4. Origine del termine
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La scapigliatura fu un movimento di contestazione
antiborghese, che sorse in Italia nel ventennio
1860-1880. Essa fu chiamata milanese non perché
i suoi rappresentanti fossero tutti lombardi, ma
perché Milano, che era il centro dinamico della
borghesia italiana, divenne il centro ideale del
movimento.
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Il termine “Scapigliatura” deriva dal titolo di un
romanzo, “La scapigliatura e il 6 febbraio” (che è
la data di un moto mazziniano fallito, durante il
quale muore sulle barricate il protagonista del
romanzo) di Cletto Arrighi.
Il termine corrisponde al francese “bohème”, che
significa vita da zingari; infatti gli zingari in Francia
erano chiamati bohèmiens perché provenivano
dalla Boemia.
Siccome gli zingari vivono in assoluta libertà, senza
patria e senza leggi, uno scrittore francese, Henry
Murger, nel romanzo “Scene della vita di
bohème”, chiamo bohèmiens quegli artisti che,
poveri e misconosciuti, vivevano alla giornata,
insofferenti di freni, ribelli alle comuni convenzioni
sociali. Dal romanzo di Murger fu tratto il libretto “La
bohème”, musicato da Giacomo Puccini.
5. La scapigliatura fu, dunque, un
movimento di protesta e di
polemica
• In campo politico
• In campo morale
• In campo letterario
6. In campo politico
gli scapigliati accusano la borghesia di
avere tradito gli ideali di libertà, giustizia e
uguaglianza del Risorgimento,
asservendo e opprimendo le massi
popolari.
7. In campo morale
essi denunciano le
menzogne e le ipocrisie
della morale comune e
convenzionale. Da qui
deriva il loro gusto della
provocazione, di
scandalizzare a tutti i
costi con la dissacrazione
dei valori tradizionali e
con le sregolatezze della
loro vita.
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La loro polemica si appunta
soprattutto su Manzoni, De Amicis
e sulla letteratura edificante.
In una poesia (Preludio), così
Emilio Praga apostrofa il Manzoni
Casto poeta che l’Italia adora,
Vegliardo in sante visioni assorto,
Tu puoi morir!...degli anticristi è l’ora
Cristo è rimorto
8. In campo letterario
• Gli scapigliati rifiutano tanto l’indirizzo patriottico,
moraleggiante ed educativo del primo Romanticismo,
quanto l’indirizzo languido e sentimentale del secondo
Romanticismo.
• Essi avvertono la sfasatura tra la contemporanea
letteratura europea e la letteratura italiana del loro
tempo, attestata ancora su posizioni arretrate, moderate
e provinciali.
• Perciò si propongono di creare una poesia nuova e di
mettersi in sintonia con i movimenti di avanguardia della
cultura europea.
9. La poetica
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Gli scapigliati, come i romantici, ripudiano la poesia falsa del classicismo,
fondata sulla imitazione, e proclamano che soggetto della poesia debba
essere il “vero”.
Ma essi ampliano notevolmente gli orizzonti del vero, comprendendo il vero
della natura e della società, ma anche il vero interno del mondo ancora
inesplorato del subcosciente, cadendo in entrambi i casi in eccessi che
ripugnavano al senso dell’equilibrio e della misura che aveva contraddistinto
Manzoni.
Il Manzoni vide sempre il reale illuminato dalla Provvidenza. Gli scapigliati
invece vedono il reale nella sua putredine e nella sua torbidezza, alla
maniera di Baudelaire, l’autore de I fiori del male (1857).
Sotto l’influenza del Naturalismo francese anticipano il concetto dell’arte
come rappresentazione oggettiva del vero morale e sociale.
Sotto l’influenza dei simbolisti francesi anticipano il concetto della poesia
come scavo interiore, che sa cogliere sensazioni torbide e morbose.