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6 settembre 20
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LADIDATTICA|26/09/2016
LA DIDATTICA
Formazione tradizionale e e-learning
LA DIDATTICA
I processi di apprendimento sono diventati più complessi a causa del sorgere di nuove tecnologie, in
particolare Internet. Le possibilità di apprendimento collaborativo aperto e flessibile ha risvegliato
l'interesse dei docenti e ricercatori a indagare e comprendere le condizioni e le caratteristiche che i
nuovi metodi di apprendimento possono contribuire. Se come docenti possiamo essere soddisfatti circa
le possibilità di un cambiamento pedagogico che l'e-learning può portare, non dobbiamo smettere di
interrogarci sulla qualità di questi processi di istruzione e di apprendimento. Questo documento analizza
i processi di comunicazione e didattica innovativa. Abbiamo pensato a un sistema di categorie che
consente l'analisi dell'interazione didattica. E' importante sapere che gli elementi di comunicazione
sociale, cognitiva e didattica saranno il nuovo sviluppo dell'apprendimento in ambienti virtuali in modo
sempre più efficace. Le nuove forme di comunicazione che coinvolgono la telematica sono una grande
sfida, quando concettualizzare ciò che è stato tradizionalmente inteso come comunicazione in materia di
istruzione. Uno dei temi più prolifici nella letteratura recente sulla comunicazione del contesto
educativo, riguarda l'uso didattico delle nuove tecnologie e quindi non sorprende che una revisione della
bibliografia specializzata, rivela molti riferimenti alla concetto di Computer Mediated
Communication.
Nella progettazione del formato didattico, assumono grande rilevanza le decisioni relative alla
definizione degli obiettivi didattici e dei relativi approcci metodologici, alla progettazione delle attività,
dei contenuti e delle attività di valutazione. Sono da includere in questa categoria l’organizzazione dei
discenti e la definizione delle figure professionali coinvolte nell’erogazione.
Gli obiettivi didattici devono essere specificati chiaramente e resi noti a tutto il gruppo di progetto.
Il formato didattico viene progettato, di conseguenza, grazie ai dati raccolti durante lo studio di
fattibilità, alle caratteristiche degli utenti e ai vincoli definiti a priori, descritti nel documento di avvio
del progetto.
Gli obiettivi possono essere descritti a seconda della modalità più appropriata al contesto.
Una modalità molto diffusa è relativa alla tipica tassonomia “sapere, saper fare, saper essere”.
Un’altra modalità, invece, è legata all’identificazione degli obiettivi generali complessivi del corso,
quindi degli obiettivi specifici dei singoli insegnamenti e, infine, degli obiettivi trasversali. Tale
classificazione è basata, quindi, sulla tipologia di competenze da acquisire:
tecnico-professionali, legate all’apprendimento organizzativo, trasversali o meta competenze
Alla progettazione degli obiettivi didattici si collega la definizione degli approcci metodologici.
Gli approcci metodologici utilizzati nel campo dell’e-learning sono molteplici e possono essere analizzati
focalizzando l’attenzione su differenti aspetti. Una modalità di descrizione efficace può essere quella che
analizza le metodologie didattiche in base al livello di interattività tra gli attori in gioco, al livello di regia
didattico-organizzativa, al grado di strutturazione e di flessibilità che esse consentono. Seguendo questa
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LADIDATTICA|26/09/2016
linea e procedendo con una necessaria semplificazione, si possono definire tre principali modelli
rappresentativi.
1. Il primo modello, definibile come apprendimento individuale, si basa su attività didattiche che
prevedono lo studio individuale da parte dei discenti. La tipologia di interazione è collegata alla fruizione
dei contenuti e degli strumenti a supporto delle attività. I discenti possono eventualmente interagire con
i tutor e i docenti che forniscono loro supporto e assistenza (tecnica, sui contenuti e sulla metodologia). Tale
modello prevede un basso intervento in termini di gestione didattica e permette un alto grado di libertà
e flessibilità nella gestione dei ritmi di fruizione (ogni discente procede su un percorso individuale quindi
secondo le proprie capacità, necessità e volontà) e dei percorsi che possono essere sia pre-selezionati,
che liberi. L’apprendimento individuale assegna grande rilevanza alla progettazione di attività individuali
strutturate e di contenuti a supporto di tali attività. Tale modello viene prevalentemente applicato nello
sviluppo di competenze di base e, in parte, di competenze tecnico-professionali.
