
provare l'armatura delle loro
ossa alla dismisura del contenuto imJ35
140. ALLE RECLUTE DEL J900
peto.
Prima che
il
gallo canti, sono per
balzare in piedi gridando :
**
Credo»
,,
Così oggi noi vi vediamo alzati di
là dalla
colpa,
vergogna, dalla
dalla
sventura, dalla paura, dalla morte.
Le
nostre strade possono essere piene di
fango e d^ombra. Voi camminate su
gli argini,
radiosi, ariosi, compiuti in
tutta la persona, interi alla nostra vista.
Siete a noi
come
il
fregio vivente del
tempio d^anima. II fango non vi giunge,
Tombra non
vi tocca. Siete gli
illesi
e gli immuni.
Le avete vedute piangere
del vostro
Ho
le
sangue e dei vostri
udito le madri di
dicare Todio contro
il
donne
affetti?
Mantova
pre-
nemico perpetuo,
santificare Todio pertinace e indefesso,
col
)36
pugno
alto, col
viso duro. Avete
141. ALLE RECLUTE DEL
1900
udito le vostre singhiozzare nefl* ab-
commiato?
braccio, balbettare nel
Dietro
le
vostre c'erano quelle in
gramaglia, quelle dagli occhi
andarono dalla
quelle che
inariditi,
Sicilia
nel
Veneto, dalla Puglia in Lombardia,
con un solo pezzo
pane avvolto in
di
un fazzoletto, viaggiando
al
modo
del bestiame, per giungere
veder morire nella fede
sorelle
a
il
figliuolo sor-
lutto, le fidanzate
vedove e
gli orfani
:
a
lutto, le
una grande com-
pagnia nera, una milizia di dolore,
ferma, con Io sguardo
Conoscete ora
dano più
E
i
a
vostre c'erano le
Dietro le
ridente»
giorni e giorni
fì
fisso»
silenzii
che coman-
dei gridi?
dietro tutto quel nero c'erano gli
invalidi, c'erano
monchi,
gli
rimasti su
i
mutilati, c'erano
stroppii,
gli
i
rattratti,
i
i
torsi
inguini in luogo di calta?
142. ALLE RECLUTE DEL 1900
cagna,
citure e
con
visi rabberciati
i
con
gli innesti,
i
ricu-
le
santi mostri
che stentano mezzi automi e mezzi
uomini,
i
nati dalla matrice rifatti dal-
Farte meccanica,
che pota
li
tutti
quei corpi
umani
la guerra, e la potatura atroce
accresce di
magnanimità come
vigorisce gli alberi. C'erano
sopravvissuti,
smembrati
con
testimonianza
la
ancor viva in bocca, per
solamente
si
martiri
confessori stracciati e
i
ma
i
rin-
sentenzia
la cui gloria
**
:
Questo
è
quel potar che disse Cristo, che ogni
palmite, che facesse frutto in
lui,
Iddio
Io poterebbe perché facesse più frutto,
C'erano
gli orbi,
che accettarono
la luce del
c'erano
il
mondo,
sono più scrutare
ma
i
„
ciechi, quelli
buio per preservare
quelli
la
che non pos-
verità nei volti
giudicano l'animo dal suono del
passo. C'era la siepe risecata, la selva
138
143. ALLE RECLUTE DEL J900
rimondata, lungo la quale fremerà la
quando
vittoria inchinandosi
la ricon-
durrete in patria a capo dei vostri battaglioni color di terra.
Se
siete
belli,
vostra bellezza?
avete raumiliata la
Se
siete
Ma
essi
sentono come
i
veggono,
vi
i
cuore?
ma
essi
vi
rami nuovi rimessi su
loro fusti tagliati,
ticci
avete
forti,
ristretta la vostra forza al
del loro vigore,
come
come
rimessi-
i
virgulti
i
scoppiati dai loro tronchi pregni di sole;
poiché per essi fu detto che
crudo giova
**
a intromettere
il
il
taglio
sole „,
e per ciò vi fanno essi così splendenti»
E
dietro di loro
sono
i
morti.
C*è tuttora in quella fòiba del Carso,
di là dal
verso
Vallone del sangue, laggiù,
Nova
Villa,
quello
scheletro
139
144. ALLE RECLUTE DEL
J900
scoperto dalla frana, lavato dalla bufera,
rimasto in piedi contro
rosso, con
contro
il
i
il
terriccio
buchi del teschio
nemico?
Ce
rivolti
tutt^ora,
là,
presso r Osservatorio delle Bombarde,
a ponente del Veliki, in queflo scheggione dMnferno, quel braccio levato
dei
fuori
tutto
di
sassi,
un seccume
col
pugno
chiuso,
tenace di cartilagini,
tendini e di ossi, rivolto contro
il
nemico ?
Le piogge
di ieri, le chiare
italiane d'aprile,
hanno
piogge
portato via la
terra dai nostri cimiteri in pendio? I
morti appariscono? Mostrano
solitarii
le loro
senza carne?
i
Avevamo
piedi
tolto
scarpe chiodate per marciare
più avanti, di là dai carnai e
sepolture,
dalle
più avanti, più avanti»
Le
avevo mentovate in un canto votivo,
quando erano
140
raccolte sopra gli altari
145. ALLE RECLUTE DEL 1900
della chiesa
piena di
scoperchiata di Doberdò
feriti
nella paglia.
Che importa? Uossame
I nostri
Sono
il
è
ossame.
morti vivono e comandano.
tutti
in piedi^ anch^essi.
Oggi
è
loro calendimaggio. Battaglioni no-
vizii,
dei
questo calendimaggio è la festa
morti che vivono e comandano.
