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La didattica modulare: innovazioni e prospettive
Corso di aggiornamento per gli insegnanti
ICT “Lucio Lombardo Radice”
Roma, 19 marzo 2009
Docenti: Marco Guspini - Giulio Beronia
FAR FUNZIONARE LA DIDATTICA MODULARE NELLA DIMENSIONE DELLE STRATEGIE
DIDATTICHE, IMPLICA:
Identificare le metodologie e le strategie didattiche da utilizzare nelle fasi
procedurali e nei moduli, nel recupero e negli approfondimenti.
Definire le strategie da mettere in atto, mirate all’individualizzazione, alla
personalizzazione e alla facilitazione dell’autoapprendimento.
Scegliere gli strumenti valutativi adeguati alle strategie.
le strategie didattiche nella modularità
le strategie didattiche nella modularità
Nel modello fordista alla centralizzazione del potere
corrisponde una centralizzazione della conoscenza: la
gestione del sapere è detenuta da una struttura
centrale, che stabilisce e indica i percorsi formativi
da seguire
Il superamento di questo modello implica
innovazione, flessibilità, uso delle nuove
tecnologie, personalizzazione, condivisione
del sapere, responsabilità individuale della
propria formazione.
RENDERE FLESSIBILI I PROCESSI DI FORMAZIONE - OBIETTIVI:
prevedere un aggancio delle nuove conoscenze da sviluppare a quelle già
possedute da ciascuno e da tutti gli allievi (periodo di accoglienza, diversificazione degli
itinerari didattici, circolarità tra sviluppo della sfera cognitiva e sviluppo dell’affettività
dell’allievo)
potenziare le funzioni specialistiche della didattica: sviluppo e sostegno della
motivazione e trasmissione/costruzione delle conoscenze, riflessione metacognitiva,
etc. (differenziazione del tempo, specializzazione degli spazi)
differenziare le funzioni valutative (diagnostico-iniziale, formativo procedurare,
complessivo intermedia)
(Domenici G., Manuale dell’orientamento e della didattica modulare, Roma-Bari, Laterza, 2002)
le strategie didattiche nella modularità
adottare nuove strategie
la personalizzazione
l’autoformazione
la collaborazione
l’auto-valutazione
...
La personalizzazione è l’insieme delle strategie
che messe in atto consentono a ciascuno di
raggiungere, partendo dalla valorizzazione
dell’elemento biografico, delle intelligenze, delle
sensibilità e delle competenze (anche emotive) che
lo caratterizzano come persona, una forma di
eccellenza cognitiva, sviluppando le proprie
potenzialità e i propri talenti. Gli esiti dei processi di
apprendimento, sebbene finalizzati e funzionali
all’acquisizione delle competenze di uno specifico
profilo professionale, si presentano per tale ragione
diversificati e possono solo in parte essere
programmati e previsti in partenza. Ciò che
distingue i diversi esiti non è il tipo di competenza,
ma i diversi livelli di abilità con cui tali competenze
vengono espresse.
la personalizzazione come strategia didattica
I processi di personalizzazione si basano su:
• la piena partecipazione dell’allievo;
•la costruzione del proprio percorso formativo;
•l’auto-responsabilizzazione;
•l’auto-valutazione;
•la capacità di riflessione in azione;
•il potenziamento dell’autostima;
•il potenziamento delle competenze relazionali,
sociali, affettive, strategiche, curricolari.
la personalizzazione come strategia didattica
Sono diversi gli approcci basati su strategie
di personalizzazione, per esempio:
•il metodo Feuerstein;
•il metodo Mindlab;
•le Comunità di Apprendimento e le
Comunità di Pratica in rete;
•il metodo De La Garanderie;
•la modularità;
•i metodi collaborativi fondati su paradigmi
costruttivisti
Imparare ad imparare
“Imparare ad imparare è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche
mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni, sia a livello individuale che in gruppo. Questa competenza
comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità
disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace. Questa competenza comporta
l’acquisizione, l’elaborazione e l’assimilazione di nuove conoscenze e abilità come anche la ricerca e l’uso delle opportunità di
orientamento. Il fatto di imparare a imparare fa sì che i discenti prendano le mosse da quanto hanno appreso in precedenza
e dalle loro esperienze di vita per usare e applicare conoscenze e abilità in tutta una serie di contesti: a casa, sul lavoro,
nell’istruzione e nella formazione. La motivazione e la fiducia sono elementi essenziali perché una persona possa acquisire
tale competenza.”
RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento
permanente (2006/962/CE)
l’autoformazione come strategia didattica
l’autoformazione come strategia didattica
tipologia concetti correlati
autoformazione
esistenziale
apprendere
ad essere
storie di vita; pedagogia del
progetto; interculturalità
autoformazione
sociale
apprendere
nel e per il
gruppo
sociale
formazione esperienziale;
educazione informale; learning
organization; auto-educazione
permanente; reti di scambi reciproci
di saperi (R.E.R.S.)
autoformazione
educativa
apprendere
nei
“dispositivi
aperti”
tutoraggio; individualizzazione;
insegnamento a distanza
autoformazione
cognitiva
apprendere
ad
apprendere
autodirezione; metacognizione
autoformazione
integrale
apprendere
fuori dai
sistemi
educativi
autodidassi
Carré P., La formation autodirigée, Paris, L’Harmattan, 2002
“L’autoformazione è la modalità con cui un soggetto acquisisce autonomia e padronanza del proprio apprendimento,
mettendo in pratica meditazioni autoriflessive, autobiografiche, autovalutative e strategie di autodirezione
attraverso il supporto di dinamiche di autorealizzazione e automotivazione, al fine di sviluppare una competenza
strategica “autoformativa” volta al completamento e al potenziamento della propria formazione. L’autoformazione è
l’apice di un processo formativo e può accrescere il suo valore per livelli progressivi di acquisizione da parte del
soggetto, in un’ottica trasformativa di continua destrutturazione e strutturazione del proprio apprendimento. Essa si
compone, inoltre, di una dimensione individuale e una collettiva, secondo il focus dal quale si osserva il momento
apprenditivo“
l’autoformazione come strategia didattica
riflessione
autorealizzazione
autodirezione
autonomia
l’autoformazione come strategia didattica
l’arobase dell’autoformazione
Beronia G., Autoformazione. Un approccio globale, Roma, Learning Community, 2008
formare all’autodidassi
REQUISITI PER L’APPRENDERE AD APPRENDERE
Consapevolezza delle proprie possibilità.
Disponibilità e miglioramento dello studio e attenzione.
Abilità nel prendere appunti e partecipare alla lezione.
Capacità organizzativa e di suddivisione del tempo.
Capacità di lettura a diverse velocità ed in diversi modi.
Abilità nel selezionare ed ordinare le informazioni.
Memorizzazione e rielaborazione.
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[R.Trinchero - C.Battezzati - http://hal9000.cisi.unito.it/wf/Servizi-pe/Universit-/Corsi--Mat/LEDA/Apprendere]
Esercizi di curiosità
CreativitàVolizione ed
empowerment
motivazionaleIntenzionalità
all’apprendimentoResponsabilità
personale e progetto di
autoformazione
Riflessione sul SèStoria di
vita
formativa.Autobiografia
formativaOsservazione
degli atteggiamenti
apprenditivi
Autovalutazione
Autodeterminazione continua
degli obiettivi
Attenzione e
concentrazionePianificazione e
programmazione
personaleAutomonitoraggio dei
processiConfronto e
benchmarking
Autodidassi e
Studio individuale
l’@ dell’auto-valutazione
la collaborazione come strategia didattica
la collaborazione come strategia didattica
la collaborazione come strategia didattica
la collaborazione come strategia didattica
tornare ai contenuti??