2. Il secondo modello, definibile come apprendimento collaborativo (wrap around), prevede lo
sviluppo di attività di collaborazione e cooperazione all’interno di gruppi di discenti: le persone
interagiscono per conseguire un obiettivo comune e, di conseguenza, l’apprendimento individuale è
concepito come il risultato di un processo di gruppo. In questo caso la “mediazione didattica” è
totalmente affidata a risorse umane qualificate e il focus dell’attività si sposta verso la costruzione di
interazione tra i soggetti coinvolti, cioè tra discenti, tutor, docenti ed esperti. Flessibilità e libertà
risiedono, in questo caso, nell’organizzazione delle attività all’interno dei gruppi e nella fruizione dei
contenuti che diventano un supporto alle attività e possono essere più o meno consultati dal gruppo di
discenti a seconda della necessità. La progettazione, l’organizzazione e la selezione delle attività e dei
contenuti deve essere guidata dalla necessità di attivare processi di scambio e di collaborazione tra le
persone. Il modello dell’apprendimento collaborativo si applica prevalentemente allo sviluppo di
competenze tecnico-professionali e, in parte, all’apprendimento di competenze trasversali.
3. Il terzo modello didattico, basato sulle interazioni di gruppo (team-based o community-based), è
caratterizzato da bassa regia didattico-organizzativa e da elevata interazione tra gli attori in gioco (tra i
quali si sviluppano meccanismi di interdipendenza e reciprocità). Il focus della progettazione è quindi
incentrato sui meccanismi di interazione sociale tra le persone e sui ruoli che devono presidiare l’intero
sistema. Le attività da progettare sono slegate dalla presenza di contenuti strutturati e devono stimolare
la creazione di una comunità attiva che interagisca costantemente e produca conoscenza sulla base
dell’interazione. I contenuti, prevalentemente interni all’organizzazione, in quanto derivano da
esperienze locali, casi e pratiche di successo, sono spesso inseriti nel sistema sotto forma di pillole di
conoscenza intorno alle quali innescare il dibattito e attivare un processo di socializzazione orientato al
problem-solving. Gli esiti di tali attività, previa codifica, vanno ad alimentare con nuove pillole la base di
conoscenza iniziale: il contenuto costituisce in questo caso l’input e l’output del processo. Questo modello si
applica soprattutto nello sviluppo di competenze trasversali e nelle situazioni in cui occorre stimolare un
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spostamenti, della durata del percorso e della tipologia di attività da svolgere. È utile, inoltre,
3
LADIDATTICA|26/09/2016
considerare i costi delle attività in presenza e la disponibilità di strutture necessarie allo svolgimento
delle stesse.
Lo sviluppo dei sistemi di e-learning
in relazione ai cambiamenti dei paradigmi di apprendimento
L’apprendimento è il modo in cui elaboriamo le informazioni per trasformarle in conoscenze che devono
essere in grado di influenzare i nostri comportamenti in modo duraturo. Lo studio dei processi di
apprendimento è stato segnato da differenti approcci, ciascuno dei quali agganciato a fondamenti teorici
di riferimento. Nei primi decenni del Novecento nacque il comportamentismo che vedeva l’apprendimento
come un processo di trasmissione della conoscenza dal docente al discente, da attuarsi sulla base di una
programmazione didattica pianificata e strutturata. Alla fine degli anni sessanta si è diffuso il cognitivismo,
un approccio basato sulla consapevolezza che il discente gioca un ruolo attivo nel processo di
apprendimento, in quanto è caratterizzato da propri schemi concettuali con i quali interpreta la realtà e
rielabora la conoscenza. Con l’avvento del costruttivismo, affermatosi negli ultimi decenni del Novecento,
il concetto di istruzione programmata viene definitivamente superato. L’apprendimento viene visto
come processo sociale, non solo influenzato dagli schemi cognitivi del singolo, ma anche
dall’interazione, dal confronto e dalla negoziazione con altre persone. Il costruttivismo si caratterizza,
quindi, per l’importanza attribuita al contesto e per la visione dell’apprendimento come un processo
esperienziale e collaborativo (non si tratta, cioè, di un travaso di conoscenze da un docente ad un discente, ma di
un processo attivo alimentato dalle proprie esperienze e costruito attraverso le interazioni e il confronto con gli altri).
