2. IL MONACHESIMO e la nascita del volgare
L a tensione mistica all’ escatologia ovvero alle
considerazioni sul destino finale dell’uomo e
dell’universo, trova, nel V secolo, la sua più concreta
e significativa espressione nel monachesimo:
un’espressione di vita religiosa che nasce dall’impulso
di alcuni cristiani di vivere lontani dai rumori e dalla
corruzione del mondo.
Sorsero così i primi “conventi” (dal latino convetus=
riunione) o “cenobi” ( dal greco koinòs= comune e
bios= vita) nei quali si viveva sotto la guida di un
“abate” ( dall’aramaico abà= padre) e secondo una
determinata regola che fissava le pratiche del culto e
della vita in comune.
3. IL MONACHESIMO e la nascita del volgare
Nel VI secolo due sono gli indirizzi monastici di maggior interesse in Occidente: quello
di Aurelio Cassiodoro e quello di Benedetto da Norcia. Questi è il fondatore del celebre
monastero di Montecassino e della regola benedettina. L’obiettivo primario del monaco è
“il servizio di Dio” perseguito attraverso la preghiera e l’ufficio della liturgia nella
solitudine della clausura e nell’autosufficienza dei beni primari.
Nel monastero vige l’uguaglianza
tra i monaci a prescindere dalla loro
provenienza (barbari o romani) e
dalla loro estrazione sociale.
Un altro aspetto caratteristico era: il
lavoro sia materiale che intellettuale
doveva essere svolto entro le mura
del convento e congiunto alla
pratica della preghiera secondo un
orario fissato.
4. IL MONACHESIMO e la nascita del volgare
“Ora et labora” ovvero “Prega e
lavora” fu il motto dei benedettini che
si dedicarono alle più varie attività
dalla coltivazione dei campi alla
fondazione di ospedali e ospizi: un
atteggiamento di enorme portata
storica in quanto si affermava la
rivalutazione del lavoro in una società
che lo aveva riservato alle classi
inferiori e agli schiavi.
Il lavoro era ritenuto dai monaci il
miglior completamento della
preghiera.
5. IL MONACHESIMO e la nascita del volgare
Il lavoro intellettuale non era meno
apprezzato di quello fisico; i monaci
si dedicarono alla creazione delle
famose biblioteche monastiche.
Custodirono nei loro chiostri rotoli e
codici in cui erano riportati
preziosissimi testi dell’antichità e
trascrivendoli a mano ( di qui il
termine amanuense) nei loro
“scriptoria” fecero in modo che gran
parte del patrimonio spirituale della
latinità giungesse fino a noi.
6. IL MONACHESIMO e la nascita del volgare
I monaci, depositari della cultura
classica, divennero però anche
involontari protagonisti della
diffusione della lingua volgare ossia
del latino parlato dal popolo “volgo”
appunto che non era più il latino dei
romani ma non era ancora l’italiano
che parliamo oggi. Il documento qui
affianco è il primo testo scritto in
volgare in Italia e risale al IX secolo
d.C. E’ il cd. “indovinello veronese”
: un breve testo in versi alla fine di
un manoscritto che contiene
un’opera latina. E’ una postilla
scherzosa di un copista che recita
così:
“se pareba boves alba pratalia araba
et albo versorio teneba et negro
semen seminaba.
7. IL MONACHESIMO e la nascita del volgare
Altri importanti documenti per lo studio della storia della lingua italiana sono i cd.
Placiti cassinesi; sono atti notarili e si riferiscono a dei possedimenti terrieri
dell’Abbazia di Montecassino. Nel marzo 960 il giudice Arechisi su richiesta
dall’Abbazia convoca tre testimoni per definire le proprietà di una notevole estensione
di terra. Il placito in quanto atto notarile è ovviamente in latino (lingua colta) ma
quando intervengono i testimoni è inserita la formula testimoniale su cui essi giurano.
La forma in volgare è usata per rendere, anche in prospettiva futura, inequivocabile il
testo e ciò che esprime.
8. IL MONACHESIMO e la nascita del volgare
E sarà un altro monaco,
molti anni più tardi
(XIII sec. d.C.), a
produrre il primo
componimento in
volgare: San Francesco
ed il suo Cantico delle
Creature