Non
guardate se non a loro.
guardate più
alle vostre
donne annerate, né
invalidi.
commessi
Non
a
comunicare
Ho
nella
simile a
un
donne, né
alle
né
agli
agli orfani,
guardate se non a loro,
voi guardano.
sun^ altra vita
Non
G)n
nes-
può più potentemente
la vostra vita.
memoria una comunione
questa.
Avevamo
traslatato
eroe nella terra santa di Aquileia,
nella fossa dei nostri morti primi, dei
nostri martiri
primi.
II
cimitero
era
calcato e pieno di fanti in armi. I tut4t
146. ALLE RECLUTE DEL
muli
i
interrompevano
di zolle
E v'erano
i
le
file.
giovinetti dell'ultimo bando,
maggiori d'un anno,
vostri fratelli
Novantanove,
quelli del
1900
coi visi
tomba
berbi al sole, coi piedi fra
tomba» Era
di
giugno, era
ime
giorno
il
San Leone» Una voce parlava a
fianco dell'arca* E, come la parola
di
s'alzava,
chinavano
si
visi
i
peso del rattenuto pianto*
vedeva
fiamma candidissima
affi
ato
Pentecoste
dei
il
E
allora
si
la baionetta rilucente
tare l'elmetto grigio, a
d'un
sotto
morti
fuoco
dei
sormon-
imagine d'una
eretta,
bianco.
morti,
che mitriava
era
il
a guisa
Era
la
l'ardore
sacrificio
della purità.
non sostano oggi fra
tomba e tomba; camminano, si affrettano per la via diritta. Ma la fiamma
di sotterra è irta sul vostro capo, come
I vostri
J42
piedi
147. ALLE RECLUTE DEL
in quella visione.
1900
E quest^anno la
Pen-
tecoste ardente precede di cinque giorni
il
terzo anniversario.
una
Cinque giorni e
vigilia.
Ed
ecco la preghiera della vostra
vigilia, iniziati
alla
vittoria
prossima
E
preghiera
e alla vittoria lontana.
di tutti gli
* *
O
uomini
la
liberi.
morti che siete
in terra,
come
in cielo,
sieno santificati
avvenga
il
i
l>ostri
nomi,
regno del vostro spirito,
sia fatta in terra la l^ostra volontà
Date
il
pane cotidiano
alla nostra
fede*
Tenete acceso in noi rodio santo,
come
noi
non
rinnegheremo
mai
il
vostro amore*
J43
148. ALLE RECLUTE DEL 1900
Allontanate da noi ogni tentazione
infame,
liberateci
da ogni dubbio
vile.
E, se è necessario,
combatteremo
non
all' ultima
fino
goccia del nostro sangue
ma
con
7>oi fino
all'ultimo granello
della nostra cenere.
Se è
necessario,
combatteremo
fino
a
che
V Iddio
giusto
non venga
a
morti*
Così
Hi
sia* ,,
giudicare
i
'bivi
e
i
151. FANTI
della Brigata
compagni
del
Toscana, miei
Settantasettesimo
Reggimento, compagni miei del Secondo
Battaglione, eccomi davanti a voi umile
e altero, col cuore che
la fronte
furono
in
che mi
vita che
m^è
memoria,
dalla
da
attribuiti lauri
una
mi trema e con
Se mai mi
sbalza.
arbitri
vani
trascorsa perfino
tutti
io
li
getto per
questa dura corona carsica, per questo
pezzo
di metallo raccolto
di là dalla
ancor caldo
morte e donatomi oggi, dopo
tanto destino, sotto le sguardo di
grande
Ombra
fraterna che
una
ha voluto
esser presente a questo rito di fraternità
guerriera con T ansia di ricom-
battere.
Ma non può esser mio questo giorno,
compagni. Questo non e se non
il
giorno votivo del nostro martire d'Aquileia,
non
è se
non
il
giorno sacro
147
152. LA CORONA DEL FANTE
come
Timavo, Consideriamolo
del
alI*eroe
il
suo anniversario
dalIMmminenza
cano
sedici giorni:
un
brarlo con
anticipato
Man-
della battaglia.
il
tempo
di
cele-
fatto eroico, quale egli
attende dai suoi Lupi del Veliki, del
San Giovanni.
Se oggi siamo a giuramento, voglia
sorte che il 2S di questo maggio
Faiti e di
la
noi siamo in combattimento, e che a
vespero di quel medesimo giorno
sia
con noi
egli
e beato nella
risuscitato
vittoria.
Era
la
ricordano
tano
i
feria
i
d'Ognissanti.
superstiti ? se
veterani?
in
una
Io
sentiamo;
Una
ne rammen-
battaglia d'oro,
luce d' Oriente.
Io
Se ne
Lo sappiamo,
abbiamo
sentito più
d'una volta, quella volta più d'ogni
148
153. LA CORONA DEL FANTE
altra
volta: ci sono giorni
in cui
sole
il
ma
Talba
non
è
annunziato dal-
gloria
dalla
citazione
che prende
il
viso dell^alba» Allora, pei prodi, tutto
diviene veloce miracolo.
Era
i
il
dì d^ Ognissanti. Certo, tutti
Santi della Patria avevano gettato
le loro
dove
Non
gli
sole
i
aureole in quel punto dell^aria
soldati
s^era
balzavano
all^ assalto.
mai veduto tanto
uomini, tanto
le
rilucere
cose rilucere.
II
s'avanzava come una trasfigu-
razione.
Ecco che
la dolina
melmosa
una coppa tagliata nel cristallo di
monte. Ecco che la bocca della caverna sucida raggiava come se contenesse il presepe adorabile. Le bisacce
del Poverello di Cristo non dovevano
era
splendere più dello zaino di tela nella
schiena dei
devano,
le
fanti.
Le
barelle
croci d'abete splen-
splendevano.
E
i
J49