Ciò significa che una progettazione didattica efficace deve prevedere spazi di personalizzazione,
contenuti espandibili e integrabili, strategie didattiche centrate sull’interazione sociale tra docenti e
discenti e tra i discenti stessi, accesso libero alle risorse didattiche e secondo le personali necessità,
modalità di valutazione riguardanti non solo l’apprendimento dei contenuti, ma anche i fattori di clima e
partecipazione degli attori al processo. Le tecnologie a loro volta devono permettere sia la veloce
personalizzazione/ riconfigurazione dei percorsi, sia l’efficacia degli scambi comunicativi. Si configura
così un paradigma in cui il discente è sempre più attivo e coinvolto nella fruizione delle risorse
didattiche, i docenti e i tutor assumono ruoli di servizio e di facilitazione, le risorse didattiche sono
disponibili on demand, i contenuti ed i servizi sono adattati alla metodologia didattica richiesta. Il
costruttivismo ha spalancato le porte alla teoria del collaborative learning, ovvero uno dei filoni
pedagogici che hanno maggiormente valorizzato la dimensione sociale dell’apprendimento. Il
collaborative learning si basa, infatti, sulla consapevolezza che l’apprendimento deriva da un processo di
interazione che può avvenire in differenti modalità, una delle quali è legata al lavoro in gruppo. Un
gruppo collaborativo è costituito da un insieme eterogeneo di persone con un progetto comune e quindi
con la disposizione ad acquisire le competenze necessarie per il raggiungimento di uno obiettivo
condiviso. In quest’ottica, i tutor e i docenti diventano stimolo all’interazione e le attività, poco
strutturate e riconfigurabili a seconda dei risultati dell’interazione, non sono basate sull’apprendimento
di contenuti prestabiliti ma sulla costruzione degli stessi. Dalle riflessioni sul paradigma così delineato
nasce il computer supported collaborative learning, ovvero una metodologia didattica che si propone di
utilizzare gli strumenti della comunicazione digitale per sostenere lo sviluppo di attività didattiche
collaborative. Contrariamente a una situazione tradizionale di tipo trasmissivo, l’idea è quella di
utilizzare le nuove tecnologie per quattro obiettivi principali: distribuire materiale, distinguere i
contenuti individuali, mediare l’interazione tra discenti, ottenere un progetto, un compito o un project
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LADIDATTICA|26/09/2016
work completato attraverso un lavoro collaborativo. In quest’ottica gli strumenti dell’e-learning devono
supportare la comunicazione e permettere un’organizzazione adeguata degli ambienti, delle attività e dei
contenuti, ovvero devono offrire sistemi di comunicazione, sistemi per la condivisione di risorse, sistemi
a supporto dei processi di gruppo. In ambiente didattico è, inoltre, molto importante che gli strumenti
digitali (le piattaforme di erogazione e gli strumenti integrativi) supportino differenti ruoli, offrendo la
possibilità di modificare i vari poteri di accesso e azione ai differenti strumenti.

