2. Analisi di alcuni Item dello studio SVIAT:
Il CdL e la sede di tirocinio hanno favorito il mio
apprendimento? 1.9 (tra abbastanza e molto soddisfatto)
Offerta di incontri per problemi di apprendimento (ultimo
posto per soddisfazione)
3. Finalità del tirocinio:
Sviluppare competenze professionali
il tirocinio facilita processi di elaborazione e integrazione delle
informazioni e la loro trasformazione in competenze
Sviluppare identità e appartenenza professionale
progressivo superamento di immagini idealizzate della
professione.
Fonte: Conferenza permanente dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie
4. I principi pedagogici:
passaggio da un’enfasi storica sull’addestramento ad un
modello di apprendimento dall’esperienza
responsabilizzazione dello studente utilizzando metodi di
apprendimento auto diretto
personalizzazione delle esperienze di tirocinio e flessibilità
del percorso
trasparenza del processo di valutazione, sono informati
quando non raggiungono tali standard prima della valutazione
certificativa
Fonte: Conferenza permanente dei Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie
5. Tutorship
Cosa fa si che un’esperienza si trasformi in formazione?
Quale influenza ha la funzione esercitata dal tutor clinico?
Qual’è il ruolo della riflessione sull’esperienza nei processi di
formazione ed educazione?
6. ”prima la teoria e poi la pratica”
I saperi formali teorici, integrandosi con i saperi pratici degli esperti, si
trasformano in competenza.
prerequisiti teorici;
simulazioni in cui si sviluppano le abilità tecniche, relazionali e
metodologiche in situazione protetta;
esperienza diretta sul campo accompagnata da sessioni di riflessione e
rielaborazione, compiti didattici e mandati di studio guidato.
Processo a spirale che può tornare indietro in ogni momento e con
successioni diverse, adattandosi alle esigenze dello studente e del contesto
di tirocinio.
7. Continua modulazione di
codice paterno e materno:
non cadere in modelli di
apprendimento autoritari,
semplicemente basati sulla
dimostrazione e l’ingiunzione
né in modelli troppo
accoglienti e facilitanti, che da
soli indicono dipendenza.
8. Attraverso la strategia della responsabilizzazione, il tutor
mette il formando nelle condizioni di fare esperienza e di
apprendere dall’errore.
Bassissimo livello di trasmissione delle informazioni e
altissima attenzione alla costituzione di un campo di
esperienza in cui lo studente possa sperimentarsi e sbagliare,
sotto l’occhio attento del tutor, che comunica soprattutto
attraverso gesti, sguardi, silenzi.
VS
9. Il suffisso inglese ship di tutorship sottolinea che quest’ultima è
una relazione.
Il clima e la qualità delle relazioni docente-studente influenzano
positivamente la formazione.
Il docente dovrebbe mettere lo studente nelle condizioni di
ricavare da sè i saperi a partire da un’esperienza concreta.
Fare esperienza e riflettere su di essa per trasformarla in
apprendimento.
Su chi è centrata l'attenzione?
10. Il tirocinio offre non solo la possibilità di imparare a
fare ma anche la possibilità di pensare sul fare e di
migliorare la capacità di problem solving.
Lo studente in tirocinio deve poter affrontare la
variabilità dei casi clinici, deve essere esposto
all’incertezza per poter sviluppare capacità
decisionali, con una progressiva assunzione di
responsabilità.
11. Il tutor deve cercare di indurre gli studenti ad approfondire il loro
livello di comprensione e a estrarre le conoscenze che già possiedono
attraverso l’uso di costanti sondaggi, che possono magari riuscire
irritanti:
“Perché? Che cosa vuol dire? Perché affermi ciò?”
Il tutor aiuta quindi lo studente a connettere le sue diverse
conoscenze
Il tutor contiene ed al contempo elabora le ansie e le paure che
inevitabilmente insorgono nei processi di apprendimento.
12. “il maestro che non spiega”
Spesso non da risposte anche se interrogato oppure finge di non
sapere, per fare in modo che intuizioni e conoscenze emergano
dal suo studente.
Al centro della situazione di apprendimento c’è lo studente, non
il docente.
Lo sguardo non è per niente distratto, osserva e ascolta molto il
suo studente, tenendosi però ad una certa distanza, tant’è vero
che lo studente patisce la sua assenza la prima volta che rimane
da solo.
13. Fattori di interferenza da evitare
Dare per scontati elementi non ancora affrontati.
Fare a meno di una presentazione esaustiva del contesto.
Sottovalutare la distanza che potrebbe esserci tra ciò che
viene compreso dallo studente e le nostre sensazioni a
riguardo.