“Insegno da una trentina d'anni nella scuola elementare. Da quando sono stati istituiti i
moduli ho assistito ad un progressivo degrado dell'istruzione primaria. Le cause? Per
poter insegnare ai bambini piccoli occorre una motivazione "pedagogica": in questa
fascia d'età la soddisfazione professionale non proviene certo dalla trasmissione dei
saperi disciplinari, bensì dal costituirsi di un efficace rapporto educativo con la classe,
cui segue giocoforza il raggiungimento degli obiettivi didattici. Togliere ai docenti la
responsabilità globale della classe è stato un gravissimo errore. Concorrono poi altri
fattori legati alla trasformazione sociale degli ultimi 15 anni: aumenta in modo
esponenziale il numero di famiglie non in grado di supportare affettivamente e
moralmente i propri figli. Disorientati da messaggi contraddittori e lasciati in uno stato
di minorità ben oltre i tempi fisiologici,viziati ed idolatrati in modo irresponsabile,
solitamente non autosufficienti persino per quanto riguarda il mettersi il cappotto o
togliersi un maglione, i bambini non sanno più porsi in modo attivo nei confronti delle
esperienze, scolastiche, e non. Un esempio? Vent'anni fa tra noi insegnanti circolava un
commento ricorrente: "Anche i meno dotati imparano le tabelline, perché basta
studiarle a memoria." Oggi un elevato numero di alunni non sa eseguire le operazioni
senza utilizzare la tavola pitagorica. Dal momento che la percentuale di bambini
discalculici o dislessici è di gran lunga inferiore a quella dei "tabella dipendenti", non
resta che concludere che i genitori non sono più nemmeno capaci di allenare i loro figli
sul sette per otto o sul nove per tre”
da un commento all’articolo sul Blog di Giorgio Israel
appassionata difesa dei contenuti disciplinari:
gli insegnanti dovrebbero tornare a studiare i concetti
fondanti della loro disciplina, piuttosto che “baloccarsi” con
le metodologie didattiche.
Israel attribuisce il fallimento della scuola odierna a questi
due fattori combinati: la crescente ignoranza degli
insegnanti riguardo ai contenuti, e la dilagante mania
di voler inserire nella loro formazione le competenze
didattico-pedagogiche.
“Coloro che predicano che tutto va bene, se la cavano
dicendo che la colpa è dell’insegnamento “ex-cathedra” e
“trasmissivo”. Ma la scuola italiana ha conosciuto fino a una
trentina di anni fa soltanto insegnanti formati in modo
puramente “trasmissivo” e senza la formazione al “saper
insegnare”. Eppure era una delle scuole migliori del mondo.
Quindi il ragionamento fa cilecca.”
Giorgio Israel - “Tornare ai contenuti, la sfida della
scuola”
17 marzo 2009 - http://gisrael.blogspot.com
“LA MODERAZIONE DEI COMMENTI E'
EFFETTUATA IN MODO MOLTO SELETTIVO.
INUTILE PROTESTARE”
www.educommunity.it
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Strategie& Autof

  • 1. La didattica modulare: innovazioni e prospettive Corso di aggiornamento per gli insegnanti ICT “Lucio Lombardo Radice” Roma, 19 marzo 2009 Docenti: Marco Guspini - Giulio Beronia
  • 2. FAR FUNZIONARE LA DIDATTICA MODULARE NELLA DIMENSIONE DELLE STRATEGIE DIDATTICHE, IMPLICA: Identificare le metodologie e le strategie didattiche da utilizzare nelle fasi procedurali e nei moduli, nel recupero e negli approfondimenti. Definire le strategie da mettere in atto, mirate all’individualizzazione, alla personalizzazione e alla facilitazione dell’autoapprendimento. Scegliere gli strumenti valutativi adeguati alle strategie. le strategie didattiche nella modularità
  • 3. le strategie didattiche nella modularità Nel modello fordista alla centralizzazione del potere corrisponde una centralizzazione della conoscenza: la gestione del sapere è detenuta da una struttura centrale, che stabilisce e indica i percorsi formativi da seguire Il superamento di questo modello implica innovazione, flessibilità, uso delle nuove tecnologie, personalizzazione, condivisione del sapere, responsabilità individuale della propria formazione.
  • 4. RENDERE FLESSIBILI I PROCESSI DI FORMAZIONE - OBIETTIVI: prevedere un aggancio delle nuove conoscenze da sviluppare a quelle già possedute da ciascuno e da tutti gli allievi (periodo di accoglienza, diversificazione degli itinerari didattici, circolarità tra sviluppo della sfera cognitiva e sviluppo dell’affettività dell’allievo) potenziare le funzioni specialistiche della didattica: sviluppo e sostegno della motivazione e trasmissione/costruzione delle conoscenze, riflessione metacognitiva, etc. (differenziazione del tempo, specializzazione degli spazi) differenziare le funzioni valutative (diagnostico-iniziale, formativo procedurare, complessivo intermedia) (Domenici G., Manuale dell’orientamento e della didattica modulare, Roma-Bari, Laterza, 2002) le strategie didattiche nella modularità
  • 5. adottare nuove strategie la personalizzazione l’autoformazione la collaborazione l’auto-valutazione ...