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  • 1. LA Form PORT 26 A DI azione tr TALECONSU 6 settembre 20 Autore: illota IDAT radiziona ULENTI 016 a TTIC ale e e-lea CA arning
  • 2. 1 LADIDATTICA|26/09/2016 LA DIDATTICA Formazione tradizionale e e-learning LA DIDATTICA I processi di apprendimento sono diventati più complessi a causa del sorgere di nuove tecnologie, in particolare Internet. Le possibilità di apprendimento collaborativo aperto e flessibile ha risvegliato l'interesse dei docenti e ricercatori a indagare e comprendere le condizioni e le caratteristiche che i nuovi metodi di apprendimento possono contribuire. Se come docenti possiamo essere soddisfatti circa le possibilità di un cambiamento pedagogico che l'e-learning può portare, non dobbiamo smettere di interrogarci sulla qualità di questi processi di istruzione e di apprendimento. Questo documento analizza i processi di comunicazione e didattica innovativa. Abbiamo pensato a un sistema di categorie che consente l'analisi dell'interazione didattica. E' importante sapere che gli elementi di comunicazione sociale, cognitiva e didattica saranno il nuovo sviluppo dell'apprendimento in ambienti virtuali in modo sempre più efficace. Le nuove forme di comunicazione che coinvolgono la telematica sono una grande sfida, quando concettualizzare ciò che è stato tradizionalmente inteso come comunicazione in materia di istruzione. Uno dei temi più prolifici nella letteratura recente sulla comunicazione del contesto educativo, riguarda l'uso didattico delle nuove tecnologie e quindi non sorprende che una revisione della bibliografia specializzata, rivela molti riferimenti alla concetto di Computer Mediated Communication. Nella progettazione del formato didattico, assumono grande rilevanza le decisioni relative alla definizione degli obiettivi didattici e dei relativi approcci metodologici, alla progettazione delle attività, dei contenuti e delle attività di valutazione. Sono da includere in questa categoria l’organizzazione dei discenti e la definizione delle figure professionali coinvolte nell’erogazione. Gli obiettivi didattici devono essere specificati chiaramente e resi noti a tutto il gruppo di progetto. Il formato didattico viene progettato, di conseguenza, grazie ai dati raccolti durante lo studio di fattibilità, alle caratteristiche degli utenti e ai vincoli definiti a priori, descritti nel documento di avvio del progetto. Gli obiettivi possono essere descritti a seconda della modalità più appropriata al contesto. Una modalità molto diffusa è relativa alla tipica tassonomia “sapere, saper fare, saper essere”. Un’altra modalità, invece, è legata all’identificazione degli obiettivi generali complessivi del corso, quindi degli obiettivi specifici dei singoli insegnamenti e, infine, degli obiettivi trasversali. Tale classificazione è basata, quindi, sulla tipologia di competenze da acquisire: tecnico-professionali, legate all’apprendimento organizzativo, trasversali o meta competenze Alla progettazione degli obiettivi didattici si collega la definizione degli approcci metodologici. Gli approcci metodologici utilizzati nel campo dell’e-learning sono molteplici e possono essere analizzati focalizzando l’attenzione su differenti aspetti. Una modalità di descrizione efficace può essere quella che analizza le metodologie didattiche in base al livello di interattività tra gli attori in gioco, al livello di regia didattico-organizzativa, al grado di strutturazione e di flessibilità che esse consentono. Seguendo questa
  • 3. 2 LADIDATTICA|26/09/2016 linea e procedendo con una necessaria semplificazione, si possono definire tre principali modelli rappresentativi. 