14. mentor
1. Il sostegno al processo di apprendimento,
2. La diffusione della cultura organizzativa
3. La facilitazione del percorso di iniziazione che consente
all’individuo di riconoscersi e di essere riconosciuto membro
dell’organizzazione
Il mentore è un modello.
Lo studente effettua un rispecchiamento che gli permette di
trovare in lui parti di sé sconosciute.
E' svolto in modo informale da un ”anziano”.
15. coach
Finalizzato allo sviluppo della performance,
soprattutto a livello di abilità tecniche
Durata breve-media
Svolto da un capo o da un professionista esperto
16. counsellor
Il counsellor si relaziona in maniera più orizzontale,
aiutando l’interessato a scoprire da sé i suoi problemi e le
sue opportunità di evoluzione.
Si focalizza su problemi personali legati all’apprendimento e
al ruolo, si concentra su quanto è accaduto nel passato o nel
presente.
E' finalizzato allo sviluppo dell’individuo nella sua globalità.
17. Briefing e debriefing
Il briefing è un’attività riflessiva su un’esperienza che deve
ancora iniziare.
La sua utilità è quella di preparare l’apprendimento e insieme
dare parola al vissuto individuale di chi andrà sul campo,
indirizzando le sue azioni verso una mission condivisa.
Il briefing dovrebbe servire ad esplicitare le paure legate
all’essere finalmente il prima fila, per ipotizzare poi delle
possibili soluzioni e circoscrivere, in questo modo, i rischi.
E’ importante durante il colloquio di briefing creare un clima
accogliente.
18. Il debriefing è una forma di riflessione retrospettiva, con la
finalità di sviluppare l’apprendimento, rivisitando quanto è
accaduto nell’esperienza sul campo, valutando quali saperi
sono stati guadagnati e in che modo.
Il tutor dovrebbe aiutare il formando a ripercorrere
l’esperienza, a integrare le nuove conoscenze, con quelle già
consolidate, a valutare complessivamente l’esperienza fatta
e a ipotizzare nuovi apprendimenti.
Il debriefing affinché possa essere un’attività
autenticamente educativa dovrà essere non saltuaria e a
scadenze programmate.
19. Nel debriefing vengono esplorate 4 aree:
l’esperienza nella sua concretezza
i pensieri agiti nel corso dell’esperienza
le emozioni provate
gli esiti conseguiti e i saperi guadagnati.
20. Diari di bordo
Il diario è uno strumento riflessivo, utile per far emergere la
complessità dell’esperienza sul campo, anche e soprattutto nelle
sue componenti di vissuto.
La lettura a posteriori del diario, magari condivisa con altre
persone, può aiutare chi è informazione a scoprire cosa stava
succedendo nel contesto dell’esperienza, e dentro di sé.
Tenere un diario svela infatti un bagaglio di competenze
professionali implicite e imprescindibili.
Il ruolo del formatore è fondamentale nell’attivazione di una
riflessione, può aiutare il formando a identificare le aree
problematiche che emergono dalla rilettura del diario.
21. Learning contract
Co-progettare col formando, esperienze di apprendimento a
partire dalle possibilità offerte da un determinato contesto.
Individuare assieme a lui le metodologie e le risorse sul
campo più adatte agli apprendimenti che si vogliono
sviluppare.
Il formatore, accompagnerà il formando nella riflessione sul
perché desidera sviluppare certi apprendimenti.
22. Chiariti i bisogni e le aspettative di apprendimento, il
tutor aiuterà lo studente a comprendere se è pronto a
imparare quanto vorrebbe.
Lo fa indagando con lui la distanza tra cosa sa già, e dove
vorrebbe essere/si sente di essere relativamente a
determinate competenze.
23. Questo strumento, però, pone dei limiti:
adatto solo a quegli adulti che hanno già
un’elevata consapevolezza di ciò che vogliono
imparare.
semplifica l’esperienza, riducendola a ciò che
può essere previsto e sistematicamente pianificato.
24. La valutazione
Formativa
- permette di adattare le
attività formative al
progresso ancora da
ottenere
- molto utile per incoraggiare
il discente a chiedere
consiglio
- non deve in alcun modo
essere utilizzata per
effettuare una sanzione o
registrata su documenti
ufficiali
Certificativa
- deve essere utilizzata solo
al termine del programma
formativo per non
sottoporre ad uno stress
continuo lo studente
- nonostante gli sforzi
dimostrati dallo studente
non bisogna certificare
capacità che lo studente
non dimostra di possedere
25. La valutazione, sia essa formativa che certificativa,
permette al docente di valutare a sua volta
l'efficacia delle strategie e del modello di tutorship,
in modo da ridiscutere eventuali passaggi che nella
fase di progettazione sembravano essere funzionali.