  • 6. La personalizzazione è l’insieme delle strategie che messe in atto consentono a ciascuno di raggiungere, partendo dalla valorizzazione dell’elemento biografico, delle intelligenze, delle sensibilità e delle competenze (anche emotive) che lo caratterizzano come persona, una forma di eccellenza cognitiva, sviluppando le proprie potenzialità e i propri talenti. Gli esiti dei processi di apprendimento, sebbene finalizzati e funzionali all’acquisizione delle competenze di uno specifico profilo professionale, si presentano per tale ragione diversificati e possono solo in parte essere programmati e previsti in partenza. Ciò che distingue i diversi esiti non è il tipo di competenza, ma i diversi livelli di abilità con cui tali competenze vengono espresse. la personalizzazione come strategia didattica
  • 7. I processi di personalizzazione si basano su: • la piena partecipazione dell’allievo; •la costruzione del proprio percorso formativo; •l’auto-responsabilizzazione; •l’auto-valutazione; •la capacità di riflessione in azione; •il potenziamento dell’autostima; •il potenziamento delle competenze relazionali, sociali, affettive, strategiche, curricolari. la personalizzazione come strategia didattica Sono diversi gli approcci basati su strategie di personalizzazione, per esempio: •il metodo Feuerstein; •il metodo Mindlab; •le Comunità di Apprendimento e le Comunità di Pratica in rete; •il metodo De La Garanderie; •la modularità; •i metodi collaborativi fondati su paradigmi costruttivisti
  • 8. Imparare ad imparare “Imparare ad imparare è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni, sia a livello individuale che in gruppo. Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, l’identificazione delle opportunità disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace. Questa competenza comporta l’acquisizione, l’elaborazione e l’assimilazione di nuove conoscenze e abilità come anche la ricerca e l’uso delle opportunità di orientamento. Il fatto di imparare a imparare fa sì che i discenti prendano le mosse da quanto hanno appreso in precedenza e dalle loro esperienze di vita per usare e applicare conoscenze e abilità in tutta una serie di contesti: a casa, sul lavoro, nell’istruzione e nella formazione. La motivazione e la fiducia sono elementi essenziali perché una persona possa acquisire tale competenza.” RACCOMANDAZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 18 dicembre 2006 relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente (2006/962/CE) l’autoformazione come strategia didattica
  • 9. l’autoformazione come strategia didattica tipologia concetti correlati autoformazione esistenziale apprendere ad essere storie di vita; pedagogia del progetto; interculturalità autoformazione sociale apprendere nel e per il gruppo sociale formazione esperienziale; educazione informale; learning organization; auto-educazione permanente; reti di scambi reciproci di saperi (R.E.R.S.) autoformazione educativa apprendere nei “dispositivi aperti” tutoraggio; individualizzazione; insegnamento a distanza autoformazione cognitiva apprendere ad apprendere autodirezione; metacognizione autoformazione integrale apprendere fuori dai sistemi educativi autodidassi Carré P., La formation autodirigée, Paris, L’Harmattan, 2002
  • 10. “L’autoformazione è la modalità con cui un soggetto acquisisce autonomia e padronanza del proprio apprendimento, mettendo in pratica meditazioni autoriflessive, autobiografiche, autovalutative e strategie di autodirezione attraverso il supporto di dinamiche di autorealizzazione e automotivazione, al fine di sviluppare una competenza strategica “autoformativa” volta al completamento e al potenziamento della propria formazione. L’autoformazione è l’apice di un processo formativo e può accrescere il suo valore per livelli progressivi di acquisizione da parte del soggetto, in un’ottica trasformativa di continua destrutturazione e strutturazione del proprio apprendimento. Essa si compone, inoltre, di una dimensione individuale e una collettiva, secondo il focus dal quale si osserva il momento apprenditivo“ l’autoformazione come strategia didattica riflessione autorealizzazione autodirezione autonomia