1. Il primo modello, definibile come apprendimento individuale, si basa su attività didattiche che prevedono lo studio individuale da parte dei discenti. La tipologia di interazione è collegata alla fruizione dei contenuti e degli strumenti a supporto delle attività. I discenti possono eventualmente interagire con i tutor e i docenti che forniscono loro supporto e assistenza (tecnica, sui contenuti e sulla metodologia). Tale modello prevede un basso intervento in termini di gestione didattica e permette un alto grado di libertà e flessibilità nella gestione dei ritmi di fruizione (ogni discente procede su un percorso individuale quindi secondo le proprie capacità, necessità e volontà) e dei percorsi che possono essere sia pre-selezionati, che liberi. L’apprendimento individuale assegna grande rilevanza alla progettazione di attività individuali strutturate e di contenuti a supporto di tali attività. Tale modello viene prevalentemente applicato nello sviluppo di competenze di base e, in parte, di competenze tecnico-professionali. 2. Il secondo modello, definibile come apprendimento collaborativo (wrap around), prevede lo sviluppo di attività di collaborazione e cooperazione all’interno di gruppi di discenti: le persone interagiscono per conseguire un obiettivo comune e, di conseguenza, l’apprendimento individuale è concepito come il risultato di un processo di gruppo. In questo caso la “mediazione didattica” è totalmente affidata a risorse umane qualificate e il focus dell’attività si sposta verso la costruzione di interazione tra i soggetti coinvolti, cioè tra discenti, tutor, docenti ed esperti. Flessibilità e libertà risiedono, in questo caso, nell’organizzazione delle attività all’interno dei gruppi e nella fruizione dei contenuti che diventano un supporto alle attività e possono essere più o meno consultati dal gruppo di discenti a seconda della necessità. La progettazione, l’organizzazione e la selezione delle attività e dei contenuti deve essere guidata dalla necessità di attivare processi di scambio e di collaborazione tra le persone. Il modello dell’apprendimento collaborativo si applica prevalentemente allo sviluppo di competenze tecnico-professionali e, in parte, all’apprendimento di competenze trasversali. 3. Il terzo modello didattico, basato sulle interazioni di gruppo (team-based o community-based), è caratterizzato da bassa regia didattico-organizzativa e da elevata interazione tra gli attori in gioco (tra i quali si sviluppano meccanismi di interdipendenza e reciprocità). Il focus della progettazione è quindi incentrato sui meccanismi di interazione sociale tra le persone e sui ruoli che devono presidiare l’intero sistema. Le attività da progettare sono slegate dalla presenza di contenuti strutturati e devono stimolare la creazione di una comunità attiva che interagisca costantemente e produca conoscenza sulla base dell’interazione. I contenuti, prevalentemente interni all’organizzazione, in quanto derivano da esperienze locali, casi e pratiche di successo, sono spesso inseriti nel sistema sotto forma di pillole di conoscenza intorno alle quali innescare il dibattito e attivare un processo di socializzazione orientato al problem-solving. Gli esiti di tali attività, previa codifica, vanno ad alimentare con nuove pillole la base di conoscenza iniziale: il contenuto costituisce in questo caso l’input e l’output del processo. Questo modello si applica soprattutto nello sviluppo di competenze trasversali e nelle situazioni in cui occorre stimolare un apprendimento organizzativo. L’altro aspetto metodologico su cui è importante prendere una decisione è legato alla modalità di erogazione del corso: è necessario stabilire cioè se il corso verrà sviluppato completamente online oppure in formato blended (con un mix di attività in presenza e a distanza). La scelta può essere effettuata sulla base della distribuzione degli utenti sul territorio, della disponibilità di tempo e dei costi per gli spostamenti, della durata del percorso e della tipologia di attività da svolgere. È utile, inoltre,
  • 4. 3 LADIDATTICA|26/09/2016 considerare i costi delle attività in presenza e la disponibilità di strutture necessarie allo svolgimento delle stesse. Lo sviluppo dei sistemi di e-learning in relazione ai cambiamenti dei paradigmi di apprendimento L’apprendimento è il modo in cui elaboriamo le informazioni per trasformarle in conoscenze che devono essere in grado di influenzare i nostri comportamenti in modo duraturo. Lo studio dei processi di apprendimento è stato segnato da differenti approcci, ciascuno dei quali agganciato a fondamenti teorici di riferimento. Nei primi decenni del Novecento nacque il comportamentismo che vedeva l’apprendimento come un processo di trasmissione della conoscenza dal docente al discente, da attuarsi sulla base di una programmazione didattica pianificata e strutturata. Alla fine degli anni sessanta si è diffuso il cognitivismo, un approccio basato sulla consapevolezza che il discente gioca un ruolo attivo nel processo di apprendimento, in quanto è caratterizzato da propri schemi concettuali con i quali interpreta la realtà e rielabora la conoscenza. Con l’avvento del costruttivismo, affermatosi negli ultimi decenni del Novecento, il concetto di istruzione programmata viene definitivamente superato. L’apprendimento viene visto come processo sociale, non solo influenzato dagli schemi cognitivi del singolo, ma anche dall’interazione, dal confronto e dalla negoziazione con altre persone. Il costruttivismo si caratterizza, quindi, per l’importanza attribuita al contesto e per la visione dell’apprendimento come un processo esperienziale e collaborativo (non si tratta, cioè, di un travaso di conoscenze da un docente ad un discente, ma di un processo attivo alimentato dalle proprie esperienze e costruito attraverso le interazioni e il confronto con gli altri). Ciò significa che una progettazione didattica efficace deve prevedere spazi di personalizzazione, contenuti espandibili e integrabili, strategie didattiche centrate sull’interazione sociale tra docenti e discenti e tra i discenti stessi, accesso libero alle risorse didattiche e secondo le personali necessità, modalità di valutazione riguardanti non solo l’apprendimento dei contenuti, ma anche i fattori di clima e partecipazione degli attori al processo. Le tecnologie a loro volta devono permettere sia la veloce personalizzazione/ riconfigurazione dei percorsi, sia l’efficacia degli scambi comunicativi. Si configura così un paradigma in cui il discente è sempre più attivo e coinvolto nella fruizione delle risorse didattiche, i docenti e i tutor assumono ruoli di servizio e di facilitazione, le risorse didattiche sono disponibili on demand, i contenuti ed i servizi sono adattati alla metodologia didattica richiesta. Il costruttivismo ha spalancato le porte alla teoria del collaborative learning, ovvero uno dei filoni pedagogici che hanno maggiormente valorizzato la dimensione sociale dell’apprendimento. Il collaborative learning si basa, infatti, sulla consapevolezza che l’apprendimento deriva da un processo di interazione che può avvenire in differenti modalità, una delle quali è legata al lavoro in gruppo. Un gruppo collaborativo è costituito da un insieme eterogeneo di persone con un progetto comune e quindi con la disposizione ad acquisire le competenze necessarie per il raggiungimento di uno obiettivo condiviso. In quest’ottica, i tutor e i docenti diventano stimolo all’interazione e le attività, poco strutturate e riconfigurabili a seconda dei risultati dell’interazione, non sono basate sull’apprendimento di contenuti prestabiliti ma sulla costruzione degli stessi. Dalle riflessioni sul paradigma così delineato nasce il computer supported collaborative learning, ovvero una metodologia didattica che si propone di utilizzare gli strumenti della comunicazione digitale per sostenere lo sviluppo di attività didattiche collaborative. Contrariamente a una situazione tradizionale di tipo trasmissivo, l’idea è quella di utilizzare le nuove tecnologie per quattro obiettivi principali: distribuire materiale, distinguere i contenuti individuali, mediare l’interazione tra discenti, ottenere un progetto, un compito o un project
  • 5. 4 LADIDATTICA|26/09/2016 work completato attraverso un lavoro collaborativo. In quest’ottica gli strumenti dell’e-learning devono supportare la comunicazione e permettere un’organizzazione adeguata degli ambienti, delle attività e dei contenuti, ovvero devono offrire sistemi di comunicazione, sistemi per la condivisione di risorse, sistemi a supporto dei processi di gruppo. In ambiente didattico è, inoltre, molto importante che gli strumenti digitali (le piattaforme di erogazione e gli strumenti integrativi) supportino differenti ruoli, offrendo la possibilità di modificare i vari poteri di accesso e azione ai differenti strumenti.