  • 11. l’autoformazione come strategia didattica l’arobase dell’autoformazione Beronia G., Autoformazione. Un approccio globale, Roma, Learning Community, 2008
  • 12. formare all’autodidassi REQUISITI PER L’APPRENDERE AD APPRENDERE Consapevolezza delle proprie possibilità. Disponibilità e miglioramento dello studio e attenzione. Abilità nel prendere appunti e partecipare alla lezione. Capacità organizzativa e di suddivisione del tempo. Capacità di lettura a diverse velocità ed in diversi modi. Abilità nel selezionare ed ordinare le informazioni. Memorizzazione e rielaborazione. Controllo emotivo. [R.Trinchero - C.Battezzati - http://hal9000.cisi.unito.it/wf/Servizi-pe/Universit-/Corsi--Mat/LEDA/Apprendere] Esercizi di curiosità CreativitàVolizione ed empowerment motivazionaleIntenzionalità all’apprendimentoResponsabilità personale e progetto di autoformazione Riflessione sul SèStoria di vita formativa.Autobiografia formativaOsservazione degli atteggiamenti apprenditivi Autovalutazione Autodeterminazione continua degli obiettivi Attenzione e concentrazionePianificazione e programmazione personaleAutomonitoraggio dei processiConfronto e benchmarking Autodidassi e Studio individuale
  • 14. la collaborazione come strategia didattica
  • 15. la collaborazione come strategia didattica
  • 16. la collaborazione come strategia didattica
  • 17. la collaborazione come strategia didattica
  • 18. tornare ai contenuti?? “Insegno da una trentina d'anni nella scuola elementare. Da quando sono stati istituiti i moduli ho assistito ad un progressivo degrado dell'istruzione primaria. Le cause? Per poter insegnare ai bambini piccoli occorre una motivazione "pedagogica": in questa fascia d'età la soddisfazione professionale non proviene certo dalla trasmissione dei saperi disciplinari, bensì dal costituirsi di un efficace rapporto educativo con la classe, cui segue giocoforza il raggiungimento degli obiettivi didattici. Togliere ai docenti la responsabilità globale della classe è stato un gravissimo errore. Concorrono poi altri fattori legati alla trasformazione sociale degli ultimi 15 anni: aumenta in modo esponenziale il numero di famiglie non in grado di supportare affettivamente e moralmente i propri figli. Disorientati da messaggi contraddittori e lasciati in uno stato di minorità ben oltre i tempi fisiologici,viziati ed idolatrati in modo irresponsabile, solitamente non autosufficienti persino per quanto riguarda il mettersi il cappotto o togliersi un maglione, i bambini non sanno più porsi in modo attivo nei confronti delle esperienze, scolastiche, e non. Un esempio? Vent'anni fa tra noi insegnanti circolava un commento ricorrente: "Anche i meno dotati imparano le tabelline, perché basta studiarle a memoria." Oggi un elevato numero di alunni non sa eseguire le operazioni senza utilizzare la tavola pitagorica. Dal momento che la percentuale di bambini discalculici o dislessici è di gran lunga inferiore a quella dei "tabella dipendenti", non resta che concludere che i genitori non sono più nemmeno capaci di allenare i loro figli sul sette per otto o sul nove per tre” da un commento all’articolo sul Blog di Giorgio Israel appassionata difesa dei contenuti disciplinari: gli insegnanti dovrebbero tornare a studiare i concetti fondanti della loro disciplina, piuttosto che “baloccarsi” con le metodologie didattiche. Israel attribuisce il fallimento della scuola odierna a questi due fattori combinati: la crescente ignoranza degli insegnanti riguardo ai contenuti, e la dilagante mania di voler inserire nella loro formazione le competenze didattico-pedagogiche. “Coloro che predicano che tutto va bene, se la cavano dicendo che la colpa è dell’insegnamento “ex-cathedra” e “trasmissivo”. Ma la scuola italiana ha conosciuto fino a una trentina di anni fa soltanto insegnanti formati in modo puramente “trasmissivo” e senza la formazione al “saper insegnare”. Eppure era una delle scuole migliori del mondo. Quindi il ragionamento fa cilecca.” Giorgio Israel - “Tornare ai contenuti, la sfida della scuola” 17 marzo 2009 - http://gisrael.blogspot.com “LA MODERAZIONE DEI COMMENTI E' EFFETTUATA IN MODO MOLTO SELETTIVO. INUTILE PROTESTARE”